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Autore: Eliatheas    05/07/2010    9 recensioni
«E tu ti ostini ancora a dire che non hai una cotta per lui! » tuonò Fred Weasley, venendole incontro con un sorriso che le metteva quasi paura e passandole un braccio attorno alle spalle.
«E’ solo la verità. La voce che voi avete messo in giro è davvero crudele» sbottò lei, mentre George si univa al gemello e, insieme, la scortavano verso la Sala Comune dei Grifondoro.
«Oh, Katie, noi non abbiamo messo in giro alcuna voce, è tutto merito tuo» scherzò George, con un sorriso identico a quello del fratello.
[dal capitolo 1]
Genere: Romantico, Commedia, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Oliver Wood/Baston
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Starlight ~

«I’ll never let you go if you promise not to fade away»

 

3. I will be chasing your starlight 

 

Katie Bell, fin da bambina, aveva avuto due soli obiettivi nella sua vita: diplomarsi ad Hogwarts con il massimo dei voti e diventare una Cacciatrice famosa.
Il suo futuro si era steso davanti a lei come un tappeto all’età di nove anni, quando suo padre le aveva insegnato a giocare a Quidditch e le aveva detto che aveva davvero talento. Sua madre avrebbe preferito che diventasse qualcuno di importante, magari un’Auror – era stato il sogno di quando era giovane, l’aveva sempre detto - , ma Katie non le aveva mai dato ascolto: sapeva già cosa fare della sua vita.

A quattordici anni, i suoi obiettivi non erano cambiati di molto, ma se ne era aggiunto un terzo alla lista: far capire ad Oliver Baston che era disperatamente cotta di lui.
La cosa si era rivelata più ardua del previsto ed aveva ragione Leanne, la sua migliore amica, quando diceva che lui l’avrebbe notata solo se avesse fatto un trionfale ingresso in Sala Grande vestita da Pluffa.

Ma ora non poteva di certo rimandare, dopotutto era l’ultimo giorno di scuola e non l’avrebbe più visto.
Non le piaceva ricordarlo, dopotutto.
«Non credo sia il caso, sai? » mormorò, guardando la sua tazza di porridge con aria assente, mentre Leanne, accanto a lei, sospirava, esasperata. Katie sapeva benissimo che non la sopportava più con tutti i suoi continui tira e molla, ma non poteva farci niente. «Voglio dire, perché devo rischiare il suicidio in questo modo così stupido? Io …»
«Katie, è dall’inizio dell’anno che stiamo aspettando questo momento» la interruppe la sua migliore amica, riservandole uno sguardo minaccioso. Katie non la guardò neanche e fissò il suo porridge con lo sguardo più cupo che le avessero mai visto. «Quante altre occasioni avrai di rivederlo? È ora o mai più, Katie! Avevamo deciso che gliel’avresti detto durante i festeggiamenti per la Coppa del Quidditch, ma tu no, per carità …» ed ecco che Leanne iniziava a lamentarsi, ancora. Aveva anche ragione – Katie non l’avrebbe mai ammesso, però -, perché sopportare per un anno intero le lamentele di una ragazzina cotta del suo capitano non doveva essere granché divertente, però … non le piaceva l’idea che lei continuasse a tormentarla in questa maniera.  Aveva cambiato idea, okay?
«Mi prenderebbero in giro per il resto dell’anno» Leanne imitò in modo perfetto la sua voce e la ragazza si voltò verso la sua migliore amica per fulminarla. Leanne sospirò, scuotendo la testa. «Quello che voglio dirti, Katie, è che non avrai altre occasioni. Lui se ne andrà. Devi farglielo sapere, che sei cotta di lui in modo quasi imbarazzante».
Katie fece una smorfia, allontanando definitivamente la sua colazione.
«E se lui mi ridesse in faccia?» domando, incerta, voltandosi nuovamente verso la sua migliore amica. Leanne scosse la testa.
«Non lo vedrai più. Dovrai solo sopportare il viaggio in treno» le disse, saggiamente. Lei sapeva che Leanne aveva ragione, però era altrettanto sicura del fatto che, se Oliver fosse scoppiato a ridere dopo la sua dichiarazione, non avrebbe retto. Non era mica colpa sua, le avrebbe dato fastidio. Sì, e tanto.
«E va bene» mormorò, infine. Non c’era niente da perdere, se non quel briciolo di dignità che le era rimasto. Leanne le sorrise, entusiasta, come se le avessero appena detto che aveva vinto un premio di cento galeoni. Katie non capiva perché doveva essere così contenta. Stava andando verso la sua morte, la sua migliore amica doveva avere un minimo di rispetto. «Andiamo, non ho alcuna intenzione di mangiare».
Si alzarono dal tavolo dei Grifondoro e si avviarono verso la Sala d’Ingresso, quando Katie scorse la familiare figura di Oliver Baston che arrivava dalla direzione opposta, probabilmente dalla Sala Comune dei Grifondoro. Lo stomaco fece una capriola su se stesso e il suo cuore iniziò a battere molto più veloce del normale, come se avesse improvvisamente deciso di giocare a Quidditch nel suo sterno. Improvvisamente, si rese conto di non riuscire neanche a proferire parola e guardò la sua migliore amica, in cerca di aiuto.
«Come sto?» chiese,  riservandole uno sguardo disperato. Leanne le sorrise, le sistemò una ciocca di capelli neri vagamente elettrici e le batté una leggera pacca sulla schiena.
«Bene. Schizzata, ma bene» disse, con aria affettuosa. Katie fece una faccia inorridita e la sua migliore amica sorrise. «Stai bene, Katie. Sul serio» lei sembrò rilassarsi, per poi tornare ad agitarsi come se nessuna parola avesse effetto su di lei. «Senti, sta arrivando O vai ora  o non vai più! ».
Katie si voltò, sulle spine, scorgendo nuovamente la figura di Oliver che le passava accanto. Lui le rivolse un sorriso di saluto e lei ricambiò, con il cuore a mille, poi, con la coda dell’occhio, vide la faccia di Leanne assumere un’espressione spazientita.
Ma non era colpa sua, non aveva il coraggio. Era un problema?
Aveva cambiato idea, non voleva dire niente ad Oliver, le andava benissimo così, davvero, non si sarebbe di certo lamentata, lui la stimava come giocatrice, perché rovinare tutto?
Ma tutte le scuse del suo cervello vennero prontamente soffocate dalla sua migliore amica che, in un impeto di iniziativa, le aveva dato un leggero spintone – calcolando in modo ottimale la distanza, doveva aggiungere Katie – e l’aveva fatta cadere addosso a qualcuno.
«Ahia».

Qualcuno che si era rivelato Oliver Baston.
Katie diventò immediatamente di un colore che ricordava molto la sua divisa da Quidditch, un rosso che poco si abbinava ai suoi capelli neri. Il cuore le batteva a mille mentre si sollevava dal corpo del ragazzo di cui era disperatamente cotta e tentò di nascondere il suo viso rovente dietro la massa di capelli che le cadeva sul volto.
«Scusa, scusa, scusa» trillò, nascondendosi ancora dietro i suoi capelli, tentando di non far vedere il suo volto al ragazzo. «Leanne mi ha spinto, non so cosa le sia preso ed io non sono riuscita a tenermi in…».
La risatina di Oliver la interruppe nel mezzo della frase e lei, per la prima volta, alzò il viso verso di lui, guardandolo con aria tesa.
«E’ tutto okay, non preoccuparti» disse, alzandosi e scostandosi la polvere dai pantaloni, per poi porgerle la mano per aiutarla a rialzarsi. Katie la guardò, dapprima incredula, poi l’afferrò e lui la tirò su senza alcuno sforzo, mentre lei diventava ancora più rossa di prima.
«Scusa ancora»mormorò, mortificata. Si guardò per un attimo intorno, alla ricerca della sua migliore amica, ma quella sembrava essersi volatilizzata nel nulla. Dannata lei.
«Ehi, non mi hai mica ucciso. Questo è  nulla, ho subito di peggio e tu lo sai» le rivolse un sorrisetto e Katie lo fissò, incapace di dire altro. Si sentiva come … abbagliata. Gli sorrise a sua volta, con l’aria istupidita, mentre emetteva uno stupido sospiro da ragazzina. «Ci vediamo, allora» aggiunse lui, scrollando le spalle e facendo per avviarsi.
«Ehm, sì»  mormorò lei, semplicemente, guardandolo andare via. Sapeva che Leanne l’avrebbe ammazzata in qualche secondo se avesse saputo che si era lasciata scappare l’occasione da sotto il naso, ma lei non era Leanne. Lei non aveva il coraggio, lei si lasciava prendere dal panico. Rimandava sempre, perché aveva paura.
Ma questa volta non avrebbe avuto una seconda occasione, Oliver se ne stava andando per sempre.
«Oliver! »
L’aveva richiamato senza neanche rendersene conto e solo nel momento in cui lui si era voltato verso di lei con aria interrogativa si era accorta di quello che aveva fatto.
«Sì?» lui le si avvicinò con un sopracciglio inarcato e lei sbarrò gli occhi per la paura. Cosa le era saltato n mente? Da quando era diventata così stupida?
«Ehm, io volevo … sì, volevo solo dirti … be’ …» aveva iniziato a balbettare e questa era una novità, almeno per Oliver. Katie Bell – solitamente – non balbettava mica, anzi, era piuttosto risoluta in tutto quello che faceva. E ora stava davanti a lui a balbettare. «Buona fortuna, ecco! » disse infine, maledicendo se stessa e il coraggio che non aveva. «Buona fortuna per … la tua vita, sì».
Lui la guardò, mentre l’aria interrogativa si sostituiva ad una più divertita, mentre guardava la ragazzina balbettare.
«Grazie, Katie» mormorò, divertito, battendole una pacca sulla spalla. Lei rimase nuovamente abbagliata dal suo sorriso e divenne ancora di fuoco quando la sua mano sfiorò la sua spalla. «Anche a te. Buona fortuna anche a te, Katie. So che diventerai la più brava Cacciatrice del mondo».
Lei arrossì ancora di più e si nascose di nuovo dietro i suoi capelli, imbarazzata.
«E so che tu diventerai un bravissimo Portiere» disse, in ricambio, guardandolo con aria sicura. «Nessuno avrà mai dubbi. Buona fortuna, Oliver».
Lui le sorrise ancora e scosse la testa, scompigliandole un po’ i capelli come ad una sorellina minore. Katie sospiro e si voltò, per tornare nel suo dormitorio e recuperare il baule, dato che da lì a poche ore sarebbe dovuta partire e la maggior parte delle sue cose era ancora sparsa per la sua stanza.
Pazienza, non era riuscita a dire nulla ad Oliver. Non ci sarebbe mai riuscita, era impossibile. Oliver Baston non si sarebbe accorto di nulla, neanche se lei si fosse appesa un cartello al collo con su scritto ‘Io sono cotta e stracotta di te’. A lui interessava il Quidditch e basta.
E, anche se fosse stato interessato alle ragazze, di certo non avrebbe notato una ragazzina di quattordici anni che lo fissava adorante ogni volta che passava e che rischiava di cadere dal suo manico di scopa se solo lui volava nelle vicinanze.
C’era poco da fare, doveva solo accettare la realtà. E poi, era solo una misera cotta. Le sarebbe passata!
Discorsi motivazionali del cavolo, il suo cervello non era proprio il massimo in questo.
«Katie?»
Oliver la richiamò, con un tono di voce divertito. Lei si voltò di scatto e lo vide, ancora impalato lì, che la fissava con un sorriso che gli illuminava il viso.
«Sì?» domandò lei, sulle spine. Oliver scosse la testa, con aria divertita, mentre il suo sorriso diventava, se possibile, ancora più grande. Avrebbe potuto illuminare tutta Hogwarts, di questo passo.
«Fatevi valere, l’anno prossimo, anche senza di me» disse, mentre lei annuiva e tornava ad incamminarsi verso il suo dormitorio. «E vedi di non fare troppe conquiste, eh».
«Cosa? » domandò lei, perplessa, mentre Baston ridacchiava e scuoteva la testa.
«Stai diventando grande, tra poco avrai un sacco di ragazzi che ti girano intorno! »
Peccato che me ne basterebbe solo uno. Che è decisamente cieco.

Lei lo fulminò con lo sguardo e scosse la testa, come a dimenticare quelle parole – quello strano complimento che l’aveva fatta sentire, per un attimo, bellissima.
Non credeva che l’avesse notata. Era una cosa impossibile, stavano parlando di Oliver Baston. Era fantascientifico. Aveva solo osservato che stava crescendo. Tutto qui. Non poteva averla notata, perché …. Perché, andiamo, Oliver Baston che notava qualcuno? Lei, poi?
Sì, decisamente fantascientifico.
«Non preoccuparti, avrò occhi solo per la Pluffa» borbottò e lui rise. La sua risata inondò il cuore di Katie e lei arrossì ancora, sotto lo sguardo del ragazzo. Era cotta, senza alcuna speranza di poter cambiare idea. Non sapeva come avrebbe fatto l’anno seguente, senza di lui, ma era certa che per ora le bastava il fatto che lui rideva con lei.
«Brava, Katie» le sorrise ancora e lei rubò quel sorriso per tenerselo stretto nei suoi ricordi. Le sarebbe tornato utile, prima o poi. «Ci vediamo sul treno. E non facciamo i sentimentali, okay? Ci siamo salutati già. Voglio che tu sorrida, non che mi dica addio. Perché tanto verrai a trovarmi, giusto? Verrai alle mie partite quando diventerò un Portiere professionista, vero? »
Katie sorrise, divertita dalle sue parole. Probabilmente, era il discorso più lungo che le aveva mai riservato, ma a lei andava bene. Non pretendeva di certo chissà che, le andava più che bene.
«Solo se mi farai avere i biglietti» mormorò. Lui ridacchiò e poi le fece un cenno di saluto con la testa. Lei sorrise al suo indirizzo e poi entrambi andarono in due direzioni differenti.
Katie fissò per un attimo la schiena di Oliver Baston che si allontanava e poi si ritrovò a sorridere tra sé e sé. Leanne l’avrebbe ammazzata, ma a lei andava bene così. Le aveva fatto un complimento e l’aveva invitata alle sue future partite. Le bastava. Dopotutto, non poteva pretendere tanto neanche da se stessa. L’ambizione che teneva dentro per i due grandi obiettivi della sua vita non corrodeva anche il terzo. Non le importava di avere successo con Oliver, le bastava quello.
Alla fine, pensandoci, non era andata così male, considerando che non aveva neanche indossato il suo costume da Pluffa.

 

 

Angolo Autrice

 

 Oddio, ma grazie mille <3 tutti questi complimenti mi monteranno la testa, lo so, però mi fanno sempre molto felice *-*

Questa è una cosa un po’ stupida, ne sono consapevole, però mi piace – stranamente parlando xD sarà che tutta la raccolta ha preso il via da questa shot? Probabile, però ci sono affezionata <3
Ma quanto è adorabilmente idiota Oliver? *lo so, parlo di personaggi che neanche esistono*

Oh, giusto, il titolo del capitolo è di Starlight <3

 

Be’, penso di aver finito. Ancora grazie mille <3
El

   
 
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