Every story has a beginning.
The untold story
of Edward Masen...
before Edward
Cullen...
A lost love torn apart for Eternity
The Twilight
Saga's
Celestial
La gola
brucia.
Tutto il calore si è fermato lì. Ho sete.
Basta.
Allungo le dita incontrando delle brevi
increspature, la malattia mi ha reso
ipersensibile.
Apro gli occhi cercando l'infermiera ma c'è
troppa luce, chiudo gli occhi iniziando a cercare il bicchiere d'acqua sul mio
comodino. Perchè è lì che me l'aveva messo la suora ma provoco solo trambusto.
«Edward...apri gli occhi.»
Di scatto i miei occhi si aprono ma non
riesco a mettere a fuoco niente. Davanti agli occhi continuano a cadere dei
pulviscoli di polvere che non mi permettono di vedere
niente.
«Concentrati su di
me.»
Come se fosse spuntato da nulla Carlisle si
posiziona esattamente dietro quegli intrusi e il mio cervello finalmente riesce
a metterlo a fuoco. Rimango per un attimo spiazzato dai colori vividi, i capelli
più biondi del solito e la pelle diafana.
«Spero che vada tutto
bene. Non l'ho mai fatto prima. Avrà finito la
trasformazione?»
«Trasformazione?» domando sentendo ancora di
più la gola bruciare. Carlisle rimane accigliato per un attimo e solo dopo pochi
millisecondi mi accorgo che non ha mosso le
labbra.
«Come fa a sapere
cosa...»
Non sento più niente e il capo di Carlisle
si china su un lato come se stesse analizzando una cavia. Mi volto notando come
tutto è diventato più nitido. I rumori più chiari.
«Dove sono?» chiedo ma
il bruciore è ancora troppo forte. Cerco un pò d'acqua trovandola nel comodino
accanto al mio che non è quello dell'ospedale. La camera è di un giallo
tenue.
Bevo tutto d'un fiato l'acqua cercando di
calmare il fuoco nella gola ma appena il liquido inizia la sua discesa per tutto
il mio stomaco è come se avessi ingoiato lava.
Il mio stomaco si
contorce rivoltandosi a quel intrusione. Rimetto tutto sul
pavimento.
«Lascia perdere. L'acqua non fa per te.»
sussurra, sentendolo così vicino mi scanso e nemmeno io so come faccio ad essere
dalla parte opposta della stanza in così poco
tempo.
Guardo le mie mani, le mie braccia che
sembrano più forti e guizzanti. Mi reggo in piedi facilmente, è simile alla
sensazione di galleggiare ma i miei piedi sono ben piantati a terra. Il
bicchiere, ancora stretto nella mia mano, viene frantumato come se fosse un
sottile strato di carta e non fatto da prezioso cristallo
intarsiato.
«Che.Cosa.Mi.Hai.Fatto?» chiedo mentre un
sibilo simile ad un ringhio esce fuori dalle mie labbra quasi come se fossi un
animale. Mi stupisco perfino io.
Mi prende per un braccio
buttandomi giù dalla finestra. «Vieni a nutrirti.» bisbiglia prima di correre
verso un bosco vicino.
Come se non avessi più il controllo delle
mie gambe inizio a correre con lui fino a quando non annuso una fragranza
buonissima, posseduto da una volontà più forte di me seguo la scia fino a quando
i miei denti non si conficcano nella carne pulsante di un
cerbiatto.
Schifato da me stesso non riesco ad
allontanarmi.
Carlisle mi guarda soddisfatto e sento
perfino i suoi pensieri compiaciuti. Sì, i suoi
pensieri.
L'ho capito.
Questo è
l'inferno.
Mi nutro per giorni
interi per saziare la mia fame.
Giorni a prosciugare il
sangue di qualsiasi animale che mi capita a tiro.
«Dove sono i miei
genitori?»
Non mi serve aspettare la risposta perchè
chiare immagini vengono catapultate nella mia
testa.
Morti.
Mio padre si è gettato da un ponte "incapace di vivere
senza di lei. Di noi". Testuali parole.
«Cosa diavolo mi hai fatto?» sibilo e i miei muscoli
s'irriggidiscono pronti ad attaccare.
«Vampiro.»
Dannazione.
Rompo il tavolo della sala da pranzo tirando
semplicemente un pugno e nemmeno con tanta forza. «È difficile Edward. Non è
semplice come pensi...» ripete Carlisle per l'ennesima
volta.
«Tu l'hai
fatto!»
«Ed era la
prima volta!» urla più di me, «Non sapevo nemmeno come sarebbe andata a
finire!»
Vorrei spaccare
tutto. Non solo il tavolo della cucina.
«Lei è viva!» ruggisco e quasi tremano i vetri della
cucina.
Carlisle si
lascia cadere su una poltrona massaggiandosi gli occhi con le dita. Quando li
riapre sono ben visibili delle striature nere insieme al dorato dei suoi occhi.
I miei sono ancora rossi, dice che passerà con il tempo.
Prima erano
orribili. La prima volta che li ho visti sembravano fondersi con il sangue che
avevo su tutto il viso e il corpo. Sono una bestia, un
mostro.
«Rifallo.»
«Non posso Edward...io...e se non riuscissi a fermarmi
nel momento giusto? se...»
«PIANTALA!» stavolta sono le mie dita che si infossano
nella spalliera della sedia.
«Non posso Edward.» ripete senza guardarmi negli
occhi.
Sono teso
peggio di una vipera pronto a colpirlo in qualsiasi momento. La mia bocca è
piena di veleno e il mio stomaco si attorciglia. «Allora
insegnami.»
«Edward...è già
morta.» bisbiglia.
«Lo ero anche
io.» ribatto ricordandogli che ero più morto che vivo quando è entrato nella mia
stanza. Carlisle finalmente mi guarda, valutando attentamente quello che gli sto
proponendo.
«Non saprai
fermarti. Sei un neonato.»
«Mi fermerò. Ne sono capace e sai
perchè?»
Carlisle mi
fissa con lo sguardo serio. «Io la
amo.»
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