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Autore: Altariah    28/06/2010    2 recensioni
REVISIONE COMPLETA
Sono una ragazza senza nome e senza passato, vivo in una cella da quando ho memoria, amo la mia vita e tutto ciò che vi gira attorno.
Giorno dopo giorno cresco, è ovvio; la mia statura aumenta e io riesco finalmente a sbirciare fuori dalle strette e squallide finestre del carcere che m’incatena a questa vita.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pensa al passato, capisci il presente, indovina il futuro.

I prati verdi di Franco stavano lì, ad ondeggiare nel vento.
Gli uccelli attraversavano l’indaco della sera.
Mi invase la sensazione di essere finalmente viva, di essere una persona, vedendo il sole di minuto in minuto affondare nell’orizzonte spinto da una forza invisibile e tingere il cielo, colorando di rosa le nuvole altrimenti bianche come latte.
Ero lì chissà da quanto tempo, infatti era il cielo era già all’imbrunire, sotto colori vivaci e dai riflessi dorati.
L’aria mi accarezzava il viso dolcemente, i miei occhi erano colmi di lacrime.
“E allora è così il mondo.” Ero ancora incredula e incantata. Colorato, allegro, prepotente e crudele a volte, proprio come mi sembravano quelle montagne sfocate in lontananza. Le montagne di cui Franco mi aveva tanto parlato.
Ma il mare non c’era, il mare no. Non si può avere tutto, mi diceva… e devo ammettere che mi bastava di gran lunga quel panorama.
Sorrisi come mai avevo fatto, sorrisi e piansi lacrime di gioia, gridai fuori quanto avrei voluto sentire sotto le mie pallide mani i fili d’erba, quanto avrei voluto sdraiarmi al sole e sentirmi scaldare le ossa.

Ma i secondini mi videro e irruppero nella mia cella, la cella che mi aveva visto crescere, che mi aveva allontanato da quel mondo magico tutto intorno a me, e mi allontanarono dalla cosa più bella che i miei occhi avevano mai visto.
Uno mi afferrò da dietro e mi tenne ferma, mentre quell’altro bastardo andava a cercare qualcosa per sprangare la finestra.
Non mi avrebbero lasciata provare emozioni positive, no, mi avrebbero fatto vivere per torturarmi psicologicamente. Atroce.
Anche se avrei preferito il dolore fisico; quello avevo imparato a sopportarlo.
In quel momento l’odio lo provai, più intenso e più terribile di ogni altra sensazione, più distruttivo delle guerre.
Ma non parlai, mi limitai a imprecare nella mia mente e a pregare che a quei figli di cane venisse una lunga e atroce malattia.
Non mi pentii mai di quelle terribili maledizioni che lanciai.






Eccoci con il quarto e penultimo capitolo; vi lascio un messaggio tanto abusato
Il momento più buio della notte è quello appena precedente al mattino. 

Altariah
  
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