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Autore: Soe Mame    02/08/2010    7 recensioni
Il giovane alzò lo sguardo verso l'imponente edificio che sovrastava l'intera città: la Cattedrale.
Il solo nome, "Notre Dame", bastava già a farla figurare nella mente di chi lo udiva o lo leggeva; per questo motivo, mi auto-autorizzo a risparmiarmi una lunghissima descrizione di suddetto edificio.

× Semplicemente, la delirante parodia di Notre Dame de Paris.
Genere: Demenziale, Generale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri personaggi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tutti i personaggi e le canzoni citate appartengono ai rispettivi proprietari; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

CAPITOLO 2 e mezzo



Il sole era ormai alto nel cielo e con la sua luce illuminava l'intera città, dai tetti delle case fino ai vicoli più nascosti.
Sì, lo confesso: questa scena si svolge di giorno.
Sul ciglio di una strada su cui si affacciavano bancarelle di ogni genere, una ragazza finiva di preparare tutto ciò che le sarebbe servito di lì a poco.
- E' perfetto! - esclamò, orgogliosa, dando un'ultima sistemata all'abbigliamento del ragazzo di fronte a lei.
- E' proprio così strettamente necessario, sorellina? - chiese quest'ultimo, quasi supplicandola con i suoi grandi occhioni viola di risparmiarlo.
- Certo! - rispose la ragazza, quasi fosse un'ovvietà: - Credimi, stai benissimo! Sei la più bella capretta che si sia mai vista! -.
- Oh, andiamo! - sbottò il ragazzo, esasperato: - Nessuno crederà mai che io sia una capretta! -.
- Guarda, mamma, una capretta! -.
- Oh, che carina quella capretta! -.
- Non è possibile... - il ragazzo si nascose il viso tra le mani zoccolate. Fosse stato un travestimento decente, magari avrebbe pure potuto capire; ma dei pantaloni e una maglietta di lana grigia, delle scarpe e dei guanti della consistenza e della forma di zoccoli neri, un cerchietto con attaccate delle orecchie da capra - con tanto di orecchino circolare su quella destra - e delle corna che spuntavano dai suoi capelli dalla inumana forma stellata e dall'inumano tricolore naturale biondo/nero/fucsia non erano affatto un travestimento decente.
No, aspettate, questa cosa è ridicola... mi state dicendo che esiste un'altra persona, oltre Athemoire, che ha dei capelli così assurdi?
- Su, è ora di cominciare! - esclamò la ragazza, posando a terra la sua piccola borsetta nera e rimettendosi in piedi: per poter sistemare il perfetto travestimento da capretta del suo caro fratellino si era dovuta mettere in ginocchio, a causa della leggera differenza d'altezza - corrispondente a circa mezzo metro abbondante.
- Esmeranzu... - gemette il ragazzino, quasi a pregarla un'ultima volta, ma la sorella, Esmeranzu, lo interruppe: - Non sei stato tu a dirmi di volermi aiutare? Ora vuoi abbandonarmi? -. Il suo sguardo chiaro si fece improvvisamente triste e, a quella vista, il fratellino scosse la testa: - No! Io voglio aiutarti, lo sai! E' solo che non pensavo a questo! - gemette.
Di fronte all'ampio sorriso ora apparso sul volto di Esmeranzu, il fratellino si rassegnò definitivamente: voleva molto bene a sua sorella e voleva sinceramente aiutarla. Per lei sarebbe stato una capretta!
- Allora perfetto! - trillò Esmeranzu, mettendosi in posizione: - Sii capretta, Yudjali! Tira fuori la capretta che è in te! - lo incoraggiò.
- Ma veramente... -
- Le caprette non parlano, Yudjali! -
- Beh, in effett- -
- Ecco! Perfetto! Continua così! Quel "beh" era assolutamente magnifico! -
- ... -
Sì, Yudjali voleva veramente, ma veramente bene a sua sorella.
Lo sguardo azzurro di Esmeranzu si fece deciso, pronto ad iniziare: - E ora si comincia! -.
La ragazza cominciò a danzare, attirando lo sguardo dei passanti, incuriositi dai suoi gesti e dai suoi movimenti sinuosi: le mani scivolavano lungo le braccia, risalendo le spalle appena sfiorate dai capelli castani, accarezzando la testa, sfuggendo alla vista e riapparendo sui fianchi ancheggianti, la lunga gonna color lavanda che si muoveva seguendo quel ritmo, alzandosi appena quando la ragazza saltava.
Ed era di Esmeranzu la voce che accompagnava quella danza: non aveva la voce di una cantante, ma non poteva lasciare che fosse la sua gran poco intonata capretta a cantare.
- Dale a tu cuerpo alegria, Macarena, que tu cuerpo es pa' darle alegria y cosa buena, dale a tu cuerpo alegria, Macarena... Hey, Macarena! -.
- Beh. - belò Yudjali, con tono piatto, la faccia rossa per l'imbarazzo: "Ti voglio tanto bene, sorellina..." si disse, mentalmente, disperato, come a cercare una motivazione plausibile per prestarsi a tutto quello.
Il ballo della fanciulla attirò anche gli sguardi di tre Guardie Anonime, che si avvicinarono con fare che non si sarebbe potuto esattamente definire "pacifico".
- Ehi, tu! - la richiamò la Prima Guardia Anonima.
- Smettila immediatamente di minacciare gli abitanti! - le urlò la Seconda Guardia Anonima.
Esmeranzu si fermò, guardando le tre guardie con occhi sgranati: - Prego? - chiese, sicura di non aver bene inteso le loro parole.
- Stai costringendo gli abitanti a darti del denaro per fermare la tua orrenda danza, li stai ricattando obbligandoli a vedere i tuoi terribili movimenti sgraziati! - precisò la Terza Guardia Anonima, tirando fuori la spada.
A quelle parole, il viso di Esmeranzu assunse una tonalità rossastra riconducibile ad una achillea ira furiosa; nel vedere una delle guardie puntare la spada contro sua sorella, invece, Yudjali scattò di fronte a lei, come a volerla proteggere.
- Non potrai salvarti facendoti scudo con una capretta! - la avvisò la Prima Guardia Anonima.
- Io non sto nè costringendo nè minacciando nessuno! Siete voi che puntate la spada contro di me e contro una povera capretta indifesa! - ribattè Esmeranzu, decisa.
- Sorellina, io non sono una... -.
- E va bene, ragazzina! Se non vuoi ammettere le tue colpe, ci darai la tua borsetta! - decretò la Seconda Guardia Anonima, senza alcun collegamento logico tra le due frasi, agguantando la borsetta che la ragazza aveva lasciato a terra.
- No! - gridò Esmeranzu, afferrando una cinghia della borsetta: - Questa è mia! -.
- E ora è mia! - replicò la Seconda Guardia Anonima, tirando l'oggetto conteso verso di sè.
Esmeranzu, nonostante fosse fisicamente meno forte di quell'uomo, non si lasciò scoraggiare e tirò anche lei: - Tu me l'hai rubata, appartiene a me! -.
- Lascia subito quella borsetta, ragazzina! - la intimò la Terza Guardia Anonima, intervenendo a favore dell'altra guardia e cercando di staccare le mani della ragazza dalla borsetta.
- Lasciala stare! - urlò Yudjali, attaccandosi ad un braccio della Terza Guardia Anonima per fermarlo; gli morse la mano, la guardia urlò un dolorante: - Dannata capretta! - e portò tutta la sua attenzione sulla piccola capretta molesta, mentre i due litiganti erano ancora impegnati con la borsetta.
- E' mia! -
- Non è vero, è mia! -
- Adesso è mia! -
- Appartiene a me! -
E accadde l'irreparabile.
La borsetta, strattonata da una parte e dall'altra, si aprì, facendo cadere al suolo il suo contenuto: delle biglie, alcuni scacchi, delle pedine della dama, un mazzo di carte napoletane, delle carte di Magic, delle carte di Duel Monsters, delle carte di Pokemon, delle carte del Mercante in Fiera, due volumi di Dragon Ball, una Barbie Raperonzolo, una spazzola, un pettine, dei fazzoletti, alcune caramelle, un lucidalabbra, un rossetto, un portacipria, lo specchio magico di Stilly tarocco, un mazzo di chiavi, una chiave inglese, un tubetto di colla vinilica, uno spazzolino, un dentifricio, un cucchiaino, un piccolo cactus, un ananas, un sapone, uno sturalavandini, un ferro da stiro, uno skateboard e un termosifone.
La Seconda Guardia Anonima ed Esmeranzu rimasero a guardare tutti quegli oggetti, scioccati, per almeno un minuto intero.
La prima a riprendersi fu la ragazza, che afferrò il termosifone e lo portò sopra la testa: - Ho un termosifone e non ho paura di usarlo! - minacciò, rivolta ad una sconvolta Seconda Guardia Anonima.
- Metti giù quell'arma! - intimò la guardia, spaventata, estrando la sua spada.
- Cosa sta succedendo, qui? -.
Una voce maschile bloccò tutti i presenti, i cui sguardi furono rivolti verso il nuovo arrivato; era accompagnato da un grande cavallo bianco a chiazze nere, con un campanaccio legato al collo e due piccole corna, molto somigliante ad una mucca.
No, d'accordo, era una mucca.
Al fianco del bovino vi era un giovane uomo biondo, gli occhi scuri, con indosso un mantello azzurro che celava, in parte, degli abiti chiari che facevano intendere la sua appartenenza ad un qualche rango più o meno elevato.
Lo scenario che si presentava davanti agli occhi dell'uomo non poteva essere descritto con semplici parole, ma io lo descriverò lo stesso: una giovane fanciulla teneva sopra il capo un termosifone, pronta a scagliarlo contro una guardia terrorizzata; una tenera capretta era appolipata al braccio di un'altra guardia, che cercava di scacciarla agitandosi in maniera alquanto idiota; una terza guardia osservava la scena in disparte, indecisa se intervenire e rimanere immischiata in quel delirio o restare immobile e passare inosservata. Ad incorniciare l'ameno quadretto era il terreno, invaso di oggetti di varia forma e dimensione. E poi c'erano i passanti, ma a nessuno importa dei passanti, quindi perchè dovrei parlarne?
- Capitano! - lo riconobbe la Terza Guardia Anonima, portandosi sull'attenti e trascinandosi Yudjali, ancora attaccato al suo braccio, come se nulla fosse.
- E' il capitano! - gli fece eco la Prima Guardia Anonima, imitandolo.
Quel giovane appena arrivato era un capitano.
Ripeterlo fa sempre bene, magari c'era qualcuno distratto.
- Non mi avete risposto. - fece presente il capitano, concentrando il suo sguardo sulla Seconda Guardia Anonima, che cercò di spiegare: - Quella donna stava ricattando gli abitanti, costringendoli a darle del denaro per far cessare la sua orrenda danza! -.
- Adesso io faccio cessare la tua vita! - avrebbe voluto dire Esmeranzu, per poi lanciargli l'arma impropria che sorreggeva, ma il capitano la precedette: - Non mi pare che quella fanciulla stesse minacciando qualcuno. -.
Esmeranzu, Yudjali e le tre Guardie Anonime rimasero sorpresi dalle parole dell'uomo: - Ho seguito la scena fin dall'inizio. - spiegò, dimenticandosi casualmente di menzionare il fatto che era stato costretto a seguire la scena a causa di un improvviso crampo al piede che gli aveva impedito di muoversi.
- E allora avrete visto la danza mostruosa di questa donna! - esclamò coraggiosamente la Seconda Guardia Anonima, con l'ombra del termosifone che ancora incombeva su di lui.
- E' vero, la danza di quella fanciulla è disturbante. - concordò il capitano.
Con la coda dell'occhio, si accorse che Esmeranzu stava lentamente cambiando traiettoria di lancio in modo che lui stesso fosse il bersaglio della sua arma.
- Ma lei non ha alcuna colpa. - si affrettò ad aggiungere, ricevendo nuove occhiate sorprese da parte dei presenti.
Fortunatamente, aveva avuto il buonsenso di fermare la frase prima di completarla con un "se Madre Natura ha deciso di farla così sgraziata", risparmiandosi una subitanea termosifonata letale.
- Come "non ha alcuna colpa"? - balbettò la Seconda Guardia Anonima, incredula: - Stava... -.
- Non. Ha. Alcuna. Colpa. - ripetè il capitano, soffocando definitivamente ogni tentativo di ribellione da parte delle tre Guardie Anonime: - Ragion per cui, andatevene e porgete le vostre scuse alla signorina per il fastidio arrecato. E anche alla capretta. - ordinò.
Di fronte alla risolutezza del capitano, le tre Guardie Anonime non poterono che cedere e riporre le armi; Yudjali si allontanò dalla Terza Guardia Anonima, Esmeranzu abbassò il termosifone.
I tre uomini borbottarono una frase incomprensibile che poteva suonare come delle scuse o come un augurio di veloce rottura di una gamba, per poi andarsene, senza mai voltarsi.
- State bene, signorina? - chiese il capitano, avvicinandosi alla ragazza: - Sono desolato dal comportamento di quelli che dovrebbero essere i miei sottoposti, mi auguro non vi abbiano disturbata più di tanto. -.
- Non vi preoccupate, signor capitano. - sorrise Esmeranzu, sollevata: - E' grazie a voi se se ne sono andati. Vi sono molto grata. -.
Nel vedere il sorriso radioso della fanciulla, il capitano arrossì e si chinò a raccogliere quegli oggetti notoriamente esistenti nel 1400 che erano usciti dalla borsetta della ragazza: - Vi aiuto a raccogliere tutto. - disse, passandole l'ananas.
- Siete molto gentile, vi ringrazio. - rispose Esmeranzu, rimettendo il frutto nella borsetta, per poi rivolgersi al fratellino: - Tu stai bene? Quelle guardie ti hanno fatto del male? - domandò, preoccupata, accarezzandogli la testa - trovando qualche difficoltà, fra corna e capelli assurdi.
- Sì, non ti preoccupare. - la rassicurò Yudjali, accorgendosi solo in un secondo momento dello sguardo incredulo del capitano.
Dopo qualche istante di silenzio, l'uomo farfugliò: - La capretta ha parlato! -.
Non trovando la forza di ribattere, Yudjali scosse la testa con fare esasperato e aiutò la sorella e il capitano a riporre tutto nella borsetta della ragazza.
- Non ci posso credere... - sussurrò il capitano, prendendo alcune carte: - Il Drago Nero Occhi Rossi... le cinque carte di Exodia... un Mew brillante... addirittura due Mewtwo! -. Alzò lo sguardo, incontrando gli occhi incuriositi di Esmeranzu: - Voi avete delle carte veramente stupende! I miei complimenti! -.
- Io ho tutte le carte più rare, soprattutto di Pokemon! - spiegò la ragazza, orgogliosa: - Ho faticato per averle, ma ho tutta la collezione completa! Di alcune ho pure i doppioni! -.
Il volto del capitano era ora totalmente adorante: - E magari avete completato il pokedex sui giochi per gameboy... - mormorò, quasi si aspettasse una risposta positiva.
Risposta positiva che arrivò: - Certo! Ho completato il pokedex in Pokemon Rosso, Pokemon Blu, Pokemon Giallo, Pokemon Oro, Pokemon Argento e Pokemon Cristallo, con tutti i pokemon al livello 100 e ho anche i più rari come Mew e Celebi... anche se per questi sono stata costretta a ricorrere ai codici, ma gli altri li ho catturati da sola, senza alcun trucco! -.
Il capitano era perso: ai suoi occhi, Esmeranzu era come una dea scesa in terra magnanimamente manifestatasi agli occhi dei comuni mortali. Come altro avrebbe potuto definire una simile giocatrice? Forse avrebbe dovuto invidiarla, ma non riusciva a provare nient'altro di diverso da una adorante ammirazione.
Quando tutto ciò che era a terra fu raccolto - anche qualche cartaccia, già che c'erano -, i tre si rialzarono in piedi (Yudjali arrivava alla vita della sorella, che a sua volta arrivava alla spalla del capitano - e sì che erano tutti e tre quasi coetanei) ed Esmeranzu prese per mano per il fratellino: - Beh, rimanere qui mi sembra inutile. Vi ringraziamo molto per l'aiuto che ci avete dato, capitano! -.
L'uomo scosse la testa, lo sguardo ancora illuminato dall'emozione di avere di fronte una simile creatura: - Non ditelo neanche, signorina! -.
- Permettetemi di ringraziarvi! - insistette la ragazza: - Mi siete sembrato molto interessato alle carte e ai videogiochi... se volete, posso clonare qualche pokemon raro e passarvelo. -.
Il capitano rimase senza parole: gli occhi sgranati, la bocca spalancata, incapace di dire qualsiasi cosa.
Recuperò l'uso della parola solo pochi istanti dopo: - Sareste... sareste davvero disposta a...? -.
- E cosa mi costa? - sorrise Esmeranzu, incoraggiante.
Per il capitano, il tempo si fermò in quel momento: quella fanciulla... gli avrebbe donato dei cloni dei pokemon più rari in assoluto? Quelli che neppure lui, dopo tanti sforzi, era riuscito a catturare?
- Sì! - urlò, non riuscendo a contenersi, prendendo la mano libera della ragazza: - Dove ci vediamo? Vi va bene una locanda? -.
- Per me non c'è problema. -
- Al "Val d'Aosta"? -
- Troppo lontano. -
- Al "Mal di Mare"? -
- Troppo umido. -
- Al "Mal d'Amore"? -
- Troppo deprimente. -
- Al "Val delle More"? -
- Perfetto! E' un posto così grazioso! -
Esmeranzu sorrise al capitano, quest'ultimo incapace di rispondere in qualsiasi modo: - Ci vediamo, allora. Mi trovate in giro, fatemi sapere il giorno che vi è più comodo! -. Strinse la mano di Yudjali e si allontanò, seguita dallo sguardo incantato del capitano.
"Sì... vi farò sapere..." pensò l'uomo, senza che la parole riuscissero ad arrivare alla bocca. I pokemon più rari... avrebbe finalmente completato il pokedex, dopo quindici anni che cercava di catturare quei cavolo di Cani Leggendari o quel maledetto Mewtwo. Senza contare Mew e Celebi...
- Oggi è davvero una bella giornata! - gridò, estraendo la spada che portava al fianco e innalzandola al cielo in segno di vittoria, per poi tornare alla sua fida mucca.
Sfortunatamente, un rastrello si pose sulla sua via; non appena il capitano lo calpestò, quello scattò su, colpendo il poveretto in piena faccia e facendolo cadere a terra.
Ma non fu quella la cosa più grave: colpito alla faccia, cadendo, al capitano sfuggì la spada, che andò a piantarsi su una parete di legno, tagliando una corda che si trovava sulla traiettoria; corda che sosteneva un piccolo lampadario, che precipitò su una bancarella di cavoli, facendola ribaltare e spargendone il contenuto nell'aria; uno dei cavoli colpì in pieno un passante, facendolo cadere su un banco di pomodori, che volarono via e si spiaccicarono a terra.
Ai piedi di un uomo.
Contorcendosi dal dolore, le mani al naso, il capitano riuscì a mettersi in ginocchio e alzò lo sguardo per vedere chi fosse quella persona: a causa della sua altezza, gli ci volle un po' prima di incontrare due occhi gelidi che lo squadravano, impassibili.
- Capitan Febouchi. - disse l'uomo, piatto.
- Sì, sono io. - confermò il capitano, Febouchi, alzandosi in piedi e togliendosi le mani da davanti la faccia, controllando che non uscisse sangue dal naso.
- Posso chiedervi per quale motivo ci sono dei pomodori spiaccicati ai miei piedi? - chiese l'uomo, con un'intonazione alquanto inquietante.
- Ehm... è una storia piuttosto lunga... ma credetemi: se ve la raccontassi, non mi credereste. - disse Febouchi, non facendo minimamente caso al tono usato dall'altro. Il capitano lo guardò per alcuni istanti, per poi domandare: - Perdonatemi, ma... voi mi conoscete, ma voi chi siete? -.
L'uomo spalancò gli occhi, mentre alcune nuvole cominciarono a coprire il cielo.
- Sono il giudice Frollseto, capitan Febouchi. - rispose, nella sua voce spaventosamente calma risuonava chiaramente la sua ira per aver di fronte un simile essere reo dell'empio peccato di non averlo riconosciuto.
- Davvero? - fece Febouchi, sinceramente sorpreso: - Non mi aspettavo foste così! Sul serio, non l'avrei mai pensato, se non me l'aveste detto non ci sarei neppure lontanamente arrivato, se... -
- Sono stato io a chiamarvi qui. - lo interruppe Frollseto, glaciale, i passanti che si chiedevano come facesse il capitano a peggiorare la propria posizione con così tanta spensieratezza: - Seguitemi al Palazzo di Giustizia. - disse il giudice, con un tono che sarebbe calzato alla perfezione per la frase: "Non hai idea di quanto in questo momento voglia farti a pezzi facendoti soffrire il più possibile".
- Va bene! - esclamò Febouchi, senza minimamente accorgersi di nulla, nonostante alcuni piccoli segnali quali il cielo ormai completamente annuvolato, dei tuoni in lontananza e le piante nelle vicinanze appassite di colpo.
Il capitano recuperò a fatica la spada conficcatasi nella parete di legno, per poi avvicinarsi alla sua mucca e prenderne le briglie; fece per seguire il giudice, ma il bovino si rifiutò di muoversi, troppo preso dall'annusare i cavoli caduti a terra poco prima, valutando se fossero commestibili o meno.
- E dai, Pancrazia! Muoviti! - la pregò il capitano, tirando le briglie per farla muovere e venendo totalmente ignorato.
Il giudice Frollseto, stanco di tutta quella pagliacciata, lanciò un'occhiataccia alla mucca e quella, di colpo, si mosse, seguendo fedelmente il suo padrone.
- Oh... - fece Febouchi, sorpreso: - Come avete fatto? - chiese.
Frollseto non lo degnò nemmeno di uno sguardo: - Io posso. -.

Il tragitto fino al Palazzo di Giustizia non fu eccessivamente lungo nè particolarmente difficile, ma il fatto che Frollseto e Febouchi riuscirono ad arrivare fu comunque un evento classificabile come "miracolo": Febouchi, infatti, non perdeva l'occasione per fermarsi ad ogni singola bancarella o di fronte ad una qualsiasi cosa che riuscisse a catturare la sua attenzione, che fosse una contorta statuetta in vendita o un chicco di riso caduto a terra; il fatto che Frollseto non l'avesse ucciso all'istante fu considerato un "miracolo".
Cominciò a piovere, in compenso. Così, l'entrare in quel grande edificio in stile gotico quale era il Palazzo di Giustizia fu un sollievo, per Febouchi, che affidò la sua Pancrazia ad alcune guardie piuttosto perplesse.
- Seguitemi. - ordinò Frollseto, avanzando lungo i corridoi con grandi falcate.
- E' quello che sto facendo già da prima. - gli fece notare Febouchi, che riusciva a stare al suo passo ma che non riusciva a captare leggerissimi segnali omicidi.
Frollseto entrò in un'ampia stanza bianca la cui prima cosa visibile era un enorme tavolo blu scuro sul quale era posato un foglietto. Mentre Febouchi entrava a sua volta, il giudice prese il pezzo di carta e lo lesse velocemente; sospirò e lo mise in un sacco blu appeso al muro, all'apparenza pieno.
Si trattava di una richiesta di riscatto da parte di alcuni loschi individui che avevano rapito Mokubehan. Era la quattordicesima, quella settimana.
Ed era solo Martedì.
"Forse dovrei smettere di farlo andare in giro da solo, soprattutto di notte..." si disse Frollseto, riorganizzando mentalmente la sua tabella di marcia della giornata.
Quando tornò a prestare attenzione a Febouchi, lo trovò intento a guardare dei piccoli trifogli spuntati nel vaso blu di una grande pianta presente nella stanza.
- Capitano... - lo richiamò, a denti stretti. Febouchi ricambiò il suo sguardo con due occhi confusi.
D'accordo, era una causa persa.
- Vi ho chiamato in città perchè possiate aiutare la popolazione. - spiegò Frollseto, diretto: - Purtroppo, è da molti anni che alcuni individui diffondono la follia tra gli abitanti, con comportamenti pazzi e irrazionali. Tutto ciò deve essere contrastato: voi, in quanto capitano delle guardie, avete il compito di ripulire la città da questi disordini. -.
- Uhm... - fece Febouchi, soppesando le parole del giudice: - E come dovrei fare, esattamente? Chi sono le persone che diffondono questa pazzia? - domandò, ogni istante più confuso.
- Il modo dovreste trovarlo voi. - osservò Frollseto, impassibile: - Riguardo al chi, posso solo dirvi che sospettiamo che i colpevoli siano un gruppo di delinquenti che si nasconde in un luogo a noi non noto chiamato "Porte dei Pinnacoli"... o "Morte dei Tentacoli"... o una roba del genere. -.
Febouchi rimase a fissare il giudice con fare disorientato; dopo qualche secondo, annuì: - Sì... credo di aver capito... -.
- Me ne stupisc-compiaccio. - rispose Frollseto, correggendosi all'ultimo secondo. Ma, del resto, non era affatto sicuro che il capitano avesse capito.
- Per maggiori dettagli, le consiglio di prendere visione della brochure informativa. - gli disse, uscendo dalla stanza: - Mi permetta di accompagnarla. -.
- Ehm... dove? - si azzardò a chiedere Febouchi, ancora incerto, seguendo comunque il giudice e la sua bianca giacca inamidata.
Frollseto non lo degnò di una risposta, limitandosi a condurlo d'innanzi ad un'altra porta. La aprì e indicò con un gesto della mano il tavolo all'interno.
Non appena entrò, Febouchi rimase con la bocca aperta: sul tavolo c'era un'immensa colonna di fogli, tanto alta che, per vederne la cima, il capitano fu costretto a far venire a contatto la nuca con la base del collo.
- Spero non vi crei problemi il fatto che non sia stata ancora rilegata. - disse Frollseto, per la prima volta con uno strano sorriso sulle labbra che, su di lui, era ancora più spaventoso: - Confido nel fatto che studierete approfonditamente la situazione. -.
- ... certo. - rispose Febouchi, con un filo di voce, ancora nella stessa posizione di prima.
- Bene. Ora, se volete scusarmi, è sorto un impegno imprevisto a cui non posso sottrarmi. - disse, estraendo il suo SuperLiquidator: - Vi lascio ai vostri impegni, capitano. -.
Detto ciò, si dileguò, pronto a sfogare tutta la rabbia suscitatagli dal capitano in quella mezz'ora sui loschi individui che avevano rapito suo fratello.
Avevano decisamente scelto la giornata sbagliata.
Per loro.

Note:
"Dale a tu cuerpo alegria, Macarena...": Macarena - Los del Rio (perchè nessuno lo sapeva U.U)

Grazie per le recensioni e per i complimenti. *____*
*stappa champagne*
Perchè ho il vago sospetto che dopo questo capitolo i complimenti per l'associazione dei ruoli verranno nettamente meno? U.U"""""

x Diana924: Felice che tal distruzione ti piaccia. u.u xD
Diciamo che questa """""storia""""" sarebbe un miscuglio del cartone e del musical con quel poco che ricordo del libro (che ho letto secoli orsono e ricordo a stento >__>). ^^"
x Masayachan: Sì, in effetti quel capitolo era piuttosto lungo. o.o" Ho seguito il tuo consiglio e ho diviso il secondo capitolo a metà. u.u/
(anche perchè, tutto insieme, era ancora più lungo del primo o.o")
x Cry_chan: Addirittura tra le preferite? °__° Grazie! */////*
x XShadeShinra: Riguardo i nomi, per me è il contrario: mi è già sfuggito un "Athemoire" invece di "Gringoire" mentre ripensavo al libro originale. U________U
*arrossisce per i complimenti e guarda altrove*
Beh, Ryou è senz'altro quello che di anelli ne sa di più di tutti... insieme al tombarolo che ci vive dentro. U.U
Carina "Festa degli Otaku"! *O* Ma "Festa dei Folli" non può non addirsi a certa gente u.u ...
"sto pregando che Esmeralda sia un uomo e che Febo non ci sia"
Ah... eh... ehm... coff coff, che brutta tosse, coff coff, mi sa che mi servirà uno sciroppo coff coff...
Forse, sapendomi amante della Thiefshipping/Citronshipping, speravi in Esmekura? **
(e sarebbe stato molto meglio di quella sgallettata)
... Bakura, lo so che sei tu, è inutile che ti travesti da parentesi >___>

Spero che questo capitolo sia stato gradito (perchè vi vedo con in mano dei pomodori? °°) e i consigli sono sempre ben accetti. ^^
  
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