Videogiochi > Tekken
Segui la storia  |       
Autore: Evilcassy    24/08/2010    3 recensioni
Tanti piccoli momenti legati a 'Two Pairs of Chilling Eyes'. 8- Purple Shades of Victory““Con fare conciliante e con un sorriso da orecchio a orecchio, il ragazzo appoggiò le mani sul pancione di Nina. “Sono sicurissimo che ci sia un’altra cosa che gli va a genio…” “Evidentemente non hai visto la sua espressione quando ha scoperto che è femmina.” “Vammi indovinare: la solita?” “La faccia di Dragunov ha diversi tipi di impassibilità. Quella era la stessa impassibilità che utilizza anche nei post sbronza.” “…Colorito verdognolo?” “Precisamente.” “Oh, beh. Poteva andar peggio, no?” “Certo, poteva assumere l’impassibilità di quando si ritrova davanti Raven.”
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Anna Williams, Lee Chaolan, Nina Williams, Sergei Dragunov
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'The Chilling Saga'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Chilling Pills.

Perché scrivere una storia intera e di senso compiuto comporta troppa fatica.

 

8- Purple Shades of Victory.

 

Il lavanda era stato un colore facile da stendere sulle pareti della stanzetta. Appoggiando il rullo ancora imbibito di pittura nel secchio, Nina guardò soddisfatta il risultato del suo lavoro. Ora doveva montare il lettino, il fasciatoio e l’armadio. Il regalo di Steve avrebbe fatto bella mostra di sé da qualche parte –se solo sapesse che diamine aveva intenzione di regalarle quell’invasato del suo figlio maggiore.

Certo, sarebbe stato ancora più facile se non avesse avuto quella pancia enorme ad impedirle i movimenti.

Beh, colpa sua che aveva atteso l’ultimo momento prima di dipingere la cameretta della bambina in arrivo.

Colpa sua che aveva cercato di convincere Sergei a farlo. Era incredibilmente bravo a fare orecchie da mercante tanto quanto approfittarne del suo stato interessante e di incredibile serenità ormonale.

Intanto i nove mesi stavano per scadere. Si sarebbe potuta vendicare con comodo DOPO. Nina Williams non perdona né dimentica.

Si accarezzò la pancia, la stoffa della vecchia salopette blu che aderiva. “Allora, piccola, ti piace il tuo nido?” domandò, non aspettandosi realmente nessun segno di risposta. La marmocchia iniziava ad essere piuttosto strettina là dentro, ed aveva iniziato a limitare i movimenti a quelli essenziali. Probabilmente non vedeva l’ora di venirsene fuori. Tanto meglio, ormai il mal di schiena iniziava a farsi sentire e lei non era di certo come sua sorella che sosteneva di sentirsi in sintonia con l’intero universo durante la gravidanza e pervasa da una pace cosmica. Fosse stato per lei, Jamie ci sarebbe rimasto per altri tre - quattro anni. Per Nina, sarebbe bastato che suo nipote non avesse tutta quella fretta di nascere, visto dove si trovavano quando aveva deciso di fare il suo ingresso trionfale nel mondo.

Sperava invero che la piccola decidesse di seguire le orme del cuginetto e di presentarsi all’appello con discreto anticipo.

Il rumore della porta d’ingresso che si apriva la distrasse dalla sua contemplazione. “Toh, vuoi dire che papà è tornato in anticipo?”

Il tempo di togliersi la pittura dalla faccia che Sergei le era comparso alle spalle. Guardò il risultato del lavoro con occhio critico e la solita espressione impassibile.

“Visto? Non è così terribile come dicevi, no?” commentò Nina. “Ora, visto il tuo efficientissimo buon orario, ti va di aiutarmi a montare i mobili?”

Momento di silenzio. Qualcosa non andava: stava fissando il soffitto e non incrociava il suo sguardo. “Uhn. Temo di non poterlo fare.”

…ma che strano…

“Ho due ore per preparare l’equipaggiamento. Devo partire per…

 

Sintonia con l’Universo?

Pace Cosmica?

Incredibile Serenità Ormonale?

L’ematoma sul sopracciglio sinistro di Dragunov, corredato da un taglio dicevano l’esatto contrario, mentre usciva – abbastanza di fretta - con lo zaino militare sulle spalle e il ghiaccio sulla ferita.

 

Si sentiva abbastanza abbattuta mentre si lasciava cadere stancamente sul divano. Dopo quarantacinque minuti di tentativi vani per montare il mobilio della cameretta – le istruzioni non mentivano quando segnavano che bisogna essere in due per il montaggio, aveva mandato tutto al diavolo ed aveva rimandato a data da destinarsi.

Accese il pc portatile per distrarsi un po’, scoprendo un messaggio di Steve sulla sua casella di posta elettronica.

Le domandava se stesse bene, come stava procedendo e le raccomandava di Chiamarlo nel caso avesse bisogno.

Lo sguardo azzurro di Nina si posò sui vari pezzi di mobilio sparsi per terra.

Tra dieci giorni sarebbe scaduto il termine della gravidanza.

A volte anche i lupi solitari dovevano arrendersi all’evidenza che il gioco di squadra era necessario in alcune situazioni. Prese in mano il cellulare e cercò in rubrica il numero di suo figlio.

 

Alle 11 e 30 del mattino seguente Nina Williams fu svegliata da un insistente scampanellio della porta d’ingresso.

Si alzò imprecando contro il postino, sicura che fosse quel dannato ad aver interrotto il suo sonno ristoratore.

Con sua somma sorpresa, al di là della porta si era presentato un noto ragazzo dai capelli biondo platino, gli occhioni azzurri e una giacca a vento aperta sopra ad una camicia hawaiana a sua volta completamente sbottonata.

“Sarei arrivato prima… ma Julia mi ha fatto comprare la giacca.”

“… e poi ti ha spedito con FedEx?” Nina si spostò per farlo entrare nell’appartamento. “E poi siamo a fine Aprile, neppure qui fa più così freddo."

“Infatti sto facendo la sauna.”

…te non sei normale…

Steve si era messo a guardarsi intorno, sbirciando tra le porte “Carina la casa nuova.” Commentò. “Un po’ più grande di quella prima. Anche se ormai sono abituato alle case americane…

“Uh, già. Dimenticavo che mio figlio è diventato uno yankee. Il che, per una madre irlandese, è meglio di un figlio dannatamente inglese.”

“Per il mio patrigno no, o sbaglio?”

“Deve essere ancora inventato qualcosa che vada a genio al tuo patrigno. A parte il suo AKS-74.”

Con fare conciliante e con un sorriso da orecchio a orecchio, il ragazzo appoggiò le mani sul pancione di Nina. “Sono sicurissimo che ci sia un’altra cosa che gli va a genio…

“Evidentemente non hai visto la sua espressione quando ha scoperto che è femmina.”

“Vammi indovinare: la solita?”

“La faccia di Dragunov ha diversi tipi di impassibilità. Quella era la stessa impassibilità che utilizza anche nei post sbronza.”

…Colorito verdognolo?”

“Precisamente.”

“Oh, beh. Poteva andar peggio, no?”

“Certo, poteva assumere l’impassibilità di quando si ritrova davanti Raven. Hai fame? Vuoi qualcosa da mangiare?” quasi cinguettò, facendo cenno di seguirla nella cucina.

 

Il cellulare di Nina squillò quando l’ultimo lato di sbarre di legno del lettino bianco era stato messo al proprio posto.

Senza guardare il display, la donna chiese quasi cortesemente al ragazzo dei rispondere in sua vece.

Lui provò a protestare, ovviamente senza risultato.

Stevie, sei qui per aiutarmi, giusto?”

Con un sospiro il ragazzo si portò l’apparecchio al telefono. “Pronto? E’ Dragunov, vuole parlare con te.”

Dragunov… Dragunov… mi pare di aver già sentito questo nome da qualche parte… dev’essere il mio coinquilino saltuario, si, quello che canta le canzoni delle t.A.T.u sotto la doccia.”

Steve soffocò una risata, mentre dall’altro capo del telefono proveniva un silenzio a dir poco inquietante. Poi un sibilo, che Steve interpretò con un: “Credo voglia il divorzio…

“Rispondigli TRACHNITJE ETO.”

Dopo aver ripetuto le parole della madre, Steve guardò angustiato il telefono: “…temo mi abbia minacciato di morte, prima di riattaccare.”

“Oh, non preoccuparti. Lo fa con tutti.”

“Riattaccare o minacciare di morte?”

“Entrambe le cose. Sai, non è molto loquace. E va direttamente al sodo.”

 

La contrazione era stata inaspettata quanto forte, e l’aveva fatta svegliare di scatto. Con qualche difficoltà si rizzò a sedere, la fronte imperlata di sudore. Si appoggiò alla testiera del letto, cercando di focalizzare il dolore e di concentrarsi sul tempo che trascorreva. Faticava a rimanere in quella posizione a causa della sciatalgia: l’effetto collaterale della gravidanza più odioso che potesse venirle, e ormai la tormentava da un paio di giorni pieni. Restò vigile per qualche minuto, gli occhi aperti nel buio, per poi piano piano assopirsi lentamente.

“AH!” Un’altra. Dannazione. Le contrazioni sono molto comuni al nono mese. Specie con un caldo come questo. Un paio di contrazioni non volevano di certo dire che…

“AH!” Beh, non c’era il due senza il tre e… “AGH!!”

Era come se le avessero vuotato un secchio d’acqua in mezzo alle gambe. Il che era una prova abbastanza inconfutabile.

“STEVE!”

 

“Ok, Ok, devi fare dei respiri profondi. Reeeeespiri profondi. Reeeespiri profondi.”

“Steve, sto già respirando profondamente. Non c’è bisogno che me lo ripeti ogni trenta secondi.”

Dalle gambe di Nina, aperte, sul lettino della sala da parto, arrivò la voce della dottoressa: “Lo so che è seccante, Signora, ma la prego di lasciarlo fare. Gli uomini hanno spesso attacchi di panico di fronte al parto della propria compagna…

“…!”

“Ehm, veramente, dottoressa, questa è mia madre. Giuro, non sono stato io a fare un simile casino.”

L’ostetrica era rimasta a bocca aperta, riemergendo dalle gambe in cui stava controllando la situazione. “…Sta scherzando, vero?”  Recuperò velocemente la cartella clinica di Nina, e la aprì a controllare la data di nascita. Poi la guardò di nuovo, ancora più basita. “Mi può lasciare il nome del suo antirughe, per favore?”

“Dottoressa, la smetta di dire stronzate e faccia in modo di far finire questo momento al più presto.”

“Signora, purtroppo la dilatazione non è ancora sufficiente.”

Nina imprecò nuovamente, gettando all’indietro la testa sudata, con Steve che le tergeva solerte la fronte. “E allora mi dia qualcosa, cazzo! Mi sto aprendo in due!”

“Posso procedere con l’epidurale, se preferisce…

Ma Steve le toccò la spalla leggermente. “Mamma, so che non è il momento, ma tu mi avevi chiesto di ricordarti una cosa, nel caso tu fossi piuttosto sconvolta dal parto…

“…?”

Steve prese un bel respiro, indietreggiando a distanza di sicurezza e disse tutto d’un fiato: “Zia Anna ha partorito in un hotel semidistrutto, in una città completamente rasa al suolo, senza alcuna assistenza medica e nessuna pratica contro il dolore. Ci tenevi che ti ricordassi questo, per non farti fare una magra figura a confronto.”

Nina lo fissò mentre cercava riparo dietro all’ecografo. Rimase un attimo interdetta. Poi annuì, imprecando immediatamente dal dolore. “Dottoressa, si levi dalle palle. Qui CI PENSO IO.”

L’ostetrica fu lieta di accontentarla, scivolando velocemente fuori dalla stanza.

 

“Mamma, forse non è il caso di imprecare… sai, non vorrei che mia sorella iniziasse subito a percepire il mondo esterno come un posto ostile… capisci… già le scoccerà uscire di li…

“CHE CAZZO STAI DICENDO, RAZZA DI IDIOTA! E’ ora che tua sorella sloggi, e alla svelta. E se non si muove a farlo, andrò io personalmente a prenderla. Sono ormai VENTISETTE ORE che agonizzo su questo dannato letto.”

“In effetti…

“Steve, ho bisogno di imprecare da sola. Levati pure tu dalle Palle, dai. Vatti a prendere un caffè. Sparisci. Eclissati.”

E giusto per rimarcare la questione, il telefono cellulare, che aveva iniziato a squillare, fu scagliato nel bel mezzo del corridoio.

 

“Pronto?”

“…. Dunque?”

“E’ ancora in travaglio!”

“Ah. E’ in travaglio?”

“E già da un po’. Ora la situazione sta degenerando. Senti, non credi sia meglio rientrare e fare il tuo dovere di quasi padre?”

“…?”

“Voglio dire sopportare tu le sue urla al mio posto.”

“Dovrei essere a Mosca tra cinque ore circa. Devo prendere l’ultimo aereo.”

“Beh, fallo. Che aspetti? Non ci sarà mica sciopero dei controllori oggi, no?”

“….”

“No. Mi rifiuto di crederlo. Non può essere vero! Diamine, sei un sergente, no? Chiama l’aviazione, o noleggia un blindato, fai qualcosa!”

…TSK! Gli eserciti non si mobilitano perché una donna è in travaglio!”

Ehm… Sergei, ti rinfresco la memoria. La donna in questione, oltre ad essere una certa Nina Williams, di professione Killer, è anche tua moglie, nonché mia madre. E la bambina che sta per venire alla luce si tratta di tua figlia.”

“…”

“…”

“…”

…non oso immaginare la tua faccia in questo momento.” Commentò ironico, voltandosi verso la sala parto, giusto in tempo per vedere quattro medici attorno ad una barella. Una barella su cui era sdraiata una Nina Williams piuttosto furente e al limite della sopportazione umana. “Hey, ma…!”

“Questi luminari della medici vogliono portarmi in sala operatoria! Non capiscono che posso farcela DA SOOOLAAAA!”

“Che diavolo sta succedendo?”

 “Scusa tipo, ma devo proprio andare…” Gemette, chiudendo la conversazione, prima di rincorrere la barella. “Mammmaaaaa! Era Dragunov al telefono…

“Che diavolo vuole da me ancora? Ha combinato abbastanza guai!”

“Sta arrivando. Controllori di volo permettendo. Ma ha detto che, se necessario, si paracaduterà sull’ospedale.” Mentì.

“TSK!”

“E ha anche aggiunto che stai facendo un ottimo lavoro, che è tanto tanto fiero di te e che non vede l’ora di vederti, e che è tanto tanto tanto dispiaciuto di non esserci e che…

Steve… ti ringrazio, ma non me la bevo.”

…ha anche detto che anche se farai il cesareo, non significa che tu sia inferiore a zia Anna.”

Nina fece segno al barelliere più vicino a sé di fermarsi: “…davvero?”

“Si. Per lui sei la migliore comunque. E anche per me, ovvio.”

L’espressione della donna cambio, sotto il casco di capelli madidi di sudore. Sembrava svuotata da qualsiasi furia, più tranquilla, mentre appoggiava le mani al ventre gonfio e dolorante. “Mi dispiace se ho dato in escandescenze, Steve. Credo siano gli ormoni.” La fronte si aggrottò di nuovo, mentre si gettava all’indietro sulla barella. “No, ormoni un cazzo! Sono le contrazioni! Forza, che state aspettando? TIRATELA FUORI DI QUA!”

 

“Ciao Victoria, amore del tuo fratellone…!”

Viktorija” corresse appena la pronuncia, mentre la piccola era morbidamente attaccata al suo seno, gli occhietti chiusi. Un batuffolo rosa attaccato al suo petto, fotografato costantemente da Steve. Una cosa inaspettata, splendida, meravigliosa e completa.

Un cucciolo perfetto in ogni sua forma. E le ventisette ore di dolori e l’operazione erano solo un vago ricordo.

“E’ un nome valido sia in inglese che in russo. E la vittoria è una delle cose che noi amiamo tanto.”

“L’altra è il famoso AKS-74?”

L’espressione di Nina era assolutamente nuova, assorta, serena. Sospirò sorridendo, incapace di staccare gli occhi dalla figlia: “Oh, no… è l’AK-47. Un kalashnikov in dotazione sia all’esercito russo che all’IRA. Una delle tante cose che ci accomunano…

…voi non siete normali…

 

Il silenzio del corridoio bianco e verde era rotto dai suoi passi. L’infermiera alla guardiola alzò gli occhi dalla sua rivista e gli fece segno fare piano.

Rallentò l’andatura senza degnarla di uno sguardo, anche se sembrò fare più attenzione a non far troppo rumore. Individuò la camera dall’altra parte del corridoio e lo attraversò.

La stanza era buia, poteva sentire solo il suo respiro regolare. Era ovvio che dopo una giornata del genere stesse dormendo, sarebbe stato meglio tornare al mattino. Stava per tornare sui suoi passi, quando la lampadina del letto si accese. Alla luce bianca del piccolo neon Nina aveva un aspetto spettrale: Più pallida del solito, gli occhi segnati da occhiaie profonde, i capelli sciolti in disordine sulle spalle e una flebo infilata nel braccio. “Alla buon ora!” esclamò debolmente, mettendosi a sedere con fatica. “Pensavo non arrivassi più.”

“C’è stato un ulteriore imprevisto.” Si avvicinò, dando un’ulteriore occhiata alla stanza.

“Non è qui.” Nina sbadigliò, alzandosi con una piccola smorfia sul viso. Chiuse la valvola della flebo e staccò il tubicino dall’ago per infilarsi la manica della vestaglia, e poi rimise tutto a posto. “E’ antidolorifico. Per stanotte mi servirà” sbadigliò. “Ho fatto il cesareo.” Aggiunse. “Dopo ventisette ore di travaglio non ne voleva sapere di uscire, il medico ha pensato che era giunto il momento di sfrattarla con la forza”

“Capisco.” Era anormale parlare così della nascita della propria figlia, anche se i genitori erano loro due, la coppia meno comune che si potesse mai immaginare. Gli parve all’improvviso che fosse del tutto ingiusto non aver saputo prima di come fosse avvenuta la nascita, delle complicazioni e del tempo impiegato. Pensandoci, non sapeva neppure quanto pesasse la bambina.

Un gigantesco mazzo di fiori appoggiato sul comodino attirò la sua attenzione. Chiese a Nina chi glieli avesse mandati.

“Steve” rispose con voce ovvia, mentre si allacciava la vestaglia. “E’ stato qui per tutto il tempo. Un angelo, davvero: mi ha tenuto compagnia, mi ha aiutato molto. Non so come avrei fatto senza di lui. L’ho mandato a casa un’oretta fa, si era addormentato in piedi con la testa fuori dalla finestra.”

La frecciatina della moglie lo infastidì ulteriormente, insieme al sapere che il suo figliastro aveva preso egregiamente il suo posto. “Lo sai che non potevo…

“Si, lo so, lo so. Vieni, non sei curioso di vederla?”

L’aveva seguita sino alla nursery, studiando il suo volto che sembrava riprendere colore e la sua espressione, che da stanca era diventata impaziente. Un accenno di sorriso stendeva le labbra pallide.

Arrivati davanti all’ampia vetrata della stanza, gli aveva indicato un fagottino rosa nella seconda fila.

Vedere la bambina era stato come un click: solo in quel momento era riuscito davvero a realizzare che lei esisteva davvero, che nulla sarebbe stato più lo stesso.

C’era il suo nome scritto in rosa sulla culla di plexiglass. C’era la tutina bianca e rosa che aveva visto in mano a Nina prima di partire per la missione e la copertina ricamata, regalo di Anna. Vedendoli, l’infermiera prese in braccio la bambina, avvicinandosi alla vetrata per mostrarla meglio.

“Sembra una scimmietta, non è vero?” constatò Nina con un piccolo sorriso, appoggiando la mano sul vetro.

C’era un casco di capelli neri spettinati, una boccuccia a forma di cuore e un nasino piccolo e delicato. “Credo sia la cosa più perfetta che abbia visto nella mia vita.” Sussurrò la donna. “Non è incredibile che siamo stati noi a crearla? Più la guardo e più mi chiedo come sia stato possibile. Voglio dire, io sono bella, certo. Ma tu… con quel naso…

“Non si può vedere da più vicino?”

L’infermiera gliel’aveva portata fuori dalla nursery, proprio mentre la piccola scimmietta aveva aperto gli occhi azzurrissimi, esibendosi poi in uno sbadiglio gigantesco per le sue piccole dimensioni. “Approfittane ora per presentarti, perché tra un po’ avrà voglia di mangiare e non vorrà sentire ragioni.” Consigliò Nina, infilandogliela in braccio, raccomandandosi di tenere la testina sorretta. “Ciao Viktorija, questo è tuo papà…So che in questi ultimi giorni l’hai sentito chiamare con vari epiteti poco carini. Però il suo nome è Sergei.” aveva sussurrato con un piccolo bacio sulla microscopica fronte. “Non ti aspettare che sia così loquace come il tuo fratellone…

Lo sguardo della piccola era un po’ vago, un po’ incuriosito. Apriva e chiudeva le piccole manine, e con una catturò un suo dito, stringendolo. “E’ forzuta.” Constatò Dragunov. E la piccola, incredibilmente, sorrise.

 “E ha già capito con chi dovrà fare la smorfiosa.”

 

Ed Eccomi!!! Finalmente di ritorno dopo la luuuuunghissima pausa estiva!

Per me quest’anno c’è stata una splendida settimana in Irlanda! …e quanti appunti che ho preso! ;)

Bene, vi somministro anche questa PILL, sperando riscuota il vostro gradimento!

Arrivederci a PRESTO (spero!)

PS: AKS-74 e AK-47 sono fucili Kalashnikov da assalto davvero in forza all’esercito russo. In particolare il tanto amato AKS-74 è utilizzato dalle forze speciali SPETSNAZ. (Grazie Mr Wikipedia di esistere!)

PPS: Si, a Mosca fa caldo in estate. Quest’anno hanno pure avuto qualche problema di incendi (… dite che SErgei si è acceso una sigaretta a modo suo?)

Mille grazie!

EC

 

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Tekken / Vai alla pagina dell'autore: Evilcassy