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Autore: MartyCullen    14/07/2010    1 recensioni
Questa è una storia d'amore tra una ragazza e un vampiro. Se vi aspettate la relazione alla " Bella & Edward ", siete fuori strada, anche se c'è qualche riferimento alla saga di "Twilight", poichè alcuni personaggi sono presi da essa. Comunque, questo è un racconto drammatico, e purtroppo non c'è un lieto fine; inoltre la situazione dei due personaggi è complicata, perché hanno una storia passata un po'"movimentata". Se vi ho incuriositi, leggete la mia fanfiction. Buona lettura!
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'orologio del locale segnava ormai le 23.23. Non ero mai stata superstiziosa, ma provai comunque ad esprimere un desiderio.

Desiderai che finalmente, dopo tanto tanto tempo, potessi ritrovare finalmente la felicità, un cosa che per me era diventata quasi sconosciuta.

Ma, tanto, sapevo benissimo che non sarebbe accaduto nulla.

E invece non fu così.

Uscii dal bar con l'intenzione di tornarmene a casa. Non ce la facevo più a stare là dentro con tutto quel tanfo di fumo misto a sudore e alcool, così decisi di tagliare la corda.

Ripercorsi tranquillamente il vialetto che si apriva sulla 34th Street, ma non ero del tutto tranquilla. Avevo un brutto presentimento.

Sentivo delle risate e degli schiamazzi dietro le mie spalle, quando riconobbi la voce di Jeremy. Doveva aver bevuto davvero troppo. Raven e Sally non c'erano più, ma quel deficiente non era solo.

Con lui c'erano altri ragazzi, tutti più grandi, che non avevano certo un'aria amichevole. Così aumentai la velocità della mia camminata.

- Dove vai? - mi chiese uno di loro.

Li guardai appena con la coda dell'occhio, poi mi voltai e proseguii sui miei passi.

- Vieni qui con noi! - disse un'altra voce. Più che un invito sembrava un ordine.

Nonostante la rabbia e l'irritazione stessero crescendo in me, ignorai del tutto quei richiami e, sempre più convinta, girai e mi ritrovai nella 34th Street. Ma una mano mi strinse con forza il braccio e mi trascinò nuovamente nel vicolo.

Era un ragazzo, uno di loro, ma non riuscii a guardarlo bene in faccia. Era alto, bruno, e non aveva un accento inglese: sembrava piuttosto latino-americano.

Mi ribellai, cercai di liberarmi con tutte le forze che avevo in corpo, ma gli altri ragazzi ci raggiunsero, Jeremy compreso.

Iniziai a gridare, ma ormai nel "Tanzania's Bar" non c'era più nessuno e il vicolo, ad eccezione della nostra presenza, era deserto.

- Lasciatemi andare? Che volete? Vi supplico! Per favore! - li implorai, ma invano.

Mi buttarono a terra, e Jeremy disse con fare provocatorio:

- Non ti faremo nulla di male, tu devi stare zitta e buona, ok? -

Puzzavano parecchio di alcool. Non erano affatto lucidi, ma conoscevo bene le loro intenzioni; sapevo ciò che volevano farmi.

Udii altri passi dietro di me, ma non era un altro venuto in loro aiuto. Quella persona era lì per me.

Si avvicinò con fare curioso, poi capì quello che stava accadendo e urlò: - Cosa diamine state facendo? Ehi, che fate?! Ascoltatemi! Lasciate andare immediatamente questa povera ragazza! -.

Uno del gruppo si avvicinò al nuovo arrivato. - E tu chi saresti? Chi sei per dirmi cosa devo o no devo fare, eh? Si può sapere? -.

- E' meglio che tu non sappia… - disse in tono misterioso, ma allo stesso tempo alquanto minaccioso.

In quel momento io, come i ragazzi che stavano per aggredirmi, ebbi un senso di totale rispetto, ma soprattutto di paura. Mi sentii come raggelare di fronte a quella frase lasciata in sospeso, che dietro di sé nascondeva un che di terrificante.

Però io sapevo benissimo che la sua intenzione non era quella di spaventare me. Era quella di spaventare loro.

- Dai, andiamocene! - incitò Jeremy.

- Neanche per idea! Sei matto?! Non mi lascerò di certo comandare dal primo che passa - rispose con tono di sfida il ragazzo che aveva provocato quello che, a quanto pareva, era il mio salvatore.

- Per favore! Ci troveremo qualcos'altro da fare. -

- D'accordo. Ma questa è l'ultima volta che capita una cosa del genere. E tu, vedi di non farti più vedere nei paraggi, chiaro?! - disse, riferito al ragazzo misterioso venuto in mio aiuto.

- Sarà fatto, ma ora levate le tende. - ribatté in tono tranquillo. Un tono che era poco adatto al momento.

Così, loro malgrado, dovettero andarsene. Quel giovane aveva proprio un'aria minacciosa; aveva qualche cosa di particolare. Non saprei proprio come spiegarlo. Ma era così.

Non ero ancora riuscita a vederlo bene in viso, ma ero riuscita a dedurre che fosse un ragazzo alto sul metro e ottantacinque, abbastanza muscoloso, che si muoveva in modo molto elegante. Tanto sinuoso da sembrare sovrumano.

Si avvicinò a me, che in quel momento ero talmente stordita da non capire quasi più niente; mi aiutò ad alzarmi, mi prese tra le sue braccia, e proprio in quell'istante persi i sensi.

 

Scusate se ho ritardato ad aggiornare il secondo capitolo della mia ff. Avevo intenzione di pubblicarne uno a settimana, ma ho parlato con una mia amica (alice90cullen) che è iscritta a questo sito da sei mesi, e ho pensato di aggiornare più velocemente.

Comunque, vorrei ringraziare nuovamente alice90cullen e Tredici 13 per aver aggiunto la mia storia alle seguite.

Vi prego, recensite in tanti! Ho bisogno di qualche parere esterno per sapere cosa ne pensate della mia ff e se scrivo bene.

Bacioni! u.u

Marty96

  
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