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Autore: NevanMcRevolver    27/06/2010    6 recensioni
Solo l'immagine può rivaleggiare con la musica. E se l'immagine fosse di più di un semplice pezzo di carta decorato? Se la musica andasse oltre le note che fanno vibrare il cuore, parlasse non solo alla mente? Forse tutto sarebbe un pò più diverso...o più reale? Soltanto l'arte può conforntarsi con sè stessa. E questo Yusuke l'aveva capito, l'ha capito, fin troppo bene.
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 1: Yusuke e Hydra

 

 

Yusuke era affacciato alla finestra della sua camera, affascinato dalla vorticosa danza dei fiocchi neve. Ricordava come da piccolo amava starsene fermo, sotto di loro, con la bocca spalancata per mangiarseli. Sin dalla sua infanzia amava quella sensazione di piacevole gelo che la neve provocava a contatto con la pelle.

Istintivamente aprì la finestra, e mise fuori una mano, per toccare di nuovo quelli che da piccolo pensava fossero folletti impazziti che danzavano tanto per fare qualcosa.

Ora, all’età di 17 anni, ricordava con piacevole malinconia quando era ancora bambino.

Decise che dopo sarebbe uscito e avrebbe mangiato la neve, esattamente come chissà quanti anni prima.

-Yusuke! Muoviti!- lo chiamò una voce da un’altra stanza.

Infastidito, ritirò lentamente il braccio, e chiuse la finestra con gesti che custodivano qualcosa di sacrale.

Uscito dalla sua camera, si diresse verso la fonte della voce, che non era altro che della sua vicina di stanza, Hydra.

La vide venirgli incontro con il suo passo da ballerina, leggero e silenzioso.

Hydra aveva i capelli color platino, raccolti in una lunga coda, che le lambiva la vita, il fisico snello e longilineo, proprio degli adolescenti, pelle olivastra, costellata ogni tanto da piccoli nei e gli occhi di un castano intenso, che sapevano tremendamente di vitalità.

Aveva appena compiuto 17 anni, ma dal suo portamento e dal suo aspetto, non lo si pensava.

Era più donna di quanto si potesse immaginare all’impatto.

Yusuke, ogni volta che la vedeva rimaneva un po’ interdetto, per poi riprendersi subito, e riassumere la sua tipica espressione annoiata e melanconica.

Non appena la ragazza lo raggiunse, lo salutò di nuovo.

-E dai, Yusuke! Togli via quella maschera di noia almeno per oggi! Non si compiono 17 anni tutti i giorni, sai?!-

Detto questo prese a squadrarlo dalla testa ai piedi.

Ad Hydra piaceva Yusuke: come amava dire, il giovane aveva “stile”.

Il ragazzo aveva capelli assolutamente bianchi scompigliati, come la sua diafana pelle, come la neve, e occhi d’onice, neri come l’oscurità più profonda. A volte era quasi impossibile distinguere le iridi dalle pupille, che formavano un unico vortice di tenebra e oscurità, capace di annichilire al primo sguardo.

Lei gli prese le mani, e lo baciò sulle guance trillando i suoi auguri.

Yusuke non poteva resistere algli umori di Hydra, e gli venne da sorridere.

-Così va molto meglio!- esclamò la ragazza, lasciandogli le mani.

Si diressero quindi verso la mensa, camminando tranquillamente, mentre nei corridoi, l’odore di zuppa di legumi si faceva sempre più forte.

-Hai ragione- disse Yusuke, guardandosi le mani, annoiato –non si compiono 17 anni tutti i giorni…ma comperli qui…è deprimente!-

Hydra non sapeva come ribattere: sapeva benissimo che non aveva tutti i torti.

In linea di massima, festeggiare gli anni in un orfanotrofio non è il massimo.

Non sapendo bene cosa fare, si limitò a dargli una pacca sulla spalla e gli fece un debole sorriso come a dire “pazienza, questo è quello che ci è capitato!”.

-Ah, dimenticavo…- e gli si parò davanti, afferrandogli con decisione il braccio destro. Trafficò per qualche secondo, senza che Yusuke capisse cosa stesse facendo.

Alla fine, quando Hydra gli liberò il braccio, notò che ora vi era legato un bracciale di pelle, rosso, con un piccolo pendaglio nero: una semplice spirale.

-Grazie, è molto bello!- disse, la voce neutra leggermente smossa.

-Per fortuna ti piace!-

Yusuke pensò che Hydra fosse l’unica persona, in quell’edificio, che potesse considerarsi sua amica, siccome il ragazzo non aveva mai stretto molto i rapporti con gli altri: optava per la semplice e pacifica convivenza.

Pensava che farsi degli amici, in genere, non ne valesse la pena, se poi, con ogni probabilità avrebbe perso i contatti. Ma con Hydra era diverso. Era stata lei a diventare sua amica. E Yusuke, dopo qualche tempo, si era abituato alla sua presenza, e quindi l’aveva accettata.

I due arrivarono nella mensa, presero la loro razione di zuppa, e cercarono dei posti a sedere.

Mentre mangiavano, alcuni ragazzi si avvicinarono a Yusuke per dargli gli auguri, qualche risata strappata così, e poi fine. Di nuovo Yusuke e Hydra.

La ragazza pensava al giorno in cui si conobbero.

Yusuke se ne stava in un angolo, da solo, a disegnare.

Per quel che poteva ricordare, non faceva altro. Stava sempre con la matita e la carta in mano, e se non erano in mano, Yusuke li portava comunque nello zaino.

Chissà perché, il ragazzo non volle mai far vedere le sue tavole a nessuno.

Hydra non voleva saperne molto di cosa lui facesse su quei pezzi di carta, ma gli faceva pena vedere quel ragazzo dai capelli candidi come la neve, dagli occhi scuri come una notte senza stelle.

Ricordava che un giorno lo vide che stava appoggiato al davanzale di una finestra ad ammirare l’orizzone, prese allora la decisone di avvicinarsi e presentarsi.

Il ragazzo inizialmente non la considerava molto, ma dopo i primi due giorni i due passavano molto tempo insieme.

Si arrovellava su questi pensieri e ricordi quando Yusuke si alzò e le disse che sarebbe andato a fare un giro, siccome fuori nevicava.

-Posso accompagnarti?- gli chiese lei.

Yusuke in tutta risposta fece spallucce, come a dire “fai come vuoi”.

I ragazzi uscirono e si diressero nel parco, abbastanza grande, dell’orfanotrofio.

Qui Yusuke si fermò, aprì le braccia e cadde a peso morto all’indietro, ridendo spensierato, felice come pochissime altre volte. Hydra non capiva cosa facesse ridere il ragazzo, ma era felice che lui, finalmente riuscisse a sorridere. Non sapeva nulla del suo passato, ma era certa che meritava un presente ed un futuro sereno.

Il ragazzo si alzò, e remore della promessa fatta poco prima a sé stesso, si mise a bocca spalancata per catturare i fiocchi.

Hydra fece lo stesso, cacciando fuori anche la lingua e puntandola verso l’alto,  come se fosse un’antenna.

Yusuke assaporò profondamente il sapore della neve, e si abbandonò ad esso, ricadendo di nuovo per terra, sempre con la bocca aperta.

Hydra, vedendo come il ragazzo si comportava, decise di abbandonarsi anche lei sulla bianca coltre, e toccando terra, si chiedeva cosa di quel gesto facesse tanto piacere al suo amico.

I due alzarono insieme il busto, così da trovarsi l’uno di fronte all’altra.

Yusuke notò che la pelle olivastra di Hydra si era leggermente arrossata, mentre la ragazza notò che il viso di lui aveva due grandi macchie rosse in corrispondenza degli zigomi.

-Sai- cominciò lui –la neve mi ha sempre stregato. E’ magica! Sin da piccolo ho sempre pensato che i fiocchi fossero tanti piccoli folletti impazziti che ballavano!-

-Come mai proprio folletti?- chiese lei.

-Non so…forse perché sono piccoli, magici…forse perché sono folli al punto giusto!-

Hydra non aveva mai pensato una cosa del genere in vita sua, e quindi cercò di immaginare tanti folletti bianchi che cadessero dal cielo: l’immagine che le venne in mente la fece ridere.

Improvvisamente si ricordò che aveva lezione di musica fra non molto, per cui lasciò il suo amico nella neve per andare a prepararsi.

Lui non doveva fare niente per il resto di tutta la giornata.

Si alzò comunque, felice di aver mantenuto la promessa, e si diresse verso uno dei porticati con le panchine. Non appena si sedette e tirò fuori dalla sacca la sua amata matita e quelli che stavano intorno, conoscendolo si dileguarono, e lui, visto che non c’era nessuno nei dintorni, si mise a disegnare per ore.

Era finalmente nel suo elemento.

Con la matita in mano, finalmente, sentiva che il suo braccio era completo, di nuovo.

Disegnò per ore e ore, sempre più soddisfatto, sempre più geloso delle sue opere.

Dopo, tornò in camera per sistemarsi un po’, siccome aveva i vestiti ancora un po’ bagnati.

Chiusosi dentro a chiave, Yusuke tirò fuori le tavole che aveva disegnato quel giorno.

Li sentiva: per lui erano vivi!

 

 

 

 

Angolo dell'autore:

Bene, ecco di nuovo ndrew7 con uno dei suoi nuovi deliri.

Spero che la storia vi piaccia (sempre se la si legga, ovvio)!

Non svelerò nulla per il momento, anche perché non mi sembra la cosa migliore da fare!

Colgo l’occasione per ringraziare raukath, che ha commentato e inserito nei seguiti!

  
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