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Autore: Eliatheas    02/08/2010    4 recensioni
«E tu ti ostini ancora a dire che non hai una cotta per lui! » tuonò Fred Weasley, venendole incontro con un sorriso che le metteva quasi paura e passandole un braccio attorno alle spalle.
«E’ solo la verità. La voce che voi avete messo in giro è davvero crudele» sbottò lei, mentre George si univa al gemello e, insieme, la scortavano verso la Sala Comune dei Grifondoro.
«Oh, Katie, noi non abbiamo messo in giro alcuna voce, è tutto merito tuo» scherzò George, con un sorriso identico a quello del fratello.
[dal capitolo 1]
Genere: Romantico, Commedia, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Oliver Wood/Baston
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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7.  I just wanted to  hold you in my arms

 

Leanne era stata in grado di lamentarsi per tutto il tempo della stupidità di Katie e la diretta interessata, dopo quasi un’ora di tortura psicologica di quel tipo, non ne poteva più.
«Voglio dire, non solo non ha detto niente che tu gli sia piombata addosso, letteralmente, ma ti ha anche baciata e tu cosa hai fatto? » Leanne era tutta lanciata nella sua invettiva e, di certo, non si aspettava una risposta da parte dell’amica che camminava, con aria esasperata, al suo fianco per le vie di Hogsmeade. «Sei scappata. Complimenti, Katie, sei davvero un genio».
Ormai Katie aveva perso il conto di quante volte l’aveva detto, specialmente dopo la tredicesima. Ormai le stava facendo sfogare il malumore e aveva smesso persino di ascoltarla.
«Katie, guardami negli occhi» la ragazza si voltò, inarcando un sopracciglio verso la sua presunta migliore amica. «Cosa stiamo aspettando da sette, lunghissimi anni? »
«Di diplomarci? » borbottò Katie, fulminandola con lo sguardo. Leanne sembrava ormai isterica, mentre la scuoteva per le spalle.
«No! Stiamo aspettando che quel maledetto idiota di Oliver Baston si accorga di te. E quando si accorge di te tu che fai? Che fai? Scappi? Ma ti sembra il modo di ragionare? »
«Oh, guarda, Scrivenshaft! » esclamò l’altra, ignorando totalmente l’isteria della sua migliore amica e indicando la cartoleria con la mano. «Non hai detto che ti serviva una nuova piuma?» le domandò, con un sopracciglio inarcato.
Leanne le regalò una delle sue migliori occhiatacce, prima di scrollare le spalle e dirigersi verso il negozio, con aria rassegnata, ormai, alla stupidità della sua migliore amica.
«Non vieni con me? » domandò, voltandosi e guardando Katie che si appoggiava al muretto lì vicino.
«Ti aspetto qui. Ti faccio sbollire la rabbia» disse, con aria saggia. Leanne scrollò le spalle ancora una volta ed entrò nella cartoleria, chiudendosi la porta tintinnante alle spalle.
Katie sospirò e chiuse gli occhi, rilassandosi per qualche secondo. Finalmente aveva un attimo di pace. Leanne non aveva fatto altro che tormentarla per tutto il tempo dell’uscita e anche prima, solo per il piccolissimo dettaglio che Katie aveva dimenticato di raccontarle della ‘faccenda dello spogliatoio’, come si era abituata a chiamarla tra sé e sé. Non era mica colpa sua, aveva tentato di dimenticarla il più in fretta possibile, così come aveva fatto con tutte le figuracce collezionate in presenza di Oliver Baston.
Ovvio che, in tutto l’album, questa fosse la più spettacolare. Scappare subito dopo averlo baciato rientrava nelle cose più imbarazzanti e stupide che le fossero mai capitate. Al solo pensarci, Katie avrebbe voluto affondare la faccia nel suo cappotto e urlare dalla vergogna. Morire, anche.
Non era possibile, Leanne aveva ragione: era una stupida. Aveva passato sette anni a sperare, con tutto il cuore, che Oliver Baston si accorgesse della sua esistenza e, nel momento in cui l’aveva baciata – il primo ed unico bacio che avrebbe ricevuto da lui in tutta la sua vita – lei se ne scappava.
Era un genio, davvero. Aveva ragione Leanne, aveva sempre avuto ragio…
«Katie? »
No, dai, non poteva essere. Merlino, no.
«Oliver? » il suo tono di voce era parecchio stridulo e vagamente isterico, ma, quando Katie aprì gli occhi, Oliver Baston, davanti a lei, stava sorridendo. Ed era proprio lui, Oliver Baston.
E lei stava per collezionare l’ennesima figuraccia. Ottimo.
«Ciao» sussurrò lui, avvicinandosi a Katie e appoggiandosi, a sua volta, al muretto dietro di sé. Katie sentiva il suo cuore che continuava a battere come un tamburo impazzito e pensava che sarebbe svenuta di lì a pochi secondi, se solo non ci fosse stato l’imbarazzo a tenerla su. «Tutto bene? »
Lei annuì, fissando con insolito interesse le sue scarpe nere e il terreno sotto i suoi piedi.
«Sì, tutto bene» mormorò, senza guardarlo in viso, passando a fissare, ora, le mani che torturavano il cappotto. Sentiva lo sguardo del ragazzo su di sé e sperò, ardentemente, che non la trovasse ridicola. Speranza vana, lo sapeva. «E a te? Cosa ci fai qui, ad Hogsmeade? Non dovresti essere ad allenarti? »
«A dire il vero, cercavo te» mormorò Oliver e lei alzò lo sguardo, stupita, fissandolo come qualcuno che ha appena ricevuto una pugnalata. Lui le sorrise, esitante, e divenne vagamente rosso nel momento in cui le mise una mano sulla spalla. Il cervello di Katie, ormai, aveva fatto i bagagli. «Volevo scusarmi per … quello che è successo nello spogliatoio, ecco. Non volevo spaventarti. Non era mia intenzione. Scusa».
Katie lo fissava, incapace di articolare una sola parola di senso compiuto, pensando solamente alla mano di lui sulla sua spalla e al fatto che era decisamente vicino e che se si fosse allungata un po’ avrebbe potuto persino …
No. Sta’ calma, Katie. Hai già combinato abbastanza guai. Non provarci.
«A … a dire il vero dovrei essere io a scusarmi» mormorò, arrossendo e distogliendo lo sguardo da lui e da tutta la sua sfacciata perfezione e portandolo nuovamente sui suoi piedi. «Non so cosa mi sia preso, davvero. Io di solito non salto addosso alle persone, a parte quando inciampo e lo sai bene. Ma solitamente non …».
«Katie? »
Oliver la guardava negli occhi e lei non poté fare a meno di alzare lo sguardo verso di lui e fissarlo, rapita.
«Scusa, davvero. Ti assicuro che non volevo …».

«Katie, è a posto. Non ti devi scusare, non hai fatto … nulla» tentò di convincerla lui, ma Katie scosse la testa, incapace di accettare il fatto che non fosse colpa sua.
«Ti ho baciato! » trillò istericamente. Oliver le sorrise e scosse la testa a sua volta, in un’espressione divertita.
«A dire la verità, sono stato io a baciarti» precisò lui, nascondendo un sorrisetto davanti al viso rosso di Katie Bell. Lei si nascose dietro i suoi capelli, come quando era una ragazzina, come quando aveva tentato di fargli capire come stavano le cose. Perché, in fondo, quando lei era con lui, non si sentiva tanto diversa da quella ragazzina di quattordici anni che gli era caduta addosso secoli prima. «Tu … tu mi hai solo sfiorato, sono stato io a …».
«Sì, okay» lo interruppe lei, ancora più rossa, in imbarazzo. Alzò lo sguardo verso di lui e vide che la guardava con una strana espressione sul viso, un’espressione che lei non sapeva definire. C’era qualcosa di nuovo, in lui, qualcosa che lei non aveva mai visto comparire sul suo volto. «Comunque sia andata, non hai bisogno di chiedermi scusa».
Anche perché quel bacio era stata la cosa più bella che le fosse mai capitata in diciassette anni di vita, inclusa la vittoria della Coppa di Quidditch al suo quarto anno.
«Come vuoi, Katie Bell» mormorò lui, fissandola con un sorrisetto divertito che le faceva battere il cuore da quando era una stupida ragazzina. «Posso chiederti … perché mi hai baciato? »
Se Katie avesse potuto diventare più rossa, lo avrebbe fatto, ma fortunatamente, il suo livello di rossore aveva raggiunto un limite e non poteva superarlo. Non questa volta.
Almeno lo sperava con tutto il cuore.
«Io …» iniziò e lui la guardò, con uno sguardo interessato. E di nuovo, quell’espressione che lei non sapeva interpretare, si fece strada sul suo volto. Lei rimase a fissarlo per qualche secondo, prima di rendersi conto che, forse, doveva rispondere. «Non lo so. Hai detto qualcosa di carino, mi hai fatta sentire … speciale. Suppongo che, nella mia mente contorta, fosse un modo per ringraziarti. Il bacio, intendo».

«Be’, allora …» Oliver spostò la sua mano dalla spalla della ragazza fino al suo volto. Katie si era fossilizzata e non capiva cosa stava succedendo. Era troppo stupita di tutto. Perché mai Oliver le si era avvicinato così tanto? E perché la stava guardando in quel modo? Aveva qualcosa sul viso? I suoi capelli erano ancora impazziti? Cosa era successo perché Oliver Baston la fissasse con tanta attenzione? «Suppongo di doverti ringraziare a mia volta»
E prima che lei se ne rendesse conto, stava nuovamente baciando Oliver Baston. Be’, anche questa volta baciare era una parola decisamente grossa. Diciamo che aveva fatto tutto lui. Lui si era chinato su di lei e l’aveva baciata.

Di nuovo.
Il suo cervello era pieno di domande e c’era una confusione assurda tra i suoi pensieri. Non riusciva a pensare a niente di coerente, ma la cosa non le interessava più di tanto, perché stava baciando Oliver Baston. Si strinse a lui, probabilmente soffocandolo nel suo abbraccio, e ricambiò il bacio, sollevandosi sulle punte dei piedi.
Oliver la stava baciando. Baciando. E non poteva essere un errore, giusto? Non … poteva essere, basta. L’aveva baciata di sua spontanea volontà. La stava baciando! Stava passando le sue mani tra i suoi capelli e la stava attirando ancora di più a sé. Erano così vicini che Katie poteva sentire persino il cuore del ragazzo battere a velocità doppia. O forse era il suo? Non ne era ben sicura, ma non che la cosa fosse di vitale importanza.
Poi, Oliver si scostò da lei con un sorrisetto, accarezzandole il volto con una tenerezza che Katie non gli aveva mai visto. E non aveva mai neanche osato immaginare, neanche nei suoi sogni più belli.
La stringeva ancora a sé, dolcemente, e la guardava con quell’aria che Katie non aveva ancora imparato a decifrare. E poi, il pensiero di quello che era successo la investì improvvisamente. Aveva di nuovo baciato Oliver Baston. Di nuovo. Gli era letteralmente piombata addosso per la seconda volta.
No, aspetta, era stato lui.
Comunque fosse andata, l’aveva baciato ancora. Okay, le cose si stavano facendo imbarazzanti. Non era possibile che non riuscisse a stare in compagnia di Oliver Baston senza saltargli addosso come pazza. Doveva contenersi.
«Merlino, scusa!» esclamò, ancora tra le sue braccia, arrossendo furiosamente e facendo per allontanarsi. Ma lui non sembrava molto propenso a lasciarla andare e la fissava, con uno strano sorriso sul viso.
«Quando la smetterai di scusarti per cose di cui non hai alcuna colpa, Katie?» le domandò, ancora così vicino a lei da farle venire i brividi. Non riusciva a pensare che l’aveva appena baciato per la seconda volta. Che gli fosse letteralmente saltata addosso. E lui non era minimamente arrabbiato. Aveva una pazienza infinita, evidentemente, soprattutto con lei. Ormai Oliver aveva fatto l’abitudine alla sua pazzia.
«Io …» non sapeva esattamente cosa volesse dire. Che non avrebbe smesso mai di scusarsi? Che l’aveva baciato ancora? Che era cotta di lui da quando l’aveva visto per la prima volta? Non ne aveva idea, sapeva solo che, in realtà, non riusciva ad emettere più alcun suono. Perché Oliver Baston era lì davanti a lei e la fissava, con i suoi occhi castani fissati nei suoi. E questo le creava una leggerissima difficoltà a parlare. «Scusa» mormorò infine, abbassando lo sguardo.
Lui rise e la strinse ancora a sé, prima di lasciarla andare, delicatamente, come se temesse di romperla in tanti pezzettini. Katie non aveva mai visto tanta tenerezza negli occhi di qualcuno. Non riusciva a capire cosa fosse successo ad Oliver Baston. Magari si era preso qualcosa. Una malattia fulminante. Magari la caduta durante la partita gli aveva causato dei danni al cervello.
Le sfiorò il volto con una mano, una carezza leggera che la fece rabbrividire.
«Grazie» sussurrò e, anche se Katie non aveva alcuna idea a cosa si riferisse, sorrise, dolcemente, mentre Oliver le accarezzava ancora il viso. «Devo andare. La squadra probabilmente mi ammazzerà. Li ho convinti a fare una deviazione qui solo per parlare con te».
«Cosa? » domandò lei, stupita, ma Oliver sorrise solo, le sfiorò ancora il volto e poi la lasciò andare, regalandole ancora quel sorriso luminoso che le faceva battere il cuore a mille.
«Ci vediamo, Katie» mormorò solo, mentre si voltava e si allontanava per le vie di Hogsmeade. Katie era ancora lì, immobile, mentre il vento le scombinava i capelli. Le sue guance avevano raggiunto una nuova tonalità di rosso, ma lei non sembrava curarsene. In quel momento, avrebbe potuto iniziare a saltellare, seguire un’intera lezione di Storia della Magia senza dormire o anche riprendere a studiare Divinazione, senza mai perdere quell’aria esaltata sul viso. Era successo decisamente troppo, in un solo istante.
Il cuore le batteva furiosamente, quando Leanne tornò con la sua piuma nuova di zecca e un paio di fogli di pergamena.
«Quello era Oliver Baston o una mia allucinazione? » domandò, guardando la sagoma che si allontanava. Katie guardò male l’amica, poi scosse la testa, mettendo su un’espressione seria che poco si addiceva al suo umore.
«E’ definitivamente una tua allucinazione. Inizi a preoccuparmi, Leanne» e, senza dire altro, fece cenno all’amica di riprendere a camminare. Leanne alzò gli occhi al cielo, ormai rassegnata alla stupidità della sua migliore amica, e camminò al fianco di Katie, incurante dello sguardo perso dell’altra.
«Che ti ha detto? » chiese, infine, troppo curiosa per lasciar perdere. Katie la fissò con un sopracciglio inarcato.
«La tua allucinazione? » chiese, ma l’amica le rifilò uno sguardo di rimprovero e allora lasciò perdere l’espressione seria e tornò a sorridere e a sospirare come una stupida. «Leanne, non ci crederai mai!».
«Fammi indovinare: è corso da te dichiarandoti il suo imperituro amore? » domando l’amica, con voce incolore. Katie non era in grado neanche di fulminarla, tanto era esaltata.
«Mi ha baciata!» squittì, con una voce talmente acuta che Leanne prima spalancò gli occhi, sorpresa, poi capì quello che la sua migliore amica aveva detto e si lanciò su di lei, abbracciandola e lanciando urli tanto acuti che molti dei passanti si girarono a guardarle.
«Oh Merlino!» strillò Leanne, con la testa affondata nel cappotto dell’amica. Katie sorrideva, beata, pensando al fatto che Oliver Baston l’aveva baciata, ancora. Doveva pur significare qualcosa, vero? Vero? «Vieni, andiamo ai Tre Manici di Scopa, mi devi raccontare tutto!» aggiunse la sua migliore amica, scostandosi da lei e trascinandola per Hogsmeade.
Katie Bell, alla fin fine, era troppo felice per poter anche solo pensare di protestare.

 

Angolo autrice

Ah, quanto amo questi due? Troppo *-* loro sono carinissimi e tenerissimi e idiotissimi <3
E ci vuole un po’ di mieeeele qui. No, okay, sono io che ne ho urgentemente bisogno, sembro una pazza che sorride come un’esaltata davanti al pc, ma, avanti, io li amo *-*
Mi è venuta in mente anche una storiella con loro due, quindi magari, quando un remoto giorno avrò concluso tutti i progetti che mi porto dietro – e magari avranno sterminato la scuola per sempre -, potrei postarla sul serio *-*
Lo so, mi sto esaltando troppo. Ora mi calmo ù_ù

Be’, dunque, questo capitolo è più che chiaro, direi ù_ù anche se non per Katie che si è vista piombare Oliver addosso – per la prima volta è lui quello che salta addosso a lei! – e non ci ha praticamente capito niente ù_ù no, okay, non sto bene per niente.
E ora vi lascio leggere questa cosa da schizzati.
Il titolo è sempre da Starlight. Non avete idea di quanto ami quella canzone <3

 

El <3

   
 
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