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Autore: _alis    27/06/2010    5 recensioni
Quante volte avremmo voluto essere al posto di Bella? Quante notti abbiamo speso sognandoci a fianco di Edward? Tante, direi. Beh la mia storia parla proprio di questo: di cosa si prova stando al posto di Isabella Swan. E' tutto rose e fiori ovviamente, ma cosa succederebbe se qualcosa spezzasse il sogno e si farebbe un brusco ritorno alla realta' dove Edward non esiste?
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 – Forks.

 

Addio mia città, addio mio paese, addio mia amata casa dell’infanzia! Okay sono un po’ troppo melodrammatica, ma spostarsi dall’Italia agli Stati Uniti non è facile nonostante avessi sempre sognato di abitarci. Papà ha questioni di lavoro da sbrigare per un po’ di tempo perciò emigriamo in America, spero solo che mantenga la promessa di starci per qualche mese per concludere degli affari e poi tornarcene nel mio piccolo paesino italiano. “Becca sei pronta? Sbrigati che perdiamo l’aereo!” Mamma e il suo nervosismo pre-viaggio. “Si mamma, scendo!”. Osservai per l’ultima volta la mia adorata stanza, i miei adorati poster di Robert Pattinson e mi decisi a scendere pensando con ottimismo, in fondo saremmo stati solo pochi mesi e poi era un’occasione per conoscere gli USA! Sospirai, dando un ultimissimo sguardo alla mia casa, assaporando i caldi raggi del sole e salii in macchina ignorando mia madre che mi dava pacche sulla spalla a mo’ di consolazione, dimenticando che me l’ero slogata. Il viaggio fu breve, adoravo stare in aereo, e poi avevo con me la mia fedele copia di Twilight con annessa copertina sgualcita e qualche macchia che vi avevo lasciato con le lacrime. Sorrisi pensando a quanto mi aveva presa in giro la mia migliore amica per la mia sfrenata passione per la saga di Stephenie Meyer e a quanto mi aveva appoggiata la mia amica twilighter. Già mi mancavano, come avrei fatto senza di loro? Senza una spalla su cui contare, senza qualcuno con il quale commentare i ragazzi e soprattutto senza qualcuno a cui scroccare i drink? Sospirai, malinconica, scesi dalla macchina ed entrai in quella casa. Già odiavo questa città, (Forks, puah!) pioveva ogni giorno e la pioggia non faceva che rattristarmi, poi erano le nove di un venerdì 17, ironia della sorte, del noioso Novembre e il buio tetro e la data con un che di preoccupante non aiutavano di certo. Ma ci abitano sul serio delle persone qua? Non penso siano tutti vampiri, alcuni sono bianchi di suo, probabilmente perché qua non sanno nemmeno se esistesse una grossa palla di fuoco chiamata sole. Abbandonai borse, borsette e valigie all’ingresso, andando alla scoperta di quella casa che aveva un non so che di tetro. Magari era una casa di quelle da film horror, magari ci stavano dei fantasmi e magari ci avrebbero ucciso tutti! Mi fermai, evitando di andare in soffitta, quelle classiche soffitte da film americani, e scesi le scale ritornando in cucina, consapevole che i miei pensieri erano stupidi ma era meglio essere prevenuta. In quella gigantesca cucina, mia madre si perdeva nell’ammirazione dei fornelli e elettrodomestici vari, discutendo e coccolando il maxi frigo, mio padre controllava i muri, le tubature e aggeggi vari e il mio amato fratellone, da poco maggiorenne, se ne stava seduto sul divano e anche quello aveva tutt’altro che mini proporzioni. Ecco perché si dice che gli Stati Uniti sono un grande paese, perché hanno tutto in grande. Apperò. Chissà se vale lo stesso per gli abitanti di sesso maschile.. Okay freniamo i pensieri da ninfomane, che è meglio. “Ehi fratello” dissi, cercando di farlo sorridere almeno un po’. “Ehi sorella” rispose, neutro. Vidi che era triste, non voleva lasciare i suoi amici e lo capivo bene. “Vedrai che staremo poco, prendila come una vacanza! Non ci saranno delle ragazze abbronzate, ma sicuramente c’è un sacco di cibo in questo paese!” Mi uscirono di bocca parole stupide, ma non riuscivo a consolare nemmeno me stessa! Però mi fece un sorrisino, una specie di grazie per averci provato credo, e si raggomitolò in quel divano enorme che avrebbe fatto schiattare d’invidia Homer Simpson. Rassegnata, mi sedetti su una sedia a dondolo cercando di ignorare il più possibile i miei genitori che facevano di tutto per auto convincersi che qua saremmo stati bene. Mi piacque subito quella sedia, era comodissima e faceva tanto “Anna dai capelli rossi”, solo negli USA potevo trovare una cosa del genere, sospirai e chiusi gli occhi. Cavoli in queste ultime ventiquattrore avevo disperso nell’aria un sacco di anidride carbonica con i miei sospironi, stavo inquinando più del dovuto, ma brava Becca. Risi di me stessa e di quanto riuscivo ad essere scema a volte, ma almeno mi tenevo allegria. Una voce amorevole che conoscevo fin dal mio primo respiro mi risvegliò dal mio quasi stato di trance invitandomi ad andare con loro per fare un giro in macchina. “Dai Bec, è una nuova città, andiamo a conoscerla!” probabilmente Forks la conoscevo meglio io che gli abitanti stessi grazie alla mia fedele saga che serviva anche come cartina geografica, ma insistette fino a dirmi “Dai che magari incontri quei vampiri che ti piacciono tanto!” e beh a quella visione non potei certo resistere! Due ore dopo ci ritrovammo tutti e quattro dentro la Volvo XC60 affittata (avevo obbligato papà a prendere quella, ma non perché ce l’avesse Edward eh!) a vagare per quel paese dimenticato dal mondo, con il diluvio fuori e nessun vampiro in giro. “Mamma, non ci sono bellissimi e vegetariani vampiri nei paraggi, posso dormire?” Sogghignò e cercò una scusa. “Magari non sono usciti perché piove, avranno avuto paura di buscarsi un malanno!” La mia mamma, la mia dolce e amata mamma che nonostante avessi passato ore a raccontargli di vampiri e annessi, ancora non aveva capito niente. Era bellissimo vedere come mi prestava attenzione. “Mamma i vampiri non si ammalano nemmeno con la peste, adesso fammi dormire e magari riportami a casa quando finalmente ti accorgerai che in questa cittadina non esiste anima viva, a parte un sexy capo della polizia armato di baffi e spray al peperoncino, magari saranno passati di qui James, Victoria e Laurent e avranno fatto l’happy hour” risero, scuotendo la testa. “Ma ancora non hai capito che i vampiri non esistono e che quella storia è inventata?” Mio fratello adorava distruggere i miei film mentali e io adoravo ricamarci sopra. “E che ne sai tu? Chi me lo dice che tu non sia un vampiro? Ah no, in effetti non hai gli occhi gialli e non ho ancora commesso atti di incesto per la tua inumana bellezza perciò puoi stare tranquillo, comunque non c’è niente di certo in questa vita, imprevedibile e bellissima vita!” Che uscita teatrale, eh? Sghignazzammo mentre papà si ostinava a gironzolare in macchina sotto la pioggia incessante, e mi appisolai sul sedile, sperando vivamente di non sognare Robert Pattinson, o il giorno dopo avrei dovuto spiegare i miei versi a dir poco indecenti commessi nel sonno.

 

Hello guys! Finalmente dopo mesi ho deciso di continuare questa fan fiction! (Anche se è un capitolo breve, ma io sono una tipa da poche parole! u.u) Avevo accantonato il progetto sia per pigrizia, sia per scarsa fiducia in me stessa (in quanto amo definire questo racconto “il mio piccolo escrementino”) ma alla fine mi sono detta “che sarà mai, magari tutto EFP mi prenderà in giro per le scemenze che scrivo ma chissene, tanto non mi conosce nessuno!” xD Perciò niente, alla fine l’ho continuata e spero vivamente che apprezziate cotanta idiozia nonostante non abbia la benché minima bravura nella scrittura! Ah ho deciso di chiamare il personaggio Becca, diminutivo di Rebecca, perché mi ricorda molto Bella e quindi era una sorta di parodia! Spero che vi intrighi la storia, è scritta con tutto il mio cuoricino e con tutta la mia indole idiota! :D P.S. la mia famiglia è sul serio così! (In particolare, mamma ama parlare con gli elettrodomestici e non ha ancora capito un tubo dei vampiri) Evvai adesso ho svergognato anche la mia famiglia! xD Enjoy! :*

  
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