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Autore: VampiraEstreghetta    08/08/2010    0 recensioni
Jennifer è una ragazza semplice, dai ragazzi è definita passabile. Un giorno, sull'autobus che la porterà a Forks, incontra un ragazzo che poi scopre chiamarsi Nahuel. Da quel giorno la sua vita cambia radicalmente.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1
Jennifer
Ero sull'aereo per Forks, la cittadina dove vivevano i miei genitori da giovani. Ora che erano morti in quell'incidente la casa spettava a me. Prima abitavo a New York, la più bella metropoli del mondo secondo me, ma amavo anche la tranquillità di Forks. C'ero stata poche volte da piccola e la ricordavo vagamente come una piccola cittadina piovosa dove gli abitanti non si facevano mai i fatti propri. Speravo di trovare degli amici sinceri, ma maldestra com'ero, era probabile che così non fosse. Che poi, pensai per consolarmi, non ero così maldestra! Certe volte mi capitava di sbattere o inciampare, ma solo quando ero distratta. Persa nei miei pensieri non mi ero accorta che il volo era quasi terminato, infatti la hostess ci avvisò di allacciare le cinture per l'atterraggio. L'atterragio all'areoporto di Seattle non fu brusco. Aspettai al Check-in le valigie e poi uscii all'aria aperta. Erano gli inizi di settembre e l'aria odorava di foglie secce e rugiada. Presi un taxi che mi portò fino alla fermata degli autobus, dove ne presi uno che mi portava fino a Forks. Mi rammaricai di non avere un'auto. Sull'autobus c'eravamo solo io e un ragazzo. Era il più bel ragazzo che io avessi mai visto: era alto, con la pelle di una tonalità scura, però era pallido. Gli occhi erano un colore molto particolare, una specie di color tek. Il suo viso aveva un nonsoche di esotico. Lui mi guardò e io arrossii violentemente al pensiero di essere stata scoperta a fissarlo. Distolsi subito lo sguardo e mi sedetti in un posto dietro di lui, abbastanza lontano da non essere notata. Per tutte le tre ore del viaggio rimasi a fissare la sua schiena, attratta da lui. Il ragazzo non scese da nessuna parte, probabilmente anche lui viveva a Forks. Non si mosse per tutto il viaggio, al contrario di me che chiamai più di una volta tutte le mie amiche di New York. Solo una volta rispose al telefono, parlando con un certo "Carlisle". Arrivammo a Forks e io fui costretta - anche se con un certo piacere - a camminare dietro di lui per scendere le scalette dell'autobus. La sua camminata sembrava quella di una pantera, data l'eleganza del passo. A Forks la giornata era nuvolosa naturalmente, e c'era l'odore della pioggia. Vidi il ragazzo abbracciare un altro ragazzo di cui scorsi solo il colore dei capelli: color del bronzo. Pensai che quel ragazzo fosse "Carlisle", la persona con cui il brunetto - così l'avevo soprannominato - parlava sull'autobus. Insieme a Carlisle c'erano anche un ragazzo biondo che all'incirca aveva tra i venti e trent'anni ed era anche lui molto bello e attraente. Il brunetto salì in macchina e insieme a Carlisle e al biondo e si diressero in una viuzza fuori città. Io mi incamminai verso casa mia, una casetta piccola ma accogliente. La cucina e il salotto erano collegati da una porta scorrevole. La cucina era grande quel tanto che bastava a contenere un piccolo tavolo con qualche sedia e un frigorifero con tutti i mobili per cucinare. Il salotto aveva un divano, all'apparenza molto comodo, una televisione e una piccola libreria. Salii le scale che portavano al piano superiore ed entrai nella mia stanza. C'era un letto a una piazza, una scrivania e un armadio. Foruna che il computer l'avevo portato. Il bagno era piccolissimo: grande abbastanza da contenere i sanitari e un lavandino con sopra un armadietto e uno specchietto. Sospirai e iniziai a disfare le valigie. Dopo aver sisemato tutti i vestiti, rivolsi i miei pensieri al problema più grande: una macchina. Dove l'avrei potuta comprare? E, soprattutto, mi sarebbero bastati i soldi? Con un altro sospiro, infilai alcune banconote nel borsellino e mi diressi per la strada, cercando qualcuno che mi potesse dire dove comprare una macchina. Dopo un po' incontrai un ragazzone con una ragazza bellissima. Il ragazzone era a maniche corte e aveva una muscolatura da fare invidia a tutti. La ragazza era semplicemente stupenda: aveva boccoli color del bronzo - lo stesso colore di Carlisle, ora che lo notavo - e occhi color cioccolato. Era alta, magra, con il fisico di una top-model. «Scusate...», dissi, quasi sussurrando. I due si fermarono e il ragazzone mi chiese: «Si?»
«Sapete dove posso comprare un'auto che non costi molto?»
«Bè, se vuoi spendere poco, io diciamo che me la cavo con le macchine, e ne ho una nel garage di casa mia...»
«No, dai, veramente???». Non seppi tenere a freno l'entusiasmo. Chissà se era il destino!!
«Certo! Vabbè, non è nuovissima, ma se vuoi spendere poco le uniche sono...»
«Si, si certo! E quando posso prenderla e pagarla?»
«Anche subito, se vuoi!». Il ragazzone sorrise e i denti bianchi contrastarono con la pelle scura. Anche io sorrisi e risposi: «Certo! Ehm... come ci andiamo?»
«Veramente io ho una moto, ma in tre...», aggiunse guardando la ragazza. 
«Jake lo sai che io sono troppo giovane per guidare! E poi dov'è la macchina, qui?». La ragazza aveva una voce bellissima, melodiosa.
«Bè, Nessie, puoi andare a piedi. Casa tua non è così lontana!», aggiunse Jake. Nessie sospirò e gli poggiò una mano sul viso, in un chiaro segno di affetto. Forse erano fidanzati, chissà! «Va bene! Nessie tu vai a casa tua e io accompagno la signorina...». Jake si interruppe perchè non sapeva il mio nome. «Jennifer, ma chiamatemi Jenny»
«Ok. Allora io accompagno Jennifer a La Push e poi ti raggiungo. Ti amo...», disse infine a Nessie. Lei sorrise e gli poggiò nuovamente la mano sul viso, accarezzandolo. Io distolsi lo sguardo, lasciandogli un po' di intimità. Jake mi disse «Sali, dai!». Guardai il punto che mi stava indicando e vidi una moto enorme, del tipo che usano i motocrossisti - non me la cavavo molto con le moto e la identificai solo perchè ne avevo viste altre simili. Aggrottai le sopracciglia e Jake disse, ridendo: «Dai!! Sono bravo a guidarla!». Io gli feci un sorriso forzato e salii dietro di lui. Jake partì a tutta velocità e io provai l'ebbrezza dell'alta velocità in moto. Il vento mi sferzava i capelli e a ogni curva avevo la terribile sensazione di cadere. Non ero abbracciata a Jake perchè, oltre al fatto che ci eravamo appena conosciuti, era fidanzato e la gente avrebbe potuto fraintendere. Dopo un po' Jake parlò, con la voce soffocata dal vento: «Jennifer, come fai di cognome?». Io, cercando di non perdere l'equilibrio, risposi: «Hustie. Perchè?»
«Sei la figlia di Harry e Jane Hustie?», domandò lui, ignorando la mia domanda.
«Si perchè?», domandai nuovamente.
«No, niente. E' tanto che non li vedo qui a Forks». Io spalancai gli occhi. Allora non sapeva.
«Non... non lo sai?». Avevo una voce allarmata, troppo stridula.
«Che cosa devo sapere?»
«Jane e Harry... i miei genitori... sono morti in un incidente aereo...». La voce mi si ruppe alla fine. Jake non fece commenti fino a che parcheggio davanti a una casetta con un enorme garage. «Mi dispiace per Jane e Harry. Mio padre li conosceva bene. Quando tu ancora non eri nata loro e Charlie Swan andavano spesso a pesca insieme». Sembrava che gli dispiacesse veramente. Poi una rivelazione mi illuminò. «Tuo padre è Billy Black?»
«Si, perchè?»
«Allora tu sei Jacob Black! Ecco perchè mi sembravi familiare! Ti ricordi quando io e te giocavamo nel fango? Tu eri di poco più grande di me e poi certe volte si univa a noi anche Bella Swan! Ricordi?». Jacob si sbattè una mano sulla fronte. «Hai ragione! Jenny, la piccola gatta ribelle! E Bella che cercava di non farci litigare perchè io ti distruggevo i castelli di fango e tu me lo buttavi addosso!». Scoppiai a ridere e le nostre risate attirarono Billy Black, che era in compagnia di Charlie Swan.
«Che succede Jake?» disse Billy guardandolo. Poi guardò me e il viso gli si illuminò.
«Jennifer Hustie?», domandò sbalordito. Io sorrisi e annuii. 
«Ciao Jenny!! E' un sacco che non vieni! Charlie ricordi?»
«Certo che mi ricordo! La piccola gatta ribelle! Adesso quanti anni hai, Jenny?»
«Diciassette»
«Quattro in meno di Jacob e la stessa età di mia nipote Nessie». Io spalancai la bocca.
«Nessie è sua nipote? La figlia di Bella?». Charlie annuì e aggiunse: «Perchè, l'hai incontrata?».
«Si, prima di venire qua era con Jacob. Poi siccome avevo bisogno di un'auto, Jake mi ha accompagnata e Nessie è tornata a casa sua». Non ci potevo credere che Bella avesse una figlia diciassettenne. E quanti anni aveva quando era nata Nessie? Feci rapidamente il conto. Dodici? No, non poteva essere. Quando giocavamo io avevo cinque anni, Jake nove e Bella dodici. No, non poteva essere, i conti non quadravano. Bella non aveva neanche le mestruazioni a dodici anni. Jacob notò la mia faccia e mi chiese: «Cosa pensi?». Io lo guardai e mi balenò un'idea in testa: «Che vorrei andare a trovare Bella, ma fra qualche giorno». Jake annuì e disse:«Vieni che ti faccio vedere la macchina!». Mi accompagnò verso il garage, dove erano contenuti numerosissimi attrezzi da meccanico. Vidi l'auto: una... Golf Volkswagen stando a quello che c'era scritto. Era di un blu cobalto sbiadito, ma a me andava benissimo. «Grazie! Grazie Jake è veramente stupenda! Quanto ti devo?», esclamai contenta.
«Niente! Dai, fai conto che è un regalo di benvenuto da parte mia!». Ma io mi opposi.
«No, Jake. Tu l'avevi presa per te e io ora te la pago!»
«Ma quale per me! Questa era da rottamare e io l'ho salvata ma non sapevo che farmene! Dai è tua senza soldi!!». Io sbuffai e provai in tutti i modi a convincerlo, ma non ci fu verso. Tornai a casa a bordo della mia "nuova" macchina. Era ormai pomeriggio inoltrato, così mi diressi al supermercato e feci la spesa per un paio di giorni. Ritornata a casa preparai una semplice bistecca e preparai lo zaino per il giorno dopo. La notte passò in fretta e non sognai niente di particolare, a parte quel ragazzo, il brunetto. La mattina, dopo una breve colazione, presi l'auto e mi diressi verso la scuola e là, all'entrata, incontrai Nessie e il brunetto. Alla loro vista spalancai gli occhi.

CAPITOLO 1
Jennifer
Ero sull'aereo per Forks, la cittadina dove vivevano i miei genitori da giovani. Ora che erano morti in quell'incidente la casa spettava a me. Prima abitavo a New York, la più bella metropoli del mondo secondo me, ma amavo anche la tranquillità di Forks. C'ero stata poche volte da piccola e la ricordavo vagamente come una piccola cittadina piovosa dove gli abitanti non si facevano mai i fatti propri. Speravo di trovare degli amici sinceri, ma maldestra com'ero, era probabile che così non fosse. Che poi, pensai per consolarmi, non ero così maldestra! Certe volte mi capitava di sbattere o inciampare, ma solo quando ero distratta. Persa nei miei pensieri non mi ero accorta che il volo era quasi terminato, infatti la hostess ci avvisò di allacciare le cinture per l'atterraggio. L'atterragio all'areoporto di Seattle non fu brusco. Aspettai al Check-in le valigie e poi uscii all'aria aperta. Erano gli inizi di settembre e l'aria odorava di foglie secce e rugiada. Presi un taxi che mi portò fino alla fermata degli autobus, dove ne presi uno che mi portava fino a Forks. Mi rammaricai di non avere un'auto. Sull'autobus c'eravamo solo io e un ragazzo. Era il più bel ragazzo che io avessi mai visto: era alto, con la pelle di una tonalità scura, però era pallido. Gli occhi erano un colore molto particolare, una specie di color tek. Il suo viso aveva un nonsoche di esotico. Lui mi guardò e io arrossii violentemente al pensiero di essere stata scoperta a fissarlo. Distolsi subito lo sguardo e mi sedetti in un posto dietro di lui, abbastanza lontano da non essere notata. Per tutte le tre ore del viaggio rimasi a fissare la sua schiena, attratta da lui. Il ragazzo non scese da nessuna parte, probabilmente anche lui viveva a Forks. Non si mosse per tutto il viaggio, al contrario di me che chiamai più di una volta tutte le mie amiche di New York. Solo una volta rispose al telefono, parlando con un certo "Carlisle". Arrivammo a Forks e io fui costretta - anche se con un certo piacere - a camminare dietro di lui per scendere le scalette dell'autobus. La sua camminata sembrava quella di una pantera, data l'eleganza del passo. A Forks la giornata era nuvolosa naturalmente, e c'era l'odore della pioggia. Vidi il ragazzo abbracciare un altro ragazzo di cui scorsi solo il colore dei capelli: color del bronzo. Pensai che quel ragazzo fosse "Carlisle", la persona con cui il brunetto - così l'avevo soprannominato - parlava sull'autobus. Insieme a Carlisle c'erano anche un ragazzo biondo che all'incirca aveva tra i venti e trent'anni ed era anche lui molto bello e attraente. Il brunetto salì in macchina e insieme a Carlisle e al biondo e si diressero in una viuzza fuori città. Io mi incamminai verso casa mia, una casetta piccola ma accogliente. La cucina e il salotto erano collegati da una porta scorrevole. La cucina era grande quel tanto che bastava a contenere un piccolo tavolo con qualche sedia e un frigorifero con tutti i mobili per cucinare. Il salotto aveva un divano, all'apparenza molto comodo, una televisione e una piccola libreria. Salii le scale che portavano al piano superiore ed entrai nella mia stanza. C'era un letto a una piazza, una scrivania e un armadio. Foruna che il computer l'avevo portato. Il bagno era piccolissimo: grande abbastanza da contenere i sanitari e un lavandino con sopra un armadietto e uno specchietto. Sospirai e iniziai a disfare le valigie. Dopo aver sisemato tutti i vestiti, rivolsi i miei pensieri al problema più grande: una macchina. Dove l'avrei potuta comprare? E, soprattutto, mi sarebbero bastati i soldi? Con un altro sospiro, infilai alcune banconote nel borsellino e mi diressi per la strada, cercando qualcuno che mi potesse dire dove comprare una macchina. Dopo un po' incontrai un ragazzone con una ragazza bellissima. Il ragazzone era a maniche corte e aveva una muscolatura da fare invidia a tutti. La ragazza era semplicemente stupenda: aveva boccoli color del bronzo - lo stesso colore di Carlisle, ora che lo notavo - e occhi color cioccolato. Era alta, magra, con il fisico di una top-model. «Scusate...», dissi, quasi sussurrando.I due si fermarono e il ragazzone mi chiese:

«Si?»

«Sapete dove posso comprare un'auto che non costi molto?»

«Bè, se vuoi spendere poco, io diciamo che me la cavo con le macchine, e ne ho una nel garage di casa mia...»

«No, dai, veramente???». Non seppi tenere a freno l'entusiasmo. Chissà se era il destino!!

«Certo! Vabbè, non è nuovissima, ma se vuoi spendere poco le uniche sono...»

«Si, si certo! E quando posso prenderla e pagarla?»«Anche subito, se vuoi!». Il ragazzone sorrise e i denti bianchi contrastarono con la pelle scura. Anche io sorrisi e risposi: «Certo! Ehm... come ci andiamo?»

«Veramente io ho una moto, ma in tre...», aggiunse guardando la ragazza. «Jake lo sai che io sono troppo giovane per guidare! E poi dov'è la macchina, qui?». La ragazza aveva una voce bellissima, melodiosa.

«Bè, Nessie, puoi andare a piedi. Casa tua non è così lontana!», aggiunse Jake. Nessie sospirò e gli poggiò una mano sul viso, in un chiaro segno di affetto. Forse erano fidanzati, chissà! «Va bene! Nessie tu vai a casa tua e io accompagno la signorina...». Jake si interruppe perchè non sapeva il mio nome. «Jennifer, ma chiamatemi Jenny»

«Ok. Allora io accompagno Jennifer a La Push e poi ti raggiungo. Ti amo...», disse infine a Nessie. Lei sorrise e gli poggiò nuovamente la mano sul viso, accarezzandolo. Io distolsi lo sguardo, lasciandogli un po' di intimità. Jake mi disse «Sali, dai!». Guardai il punto che mi stava indicando e vidi una moto enorme, del tipo che usano i motocrossisti - non me la cavavo molto con le moto e la identificai solo perchè ne avevo viste altre simili. Aggrottai le sopracciglia e Jake disse, ridendo: «Dai!! Sono bravo a guidarla!». Io gli feci un sorriso forzato e salii dietro di lui. Jake partì a tutta velocità e io provai l'ebbrezza dell'alta velocità in moto. Il vento mi sferzava i capelli e a ogni curva avevo la terribile sensazione di cadere. Non ero abbracciata a Jake perchè, oltre al fatto che ci eravamo appena conosciuti, era fidanzato e la gente avrebbe potuto fraintendere. Dopo un po' Jake parlò, con la voce soffocata dal vento: «Jennifer, come fai di cognome?».

Io, cercando di non perdere l'equilibrio, risposi: «Hustie. Perchè?»

«Sei la figlia di Harry e Jane Hustie?», domandò lui, ignorando la mia domanda.

«Si perchè?», domandai nuovamente.

«No, niente. E' tanto che non li vedo qui a Forks». Io spalancai gli occhi. Allora non sapeva.

«Non... non lo sai?». Avevo una voce allarmata, troppo stridula.

«Che cosa devo sapere?»«Jane e Harry... i miei genitori... sono morti in un incidente aereo...». La voce mi si ruppe alla fine. Jake non fece commenti fino a che parcheggio davanti a una casetta con un enorme garage. «Mi dispiace per Jane e Harry. Mio padre li conosceva bene. Quando tu ancora non eri nata loro e Charlie Swan andavano spesso a pesca insieme». Sembrava che gli dispiacesse veramente. Poi una rivelazione mi illuminò. «Tuo padre è Billy Black?»

«Si, perchè?»

«Allora tu sei Jacob Black! Ecco perchè mi sembravi familiare! Ti ricordi quando io e te giocavamo nel fango? Tu eri di poco più grande di me e poi certe volte si univa a noi anche Bella Swan! Ricordi?». Jacob si sbattè una mano sulla fronte. «Hai ragione! Jenny, la piccola gatta ribelle! E Bella che cercava di non farci litigare perchè io ti distruggevo i castelli di fango e tu me lo buttavi addosso!». Scoppiai a ridere e le nostre risate attirarono Billy Black, che era in compagnia di Charlie Swan.«Che succede Jake?» disse Billy guardandolo. Poi guardò me e il viso gli si illuminò.

«Jennifer Hustie?», domandò sbalordito. Io sorrisi e annuii. «Ciao Jenny!! E' un sacco che non vieni! Charlie ricordi?»

«Certo che mi ricordo! La piccola gatta ribelle! Adesso quanti anni hai, Jenny?»

«Diciassette»

«Quattro in meno di Jacob e la stessa età di mia nipote Nessie». Io spalancai la bocca.«Nessie è sua nipote? La figlia di Bella?». Charlie annuì e aggiunse: «Perchè, l'hai incontrata?».

«Si, prima di venire qua era con Jacob. Poi siccome avevo bisogno di un'auto, Jake mi ha accompagnata e Nessie è tornata a casa sua». Non ci potevo credere che Bella avesse una figlia diciassettenne. E quanti anni aveva quando era nata Nessie? Feci rapidamente il conto. Dodici? No, non poteva essere. Quando giocavamo io avevo cinque anni, Jake nove e Bella dodici. No, non poteva essere, i conti non quadravano. Bella non aveva neanche le mestruazioni a dodici anni. Jacob notò la mia faccia e mi chiese: «Cosa pensi?». Io lo guardai e mi balenò un'idea in testa: «Che vorrei andare a trovare Bella, ma fra qualche giorno». Jake annuì e disse:«Vieni che ti faccio vedere la macchina!». Mi accompagnò verso il garage, dove erano contenuti numerosissimi attrezzi da meccanico. Vidi l'auto: una... Golf Volkswagen stando a quello che c'era scritto. Era di un blu cobalto sbiadito, ma a me andava benissimo. «Grazie! Grazie Jake è veramente stupenda! Quanto ti devo?», esclamai contenta.

«Niente! Dai, fai conto che è un regalo di benvenuto da parte mia!». Ma io mi opposi.

«No, Jake. Tu l'avevi presa per te e io ora te la pago!»

«Ma quale per me! Questa era da rottamare e io l'ho salvata ma non sapevo che farmene! Dai è tua senza soldi!!». Io sbuffai e provai in tutti i modi a convincerlo, ma non ci fu verso. Tornai a casa a bordo della mia "nuova" macchina. Era ormai pomeriggio inoltrato, così mi diressi al supermercato e feci la spesa per un paio di giorni. Ritornata a casa preparai una semplice bistecca e preparai lo zaino per il giorno dopo. La notte passò in fretta e non sognai niente di particolare, a parte quel ragazzo, il brunetto. La mattina, dopo una breve colazione, presi l'auto e mi diressi verso la scuola e là, all'entrata, incontrai Nessie e il brunetto. Alla loro vista spalancai gli occhi.

  
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