I will miss the train
ride in
Il treno rallentava sempre di più, entrando
in stazione, ma Hermione Granger sembrava non essersene accorta. Con la fronte
appoggiata al finestrino, pareva totalmente assorta nel guardare il panorama –
un panorama che era stato verde, poi era diventato grigio e, infine, aveva
finito per assomigliare terribilmente a quello della stazione – e non dava
alcun peso al fatto che ormai fosse quasi arrivata.
Aveva trascorso tutto il viaggio così, a guardare quel panorama che credeva
avrebbe dimenticato troppo facilmente, assieme ai ricordi dei corridoi del
castello, alla Sala Grande, all’intera Hogwarts.
Sapeva che la memoria gioca brutti scherzi, forse peggio di Pix. Sapeva che,
pur aggrappandosi a quei ricordi per le unghie, li avrebbe persi, come era pur
normale che fosse.
Ginny la richiamò, facendole un sorriso esitante e lei si alzò, con gli occhi
sempre fissi fuori dal finestrino, mentre ormai il treno si era fermato al
Binario 9 e tre quarti.
Hermione recuperò il suo baule e, silenziosamente, lei e Ginny si avviarono
verso l’uscita del treno. Sentiva le risate e gli schiamazzi degli altri
ragazzi, che sorridevano e saltellavano per il corridoio del treno. Avrebbe
voluto rimproverarli, ma poi si ricordò che la spilla di Caposcuola era rimasta
ad Hogwarts, come tutto, del resto.
Sospirando, scese dal treno, mentre trascinava a fatica il suo baule.
«Hermione!»
Conosceva benissimo quella voce, non avrebbe potuto confonderla con nessun’altra.
Il suo cuore ebbe un piccolo sobbalzo, mentre si voltava. Non ebbe neanche il
tempo di sussurrare il suo nome – Ron.
Sulla punta delle labbra, Ron. Era
Ron -, che lui l’abbracciò con foga, un abbraccio soffocante che la fece
sentire, per la prima volta da quando si era lasciata il castello alle spalle,
a casa. Era Ron. Ed era a casa.
«Mi sei mancata tantissimo» mormorò lui e lei sentì la pelle del ragazzo
diventare più calda. Era arrossito, come al solito. Sorrise contro la sua
spalla, chiudendo gli occhi. Voleva restare così per tutta la vita, non
chiedeva altro.
«Anche tu mi sei mancato» disse, infine, scostandosi un po’. Ron sorrise – il volto
ancora rosso come i suoi capelli – poi si allungò a prendere il baule della
ragazza, con insolita galanteria. Hermione sospettò che avesse letto di nuovo
quello stupido manuale che gli avevano regalato
- il suo cuore fece un sobbalzo, ma doloroso questa volta – Fred e
George, ma, per una volta, si sentì felice che Ron facesse qualcosa per lei.
«Non si saluta?» una seconda voce, familiare, che arrivava nella sua direzione.
Harry. Era Harry, il suo migliore amico. Con i capelli sparati in tutte le
direzioni ed un sorriso sul viso, era lì, davanti a lei, che si sporgeva ad
abbracciarla sotto lo sguardo arrabbiato di Ron.
«Mi sembrava fossi troppo occupato a salutare Ginny» mormorò, al suo orecchio,
con uno strano sorrisetto divertito sul volto. Harry rise e la strinse ancora a
sé.
«Grazie al cielo sei tornata, Hermione. Ron non faceva altro che parlare di te.
Ho le orecchie in fiamme, credimi» disse, a bassa voce, per non farsi sentire
da lui. Hermione rise sul serio per la prima volta da quando era scesa da quel
treno, poi si scostò da lui e gli sorrise ancora, mentre lui stringeva la mano
di Ginny, che era apparsa accanto a lui. Il modo in cui il suo migliore amico
la guardò le fece spuntare un sorriso intenerito. Pensava che non c’era mai
stato niente di più dolce.
«Andiamo? » domandò Ron, voltandosi verso di lei. La guardava con quello stesso
sguardo e le porgeva la mano, esitante, con un sorriso che le aprì quasi un varco,
nel cuore. Era per lei. Quel sorriso era per lei.
Ma lei si voltò per un secondo, silenziosamente, verso il treno. L’Espresso per
Hogwarts stava ancora lì, il lucido treno rosso che l’aveva portata ad Hogwarts
quando aveva solo dodici anni era ancora lì ed era come se la guardasse, come
se conoscesse i suoi sentimenti.
Per un attimo, ebbe l’impressione di vedere la dodicenne Hermione Granger salire
su quel treno, con un’uniforme nuova fiammante, i capelli cespugliosi e i denti
davanti leggermente sporgenti. L’espressione decisa sul volto nascondeva la
paura che ricordava di aver provato, quel giorno. L’Hermione adulta sorrise,
mentre immaginava la piccola copia di se stessa che entrava in quel treno,
senza sapere che lì avrebbe conosciuto il suo migliore amico e l’uomo che
amava, le persone che le avrebbero cambiato la vita.
Poi il treno fischiò e le porte si chiusero. La visione dell’Hermione dodicenne
svanì nel nulla, mentre il treno fischiava per la seconda volta. E poi partì.
Prima lentamente, poi prese velocità e si allontanò sempre di più dalla
banchina, dalla stazione, da lei. Partiva alla volta di Hogwarts, per l’ennesima
volta. Senza di lei.
Nel giro di qualche secondo divenne solo una lucida macchia rossa che svanì
nella campagna che si riusciva ad intravedere.
Infine Hermione Granger – quella adulta, quella diciannovenne – si voltò verso
Ron che ancora le porgeva la mano e le sorrideva. Lei la afferrò e la strinse,
sorridendogli a sua volta. Le orecchie di Ron divennero rosse e lei, in quel
momento, lo trovò adorabile.
«Andiamo» sussurrò solo, ma in quelle parole c’era tutto quello che non
riusciva ad esprimere.
Andavano. Lei, Ron, Harry e Ginny andavano. Andavano ad affrontare la vita vera,
insieme. Sarebbe stata una missione impegnativa, ma ce l’avrebbero fatta,
perché insieme erano imbattibili e lo sarebbero sempre stati.
Eppure, Hermione Granger lo sapeva: quello scintillante treno rosso le sarebbe
mancato più di tutto quanto.
Angolo Autrice
So che
questa cosa ha bisogno di una spiegazione, ne sono consapevole.
Dunque, so che Hermione torna ad Hogwarts – dopo la Battaglia – per conseguire
i M.A.G.O., mentre Harry e Ron no. Ginny doveva
andare per forza perché doveva ancora iniziare il settimo anno, quindi ci
doveva andare.
Questa storia è solo … diciamo un piccolo sfogo. Hermione ormai ha finito i
suoi sette anni ad Hogwarts ed è tempo di dire addio a quella casa che l’ha
ospitata per tutto quel tempo, che l’ha vista ridere, piangere, litigare con i
suoi amici, diventare una strega a tutti gli effetti.
Solo che non ci riesce. Non riesce a dire addio a quel mondo e l’Espresso per
Hogwarts, è, diciamo, il simbolo del mondo in cui è vissuta. Quando il treno se
ne va, anche l’adolescenza, ma soprattutto la speranza di Hermione di tornare
ad Hogwarts, se ne va con lui.
Questa è la spiegazione normale della storia, però io … diciamo che ci vedo
altro. Più che altro è una sorta di sfogo dei miei sentimenti.
Qualche giorno fa ho visto il trailer dei Doni della Morte ed è stato un
trauma. Harry Potter sta davvero finendo ed io non voglio dirgli addio. Io ci
tengo, tremendamente tanto, e so che piangerò quando vedrò l’ultima scena di
quel film – che poi io spero sia il treno che parte alla volta di Hogwarts è un
dettaglio, ma dimostra quanto per me sia significativo quel treno XD -, perché
Harry è il mio migliore amico da ben dieci anni.
Quindi la fine di quel film sarà più o meno come l’Espresso per Hogwarts che si
allontana ed io che dovrò dirgli addio, consapevole che non potrò tornarci.
Potrò vederlo ancora, quel treno – potrò rileggere i libri e rivedere i film
(che mi hanno sempre fatto schifo, però sono pur sempre i film di Harry Potter)
-, ma non sarà mai la stessa cosa.
Ho scelto di esprimere i miei sentimenti tramite Hermione, perché è il
personaggio a cui mi sento più vicina in tutta la Saga. E perché ... be’, perché pensavo potessero essere i suoi sentimenti.
Okay, vi ho annoiati fin troppo xD
Grazie per aver letto,
El <3
Oh, il titolo è un verso della canzone End of an Era di Oliver Boyd and the Remembralls. È la
mia canzone, ci azzecca molto per quanto ho detto xD