4. I
tried to give you up, but I'm addicted
«Quello» Toby indicò il poster formato
umano di un ragazzo dall’aria particolarmente arcigna e dalle folte
sopracciglia che volava da una tenda all’altra del campeggio bulgaro,
rivolgendo a tutti sguardi particolarmente cupi. «Quello è Krum» e si fermò un
attimo a sospirare, sognante, come un ragazzino alla sua prima cotta. «E’ il
Cercatore più geniale di tutto il mondo, è semplicemente … incredibile».
«Dimmi che tuo fratello non ha intenzione di farmi la telecronaca ad ogni tenda
che incontriamo! » mormorò Katie, voltandosi verso Leanne, che si faceva
piccola piccola per la prima volta, davanti all’amica. «Non ne posso più, è una
tortura».
L’altra scrollò le spalle. «E’ semplicemente troppo eccitato” tentò di
giustificarlo, mentre Toby iniziava ad elencare i perché per cui Krum era in assoluto il miglior Cercatore del
secolo.
Katie amava il Quidditch, davvero. Lo amava con tutto il cuore, era qualcosa
che non sapeva spiegarsi, che la faceva sentire bene anche quando era giù, che
la faceva sorridere, che la rendeva felice. Katie amava in Quidditch e non era
una novità. Ma in quel momento si ritrovò a detestarlo. Avrebbe urlato di
odiare quello stupido sport, pur di far star zitto Toby Webb e non sentire più
la sua voce irritante.
Non era un’ingrata, affatto. Quando i Webb l’avevano invitata alla finale della
Coppa del Mondo di Quidditch, dicendo che avevano preso un biglietto per lei
perché – a quanto aveva raccontato loro Leanne – lei era una vera appassionata
di Quidditch, aveva creduto di essere in un sogno. Li aveva ringraziati a non
finire, aveva ringraziato Leanne e persino Toby e non aveva fatto altro che
sorridere per tutto il tempo.
Se solo avesse saputo quello che la aspettava.
Sapeva – grazie a Leanne – che i Webb erano appassionati di Quidditch quanto
lei, ma non aveva idea di quanto
fossero appassionati. I genitori di Leanne erano normali, questo sì, ma Toby …
l’unico argomento di Toby era il Quidditch e sembrava avere una sorta di strana
venerazione per Krum che lo rendevano ancora più irritante.
Lo avrebbe preso a pugni entro la fine della giornata, oppure Toby l’avrebbe
talmente intontita con le sue chiacchiere da non ricordare neanche il suo nome.
«Dovete capire che …».
No, non voleva affatto capire. Ne avrebbe fatto volentieri a meno, davvero, non
ce ne era bisogno.
«Questa passeggiata sta diventando un supplizio» mormorò, e Leanne sorrise,
prima di afferrare il braccio della sua migliore amica e di suo fratello e
iniziare a camminare lontano dalle tende dei Bulgari.
«Su, basta parlare di Quidditch, una come me si annoia! » disse, e Katie non le
fu mai tanto grata in vita sua. Probabilmente le avrebbe costruito una statua,
prima o poi.
«Leanne, dove stiamo andando? » si lamentò Toby, con voce lagnosa. Okay, non
era colpa sua, era probabilmente Katie che detestava quella voce qualunque cosa
dicesse.
«Oh, vedrai! » rispose solo la sorella,
mettendo su quel sorriso che Katie Bell conosceva benissimo. Era il sorriso di
quando Leanne aveva qualcosa in mente, qualcosa che, di solito, metteva Katie
in imbarazzo a tal punto che la ragazza avrebbe preferito scavare una fossa con
le sue stesse mani e seppellirvisi dentro.
Tutta la gratitudine sparì così come era venuta.
«Per la barba di Merlino, Leanne, cosa diamine hai in mente? » domandò
preoccupata per la sua dignità, ma non ottenne alcuna risposta. Leanne aveva
afferrato le braccia dei due e li trascinava con foga verso un punto ignoto del
grande campeggio. Katie si ritrovò ad alzare gli occhi e si ad incrociare lo
sguardo stupito di Toby, che la fissava come in cerca di risposte.
Poverino, non aveva idea del Poltergeist che aveva per sorella. Per la prima
volta, Katie non lo detestò, ma fu un sentimento rapido, perché poi ricordò le
interminabili ore trascorse a sentir parlare solo e soltanto di Krum e la
compassione svanì in fretta.
«Sorellina, ti dispiace dirmi dove ci stai dirottando? »
Era inutile, Leanne non avrebbe risposto. Non lo faceva mai, quando era intenta
ad elaborare un diabolico piano per mettere Katie in imbarazzo. E la diretta
interessata – ormai convinta che la sua migliore amica la stesse direttamente
portando verso la vergogna pubblica – non poteva far altro che lasciarsi
trascinare come un pupazzo, guardandosi intorno con aria sconfitta. Tentare di
liberarsi o lamentarsi non serviva a niente, tanto Leanne avrebbe trovato lo
stesso il modo di torturarla. Tanto valeva andare dritta verso la sua tortura
personale a braccia aperte e coraggiosamente.
«Ahia! »
Iniziava ad odiare Leanne e la sua mania di farla sbattere contro le persone,
facendo finta di niente. Ma questa volta avrebbe protestato, questa volta
gliene avrebbe dette quattro, questa volta non si sarebbe lasciata spingere su
una persona che passava di lì …
«Katie? »
… e che si era rivelata, per l’ennesima volta, Oliver Baston.
Katie aveva capito tutto, in quel dannato momento. Leanne aveva solo fatto
finta. Finta di non essere arrabbiata con lei perché non aveva detto niente ad
Oliver, aveva finto di essere calma e tranquilla, finto di non essere più
interessata alle sue vicende sentimentali. Nel frattempo, probabilmente, stava
tramando il suo piano diabolico per farla nuovamente sbattere contro Oliver
Baston, causandole una nuova figuraccia da aggiungere al suo album.
Toby si sporse per aiutare Katie, che era caduta a terra, ma la ragazza notò
che la sua migliore amica gli aveva bloccato la strada e gli aveva riservato
un’occhiataccia da record. Oliver non si era accorto di niente – e quando mai?
– e la tirò su senza fatica, facendole un sorriso scintillante.
Bene, ora poteva anche morire.
«Vuoi farla diventare una tradizione, Bell? » le domandò, mentre lei iniziava a
diventare sempre più pericolosamente rossa.
«Oh, ehm, io … scusami. Ho dei problemi a … stare in piedi senza inciampare,
sai» mormorò, balbettando leggermente, mentre rifilava un’occhiataccia alla sua
stupidissima – e probabilmente ex – migliore amica.
«Non preoccuparti, ci farò l’abitudine, se mai vorrai cadermi addosso ancora».
Merlino, quanto era adorabile. Lei gli era caduta addosso nel bel mezzo di un
immenso campeggio e lui non si scomponeva minimamente, ma la guardava con quel
sorriso incantevole che la faceva sentire come se stesse volteggiando su un
manico di scopa a trenta metri dal suolo.
«Oh, che carini che vi siete ritrovati! » esclamò Leanne, con una voce da
bambina di cinque anni, candida ed innocente, distogliendo Katie dal suo sogno
ad occhi aperti e facendole venire una grande voglia di scavarsi la sua fossa.
«Bene, io e Toby andiamo a … oh, certo, Toby voleva vedere le tende dei
Bulgari, vero, Toby? Andiamo, su! »
E benché Toby tentasse di protestare in tutti i modi con la sua stupida voce
irritante, venne prontamente trascinato via da Leanne, che piantò Katie là
davanti ad Oliver, nel bel mezzo del nulla, con solo il suo cuore che ancora
giocava a Quidditch dentro di lei.
Avrebbe ammazzato Leanne. A Toby non sarebbe importato, dopotutto. Anzi, lui
poteva aiutarla. Sì, doveva chiederglielo, magari sarebbero riusciti a farla
fuori una volta per tutte e …
«Sei qui con loro? »
… e Oliver Baston era l’essere più meraviglioso che la natura avesse creato,
decisamente. Come faceva ad essere così perfetto in ogni cosa che facesse?
Katie si riscosse giusto in tempo, per evitare che Oliver la considerasse una
stupida, e fece un sorriso esitante.
«Sì, mi hanno chiesto se mi andava di venire e … be’, non si rifiuta la Coppa
del Mondo di Quidditch» disse, guardandolo e torturandosi le mani. Lui le
sorrise ancora e distolse leggermente lo sguardo, per vedere ancora le figurine
di Leanne e di suo fratello che sembravano impegnati in una discussione
animata. «Toby è insopportabile, ma credo sia il prezzo da pagare per una tale
fortuna».
Oh, e se Toby l’avesse presa in giro, al suo ritorno? Va bene che aveva sedici
anni, ma era così stupido certe volte. E se Leanne gli avesse raccontato tutto
e lui lo avesse considerato un buon pretesto per cambiare argomento e
tormentarla? Sarebbe stata la cosa più
imbarazzante di tutta la sua vita.
Ah, no. La più imbarazzante era piombare addosso ad Oliver Baston due volte,
nel giro di pochi mesi, sempre a causa di Leanne Webb.
Oliver rise, guardandola divertito.
«Aveva l’aria di chi non sta mai zitto» osservò, poi, tornando a guardare Katie
con un’aria allegra.
Lei sorrise ancora. «Indovinato», storse il naso al pensiero delle stupide
chiacchiere di Toby Webb e scosse la testa. «E, cosa peggiore, non fa altro che
parlare di Krum. Il che è un po’ inquietante, se si considera che Toby abbia
sedici anni e l’unica cosa a cui riesce a pensare è a Viktor Krum».
Non credeva a quello che stava facendo. Era lì, davanti a lui e stava portando
avanti una conversazione vera. Non un confuso balbettio adolescenziale, ma una
vera conversazione. Certo, si parlava di Toby Webb, il che, come argomento, non
era il massimo, ma avrebbe potuto tranquillamente spostare la conversazione su
qualcosa di bello ed interessante e alla fine Oliver Baston si sarebbe reso
conto di quanto lei era fantastica e intelligente e brillante e avrebbe capito
che lei sarebbe stata il grande amore della sua vita.
Forse doveva smetterla con i voli di fantasia.
«Be’, allora … come ti va, Oliver? » domandò, tentando di cambiare argomento
con sicurezza – missione fallita-, guardandolo e torcendosi le mani, con il
cuore che batteva sempre frenetico. Lui scrollò le spalle, con un sorrisetto.
«Bene. Il solito» disse, semplicemente, poi il suo volto si aprì in un sorriso
entusiasta. «Oh, non te l’ho detto! Mi hanno accettato tra le riserve del Puddlemere United! » e le riservò una faccia così raggiante che
Katie aveva iniziato a credere che splendesse di luce propria.
Okay, stava iniziando ad esagerare con la sua stupida cotta. La parte razionale
di lei se ne rendeva conto, ma quella … ormai definitivamente cotta saltò al
collo di Oliver – che era decisamente più alto di lei, eh – e lo tenne stretto
a sé, sorridendo.
«Oh, sono felicissima per te,
Oliver! Tantissimo! » disse,
affondando la testa nella sua spalla. Oliver ridacchiò, ma non la scostò, anzi.
La tenne stretta a sé, con delicatezza, quasi avesse paura di romperla in mille
pezzetti.
«Non immaginavo una simile
reazione, ma ne sono contento»
mormorò e Katie si rese conto in quel momento di cosa stava facendo. Stava
abbracciando Oliver Baston. Lo stava abbracciando. Lei. Oliver Baston.
No, non era possibile. Insomma, Oliver Baston non aveva mai abbracciato
nessuno, tantomeno lei. Era decisamente impossibile.
Eppure lei era lì, aggrappata a lui, con la testa sulla sua spalla e
l’espressione di puro terrore in volto. Cosa diamine aveva combinato?
Si scostò in fretta, diventando ancora più rossa di prima e portando lo sguardo
sui suoi piedi, improvvisamente così interessanti.
«Scusami, io … non salto addosso
alla gente, di solito» mormorò,
passandosi una mano fra i capelli e azzardando uno sguardo verso di lui,
esitante. Ma Oliver sembrava divertito, non arrabbiato o stupito o qualsiasi
altra cosa. Le sorrideva, come se fosse stato del tutto normale lei che lo
abbracciava.
«Dovresti smetterla di scusarti,
Katie, non hai fatto niente» le
disse, dolcemente, poggiandole una mano sulla spalla e riservandole il sorriso
più bello del mondo. «E’ stato
bello, puoi abbracciarmi tutte le volte che vuoi».
Lei sorrise un po’, meno preoccupata, mentre dentro di lei sapeva che questo
era qualcosa di impossibile. Lui non c’era più ad Hogwarts, se ne era andato.
Non l’avrebbe più rivisto tanto spesso.
Perché la cosa doveva far così male, per Merlino? Non riusciva a sopportarlo e
non voleva pensarci, ma da lì ad una settimana la scuola sarebbe ricominciata.
Senza Oliver, per la prima volta.
E pensare che aveva trascorso i due anni precedenti a contare i giorni che la
separavano dal rientro a scuola. Ora avrebbe preferito che quel giorno non
arrivasse mai.
«Potrei prenderti sul serio» mormorò, infine, facendogli un sorriso
esitante, ma non riuscendo a reprimere la sua tristezza. «Se mai ti vedrò
ancora» aggiunse, con aria tetra.
Oliver la guardò, incerto, poi le fece un sorriso scintillante che fece battere
più forte il cuore di Katie.
«Oh, certo che mi rivedrai! Devi venire alle mie partite, non puoi perdertele.
Ti disconoscerei ufficialmente, se lo facessi».
Il tono minaccioso del ragazzo ebbe il potere di farla ridere, divertita,
mentre lui, davanti a lei, la guardava, con quel sorriso che lei adorava tanto.
«Non essere triste, Katie. Avremo tante occasioni per rivederci» le disse,
tornando serio e poggiando le sue mani sulle sue spalle. Era così tremendamente
vicino. Troppo vicino. Avrebbe sentito il suo cuore battere in una maniera
vergognosa. Ma ad Oliver sembrava non importare, perché le fece un piccolo
sorriso. «E poi, non c’è bisogno di essere triste per me, avanti! Sono solo un
Portiere».
«Un diavolo di Portiere» mormorò lei, sorridendo e ripetendo le parole di Fred,
ad un anno di distanza. Oliver sorrise e scosse la testa.
«Avevamo detto niente sentimentalismi! Così mi deludi» Oliver tentava di
tirarle su il morale e lei … lei si rese conto, in quel momento, di quanto era
incredibilmente fantastico e di quanto fosse assolutamente idiota lei.
«Che vuoi farci, sono pur sempre una ragazzina» disse, facendogli un gran
sorriso. Oliver era … incredibile. Meraviglioso, fantastico, stupefacente. E
lei si comportava in quel modo assurdo, facendolo intristire per una
sciocchezza. Doveva smetterla, assolutamente. «Be’, allora ci si vede. Alle tue
partite, giusto? Devi farmi avere i biglietti» lo minacciò, puntandogli un dito
contro, mentre lui mollava la presa sulle spalle della ragazza. «Ti
disconoscerei ufficialmente, se non lo facessi» lo scimmiottò ed Oliver rise, divertito,
lasciandola andare.
«Ci si vede, Katie Bell» mormorò, semplicemente, regalandole l’ultimo sorriso
mentre rientrava nella sua tenda.
Katie sorrise, tra sé e sé, poi si voltò e tentò di ritrovare la strada per
tornare alla tenda dei Webb.
Leanne non sarebbe stata felice del fatto che il suo ennesimo, brillante e
diabolico piano era stato mandato in frantumi dalla sua migliore amica, ma che
importava, alla fine?
Anzi, Leanne doveva essere ammazzata, ora che ci pensava. E non avrebbe chiesto
aiuto a Toby, per niente. Avrebbe ammazzato anche lui. I signori Webb
l’avrebbero solo ringraziata della sua missione. Non capiva come riuscissero a
sopportarli.
Se mai fosse riuscita ad arrivare alla tenda, pensò, avrebbe sicuramente
tentato di far fuori la sua migliore amica. Poco male se l’avessero spedita ad
Azkaban. Era un dettaglio, dopotutto.
Angolo Autrice
Sono
prevedibile, lo so, ma mi piaceva troppo l’idea dei piani diabolici di Leanne
per fare incontrare Oliver e Katie, dopo che Katie aveva mandato in frantumi il
diabolico piano precedente *-* Lo so, l’ho praticamente inventata io Leanne, ma
la adoro XD
So che questo capitolo non ha molto senso, alla fine, anzi, è molto simile a
quello di prima, ma qui Katie si ritrova ad affrontare davvero, per la prima
volta, il fatto che Oliver non ci sarà l’anno prossimo e lei non potrà
parlarci, anche se lo vedrà alle sue partite, quando e se diverrà un giocatore
professionista.
Diciamo che mi piace cincischiare in capitoli del genere, va’ XD
Ancora
grazie mille a tutti, per esservi ancora filati questa raccolta stramba <3 non
sapete quanto mi fate felice *-*
Oh,
sì, il titolo è sempre da Time is
Running Out. Lo so che già l’ho usata, ma ci stava e
poi è una delle mie preferite – no, la verità è che tutte le canzoni dei Muse
sono le mie preferite XD
Okay,
ora la smetto.
El.