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Autore: VampiraEstreghetta    08/08/2010    0 recensioni
Jennifer è una ragazza semplice, dai ragazzi è definita passabile. Un giorno, sull'autobus che la porterà a Forks, incontra un ragazzo che poi scopre chiamarsi Nahuel. Da quel giorno la sua vita cambia radicalmente.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3
Nahuel
«Scusa Jenny, ho... ho visto una cosa... là...», balbettai, vago. Speravo che non intuisse che mi ero scostato per colpa del sangue. Ormai ero abituato al sangue animale, ma veder sanguinare una persona a pochi centimetri dal mio naso era comunque una dura prova per il mio autocontrollo. Mi incamminai verso la foresta, sicuro di trovare un cervo li vicino, ne avevo sentito l'odore. Appena fui certo che Jenny non mi vedesse, iniziai a correre velocemente, seguendo la scia di quel cervo che mi faceva bruciare la gola. Ed eccolo la, un cervo maschio che brucava tranquillo. Certe volte mi dispiaceva farli fuori, ma era il corso della natura. Era un bel cervo, maestoso, probabilmente il capo di un branco. Mi acquattai, pronto all'attacco. L'aria era ferma, non c'era un filo di vento. Meglio per me. Salii velocemente su un albero, attento a non farmi notare, e poi saltai. Atterrai perfettamente vicino alla sua gola e il cervo non fece in tempo a scalciare che già gli avevo rotto il collo, uccidendolo. Iniziai a nutrirmi del suo sangue, velocemente, per non perdere tempo. Il sangue di quel cervo era buono, dolce, e placò la mia sete. Lo lasciai per terra, dissanguato, facendo sì che fosse il pasto degli animali carnivori. Corsi verso la radura e a qualche metro da essa mi fermai e iniziai a camminare lentamente. Dovevano essere passati cinque minuti. L'odore del sangue di Jenny mi colpì violentemente e mi fece ardere la gola. Lei mi guardò sorridendo. Non aveva più sangue nel labbro, ma l'odore aleggiava nell'aria. «Cosa c'era?», mi chiese Jenny, con quella sua voce fine e argentina. Non si rendeva conto di quanto fosse bella e femminile. Averla vista ballare e allenarsi era stata una cosa indescrivibile per me. Lo so, non avrei dovuto frequentarla, vista la mia natura, ma non riuscivo a stare lontano da lei, ero troppo preso. La pietra è difficile che cambi, ma se cambia non si modifica più. Io mi sono innamorato di lei e ormai questo amore è inciso nel mio cuore per metà di pietra. Edward mi aveva assicurato che lei era attratta da me e io non potevo fare altro che fidarmi di lui. «Niente, mi sono fatto suggestionare». Sorrisi, cercando di metterla a suo agio. Sicuramente era ancora scossa per prima. Mi avvicinai a lei, incapace di comprendere tanta bellezza, e le sfiorai il viso con un dito. Non avrei dovuto farlo - ero troppo freddo per la sua pelle - ma non me ne pentii. Lei trattenne bruscamente il fiato e mi guardò. Ne suoi occhi vidi indecisione, confusione e accusa. Accusa? Chissà perchè. La volevo baciare, ma avevo paura di turbarla. Mi avvicinai al suo viso, cauto. Lei spalancò gli occhi, ma non si ritrasse. Inspirai e il suo profumo di agrumi mi entrò dentro, come il sangue che avevo appena bevuto. Schiusi le labbra e respirai con la bocca, sentendo il sapore degli agrumi sulla lingua. Lei respirava con respiri brevi e irregolari. Il suo cuore era velocissimo, non si sarebbe calmato fino a quando non mi fossi allontanato. Avevo una voglia matta di baciarla, non so se sarei riuscito a resistere, ma resistetti. Mi limitai a sorridere e sfiorarle il viso. Lei diventò rossissima, allora io mi decisi a parlare: «Sai... E' successa una cosa impossibile tra me e te...». Mi interruppi, ascoltando i suoi pensieri con il mio dono. Era simile a quello di Jasper ed Edward, ma io avevo bisogno del contatto visivo per leggere i pensieri e le emozioni. E' una cosa impressionante, ma... ma io lo amo, non riesco a non guardarlo ed è tanto che riesco a non saltargli addosso...
Pensava questo, allora, lei mi amava. Sorrisi e proseguii: «Stavo dicendo... Tra me te è successa una cosa impossibile... E' impossibile che in... in due giorni io mi sia... innamorato di te...». Ora vedremo come reagirà. Lei spalancò la bocca e sgranò gli occhi, evidentemente felice. Io cercavo di non fissarla negli occhi, ma quegli occhi verde-gialli mi attiravano come un bicchiere d'acqua attira un assetato. Non riuscivo a non guardarla e, al tempo stesso, a non sentire i suoi pensieri e le sue emozioni. Mi... mi ama... e io lo... amo... 
Sollevai gli angoli della bocca leggermente. Solo un vampiro avrebbe potuto notarlo. «Anche io ti... ti amo...», mormorò dolcemente. Io la avvicinai a me e la abbracciai. Per fortuna che era inverno e io avevo un maglione di lana, se no sarebbe morta dal freddo. Ci sdraiammo sull'erba e io ripesai a quel giorno sull'autobus...
INIZIO FLASH BACK
Ero alla fermata degli autobus, seduto sul pullman, aspettando che ripartisse. Ero andato a Seattle per controllere se gli omicidi erano opera di un neonato, ma niente di chè. Dal finestrino vidi una fiamma rosso scuro che si muoveva verso la porta. Guardai bene e vidi che la fiamma non era altro che i capelli di una ragazza. Questa ragazza salì sull'autobus e appena la vidi dimenticai tutto. Dimenticai il mio nome, lo scopo della mia gita, tutto. Lei era al centro dei miei pensieri. La fissai negli occhi, ma lei era imbarazzata e distolse subito lo sguardo. Aveva occhi verde-gialli. Camminò fino a trovarsi un paio di posti dietro di me, per guardarmi senza essere vista. Avevo capito che lei non era una semplice cittadina incontrata su un autobus per me, lei era tutto per me. Iniziò a fare delle telefonate - alle amiche, stando alle parle che si dicevano - e capii che si chiama Jennifer. «Si sono a Seattle, fra qualche ora arriverò a Forks e inizierò la mia nuova vita!!». Raggelai. Anche lei viveva a Forks. Mi suonò il telefono e risposi in fretta. «Carlisle...», dissi. Avevo riconosciuto il suono della sua voce.
«Nahuel, novità? Parla a bassa voce se c'è qualcuno». Ridacchiai piano. A bassa voce per noi vampiri, significava che anche se avevamo un umano vicino non ci avrebbe sentiti.
«Nessuna novità. Gli omicidi erano opera di serial killer. L'ho visto mentre uccideva il sindaco di Seattle», sussurrai velocemente. Sicuramente Jennifer si stava chiedendo chi era Carlisle.
«Capito. Ma tu non sei... stato attirato dal sangue..»
«No, non ti preoccupare Carlisle. Ci sentiamo dopo che c'è una ragazza che mi fissa».
«Va bene. Ti veniamo a prendere io ed Edward». Chiusi la comunicazione. Per tutto il viaggio ripensai a lei, Jennifer, che aveva fatto breccia nel mio cuore di pietra. Arrivammo a Forks e io trovai Edward e Carlisle con la Volvo di Ed. Dovevo fare la parte che ero tornato da un luungo viaggio. Abbracciai Edward, strinsi la mano a Carlisle, e partimmo.
FINE FLASH BACK
Pensando al giorno sull'autobus, non mi ero accorto del tempo che passava. Guardai il cielo, c'era la luna. Mi girai verso Jenny, che intanto mi guardava estasiata, e le dissi: «Dobbiamo andare piccola...». Lei sorrise e annuì. Con la Volvo che mi aveva prestato Edward, la accompagnai fino a casa sua, dicendole: «Ci vediamo domani a scuola. Ti amo...».
«Ti amo...», mormorò quella dolce ragazza perfetta. Io sorrisi, toccato dalle sue parole. Gli diedi un buffetto sulla guancia e ripartii. Non avevo bisogno di andare lento adesso che ero solo, ma aspettai di girare l'angolo per iniziare la mia guida spericolata. Arrivato in prossimita di casa, sentii l'odore familiare ma lo stesso puzzolente di Jacob. Come faceva Nessie a sopportarlo? Sentii anche Edward ridacchiare. Aveva sentito i miei pensieri. Anche io ridacchiai. Sentii Alice che diceva: «Non lo so se si sono baciati. Rose lo sai che io non posso vedere ai mezzosangue. Comunque ho visto Jennifer che entrava a far parte della nostra famiglia. Non so se come vampira! Ho visto solo lei che si firmava Jennifer Cullen». Io storsi la bocca. Cosa facevano, spiavano il futuro della mia piccola Jenny? Mentre parcheggiavo nel garage, sentii Emmett, che non si preoccupava della mia vicinanza: «Ehi ragazzi, ci pensate, un'altra vampirella sbadata, assetata di ses...». Non finì la frase perchè Rosalie lo interruppe: «Emmett! Smettila di dire certe cose!». Entrando in casa ringhiai, vedendo Emmett fare una pallida imitazione di me prima di incontrare Jennifer. Emmett mi guardò. Avevo glio occhi puntati sui suoi e sentii che pensava: "Ah ah! Dovrai morderla prima o poi! E tu non resisterai! Lei morirà!". Fu così che non ci vidi più. Saltai addosso a Emmett con l'intenzione di staccargli la testa, ma fu in quel momento che Rosalie, Edward e Jasper si misero in mezzo. Rosalie mi ringhiò, ma cercò di allontanare Emmett con l'aiuto di Edward. Invece Jasper mi teneva le braccia, infondendomi calma con il suo potere. Mi calmai, ma fissai Emmett con odio. Io e lui eravamo sempre in conflitto. Non riuscivo a farmelo andare a genio. Chissà perchè, perchè lui era simpatico, faceva sempre battute, ma quando mi guardava era come se mi odiasse. Avevo provato a parlargli, a chiedergli cosa gli avevo fatto, ma niente. Si ostinava a dire: «Sei tu, il tuo modo di fare che ni da sui nervi». Ma per me non era vero, infatti ogni volta che parlavamo provava a non guardarmi negli occhi. Le rare vole che riuscivo a guardarlo pensava completamente ad altro. Però oggi si doveva chiarire. «Emmett, ti devo parlare.». Lui se lo aspettava. Annuì e s'incamminò con me verso il giardino. Lo guardai negli occhi e dissi: «Emmett, cos'hai contro di me?». Lui sospirò e disse: «Vedi Nahuel, il fatto è che io ti invidio. Tu hai una famiglia che ti vuole bene, da quando sei nato hai vissuto bene con tua zia. Io invece no. Dovevo lavorare un casino per portare a casa il pane. Mio padre era in guerra, mia madre aveva mia sorella da controllare. Io ero l'unico che lavorava. Poi mia sorella è morta ed è finito tutto. Durante una caccia un grizzly mi aggredì e... Beh, sai cos'è successo. Rosalie mi trovò e mi portò da Carlisle che mi trasformò. Sono stato cattivo con te, lo so. E mi dispiace. Vorrei ricominciare da capo, provare a essere fratelli». Mi tese la mano e io la strinsi. Poi con un gesto inaspettato, mi tirò a se e mi abbracciò. «Grazie Emm», sussurrai.

CAPITOLO 3

Nahuel

«Scusa Jenny, ho... ho visto una cosa... là...», balbettai, vago. Speravo che non intuisse che mi ero scostato per colpa del sangue. Ormai ero abituato al sangue animale, ma veder sanguinare una persona a pochi centimetri dal mio naso era comunque una dura prova per il mio autocontrollo. Mi incamminai verso la foresta, sicuro di trovare un cervo li vicino, ne avevo sentito l'odore. Appena fui certo che Jenny non mi vedesse, iniziai a correre velocemente, seguendo la scia di quel cervo che mi faceva bruciare la gola. Ed eccolo la, un cervo maschio che brucava tranquillo. Certe volte mi dispiaceva farli fuori, ma era il corso della natura. Era un bel cervo, maestoso, probabilmente il capo di un branco. Mi acquattai, pronto all'attacco. L'aria era ferma, non c'era un filo di vento. Meglio per me. Salii velocemente su un albero, attento a non farmi notare, e poi saltai. Atterrai perfettamente vicino alla sua gola e il cervo non fece in tempo a scalciare che già gli avevo rotto il collo, uccidendolo. Iniziai a nutrirmi del suo sangue, velocemente, per non perdere tempo. Il sangue di quel cervo era buono, dolce, e placò la mia sete. Lo lasciai per terra, dissanguato, facendo sì che fosse il pasto degli animali carnivori. Corsi verso la radura e a qualche metro da essa mi fermai e iniziai a camminare lentamente. Dovevano essere passati cinque minuti. L'odore del sangue di Jenny mi colpì violentemente e mi fece ardere la gola. Lei mi guardò sorridendo. Non aveva più sangue nel labbro, ma l'odore aleggiava nell'aria. «Cosa c'era?», mi chiese Jenny, con quella sua voce fine e argentina. Non si rendeva conto di quanto fosse bella e femminile. Averla vista ballare e allenarsi era stata una cosa indescrivibile per me. Lo so, non avrei dovuto frequentarla, vista la mia natura, ma non riuscivo a stare lontano da lei, ero troppo preso. La pietra è difficile che cambi, ma se cambia non si modifica più. Io mi sono innamorato di lei e ormai questo amore è inciso nel mio cuore per metà di pietra. Edward mi aveva assicurato che lei era attratta da me e io non potevo fare altro che fidarmi di lui. «Niente, mi sono fatto suggestionare». Sorrisi, cercando di metterla a suo agio. Sicuramente era ancora scossa per prima. Mi avvicinai a lei, incapace di comprendere tanta bellezza, e le sfiorai il viso con un dito. Non avrei dovuto farlo - ero troppo freddo per la sua pelle - ma non me ne pentii. Lei trattenne bruscamente il fiato e mi guardò. Ne suoi occhi vidi indecisione, confusione e accusa. Accusa? Chissà perchè. La volevo baciare, ma avevo paura di turbarla. Mi avvicinai al suo viso, cauto. Lei spalancò gli occhi, ma non si ritrasse. Inspirai e il suo profumo di agrumi mi entrò dentro, come il sangue che avevo appena bevuto. Schiusi le labbra e respirai con la bocca, sentendo il sapore degli agrumi sulla lingua. Lei respirava con respiri brevi e irregolari. Il suo cuore era velocissimo, non si sarebbe calmato fino a quando non mi fossi allontanato. Avevo una voglia matta di baciarla, non so se sarei riuscito a resistere, ma resistetti. Mi limitai a sorridere e sfiorarle il viso. Lei diventò rossissima, allora io mi decisi a parlare: «Sai... E' successa una cosa impossibile tra me e te...». Mi interruppi, ascoltando i suoi pensieri con il mio dono. Era simile a quello di Jasper ed Edward, ma io avevo bisogno del contatto visivo per leggere i pensieri e le emozioni. E' una cosa impressionante, ma... ma io lo amo, non riesco a non guardarlo ed è tanto che riesco a non saltargli addosso...

 Pensava questo, allora, lei mi amava. Sorrisi e proseguii: «Stavo dicendo... Tra me te è successa una cosa impossibile... E' impossibile che in... in due giorni io mi sia... innamorato di te...». Ora vedremo come reagirà. Lei spalancò la bocca e sgranò gli occhi, evidentemente felice. Io cercavo di non fissarla negli occhi, ma quegli occhi verde-gialli mi attiravano come un bicchiere d'acqua attira un assetato. Non riuscivo a non guardarla e, al tempo stesso, a non sentire i suoi pensieri e le sue emozioni. Mi... mi ama... e io lo... amo... 

Sollevai gli angoli della bocca leggermente. Solo un vampiro avrebbe potuto notarlo. «Anche io ti... ti amo...», mormorò dolcemente. Io la avvicinai a me e la abbracciai. Per fortuna che era inverno e io avevo un maglione di lana, se no sarebbe morta dal freddo. Ci sdraiammo sull'erba e io ripesai a quel giorno sull'autobus...

INIZIO FLASH BACK

Ero alla fermata degli autobus, seduto sul pullman, aspettando che ripartisse. Ero andato a Seattle per controllere se gli omicidi erano opera di un neonato, ma niente di chè. Dal finestrino vidi una fiamma rosso scuro che si muoveva verso la porta. Guardai bene e vidi che la fiamma non era altro che i capelli di una ragazza. Questa ragazza salì sull'autobus e appena la vidi dimenticai tutto. Dimenticai il mio nome, lo scopo della mia gita, tutto. Lei era al centro dei miei pensieri. La fissai negli occhi, ma lei era imbarazzata e distolse subito lo sguardo. Aveva occhi verde-gialli. Camminò fino a trovarsi un paio di posti dietro di me, per guardarmi senza essere vista. Avevo capito che lei non era una semplice cittadina incontrata su un autobus per me, lei era tutto per me. Iniziò a fare delle telefonate - alle amiche, stando alle parle che si dicevano - e capii che si chiama Jennifer. «Si sono a Seattle, fra qualche ora arriverò a Forks e inizierò la mia nuova vita!!». Raggelai. Anche lei viveva a Forks. Mi suonò il telefono e risposi in fretta. «Carlisle...», dissi. Avevo riconosciuto il suono della sua voce.«Nahuel, novità? Parla a bassa voce se c'è qualcuno». Ridacchiai piano. A bassa voce per noi vampiri, significava che anche se avevamo un umano vicino non ci avrebbe sentiti.

«Nessuna novità. Gli omicidi erano opera di serial killer. L'ho visto mentre uccideva il sindaco di Seattle», sussurrai velocemente. Sicuramente Jennifer si stava chiedendo chi era Carlisle.

«Capito. Ma tu non sei... stato attirato dal sangue..»

«No, non ti preoccupare Carlisle. Ci sentiamo dopo che c'è una ragazza che mi fissa».

«Va bene. Ti veniamo a prendere io ed Edward». Chiusi la comunicazione. Per tutto il viaggio ripensai a lei, Jennifer, che aveva fatto breccia nel mio cuore di pietra. Arrivammo a Forks e io trovai Edward e Carlisle con la Volvo di Ed. Dovevo fare la parte che ero tornato da un lungo viaggio. Abbracciai Edward, strinsi la mano a Carlisle, e partimmo.

FINE FLASH BACK

Pensando al giorno sull'autobus, non mi ero accorto del tempo che passava. Guardai il cielo, c'era la luna. Mi girai verso Jenny, che intanto mi guardava estasiata, e le dissi: «Dobbiamo andare piccola...». Lei sorrise e annuì. Con la Volvo che mi aveva prestato Edward, la accompagnai fino a casa sua, dicendole: «Ci vediamo domani a scuola. Ti amo...».

«Ti amo...», mormorò quella dolce ragazza perfetta. Io sorrisi, toccato dalle sue parole. Gli diedi un buffetto sulla guancia e ripartii. Non avevo bisogno di andare lento adesso che ero solo, ma aspettai di girare l'angolo per iniziare la mia guida spericolata. Arrivato in prossimita di casa, sentii l'odore familiare ma lo stesso puzzolente di Jacob. Come faceva Nessie a sopportarlo? Sentii anche Edward ridacchiare. Aveva sentito i miei pensieri. Anche io ridacchiai. Sentii Alice che diceva: «Non lo so se si sono baciati. Rose lo sai che io non posso vedere ai mezzosangue. Comunque ho visto Jennifer che entrava a far parte della nostra famiglia. Non so se come vampira! Ho visto solo lei che si firmava Jennifer Cullen». Io storsi la bocca. Cosa facevano, spiavano il futuro della mia piccola Jenny? Mentre parcheggiavo nel garage, sentii Emmett, che non si preoccupava della mia vicinanza: «Ehi ragazzi, ci pensate, un'altra vampirella sbadata, assetata di ses...». Non finì la frase perchè Rosalie lo interruppe: «Emmett! Smettila di dire certe cose!». Entrando in casa ringhiai, vedendo Emmett fare una pallida imitazione di me prima di incontrare Jennifer. Emmett mi guardò. Avevo glio occhi puntati sui suoi e sentii che pensava: "Ah ah! Dovrai morderla prima o poi! E tu non resisterai! Lei morirà!". Fu così che non ci vidi più. Saltai addosso a Emmett con l'intenzione di staccargli la testa, ma fu in quel momento che Rosalie, Edward e Jasper si misero in mezzo. Rosalie mi ringhiò, ma cercò di allontanare Emmett con l'aiuto di Edward. Invece Jasper mi teneva le braccia, infondendomi calma con il suo potere. Mi calmai, ma fissai Emmett con odio. Io e lui eravamo sempre in conflitto. Non riuscivo a farmelo andare a genio. Chissà perchè, perchè lui era simpatico, faceva sempre battute, ma quando mi guardava era come se mi odiasse. Avevo provato a parlargli, a chiedergli cosa gli avevo fatto, ma niente. Si ostinava a dire: «Sei tu, il tuo modo di fare che ni da sui nervi». Ma per me non era vero, infatti ogni volta che parlavamo provava a non guardarmi negli occhi. Le rare vole che riuscivo a guardarlo pensava completamente ad altro. Però oggi si doveva chiarire. «Emmett, ti devo parlare.». Lui se lo aspettava. Annuì e s'incamminò con me verso il giardino. Lo guardai negli occhi e dissi: «Emmett, cos'hai contro di me?». Lui sospirò e disse: «Vedi Nahuel, il fatto è che io ti invidio. Tu hai una famiglia che ti vuole bene, da quando sei nato hai vissuto bene con tua zia. Io invece no. Dovevo lavorare un casino per portare a casa il pane. Mio padre era in guerra, mia madre aveva mia sorella da controllare. Io ero l'unico che lavorava. Poi mia sorella è morta ed è finito tutto. Durante una caccia un grizzly mi aggredì e... Beh, sai cos'è successo. Rosalie mi trovò e mi portò da Carlisle che mi trasformò. Sono stato cattivo con te, lo so. E mi dispiace. Vorrei ricominciare da capo, provare a essere fratelli». Mi tese la mano e io la strinsi. Poi con un gesto inaspettato, mi tirò a se e mi abbracciò. «Grazie Emm», sussurrai.

  
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