Altra One-shot che nasce da Harry Potter and the Eyes Collector (che potete leggere cliccando sul titolo!). Ma non vi preoccupate, non è necessario averla letta prima; riuscirete lo stesso ad apprezzare questa :) Ovviamente è una RonxHermione. Non vi dico altro! Sappiate solo che... ci troviamo in un settimo anno scolastico affrontato dopo la sconfitta di Voldemort e Harry/Ginny e Ron/Hermione costituiscono due coppie fisse :) Per il resto... a voi la lettura :P
PS. Jahat è il nome di un precedente stregone, appartenente alla fanfic precedente, ma non è importante ^^ E' solo per non crearvi confusione :P
Detto questo... spero che vi piaccia, e se volete, lasciatemi un commentino :*
Due magiche parole
La primavera era giunta ad Hogwarts senza chiedere il permesso, il freddo
inverno con la sua soffice bianca neve era andato via portando con sé anche i
tristi ricordi della battaglia contro Jahat e l’unico pensiero che tormentasse
gli studenti del settimo erano gli esami, i M.A.G.O. Quegli ultimi mesi a
scuola, però, sembravano scorrere troppo velocemente per quelle persone che
avrebbero preferito restare lì per sempre, ma purtroppo si avvicinava anche per
loro il momento di abbandonare le carissime mura di quel castello, che per anni
era diventato la loro seconda casa, se non addirittura la prima. Anche Harry e
Ron rientravano senza ombra di dubbio tra queste persone. Quel giorno, un
comunissimo giovedì, avevano approfittato dei diversi orari di lezione rispetto
alle loro compagne, per godersi dei pochi attimi da buoni vecchi amici, come non
facevano da tempo. Con il permesso accordato dalla McGranitt, che aveva un
debole per loro, si spinsero fin fuori i cancelli della scuola, e passeggiarono
lungo la strada per Hogsmeade.
“Non dirmi che tu e Hermione avete litigato di nuovo?” disse Harry spalancando
le braccia, incredulo.
“Ma è lei che ha cominciato questa volta.” si affrettò ad aggiungere Ron
piuttosto nervoso, e gesticolando freneticamente. “Comincio a pensare che non
posso stare con lei.”
Harry gli lanciò un’occhiata che sottolineava non soltanto la sua
disapprovazione, ma anche la sua cieca convinzione che le ultime parole del suo
amico suonassero come un’assurdità senza fondamento.
“E io comincio a pensare che dovresti semplicemente smetterla di aggredirla.”
suggerì infine.
“Ma io non l’aggredisco.” si giustificò Ron.
Harry ripeté lo sguardo.
“Tu vuoi sempre averla vinta, Ron, andiamo! Devi ammetterlo! Anche quando hai
palesemente torto. E poi fai nascere questioni per nulla.”
Ron sbuffò, contrariato.
“Grazie Harry, è sempre bello ricevere la tua approvazione. Gratificante.”
“Dico solo…” cominciò Harry, intento a spiegarsi meglio “che a volte potresti
anche… andarle in contro ecco! Cioè… Hermione ha bisogno di te, lo sai, però…
trovarti sempre così ostile e chiuso su certe cose, per altro geloso quando non
vi è alcun bisogno di esserlo… insomma la demoralizza.”
“Sì.” rispose acido Ron. “Ed ecco che non mi parla per giorni.”
“Sta aspettando le tue scuse.”
Ron sospirò, stanco.
“E va bene, ma sono contrario all’idea che debba essere l’uomo a prostrarsi ai
piedi della propria donna per ricevere il perdono. Quando sbagliano loro…”
Ma Harry non gli fece continuare la frase. “Ron? Non ha importanza. Fallo e
basta.”
“E così che funziona tra te e Ginny?”
Harry sorrise. “Diciamo di sì”.
**
“Signor Potter… Signor Weasley” esordì la professoressa McGranitt quando furono
di ritorno al castello, ampiamente oltre l’orario consentito.
Ron e Harry si scambiarono uno sguardo preoccupato; il tono della McGranitt non
faceva presagire nulla di buono.
“Ehm… ci scusi professoressa… lo so, siamo in ritardo.” cominciò Harry che stava
per inventare qualche storia ad effetto. “E’ che…”
“Non voglio spiegazioni, signor Potter.”
Il suo tono così fiscale, faceva pensare a Harry e Ron che stesse per arrivare
una punizione.
“Siete arrivati ampiamente dopo l’orario consentito, quando vi era già stato
concesso di uscire dal castello in giorni non prestabiliti. Ciò mi costringe a
togliere cinque punti a Grifondoro per ciascuno di voi.” concluse rigida.
“Ma professoressa…” tentò di giustificarsi Ron, ma la responsabile della loro
casa non voleva sentire ragioni.
“Conoscete bene le regole della scuola.” e il suo tono suonò molto più dolce e
tranquillo “Siete studenti dell’uomo anno…” e il suo sguardo si spostò su Ron
“…per di più Prefetti. Mi aspetto che diate il buon esempio. La scuola per voi è
praticamente finita. Un altro paio di mesi e ve ne andrete per sempre, ma nel
frattempo che siete ancora qui, godetevi Hogwarts meglio che potete, e poi
assaggerete il piacere della libertà, e allora nessuno vi toglierà dei punti.”
La McGranitt concluse con un sorriso, che Harry e Ron ricambiarono. Accarezzò la
nuca di entrambi, e si allontanò senza aggiungere altro.
“Adoro sempre di più quella donna, anche quando mi rimprovera.” disse Ron
ammirato. “Ma come fa?”
**
Il giorno dopo, Ron stava approfittando del percorso dall’aula di Pozioni a
quella di Difesa contro le Arti Oscure per chiedere scusa a Hermione, che
camminava davanti a lui, a passo svelto, tenendo tre libri stretti al petto, con
un’espressione alquanto corrucciata.
“Su Hermione… ti ho detto che…”
“Ti ho sentito, Ronald” lo interruppe acidamente Hermione.
“E quindi?”
Hermione restò in silenzio e continuò a camminare, poi dopo qualche istante,
rallentò di poco il passo.
“Quindi… ci devo pensare.”
“E’ un sì?” chiese Ron speranzoso.
Hermione si voltò lentamente verso di lui, e sempre mantenendo la sua
espressione contrariata, lo squadrò da capo a piedi.
“E’ un forse.” disse infine e dopo s’incamminò nuovamente verso l’aula,
distanziando Ron.
**
“Tuo fratello è un completo idiota!” esordì Hermione, di ritorno finalmente
dalle lezioni, quando entrò nel dormitorio delle ragazze, su nel punto più alto
della torre di Grifondoro.
Ginny era seduta sul suo letto, appoggiata alla spalliera, e con un libro aperto
sulle ginocchia piegate. Non appena Hermione entrò nel dormitorio e scaraventò
con tutta la sua forza i libri sulla sua scrivania, la ragazza dai capelli rossi
alzò lo sguardo verso l’amica, e nel vederla per l’ennesima volta agitata a
causa di suo fratello, sorrise divertita.
“Cos’altro ha combinato quel cretino?” chiese. “So che ieri lui e Harry sono
usciti, avranno parlato di questo.”
“Sì.” confermò Hermione, cominciando a camminare per la stanza circolare. “E
quei furbi hanno anche fatto perdere dieci punti a Grifondoro.”
Il sorriso di Ginny si trasformò in una piccola risata.
“Ah, non lo sopporto!” concluse Hermione, gettandosi sul proprio letto.
“Ne sei innamorata” disse Ginny in tono malizioso, voltandosi verso il letto su
cui era sdraiata l’amica, con le braccia che ricadevano sul cuscino, oltre la
testa.
“Lo so!” rispose Hermione decisa, ed entrambe si abbandonarono a grosse risate.
Ginny si calmò, e girò una pagina del suo libro.
“Sarebbe il caso di perdonarlo, non trovi? E’ da due giorni che non gli parli!”
fece senza distogliere gli occhi dal volume che stava leggendo, come se fosse
perfettamente in grado di fare due cose contemporaneamente.
“Sì…” disse Hermione con un leggero sorriso “E’ solo che mi diverto a tenerlo
sulle spine!”
**
La sera, a cena, Harry e Ron scesero insieme nella Sala Grande, e mentre
attraversavano il lungo corridoio tra i tavoli delle quattro case, Harry notò
Hermione seduta al fianco di Neville.
“Ehi guarda” fece attirando l’attenzione dell’amico. “C’è Hermione!”
Ron fece volare lo sguardo oltre la miriade di teste, e finalmente scorse la
buffa capigliatura arruffata che tanto stava cercando.
“Va a parlarle. Io vado da Ginny!” concluse Harry e andò via dando una pacca
sulla spalla al suo migliore amico.
Ron camminò lentamente fino a raggiungere l’altezza in cui si trovava Hermione,
persa in una intensa conversazione con Neville. Per quello che sentì, ignorava
di cosa stessero parlando, ma pensò che non avesse importanza, perché molto
probabilmente non si sarebbe mai trovato ad affrontare quegli argomenti in
futuro, e così si sedette proprio di fronte a loro. Il primo ad accorgersi della
sua presenza fu Neville, che scostò lo sguardo dalla sua interlocutrice, e lo
salutò. Hermione si bloccò di colpo, e si voltò a suo volta, ruotando il corpo
di sessanta gradi, verso il ragazzo che le stava di fronte.
“Allora?” chiese Ron “Seppelliamo l’ascia di guerra?”
Hermione tentò di fingersi offesa, ma un sorriso divertito la tradiva.
“Soltanto se pronunci il giusto incantesimo.”
Ron alzò gli occhi al cielo e sorrise. “Mi dispiace?”
Hermione si finse pensierosa.
“Mmh… e il giusto movimento che accompagna l’incantesimo, qual è, Weasley?”
Ron stette allo scherzo e si grattò il capo.
“In questo momento mi coglie impreparato Mrs. Granger… ah… mi faccia pensare…
forse…”
Agitò la bacchetta e dal nulla, proprio sulla testa di Hermione, cominciarono a
cadere stelle luminose e cuori rosa, il tutto accompagnato da nastrini
argentati, una vera e propria pioggia di
sbrilluccichii di ogni tipo. Ron colse al volo l’occasione per portarsi in
avanti, coprendo con il busto tutta l’ampiezza del tavolo, e si avvicinò a
Hermione, ripetendo “l’incantesimo”.
“Mi dispiace.” ripeté e allungò ulteriormente il corpo per baciarla.
Neville e gli altri li osservavano divertiti e accompagnarono il loro bacio con
una raffica di applausi che coinvolsero dapprima l’intero tavolo di Grifondoro,
e poi anche quelli di Corvonero e Tassorosso. Dal tavolo dei Serpeverde giunse
qualche urlo di incitamento, che non suonò acido come sarebbe parso qualche anno
prima. Dopo la battaglia contro Voldemort, ormai, la rivalità tra le due case si
era quasi estinta.
Quando Ron si staccò da Hermione, per tornare a sedersi al suo posto, lei
appariva imbarazzatissima, e cercava di nascondersi mentre grida e applausi la
travolgevano. Qualcuno, passò alle spalle di Ron e gli diede una serie di pacche
sulle spalle per congratularsi. E dire che era solo il chiarimento di uno
stupido litigio.
**
“Davvero, anche Aberforth era divertito. Se l’è proprio goduta!” disse Harry
entusiasta, mentre saliva le scale che conducevano alla torre di Grifondoro.
“Beh, ci credo, dopo tutto quello che abbiamo passato con Jahat, avrà bisogno
anche lui di momenti leggeri come questo, non trovate?” intervenne Ginny, che
teneva per mano Harry, procedendo un gradino dietro di lui.
“Trattandosi di Aberforth, non mi stupisce.” ammise Ron. “Più che considerarlo
un rigido preside, lo considero come una specie di amico più saggio!”
“E’ così in fondo.” concluse Harry.
“Ragazzi!” esordì Hermione, bloccandosi di colpo sulle scale, e dando l’idea di
non aver ascoltato neanche una loro parola fino a quel momento. “Io vado da
questa parte… La professoressa McGranitt mi sta aiutando con i possibili sbocchi
di lavoro post M.A.G.O. e vorrei cogliere quanto più materiale possibile. Vi
raggiungo più tardi!” e così dicendo stava per prendere la rampa di scale a
destra, dritta verso la biblioteca.
Ron la bloccò per il polso.
“Ehi, aspetta Hermione, vai in biblioteca? A quest’ora?” chiese quasi stupito.
“Sì, di giorno non ho abbastanza tempo, con tutte le cose che ho da fare.”
Ron annuì, un po’ abbattuto, e le lasciò il polso. “Vuoi che ti accompagni?”
Lei sorrise, e scosse il capo vigorosamente.
“No, non preoccuparti. Non starò via per molto. Tu vai in Sala Comune e
riposati, domani hai l’allenamento, no?”
Ron annuì appena, ed Hermione gli si avvicinò per dargli un veloce bacio a
stampo.
“A dopo.” disse, donandogli nuovamente il sorriso.
“Ti amo.” replicò lui un attimo prima che lei gli sfuggisse. Lei aveva risposto
con un leggero sorriso.
Ron si voltò verso gli altri scuotendo il capo. “Ma perché non mi risponde mai?”
e pensando al perché Hermione non ripetesse le due
magiche paroline, si avviò con Harry e Ginny verso la torre di
Grifondoro.
**
Tre ore dopo, Ron sbadigliava stanco su una delle poltrone accanto al camino,
mentre sua sorella era accoccolata sul divanetto tenendo la testa sulle gambe
del suo migliore amico. Harry, invece, tentava di completare il suo compito di
Pozioni per Lumacorno, ma era come se tutto ciò
che sapesse non volesse venir fuori, aveva scritto solo due righe, e
sapeva che c’erano ancora tante cose da scrivere a proposito dei falsi introiti.
“E’ inutile!” disse poggiando la piuma sulla pergamena. “Non sono ispirato.” e
si trasse indietro con la schiena.
“Sei a pezzi amico. Dopo tutto la consegna è lunedì, no?”
Harry annuì.
“Beh, sai, avevo intenzione di godermi un weekend una volta tanto.”
Harry abbassò il capo ad indicare Ginny, e Ron intuendo cosa volesse dire,
sorrise. Un attimo dopo, però, il sorriso scomparve e venne sostituito da
un’espressione preoccupata.
“Chissà Hermione cosa starà facendo. Sono già tre ore che è chiusa in
biblioteca.”
“Perché non vai da lei?” gli propose Harry, ma l’amico scosse il capo.
“Mmh… no meglio non disturbarla. Non sai cos’è capace di fare quella donna se
qualcuno interferisce con le sue ricerche!”
In quel momento, alle loro spalle, il ritratto della signora grassa si aprì, e
sentirono una persona attraversare il buco nella parete.
“Dev’essere lei!” dissero quasi in coro, Harry e Ron.
Il ragazzo con i capelli rossi si alzò, e rimase impalato ad attendere che la
persona attesa si materializzasse di fronte a lui. Harry, invece, rimase seduto,
per non importunare Ginny, e voltò solo il capo verso il cunicolo. Entrambi,
furono abbastanza sorpresi, quando videro un cappello nero da strega, seguito da
una macchia di capelli grigi e, in conclusione, il corpo di una donna alta e
prestante nonostante l’età.
“Professoressa McGranitt!” esclamarono nuovamente in coro i due ragazzi, e
questa volta Harry si alzò, costringendo anche Ginny a svegliarsi e prendere
coscienza di ciò che stava accadendo.
“Scusatemi ragazzi, vengo ad informarvi che la signorina Granger è ricoverata in
infermeria, ha avuto un piccolo incidente.” spiegò la professoressa con tono
abbastanza calmo, cercando di non allarmare i ragazzi che aveva di fronte.
“CHE COSA?” fece sconvolto Ron, facendosi immediatamente avanti.
“Cos’è successo?” chiese Ginny, alzandosi dal divanetto su cui Harry l’aveva
lasciata, e venendo avanti.
“Non so come sia potuto succedere… dopo tutto siete ad Hogwarts da sette anni… A
quanto pare la signorina Granger doveva essere molto stanca, e non ha prestato
attenzione alle scale…”
“Le scale?” si inserì Ron, che dava l’idea di non riuscire a restare lì un
attimo di più.
“Sì, signor Weasley. Nell’attimo in cui sono cambiate, la vostra Hermione è
caduta di sotto, sbattendo violentemente la testa, ma madama Chips assicura che
è fuori pericolo.”
Ron attese nemmeno che la professoressa terminasse il suo discorso, e si
precipitò lungo il cunicolo, seriamente intenzionato a correre in infermeria.
“Signor Weasley, aspetti! Ora è tardi!” gli urlò dietro la McGranitt, ma Ron
aveva già oltrepassato il ritratto.
“Professoressa McGranitt?” la chiamò Harry.
Minerva si voltò verso il suo studente.
“Com’è possibile che Hermione sia caduta? Insomma, conosciamo queste scale come
la nostra bacchetta ormai.”
La professoressa restò un attimo in silenzio, osservando i ragazzi che aveva di
fronte, ma poi abbassò lo sguardo con aria demoralizzata.
“Non lo so. E’ la stessa cosa che mi sono chiesta anch’io. A meno che non stesse
leggendo mentre saliva le scale, cosa molto probabile conoscendo la signorina
Granger, beh, non trovo altre spiegazioni.”
**
Quando arrivò all’infermeria, Ron implorò con tutte le forze Madama Chips
affinché gli consentisse di poter vedere Hermione, ma lei non volle sentire
ragioni, e gli consigliò di tornare l’indomani, quando la ragazza molto
probabilmente si sarebbe svegliata. Era ancora di fronte all’ingresso del
reparto, quando giunsero alle sue spalle la sua insegnante, Harry e Ginny
accompagnati anche da Neville, che informato dell’accaduto, aveva ben pensato di
andare con loro per informarsi sulla salute di Hermione.
“Niente da fare.” disse Ron demoralizzato. “Mi ha detto di tornare domani.
Volevo vederla.”
La professoressa McGranitt, comprensiva, gli portò un braccio dietro al collo.
“Andiamo signor Weasley, le avevo detto che era tardi. La signorina Granger è in
ottime mani, riposerà e domani potrà vederla.”
“Ma io…” provò a contestare il ragazzo, ma la professoressa non lo fece
proseguire.
“Si riposi, signor Weasley.” e poi lanciò un’occhiata di rimprovero agli altri
Grifondoro presenti. “Ed anche voi!”
Minerva, avvolta dal suo mantello nero, passò oltre e s’incamminò lungo il tetro
corridoio, illuminato solo dalla fioca luce delle candele.
“Andiamo, Ron.” suggerì Harry, facendo segno all’amico di andarsene, e così i
quattro ragazzi seguirono le orme della McGranitt e tornarono nella loro Sala
Comune.
**
Ron aveva deciso di saltare l’allenamento, e Harry, da buon amico, decise
addirittura di sospenderlo, dal momento che anche lui era intenzionato ad andar
a far visita a Hermione. Appena sveglio, Ron evitò anche la colazione, cosa
indubbiamente strana per lui, e disse di voler precipitarsi dritto in
infermeria. Harry, senza alcun cenno di protesta, lo seguì, accompagnato anche
da Ginny e Neville, che aveva trovato il modo di informare anche Luna durante la
notte, lanciando il gufo di Ron dalla finestra del loro dormitorio. Leo era
volato lungo il castello ed era giunto fino alla torre di Corvonero dove Luna
poté recapitare il suo messaggio; e la brillante Lovegood non si era fatta
attendere l’indomani. I cinque attraversarono le scale dei diversi piani; Ron
saliva i gradini a due alla volta, mentre gli altri affannati facevano fatica a
stargli dietro. Si ritrovarono in infermeria di buon mattino, e Madama Chips,
sebbene fosse ancora presto per le visite, acconsentì a farli entrare.
Hermione era seduta al centro del suo letto, con la schiena appoggiata ad una
montagna di cuscini. Il sole che filtrava dalle vetrate le avvolgeva il viso e
le lenzuola, era come circondata da un’aurea di luce e ciò le conferiva un’aria
salutare. Apparentemente, era come un fiore nel pieno del suo rigore, e Ron
sorrise raggiante nel vederla così; aveva temuto per tutta la notte di trovarla
in un sonno profondo, o in condizioni critiche, ma da quanto aveva modo di
vedere, le cure di Madama Chips erano state più che efficaci.
“Ragazzi!” esclamò esultante Hermione, sorridendo al gruppo che avanzava verso
di lei. Ron le si precipitò accanto.
“Come ti senti, Hermione?” le chiese Harry, appoggiandosi al ferro battuto del
letto.
Hermione annuì vigorosamente.
“Benissimo. Credo di aver dormito per più di dieci ore.”
“Ma si può sapere che hai combinato?” chiese Ginny, sorridendo. “Ci hai fatto
prendere un colpo. Ti sembra il caso di cadere dalla scale? Tu, un Prefetto
all’ultimo anno!”
Hermione tossì leggermente, e poi tornò a sorridere all’amica.
“Si sa, queste figuracce capitano sempre ai migliori.”
Ron a quel punto si sedette sul letto della paziente, rivolto verso di lei, e le
raccolse la mano.
“La migliore eh? Non ti smentisci mai!” disse con tono dolce e amorevole, e poi
la guardò negli occhi con lo sguardo di chi stava per perdere la cosa più
preziosa che avesse al mondo. “Sono stato in pensiero.”
A quella frase di Ron, seguì un profondo silenzio, che fece piombare
nell’imbarazzo tutti i presenti. L’espressione di Hermione era a dir poco
attonita, e confusa, e dopo esser rimasta immobile per svariati secondi, la
ragazza contrasse tutti i muscoli del suo viso in un’espressione di ripugnanza
e, dopo aver sottratto bruscamente la mano da quella di Ron, si trasse un poco
indietro, immergendosi nei suoi cuscini.
“Scusami, forse mi sono persa qualcosa, tu sei?” chiese a Ron, mantenendo la sua
espressione poco entusiasta.
Un attimo di sgomento si impossessò dei presenti. Luna, Harry, Ginny e Neville
cominciarono a guardarsi tra di loro con occhi spaventati, mentre Ron restava a
bocca aperta, ancora seduto sul letto di Hermione, con un’espressione tra
l’attonito, il confuso e il perplesso. Poi, scoppiò in una risata nervosa.
“Andiamo Hermione, non scherzare, non è divertente.” esclamò tentando di
riavvicinarsi alla ragazza, ma lei si ritrasse nuovamente.
“Ci hanno mai presentati?” continuò a domandargli.
Ron corrugò la fronte, con un’espressione interrogativa.
“Ma che significa?” chiese agitato, guardando prima Hermione, poi i suoi
compagni e infime Madama Chips, che era rimasta dietro di loro.
L’infermiera era perplessa al pari di loro, e poggiò il vassoio con la colazione
di Hermione sul suo comodino, per poi tornare a rivolgersi i presenti.
“Io… io…”
“C’è qualcosa che non va?” chiese Hermione, che non comprendeva la gravità della
situazione.
“Cosa?” chiese, insistentemente Ron, che cominciava ad innervosirsi.
“Credo…” esordì Madama Chips “… questo è molto strano. Per la barba di Merlino,
una cosa del genere non mi capitava da anni.”
“Madama Chips” continuò Ron, alzandosi “che cosa succede? Perché Hermione non
ricorda chi sono? Non può fare niente per guarirla, un incantesimo… qualcosa
deve… deve pur…” ma si bloccò rendendosi conto che non riusciva a trovare le
giuste parole.
Madama Chips scosse lentamente il capo.
“Credo che non si possa fare niente, sicuramente non con la magia. Il danno
della signorina Granger non è stato causato da un incantesimo e quindi non è
curabile con la magia. E’ avvenuto in seguito ad una caduta per cui…”
“…è un danno naturale.” concluse Harry.
“Esattamente.” asserì Madama Chips. “Ricordiamoci dopo tutto che… prima di
essere dei maghi… siamo degli essere umani.”
A questa constatazione di Madama Chips, seguì un attimo di riflessione che
coinvolse tutti, per cui la donna ne approfittò per continuare. “La magia in
certi casi aiuta, ma non ci impedisce di vivere una vita da comuni mortali, e di
evitare gli stessi mali che coinvolgono le persone senza poteri magici.”
Ron, insieme agli altri, stava ancora metabolizzando la tragica notizia.
“Ha perso la memoria.” esordì Luna rompendo i silenzi.
“Che cosa?” le chiese Ron, voltandosi di scatto verso di lei, anche se in realtà
aveva capito benissimo.
“Ha perso la memoria.” ripeté la Corvonero.
“Questo lo vedo.” disse in tono nervoso Ron.
“Quel che non mi spiego” continuò Luna che stranamente non aveva la solita aria
sognante “è come mai non si ricordi solo di te.” e subito dopo avanzò verso il
letto di Hermione. “Sai chi sono?”
“Ma certo, Luna, perché non dovrei ricordarmi di te?” rispose Hermione, con
un’espressione alquanto estranea, come se la domanda le sembrasse assurda.
“Ricordi cos’è successo prima dell’incidente?” chiese Ginny.
“Ho passato tutta la seria in biblioteca per cercare dei documenti sui possibili
sbocchi lavorativi magici, e poi, quando stavo per ritornare in Sala Comune,
sono caduta. Ragazzi…” fece alzando il tono della voce “…sto benissimo!”
“Ti ricordi anche di me?” chiese Neville, curioso.
“Certo Neville.” rispose seccata Hermione. “E sono figlia di due Babbani, un
anno fa Harry ha sconfitto Voldemort, pochi mesi fa Jahat e il preside della
scuola è Aberforth Silente. Ci sono altre domande?”
“Impeccabile.” constatò Madama Chips. “La signorina Granger ricorda tutto.”
Di fronte a quella palese dimostrazione, il volto di Ron si rabbuiò ancor di
più, e si incamminò a capo chino verso l’uscita dell’infermeria, precedendo
tutti gli altri.
**
Il giorno dopo, saltati i convenevoli mattutini, i Grifondoro si ritrovarono
seduti al loro tavolo per la colazione, e con loro c’era anche Luna, che aveva
preso posto accanto a Neville, mentre dall’altro lato sedevano Ginny e Harry.
Ron non si era ancora fatto vedere. Dopo la brutta batosta ricevuta il giorno
prima, aveva trascorso l’intera giornata chiuso in Sala Comune piegato sui
libri, cosa alquanto insolita e che preoccupò parecchio i suoi compagni.
Hermione, invece, sembrava essersi ripresa e Madama Chips aveva acconsentito a
dimetterla quella stessa mattina, purtroppo, senza alcuna soluzione al suo
piccolo problema di memoria.
“Non trovate strano quello che è successo a Hermione?” chiese perplesso Neville,
i cui occhi si spostavano da Harry a Ginny.
Entrambi si fissarono a lungo per qualche istante, poi fu Harry a parlare,
mentre osservava i suoi toast.
“Quello che è successo a Ron, piuttosto!”
“Non riesco ad immaginare come ci si possa sentire. Credo che sia una cosa
terribile!” ammise Ginny, con aria terrorizzata. “Come se tu, Harry, domani ti
svegliassi e non ti ricordassi più di me. Credo che potrei morire.” confessò la
ragazza.
Harry si voltò a guardarla, e dopo un momento di silenzio, le sorrise raggiante.
“Ma questo non accadrà mai!” disse, e si allungò verso di lei per baciarla.
“Guardate… è Hermione quella?” fece Luna con aria distratta, indicando la
ragazza castana che si affrettava a passi svelti nella loro direzione.
“Bentornata Hermione!” l’accolse Neville.
“Come ti senti?” chiese Harry, che continuava a far colazione bevendo il suo
succo di semi di zucca.
Hermione prese posto accanto a Luna.
“Mai stata meglio.” rispose raggiante. “Oh, ciao Luna. Come mai qui?”
“Dispute intellettuali” rispose la Corvonero con un’aria talmente seria e
convinta, da non essere comunque convincente.
A quel punto Ginny si stirò lungo il tavolo, verso Hermione…
“Non… Niente… Nessuna… nessuna sensazione… un ricordo… qualcosa… insomma niente
di niente?” cercò di domandarle, ma non riusciva a trovare le parole giuste.
Hermione aveva un’espressione confusa.
“Che? Non starete parlando ancora di quel ragazzo? Sentite, io sto benissimo!
Ricordo tutto, non ho alcuna intenzione di parlarne ancora. Se non me lo ricordo
a quanto pare non doveva essere così importante, no? E poi… chi accidenti è?”
disse in un solo fiato, piuttosto agitata.
“Il migliore amico di Harry!” esclamò Neville, come se la cosa apparisse ovvia.
“Mio fratello!” aggiunse Ginny.
“Nonché il tuo ragazzo.” disse con fermezza Harry, su cui dopo si stampò un
sorrisetto nervoso.
“Ron Weasley!” concluse brillantemente Luna, che appariva piuttosto divertita.
“Il nome ti dice niente?”
Hermione era ancor più confusa, aveva ricevuto una tale quantità di informazioni
a raffica, che ora trovava difficile scandire e isolare le singole proposizioni.
“No, assolutamente… e… un attimo solo… mio ragazzo?” chiese aggrottando la
fronte.
Harry annuì vigorosamente.
“Stai scherzando? Harry, ti prego, dimmi che stai scherzando!”
Harry scosse il capo.
“Io non potrei… io non… Io… cioè… come hai detto che si chiama?” fece Hermione
che ancora presentava qualche difficoltà nel convincersi di quanto aveva appena
scoperto.
In quel momento, alle sue spalle, sopraggiunse il ragazzo in questione, e non
appena lo vide, Harry finse un colpo di tosse, e con un gesto del capo, indicò a
Hermione di voltarsi. La ragazza eseguì, e fu colta da un improvviso imbarazzo.
Ron fu scosso dal suo sguardo, così vivido e fiero, che incrociò il suo,
piuttosto spento e demoralizzato.
“Buongiorno.” disse debolmente. “E’ libero questo posto?” chiese, come se in
realtà non gliene importasse molto.
Hermione raccolse i suoi libri, e portò le ginocchia oltre la panca.
“Prego, fa pure, tanto stavo andando.” e così dicendo corse lungo il corridoio,
diretta alla Sala d’Ingresso. Ron si voltò sconsolato verso i suoi compagni, che
gli regalarono sguardi dispiaciuti e comprensivi.
“Questo è ancora peggio di quando aveva deciso di evitarmi. Ma almeno in quel
caso lo faceva perché era innamorata di me!” esclamò, senza riuscire a trovare
una motivazione. “Ok… la sua mente ha ricevuto un brutto colpo ma… il cuore? Non
le suggerisce niente? Non voglio crederci. Dov’è che proviamo le nostre emozioni
allora? Siamo solo degli animali dannatamente razionali?” concluse osservando il
suo ricco piatto, ma senza provare ad assaggiare alcunché.
**
Il giorno trascorse tranquillamente, e per alcuni fu addirittura noioso. Harry e
Ginny trascorsero interamente fuori tutto il tempo, per restare un po’ da soli.
Neville aveva deciso di andare in avanscoperta nella foresta con Luna, alla
ricerca di strane creature come i
Moscoleucini Palmati per un articolo in prossima uscita su Il Cavillo. Ron
era rimasto gran parte del tempo nella Sala Comune, fingendo di studiare, visto
che proprio non riusciva a concentrarsi. Qualche volta, aveva oltrepassato il
ritratto, e si era abbandonato a lunghe passeggiate per il castello, incontrando
personaggi come Nick-Quasi-Senza-Testa, la professoressa Cooman e lo stesso
Aberforth. Dopo qualche ora, fecero ritorno finalmente Dean e Seamus, ma avendo
trascorso l’intero weekend a nullafare,
erano completamente sommersi di compiti, per questo aprirono i libri e
cominciarono a studiare. Hermione, come al suo solito, trascorse la giornata in
biblioteca per la sua ricerca. Quando tornò finalmente in Sala Comune, Dean e
Seamus non erano più lì a tener compagnia a Ron, ma erano saliti nel loro
dormitorio. La ragazza si ritrovò sola con Ron. Inizialmente tesa, rimase lì ad
osservarlo di spalle, lui a quanto pare non aveva avvertito la sua presenza, poi
nel vederlo ripiegato sulla sua pergamena, alquanto abbattuto, decise di
avvicinarsi…
“Senti…” esordì e Ron, che era avvolto nella più totale calma, quasi sobbalzò al
suo arrivo. “Scusami.” riprese Hermione. “Ti ho spaventato!”
“Hermione…” riuscì solo a boccheggiare Ron.
“Senti… volevo dirti… a me dispiace tanto per questa cosa che… Insomma… vorrei
davvero ricordarmi di te ma… proprio non ci riesco. Non so se credere alle
parole degli altri, sai…”
L’attenzione di Ron fu catturata, e per un attimo, una fiamma dardeggiò nel suo
sguardo.
“Cioè che noi due stavamo insieme? Beh sì, dovresti crederci.”
La ragazza si sentì colpita nel profondo.
“Beh, scusami tanto. Mi pare un po’ strano che io dimentichi proprio il mio
ragazzo, no? Dovrebbe essere la persona più importante, o sbaglio? Non è che è
piuttosto tutta una messa in scena per… per…” Ron aveva uno sguardo
interrogativo, che attendeva la fine di quella frase “per… insomma hai capito!”
“Per mettermi con te?” chiese quasi adirato Ron, alzandosi. “Signorina Granger…
tu forse non te lo ricordi ma per mettermi
con te io ho dovuto sudare e patire per anni! Hai capito bene, anni! E un
anno vai al ballo con Krum, e un anno sei troppo intelligente, e quando poi
decidi finalmente cosa fare con te stessa, c’è Lavanda, e poi c’è Voldemort da
uccidere, poi mi baci, poi mi eviti…” era partito in quarta.
“Cosa, cosa, cosa? Io ti bacio?” chiese attonita Hermione, che non vedeva
possibile una prospettiva del genere.
“Sì, tu mi baci, mi salti completamente addosso, e poi non mi degni di una
parola per mesi. Ma sai che c’è Hermione? Che nonostante tutto questo, io certo
riuscito a mettermi con te! Quindi non
ho di certo bisogno di questi trucchetti. Sei già stata mia!” concluse
sfidandola con lo sguardo.
Hermione fu intimorita da quell’ultima esclamazione.
“Che cosa significa?”
“Esattamente quello che ho detto! E dimmi… Krum te lo ricordi?” chiese, ancor
più arrabbiato.
“Viktor? Certo!” ammise Hermione, che non comprendeva perché Ron stesse dando di
matto.
“Bene!” disse allargando le braccia, fuori di sé, e si avviò verso il
dormitorio. “Meraviglioso! Alla grande!” e un attimo dopo aver messo piede sul
primo gradino si voltò verso di lei “Ma sai cosa ti dico Granger? Non m’importa!
Ti riconquisterò!” e così dicendo scomparve lungo la scala a chiocciola che
portava alla camera dei ragazzi, lasciando Hermione impalata dinanzi ai
divanetti della Sala Comune. Inspiegabilmente lo sguardo le cadde sulla
pergamena posta sul tavolo, si avvicinò credendolo un compito da svolgere, ma ci
trovò scarabocchiate le parole “Ti amo,
Hermione.”
**
Il giorno dopo Harry camminava con Ron lungo i corridoi del castello, per
raggiungere l’aula di Lumacorno. Sebbene avessero qualche minuto di ritardo,
continuavano a prendersela comoda avanzando senza troppa fretta.
“Quindi… tu e Hermione avete litigato?” chiese Harry.
“Sì.” rispose freddo Ron.
Harry scrollò le spalle “Beh? E’ un buon inizio!”
Ron si voltò per rivolgergli uno sguardo glaciale.
“Pensaci, non avete fatto altro per anni, e l’hai conquistata, quindi… ripartire
da questo adesso… è un buon segno!” e fece una breve pausa in cui osservò
accigliato il suo amico “Perché tu vuoi riconquistarla, giusto?”
“E’ ovvio!!” sbottò Ron “Ed è quello che farò! Se l’ho fatto prima, posso farlo
anche ora, no?”
Harry annuì vigorosamente.
“Con la sola differenza che lei adesso mi odia per davvero.” aggiunse Ron
abbassando il tono.
“Ehi!” gli fece Harry poggiandogli una mano sulla spalla. “Dici che ti odia? Ma
ti ricordi com’eravate?”
“Non c'è da stupirsi che nessuno la sopporti" disse Ron a Harry lungo il
corridoio. "Quella ragazza è un incubo, parola mia!"
Proprio in quel momento Harry si sentì urtare da qualcuno alla spalla. Era
Hermione. Le intravide il volto... e a quanto sembrava stava piangendo…
"Credo che ti abbia sentito.” disse all’amico in tono dispiaciuto.
"E allora? Deve essersi resa conto che non ha amici".
“Io sono convinto che ci riuscirai.” concluse Harry, sorridendo, incoraggiando
Ron.
**
Tentare di conquistare una ragazza, quando ti apparteneva già di diritto, era
sicuramente un’impresa ardua, ma Ron non si fece demoralizzare, e con la
complicità di Harry, Ginny, Luna e Neville riuscì a mettere su una vera e
propria uscita nel parco della scuola, lungo la riva del lago, oltre gli orari
di permesso, in modo che nessuno li potesse disturbare. Hermione fece non poche
storie perché ciò significava disobbedire alle regole e lei, in quanto Prefetto,
si sentiva in dovere di dare il buon esempio, ma Ginny riuscì a convincerla con
la scusa dell’imminente avvicinarsi della fine del loro ultimo anno, e le poche
possibilità che avrebbero avuto in futuro per rifare una cosa del genere.
“Cos’hai precisamente in mente?” chiese Harry a Ron mentre si guardava allo
specchio, indossando un pantalone e una camicia bianca dignitosamente Babbani.
“Mmh… di preciso niente…” confessò Ron. “Sarò semplicemente me stesso. Tu e gli
altri dovete solo accertarvi di lasciarci da soli ad un certo punto.”
Harry lo guardò sconsolato e poi sospirò. “Che Merlino ci assista.”
“Andiamo, non fare il melodrammatico!” disse Ron che aveva finalmente terminato
la sua disputa “primo-bottone-no-primo-bottone-sì” e aveva vinto il no. Si passò
entrambe le mani tra i capelli, portandoli dietro le orecchie, e si avviò verso
le scale, seguito da Harry che stava ancora pensando a quanto non potesse
funzionare una cosa improvvisata.
“Però stai bene vestito così.” osservò noncurante.
**
Ron aveva ingaggiato un piccolo studente del primo anno affinché portasse loro
le portate della cena, rigorosamente servita sul prato. Conoscendo il punto
debole di Hermione, aveva preferito non far svolgere quel lavoro a nessun elfo
domestico, ma la ragazza trovò alquanto scorretto anche lo sfruttamento di una
matricola.
“Ma… lui non dovrebbe essere fuori a quest’ora!” obiettò, cercando di
trattenersi dalla voglia di andarsene.
“Ha le sue buone ragioni per farlo!” la informò Ron. “E poi… è con due Prefetti,
non ci saranno problemi.”
Hermione faceva fatica a contenere l’indignazione.
“Se la McGranitt lo scopre…”
“Hermione?” si intromise a quel punto Harry. “Rilassati!”
E in seguito a quell’avvertimento, la ragazza, seppur contrariata, rimase in
silenzio. Cominciarono il loro piccolo pic-nic serale, e tra una cosa e l’altra
Ron era riuscito a portarsi accanto a Hermione, senza che lei ci facesse il
benché minimo caso.
“Assaggia questo.” le disse, porgendole un piccolo biscotto tondeggiante.
“Che cos’è?” chiese lei, scettica.
“Assaggia.” ribadì lui.
Sebbene fosse riluttante, Hermione accettò il dono e assaporò quel piccole
dolce. Immediatamente, questo le si sciolse completamente contro il palato,
stimolando i suoi sensi, aveva un sapore esotico, e dolce allo stesso tempo, una
cosa che non aveva mai provato prima.
“Ma che cos’è?” chiese nuovamente lei, questa volta con tono estasiato.
Ron sorrise soddisfatto.
“Beh, Mielandia ha la soluzione ad ogni genere di problema, anche quelli di
cuore.”
Hermione fece finta di non aver sentito, e tornò a voltarsi verso gli altri, ma
notò che Neville e Luna si stavano alzando.
“Ehi! Ma dove andate?” chiese.
“Oh… ecco… noi…” balbettò imbarazzato Neville.
Luna alzò gli occhi al cielo stellato, e dondolò su sé stessa.
“E’ molto bello qui.” disse con aria sognante, mentre Neville si voltò
immediatamente verso di lei, perplesso. Allo stesso modo la guardarono anche gli
altri.
Hermione attendeva ancora una risposta.
“Scusateci… torniamo subito! Giusto… solo… solo un attimo!” concluse Neville, e
trascinando per un braccio Luna che ancora aveva gli occhi al cielo, sparì
dietro un viale alberato.
“Non la capirò mai!” sospirò Ron riferendosi a Luna, ma aveva un leggero sorriso
nascosto sulle labbra.
“OH NO!” gridò improvvisamente Ginny, frugando disperatamente nella sua borsa.
Gli altri, allarmati, scattarono sull’attenti.
“Che cosa c’è?” chiese Harry preoccupato.
“Oh, Harry, è terribile. Non trovo più il fazzoletto che mi hai regalato! Quello
con i nostri ricordi in movimento che sparivano e riapparivano a intermittenza!
Devo assolutamente trovarlo, l’avevo messo in borsa, ma… ma… Oh, deve essermi
caduto mentre venivamo qui. Non è che mi accompagneresti a cercarlo?”
Harry fu preso alla sprovvista, soprattutto dal fatto che non aveva mai regalato
nulla del genere a Ginny, ma capì immediatamente che si trattava di una
brillante scenetta per lasciare soli Hermione e Ron.
“Oh… sì… ma certo!” disse alzandosi. “Dev’essere sicuramente così. Andiamo, lo
troveremo.”
“Scusateci ragazzi, torniamo subito.” disse Ginny, scomparendo anch’ella nel
buio insieme a Harry.
“Ma che serata…” esclamò Ron, cercando di apparire amareggiato.
Hermione sorrise appena.
“Andiamo, come se non avessi organizzato tutto per restare solo con me.”
Ron si sentì ferito nel profondo.
“Che cosa? Che… cos… Ma… Quanta presunzione signorina Granger!”
“Appunto.” concluse lei soddisfatta. “Senti Ronald… non puoi costringermi a
vivere qualcosa che non sento. Non provo niente per te.”
Quelle ultime parole furono come un Anatema in pieno petto. Ron si sentì
crollare tutte le speranze, ed improvvisamente il mondo gli apparve privo di
senso. Si alzò lentamente, senza dire una parola, l’espressione di ghiaccio
impressa sul volto. Guardò Hermione dall’alto in basso con occhi dardeggianti,
strinse forte i pugni, quasi fino a provocarsi dolore.
“Un attimo prima sei mia, e l’attimo dopo devo lasciarti andare. Riesci a
spiegarmi perché?”
E così dicendo, si voltò, e intraprese il sentiero e grandi passi.
“Ma dove stai andando?” chiese Hermione, alzandosi e ripercorrendo i suoi passi.
“Ma che ti prende?” aggiunse quando l’ebbe raggiunto.
Ron era rigido come un marmo, e quando Hermione gli intravide il volto, gli fece
addirittura paura, come se temesse che lui potesse diventare violento. Ron,
intanto, continuò a camminare ancora per una decina di metri, e poi si fermò di
scatto, voltandosi verso di lei.
“Che mi prende? Dimmi tu, sapientona, cosa si prova secondo te a perdere
tutto in un attimo?”
“Tutto…?” balbettò Hermione in un
sussurro appena udibile.
“Tutto, sì, ogni cosa! Dall’oggi al domani! Non hai nemmeno idea del vuoto, e
della frustrazione, e del dolore che una persona possa provare! Si è avverata
l’esperienza peggiore della mia vita… ma allora era solo un Horcrux che mi
faceva vedere come sarebbe stato. Questo è reale, ed io non possa fare nulla per
sconfiggerlo.” disse Ron tutto d’un fiato, senza staccare mai gli occhi da
Hermione.
Si voltò di nuovo, e riprese a camminare verso il castello. Hermione rimase
dov’era.
“Ron! Ma tu hai una sorella, una famiglia, degli amici e…”
Il ragazzo frenò la sua camminata furente, e girò appena il capo, senza
voltarsi.
“Queste cose non hanno importanza, per me il
tutto eri tu, Hermione.”
Riprese a camminare, e questa volta Hermione non aggiunse nulla, né provo a
seguirlo, si limitò a fissarlo mentre raggiungeva il castello…
**
“Un nuovo litigio?” chiese Harry, quando vide rientrare in dormitorio l’amico
infuriato.
Ron si avvicinò al suo letto a passo spedito, stracciandosi completamente la
camicia di dosso, e si gettò a peso morto sul suo letto, affondando la faccia
nel cuscino.
“Sì.” mormorò.
“Alla grande!” commentò Harry. “Siete sulla buona strada!”
Ron, senza dire una parola, portò la mano alla tasca posteriore dei pantaloni, e
ne estrasse la bacchetta, che sollevò in direzione di Harry.
“Ok, ok, stavo scherzando!”
**
Il giorno dopo, Hermione, con tre libri ancorati al petto, attraversava i
corridoi di Hogwarts, mentre la calda luce primaverile che filtrava della
vetrate le illuminava il viso. Incrociò Ginny, a metà strada, che fu incuriosita
dal fatto che la ragazza non si stesse dirigendo verso l’aula in cui avevano
lezione.
“Hermione! Ma dove stai andando?”
Hermione le rispose, senza fermarsi.
“La professoressa McGranitt ha chiesto di vedermi nel suo ufficio. Arriverò con
un po’ di ritardo. Tienimi un posto.”
**
“Allora signorina Granger, non è degli sblocchi lavorativi che voglio parlarle
oggi.”
“Oh…” sussurrò appena con tono deluso.
“Vede… vorrei che ci concentrassimo sull’incidente di qualche giorno fa.”
“Mi creda, professoressa, sto benissimo.”
“Questo lo vedo, eppure hai riportato qualche piccolo danno non visibile, o
sbaglio?”
“Se sta parlando di…”
Ma la professoressa non le concesse di continuare, e porse dinanzi ai suoi occhi
una foto. Raffigurava lei in un abito rosa, insieme a Harry e Ron, vestiti in
modo elegante. Harry continuava a distrarsi puntualmente dall’obiettivo, per
seguire Ginny con lo sguardo. Lei appariva raggiante e sorridente. L’attenzione
di Hermione non poté far a meno di ricadere sulla sua borsa di perline, la cui
vista le suggerì strane emozioni. Ron, invece, era appena un po’ più indietro di
lei, e sorrideva, ma in particolare dalla foto si notava lo strano brillio che
aveva negli occhi, e puntualmente si voltava per guardarla, senza che lei se ne
accorgesse.
“Sto parlando di questo. E’ stata scattata il giorno del matrimonio di Bill
Weasley e Fleur Delacour, se ne ricorda?”
“Io… sì… cioè qualcosa…” balbettò Hermione, presa in contropiede.
“Quel giorno il Ministero è caduto e subito dopo lei, Potter e il signor Weasley
vi siete smaterializzati, per intraprendere una fuga in tenda per tutte le
contee del paese, alla ricerca degli Horcrux creati da Lord Voldemort.”
Hermione rimase qualche attimo in silenzio, e prese la foto tra le mani,
osservandola attentamente.
“C’era… c’era anche…”
“Non ricorda assolutamente niente?” chiese accigliata la McGranitt, e la giovane
Grifondoro scosse leggermente il capo.
“Come si può cancellare dalla propria mente il ricordo di una sola persona?” le
chiese seria Hermione, come se la professoressa avrebbe potuto darle la
risposta.
La McGranitt rimase qualche attimo a fissarla, con arista stanca, ma
comprensiva.
“Non saprei. L’unica spiegazione che sono riuscita a darmi, è che lei si sia
messa al sicuro, cercando così di proteggere la cosa più preziosa che ha, e
relegandola per questo in chissà quale meandro del suo corpo. Deve solo tirarla
fuori.”
**
Una settimana trascorse così, senza troppi cambiamenti, Ron e Hermione non si
parlarono molto, anzi, per la maggior parte si evitavano a vicenda. Giunse
finalmente il giorno dell’incontro di Quidditch, Ron era tesissimo, mentre Harry
si sentiva sollevato, per la prima volta affrontava una partita senza avere
alcun genere di preoccupazione. Ginny era in ottima forma. Quella mattina, a
colazione, gli animi dei Grifondoro erano in festa, a tutti non vedevano l’ora
di assistere alla cronaca di Luna.
“Luna, il commento dell’incontro è affidato di nuovo a te vero?” chiese Harry,
curioso, proprio all’entrata della Sala Grande.
“Oh sì.” sorrise lei. “Anche se c’era un certo Daily del terzo anno che si era
proposto, è bravo, ma gli ho spiegato che questa è la mia ultima partita.”
Harry rise.
“No, assolutamente, la mia ultima vittoria a Quidditch deve portare la tua
firma, Luna.”
“Grazie mille.” disse lei sempre con aria sognante.
“Oh, ecco Ginny!” esclamò nel vedere la sua ragazza scendere le scale. Si
salutarono con un veloce bacio a stampo, che non imbarazzò in alcun modo Luna.
“Ron non è ancora sceso?” chiese Ginny, non vedendo suo fratello.
Harry scosse leggermente il capo.
“Non si starà facendo venire l’ennesima crisi di panico?!” obiettò la rossa. “Se
perdiamo l’ammazzo! Giuro che l’ammazzo!”
Hermione uscì dalla Sala Grande proprio in quel momento, e sembrava dirigersi
nuovamente su. Quando passo accanto a loro, Harry incuriosito la chiamò.
“Ehi Hermione! Non vieni a vedere la partita? E’ l’ultima della stagione!”
Hermione, che non li aveva nemmeno visti, a sentire quel richiamo si voltò. “Oh…
davvero? In realtà volevo andare…”
“Non mi dire in biblioteca!” la pregò Harry, precedendola.
“Beh…”
“Andiamo Hermione! Non puoi mancare!” la supplicò nuovamente l’amico.
“La cronaca è assegnata a me!” si intromise Luna Lovegood con un sorriso
raggiante.
Hermione non seppe cosa rispondere a quell’ultima affermazione, ma in quel
momento Harry fu attraversato da un lampo, e cambiò decisamente argomento.
“Hermione… dimmi una cosa… tu ricordi McLaggen, vero?”
“Quel viscido, sì!” disse senza pensarci su neanche un istante.
“Bene, sono contento che tu lo definisca viscido. E… ti ricordi che partecipò
alle selezioni per diventare portiere?”
Hermione era perplessa.
“Sì… ma questo cosa c’entra?”
Harry fece un passo avanti, verso di lei.
“E… non ti ricordi perché non le ha superate?”
Hermione a quella domanda si bloccò, e assunse un’aria così pensierosa da
sembrare che stesse letteralmente rovistando tutti i cassetti della sua mente
per trovare quel singolo ricordo. Improvvisamente, qualcosa si accese in lei, e
il suo viso s’illuminò. Senza comprendere però, la validità di quel ricordo,
alzò di scatto lo sguardo su Harry, che le stava di fronte, in attesa.
“Gli ho fatto… gli ho fatto… un… incantesimo Confundus?” e il suo tono apparve
più come una domanda, che non come un’affermazione, come se ancora non fosse
sicura di quello che aveva appena ricordato.
Harry sorrise.
“Sì, Hermione! Perché mai avresti dovuto fare un incantesimo Confundus a
McLaggen per non fargli superare le selezioni?”
“Io… non lo so.” ammise Hermione confusa.
“Beh… indubbiamente quel tuo gesto ha permesso che Ron Weasley diventasse
portiere, quindi… pensaci!”
Harry le appoggiò una mano sulla spalla, mentre Hermione stava ancora
metabolizzando quelle informazioni, quando finalmente Ron discese le scale e li
trovò tutti lì schierati di fronte all’ingresso della Sala Grande.
“Qualcuno ha fatto il mio nome?” chiese sorpreso.
Harry lo guardò, gli sorrise, ma senza rispondere alla sua domanda.
“Allora, nostro re? Sei pronto?”
“Non ritirare fuori quella canzone!” disse Ron con tutto lo sdegno possibile.
Hermione in quel momento fu come trascinata in un’altra dimensione, e per un
attimo abbandonò il presente, per ritrovarsi a rivivere un flashback di tre anni
prima.
Perché Weasley è il nostro re ogni due ne para tre! Così noi cantiam perché,
perché Weasley è il nostro re...
«Perché non la
piantano con quella stupida canzoncina? Non ne hanno ancora abbastanza?»
Quella che aveva
sentito era stata la sua voce. Proprio in quell’attimo, Ron la superò scendendo
le scale, e raggiungendo Harry, Ginny e Luna. Hermione rimase lì impalata senza
dire alcunché.
“Hermione? Vieni?”
le chiese nuovamente Harry, mentre stava per allontanarsi.
Hermione appariva
alquanto stonata, ed impiegò alcuni istanti per rispondere.
“Ehm… sì… sì vengo!”
**
La partita non fu priva di colpi di scena, e la canzone “Weasley è il nostro re” fu cantata a gran voce da tutti i
Grifondoro. Hermione restò per tutto il tempo in tribuna, insieme a Neville che
rideva ad ogni frase di Luna. La loro compagna di Corvonero stava svolgendo una
brillante cronaca dell’incontro, che vedeva la squadra dei rosso-oro ampiamente
in vantaggio.
“GRANDE RON!” urlò Neville battendo freneticamente le mani, quando il portiere
del Grifondoro salvò nuovamente gli anelli della squadra.
Hermione lo stava osservando dall’inizio del match, e risentire continuamente
quell’ormai insopportabile ritornello, le portava alla mente man mano diverse
informazioni.
“Certo che è migliorato! E’ un grande portiere! Grifondoro vincerà soprattutto
grazie a lui quest’anno!” continuò Neville al massimo della gioia.
Hermione si limitò a scandire un misero “Sì.” con poco vigore e tornò a
puntargli gli occhi addosso. In uno scontro all’ultimo centimetro, Harry si era
scontrato con il Cacciatore della squadra avversaria, e alla fine aveva
afferrato il boccino senza che questi se ne accorgesse. Lo stava ancora
cercando, quando il celebre Potter, alzò la mano che stringeva la pallina d’oro
con ali che si dimenavano vigorosamente. Lo stadio esplose in un vero e proprio
boato. Harry scese immediatamente alla sua scopa, venendo assalito dai suoi
compagni che subito toccarono terra. Ginny gli corse in contro e lui la baciò
con impeto in mezzo al campo. Ron fu l’ultimo a toccare terra, e la folla
urlante di giocatori circondò anche lui, anche se era leggermente meno
entusiasta, ma comunque felice. Strinse la mano di Harry, che poi lo attrasse a
sé e lo abbracciò, dandogli due pacche vigorose sulle spalle, abbracciò Ginny
che gli si fiondò letteralmente al collo, e poi voltò lo sguardo agli spalti,
alzò un dito verso Neville, che stava esultando come un forsennato, e poi spostò
gli occhi su Hermione, era lì che applaudiva sorridente, e in quel momento gli
parve la più grande gioia della giornata.
Poco dopo nella Sala Comune di Grifondoro si svolsero i consueti festeggiamenti.
Harry e Ron furono osannati dalla folla urlante, e presi in braccio dai loro
compagni, che li portarono in circolo per tutta la stanza. Bottiglie di
Burrobirra erano sparse un po’ dovunque e qualcuno dell’ultimo anno,
probabilmente Seamus, era riuscito a procurarsi anche delle scorte di Whisky
incendiario. Non potevano mancare i fuochi di artificio Filibuster, e i Tiri
Vispi Weasley! C’era tutto l’occorrente per dei festeggiamenti in grande. Quando
Harry toccò nuovamente terra, dopo un’ora di voli in aria, poté finalmente
ricongiungersi alla sua Ginny, che lo osservava da lontano. Accanto a lei c’era
anche Hermione, che aveva visto tutta la scena sorridente, godendosi la festa e
senza pensare assolutamente ai libri.
“Ma Ron non vuole scendere da lì?” chiese Ginny sorridendo, ed Harry scrollò le
spalle un attimo prima di baciarla.
Qualche istante dopo, Hermione dedusse che i suoi due amici fossero andati a
festeggiare da soli da qualche parte, e si recò al tavolo delle bevande per
prendere qualcosa. In quel momento, al suo fianco sopraggiunse Ron, che era
stato finalmente rilasciato dalla sua folla di acclamatori.
“Sarà dura lasciare il Quidditch l’anno prossimo.” esordì lui, senza alcun
preambolo, come se si trattasse di una comunissima conversazione tra due amici.
Hermione mandò giù un sorso, e si voltò verso il ragazzo.
“Chi dice che tu debba lasciarlo?”
Ron piegò leggermente la testa, aprendosi una bottiglia di Burrobirra, che
sorseggiò.
“Non è la vita che voglio fare, non senza Harry.”
“Comunque complimenti per la partita. Ti sei fatto valere.”
Ron sorrise sorpreso. “Grazie. Non me l’aspettavo.”
“Sono una persona a cui piace sorprendere!” disse Hermione sorridente, e lui la
trovò incredibilmente irresistibile in quel momento.
“C’è una altra cosa che mi dispiacerà abbandonare con la fine del Quidditch…”
aggiunse, bevendo un altro sorso direttamente dalla bottiglia.
“Sarebbe?” chiese Hermione, che posò il suo bicchiere, ed incrociò le braccia,
in attesa della risposta.
“Non poter più cavalcare la mia scopa!” disse deciso.
“E che ha di speciale la tua scopa?”
In quel momento, un nuovo flash attraversò la mente di Hermione…
- Avanti, aprilo. – lo esortò Hermione.
Ron scartò subito il regalo, distruggendo la bellissima carta natalizia. Una
volta che l’ebbe tolta definitivamente, si ritrovò di fronte un qualcosa di
splendido e raro. Era lucido, e lucente, perfettamente nuovo, e liscio al tatto;
i rami erano perfetti e dritti, compatti in una sola vigorosa massa, e sul
manico scintillava la scritta in oro “Nimbus 3000”.
- Ma… Ma… Hermione… -
La ragazza fu come catturata per qualche istante, e non ascoltò la risposta di
Ron che, di fronte al suo silenzio, intuì che c’era qualcosa di strano.
Improvvisamente sul volto di Hermione vi era un’espressione confusa e
frastornata.
“Ehi! Tutto bene?” le chiese, muovendo un passo verso di lei.
Ma in quel momento la mente di Hermione era come un’eco di voci confuse e vaghi
ricordi, e la festa, i canti e le grida di gioia dei suoi compagni, alimentavano
ancor di più quei flashback che le si presentavano dinanzi agli occhi.
Hermione entrò nella Sala Comune e scorse Ron completamente avvinghiato a
Lavanda Brown, in una massa così confusa che era difficile stabilire quali mani
fossero di chi.
“Hermione? Ti senti bene?” continuò Ron, non ricevendo alcuna risposta, e poggiò
una mano sulla spalla di Hermione, ma a quel tatto la ragazza si scostò
violentemente, e rimase per qualche istante con lo sguardo fisso sul pavimento.
Ron era confuso.
“Ehm… scusami.” e così dicendo corse via, con una mano sulla fronte, dirigendosi
verso il dormitorio femminile, e urtando due o tre persone che ancora facevano
baldoria.
**
Qualche ora più tardi, Hermione, sdraiata sul suo letto, sentiva ancora le voci
dei suoi compagni provenire dalla Sala Comune, ma i canti, le danze e i fuochi
d’artificio erano cessati; dal loro tono gioioso e vivace, e dai loro argomenti,
riuscì ad immaginarli tutti seduti sparsi per la Sala, attorno ai loro campioni,
raccontando aneddoti della partita e dell’intero torneo e prendendo in giro i
personaggi che in quegli scontri si erano distinti. Nessuna delle altre ragazze
era ancora tornata al dormitorio. C’era soltanto lei, che si rigirava
ripetutamente sul suo letto pensando ai vari flashback che aveva vissuto in
quelle ore. Una vasta gamma di emozioni le lacerava il petto, impedendole quasi
di respirare, sentiva che c’era qualcosa che necessitava di venir fuori, ma non
riusciva a capire ancor bene cosa. Si voltò verso il suo comodino, raccolse la
foto ricevuta dalla professoressa McGranitt e cominciò ad osservarla
attentamente. Nuovamente si focalizzò sua borsa di perline, e si ritrovò
inghiottita in un nuovo turbinio.
“Comunque, mi sono organizzata per portare tutto quello di cui avremo bisogno.”
affermò Hermione, con aria soddisfatta.
Dalla sua piccola borsetta si sentì un’eco, come un carico di oggetti pesanti.
“Oh, diamine, quelli sono i libri. Li ho ammucchiati per materia.”
Harry e Ron la guardarono sconcertati ma felicemente sorpresi.
“Quando hai fatto tutto questo?” chiese Harry.
“Te l’ho detto alla Tana, avevo impacchettato l’essenziale da giorni, sai, nel
caso ci servisse tagliare la corda immediatamente. Ho preparato le tue cose
questa mattina, Harry, dopo che ti sei cambiato e le ho messe qui.”
Ron era letteralmente ammaliato.
“Fantastica, sei fantastica!”
Con uno nuovo soprassalto Hermione ripiombò nuovamente nel suo letto. Aveva
avuto l’ennesimo flashback, e questa volta si era trattato di una nitida scena.
Impiegò qualche istante per riprendersi, e per far sì che il suo respiro
tornasse regolare, si mise a sedere, e non sentendo più le voci provenire dal
piano di sotto, volse lo sguardo alla porta, e poco dopo vide apparire Ginny,
Calì e Lavanda. Lanciò un’occhiata aggressiva a Lavanda, che a quanto pare non
si accorse di nulla. Ginny si sedette sul suo letto, proprio accanto a quello di
Hermione.
“Ma com’è che sei scappata tutto a un tratto?”
Hermione abbandonò il contatto visivo con Lavanda.
“Ehm… cosa?” poi riformulò nella sua mente la domanda. “Non vi ho più visti e mi
annoiavo. Il Quidditch non è mai stato la mia vita, lo sai.”
Ginny sorrise, sdraiandosi e aprendo il libro che fino a un istante prima era
rimasto sopito sul suo comodino.
“Già… effettivamente… qualcos’altro era la tua vita.” disse in tono allusivo.
Hermione non le prestò attenzione. “E ha i capelli rossi.” aggiunse poi, senza
distogliere lo sguardo dalle pagine del suo libro.
**
Il giorno dopo, Hermione si svegliò di buon mattino, era decisamente presto
anche per fare colazione, e i raggi del sole erano appena nati oltre le montagne
del promontorio. Era l’alba. Osservò le sue compagne dormire beatamente, e
silenziosamente abbandonò il dormitorio, scendendo le scale a chiocciola, ma non
si sarebbe mai aspettata di trovare proprio lì, a quell’ora del mattino, quella
stessa persona che Ginny aveva menzionato la sera prima.
Ron era seduto su una delle poltrone più smunte della Sala Comune, era
completamente concentrato sul suo foglio di pergamena, e continuava a rileggere
le poche righe che aveva scritto, continuando a cancellare e apportare
correzioni. Continuamente si grattava il capo, o si passava una mano sotto il
mento. Hermione sorrise quando lo vide così disperato, e gli si avvicinò.
“Buongiorno.”
Ron fu quasi colto da uno spavento, poi alzò lentamente il capo come se temesse
di trovarsi di fronte chissà quale entità, ma fu stupito di vedere la sua ormai
ex ragazza piazzata lì al centro della Sala.
“Buon-buongiorno” balbettò.
“Tutto bene?” le chiese lei con tono amorevolmente sereno, andandosi a sedere
nella poltrona di fronte a quella su cui sedeva Ron.
Ron si prese un po’ di tempo per rispondere.
“No.” disse sospirando amaramente, e lasciando cadere con vigore la penna sul
compito.
“Dannazione. E’ questo dannato compito! Non riesco a finirlo… e la consegna è
tra…” guardò l’orologio a pendolo posto sulla parete. “due ore! Sono spacciato!”
aggiunse sprofondando nella poltrona.
“Fa vedere.” disse inaspettatamente Hermione, raccogliendo la pergamena, e
cominciando a leggere la composizione di Ron. Sorrise. “Ma è pieno di errori!”
Ron, però, non ebbe il tempo di controbattere. “Lascia, faccio io.” concluse
Hermione, raccogliendo la sua penna.
Il volto di Ron s’illuminò di una nuova luce, al sentire quelle parole magiche.
“Oh no! Non dirmi che dovrò riscrivere tutto!” esclamò Ron quando Hermione gli
fece notare che il suo compito era completamente sbagliato.
“Non ti preoccupare, possiamo sistemarlo” disse Hermione prendendo pergamena e
bacchetta.
“Ti amo, Hermione.” esclamò Ron sprofondando nella sua poltrona, allo stesso
modo di qualche istante prima.
Hermione arrossì e con un leggero sorriso, disse: “Non farti sentire da
Lavanda.”
Questa volta Hermione non ebbe alcun sussultò quando si presentò quel flashback
dinanzi ai suoi occhi, ma un sorriso le colorò le labbra. Ron la guardò
incuriosito.
“Che hai da sorridere?”
Lei scrollò le spalle. “Niente” disse con noncuranza.
Poco dopo, Ron aveva tra le mani il suo compito scritto in maniera impeccabile.
“Grazie Hermione, mi hai salvato la vita.”
“Come se fosse una novità.” disse lei con tono allusivo, per poi allontanarsi.
Lui inizialmente non fece caso a quella frase, ma poi, colto da
un’illuminazione, si voltò verso di lei che gli dava le spalle.
“Ma allora tu… questo…” Hermione si voltò “…te lo ricordi?” le chiese Ron.
Hermione rimase per qualche attimo in silenzio, ma poi, decise di mentire.
“Stavo semplicemente ipotizzando.” e s’incamminò verso il ritratto, dando a Ron
una nuova cocente delusione.
**
Quando Hermione, dopo le sue lezioni, tornò nuovamente in Sala Comune, con in
braccio una montagna di libri, non poté far a meno di notare una scena che
attirò la sua attenzione. Stremata, poggiò svogliatamente la pila di volumi sul
tavolo più vicino, e scorse due figure, al centro della Sala, discutere in tono
scherzoso, da buoni amici, dovette superare le teste e le figure dei vari
Grifondoro, per distinguere nitidamente le immagini di Ron e Lavanda.
“No, Lavanda, non scriveremo una lettera alla professoressa McGranitt per
richiedere che il dormitorio femminile sia più grande.” stava dicendo Ron alla
bionda che aveva di fronte. “Non è assolutamente vero che il dormitorio maschile
è più grande! Sono esattamente uguali!”
Hermione rimase lì a fissarli discutere tra una presa in giro e l’altra, anche
se non riusciva a sentire tutto.
“Che cosa vuol dire che le ragazze hanno bisogno di più spazio?” aggiunse
nuovamente Ron, ridendo divertito.
Sebbene volesse nasconderlo, quella vista le fece male. Qualche istante dopo,
Ron, probabilmente sentendosi osservato, voltò lo sguardo proprio nella sua
direzione e la trovò immobile a guardarlo. La ragazza cercò di far sembrare
quell’incrocio di sguardi casuale, ma non ci riuscì.
“Ma vi siete lasciati di nuovo?” chiese Lavanda con una punta di acidità nella
voce.
“Ehm… cosa?” le fece distrattamente Ron che aveva smesso di ascoltarla. “Un
attimo solo eh.” e si congedò da lei, che contrasse tutti i muscoli del volto in
un broncio di disapprovazione.
“Hermione!” esordì Ron quando le fu davanti, lei fece finta di risistemare i
suoi libri, ma era troppo nervosa. “Hermione?” chiamò nuovamente lui, per
attirare la sua attenzione.
Questa volta si voltò.
“Volevo dirti grazie! Il compito credo sia andato bene, riceverò i risultati tra
due giorni.”
“Oh, bene.” disse Hermione con un velo d’imbarazzo.
La ragazza raccolse la sua pila di libri e stava per andarsene, quando Ron le
urlò dietro.
“Senti… per Hogsmeade…” ma non fece in tempo a finire la frase, che Hermione si
voltò verso di lui, repentinamente.
“Ok.”
“Ok?” chiese lui, perplesso.
“Sì, va bene. Volevi chiedermi di andarci insieme no?”
“Ehm… sì…” ammise Ron, preso in forte contropiede.
“Perfetto. Allora a domani Weasley!” aggiunse lei con un sorriso, e s’incamminò
nuovamente per la sua strada.
**
“Scommetto che tu e Ginny non vi farete vedere, vero?” chiese Ron a Harry
l’indomani, mentre si preparava per quella che forse sarebbe stata una giornata
decisiva per i risvolti della sua storia con Hermione.
Harry gli si avvicinò, guardandolo riflesso nello specchio, e gli appoggiò una
mano sulla spalla.
“Ottimo. La conquisterai.” disse divertito.
Ron gli inviò un’occhiata di disapprovazione.
“Potresti essere serio per almeno cinque minuti della
mia vita?”
Harry continuò a ridacchiare.
“Andiamo! Non essere teso… Dopo tutto, ha detto di sì no? Io credo che qualcosa
cominci a ricordarlo, altrimenti non sarebbe diventata così carina nei tuoi
confronti, poi hai detto che ieri ti ha visto mentre scherzavi con Lavanda e…
Colpita e Affondata! Comunque puoi stare tranquillo, io e Ginny spariremo dalla
circolazione, anche perché avremo altro da fare. Poi, se ti trovi in difficoltà…
un colpo di bacchetta e arriviamo.” concluse con una nuova pacca sulla spalla,
lasciando Ron dinanzi allo specchio sbigottito.
“Un colpo di bacchetta? Ma che significa? Sarò anche un mago, ma non so ancora
parlare a distanza con le persone.”
Harry si avviò verso l’uscita del loro dormitorio. “Stavo scherzando.” e si
voltò per l’ultima volta verso il suo amico. “Sei troppo teso!”
**
Qualche ora più tardi, Ron e Hermione stavano camminando per le stradine di
Hogsmeade. Era strano non vedere quel piccolo villaggio popolato di maghi
ricoperto dalla neve. Era una caldissima giornata di primavera, e il sole
risplendeva lucente sulle torri di Hogwarts, che si vedevano in lontananza
ergersi in tutta la loro austerità dal promontorio. Il villaggio si era popolato
di giovani maghi, che si sparpagliavano in tutte le direzioni passando da
Mielandia a Zonko. I due Grifondoro passavano ora dalle strade più affollate,
ora da quelle meno frequentate, in un vero e proprio tour completo del
villaggio, anche se c’era una vena d’imbarazzo tra loro.
“Non ricordi assolutamente questo posto, vero?” chiese Ron posso da una vena di
speranza, considerando che si trovavano proprio nel posto in cui si erano messi
insieme qualche mese prima.
Hermione osservò il luogo, gli ambienti, gli alberi, e la lunga staccionata che
correva alla loro destra. Sentiva che c’era qualcosa d’importante in quella
terra, qualcosa che la stava chiamando a gran voce. Un ricordo, pensò.
“Sì, vagamente, c’è qualcosa qui. Dev’essere stato un luogo importante.”
Ron annuì debolmente. “Per noi
sicuramente.”
Ron continuò a camminare, senza accorgersi che Hermione si era fermata, ed era
rimasta di qualche passo indietro.
“Ascolta, Ron.” lo chiamò. Lui si voltò, lentamente. “Vedi io… come dire… ci
sono stati molti momenti in questi giorni… che… insomma… ho visto molte cose.”
“Che genere di cose?” chiese Ron, confuso.
“Ricordi. Di… di noi. Ma… non è abbastanza…”
Ron aggrottò la fronte. “Che cosa vuol dire non è abbastanza?”
Hermione era leggermente impacciata.
“Beh che… insomma… ricordo di te, della nostra amicizia, di una vaga gelosia
ma…”
Il ragazzo che le stava davanti annuì debolmente, sconfortato.
“…ma non hai nessun ricordo di quando stavamo insieme.”
“Anche se decidessi di stare con te adesso, senza ricordare quello che c’è stato
prima…” ed esitò per un attimo “…non posso rischiare.”
Ron annuì nuovamente, in silenzio, e poi alzò nuovamente lo sguardo su di lei.
“Vorrà dire che aspetterò.”
Hermione ricambiò il sorriso, ed insieme, ripreso a camminare.
**
Fu una bella giornata quella che trascorsero insieme. Prima di tutto Ron dovette
per forza fare una scorpacciata di dolci da Mielandia, e subito dopo procurarsi
la scorta di nuovi scherzi magici da Zonko, con evidente disapprovazione di
Hermione che gli ricordava di essere un Prefetto. Ron non ci badò. Si fermarono
poi ai Tre Manici di Scopa, dove incontrarono Neville e Luna che sedevano ad un
tavolo tutto per loro. Stettero insieme, per un po’, fin quando, decisi a
lasciare il locale, si imbatterono in Harry e Ginny che stavano per entrare.
Scambiarono quale battuta sulla porta del pub, e poi si separarono di nuovo.
Giunse il tramonto, e l’orario del rientro era ormai prossimo. Stanchi, ma
soddisfatti per la bella giornata passata insieme, Ron e Hermione si accodarono
alla folla di studenti che marciavano verso il castello.
“Ti dirò Weasley, non sei poi così male!” disse Hermione sorridendo. “Forse
potrei anche capire perché sono stata con te.”
Ron si voltò verso di lei, sorridendo. In quel momento avrebbe avuto una gran
voglia di baciarla, ma dovette costringere i propri istinti a fermarsi, per
evitare di rovinare tutto.
“Ricorderai questo ed altro signorina Granger, è solo questione di tempo.”
aggiunse lui, finalmente di buon umore.
In quel momento, i due passarono accanto ad una coppia di ragazzi che,
completamente compressi contro il muro di un’abitazione, si scambiavano baci
passionali in un’unica massa di effusioni e sensualità. Come non era ancora
successo, durante l’arco dell’intera giornata, Hermione fu nuovamente catturata
da un vortice, e un nuovo flashback le si parò dinanzi agli occhi.
“Non vogliamo altri Dobby, vero? Non possiamo ordinargli di morire per noi…”
disse Ron a gran voce.
Al sentire quelle parole, Hermione lasciò cadere le zanne di basilisco e corse
verso Ron, gli lanciò le braccia al collo e lo baciò appassionatamente. Ron, a
sua volta, lasciò cadere le zanne e la scopa e rispose con tanto entusiasmo da
sollevare Hermione dal suolo.
“…e quindi penso che non lo farò.” disse la voce di Ron che a quanto pare
portava a termine un discorso che Hermione non aveva minimamente ascoltato. “Sei
d’accordo, le chiese?”
Hermione era rimasta sconcertata. Aveva lo sguardo fisso sulla scena a cui aveva
appena assistito, e che le si ripeteva dinanzi agli occhi. Le passarono davanti
interi mesi ed anni della sua vita, ed improvvisamente, tutto fu al suo posto.
Tutti i pezzi si ricomposero, e la storia tra lei e Ron fu nuovamente
ricostruita nella sua mente, ma non solo, l’amore per Ron scoppiò come un boato
all’interno del suo petto, come se l’avesse celato a lungo e adesso venisse
fuori tutto insieme, in tutta la sua potenza.
“Hermione? Va tutto bene?” le chiese Ron, piegandosi verso di lei, come aveva
fatto durante la festa del Grifondoro.
Hermione senza potersi più contenere, si voltò di scatto verso di lui, e gli
saltò addosso al pari di quanto aveva fatto due anni prima. Le sue braccia
cinsero il suo collo, e le sue labbra si poggiarono su quelle di lui. Ron fu
preso totalmente alla sprovvista ma, senza farsi ulteriori domande, rispose al
suo bacio, stringendole la vita e attirandola a sé. Rimasero così a baciarsi a
lungo per più di cinque o sei minuti, mentre la folla di studenti li superava
accompagnati da vari mormorii e risatine, fin quando non giunsero anche Harry e
Ginny. Un lungo fischio partì dalle labbra di Harry, colpito da tale foga.
“Ragazzi, un po’ di contegno! Stiamo andando a scuola!” disse scherzando, e lui
e Ginny li oltrepassarono, sorridendo. Ron mormorò qualcosa, senza però staccare
le labbra da quelle di Hermione, e ovviamente ciò che disse suonò soltanto come
uno strano verso. Harry alzò una mano, per dire che andava bene comunque.
“Ci vediamo a cena.” e si allontanò con Ginny.
Quando saziarono pienamente la loro mancanza, si staccarono restando però
abbracciati, gli occhi in quelli dell’altro.
“Che cos…” stava per chiedere Ron, ma lei scosse vigorosamente il capo.
“Sono tornata.” disse raggiante. “Non era quello che volevi?”
“Ma… come?” le chiede Ron, che non riusciva a spiegare quel cambiamento
improvviso.
Hermione impiegò qualche istante per rispondere, e quando lo fece si perse
totalmente negli occhi verdi del suo compagno.
“Mi sono semplicemente innamorata di te per la seconda volta.” e fece una
piccola pausa, prima di sintetizzare in
due parole magiche ciò che davvero desiderava dire, da molto tempo. “Ti amo,
Ron.”
La gioia di Ron nel sentirle pronunciare una simile frase fu immensa, tanto da
non poter contenersi dal baciarla di nuovo.
“Ti amo anch’io.” disse poi quando ripresero fiato. “Ma sicura di essere in te?
Perché… non lo dici mai…”
“Ero semplicemente una stupida.” ammise Hermione, guardandolo negli occhi.
“Ancora non sapevo cosa significava non averti più nella mia vita, e voglio che
non accada mai più… Mai… per nessuna ragione al mondo.”
Ron sorrise raggiante, perdendosi nei suoi occhi castani. “Allora bentornata.”
esclamò.
Si baciarono di nuovo e restarono così, sul vialetto che conduceva ad Hogwarts,
scambiandosi il loro amore che era riuscito a superare anche gli scherzi della
memoria, mentre il tramonto, accarezza Hogwarts.
THE END