Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer.
Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro.
Eccomi qui con
un’altra storia. Immagino già cosa vi starete chiedendo. Ma questa non ha altro
da fare che scrivere storie quando ne ha già qualcuna da finire? Beh la vostra
domanda è comprensibile, ma quando l’ispirazione viene non c’è verso di
fermarla. E così eccomi qui a proporvi un altro lavoro. Prometto di continuare
anche le altre, ma questa, beh diciamo che mi ispirava parecchio. Ho intenzione
di portarla avanti in parallelo con le altre, quindi non preoccupatevi chi
segue le altre perché avranno la loro fine. Mi piacerebbe sapere cosa ne
pensate e se vale la pena continuarla. Beh che altro dire? Fatemi sapere se vi
va e soprattutto buona lettura a tutti.
Capitolo 1
Invito di nozze
POV BELLA
L’abbagliante
luce solare proveniente dalla vetrata mi rubò dalle braccia di Morfeo e mi
riportò nel mondo normale.
Aprì gli occhi e
mi accorsi con poca sorpresa che anche stavolta avevo dormito nel mio ufficio
malamente seduta su una sedia girevole e con una lastra di vetro sulla
scrivania come cuscino (à il link
dell’ufficio: http://yfrog.com/5dufficiozj
).
Di sicuro quello
non era proprio il miglior risveglio che si potesse sperare.
Appoggiai la
schiena allo schienale della sedia e mi stiracchiai un po’, anche se tali
movimenti non facevano altro che peggiorare la già precaria forma della mia
colonna vertebrale.
Dopo qualche
attimo di rilassamento, se così potevo definirlo, mi accorsi che avevo ancora
l’articolo da consegnare, così accesi il pc che si era messo in stand bay e
ricontrollai il lavoro della sera prima eliminando qualche errore sfuggito alla
stanchezza della notte.
Misi in stampa e
quando i fogli ancora caldi uscirono dalla stampante laser del mio ufficio fui
finalmente soddisfatta.
Certo, ero
stanca, ma ne era valsa assolutamente la pena. L’articolo era venuto molto
bene.
Oggi per fortuna
avevo una giornata di riposo ed ero convinta di meritarmela tutta considerato
che la mia direttrice era riluttante a concedermi giornate come questa.
Era il classico
tipo che era troppo diligente nel suo lavoro, tutti la consideravano una pazza
e dopo due anni in cui lavoravo lì iniziavo a capire che quel titolo non era
poi così sbagliato.
- Ops, scusi
signorina Swan, credevo non ci fosse nessuno – disse quella che, ormai, da un
anno era la mia segretaria.
Ashley Thomas,
mia coetanea dai ricci capelli biondi e dai grandi occhi verdi (à il link di Ashley: http://yfrog.com/12ashleyzuj ).
Era una ragazza
discreta che sapeva fare molto bene il suo lavoro e che in un anno non era
riuscita a capire che doveva darmi del tu.
Ormai ci avevo
perso le speranze.
- Non
preoccuparti Ashley, dovevo essere a casa a quest’ora – le spiegai.
- Oggi se non
erro doveva essere la sua giornata libera – mi fece notare.
- Esatto e sto
per andarmene – le risposi.
La vidi
osservarmi per qualche secondo poi scosse la testa quasi rassegnata.
- Non mi dirà che
anche stanotte ha dormito in ufficio? – mi domandò anche se conosceva già la
risposta.
- Dovevo finire
un articolo. Anzi, eccolo, consegnalo tu al capo. Non si sa mai cambia idea e
mi fa lavorare anche oggi. Ah, un’altra cosa, appena esci chiamami un taxi per
favore – le dissi sorridendole.
- Bene, ci penso
io. A domani – mi rispose lei prendendo il foglio con l’articolo e uscendo
dall’ufficio dopo avermi rivolto un sorriso a trentadue denti.
Raccolsi le mie
cose e infilai tutto in borsa (à il link dei vestiti di Bella: http://www.polyvore.com/cgi/set?id=20567226
), poi anche io uscì dall’ufficio dirigendomi dritta all’ascensore che mi
condusse in qualche minuto al piano terra.
Uscì e mi lasciai
alle spalle il grande edificio, la cui testata giornalistica da ben due anni mi
aveva dato lavoro: Vogue, la più autorevole rivista di moda al mondo (à il link dell’edificio: http://yfrog.com/13edificiovoguej
).
La sede principale
era a New York dove al ventitreesimo piano di quel grande grattacielo c’era il
mio ufficio che avevo conquistato faticosamente.
Presi il taxi che
gentilmente mi aveva chiamato Ashley e dopo aver dato l’indirizzo del mio
appartamento mi misi a guardare fuori dal finestrino vedendo con quale
difficoltà l’autista si insediava nel grande traffico della metropoli.
Dopo circa un
quarto d’ora arrivammo a destinazione e dopo aver pagato entrai nel
pianerottolo di casa dove il signor Walker, il portiere mi salutò
affettuosamente.
Presi l’ascensore
e mi diressi al mio appartamento entrando e guardandomi attorno (àil link dell’appartamento: http://yfrog.com/3oappartamentoj ).
Come previsto non
c’era nessuno, ma un biglietto attaccato al frigo faceva bella mostra di sé.
Corsi a leggere:
Lavoro, lavoro e ancora
lavoro. Quando hai intenzione di prenderti qualche giorno di pausa? Sei
incredibile. Comunque se ci cerchi siamo da me. Un bacio Jake.
Un sorriso nacque
spontaneo sulle mie labbra. Lui dava dell’incredibile a me quando l’unico ad
esserlo era proprio lui, lui senza il quale non sarei riuscita ad andare avanti
negli ultimi anni.
Ero fortunata ad
averlo e a volte mi chiedevo cosa avessi fatto di buono nella vita per
meritarmi una persona come lui.
Presi di nuovo la
borsa che avevo appoggiato sul divano e uscì fuori dirigendomi al bar sotto
casa.
Comprai del
caffè, della cioccolata e dei cornetti caldi, poi salì di nuovo
nell’appartamento fermandomi, però, nell’appartamento di Jacob (à il link dell’appartamento di Jake: http://yfrog.com/7fappartamentojacobj
).
Presi la chiave
dalla borsa ed entrai.
Quello che vidi
mi lasciò basita.
C’era una casino
della malora, ma in fondo c’era da aspettarselo. Era pur sempre casa di Jake
quella.
Lo vidi dormire
placidamente sul divano circondato da due bellissimi bambini e in mezzo a loro
anche lui lo sembrava, un bambinone un po’ troppo cresciuto.
Aprì leggermente
la tenda facendo entrare un po’ di luce e poi lasciai un bacio delicato sulla
fronte ai bimbi e a Jake che si svegliò subito.
- Bella già qui?
Ma che ora sono? – mi domandò sbadigliando (à il link di Jacob: http://yfrog.com/50jacobphp
).
- Sono le nove e
mezzo – gli risposi mentre lui si alzò dal divano cercando di non svegliare i
bambini.
- Si può sapere
perché anche stanotte hai dormito in ufficio? – mi domandò curioso.
- Ieri sera
quando stavo per chiudere l’ufficio Kirsten è venuta è mi ha incaricato di
scrivere un nuovo articolo, così sono rimasta e ho lavorato lì senza distrazioni –
gli risposi sincera.
- Quando dovevi
consegnarlo? – mi domandò.
Ricordavo
perfettamente le parole del capo.
Alle nove in punto di domani voglio
trovare l’articolo sulla mia scrivania, alle nove, non un minuto più tardi.
- Stamattina alle
nove, ma sai benissimo che era come se la sua scadenza fosse ieri stesso – gli
risposi considerato che, ormai, anche lui conosceva il modo di lavorare del mio capo.
- Dì piuttosto
che il tuo lavoro è assurdo e la tua capa una pazza – mi fece notare sorridendo
e facendo sorridere anche me.
- Per farmi
perdonare ti ho portato i cornetti caldi – gli dissi mostrandogli il sacchetto.
- Beh allora sei
perdonata – mi disse lui schioccandomi un bacio sulla guancia e rubandomi il
sacchetto dirigendosi in cucina.
- Lasciane due ai
bimbi – gli dissi seguendolo.
Non volevo
svegliarli, non ancora almeno.
- Ah Bella, ieri
è arrivata una busta per te. Il portinaio mi ha fatto scendere per parlare con
il postino, il quale mi ha fatto mettere una firma. Ha detto che doveva
consegnarla personalmente, non poteva lasciarla nel buca lettere e visto che tu
non c’eri, il signor Walker ha pensato di chiamare me – mi spiegò lui
indicandomi una busta sul tavolo della cucina.
- E che cos’è? –
chiesi.
- Non lo so. Non
l’ho aperta, fino a prova contraria mi chiamo Jacob Blake e non Bella Swan – mi
rispose lui mentre addentò un cornetto.
- Divertente. Chi
è il mittente? – gli chiesi poi avvicinandomi alla busta.
- Alice Cullen –
mi rispose lui assumendo un’espressione seria.
Sapeva bene cosa
questo volesse dire, ma forse ciò che non sapeva era come avrei reagito e molto
probabilmente io stessa mi stupì della mia reazione.
Avevo sempre
cercato di tenere lontano quel passato doloroso che erano stati i Cullen, ma
Alice restava sempre la mia sorellina folletto, la mia migliore amica, la
migliore amica di tanti avvenimenti, di tanti scherzi e giochi, di tante risate
e pianti, la mia migliore amica di quello che un tempo era il mio tutto, il mio
mondo.
Non sapevo se
aprirla o meno, ma sapevo che se Alice mi aveva inviato una lettera doveva
essere qualcosa di importate.
Sapeva quanto
volessi tenermi lontana dal passato e aveva rispettato la mia decisione anche
se ciò era andato a discapito della nostra amicizia, ma adesso qualcosa l’aveva
spinta a mandarmi quella busta e io dovevo controllare di cosa si trattasse.
Mi avvicinai alla
busta accorgendomi che era color avorio, ma soprattutto che si presentava in
carta molto elegante.
La aprì e ne
estrassi il contenuto accorgendomi che era un biglietto dello stesso colore,
molto raffinato e della scrittura elegante:
Dire che non me
lo aspettavo sarebbe stato da bugiardi.
Sapevo quanto
quei due si amassero ed ero sempre stata convinta che un giorno avrebbero
convolato a nozze.
Beh, quel giorno
era arrivato e io non potevo non essere felice per quella coppia.
- Cos’è? – mi
chiese Jake dopo avermi dato il tempo di leggere.
- Alice si sposa,
con Jasper ovviamente – gli risposi subito.
- È un invito di
matrimonio? – mi domandò curioso.
- Si, il 23
Luglio – gli risposi.
- Ci andrai? – mi
domandò serio.
Ci sarei andata?
Bella domanda.
Andarci
significava una cosa sola: fare i conti con il passato, un passato che portava
un nome. Edward Cullen.
Ero pronta?
- Mamma, sei
tornata finalmente – mi urlò la piccola Lizzie correndomi incontro ed
abbracciandomi.
- Si tesoro,
scusami per ieri sera, ma ho avuto da lavorare. Recupereremo oggi, però – le
dissi stringendola a me mentre un’altra piccola peste mi si buttò addosso
abbracciandomi e riempiendomi di baci prima di fissare Jake che tranquillo
mangiava un altro cornetto.
- Mamma anche io
lo voglio il cornetto – mi disse Ej guardandomi con gli occhi da cucciolo.
- Tranquillo
amore, c’è ne anche per te. Te l’ho preso alla crema bianca proprio come piace
a te – gli risposi prendendo il suo cornetto dalla busta e passandoglielo.
La mia vita era
cambiata.
I Cullen facevano
parte del passato.
Ero pronta a
rivivere quel passato?
Eccoci alla fine. Ci avete capito qualcosa? Lo so il capitolo non è molto chiaro, ma nel corso della storia tutto verrà spiegato. Già dal prossimo capitolo si inizierà a capire di più. Spero che anche questa storia vi piacerà. Fatemi sapere. Un bacione a tutti.