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Autore: Inferno    02/07/2010    0 recensioni
Marte rise sguaiatamente. “Il tuo pensiero è ancora fermo all’odio e all’amore, Hermione, ma c’è altro oltre questo duo invincibile. Esiste la compassione, la pena. Cosa puoi provare per un uomo che rinuncia al suo corpo e alla sua anima per il potere, che è una cosa così astratta.” Marte appoggiò le mani sul vetro e guardò il suo riflesso. Questo rimase il suo per alcuni secondi, poi si trasformò in quello di Lilium e velocemente in quello di Draco, e ancora una volta si rese conto della loro effettiva somiglianza. Poi però i bei capelli di Draco sparirono e i suoi occhi argentei divennero rossi e il volto di Voldemort divenne il suo. ***
Genere: Dark, Erotico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Nuovo personaggio, Voldemort
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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20° B.F.T Ventesimo




La mattina dopo si scoprì avvolta dalle forti braccia di Draco, ancora profondamente addormentato. Era così bello sentirlo vicino a sé, il tranquillo battito del suo cuore e il suo odore, virile e protettivo.
Alzò leggermente gli occhi per osservare meglio il suo viso, quando lo sguardo si allungò dietro di lui per finire sul comodino, dove era appoggiata la sua bacchetta.
Il respiro si mozzò in gola e per un istante le sembrò che il cuore avesse smesso di battere.
Era strano pensare che qualcuno fosse riuscito a toglierla da sotto il suo cuscino, quando era abituata ad avere un sonno leggero; ma forse le cose erano cambiate, senza che se ne fosse accorta.
“Ho fatto male?” chiese Draco, con la voce ancora impastata dal sonno, premendola contro il suo petto.
Marte negò e gli baciò la spalla, per poi accarezzarla con la punta del naso. “Assolutamente no. Mi sento solo un po’ scoperta.”
Il ragazzo sorrise leggermente mentre poggiava il mento sul suo capo. “È il segnale per qualcosa?”
“Solo per abbracciarmi più forte. Se fossi rimasto ieri sera, chissà…”
Draco mugolò infastidito e la afferrò per le natiche. “Cattiva.” Lei rise allegramente e lasciò che facesse aderire i loro corpi.
“Non ne hai proprio voglia?” le mormorò all’orecchio con tono molto persuasivo. Il suo fiato era incredibilmente caldo sul suo collo, le dita sulla sua schiena si muovevano dall’alto in basso, insistentemente, come se si trattenessero dal sollevarle la maglietta.
Alzò quasi con timore gli occhi per incontrare i suoi. L’ombra creata dalle timide fiamme provenienti dal camino rendeva la loro vicinanza ancora più intima e la loro attrazione a dir poco irresistibile.
“Te la sei voluta, Draco,” aggiunse anche lei in un sussurro, “Anche io mi nego molto.”
“Non mi piace affatto questa tua tendenza alla castità.”
“Momentanea castità, ad essere precisi.”
Draco mugugnò ancora infastidito, ma si arrese, effettivamente era andato a cercarsela. In quelle occasioni aveva lei la bacchetta dalla parte del manico.
Si alzò e si diresse verso il bagno, rassegnato e socchiuse la porta alle proprie spalle.
“Andiamo giù per colazione?” gli urlò dal letto, mentre si stiracchiava tra le lenzuola.
“Decisamente sì,” rispose inflessibile.
Il Serpeverde quando si trattava di diatribe o situazioni scomode all’interno della casa, le risolveva sempre mostrandosi forte e senza vergogna. Mancare al primo pasto della giornata, proprio il giorno dopo il litigio con Pansy, avrebbe lanciato una pessima impressione.
Si mise a sedere sul materasso mentre Draco apriva l’acqua della doccia e delle sottili nuvole di vapore prendevano a fuoriuscire dall’uscio della porta, quasi del tutto spalancata.
Marte con un gesto delle mani preparò gli abiti da indossare e li adagiò su di una delle due poltrone, recuperò la sua bacchetta dal comodino di Draco e la fece scivolare nella tasca interna della sua divisa scolastica.
Alzato il capo, lo sguardo le cadde sull’immagine del corpo di Draco, riflessa nello specchio del bagno.
Il suo corpo diafano ma robusto era avvolto e carezzato dal vapore acqueo già sprigionato dal getto bollente della doccia. Egli stava recuperando da un ripiano lo shampoo, con cui era solito lavarsi i capelli, e il bagnoschiuma, che condividevano. Prima era un sapone qualsiasi, ma da quando dormivano nello stesso letto era divenuto il loro sapone.
Tanto era rapita dai suoi gesti, si rese conto con alcuni secondi di ritardo che il ragazzo si stava spogliando del tutto, così si coprì freneticamente gli occhi con le mani.
Non si sarebbe mai del tutto abituata a vederlo nudo senza esserne neanche leggermente imbarazzata e intimorita. Mentre facevano l’amore, era sempre talmente catturata dal piacere da dimenticarsi di essere stretta al suo corpo nudo, invece, quando non aveva il cervello ridotto ad una pappa, i suoi nervi trasmettevano ancora perfettamente le informazioni e, con esse, le sensazioni di disagio.
Entrò in bagno anche lei. Sollevò i lunghi capelli dal collo con una pinza e si sciacquò il viso con acqua gelida, infine si lavò i denti, spremendo sullo spazzolino una gran quantità di dentifricio alla fragola, naturalmente non in comune. Quello alla menta le pizzicava troppo la lingua.
Nel farlo si volse verso la vasca, dove Draco si era immerso e nella quale riposava ad occhi chiusi, con il capo appoggiato ad una grossa e porosa spugna.
Finito, si avvicinò alla vasca e si sedette a terra, in corrispondenza con il busto del ragazzo. Draco automaticamente sollevò un braccio da sotto l’acqua e le porse la mano bollente, che lei strinse immediatamente.
Mentre si guardavano, Marte gli accarezzò la fronte con una mano, pettinando i sottili ciuffi di capelli all’indietro, mentre con l’altra non mollava la presa sulla sua.
“Ti lavo la schiena?”
Lui si alzò a sedere e si piegò leggermente in avanti, lei invece afferrò la spugna, la intinse nel sapone e iniziò a fregare, divertendosi a vedere scoppiare le bollicine sulla superficie liscia della sua schiena.
Dopo aver percorso tutta la sua spina dorsale, dall’alto in basso, immerse un’ultima volta la spugna nell’acqua calda e la strizzò sulla testa del ragazzo.
“Perché ti preoccupa tanto che Theo venga a sapere dei miei poteri? È tuo amico ma anche mio, non ci tradirebbe mai.”
Draco sospirò e trono a sdraiarsi, portando con sé una mano della ragazza, vicino alle labbra.
“Io non mi fido di nessuno quando si tratta di te. Voglio che il tuo segreto sia una cosa mia, nostra. Certo, se si dimostrasse indispensabile rivelare a Nott tutta quanta la storia, penso che lo farei, ma non senza un Voto Infrangibile. Con le famiglie dei Mangiamorte in conflitto fra di loro è difficile prevedere chi e quando qualcuno farà una qualche sciocchezza per recuperare il proprio prestigio agli occhi dell’Oscuro; lui ci rende pazzi.”
Marte si lasciò cadere sul bordo della vasca, appoggiando il mento sugli avambracci, ed iniziò a soffiare contro la schiuma.
“L’ultima cosa che voglio è aumentare il tuo peso, farò molta più attenzione in pubblico ora,” affermò decisa.
Draco le sorrise e la afferrò per il mento con delicatezza, guardandola negli occhi.
“Tu neanche immagine quanto mi abbia fatto piacere che tu mi abbia rivelato il tuo segreto, e non immagini il sollievo che ho provato nel raccontarti del mio futuro. Il nostro è un peso diviso due, no?”
La attirò a sé in un bacio bollente e pieno di desiderio.
Quella mattina le parve che il sole fosse finalmente spuntato.


I G.U.F.O si avvicinavano a velocità inesorabile, contemporaneamente anche la stagione sportiva riprendeva e così anche gli incontri dell’E.S divennero sempre più frequenti.
Hermione si era totalmente calata nel suo ruolo di organizzatrice d’incontri. Per ore e ore rimaneva china sui fogli nel tentativo di arrangiare orari che non ostacolassero gli impegni dei diversi membri della loro classe. Era un compito equivalente a un rebus vero e proprio: spesso sembrava impossibile riuscire a far combaciare i vari incontri delle squadre di Quidditch e dei vari club studenteschi con gli orari dei giri di ispezione della Umbrige e di Gazza. Spesso si scatenavano dei litigi, ma questi o venivano risolti da Harry, con una grande ed inaspettata professionalità, oppure da Marte, che aveva dalla sua il jolly della paura.
Almeno quella categoria di problemi era risolta da qualcun altro perché, con tutta sincerità, non vedeva mai l’ora di poter tornare ai propri studi.
Proprio quel giorno il professor Ruff aveva avvisato gli studenti che la lezione successiva ci sarebbe stato un compito riepilogativo su ciò che aveva affrontato durante quei primi mesi di scuola. Argomento che non sarebbe stato presente negli esami finali ma che comunque doveva essere saputo, anche a prova di uno studio costante.
Harry e Ron rimasero spiazzati da quella notizia. Il primo, che finalmente aveva trovato la sua zona edenica di sopravvivenza nell’organizzazione delle lezioni di difesa, vide infrangersi davanti a sé quella magnifica barriera protettiva. Il secondo, allo stesso modo, cadde nel più totale malumore, sbattendo seccato sul divano il libro di Storia, non appena entrato in sala comune: una verifica di storia subito dopo le vacanze invernali equivaleva ad una carneficina. Come si poteva pensare che loro avessero avuto tempo di preoccuparsi anche dello studio in sole due settimane di riposo?
Così entrambi, nell’irritazione più totale, adottarono la medesima strategia. Studiarono, o provarono a studiare, un capitolo a testa, con l’intenzione di suggerirsi durante il compito.
Durante i pomeriggi impegnati da quell’‘inutile’ attività Ron riprese a fumare, anche se nei limiti consentiti, per recuperare un po’ di calma, mentre Harry iniziò a perdersi nella visione del proprio sfogo serale, pronto ad accoglierlo ogni sera in una stanza della Zona Rossa.

“Cosa ha preparato Harry per il prossimo incontro?” domando Marte incuriosita, sollevando gli occhi dal tomo posato sulle sue ginocchia.
Era rannicchiata a gambe incrociate su una poltrona di quello che ormai era diventato il loro studiolo personale.
Mentre lei si rilassava, leggendo per diletto un libro, trovato nella Sezione Proibita, che spiegava l’uso di alcuni proibiti incantesimi di offesa, Hermione da ore non sollevava il naso dalla pergamena su cui stava scrivendo freneticamente, alzando di tanto in tanto la testa per andare a leggere rapidamente alcune righe dal libro di pozioni da cui prendere spunto.
Giacché non dava cenno né di volerle rispondere né di averla sentita, aggiunse ironicamente, “Se continui così rischi seriamente di diventare gobba. Giunta lì, il passo per diventare precisamente uguale a Piton non è molto lungo. Se lui ha il naso lungo e i capelli unti, tu hai i denti da castoro e sei ancora vergine.”
Hermione capì l’antifona. Sospirò, si alzò bruscamente dalla sedia e andò a buttarsi sulla poltrona accanto alla sua.
“La fai facile tu che non hai mai bisogno di studiare, visto che ormai riesci a leggere nella mente dei professori come devi rispondere alle domande,” mormorò stancamente.
“Anche, certo, ma se dobbiamo essere più precisi la mia bravura sta più nella mia ottima memoria,” sottolineò con tono saccente, “In ogni caso, non puoi dire che me ne sto con le mani in mano. Questo libro è particolarmente interessante, penso proprio che lo proporrò ad Harry.”
“Ci rimarrai male se pensi che lo leggerà, ” la avvertì, aggrottando la fronte, nel vedere il volume di quel mattone.
Marte alzò le spalle e girò pagina, facendo però l’occhiolino a quella precedente.
“Stasera penso che abbia intenzione di affrontare gli Schiantesimi, sarà di certo una carneficina,” rispose Hermione alla sua prima domanda, strofinandosi gli occhi con le dita.
“Tu invece dovresti riposare Herm, quanto ti manca?”
Hermione contò sulle dita di una mano, guardando in aria, nel tentativo di ricordare tutto.
“Allora…ho finito pozioni, incantesimi e trasfigurazione. Grazie al cielo domani Babbanalogia è saltata altrimenti avrei dovuto studiarmi pure quella! Storia della Magia e ho terminato, direi.”
“Storia della Magia? Ma sei impazzita a lasciarla per ultima?” esclamò Marte, accarezzando il viso dell’amica in corrispondenza delle lunghe occhiaie che lo ricoprivano.
“Devo solo leggermi un paio di alberi genealogici. L’argomento è Le Famiglie Purosangue del sedicesimo secolo. ”
“Promettente…” lamentò Marte con un gemito.
Hermione alzò le spalle e si stiracchiò un’ultima volta, prima di alzarsi e ritornare alla scrivania.
Marte però la fermò per una manica della veste e la fece riaccomodare.
“Ho qualcosa per aiutarti,” le disse con un grosso sorriso incoraggiante.
Frugò in una tasca esterna della borsa e, stranamente, ne tirò subito fuori una piccola boccetta dal contenuto nero.
“Nel mondo babbano la chiamano ‘pappa reale’, questa però l’ho preparata io, con la magia, e dunque dà risultati più efficaci più rapidamente. Bevine solo un sorso e ti sentirai meglio.”
Hermione non esitò un istante, afferrò la fiala e con attenzione ingurgitò un sorso del contenuto, deglutendo a fatica per via del sapore.
“Disgustoso!” sibilò, tappandosi la bocca con entrambe le mani, per non avere la tentazione di rimettere.
Marte scoppiò a ridere. “E pensare che io l’ho presa quasi tutti i giorni l’estate scorsa! Non mi dire che però non ti senti già meglio.”
Hermione, superando la sensazione di rigurgito, fece un veloce check-up del proprio corpo e si accorse di sentirsi di gran lunga molto meno stanca.
“Domani notte, tuttavia, ti conviene andare a dormire presto, provoca un lieve rinculo a chi non ne è abituato,” la avvertì con un sorrisetto colpevole.
Hermione annuì, ancora stupita di quel suo rapido recupero. Tornata alla scrivania, prese in mano la penna e si vide maneggiarla con rinnovata solerzia.
Nemmeno sentì Marte uscire dallo studio, dicendole che si sarebbero riviste quella sera presto per l’incontro dell’E.S.


Draco, anche quella sera, sarebbe stato impegnato con gli allenamenti di Quidditch fino a tardi, per cui non avrebbe nemmeno avuto bisogno di trovare una scusa al riguardo. Tuttavia, quella situazione non poteva continuare così all’infinito. Prima o poi la sua assenza non sarebbe più caduta nello stesso giorno dell’incontro ed allora o avrebbe bigiato o avrebbe bigiato. La possibilità di farsi scoprire non era nemmeno contemplata.
Inoltre – tanto per essere schietta – partecipava a quelle riunioni solo per Hermione, che ci teneva e, ogni tanto, per il gusto di poter anche brevemente duellare contro il gatto. Attività ricreativa davvero stimolante.
Come se non bastasse, odiava ammetterlo, quei duelli le ricordavano tanto gli allenamenti con Lilium e perciò metteva nei suoi incantesimi tutto l’ardore e la passione che poteva, per infine vedere lo sguardo di Harry sempre più stupito dalla sua forza combattiva.
Pure quello sguardo non le era nuovo. Anche Lilium reagiva così ogni volta che lo sconfiggeva, donandole dopo ogni combattimento un piacere immenso, che solo una vittoria sudata o una dovuta sconfitta poteva concederle.
Nonostante ciò avrebbe di gran lunga preferito duellare contro il suo Draco. Ritornando sempre al discorso riguardante i discutibili gusti sessuali della Casa Serpeverde – ognuno aveva la propria piccola fantasia e questa era la sua: duellare contro Draco, sconfiggerlo o essere sconfitta, ed infine finire insieme a letto e leccarsi le ferite a vicenda, letteralmente.
Sorrise e scosse la testa, mentre s’incamminava verso lo stadio di Quidditch, dove si erano dati appuntamento.
Draco, che si stava già allenando, avrebbe fatto una pausa giusto per la cena, insieme alla squadra, per poi tornare immediatamente in groppa alla scopa.
Le aveva chiesto se avrebbe avuto voglia di venirlo a prendere e lei aveva risposto con entusiasmo, sia perché non le dispiaceva camminare di notte nel giardino della scuola, sia perché, come al solito, se ogni momento che poteva essere passato insieme a Draco, non veniva passato insieme a lui, era da considerarsi tempo buttato nel cesso.
Si strinse ancor di più la sciarpa attorno al collo, per via del vento pungente, quando si ricordò di avere dei poteri e creò attorno a sé una barriera contro il gelo.
Adorava usarLi per scopi inutili!
Raggiunse subito gli spalti e assistette all’ultima fase del gioco, durante la quale la squadra titolare, nella quale giocava Draco, segnò altri trenta punti e conquistò il boccino.
Scesi a terra, il Serpeverde aveva ordinato delle ulteriori modifiche alla formazione di volo, poi aveva sostituito i due battitori della squadra con le due riserve, punendoli ‘ Per aver giocato come dei sudici Corvonero’ – sue testuali parole.
Infine l’aveva raggiunta in volo ed era rimasto a guardarla dall’alto della sua Nimbus, sempre con il suo solito ghigno stampato sulla faccia.
Marte gli aveva sorriso di rimando, alzando il mento verso il cielo, nel tentativo di non slogarsi il collo.
Era troppo ripetersi, dire che Draco sembrava nato per stare in groppa a quella scopa? Le sembrava così libero e fiero, padrone del suo mondo più di quando non toccava con i piedi la terraferma. Ed era bellissimo, e affascinante. Il classico angelo dalle ali nere.
“Mi sembra quasi sospetto che tu sia venuta qua a guardarmi, come fanno tutte le normali fidanzate con i loro giocatori, ” osservò lui, accennando con il mento verso la sua sinistra.
Marte seguì con lo sguardo la direzione che aveva indicato e si accorse per la prima volta di uno stormo di ragazzine gracchianti ed esagitate, che sventolavano le mani, alcune in direzione del campo ma la maggior parte nella sua direzione.
Certa che non stessero salutando lei con tutta quella vivacità, tornò a guardare Draco, che scoprì, non le aveva mai tolto gli occhi di dosso, e rispose a tono. “ Siamo sicuri che siano tutte dolci e innamorate fidanzatine? A me sembrano piuttosto membri di un tuo fan club personale!”
Draco alzò le spalle. “Può darsi…” ghignò. “Comunque, vieni ad aiutarmi con Storia nello spogliatoio?” chiese, cambiando discorso.
Gli sorrise e annuì. Poi, mentre ancora la guardava, gli soffiò un bacio dalla mano, facendolo scoppiare dalle risate.
Aveva mai accennato alla bellezza della sua risata? Non ancora, vero?

Entrò nello spogliatoio dopo essersi assicurata che ogni presenza maschile indesiderata fosse uscita.
Appena dentro, vide la divisa di Draco buttata a casaccio su di una panca e subito, con un gesto della mano, la fece piegare ed entrare ordinatamente nel suo borsone sportivo.
Poi sentì una manopola dell’acqua chiudersi e la voce del ragazzo risuonare nelle docce.
“Mi porteresti un asciugamano?” le urlò.
Come facesse a sapere che era lei e non uno sconosciuto, rimaneva un mistero.
Insomma, c’erano molti modi per riconoscere una persona: dai suoi passi, se indossa braccialetti o altri gioielli, dalla suola delle scarpe, se indossa pantaloni o gonna…ma Draco era stato fino a un secondo prima sotto il getto bollente di una doccia, come poteva averla sentita?
Escluse a priori i super-poteri, poiché ne aveva abbastanza, e perciò concluse che doveva trattarsi senza dubbio di una questione di pelle.
Si sfilò la divisa scolastica con il logo Serpeverde e le calze corte, che indossava insieme ai leggins al posto delle ruvide collant, per non inumidirle, e lo raggiunse a piedi nudi, camminando sulle bianche piastrelle bagnate dell’angolo docce dello spogliatoio, attenta a non scivolare.
Aspettando che uscisse da dietro la tendina, tese l’asciugamano di spugna bianco davanti a sé, e s’impose di guardare sempre verso l’alto, per non cadere in tentazione ma soprattutto per non provocare alcuna battutina spiritosa da parte sua.
Draco scostò la tendina e appena la vide si pettinò i capelli bagnati all’indietro, con un gesto lento della mano. Chiuse le mani sulle sue, dove stringevano l’asciugamano e avvicinò i loro volti.
“Grazie, ” mormorò, respirando a pochi centimetri dalle sue labbra.
Marte rise sotto i baffi, si liberò dalla sua stretta e lo abbracciò, avvolgendolo con la spugna all’altezza del bacino.
“Gran buon profumo,” sussurrò, carezzandogli la pelle con la punta del naso e con le labbra.
 “Ma sai quel’è il bello? Sentirlo su di te,” rispose Draco facendo lo stesso e baciandole il lato sinistro del collo.
Lei allora gli annodò la spugna attorno ai fianchi, gli diede un rapido bacio sulle sue labbra morbide e s’incamminò, prendendolo a braccetto e spingendolo fuori dai bagni.
“Adesso che ci penso non sarebbe affatto male farlo qui una volta tanto,” la stuzzicò, nel porgerle il libro di Storia della Magia.
“Proprio il massimo del brivido: lo spogliatoio maschile del campo di Quidditch! Ti credevo più fantasioso!” lo derise con una lieve nota di malignità nel tono.
Anche Draco ghignò nel vederla voltarsi imbarazzata, non appena ebbe iniziato ad asciugarsi per rivestirsi con gli abiti puliti. “Beh, se preferisci, potremmo saltare direttamente allo studio della McGrannit. Anche se penso che tu ti debba prima abituare a guardarmi nudo. Sai, non è poi male come vista.”
Marte arrossì, piena d’imbarazzo, ma cercò comunque di non stare con le mani in mano e sviò il discorso su un terreno a lei più congeniale, aprendo il libro su di una pagina a caso e sedendosi sulla panchina di fronte a lui.
“Grazie a Dio, io non devo fare questo test, visto che sono entrata quando eravate già a metà del programma. Da dove vuoi che parto?” gli chiese. Non aspettò nemmeno la risposta poiché non appena voltata la pagina, vide il nome Gaunt scritto nel titolo di un paragrafo e lesse.
“I Gaunt: scopritori del nuovo mondo o crudeli conquistatori? Ma tu guarda. Chissà come ci si sente a leggere il proprio nome sui libri di storia.” si domandò ancora, improvvisamente incuriosita ed eccitata per aver trovato il cognome di Tom tra le pagine di uno dei suoi libri di scuola.
Draco alzò le spalle, esasperato, ma anche terribilmente attratto dal suo tentativo di sviare la sua attenzione. Così, mentre lei non accennava nemmeno ad alzare lo sguardo dal libro e continuava a leggere imperterrita, Draco, vestito di tutto punto, si sedette accanto a lei e, come stesse muovendo una marionetta, spostò le sue gambe sulle proprie e la fece girare verso di lui.
“…difatti il popolo degli Ambàryghn, gli aborigeni nativi di quei territori immensi, agghiaccianti ed inesplorati, si dimostrarono sin da subito contrari a diffondere e trasmettere la loro conoscenza agli esploratori ma poi, attratti dalle loro magie e dai loro “bastoni magici”, alcuni si lasciarono convincere e dettarono loro diverse strofe delle loro canzoni funerarie…”
Draco mugolò, fingendo di sentirsi coinvolto dal racconto, quando le mise un braccio attorno alle spalle e, con poca delicatezza, ma con tanta urgenza, la coinvolse in bacio profondo ed inaspettato, zittendola.
Mentre sentiva i denti e le labbra di Draco chiudersi sulle sue e la sua lingua farsi strada nella sua bocca, dimentica del libro, lasciò che cadesse a terra e avvolse con le gambe i suoi fianchi.
Come poteva concentrarsi su altro quando le uniche cose che percepiva erano le mani di Draco toccarla ovunque e i suoi baci frenetici e invitanti sulle labbra?
Capì che Draco non aveva alcuna intenzione di studiare quella sera, soprattutto quando sentì le sue mani sollevarle la gonna, correre sotto i leggins ed infine chiudersi attorno alle sue natiche per poi spingerla contrò il suo bacino con un’urgenza che le mozzò il respiro.

Quando dopo – molto dopo – entrarono nella Sala Grande, le sembrò, forse per via di tutti gli sguardi incuriositi che riceveva, che ogni studente di Hogwarts sapesse che aveva appena fatto sesso con Draco, badate, sesso non amore. Quelli erano solo animali affamati di gossip.
Solo quando girò lo sguardo e vide l’espressione emozionata di Hermione, capì che in quella sala c’era almeno una persona che condivideva la sua stessa trepidazione e che capiva i suoi sentimenti.
Trattenne Draco e lo mise tra sé e gli altri, per potergli sussurrare senza essere vista.
“Mmm?”fece lui.
“Draco, ho qualcosa fuori posto?” gli chiese lisciandosi intanto la divisa.
La fissò con occhio critico. “Intendi a parte i primi cinque bottoni della camicia aperti a mostrare il tuo bellissimo reggiseno di pizzo nero? Sei perfetta!”
Marte portò subito le mani al petto, nonostante fosse certa di aver ermeticamente chiuso i bottoni della camicetta quando si era rivestita…
Appena sentì Draco sghignazzare si accorse di aver fatto la figura dell’esagerata e sbuffò.
Il ragazzo la riprese per mano e si diressero verso il tavolo della loro Casa.
“ È una sensazione solo tua ciò che abbiamo fatto, ” la tranquillizzò, “ È solo una tua impressione pensare che gli altri ti stiano guardando solo per questo. Prima di tutto perché è una cosa assolutamente normale e siccome tra noi accade in pratica ogni giorno,più volte al giorno, dovresti, come minimo, sentirti sempre osservata, ” le disse, facendola leggermente arrossire con la sua affermazione. “In secondo luogo, non ti è più facile pensare che ti stiano guardando semplicemente perché sei bella?”aggiunse in tono più aggressivo.
Marte rispose alle sue parole con un sospiro trattenuto e con un lieve sorriso, metà fra l’onorato e il tronfio, e lasciò che lui le baciasse le dita delle mani, mentre erano già seduti a tavola e partecipavano alle conversazioni.
Pensandoci su Marte si rese conto che, nell’ultimo periodo, si sentiva più bella che mai. Il suo corpo, modellato dalle mani di Draco, le sembrava ogni giorno più armonioso e flessuoso, come se subisse ogni volta una trasformazione, mentre raggiungeva l’apice del piacere insieme con lui e lo sentiva aprirsi dentro il suo corpo.


Lasciò Draco davanti al portone principale della scuola verso le otto, lottando contro se stessa per staccare le mani del ragazzo dai suoi fianchi.
Fortunatamente quella notte l’avrebbero passata insieme, invece ora poteva sfrecciare tranquillamente al settimo piano, con la certezza di poter tornare in camera in tempo per il suo ritorno.
Altra ottima notizia: non vide in giro nessun Serpeverde, a quell’ora stavano già sicuramente tutti a gustarsi gli aperitivi di Nott in sala comune, al cui pensiero le venne l’acquolina in bocca.
Sconfisse anche quel bisogno ed entrò nella Stanza delle Necessità, non prima di aver controllato, sia con la mente che con gli occhi, che non vi fosse alcun sospetto dietro le armature.
Non era arrivato ancora nessuno. Fece per andare a specchiarsi quando da dietro un armadio saltò fuori Harry.
“Ehila!” esclamò.
“Ciao!Come va?” rispose ancora presa alla sprovvista.
Harry alzò le spalle e solo allora Marte si ricordò di quando Hermione le aveva raccontato dei suoi incubi notturni.
Occhiaie nere e profonde rigavano il suo volto, oscurando la lucentezza del verde dei suoi occhi. Tuttavia quella stanchezza non stonava con il suo aspetto, ma faceva invece intendere di aver marcato quel viso già più volte in precedenza.
“Pensi di riuscire a fare lezione senza cadere stramazzato a terra?” gli chiese con ironia, cercando di buttarla sul ridere.
Harry sospirò e si pesò con una spalla a uno specchio, appannandolo con il suo fiato. “Spero di sì, anche se, ad essere sinceri, non è ciò che avrei programmato se avessi avuto scelta,” mormorò.
“Immagino…” ridacchiò.
Anche Harry sorrise e si stropicciò ripetutamente gli occhi assonnati. “Non mi riferivo minimamente a ciò che stai immaginando. Io stavo pensando ad un breve voletto sulla mia Firebolt e poi dritti a nanna, oggi non ho nessuna voglia di consumare altre calorie.”
“Hai esaurito la tua riserva energetica?’”
Negò, si sedette a terra con le gambe rilassate, dritte davanti a lui, e le fece segno di seguirlo.
Tirò fuori dalla tasca la consueta barretta al cioccolato e la spezzò in due. “Mi dispiace offrirti un’insulsa barretta di bassa qualità comprata alle Magie, ieri ad Hogsmade, piuttosto che un’ottima tavoletta made in babbani, di cui purtroppo ho esaurito le scorte.”
“Se ti sentisse Draco…”
“Credi che mi ucciderebbe?”
Marte ridacchiò, masticando un quadratino di cioccolato. “Non essere ridicolo!Certo, potrebbe, ma penso che aspetterebbe a farlo per un’occasione più propizia, tipo nel caso uscissi dai G.U.F.O con voti superiori ai suoi. Allora ti distruggerebbe!”
Involontariamente Harry appoggiò la testa sulla sua spalla e sospirò nuovamente, stanco. Marte cercò di irrigidirsi il meno possibile e aspettò che parlasse, approfittandone per guardarsi meglio intorno.
“Gli puoi dire di mettersi il cuore in pace, finché ci sei tu ad aiutarlo.”
“Ma tu hai Hermione, e non credere che io sia meno intransigente di lei!”
“Può darsi, ma per lo meno tu ti devi dedicare ad una sola persona, che, al contrario di me e Ron, può essere considerata un caso non del tutto patologico…difficile da ammettere, ” concluse appisolandosi contro di lei.
“Apprezzo lo sforzo gatto.”
Come premio per quell’ammissione, che, naturalmente, appena sveglio, avrebbe negato di aver mai detto, Marte lo fece appoggiare sulle sue gambe.
Non volendo che si addormentasse completamente, continuò a sussurrargli delle brevi domande che richiedevano comunque un minimo sforzo come risposta, del tipo: hai preparato gli schiantesimi per stasera? Dovremo stare in coppia? Hai mai pensato di preparare una lezione sui Patronus? Non li trovi interessanti?
Ad ogni domanda Harry rispondeva con un sibilo o scuotendo la testa. Solo quando Marte cercò di indovinare quale fosse il suo animale protettore, parlò per un’ultima volta.
“Scommetto che evochi un leone, anzi no, una tigre!”
Harry ridacchiò dicendole che era totalmente fuori strada. “Il mio patrono è un cervo.”
“Ah!” In quell’istante si chiese quale fosse il patrono di Draco e immaginò di vedere uscire dalla sua bacchetta un’enorme e viscida anaconda. Rabbrividì al solo pensiero.
“Il tuo invece?”
“Pfui! Il mio penso sia un uomo. Brutto, vero?”
Harry aprì gli occhi di scatto, ma li richiuse subito, accecato dalla luce, ed allora non si sforzò nemmeno di parlare, troppo stanco pure per pensare a cosa dire.
Aggiunse solo, “Spero che con lui ti faccia delle lunghe chiacchierate.”
“Io invece spero che il tuo t’incorni per bene.”
Ridacchiò un’ultima volta prima di rilassarsi del tutto.
A quel punto Marte tirò fuori la sua bacchetta, con essa spruzzò dell’acqua sul pavimento e poi si divertì a manipolarla con la magia, come le aveva insegnato Vitius qualche lezione precedente.
Appena sentì il respiro di Harry calmo e regolare, abbassò lo sguardo su di lui e contemplò la placidità del suo volto. Chissà da quanto non dormiva. Poteva capirlo. Chi, meglio di lei, poteva comprendere cosa significasse avere una presenza come quella di Tom dentro la propria testa?
Certo, lei l’aveva sperimentato in una sola occasione, fortunatamente, quando ancora non era in grado di controllare le sue capacità psichiche per difendersi, ma Laer ne era stato vittima diverse volte ed i suoi ricordi a proposito erano sempre più terrificanti.
Ricordò con dolcezza le diverse volte in cui lei aveva alleviato il suo dolore, grazie ai suoi poteri. Gli Altri, in quelle situazioni, si erano dimostrati molto utili e li aveva amati per questo, poiché le concedevano del tempo in più da trascorrere con il suo fratellone.
Posava le mani sulle tempie di Lilium e le massaggiava in senso circolare, per tranquillizzarlo, farlo rilassare e per aumentare il flusso di energia. Poi entrava con dolcezza in lui, lentamente, per distinguersi dall’approccio invasivo e violento di Tom, e gli faceva vedere delle immagini tranquille. Il più delle volte gli mostrava scene di giornate passate insieme, visto che erano gli unici ricordi felici che condividevano.
In breve raggiungeva il centro del suo organismo, quello da cui partivano i vari filoni dei pensieri, dei ricordi e anche dei sogni, e vi s’immergeva, fungendo quasi da sedativo per il turbamento che vi trovava all’interno.
Finito tutto, lo baciava sulla fronte, ma quello non rientrava nella magia, che era solo una scusa per sentire il suo sapore sulle labbra.
Mentre ripercorreva i vari passi, compì gli stessi movimenti su Harry, approfittando della complicità del sonno che lo aveva colto, ed entrò nei recessi più profondi della sua mente.
Vide tanto dolore e solitudine, ma vi trovò anche una gioia immensa, poiché in un panorama buio anche i più piccoli sprazzi di luce illuminano come il sole stesso.
Vide tanto amore in Harry, più di quando lui avesse mai ricevuto, e anche compassione, anche se non era ben chiaro se fosse rivolta a se stesso o a quelli che gli stavano vicino, partecipi della sua stessa sorte.
Stava cercando di capirlo meglio. Che cosa portava un ragazzo a compiere imprese come quelle che lui aveva compiuto, a combattere disperatamente contro un mostro per il bene di migliaia di persone, che probabilmente non l’avrebbero mai nemmeno ringraziato, trattandolo più come carta igienica che come eroe nazionale?
Perché non fuggiva? Non poteva essere solo vendetta, no?
Così sperava. Sia per lui, sia per se stessa.
Improvvisamente sentì un forte dolore alla testa, come un pizzicotto acuto e lacerante, un grido disperato e straziante che la costrinse mano a mano a retrocedere, fino a confinarla ai primi strati dell’organismo, finché non si vide costretta ad uscire definitivamente dalla testa di Harry.
Il ragazzo nel frattempo si era svegliato, ma non perché si fosse accorto della sua piccola invasione, quanto per via di quella sua dannata cicatrice, che ormai non la smetteva più di pulsare e bruciare, tanto da lacerargli il cervello.
Harry si alzò di scatto, premendo le dita sulla fronte, come per contenere quel dolore immenso e la guardò, in maniera che avrebbe definito aggressiva e felina. Sembrava davvero un gatto!
Ad una ragazza normale la sua espressione avrebbe suscitato paura, ma il lei, inaspettatamente, si ripresentò quella gelida calma, che l’aveva sempre aiutata a sopravvivere durante il suo soggiorno nel castello di Voldemort.
Non smise un attimo di fissarlo, immobile, come se si fosse trovata davanti ad un animale selvaggio, sempre con la bacchetta stretta fra le dita, anche se in quelle situazioni tendeva a lasciarsi comandare dall’istinto e dunque dagli Altri.
Nessuno dei due osava muoversi e Marte nemmeno tentò di azzardare un’ipotesi su cosa Harry potesse aver pensato in quegli istanti.
Non ne ebbe nemmeno il tempo a dire il vero, perché la porta della Stanza delle Necessità si spalancò e da lì iniziarono a entrare i vari membri del loro esercito.
Marte alzò un sopracciglio, ironica, quasi con un accenno di sfida, mentre entrambi si voltarono per osservare Hermione avvicinarsi imperterrita a loro due, con dipinta sul volto l’espressione di chi la sa lunga.
Si giunse così all’ottava riunione dell’Esercito di Silente.

Hermione si trattenne dall’iniziare a urlare sonoramente e si limitò a fissare entrambi con sguardo truce. Harry aveva ancora scolpita sulla faccia un’ espressione sofferente e continuava a premere con la mano sulla fronte. Marte invece si era semplicemente alzata in piedi e aveva incrociato le braccia dietro alla schiena, con fare innocente.
“Harry, ti conviene iniziare immediatamente la lezione se non vuoi che gli altri si accorgano che eravate qui insieme, da soli,” sibilò Hermione fra i denti, cercando di ignorare lo sguardo confuso del ragazzo.
Lui si allontanò subito dalle due ragazze ed iniziò a chiamare a raccolta gli altri studenti per cominciare la lezione, intanto la dolce Grifondoro si girò, con le mani premute sui fianchi, a fronteggiare la sua migliore amica Serpeverde, che non sapeva se ridere o iniziare a preoccuparsi perché, come al solito, aveva combinato un pasticcio.
Giusto diversi giorni prima Draco le aveva ripetuto che i suoi poteri dovevano essere una cosa loro e che non avrebbe confessato il suo segreto nemmeno al suo migliore amico, se non sotto giuramento. Ora, lei aveva reso Hermione partecipe del loro segreto e ancora un po’ e si sarebbe fatto scoprire pure da Potter.
Draco faticava a sopportare Hermione come parte della loro vita, in quanto sua migliore amica, ma era certa che per il gatto non avrebbe fatto alcuna eccezione.
“Non stavo facendo nulla di ciò a cui stai pensando.” Hermione ormai si era fissata che lei volesse in qualche modo sedurre Harry, ma si sbagliava di grosso. Per lei stuzzicarlo rappresentava solo una fonte di divertimento, nulla di più. Per nulla al mondo avrebbe rinunciato a Draco. Tanto meno per un Grifondoro.
“Allora spiegami, te ne prego, perché sono confusa,” le rispose stizzita.
“Lo vedo, nel tuo cervello c’è qualcosa che assomiglia sempre di più ad un groviglio di fili!” esclamò, cercando come al solito di distrarla.
Hermione si voltò, ancora più scocciata per via della sua intrusione, nonostante sapesse che questo non bastasse a bloccarla. Marte notò inoltre che la ragazza non la smetteva mai di muoversi. Incrociava le gambe, le braccia, si toccava i capelli e si torturava l’interno delle guancie con i denti.
“Hermione, o tu sei molto eccitata, cosa che escluderei a priori visto che il tuo principe rosso non è presente e visto che anche se lo fossi tenteresti di controllarti, o tu hai bevuto troppo dalla boccetta che ti ho dato, confessa!”
“E va bene! Lo ammetto!Ne ho bevuta metà! So che non avrei dovuto ma era una sensazione così incredibile, riuscivo a studiare senza sforzo, era fantastico!”
Marte scosse la testa, leggermente preoccupata e arrabbiata, anche se sapeva che la sua pozione non avrebbe avuto effetti così negativi.
“E pensare che ti avevo avvertita,” la sgridò, amaramente, “Stanotte probabilmente non riuscirai a dormire. Ti conviene studiare anche durante la notte per consumare gli effetti più velocemente e dormire domani mattina.”
Hermione spalancò sconvolta gli occhi all’idea di dover saltare le prime due ore di Trasfigurazione. “Immagino di essermela andata a cercare…” ammise mestamente.
“Prenderò appunti per te, okay?”
“E io sono consapevole di chiederti uno sforzo enorme,” la prese in giro Hermione, inchinandosi davanti a lei.
“Ma piantala!”

Marte spinse l’amica e la costrinse a raggiungere gli altri, dove Harry aveva già preso a spiegare l’incantesimo che aveva programmato di spiegare quel giorno.
Si misero tutti in cerchio, attorno ad uno di quegli enormi manichini con le rotelle al posto dei piedi che somigliavano tanto ai Mangiamorte.
“Oggi proveremo tutti gli incantesimi affrontati fino ad ora, ovvero Expelliarmus, Protego, Reducto e Stupeficium. Indirizzate l’incanto verso il manichino e spingetelo verso un compagno, ma ricordate,” il suo tono di voce si fece ancor più fermo e deciso, “Qualsiasi incantesimo con cui lo colpirete, il manichino ve lo rinvierà due volte più forte, perciò fate attenzione e proteggetevi. Non è il caso di usare l’infermeria della scuola.”
Sia Hermione che Marte ritenerono che quel metodo di allenamento fosse di gran lunga più divertente di quello abituale e si misero in cerchio una accanto all’altra, anche per parlare senza essere sentite.
“Non mi hai ancora illuminato su ciò che è accaduto fra te e Harry,” borbottò Hermione, poco prima di respingere uno schiantesimo.
Marte alzò le spalle e spine via il manichino riducendo il suo braccio sinistro ad un cumolo di polvere: questo ricrebbe in pochi secondi e il falso Mangiamorte invocò lo stesso incantesimo contro uno studente Corvonero, che, impreparato, riuscì a difendersi ma cadde all’indietro.
“Fa attenzione Colin!”urlò Harry
“Non so di preciso cosa sia successo. Mi sono introdotta nella sua testa solo per dargli un po’ di sollievo - non era la prima volta che mi capitava di doverlo fare e Harry mi sembrava sul punto di crollare - quando all’improvviso ho sentito un dolore acutissimo, straziante, e subito Harry si è svegliato, teso e incazzato.”
“Se era la cicatrice - e non poteva essere altro - allora c’era Voldemort nella sua testa,” commentò la Grifondoro con tono grave e sofferto.
Rimasero in silenzio per diversi minuti, durante i quali respinsero numerose volte il manichino e guardarono gli altri fare lo stesso. Ogni dieci colpi qualcuno si ritirava ed infine, di venticinque che erano all’inizio, ne rimasero in piedi solo tredici, quasi tutti Grifondoro, tra i quali spiccavano molte teste rosse, tre Corvonero e, naturalmente, un’unica Serpeverde.
“Ma c’è una cosa che trovo strana,” pensò ad alta voce, dopo quella lunga pausa di riflessione, “Questa è in assoluto la prima volta che io mi faccio male, non è mai successo prima che qualcuno sia riuscito a superare le mie barriere. La lettura del pensiero è il potere che mi contraddistingue, il mio punto di forza!Non può cedere!” concluse infuriata, ma sempre tenendo basso il tono di voce.
Hermione scosse la testa davanti a questa contraddizione. “Ciò che dici è vero, ma non pensi che in questo caso la situazione presente sia leggermente diversa? Expelliarmus!” urlò svogliatamente. “Dobbiamo ricordare che non è un semplice mago quello a compiere delle continue incursioni nella testa di Harry, bensì Voldemort!”
Nonostante Hermione avesse appena fatto vacillare le sue convinzioni, Marte negò con sicurezza. “No, non è possibile, forse tempo fa, ma di certo non ora!”
“Qui si parla troppo e si lavora poco, mi pare.”
La voce di Harry s’inserì all’interno della loro conversazione come un soffio gelido e spaventoso, facendo sobbalzare entrambe.
Hermione, che era più abituata di lei al carattere del Grifondoro, si comportò normalmente e si scusò, il suo cuore invece, sentendo lo sguardo del ragazzo trapassarle la nuca, ancora dopo che si fu allontanato, continuò a battere all’impazzata, finché una provvidenziale Ginny Weasley non distrusse del tutto il manichino, mettendo fine ai giochi.
Hermione aveva risollevato i suoi timori passati. Voldemort non era più in grado di entrare nella sua testa, ma poteva ferirla tramite gli altri.
Ciò che però lei temeva maggiormente era che un suo presentimento si avverasse, cioè che Tom avesse scoperto che lei era diventata amica di Harry Potter e, tramite il ragazzo, avesse capito che si era innamorata di Draco Malfoy.

    
  
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