Fanfic su artisti musicali > Bon Jovi
Segui la storia  |       
Autore: death_princess    28/06/2010    0 recensioni
“Quando rimembro quella notte il mio viso s’illumina con un sorriso, mi ricordo il suo respiro vicino al mio collo, il sapore delle sue labbra, il suo profumo, le ciocche bionde che cadevano sulle mie guance mentre s’inchinava per baciarmi; non so come e perché sia tutto finito, temo addirittura che sia stato uno di quei sogni che ti rapiscono e quando ti svegli pensi che sia stato vero, ma poi scopri, non sempre però, che è stato frutto della tua immaginazione. No! Non può essere stato un sogno, è stato così reale, Valentino, il nome del sogno, è sparito!”.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

My Dream

Capitolo 5 – nightmare after waking up

 

Quegli anni furono i peggiori per Stacey, alcuni amici notarono il cambiamento, in realtà tutti, però solo pochi le stettero accanto, tra cui Joseph e Romeo. Alex e Jacqueleen si lasciarono dopo tre mesi del viaggio in Australia, nonostante le tante implorazioni da parte di Alex per essere scusato da Stacey, tuttavia non accettò di tornare insieme. Mentre Joseph e Michelle decisero di sposarsi, stavano appunto facendo gli ultimi preparativi per la cerimonia. In una stanza c’era Michelle, seduta davanti allo specchio e Stacey e Jane la preparavano: “Non ci credo, sto per sposare tuo cugino, Stacey!” ricordò felice Michelle, “Romeo mi ha accennato qualcosa, penso che voglia chiedermi di sposarlo”, Stacey guardò i due, fece un sorrisino, ricordò Valentino, i suoi occhi brillarono, fece finta di andare a buttare un fazzoletto nel cestino perché temeva di lacrimare, Jane si volse verso di lei, smise di ridere con Jacqueleen per non fare un torto a Stacey, che oltretutto la guardò con una smorfia sulla faccia che si può ritenere “soddisfacente”. Avevano finito di sistemare Michelle, che rimase a contemplarsi davanti allo specchio ancora per un po’, finché non l’avrebbero chiamata per l’inizio della cerimonia, mentre Stacey e Jane uscirono e andarono a parlare nel cortile, Jane fumava e Stacey beveva un bicchiere di scotch.

“Hai deciso, quindi, di andare a cercarlo in Italia?” chiese Jane, “Sì, ho dato le dimissioni ieri, James mi ha anche voluto dare una pausa, ma ho rifiutato l’occasione, penso che resterò per un po’ lì, e comunque non vorrei continuare questa vita, quindi spezzo prima ogni legame con il mio passato, in modo da non ritornarci mai più”, “ogni legame, anche i tuoi amici?” sussurrò Jane triste, Stacey rimase in silenzio guardandola. “E’ tardi, sarà meglio rientrare, che stanno per iniziare la cerimonia, e devo brindare io!”, “ah, sì” rispose Jane che sembrava davvero amareggiata e pensosa. Ebbe inizio la cerimonia, lo sposo, Joseph, aspettava all’altare, mentre la sposa, Michelle, camminava in quel sentiero verso l’eterna promessa d’amore, o almeno per quanto fossero convinti quasi tutti. "Vuoi tu Joseph Ryamer prendere come legittima sposa la qui presente, Michelle Mcgregor, e prometti di amarla e di onorarla, in ricchezza e in povertà, in salute e in malattia, finché morte non vi separi?", "sì, lo voglio!", "e tu Michelle Mcgregor prendere come legittimo sposo il qui presente Joseph Ryamer e prometti di amarlo e onorarlo...", "sì, lo voglio". Così arrivò il punto in cui, tutti seduti a tavola aspettavano un brindisi da parte di Stacey: "Un minuto d'attenzione, prego" disse alzando il calice, che aveva in mano, facendolo sbattere appena contro un cucchiaio, "ventitré anni fa circa conobbi colui che oggi vedete in abito da sposo, devo ammetterlo, avevamo intenzione di sposarci da grandi nonostante fossimo e... lo siamo tutto ora, non solo cugini, ma migliori amici, e come accade spesso, il tutto si ribalta, e sono qui ora a brindare al suo matrimonio, sapete, da sempre ho deciso di non sposarmi, perché penso che la cosa sia del tutto inutile, perché ufficializzare una cosa se necessita solo la convinzione e il credo di due persone? Joseph mi fa sempre cambiare le mie idee definite liberali dalla sottoscritta, in idee prima credute ottuse, e tuttora conservative, benché giuste, e anche grazie a una persona che ho conosciuto circa tre anni fa... " rimase in silenzio, deglutì, e continuò "Volevo anche dirvi addio perché parto”, sì udì la voce di tutti che si chiedevano il motivo.

“Grazie Joseph per tutti questi anni, e per avermi fatto cambiare idea sull'amore e sul destino, e a proposito di destino, queste due magnifiche persone sono nate proprio per stare insieme, vi voglio bene, ragazzi, a Joseph e Michelle, che senza di loro non avrei capito cosa vuole dire amare", e ci fu il sottovoce “a Joseph e Michelle” da parte di tutti. Erano felici per il matrimonio, ma tristi per la notizia data da Stacey. La stessa notte Stacey, a mezzanotte decise di andarsene, senza salutare nessuno, preferì che partisse senza rimproveri e lacrime. Il taxi l’aspettava fuori casa, la portò fino all’aeroporto, prese l’aereo alle tre e mezza, fece scalo a Charles de Gaulle, arrivò all’aeroporto di Roma, prese il traghetto e andò fino in Sicilia, e infine prese un pullman da Palermo che porta ad Agrigento. Arrivata ad Agrigento, ormai erano passati tre giorni, ma aveva comunque dormito in pullman e in aereo, quindi non aveva sonno, tirò fuori dalla borsa la lettera di Valentino per dare un’occhiata all’indirizzo, “via Ficani, 5”, dunque chiamò un taxi, arrivò a destinazione, guardò la porta numero 5, sulla casella postale notò la scritta “Gianfranco Albini”, pensò di avere sbagliato indirizzo, ma tentò di bussare lo stesso, le aprì una donna anziana: “buon giorno, cercavo Valentino” disse sperando di ricevere una risposta soddisfacente, “sì, certo, entra”, così entrò, “E’ andato al lavoro mezz’ora fa, tu saresti?”, “Stacey” rispose, “Sei Stacey, quella Stacey di cui parla sempre Vale? Ha parlato molto bene di te”, le sorrise. “Lei sta bene?” chiese Stacey confusa, “Sì, sto bene, perché?”, “Voglio dire, Valentino non era venuto qua perché lei era malata?”, “No, era tornato per altri motivi”, Stacey la guardò delusa, “mi può indicare dove lavora?”, prese l’indirizzo della pizzeria dove lavora Valentino. Raggiunse la pizzeria con un autobus, la guardò da fuori, “pizzeria paradiso”, allora ricordò quando Valentino le spiegava il significato della parola [nota dell’autrice: dato che parlano in inglese, “Heaven”, quindi Valentino le spiegava il significato della parola “paradiso”], il suo cuore batteva forte, decise di attraversare la strada, sulle strisce pedonali sentii il suono del clacson di un furgone enorme, ormai però non poteva spostarsi, vide una luce abbagliante, allora chiuse gli occhi aspettando la propria ora, ma subito aprì gli occhi non appena percepì di essere ancora intatta, un’auto infatti aveva cercato di salvarle la vita offrendosi al posto suo, si mise in mezzo tra lei e il camion, risultò schiacciata e a pezzi, tutte le persone in piazza corsero a vedere, chiamarono un’ambulanza, Stacey andò subito a vedere chi fosse all’interno dell’auto e come stesse, aprì lo sportello e appena vide l’interno le mancò il fiato, scoppiò in lacrime, era infatti Valentino, con la fronte aperta, sangue dappertutto, svenuto, in gravissime condizioni, piangeva a dirotto, intanto l’ambulanza era arrivata, caricò il corpo e lo portò in ospedale, lei prese un taxi per raggiungerlo. Nel taxi ricordò tutti i bei momenti passati insieme a Valentino, quando si erano incontrati per la prima volta: “buon giorno, temo di aver sbagliato chalet da come mi guarda, ma il signor James Buck..”

“Buckendoly” lo aiutai a pronunciarlo. “sì, allora è giusto, la colazione è per sette persone” finì di parlare, io stupidamente non risposi e presi la colazione, con il suo aiuto, la posai sul tavolo del giardino dell’appartamento. “allora, è tutto, alla prossima” mi sorrise e se né andò.

Ricordò ancora: “Sai, mio fratello fa lo psicologo e una volta mi spiegò una cosa del suo lavoro e perché preferisce ipnotizzare i suoi pazienti, una persona dice veramente quello che sente e vuole solo quando o sta dormendo, o è sotto tortura o è ubriaca, e ieri mi hai detto una cosa che mi ha fatto riflettere e prendere quella decisione!” mi disse accarezzandomi il collo. “Che cosa ho detto e cosa hai deciso?”. “Eh, no, non te lo dico, magari un giorno, in un’altra vita, ma ora non ha importanza”; “Se con indegna mano profana questa tua santa reliquia (è il peccato di tutti i cuori pii),

queste mie labbra, piene di rossore, al pari di contriti pellegrini, son pronte a render morbido quel tocco con un tenero bacio” si alzò, mi baciò sulle labbra, e si diresse verso la porta perché non mi svegliavo,“Sai baciare nel più perfetto stile, Romeo!”; “ti giuro, non sono tra quegli uomini che vogliono solo corteggiare le turiste, non so come, ma tu sei davvero tra le poche che mi hanno rapito sentimentalmente”; “Io ti amo, adoro sentire il profumo dei tuoi capelli alla fragola, il sapore delle tue morbide labbra, i tuoi capelli biondi e mossi, e sono sempre soddisfatto di sentire il tuo cuore battere quando ti bacio, sai, è una delle sensazioni più belle al mondo, quando mi viene la pelle d’oca mentre mi passi una tenera mano sul petto, accarezzandolo, amo quei silenzi raggianti del nostro amore infinito; “Non voglio vivere con la coscienza sporca, non voglio dormire la notte credendo di averti spezzato il cuore, non voglio finire per essere odiato da te, scusami”. Infine le venne in mente l’incidente e pianse. Arrivata in ospedale, chiese in reception, andò fino alla sala operatoria, uscì una dottoressa che le chiese di firmare alcuni documenti, “ha avuto un trauma celebrale, è molto grave, dobbiamo ricorrere ad un intervento urgentemente, nel caso remoto che fallisse perderebbe per sempre la memoria, invece se fortunatamente andasse a buon fine farebbe un po’ di fatica a riprendersi, mentalmente, intendo, ma presto ritornerebbe in ottima forma” l’avvisò la dottoressa, “posso vederlo?” chiese Stacey, “certo, ma per pochi minuti che non c’è più tempo”, andò in sala operatoria: “Tesoro, sarei dovuta essere al posto tuo qua, grazie, principe mio” fu la prima volta che si rivolse al lui con questo appellativo, di solito era lui a chiamarla così. Sul foglio dove firmò, trovò di nuovo scritto “Valentino Albini”, continuò a non capire perché mai avesse cambiato cognome in Australia. Aspettò in sala d’attesa per ventitré ore, avvisò la sorella e la madre, e si addormentò seduta su una sedia con le lacrime agli occhi. Infine venne un dottore che la svegliò annunciandole che l’intervento è terminato, così andò a vedere Valentino. “E’ ancora sotto l’effetto dell’anestesia, si riprenderà fra una mezz’oretta” disse un’infermiera. Gli prese la mano, gli accarezzò le guance, gli diede un bacio sulla fronte, e lacrimò. “Grazie a Dio, sei ancora vivo, non sai quanto ero preoccupata per te, ora sono sicura, più di ogni altra cosa al mondo che ti amo, tesoro, io ti amo, quando ti sveglierai, mi dovrai spiegare molte cose, ma anche se mi hai mentito sulla malattia di tua madre, sul perché eri andato a vivere in Australia, il tuo cognome che ormai non so più se è Montecchi o Albini, e tua sorella non si chiama Jessica, ma Flavia, quindi quando parlavi al cellulare a Perth, non parlavi con tua sorella, e mi hai mentito, ma non importa, so che il nostro amore è molto più forte di questi piccoli ostacoli, quindi ti amerò per sempre”. Gli diede un bacio a stampo, e in quel momento lui batté ciglio, riprese finalmente i sensi: “oh, Valentino!” lacrimò e lo abbracciò. “Devo aver sbattuto la testa, mi sta per scoppiare”, rispose, lei rise, ancora con le lacrime agli occhi, “dove sono?”, “mi hai salvato la vita rischiando la tua, ti hanno appena fatto un’operazione al cervello, grazie tesoro” gli disse, “perché ti avrei salvato la vita?”, lei deglutì, “Come perché? Valentino, non riesci a riconoscermi?” chiese con timore, “no, chi sei? Davvero, mi sforzo, ma non riesco, mi dispiace, me lo ridici?”, lei scoppiò in lacrime, “oddio, non può essere, sono la tua fidanzata!”, lui rimase senza parola perché capì che perse la memoria, lei continuò a piangere tanto. “Stacey, ora calmati, era ironica la mia domanda, non ho perso la memoria, volevo solo vedere la tua reazione, non piangere, principessa” disse sorridendo, “ti ricordi quando abbiamo dormito insieme, e tu mi hai detto una cosa molto sincera?”, “sì, mi ricordo!” rispose asciugandosi le lacrime, “mi avevi detto”, iniziò a raccontarle: Valentino era sdraiato sul letto e Stacey gli levò la maglietta, lo abbracciò forte e ubriaca gli disse “Valentino, sei così attraente, affascinante, baciami”, così la baciò, “non ho mai conosciuto uno che bacia meglio di te” gli fece un succhiotto, “sai che appena ti ho visto, non riuscivo a parlare per colpa del tuo fascino”, “ah, Stacey, tu sei decisamente ubriaca”, “no, non lo sono, io ti amo, Vale!”, “mi ami? Non me lo avevi mai detto prima, ti amo anch’io, peccato che sei ubriaca, ed io sono sobrio”. Stacey dopo il racconto sorrise, “allora eri ubriaca o lo dicevi sul serio?”, “ero ubriaca, ma lo dicevo con tutto il mio cuore”, l’abbracciò intensamente, “così ho deciso di tenerti per sempre”, continuò lui baciandola.       

jon_bon_jovi_01.jpg jon bon jovi image by rebelballer592.jpg Jon image JerseyBoy_01

 

592.jpg Jon image JerseyBoy_01


 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bon Jovi / Vai alla pagina dell'autore: death_princess