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Autore: NonSense    11/07/2010    4 recensioni
Cinque persone; quattro vittime ed un assassino.
Essere costretti a passare due giorni e due notti della propria vita rinchiusi in ospedale con altre quattro persone, soprattutto se queste sono tue amiche, è facile.
Sapere che una di queste è un assassino, e che prima della fine di questi giorni molto probabilmente ucciderà tutti, è difficile.
Accettare la sua identità, è addirittura impossibile.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Rinchiusi in un ospedale? Non è possibile!

- Dai Naruto, piantala di muoverti! Devo solo metterti un cerotto! -
Seduti sul letto di una delle tante stanze dell'ospedale, Sakura cercava inutilmente di medicarlo.
- Mi fai male! - cominciò a lamentarsi lui, quasi sull'orlo delle lacrime.
Lei lo guardò rassegnata: non è possibile. Solo pochi giorni prima aveva combattuto contro un membro dell'Akatsuki, ferendosi gravemente, e adesso veniva a lamentarsi con lei, per un semplice cerotto?
Roba da pazzi.
- Ho finito. - affermò La ragazza dopo avergli messo il cerotto sul gomito del braccio destro.
- Grazie, Sakura. - disse rilassandosi e tirando un sospiro di sollievo.
- La prossima volta che ti alzi dal letto, fai attenzione a dove metti i piedi, chiaro? - gli ordinò lei.
- Sì. - obbedì quest'ultimo sorridendo, ma anche rosso per l'imbarazzo.
A quest'ora molto probabilmente già tutto il villaggio sapeva del suo piccolo incidente con lo scaffale caduto la notte precedente mentre il biondo dormiva. E quando si era svegliato non si era accorto che invece del pavimento i suoi piedi si erano poggiati su qualcos'altro, lo scaffale per la precisione, e poiché il suo equilibrio non è dei migliori alle sei del mattino, era inciampato.
- Ora puoi anche andartene. E vedi di non farti vedere in ospedale per un bel po'. - gli disse sorridendo.
Sakura cominciò a mettere a posto i medicinali usati per curarlo, mentre Naruto si alzò dal letto con l'intento di dirigersi fuori dalla stanza.
Ad un tratto, però, si fermò e cominciò a guardarla insistentemente.
Solo dopo aver finito di sistemare le medicine, Sakura si accorse che lui la stava osservando.
Il ragazzo sembrava inquieto, spaventato da qualcosa. Ma da che cosa?
- Lo so che molto probabilmente lo sanno già tutti, ma tu non dirai a nessuno che sono inciampato sullo scaffale ed è per questo che mi sono fatto male, vero? - le chiese con occhi imploranti.
Lei fece un sospiro di sollievo. Era preoccupata che gli fosse successo qualcosa di grave, e invece…
- Ma certo che non lo dirò a nessuno, baka! -
- Ah, menomale. Non vorrei che l'immagine del futuro Hokage, quale io sarò, venisse compromessa da questo piccolo incidente di percorso. -
- Non preoccuparti di questo. Ho le labbra sigillate. Cioè, io sì, ma gli altri pazienti non credo proprio. - gli disse con una risata che aveva un che di sadico.
- E' vero! Ci sono anche gli altri! - esclamò sconsolato scuotendo la testa. - Il teme sicuramente non perderà l'occasione di rinfacciarmelo a vita. E Neji, anche se sembra una persona seria, scommetto che sotto sotto è un gran pettegolo e potrebbe andare a spifferarlo ad un sacco di persone. – ci pensò un attimo, per poi decidere che fare - Allora io vado a convincere gli altri a tenere il becco chiuso. -
- Vai, ma vedi di non disturbarli. Altrimenti saprò con chi prendermela. E fai veloce, cinque minuti al massimo e vattene. Ci tengo alla salute dei miei pazienti. - affermò riducendo gli occhi a due piccole fessure.
Un brivido gli percorse la schiena.
- Sì, ho capito. - disse spaventato per poi andarsene.
Erano solo le dieci del mattino, ma lei si sentiva già stravolta.
Con passi veloci entrò nella camera dov'erano ricoverati Neji e Sasuke; prima finiva di controllarli tutti, prima il suo turno finiva.
Era stata davvero sfortunata. Mentre tutti si erano trasferiti nel nuovo ospedale costruito da non molto, lei, visto le gravi condizioni di Kiba, e visto che Kiba era un suo paziente, era stata costretta a rimanere lì. Così non solo si era dovuta occupare di lui, bensì anche di Sasuke e Neji, che si erano rifiutati di cambiare ospedale.
Appena fece il suo ingresso nella stanza, guardò i due ragazzi; Sasuke si stava massaggiando la testa, probabilmente era appena stato reduce da un forte trauma, l'altro invece aveva gli occhi spalancati dalla sorpresa.
Naruto era passato da loro, aveva spiegato loro la situazione, ma poiché aveva la brutta abitudine di parlare alla velocità della luce quando doveva spiegare qualcosa, li aveva lasciati lì interdetti, senza aver fatto capire loro niente.
Era sicuramente questo il motivo per cui loro adesso si trovavano in quelle condizioni. La ragazza alzò gli occhi al cielo osservando con curiosità, come sempre, la loro stanza di un particolare colore bianco.
Mentre le altre erano di un azzurrino pallido, questa sembrava sempre dare un senso di disagio e inquietudine ai pazienti.
Il perché però rimaneva un mistero. Per lei era una stanza come le altre, quindi non riusciva a capire i loro stati d'animi quando domandavano di essere spostati da qualche altra parte.
Ma forse era solo per la leggenda che si raccontava a proposito di quella camera; si diceva che un bambino fosse stato ucciso a sangue freddo da un medico, anni prima, e probabilmente la paura che il gesto potesse essere emulato da qualche altro dottore, li metteva in agitazione.
Neji e Sasuke, al contrario, non avevano mai manifestato di questi problemi.
O perlomeno non avevano lasciato intendere niente a lei.
Anche se aveva notato che i due ragazzi, specialmente Sasuke, evitavano di guardare le pareti bianche. E così concentravano la loro attenzione sull'arredamento della stanza formato da due letti separati da un comodino, piuttosto che sui muri della camera. Lei notò che in tutti quei giorni passati lì, loro non avevano posato niente che fosse un qualcosa di personale sul comodino, come faceva la maggior parte delle altre persone.
Nessuna traccia di fiori o quant'altro, nonostante molte persone fossero venute a far loro visita. C'erano solo i loro coprifronte e alcuni kunai messi in disordine.
- Naruto è passato di qui, vero? - domandò lei, pur sapendo già la risposta a quel quesito.
- Non ho capito niente di quello che ha detto, - cominciò a dire Neji ancora scombussolato per l'accaduto. – blaterava qualcosa a proposito di uno scaffale, ma poi sinceramente mi sono perso. - finì scuotendo la testa.
- Se non altro, dopo che gli abbiamo assicurato che non avremmo detto niente a nessuno, per che cosa poi non ne ho la benché minima idea, se n'è andato via. - affermò Sasuke.
- Fortunatamente. - aggiunse lo Hyuuga, che sembrava cominciare a dare segni di ripresa.
Forse aveva sbagliato a permettere a Naruto di parlare con i suoi pazienti, chissà come se la stava cavando quel poveretto di Kiba.
- Oggi possiamo essere dimessi, vero? - domandò il membro del clan degli Uchiha, impaziente di andarsene da quel posto.
Quelle pareti bianche lo mettevano in agitazione, per non parlare poi dell'odore che provocava in lui una forte nausea. Prima se ne andava da lì, meglio era.
- Sì, oggi potere essere dimessi. – lo rassicurò la ragazza con un sorriso.
- Non ne posso più di questo posto. - disse Neji.
Si erano entrambi gravemente feriti, nell'ultima missione a cui avevano partecipato lei, Naruto, Kiba, Neji e Sasuke. L'esito non era stato proprio dei più disastrosi, perché alla fine erano riusciti a portare a termine la missione e a catturare il nemico, ma c'erano state delle gravi conseguenze.
Tutti loro si erano feriti, chi più chi meno; tutti portavano e avrebbero portato per sempre i segni di quella battaglia, delle cicatrici che non sarebbero mai più andate via e che sarebbero rimaste davanti ai loro occhi per ricordare loro l'errore che avevano commesso.
Erano stati precipitosi, credevano di batterlo senza enormi sforzi e invece...
A quel pensiero Sakura scosse la testa e finalmente tornò a concentrarsi sui due ragazzi.
Posò la cartella clinica dei due Jonin sul comodino e si avvicinò a Neji. Gli alzò lentamente il camice per non fargli male e poi cominciò a togliergli le bende.
Neji era quello che si era ferito di meno. Aveva riportato una profonda ferita sul petto, ma il tutto si era fermato a ciò. Di Sasuke, invece, non si poteva certo dire altrettanto. Oltre ad una cicatrice sul petto e un'altra, meno profonda questa, sulla schiena, aveva rischiato di perdere del tutto la vista.
Fortunatamente poi, le cose erano andate per il meglio.
Dopo aver finito con Neji, fece altrettanto con l'Uchiha.
- Siete pronti per andarvene. Cominciate pure a preparare la vostra roba, ma non sforzatevi troppo, sapete che non siete del tutto guariti, quindi fate con calma. - affermò uscendo dalla loro stanza.
In realtà non erano totalmente guariti, ma Tsunade aveva lasciato loro il permesso di essere dimessi proprio quel giorno, facendosi però promettere che sarebbero tornati in ospedale a farsi controllare ogni giorno. Ora mancava solo Kiba e il suo lavoro poteva davvero definirsi finito.
L'Inuzuka aveva cominciato a dare qualche segno di ripresa proprio quella mattina.
Sapeva che verso le dieci ed un quarto dei ninja sarebbero venuti a prenderlo per trasferirlo nell'altro ospedale e quindi doveva finire di visitarlo in fretta, perché erano già le dieci e dieci.
Quando entrò nella sua camera, il ragazzo stava dormendo, ma questo non avrebbe dovuto stupirla, perché ormai quella era la cosa che faceva più spesso da una settimana.
Nella settimana che aveva seguito la missione, Kiba se non altro era riuscito a parlare e a rimanere sveglio, ma in quella successiva, la situazione era peggiorata. Aveva la flebo attaccata al braccio destro e proprio in quel punto e anche in un altro più in giù, sull'avambraccio, la sua carnagione aveva cominciato ad assumere un intenso colore rosso.
Era ricoperto dalle lenzuola fino all'altezza del petto e la sua fronte era sudata, tanto che i suoi capelli erano bagnati e cadevano appiccicosi sulla fronte.
Forse in un certo senso era quasi una fortuna che egli in quel momento non fosse sveglio.
Da quando era stato ricoverato, il carattere di Kiba aveva preso una brutta piega; era diventato scontroso e irritabile con tutti.
Accusava tutti, persino lei, di volerlo uccidere.
Forse questa era una conseguenza del fatto che si era trovato così vicino alla morte da poterla percepire in qualsiasi frase e in qualsiasi gesto.
La paura che quel momento potesse ripetersi, lo spaventava enormemente.
Lei comunque, continuava a non capirlo, Kiba. Se non si fosse rifiutato di prendere quelle medicine, il ragazzo in questo momento non sarebbe di certo stato sdraiato su quel letto d'ospedale, ma fuori da un bel pezzo.
Certo, queste medicine erano state ricavate da prodotti non particolarmente ortodossi e in più c'era la possibilità che ci fossero degli effetti collaterali, senza contare il fatto che queste erano ancora in fase di sperimentazione.
Alla fine non contano i mezzi, ma il risultato no?
Quei medicinali erano purtroppo anche l'unico modo per curare persone come Neji, Sasuke e Kiba, per i quali le altre medicine non avrebbero avuto alcun effetto.
E qualche effetto collaterale era certamente preferibile alla morte.
Inoltre i pazienti che li avevano provati non avevano avuto alcun problema e quindi non riusciva a capire perché l'Inuzuka continuasse a non volerne sapere.
Lei non poteva di certo somministrarglieli con la forza e quindi gli aveva posato quelle medicine sopra il comodino.
Tutte le volte che entrava nella sua camera, sperava tanto che il ragazzo le avesse prese e si fosse ristabilito, ma tutte le volte rimaneva delusa nel constatare che invece non era così.
Ma quando posò gli occhi sul comodino, con grande sorpresa, si accorse che questa volta ne aveva prese alcune. Eppure c'era qualcosa che non tornava.
Ma cosa?
- Sakura! - esclamò una voce da lontano che lei riconobbe come quella di Naruto.
- Ti avevo detto di andartene! - gli disse lei arrabbiata, uscendo di corsa dalla camera di Kiba.
Quando il biondo si avvicinò si accorse che dietro a lui c'erano anche Sasuke e Neji.
- Siamo rimasti chiusi dentro l'ospedale. - affermò Naruto preoccupato e allarmato.
Gli altri due ragazzi si limitarono solo ad annuire.
Ecco cosa non tornava; Kiba si era alzato ed era per questo che aveva il braccio rosso su due punti diversi.
Perché quando lui si era alzato si era dovuto togliere la flebo e quando era ritornato l'aveva rimessa, ma non nello stesso punto.
Doveva aver fatto qualcosa per cui avrebbe dovuto avere entrambe le mani libere e la flebo doveva essergli decisamente di troppo, per questo se l'era tolta.
No, non poteva essere. . .

Note dell’Autrice
Spero che questo secondo capitolo vi sia piaciuto^ o^! Lo so che magari vi sembra un po’ impossibile, ma si può già capire chi è l’assassino in questo capitolo. Ho seminato davvero tanti indizi in questo, e nei capitoli successivi( bisogna però trovarli XDD), che è impossibile non comprendere chi sia il colpevole XDDDD
VAIUS; Sono contenta di essere riuscita ad incuriosirti ^^. I capitoli in tutto saranno otto, ovviamente sono già stati scritti tutti da un anno XDD, e no, niente Happy EndingXD Spero che il capitolo non ti abbia deluso. Ciao e alla prossima.
Kingredlions; Grazie mille per i complimenti, sono contenta che tu sia interessato alla storia. Come hai appena detto, davvero tutti sarebbero capaci di uccidere. E nel prossimo capitolo spiegherò le loro motivazioni; chi più chi meno, ognuno di loro ha un motivo per uccidere gli altri. Beh, questo è il secondo capitolo e spero non ti abbia deluso. Non mi aspetto che tu mi metta subito tra i preferiti, ovviamente XDD, e forse non lo farai dopo il finale, ma grazie comunque ^-^. Ciao a presto!!
  
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