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Autore: DreamSeeker    26/08/2010    5 recensioni
«Perciò era una donna. E dimmi, chi tormenta i tuoi pensieri?»
«Non sono affari tuoi!» «Non sarà mica...“proibita”?» «Che diavolo intendi per proibita, si può sapere?» «Beh, che so...non pensavi, ad esempio, a una sottospecie di ragazza che è entrata in questo scompartimento questa mattina, vero?» «E anche se fosse?» «Blaise...dimmi che stai scherzando. Ho assoluta urgenza di sentire queste parole! Dimmi, per favore, che non stavi pensando alla Granger!» «Perché dovrei mentirti Draco? Sì, stavo pensando alla Granger! E a come può stare insieme a uno sfigato come Weasley» «Oh, andiamo Blaise! Perché dovresti sprecare il tuo tempo con quella Mezzosangue? E poi non ti starebbe neanche a guardare! Voglio dire, è così...disgustosamente pura e innocente...l’unica vergine di Hogwarts, che diamine! E non distoglierà mai le sue attenzioni dalla Donnola, non per un Serpente!» scoppiò il biondino alzando gli occhi al cielo.
«È una scommessa Malfoy?»
«Facciamo così. Dato che secondo te non potrei neanche riuscire a toccarla dato che è...zona proibita diciamo...scommettiamo qualcosa, qualsiasi cosa che riuscirò a farla capitolare entro fine anno! Che dite?»
questa storia è dedicata al pairing BLAISE/HERMIONE...avevo già in mente di scrivere qualcosa, poi su FB il roleplayer che intepreta Blaise (XD lo so sono pazza, ma adoro queste cose!!) mi ha proposto di scrivere una storia perchè effettivamente su Draco e Hermione ce ne sono tantissime (io le amo alla follia!) ma di Blaise...beh la maggior parte delle volte è solo un personaggio secondario! quindi è una specie di sfida! un bacio a tutti...e se vi piace non chiedo altro che recensioni! ciaoooo!! ^__^
[CAPITOLO 9 REVISIONATO, INSERITE IMMAGINI]
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Fred Weasley, Hermione Granger, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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III CAPITOLO
 
Un nuovo giorno era sorto su Hogwarts e già alcuni studenti erano fuori dai loro letti.
«Near, far wherever you are, I believe that the heart does go on….Once more you open the door and you’re here in my heart and my heart will go on and on…» cantava Hilary sotto la doccia.
Hermione si svegliò al suono della canzone Babbana conosciuta e ci mise un attimo a capire di chi fosse la voce.
«Hilary, ma vuoi stare zitta almeno quando fai la doccia?» strillò per farsi sentire.
«No!» rispose ridendo quella, poi ricominciò a cantare.
«Everybody needs somebody...everybody needs somebody to love...someone to love... Sweethear to miss...sugar to kiss...I need you, you, you, I need you, you, you, I need you...in the morning...when my soul goes on fire! Sometimes I feel, I feel a little sad inside…when my baby mistreat me…I never, never, never have a place to hide, I need you!»
La Caposcuola si sporse dal letto per cercare la sua fidata bacchetta, poi la puntò contro la porta del bagno.
«Silencio» mormorò assonnata.
Dalla stanza non venne più alcun rumore e la ragazza si rimise sotto le coperte certa che, almeno per un po', sarebbe stata libera di dormire in pace.
Una Hilary Lair piuttosto infuriata fece capolino dal bagno avvolta in un asciugamano; cercò di urlare qualcosa alla sua cosiddetta amica ma dalla sua gola non uscì alcun suono. Ancora più infastidita si diresse verso il letto della riccia che, ignara, aveva ricominciato a dormire. Prese la bacchetta di Hermione e annullò l’incantesimo poi, pregustando la vendetta, si avvicinò all’orecchio della ragazza e prese un respiro profondo.
«SVEGLIA!» urlò, balzando subito indietro ridendo come una matta.
Hermione fece un salto e si ritrovò seduta nel letto, gli occhi sgranati dallo spavento lanciando un grido terrorizzato. Nel letto accanto, Hilary si rotolava dalle risate, tenendosi la pancia che aveva cominciato a dolerle.
La Caposcuola voltò lentamente il capo verso la compagna di stanza e le lanciò uno sguardo di fuoco, poi tentò di riprendersi dallo shock subito.
«Ma sei impazzita?! Ho perso dieci anni di vita in due secondi netti! Che diavolo ti viene in mente di urlarmi nelle orecchie?!» sbraitò quando ebbe ripreso fiato.
Hilary, per tutta risposta, continuò a ridere senza riuscire a fermarsi; si asciugò le lacrime con una mano mentre con l’altra si teneva lo stomaco.
«Oh, è stato troppo divertente! Dovevi vedere la tua faccia!» disse per venire poi presa da un altro attacco di ilarità.
«Non è divertente...piantala di ridere!» strillò la riccia vedendo che l’altra non accennava a smettere.
«No, no, ti giuro...è un vero spasso!» esclamò l’italiana calmandosi un poco.
«Ah sì?! Allora voglio vedere come rispondi a questo...» ribatté Hermione e così dicendo le lanciò addosso il proprio cuscino.
«Ehi! Come ti permetti?» si lamentò Hilary.
Con un ghigno divertito guardò l’amica.
«Te la sei cercata...» disse.
E con un distratto movimento della mano fece levitare tutti i cuscini della stanza e li dispose nell’aria intorno a sé.
«Ora sei nei guai...non ti hanno mai detto di stare attenta a chi controlla il potere dell’aria?» sghignazzò.
«Non oserai...» rispose Hermione inorridendo alla vista dei guanciali che sembravano in posizione di attacco...a lei.
«Oh sì, io invece penso che oserò!» esclamò Hilary e, ad un suo cenno delle dita, tutti i cuscini si catapultarono sulla Caposcuola che cercò di proteggersi in qualche modo da quell’assalto alla sua persona.
L’italiana ricominciò a ridere di gusto poi, saltellando, si diresse verso il bagno per finire di prepararsi.
«Each morning I get up I die a little can barely stand on my feet…take a look in the mirror and cry, lord what you’re doing to me…I have spent all my years in believing you, but I just can’t get on relief, lord! Somebody, somebody can anybody find me…somebody to love?» ricominciò a cantare a squarciagola.
I cuscini finirono il loro operato tra le note di quella canzone ed Hermione alzò gli occhi al cielo: la sua compagna era proprio un caso disperato e patologico.
“Però è tutta la mattina che canta canzoni d’amore...mmm...chi ci sarà mai nel cuore della nostra cara Grifondoro?!” pensò sogghignando.
“Bene, lo userò come ricatto...anche se non so chi è ma posso tirare a indovinare!” rifletté.
«Ma sei ancora a letto? Alzati, dai...oggi mi dovete far fare tutto il giro di Hogsmeade!» esclamò Hilary uscendo dal bagno, vestita con un paio di semplici jeans scuri e una maglietta azzurra.
«Sì lo so. È tutta la settimana che ci stressi» rispose Hermione alzando gli occhi al cielo.
«Beh, continuate a dire che dovete assolutamente vedere il negozio dei fratelli di Ron e Ginny...che poi, cos’avrà di speciale? Daniel ieri sera era ancora in Infermeria per quella Pasticca Vomitosa!»
«Daniel?»
«Sheridan, il bambino Serpeverde di ieri. Dovrebbe uscire più tardi, credo...»
«Ah... Quella che ha mangiato lui deve essere stata manomessa per uno scherzo: te l’ho detto, tutti i prodotti li testano su loro stessi, non possono essere dannosi!»
«Beh, in ogni caso voglio vedere che ha questo negozio di tanto particolare...curiosità!»
«Dieci minuti e sono pronta» disse la Caposcuola infilandosi nella stanza da bagno.
Hilary si asciugò i lunghi capelli rendendoli lisci e si lasciò scappare uno sbuffo impaziente: non ne volevano proprio sapere di stare a posto. Per il prossimo taglio ne avrebbe scelto uno corto e spettinato, si ripromise: almeno non avrebbe avuto il problema di come acconciarli ogni volta. Ma poi ci pensò su bene e decise che erano meglio lunghi, con i capelli corti proprio non riusciva a vedersi.
«Uff, devo pensare a un incantesimo per tenere a bada questi ricci!» esclamò infastidita Hermione mentre rientrava in camera.
Hilary sorrise nel constatare che i pensieri tra lei e l’amica andavano già di pari passo.
«Anche io stavo pensando ai miei stupidi capelli, sai? Non vogliono saperne di stare come dico io!» le disse.
La Caposcuola rise di rimando e insieme scesero in Sala Comune, naturalmente vuota a quell’ora barbara di sabato mattina. Attraversarono il buco del ritratto in silenzio per non svegliare del tutto la Signora Grassa e si diressero verso la Sala Grande a fare colazione. Poi andarono in giardino e si distesero al’ombra di un vecchio salice che, con i suoi lunghi rami, sfiorava l’acqua del Lago.
«Sai, mi piacerebbe provare a giocare a Quidditch. Anche solo per vedere com’è volare su una scopa, voglio dire, le uniche volte in cui volo mi lascio trasportare dal vento. Tu hai provato a giocare?» chiese Hilary malinconica.
«Ehm, le mie esperienze di volo sono state un disastro su tutta la linea! Mi sono rotta il naso la seconda volta in cui ho provato a giocare a Quidditch, direi che mi è passata la voglia; semplicemente studio sul libro la teoria, la pratica mi rifiuto di farla ogni volta. Non riesco a stare sulla scopa anche perché ho paura e quel dannato aggeggio la sente...e non ti ubbidisce! Prende in giro» rispose Hermione facendo una smorfia.
La Grifondoro scoppiò a ridere.
«Certo che sei proprio buffa! Ecco, io sono esattamente il tuo contrario, sui libri non riesco a stare ma la nella pratica riesco subito, senza pensarci. Boh...»
«Beh, forse perché possiedi poteri molto concreti e quindi sei più portata all’azione» cercò di spiegare la Caposcuola.
«Sì, forse»
Rimasero in silenzio per qualche minuto, poi Hilary prese di nuovo la parola.
«Dici che si può fare il bagno nel Lago?» domandò curiosa, fissando l’acqua scura.
«Non ne ho idea, Silente non ha mai menzionato alcuna regola sul Lago...però c’è la Piovra Gigante, io ci penserei due volte prima di tuffarmi» obiettò l’altra.
L’italiana la guardò stupita, l’ombra di un sorriso divertito sul volto.
«Ma come! Non sei tu che al primo anno ti sei letta tutto il Regolamento scolastico due volte nei primi quattro mesi?!» la prese in giro.
«Ma perché ti ho detto certe cose, mi chiedo. Guarda dove mi devo andare a ingabbiare...e poi lei mica se le dimentica le cose, no! Certo, se gliele metti su un piatto d’argento...ma ti rigira la frittata in un modo...» borbottò incrociando le braccia e voltando la testa dall’altra parte, facendo finta di offendersi.
Hilary scoppiò di nuovo a ridere come una matta e l’abbracciò di slancio.
«Dai, dai, dai...non te la prendere, lo sai che scherzo!» rise.
Hermione sorrise e si voltò di nuovo verso l’amica.
«Scema»
La ragazza annuì convinta.
«Lo ammetto, sono totalmente fusa! Ma, ehi, che gusto c’è a non ridere mai?!» esclamò allegramente allargando le braccia e lasciandosi andare con la schiena all’indietro, atterrando sull’erba morbida.
«Comunque ho voglia di fare un bagno nel Lago. Però mi sono appena fatta la doccia...» rifletté arricciando le labbra.
«Facciamo domani!» si illuminò.
«Facciamo che io me ne starò qui a riva e ti guarderò mentre la Piovra tenterà di mangiarti?» chiese ironicamente Hermione.
«Uffa, come sei noiosa! Non mi mangerà e poi se tenta di prendermi le sparo un getto d’acqua, no? Suvvia, non vorrai lasciarmi divertire da sola...tutta sola soletta in questo lago così grande, immenso in confronto a me...non puoi essere così cattiva! E se vado al largo e non riesco più a tornare indietro? E se mi viene un crampo e non ce la faccio a nuotare? E se mi prendono gli Avvincini? E se le Sirene mi rapiscono? O gli alieni... E se mi dimentico come si fa a nuotare?» elencò la Grifondoro con gli occhi spalancati fingendo terrore.
La riccia la guardò stranita, poi alzò gli occhi al cielo e fece ruotare l’indice della mano vicino alla tempia.
«Guarda che sto imitando TE, sapientona! IO mica mi faccio tutti questi problemi!» ribatté scandalizzata la mora.
«Ehi, io non faccio così!»
«Ah no?» domandò Hilary sollevando allusivamente un sopracciglio.
«Okay, va bene, magari un po' di problemi me li faccio, ma non così esagerati! Gli alieni, andiamo...i rapimenti da parte loro sono passati di moda da un pezzo!» rispose dopo un attimo di indecisione.
«Guarda, UN UFO!» esclamò la Lair indicando il cielo.
La Caposcuola la fissò e scosse la testa, disperata. Poi entrambe scoppiarono a ridere.
«Oddio, basta. È tutta la mattina che non faccio altro che ridere, ridere e ridere...mi farai morire, Herm!»
La Granger, con un gran sorriso in risposta, si rialzò e si stiracchiò, raccolse la borsa che aveva lasciato cadere a terra e allungò una mano verso Hilary per aiutarla ad alzarsi; questa accettò l’aiuto e si sollevò da terra.
«Andiamo, dobbiamo svegliare i dormiglioni...» spiegò la Caposcuola incamminandosi verso il Castello, seguita a ruota dall’amica.
I suddetti ghiri, quella mattina di settembre, vennero svegliati da un forte vento che si levò nella loro stanza.
Harry, sbadigliando vistosamente, si alzò dal letto e si diresse verso la finestra per chiuderla; con gli occhi mezzi aperti allargò le braccia cercando a tentoni le due imposte e le sue mani caddero nel vuoto tre volte prima che si decidesse a svegliarsi del tutto e capire la situazione.
Vicino alla porta d’ingresso della stanza, tre streghe erano piegate in due da risate silenziose per la scena a cui avevano appena assistito. La bufera continuò a infierire sul letto di Ron che, raggomitolandosi sempre di più, tentava in ogni modo di coprirsi; un colpo d’aria più violento fece volare via le lenzuola e lui balzò a sedere nel letto.
«HARRY! Vuoi chiudere quella dannata finestra?!» urlò.
Il Prescelto si voltò verso l’amico pronto a rispondergli per le rime che la finestra era già chiusa, ma si bloccò a metà giro trovandosi davanti Hermione, Hilary e Ginny che continuavano a ridere.
«Non credo che il vento possa venire da una finestra chiusa, Ron...piuttosto una certa italiana potrebbe evitare di creare un tornado nella nostra camera?» domandò rivolgendosi alla Grifondoro.
Per tutta risposta, il venticello leggero che fino a quel momento l’aveva seguito si fortificò e lo costrinse a indietreggiare fino al muro, scompigliandogli i capelli già arruffati.
«OKAY, OKAY! Non dico più nulla» si arrese il Ragazzo Sopravvissuto.
«Hilary, per favore, noi vogliamo dormire!» implorò Ronald.
«No, tesoro, dobbiamo andare a Hogsmeade. Sono le undici e voi siete ancora a letto. Grazie a questa pazza io sono in piedi dalle otto...di sabato mattina! Quindi, ora, voi scenderete con noi e mi aiuterete a contenere la sua felicità» spiegò Hermione, saltando sul letto del fidanzato.
«No!» rispose lui e, con un sorrisetto malizioso, le mise le mani sui fianchi e la tirò giù con sé sul materasso.
La Caposcuola strillò divertita e un po' imbarazzata e cercò di divincolarsi dalle braccia del rosso che le avvolgevano la vita.
«Ragazzi, per favore...prendetevi una camera singola!» sghignazzò Harry.
«Anche noi?» domandò Ginny, volandogli tra le braccia.
«Quando vuoi» mormorò il ragazzo prima di baciarla appassionatamente.
Hilary sorrise a quel quadretto e Seamus le si avvicinò.
«Incredibili, vero? Giuro, era uno strazio vederli gli anni scorsi: sempre così vicini ma distanti anni luce. Ed ora guarda, sembra che siano attaccati col Magic-Scotch!» esclamò scuotendo la testa.
«Beh, questa è una cosa bellissima, non trovi?» ribatté sorridente la ragazza.
«Sì, certo. Ma ti assicuro che ogni volta che torni in camera devi bussare per evitare di trovarteli davanti avvinghiati! E la scena te la risparmio»
«Ma chi? Hermione e Ron?!» chiese Hilary sorpresa. Proprio non se li immaginava loro due avvinghiati come sanguisughe.
«Ma va là...Harry e Ginny! Mione e Ron è già tanto se si fanno vedere abbracciati o mentre si baciano a stampo...credo che vadano nella Stanza delle Necessità per fare...altro, diciamo»
«Ah, ecco...»
“Non credo, dorme sempre in stanza con me. Magari...no, nemmeno durante il giorno, praticamente o c’è lei o c’è lui, quindi...ah, Herm, dobbiamo PROPRIO fare due chiacchiere” pensò Hilary.
«Beh, Seam...andiamo? Qua la situazione si sta scaldando...e io ho fame!» riprese.
«Ma che strano! Comunque arriviamo anche noi» rise Hermione, riuscendo ad alzarsi dal letto di un Ron assolutamente imbronciato.
«Non fare quella faccia, tu! Dobbiamo andare a pranzo e poi a Hogsmeade...se no Hilary una di queste notti mi uccide. Vuole vedere i Tiri Vispi, Mielandia, i Tre Manici di Scopa...»
«La Stamberga Strillante! E volevo vedere se c’è qualche libreria, in Biblioteca ci sono solo manuali e ho un assoluto bisogno psicologico di leggere qualcosa che non c’entri con la scuola» intervenne la diretta interessata.
«Okay, per quello ci sono io»
«Non avevo dubbi, Herm» sorrise la Grifondoro.
«Bene, se magari ci lasciaste la giusta privacy per cambiarci, sapete...okay che potete salire nel dormitorio maschile...»
«Effettivamente le nostre scale non si trasformano in scivolo... va bene che siamo noi gli uomini però...» si intromise Ron.
«Precisamente: rischiano di più loro, sono i maschi che mettono in allarme le persone, non le donne. Comunque stavo dicendo che dobbiamo...»
«Anche se non ho mai trovato giusta questa cosa: loro possono venire qui quando vogliono!»
«Sì, ecco neanche io lo trovo giusto, ma va beh: pensano che le ragazze non possano essere pericolose»
«Sì, e la performance di stamattina? Chi è che ha creato un uragano, mio nonno?! Silente dovrebbe prevederle queste co...»
«Va bene, Ron, abbiamo capito! Lasciami finire! Dobbiamo vestirci e credo ci metteremo un po', potete aspettarci giù?» esclamò esasperato Harry.
Le ragazze avevano seguito questo scambio di battute come se guardassero una partita di tennis, divertendosi come non mai. Hermione e Ginny guardarono Hilary e le fecero l’occhiolino, al che lei si illuminò e piegò le labbra in un ghignetto trionfante.
«Ma ceeerto! Sicuro, vi aspettiamo in Sala Comune, prendete pure TUTTO il tempo che vi serve».
Così dicendo si portò la punta delle dita alla bocca e vi pose sopra un bacio, poi portò la mano in avanti, col palmo rivolto verso l’alto e soffiò.
L’aria della stanza si gonfiò e si creò, per la seconda volta, un violento vento freddo che fece rabbrividire tutti i ragazzi. Hermione, Hilary e Ginny, ridacchiando, uscirono dalla camera dirigendosi nella Sala Comune, mentre Harry, Ron, Seamus, Dean e Neville si vestivano in fretta e furia, cercando di essere il più veloci possibili.
Quando furono pronti scesero dalle ragazze, che intanto si erano comodamente sdraiate sui divani e le poltrone della Sala, e lanciarono loro uno sguardo gelido.
«È la seconda volta che ci fai una cosa del genere, Hilary!» esclamò Harry.
«In una sola mattina, per di più!» continuò indignato Ron.
«Potresti avere delle brutte sorprese, sai?» la minacciò Dean.
«Io non ti ho fatto niente!» obiettò Neville risentito.
«Perché, io?! Io sono buono, non farei mai nulla di male...la prossima volta piazzo un uragano nella tua stanza, vediamo come ne esci!» ribatté Seamus cambiando il tono di voce a metà frase.
Hilary li guardò allucinata.
«Andiamo ragazzi...era solo uno scherzetto innocente. E poi sono nuova, non potete farmi nulla. E sono sotto l’ala protettrice della miglior strega di Hogwarts, non avete scampo. In quanto a te, Seam: se mi metti un ciclone in camera lo rispedisco al mittente con tanto di diluvio universale in allegato» disse con un sorrisetto divertito.
Seamus si raggelò, così come gli altri quattro che si girarono lentamente verso di lui.
«Non osare» sibilò Ronald.
«Non ci pensare nemmeno, levatelo dalla testa!» dichiararono in coro Harry e Dean.
«Bene...dopo tutte queste minacce velate e non, che ne direste di andare a pranzo?» li interruppe Hermione che stava già oltrepassando il buco del Ritratto con Ginny e Hilary.
I ragazzi si catapultarono verso le scale e in men che non si dica si ritrovarono in Sala Grande, pronti per gustare il delizioso pasto preparato, a malincuore della Caposcuola, dagli elfi.
 

*********

 

«E questo?»
«Set di carte Babbane con un paio di incantesimi all’interno...sai, per rendere il tutto più interessante!»
«No, cioè, wow...e questo cos’è? Sembra un paralume normale...è normale? Se schiaccio questo pul...»
«NO! Non premerlo!» esclamò Fred Weasley togliendo velocemente la lampada dalle mani di Hilary.
«È un pericolo pubblico questa ragazza!» bisbigliò George all’orecchio di Hermione che scoppiò a ridere.
«No, solo che è parecchio difficile tenere a freno la sua curiosità...e allegria. Dovevate vederla i primi tre giorni, ogni cosa nuova che scopriva era accuratamente studiata per almeno due ore. Siete fortunati comunque: almeno non vi chiede minuziosamente come avete creato ogni invenzione» spiegò.
«E ha già trovato quattro passaggi segreti senza avere la Mappa del Malandrino. Dice che semplicemente passava di lì e li ha scovati. E la Mappa è stata sempre in mano mia» svelò Harry ai due gemelli stupiti.
Fred si rigirò verso l’italiana ma non la vide più; si guardò intorno terrorizzato.
«E ora dov’è finita?! Ci farà saltare in aria il negozio George!» esclamò esasperato cominciando a cercarla ovunque.
«No, non credo...ve la dobbiamo togliere dai piedi?» chiese la Caposcuola dispiaciuta.
«No, non preoccuparti Hermione. Fred fa così ma in realtà gli fa piacere che sia tanto curiosa» la tranquillizzò il gemello.
«Mi fa piacere che stia qui, okay, ma se stesse ferma sarebbe cosa ancora più gradita. Non riesco a trovarla, non è che si è persa?!» domandò preoccupato Fred, ricomparendo alle loro spalle.
«Ma va, sarà ad ammirare qualche altra invenzione o a...»
BOOM!
«O, giustamente, a far saltare in aria il negozio...veniva da quella parte!» esclamò George iniziando a correre verso il luogo della piccola esplosione.
«HILARY! Ti avevo detto di non toccare nulla!» strepitò Fred.
«Ehi, che c’è, io sono qui!» dichiarò una voce alle loro spalle.
I gemelli Weasley si voltarono e videro la ragazza intenta a giocherellare con una Puffola Pigmea Colorata (loro ultima trovata).
«Oh, ehm...scusa» rispose imbarazzato il giovane.
«Serpeverde...non vi smentite mai!» disse George prendendo per la manica un ragazzino vicino al luogo dell’incidente.
«Daniel! Che è successo?» intervenne Hilary contrariata riconoscendo il malcapitato.
«Ehm...è esploso! Ho schiacciato il bottone e...beh, è un’abat-jour, che può fare un bottone su un’abat-jour?! Pensavo di accenderla...» si difese il bambino che, vedendo la Grifondoro, si era divincolato dalla stretta di Weasley ed era corso a rifugiarsi dietro di lei.
L’italiana nascose un sorrisetto con la mano e guardò fissi i due gemelli che alzarono le spalle in sincrono.
«Effettivamente... Potreste mettere un cartello: “Non premere il bottone se non vuoi un’esplosione”. Ehi, fa anche rima, pensa un po'!» rise la mora.
«Ci penseremo. Tu, vai via, prima che ci ripensi e ti faccia ripagare tutto...solo per questa volta, che sia chiaro» ribatté George, rivolgendosi severo verso Sheridan che volò verso la porta del negozio dopo aver ringraziato i gemelli e la ragazza.
«Che bravo...bene, quanto costano le Puffole Pigmee che cambiano colore?» riprese Hilary.
«Dieci galeoni» rispose Fred, già pensando di farle lo sconto.
«Mmm...e se ti rimetto a posto la lampada?» chiese la ragazza facendogli gli occhi dolci.
«Eh, eh, eh...vediamo se ci riesci!» sogghignò lui.
George alzò gli occhi al cielo e guardò Ron e Ginny che li avevano raggiunti. I due scrollarono le spalle in risposta al fratello.
«Non ti conviene sfidarla a fare qualcosa, Fred...potrebbe stupirti» intervenne Hermione.
«Già...io ti avviso: ha ustionato una mano a Malfoy ieri, e oggi ci ha svegliato a suon di tornadi! Attento» disse Harry.
«Facciamo che, se ti metto a posto il paralume esplosivo, mi regali questa Puffola, okay?» contrattò l’italiana, stufa di tutte quelle chiacchiere su di lei.
«Va bene» concluse Fred, sicuro che un semplice Incanto Reparo non avrebbe funzionato con il meccanismo interno.
Hilary si avvicinò alla lampada, mormorò una formula incomprensibile e, ad un movimento veloce del polso, l’abat-jour tornò al suo splendore originale. La giovane si voltò verso il rosso e sorrise trionfante. Weasley la guardò allibito: non poteva aver aggiustato completamente l’abat-jour, no?! Però quell’incantesimo non lo conosceva.
«E va bene, sei brava! Grazie per averla rimessa in sesto. Ed ecco la tua Puffola Pigmea Colorata» esclamò sorridendo e, con un mezzo inchino, le porse l’animaletto.
«Evviva!» trillò la ragazza facendo una piroetta alzando un poco le mani nelle quali stava la bestiolina.
Tutto il gruppetto scoppiò in una sonora risata poi, dopo gli ultimi, veloci acquisti, gli studenti di Hogwarts uscirono dal negozio salutando allegramente i gemelli.
«Allora, ti sei divertita?» chiese Hermione a Hilary quando furono all’interno dei Tre Manici di Scopa.
«Sì! Sono totalmente fuori di testa, ma per questo troppo divertenti. Li adoro!» rispose l’amica.
«Ma perché se ne sono andati dalla scuola? Cioè, almeno avrebbero un titolo di studio...» riprese pensierosa.
«Beh, stavano per fare i M.A.G.O. ma avendo quella vecchia megera della Umbridge sono scappati. L’avremmo fatto tutti quell’anno...ma loro l’hanno fatto con stile» ribatté la Caposcuola con un sorriso, ricordando la scena della fuga dei gemelli: il pezzo di Palude al terzo piano era ancora intatto dal quinto anno come memoria dei Weasley.
«Beh, in ogni caso devo dargliene atto: sono davvero creativi. Quella lampada esplosiva è un’idea geniale per quando si è nei guai e questa piccolina è un amore!» disse accarezzando teneramente la Puffola Pigmea.
«Ma che ha di tanto speciale? Non ho letto il cartellino» chiese la Caposcuola curiosa.
«Hai presente gli anelli Babbani, quelli che cambiano colore a seconda del tuo umore? Ecco, è esattamente così. Ho preso il foglio con la descrizione dei colori: ora sono allegra ed è diventata gialla. Tu sei azzurra ossia...calma. Hai tutto sotto controllo, eh?» rispose la ragazza con un sorriso.
«Direi di sì, nessun pericolo in vista» rise Hermione.
Non si rendeva conto di quanto sbagliasse.

 

*********

 

«Sempre le stesse cose da fare e da vedere...ma non pensano di modernizzarlo un po' questa merda di villaggio?! Sono sei anni che veniamo qui e non c’è mai una mezza novità» borbottò Draco mentre calciava dal suo passaggio i sassolini che occupavano la strada.
«Dray, sono ore che ti dico che c’è la filiale del negozio dei Weasley ma tu ti ostini a non volerci entrare!» esclamò esasperato Blaise, alzando gli occhi al cielo.
«Non ho nessuna intenzione di entrare in quel negozietto di pezzenti» rispose il biondo mentre svoltava l’angolo.
Ma si bloccò subito vedendo che il “negozio di pezzenti” invadeva in realtà un terzo di un lato della strada principale di Hogsmeade. Il resto era occupato dai Tre Manici di Scopa e da Stratchy&Sons, mentre dall’altra parte c’erano Mielandia, Scrivenshaft e una libreria.
«Negozietto, eh? Sicuro di non voler dare un’occhiata?» ridacchiò Theodore.
Malfoy si riprese dal parziale shock e scosse la testa.
«Assolutamente. Non mi importa un accidente di quello che vende quella gentaglia e poi non ci sarà neanche da divertirsi, soprattutto per noi Serpeverde» ribatté.
Mentre diceva questo, un gruppo di ragazzini con la divisa verde-argento uscirono ridendo dai Tiri Vispi. Blaise e Theodore scoppiarono a ridere.
«Forse è meglio che taci Draco, a quanto pare tutto quello che dici si rivela errato!» esclamò il mezzo italiano.
Draco li cruciò con lo sguardo e riprese a camminare, avviandosi verso I Tre Manici di Scopa. Gli altri lo seguirono sghignazzando e, al loro ingresso nel locale, buona parte della clientela femminile si voltò ad ammirarli.
Malfoy riprese subito la sua solita aria da sbruffone e si diresse all’unico tavolo libero, mentre Zabini e Nott andarono a ordinare al bancone. Si sedette elegantemente sulla poltroncina che aveva scelto per sé e distese le lunghe gambe, aspettando gli amici.
«Ecco a voi il vostro Whiskey Incendiario, Monsieur» disse in tono falsamente reverente Blaise, posandogli di fronte il bicchiere.
Il biondo ghignò e gli fece un cenno col capo in risposta; il moro alzò gli occhi al cielo, esasperato, poi si sedette.
«Hai già notato qualcuna di interessante?» chiese, incuriosito dallo sguardo del compare fisso su un punto del fondo della sala.
Il ragazzo distolse subito lo sguardo dall’oggetto delle sue attenzioni e puntò gli occhi su Blaise.
«No, nessuna... Guarda là, c’è la tua preda» indicò con un breve movimento della testa.
«Mmm...con Weasley. Interessante» commentò il giovane ammiccando, poi continuò a sorseggiare il suo Firewhiskey fingendo indifferenza.
“Potrebbe essere un’idea andare là e parlarle, ma poi verrebbe fuori un casino con la Donnola...perché diavolo deve starle sempre appiccicato, mi chiedo? Ma lasciala da sola cinque minuti così ho campo libero! E invece no! Uff...” pensò sbuffando.
Draco e Theodore si guardarono in sottecchi e sorrisero: non ce l’avrebbe fatta ad avere la Granger, era troppo attaccata al rosso e a Potter, non poteva tradirli per nulla al mondo. Sarebbe stata una cosa molto poco Grifondoro.
«Puoi sempre lasciare perdere, sai?» tentò di convincerlo Malfoy «Dopotutto non sempre si riesce ad ottenere ciò che si vuole»
«L’abilità di noi Serpeverde è proprio quella di riuscire ad avere sempre quello che vogliamo, Draco...te ne sei dimenticato? Con ogni mezzo, ogni losco inganno che la mente possa progettare. Ma il motto è arrivare al proprio scopo» gli ricordò Blaise.
Il biondo si irrigidì, preso in contropiede.
«Vero» convenne «Ma se l’obiettivo è troppo alto...»
«Non è irraggiungibile per me!» saltò su il ragazzo.
«Non sto dicendo che non ce la farai...penso solo che la Granger sia troppo legata agli altri due per poterli ferire in qualche modo, tutto qui» spiegò Malfoy in tono piatto.
Zabini si calmò un poco.
«Hai ragione...ma tutte le relazioni hanno un punto debole. Devo solo trovare il loro e far scoppiare la bomba»
«Quella nuova ti sta guardando, Blaise» intervenne Theodore.
Il bel moro si volse verso il tavolo dei Grifondoro e guardò la Lair che, contrariamente a quanto si aspettava, sostenne lo sguardo; poi lei gli sorrise e si girò verso la Caposcuola, sussurrandole qualcosa all’orecchio.
Qualche minuto dopo le due ragazze passarono di fianco a dove erano sedute le Serpi e l’italiana guardò ancora una volta Blaise, che ricambiò incerto il sorriso, e uscirono dai Tre Manici di Scopa.
Il ragazzo si rivolse interdetto ai suoi amici.
«E ora che c’è? Non può essere che io punto a una ragazza e faccio colpo sull’amica!» esclamò indignato dal suo stesso potere.
Draco gli lanciò un’occhiataccia.
«Ah, giusto, la Lair non te la devo toccare, vero?» sghignazzò Zabini, correggendosi subito.
«E chi ti dice che non...»
«Andiamo Dray, basta fare l’indifferente. L’hai notata!»
«Beh, certo che l’ho notata, è una ragazza: io noto tutte le ragazze»
«Sì, ma...»
«Ora basta Blaise! Finisci quel maledetto Whiskey e andiamocene da qui»
«Non vedi l’ora di rincorrerla, eh?» sogghignò.
«Scordatelo, voglio tornare a Hogwarts...ho voglia di fare un giro sulla scopa»
«O di sco...»
«Volare, Quidditch...e ti batterò questa volta, Zabini! L’ultima volta è stata solo fortuna» lo interruppe il biondino scocciato.
«Ehi, chi ti dice che voglio venire a giocare?!» ribatté l’altro, offeso dal fatto che la sua opinione in merito non venisse considerata.
«Vuoi, te lo dico io» ordinò Draco, alzandosi.
Uscirono dal locale e si avviarono lungo la strada che portava alla Scuola, ma a metà tragitto incontrarono le due Grifoncine, ferme a un lato della strada.
«Dai Mione, tu vai avanti, non preoccuparti. Passa presto. Tu dovresti già essere là!» stava dicendo Hilary.
«Figurati, non ti lascio mica qui da sola, non se ne parla! Potrebbe passare chiunque e poi ti avrei sulla coscienza. Ti aspetto, dovessimo metterci due ore ad arrivare a...»
«Tu-devi-muoverti! Non si fa aspettare la McGranitt, lo sai meglio di me. Andiamo, se anche passa qualcuno che potrebbe farm...AHIA!» esclamò la ragazza cadendo a terra dopo aver cercato di fare un passo.
«Che succede qui?» intervenne Blaise, arrivando fino a loro.
«Oh, ecco, vedi che qualcuno arrivava? E se non ci fossi stata io...»
«Hermione! È Zabini, per Merlino. Il peggio che avrebbe potuto farmi sarebbe stato lasciarmi qui a strisciare» disse stancamente la Lair, scuotendo la testa.
Alzò lo sguardo e vide, alle spalle del moro Serpeverde, Malfoy e Nott e un pensiero le balenò nella mente.
«Ho avuto una fantastica idea! Mione, Zabini ti accompagnerà fino al Castello, così io sto tranquilla per te, mentre Malfoy e Nott aiuteranno me ad arrivare a scuola, così ti facciamo contenta, okay?!» riprese allegramente.
I diretti interessati la guardarono allibiti: non esisteva che aiutassero due Grifoni! Poi Blaise rifletté.
“Beh, dopotutto mi sta anche facendo un favore...così riesco a passare del tempo con la Granger senza dover trovare una scusa, perché me l’ha servita lei su un piatto d’argento. Certo che far fare a me il cavaliere nei suoi confronti per proteggerla...quando invece dovrebbero proteggerla da me...è proprio un’idea balzana! La Lair mi piace!” ridacchiò tra sé.
«Ci sto! Andiamo, Granger: ti proteggerò io!» disse ad alta voce, ammiccando verso i suoi amici.
Hermione lo guardò scandalizzata.
«Zabini, non ho certo intenzione di lasciare una mia amica tra le grinfie di due Serpi come loro. Passi Nott, ma non mi fido affatto di Malferret!» si ribellò la riccia.
«Non ti preoccupare Mezzosangue, non ho intenzione di difendere nessuno, io!» si intromise Draco.
«Malfoy, preferisci essere cotto al forno o bollito? Ti devo per caso ricordare una certa ustione? Tu-resti qui!» sibilò Hilary guardandolo in cagnesco.
Il biondo deglutì e guardò Theodore che alzò le spalle.
«Riesci a camminare da sola?» disse rivolgendosi all’italiana.
«Ma secondo te chiederei il vostro aiuto se riuscissi a camminare?!» rispose lei, sollevando le sopracciglia interdetta.
«Beh, Nott la affido a te, okay? Cercherò di fidarmi, io devo proprio andare!» disse Hermione fremente.
«Io è da mezz’ora che sono qua a dirti di andare ma tu non mi ascolti! Ehi, non voglio punizioni con la McGranitt, quindi non mi mettere in mezzo!» si difese la Lair.
«Bene, Granger muoviti! Ragazzi, a dopo e...buona fortuna!» esclamò Zabini incamminandosi seguito a ruota da Hermione che si teneva a debita distanza.
«Herm! Ricordati il discorsetto di ieri!» le gridò dietro Hilary sorridendo, ricevendo in risposta un’occhiataccia da parte dell’amica e uno sguardo curioso da parte dei tre ragazzi.
Quando i due giovani furono abbastanza lontani, la Grifondoro si passò una mano sulla caviglia e balzò in piedi.
«Okay, ora possiamo andare!» disse allegramente iniziando a camminare normalmente.
«Ehi, ehi, ehi...un momento e...la gamba?!» chiese stupito Theodore, seguendola attento.
«Ci ha preso in giro, Theo. E pensare che potevo già essere in campo a giocare a Quidditch. Non vedevi l’ora di rimanere da sola con due Serpi, Lair?» chiese Draco, guardandola malizioso.
«Non ci pensare, Malfoy. L’ho fatto per quei due» spiegò seccamente la ragazza arrossendo lievemente per l’allusione.
«Per quei...e perché, di grazia?» domandò sorpreso il biondo.
“Che abbia scoperto l’obiettivo di Blaise? No, impossibile, avrebbe dovuto sentire il discorso in treno, non ne abbiamo più parlato. L’avrà intuito? No, nemmeno, è stato discreto e comunque non ha fatto ancora nulla! E se avesse avvisato la Granger? Però non l’avrebbe lasciata andare così, da sola con lui. No, non può essere che sappia che ci sta provando...sarà convinta di qualcos’altro. Beh, lasciamola nelle sue idee” rifletté.
«Perché se vuole davvero conquistarla deve imparare a conoscerla!» rispose lei spiazzandolo.
«Ronald ci ha messo poco, ma a quanto pare aveva il suo fascino per lei. Per Zabini sarà parecchio più difficile. E in ogni caso la deve portare via a Ron, e non credo che ce la farà in tempi brevi»
«E tu come fai a...ehm, volevo dire, perché pensi che voglia conquistarla?!» si corresse velocemente Draco, mentre Theodore ridacchiava dietro di loro.
«Si vede lontano un miglio che è interessato» spiegò la giovane alzando le spalle indifferente.
«Davvero?» si intromise Nott, continuando a sghignazzare.
«Se si è attenti lo si può vedere bene»
«E tu sei stata attenta?»
«Dopo che Hermione la prima sera mi ha spiegato come gira il mondo a Hogwarts e che ha descritto l’attacco dei Mangiamorte al treno e di quando Zabini l’ha salvata...sì, sono stata parecchio attenta a come si muoveva»
«E a te va bene? Voglio dire che Blaise ci provi con la Granger. È tua amica e lo stesso vale per Potter e Weasley... Odi Lenticchia?» domandò sorpreso Theodore mentre oltrepassavano i cancelli di Hogwarts.
«Oh, no! No, sei completamente fuori strada. Ron è un tipo a posto, voglio solo che Hermione capisca se è quello giusto o no. Insomma, se perde la testa per un altro solo perché le fa delle moine, allora tanto vale che lasci Ronald, perché non lo ama davvero, no? Quello che voglio dire è che: se Herm sta con Ron non dovrebbe essere interessata ad altri. Se invece inizia a interessarsi a Zabini significa che, dopotutto, l’amore che la lega a Ron non è quello vero...perché non lo vede come l’unico ragazzo con cui potrebbe stare. Mi sono spiegata?» cercò esporre Hilary.
«Più o meno...» disse incerto Nott guardando di sottecchi l’amico che sembrava pensieroso.
«Perciò, in fondo, voglio che Zabini ci provi con Hermione, così lei stessa capisce maggiormente i propri sentimenti. Ma devo anche osservare come si comporta il vostro amico» riprese la giovane superando il portone di quercia.
«Questo spiega lo sguardo e il sorriso di oggi ai Tre Manici di Scopa» rifletté Malfoy ad alta voce.
«Esatto...tu avevi indicato il nostro tavolo quando vi siete seduti e lui si è girato verso di noi, o meglio, verso Hermione. Allora ho ideato questa piccola messinscena. Ma voi non vi decidevate ad arrivare, che diamine avete fatto tutto quel tempo?!» li rimproverò la ragazza.
I due giovani la guardarono sorpresi.
«Dovresti ringraziarmi! Avevo voglia di allenarmi e quindi li ho spinti a rientrare a scuola, se non gliel’avessi detto io, a quest’ora saremmo anco...» iniziò seccato il biondino che aveva percorso, senza rendersene conto, le scale che conducevano al primo piano.
«Okay, zitto un attimo Malfoy. Scusa, ma questa parte del piano deve essere fatta alla perfezione. Sono là in fondo, nel corridoio, dovete prendermi in braccio e portarmi là, poi ci penso io» lo interruppe Hilary, prendendo entrambi per la camicia e spingendoli dietro un’armatura.
«Che cosa?! Non ci penso nemmeno a...» strepitò Draco prima che la Grifondoro gli tappasse la bocca con una mano.
«Ma vuoi stare in silenzio?! Se ci beccano va tutto all’aria! Zitto e fai come ti dico, altrimenti...» lo minacciò puntandogli al petto il dito dell’altra mano.
Malfoy boccheggiò e lanciò uno sguardo gelido a Theo che si stava divertendo un mondo. Poi annuì e si tolse la mano dell’italiana dalla bocca.
«Mi sarai debitrice a vita per questo, lo sai vero?»
«Oh, quanto la fai lunga Malferret!» sospirò Hilary, alzando gli occhi al cielo e allargando un poco le braccia.
«Allora, vi muovete?» chiese impaziente.
«Se stessi ferma. Ti prendo io, in due ti faremmo cadere all’istante...e poi è più difficile» obiettò il biondo.
Si portò al fianco della ragazza e fece passare il braccio sinistro sotto le sue ginocchia e il destro dietro la sua schiena; Hilary, arrossendo un poco, circondò il collo di Draco con entrambe le mani e lui la tirò su.
«Dovresti dimagrire un po', lo sai?» sbuffò.
La Grifondoro gli tirò uno scappellotto indispettito e si accomodò meglio sul suo petto, cercando di nascondere il viso rosso dall’emozione.
«Bene, ora andiamo...si va in scena» esclamò sottovoce.
 

*********

 
«Ti giuro, quando ti ho visto arrivare in braccio al furetto mi è quasi preso un colpo!»
«Sembravi parecchio sconvolta, in effetti. Ma comunque, hai seguito il mio consiglio?»
«Sì, ci ho parlato parecchio. È davvero simpatico se lo si prende da solo. E poi, non so...ha quel non so che di affascinante...ti ammalia, non so come altro spiegarlo. E poi è intelligente; non l’avrei mai detto, ma sa un sacco di cose»
Hilary sorrise.
«E...?»
«E cosa?»
«Successo niente che mi devi raccontare?» domandò maliziosa.
«Hilary, sono insieme a Ron, cosa dovrebbe succedere?!» chiese di rimando Hermione arrossendo vistosamente.
«Niente, infatti! Dicevo che magari ti aveva fatto qualche altro baciamano e non sei andata fuori di matto come l’altra volta. Non sto insinuando mica niente, sai?!» tergiversò la Grifondoro alzando le mani con i palmi rivolti verso l’amica.
“E perché eri così rossa quando siamo arrivati? E sei arrossita anche ora?! Non me la racconti giusta, Herm. Urge una chiacchierata col diretto interessato!” pensò.
«Io invece insinuo qualcosa: spiegami bene perché Malfoy ti stava portando in braccio. Non poteva portarti Nott?» suggerì la Caposcuola, lieta di cambiare discorso
Hilary arrossì furiosamente ricordando le braccia del biondo che la sostenevano; aveva fatto una fatica immane a restare ferma nella sua stretta quando invece voleva solo scendere e scappare via tanto era imbarazzata. Proprio una bella idea le era venuta: ma anche lei era sicurissima che a prenderla in braccio sarebbe stato Theodore! Malferret doveva decidere proprio in quel momento di fare il gentiluomo?!
«Ehm...hanno fatto un po' per ciascuno, sono abbastanza pesante comunque» rispose riprendendo le parole del Serpeverde e arrossendo ancora di più per questo.
«E poi...Theodore continuava a farmi ridere e non riuscivo a stare ferma, quindi alla fine quello che riusciva a portarmi di più era Malfoy» inventò su due piedi.
«Ah...che strano, per un momento sono stata sicura che era la prima volta che ti prendeva in braccio. Te ne stavi zitta zitta» disse Hermione ammiccando.
Hilary si morse il labbro inferiore: beccata. Mannaggia!
«No, ti sbagli è che...ehm...aveva fatto una battuta ed ero un po' imbarazzata, ecco» cercò di difendersi.
La riccia sorrise apertamente e annuì.
«Ma davvero? Okay, se ne sei così sicura...cambiando discorso, per chi è che cantavi tutte quelle canzoni d’amore stamattina?» chiese con finta indifferenza.
«Nessuno. Quando inizio a cantare canto quello che mi passa per la testa, stamattina erano quelle canzoni, domani possono essere rock o anche le stesse, dipende da come mi sveglio» ribatté secca la ragazza.
«Come ti pare, ma non me la racconti giusta» disse Hermione con un’alzata di spalle.
«Andiamo, sono qui solo da una settimana! Però Fred è davvero carino, peccato che lo vediamo poco» rifletté l’italiana ad alta voce.
«Ti piace Fred? Allora benvenuta in famiglia, tesoro!» esclamò felice la Caposcuola.
«Non ho detto che mi piace Fred, ho detto solo che è carino...e parecchio simpatico. Hanno delle idee davvero geniali, devi ammetterlo. E questa Puffola è adorabile»
«Potresti chiamarlo Fred dato che è un maschio di Puffola, no?» suggerì Hermione con un sorrisetto.
Hilary le lanciò un’occhiata di sbieco, poi rivolse la sua attenzione all’animaletto che dormiva nella piccola cesta che aveva creato poche ore prima.
«Fred...no, non è il nome per una bestiolina...sta troppo bene al ragazzo che lo porta, sarebbe come rovinarlo. Vispo! Così mi ricorda il loro negozio. Però, no non mi convince. Credo che ci penserò domani, ora sono troppo stanca. Buona notte tesoro! Mi raccomando, non sognare troppo Ron...o Zabini!»
E con quest’ultima insinuazione, Hilary tirò le tende del suo letto a baldacchino e si rifugiò con un gran sorriso sotto le coperte, già pronta a sentire gli insulti che la compagna aveva sicuramente sulla punta della lingua.
Ma questi non arrivarono perché Hermione stava seriamente pensando a ciò che aveva detto l’amica.
Un nome, una condanna per le ragazze: Blaise Zabini.
Ora, solo ora poteva comprendere appieno tutti i sospiri e i pensieri che le ragazze facevano per lui. Del resto, come avrebbe potuto farlo prima?!
Blaise.
Si era ritrovata a chiamarlo così per strada, mentre stavano parlando. E lui l’aveva chiamata per nome.
Ritornò con la mente a quel poco tempo passato insieme, quel pomeriggio, a parlare e parlare. Non parlava quasi mai il moro, anche durante gli scontri verbali tra i Grifoni e le Serpi. Di solito parlavano Malfoy, la Parkinson e la Bullstrode contro Harry, Ron e lei stessa. Ma quel pomeriggio, o meglio in quell’intera settimana, aveva sentito la sua voce suadente più e più volte; e se n’era stupita. Stupita soprattutto per il fatto che si rivolgesse quasi esclusivamente a lei, la Mezzosangue So-tutto-io Granger. E non apriva la bocca – “Quella bocca! Quelle labbra!” – per rivolgerle insulti, bensì per salutarla cordialmente o per difenderla dagli attacchi di Malfoy, del suo migliore amico!
Aveva sempre pensato che non fosse un Serpeverde come gli altri ma, per Merlino, quello era davvero il colmo. Andare contro un compagno per aiutare una SangueSporco. E non riusciva a fare a meno di continuare a pensare a ciò che era successo in treno: le sue braccia attorno alla vita, che la tenevano ferma contro il suo petto, sentirlo respirare sui suoi capelli e sulla pelle appena scoperta delle spalle...
Hermione represse un brivido.
“Come oggi” pensò chiudendo gli occhi e lasciandosi cullare dal ricordo di quei brevi attimi.
 
 
«Tu non dovevi andare dalla McGranitt?» disse all’improvviso Blaise, spezzando l’attimo di silenzio imbarazzato che era sceso nel corridoio occupato solo da loro due.
«Oh, sì! Che stupida! Oh no, ed ora che cosa faccio?! Sapevo di non dover continuare a parlare con te, Zabini! Mi distrai!» esclamò Hermione, battendosi il palmo della mano sulla fronte.
«Ti distraggo, Hermione?» chiese lui con voce roca, avvicinandosi un poco alla Caposcuola.
La ragazza si morse il labbro inferiore, imbarazzata, e fece un passo indietro.
«Non mi distrai in quel senso, Zabini! È che...»
«E in quale senso? Spiegamelo» ribatté lui a bassa voce, avanzando ancora.
Hermione deglutì e spalancò gli occhi dorati.
«È che stavamo parlando e...mi sono dimenticata della McGranitt e...beh, può succedere a tutti!» balbettò.
«Ti sei dimenticata della McGranitt? Non dovrebbe succedere alla studentessa migliore di Hogwarts, dico bene?» ridacchiò il moro.
La Caposcuola indietreggiò di nuovo e si ritrovò addossata al muro ma continuò con fierezza a sostenere lo sguardo del Serpeverde.
«Zabini, posso dimenticare le cose anche io, non sono infallibile» lo rimproverò lei, riprendendo il suo tono da maestrina.
«Oh, non lo metto in dubbio. Ma scommetto che c’è almeno una cosa che non dimenticherai...» insinuò lui.
«E cosa, di grazia?» domandò piccata Hermione pentendosene all’istante.
Blaise sogghignò e posò entrambe le mani sul muro ai lati del volto della riccia, appoggiando il proprio corpo al suo.
La ragazza boccheggiò e fece per divincolarsi, ma il bel moro eliminò anche la poca aria che li divideva e fece scivolare la mano destra in una lieve carezza dal suo viso, giù lungo il collo sottile fino alla spalla e sul braccio arrivando alla sua mano e lei si bloccò. Blaise le sfiorò le dita e gliele intrecciò con le proprie, per poi avvicinare ancora il viso a quello di Hermione.
La giovane sentì il respiro caldo uscire dalle labbra del Serpeverde e chiuse gli occhi, lasciandosi accarezzare da esso la pelle arrossata delle gote; e quando la bocca del moro le sfiorò lo zigomo destro in un lieve, casto bacio, sospirò. Poi sentì freddo sul viso e riaprì lentamente gli occhi: Zabini era di fronte a lei, ancora accostato al suo corpo ma abbastanza lontano perché lei non potesse più sentire il calore del suo respiro,  che la fissava con un mezzo sorriso dipinto su quelle belle labbra morbide. Sbatté velocemente le palpebre liberandosi dal senso di solitudine che l’aveva invasa e puntò gli occhi in quelli della Serpe.
«Come immaginavo: non dimenticherai» disse il giovane.
E aveva ragione.
Colpita e affondata. La Regina dei Grifoni andava verso la sua personale prigione.
 
 
“Maledetto Zabini!” pensò Hermione nel suo letto a baldacchino.
“Oh, ma se non fossero arrivati Hilary, Malfoy e Nott ti avrei risposto per le rime! Come può fare una cosa del genere? Sa benissimo che sto con Ron! E poi, andiamo: lui è una Serpe non...! Perché dovrebbe...? Ohh...” sbuffò scompigliandosi i capelli.
La Caposcuola si mise a letto e si rintanò sotto le lenzuola.
“Ora vedi di dormire e non pensarci più, per carità! Smettila! Stai con Ron, erano cinque anni che aspettavi che si svegliasse e riconoscesse di amarti e ora perdi tempo a pensare a quell’idiota la cui unica preoccupazione è trovare una nuova ragazza con cui passare una nottata?! Ecco, appunto. Una nottata. E tu...sei occupata, Santo Godric, non puoi pensare ad altri ragazzi! In ogni caso, se pensa di aver trovato un’altra ingenua da portarsi a letto ha proprio preso un granchio. Quello stronzo! Ma domani se me lo trovo davanti...ah, gli insegno io come deve comportarsi quel... ARGH! Bene, okay, basta. Ora DORMI Hermione!” si autoconvinse.
E chiuse ermeticamente gli occhi aspettando il momento in cui Morfeo l’avrebbe accolta tra le sue braccia.

 

*********

 
«Blaise, hai finito di farti l’ennesima doccia, stamattina?! Io avrei bisogno del bagno!» strepitò Draco, bussando violentemente alla porta del bagno della sua camera di Caposcuola.
«Aspetta un minuto!» gli urlò l’amico.
«Sì, è da mezz’ora che dici di aspettare un minuto! Si può sapere che hai?»
«Ecco, ho finito, contento?!» ribatté Blaise apparendo sulla porta con un asciugamano avvolto attorno alla vita.
«Era ora! Mi dici perché ti sei svegliato, in ordine, alle due, alle cinque e alle sette per farti una doccia?»
«Avevo caldo, si muore qua dentro. Non riuscivo a dormire» mentì il ragazzo.
Draco lo fissò stralunato.
«Siamo nei sotterranei! Sotto il Lago Nero! Viviamo nell’umidità da sei anni e tu mi dici che hai caldo?! Sei malato?»
Blaise gli voltò le spalle ed evitò accuratamente di rispondere cominciando a vestirsi.
«Domani ci sono le selezioni...ci provi quest’anno a entrare nella squadra?» gli chiese il biondo prima di entrare in bagno.
«Non so, deciderò più tardi» rispose evasivo Zabini ricevendo in risposta un’alzata di spalle.
“Porca puttana, se baciare su una guancia la Granger mi fa questo effetto è meglio che lascio perdere la scommessa!” pensò buttandosi sul letto e coprendosi gli occhi con un braccio.
«Che razza di sogni...» disse ad alta voce.
«Perché, cos’hai sognato?» chiese Draco uscendo in quel momento dal bagno, i capelli bagnati che gli ricadevano sulla fronte.
«La Granger...» rispose Blaise sovrappensiero.
Poi balzò a sedere sul letto, atterrito.
«Oh, per Salazar, ho pensato ad alta voce! Dray, dimentica quello che ho detto!» ordinò lapidario.
«No, no: era parecchio interessante. E, dimmi, com’è la Mezzosangue nei tuoi sogni?» sghignazzò l’altro, divertito dalla gaffe del moro.
«Draco!» lo ammonì Zabini.
«Andiamo Blaise, non  costringermi a usare la Legilmanzia contro di te!» lo incitò Malfoy.
«Non osare! Non ti dico un bel niente, Draco, non insistere!»
«Mi obblighi ad andare a caso così, sai?»
«Non sono io a obbligarti, sei TU che vuoi scoprirlo!» si lamentò il moro con una smorfia.
«Eddai, sono il tuo migliore amico, devi dirmele queste cose! Tra amici si condivide tutto. Condividiamo le ragazze perché non vuoi condividere i sogni che fai?» domandò in tono innocente e ricevendo un’occhiataccia da Blaise.
«Scordatelo!» esclamò buttandosi di nuovo sul letto.
Tra i due cadde il silenzio, poi Blaise sbuffò.
«Te l’ho detto cosa ho fatto ieri, no?»
Draco annuì sedendosi sul proprio letto, pronto ad ascoltare l’amico.
«Ecco, diciamo che avevo già qualche idea su come continuare il nostro incontro e tutte finivano con il portarla in una qualunque stanza dove ci fosse stato un letto. Possiamo dire che stanotte ho sognato la continuazione di ieri, tanto per farla breve» continuò scocciato.
«E bravo il nostro Blaise!» esclamò il biondo dopo qualche istante, ghignando.
«Non cominciare con i tuoi commentino del cazzo, Draco, non ne ho proprio voglia!»
Malfoy aprì la bocca per protestare ma venne anticipato.
«E non dire che non volevi fare nessun commento!»
«Ma non è divertente così!» si imbronciò.
«Pazienza» rispose Blaise alzando le spalle con diffidenza.
«Blasie...io voglio i dettagli però!» ricominciò Draco malizioso.
«Per tutti i goblin, ma non ti faceva schifo la Mezzosangue? Vuoi anche sapere come me la sono immaginata nuda?!»
«No, effettivamente no...ma quindi nel sogno te la sei effettivamente portata a letto!» esultò il biondino.
Zabini si batté una mano sulla fronte.
«Ma por...okay, Dray, nemmeno una parola di questa conversazione deve uscire da questa stanza!»
«Ho le labbra cucite!» assicurò l’altro, sedendosi sull’orlo del letto con i gomiti appoggiati sulle ginocchia e il busto inclinato in avanti, attento e impaziente.
«Allora?» chiese dopo un po' vedendo che l’amico aveva annuito ed aveva nuovamente chiuso gli occhi.
«Allora cosa?»
«I dettagli Blaise!»
«Ma mica te li dico, figuriamoci!»
«Ma hai detto che niente doveva uscire dalla camera...»
«Della conversazione precedente in cui hai scoperto che, nel sogno, era nel mio letto. Tutto qui!»
«Se non mi racconti i dettagli vado a dirle che l’hai, come dire, sognata» lo minacciò.
«Se lo farai potrei andare a dire alla cara Lair che, come dire, mi hai rotto l’anima per tutta la sera con la sua descrizione» ribatté piccato Blaise.
Il biondo deglutì.
«Non lo faresti. E poi cosa mai ti avrò detto di così sensazionale?! Solo che poteva stare bene tra i Serpeverde con le idee che ha e che...» cercò di difendersi.
«E che se fosse stato così sarebbe stata tua la prima sera. Poi ti sei dilungato a parlare della sensazione provata quando l’hai presa in braccio e di quando lei si è aggrappata al tuo collo e si è appoggiata sul tuo petto. No, in effetti non hai detto nulla di che. Solo che anche tu ieri sera hai avuto bisogno di due docce ghiacciate...e l’hai solo tenuta tra le braccia. Io invece mi sono avvicinato molto di più e lo già baciata...sulla guancia, certo, ma non si è scansata. Lei invece ti ha ustionato e minacciato di bollirti in pentola» elencò il moro dagli occhi cobalto.
«La Granger ha minacciato di ucciderti se ben ricordi!» si vendicò parzialmente Draco.
«Ehm...sì, però poi si è lasciata baciare!» ribatté imbarazzato Zabini.
«E la Lair si è lasciata prendere in braccio...siamo pari, direi!» concluse Malfoy scocciato.
«Ci sto...il primo che si porta a letto la Grifondoro di turno vince?»
«Non so, Blaise...la Mezzosangue italiana è complicata e...»
«Ti stai tirando indietro, Draco?» chiese stupito Blaise.
«No, è che...va bene» si arrese dopo un po', per niente convinto della decisione presa.
«Allora niente più fine a Capodanno?» chiese speranzoso l’altro.
«No...quando ci riusciamo, riusciamo» dichiarò l’amico.
E con una stretta di mano sancirono quella nuova scommessa.

 

*********

 

Tredici settembre: nella Torre di Grifondoro tutto era pronto per la festa a sorpresa per la loro Caposcuola. Mancava solo la festeggiata.
«Oh, andiamo, dove diavolo l’hanno portata quei due?! Spero non tardino ancora o giuro che li appendo al muro!» esclamò esasperata Hilary.
«Ti aiuto! Dovevano solo portarla a fare una passeggiata per ricordare i vecchi tempi quando erano solo loro tre...ma non intendevo dire di andare a ripercorrere tutte le tappe del loro passato!» le diede corda Ginny.
«Quando tornano mi sentono, non posso mica stare qui a far congelare la torta ancora a lungo, mi sento un frigorifero!» riprese l’italiana, intenta a circondare con una bolla d’aria fredda la torta di compleanno.
I presenti scoppiarono a ridere più o meno silenziosamente: l’ordine era di stare in silenzio finché Hermione Jean Granger non avesse varcato la soglia della Sala Comune. A quel punto tutti avrebbero dovuto urlare gli auguri alla ragazza e la festa sarebbe cominciata.
Hilary e Ginny, con l’aiuto pratico di alcuni e platonico di altri, avevano trasformato la Sala Comune di Grifondoro in un meraviglioso locale con tanto di pista da ballo e bancone per i drink, alcolici e non. Un angolo era stato adibito a “zona relax” con una miriade di divanetti e poltroncine colorate; dal soffitto, a intervalli regolari, scendevano petali di rosa rigorosamente rossi e oro. Al centro della stanza, in alto, si trovava uno striscione che aspettava solo un colpo di bacchetta per aprirsi e mostrare a tutti la scritta a caratteri cubitali “Buon Compleanno!” e un leone ruggente disegnato da Dean e Seamus e incantato da Luna Lovegood.
Ognuno degli invitati si era congratulato personalmente con le organizzatrici di quell’evento e le due ragazze erano in preda alla massima agitazione nell’attesa dell’amica.
Ad un tratto il ritratto si socchiuse e nella Sala Comune scese un silenzio irreale e calò il buio.
«E poi al primo anno? Ve lo ricor... Ehi, perché la Sala è al buio? E che silenzio, che cosa sta succedendo qui?! Lumos!» esclamò Hermione entrando.
La luce si riaccese al comando non verbale di Hilary e si levò il coro unanime degli studenti.
«TANTI AUGURI!!»
Lo striscione si srotolò e il leone al suo interno ruggì forte.
La festeggiata rimase a bocca spalancata per la sorpresa e ricevette impietrita i primi abbracci dei suoi amici.
«Voi siete pazzi! Che vi è venuto in mente di fare una cosa così...beh, COSÌ!» mormorò confusa.
«Sei la nostra Caposcuola preferita, una bella festa ci voleva!» dichiarò Ginny abbracciandola per la terza volta.
«Sì, okay, ma...non potete...voi non avreste potuto...quando l’avete fatto, si può sapere?!» domandò stupita.
«Oh beh, l’avevamo in mente da cinque giorni più o meno. Ieri, quando ti ho rapita e tenuta in Biblioteca tutto il giorno, Seam e Dean hanno fatto lo striscione, stamattina abbiamo creato i sacchi con i petali di rose e stasera, quando questi due idioti ti hanno portata via, abbiamo messo a posto tutta la Sala. Cosa avete fatto, il Tour de France?!» chiese Hilary rivolgendosi a Harry e Ron
«Che cos’è il Tur de Frans?» chiese il rosso incuriosito.
«Tour de France! Niente lascia perdere, una cosa Babbana. Piuttosto, Hermione vieni a tagliare la torta»
«Ma non sono capace!» inorridì la ragazza.
«Ma smettila, sei capace di tagliare la carne, sarai capace di fare a fette una torta, no? Almeno il primo taglio» la incoraggiò l’italiana.
«Colin, foto! Hai il mio permesso di scattare all’impazzata stasera!» continuò rivolta a Colin Canon che annuì entusiasta e cominciò a fotografare tutto e tutti.
Hermione si avvicinò circospetta alla torta gigante che l’aspettava sul tavolo del buffet e prese in mano il coltello.
«Ehm...devo proprio farlo?!» mormorò facendo sbuffare Hilary e Ginny.
«Muoviti!» le ordinò la piccola Weasley.
La riccia si fece coraggio ed affondò il coltello nel dolce, tagliando la prima fetta.
«Perfetto, brava! Visto che ce l’hai fatta?» le disse l’italiana, complimentandosi come con un bambino.
Hermione le lanciò un’occhiataccia.
«Ma guarda, è tutta storta...e non ho neanche iniziato dal centro. Il taglio della torta l’ho sempre affidato agli altri, sono un’incapace!» si lamentò.
«Per questo noi ora useremo la magia!» annunciò Ginny con un gran sorriso.
«Ma farlo prima no, eh?! Uffa!» borbottò lei assumendo un’espressione parecchio contrariata che fece scoppiare a ridere la gente attorno a lei.
E la festa cominciò. I ragazzi iniziarono a ballare e a bere e la Caposcuola ricevette gli auguri da ciascun ospite.
«Ma ci sono anche Corvonero e Tassorosso, giusto?» disse rivolgendosi a Harry dopo aver salutato Michael Corner e Kevin Doyle.
«Sì, abbiamo invitato solo quelli del settimo anno però. Magari ti faceva piacere» le spiegò il Ragazzo Sopravvissuto.
«Ah, ecco. Sì, va benissimo» sorrise Hermione.
«Allora festeggiata, ti diverti? Perché non vieni un po' a ballare?» intervenne Hilary sfidando la calca attorno all’amica e riuscendo ad avvicinarsi.
«Immagino che tu abbia appena finito di scatenarti»
«Indovinato! Ma solo per portarti al centro della pista...»
«Dove dovrai salire sul palco che uscirà dal pavimento...» si intromise Ginny.
«Fare il discorso alla nazione in stile Martin Luther King...»
«E per finire fare lo spogliarello...»
«Sì, e ballare la lap-dance usando un uomo a caso come palo!» terminò l’italiana alzando gli occhi al cielo, divertita.
Hermione sbiancò mentre Harry, Ron, Seamus e Dean si sbellicavano dalle risate.
«Prima posso ubriacarmi o devo fare tutto questo a mente lucida?» sussurrò debolmente.
«Mente lucida...»
«Ovviamente...»
«Ma che domande fai, Hermione?!» intervennero Fred e George sbucando dalla folla.
«E voi che ci fate qui?» domandò stupita la Caposcuola, pensando già su quanti punti stava perdendo Grifondoro con quella festa e tutti quegli imbucati.
«Ci hanno gentilmente invitato a festeggiare il compleanno della nostra quasi cognatina!» esclamò George.
«E immagino che voi non c’entriate niente con l’ammasso di alcolici, provenienti sicuramente dai Tre Manici di Scopa, sul bancone là in fondo, vero?» li rimproverò Hermione.
«Noi?! Per questa volta siamo innocenti, Herm» si difese Fred.
«Già, a questa festa siamo solo degli invitati innocui, non gli organizzatori» continuò il gemello con convinzione.
La ragazza li scrutò per un attimo, poi sospirò e guardò Hilary.
«Balliamo?»
«Perché non lo chiedi a me?!» chiese offeso Ron.
La riccia lo guardò teneramente e lo abbracciò di slancio, stampandogli un dolce bacio sulla guancia.
«Perché con te voglio un ballo lento, no?» rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Il giovane biascicò qualcosa imbarazzato e si grattò la nuca, poi annuì e guardò la Grifondoro andare al centro della pista e scatenarsi con le sue amiche.
«Allora, Ron...cosa le hai regalato per il compleanno?» domandò curioso Fred mentre sorseggiava la sua Burrobirra.
«Ehm...un braccialetto»
«Un braccialetto, ottima idea. E per il dopo-serata?» insinuò George facendo l’occhiolino al gemello che capì al volo.
Harry nascose il viso nel bicchiere e soffocò una risata. Ci volevano i due Weasley a quella festa: ci sarebbe stato da divertirsi!
«C-come il d-dopo-serata?!» balbettò Ron arrossendo furiosamente sulle orecchie.
«Ma sì, dai...cosa hai intenzione di fare quando la festa finirà?» insistette Fred.
«Ragazzi...» cercò di ammonirli il rosso, senza successo.
«Insomma, il braccialetto è un bel pensiero ma dovresti darle qualcosa di più...concreto!» sghignazzò George.
Harry e gli altri compagni di Ronald avevano incominciato a ridere di gusto, senza freni, e l’interessato li fissò gelido.
«Non è divertente! Fred, George, se non la smettete giuro che...» minacciò.
«Andiamo Ronnie, non faresti del male ai tuoi cari fratelli! E poi, certo che è divertente! Ma sei riuscito a...»
«Fred! No, e non ho intenzione di affrettare i tempi, chiaro? Quindi smettetela una buona volta di fare i cretini. Come se voi foste andati a letto con le vostre ragazze dopo appena tre mesi che eravate insieme!» ribatté Ron.
I gemelli si guardarono.
«Io dopo quattro...» disse Fred pensandoci su.
«Ti ho battuto: tre e mezzo!» rise George.
«Va beh, io sono un ragazzo serio! Comunque non sono tre mesi che state insieme, giusto?»
«Due e mezzo in effetti...»
«Bene, ti diamo ancora quattro settimane!» concluse George ammiccando.
«Non se ne parla, non accetto scommesse su Hermione, capito?!» ribatté infuriato il rosso.
«Va bene, va bene, non ti scaldare! Stavamo solo scherzando! Andiamo a ballare, muoviti, vogliamo divertirci a questa festa. E dobbiamo andare a trovare la nostra magnifica Palude: abbiamo incontrato Vitious prima e ci ha detto che ne ha lasciata un pezzo al terzo piano come nostro monumento!» esclamò Fred commosso.
«Già, quel piccoletto è il migliore! Dovremmo mandargli una cassa con le nostre invenzioni migliori, sai?»
«Ci sto! Ma prima, balliamo!» e il gemello trascinò gli altri sulla pista da ballo.
Circa tre ore dopo, gli unici che riuscivano ancora a mettere insieme almeno cinque parole di senso compiuto erano Hermione e Ron, abbracciati e mezzo sdraiati l’una sull’altro su un divanetto, Ginny e Harry, accoccolati su una delle enormi poltrone della Sala, Hilary e Fred, che ballavano ancora al centro della stanza, e George, che guardava il fratello scuotendo la testa, oltre a pochissimi Tassorosso e Corvonero. Gli altri erano collassati sui divani, le sedie e le poltrone disponibili o direttamente sul pavimento.
Alle due gli invitati delle altre Case cominciarono a lasciare la Sala dei Grifondoro, sorreggendosi gli uni gli altri nei corridoi del Castello cercando di fare il meno rumore possibile, mentre coloro che dimoravano nella Torre si avviarono alle proprie camere.
«Gratta e Netta» biscicarono Hermione e Hilary quando tutti, tranne i loro amici, se ne furono andati.
La stanza ritornò alla normalità dopo alcuni minuti di auto-pulizia e i ragazzi tirarono un sospiro di sollievo.
«Finalmente è finita!» mormorò la Caposcuola stremata, sistemandosi meglio tra le braccia del suo ragazzo.
«Ehi, un po' di rispetto per tutto il lavoro che abbiamo fatto!» le rispose sbadigliando l’italiana.
«Già...» borbottò Ginny che dopo due minuti si addormentò sulla spalla di Harry.
«Se vi ci mettete riuscite a fare le cose in grande, voi! Per la miseria, dovevo venire alla festa di Hermione per ubriacarmi come si deve in questa scuola...Perché non sei arrivata tre anni fa?!» esclamò Fred stringendosi addosso Hilary che si mise a ridere.
«Perché tre anni fa non sapevo nemmeno che esistesse la magia!» spiegò.
«Giusto...»
«In ogni caso, voi due non fatevi beccare ad andarvene, se no sono guai» li avvertì la Caposcuola cercando di ritornare lucida per un momento.
«Oh, beh...tanto Vitious sa che siamo qui...» rispose George con un’alzata di spalle.
«Come sarebbe a dire?!» saltò su Hermione riprendendosi dallo stato catatonico in cui era caduta per la sbornia.
«Che ci ha visto arrivare. Siamo usciti dalla statua della Strega Orba e ci stavamo dirigendo qui. Il professore stava facendo il suo turno di ronda e ci ha incrociati – senza la Mappa siamo persi, Harry, ma è giusto che la tenga tu – ma ci ha detto di andare tranquilli e di fare attenzione. Credo che provi ammirazione per noi... Poi abbiamo incontrato Malfoy e Zabini con la Parkinson e la Greengrass ma non ci hanno beccato, ci siamo nascosti nella Stanza delle Necessità. E poi siamo finalmente arrivati» fece il resoconto Fred.
«E Vitious vi ha lasciato andare? Ma lo sa che non siete più studenti?! Mah...comunque, Harry da loro la Mappa, te la lasceranno nella Strega Orba ma è meglio non rischiare che li scoprano di nuovo. Bene, io vado a letto, grazie mille per la festa ragazzi, siete i migliori! Buonanotte!» dichiarò la riccia sbadigliando.
Diede un bacio lieve sulle labbra a Ron e baciò Harry sulla guancia, poi si avviò verso il dormitorio femminile.
«Herm, aspetta. Puoi portare Ginny? Io non posso salire!» le ricordò il Prescelto.
«Che fregatura le scale delle ragazze, vero?» bisbigliò George all’orecchio di Ronald che divenne ancora più rosso dei suoi capelli.
«Certo» rispose Hermione tornando sui suoi passi.
«Ti aiuto tesoro, tanto ora vado anche io a nanna!» propose Hilary, riscuotendosi dal torpore che l’aveva colta.
Fred borbottò qualcosa immusonito e strinse di più il braccio attorno alla vita della ragazza.
«Un saluto?» chiese con uno sguardo da cucciolo che intenerì la Grifondoro.
«Buonanotte Fred! È stato un vero piacere ballare con te!» disse abbracciandolo e scoccandogli un bacio sulla guancia.
«Piacere tutto mio» mormorò di rimando lui lasciandola andare e seguendo con lo sguardo i suoi movimenti.
Le due giovani fecero levitare Ginny e salirono le scale del dormitorio; la portarono in camera e la misero a letto. Poi si diressero verso la propria stanza e si prepararono.
«Grazie mille, Hilary! Ho un mal di testa terribile per tutti gli alcolici che mi avete dato, ma grazie. È stata la migliore festa a cui abbia partecipato in sette anni che sono qui»
«Aspetta a dirlo, il settimo anno è appena incominciato!» l’avvisò sorridendo la ragazza.
«No, allora lo dico, perché se facciamo un’altra festa del genere io non vengo!»
«Oh, sì che ci vieni! Non hai scusanti e poi...»
TOC-TOC-TOC.
Le due ragazze si voltarono contemporaneamente verso la finestra e videro un gufo appollaiato sul davanzale. Si guardarono interrogative.
«Chi diavolo può scrivere una lettera a quest’ora?!» esclamò la Caposcuola facendo entrare l’animale che appoggiò un pacco sulla sua scrivania e poi volò di nuovo fuori nella notte.
«Non c’è biglietto all’esterno...aprilo, forza» la incitò Hilary, più impaziente dell’amica.
Hermione scartò il pacchetto e ne uscì un enorme mazzo di rose rosse. La riccia rimase a bocca aperta per lo stupore.
«Ron è un pazzo: prima il bracciale, ora questo...è completamente fuori di testa!» esclamò.
«Ehm...Mione...non credo sia da parte di Ron» disse titubante Hilary porgendole una busta verde e argento con impresso un sigillo con un’arzigogolata “Z”.
La riccia lasciò cadere sul tavolo i fiori e guardò ancora più stupefatta la compagna di stanza. Prese la busta e con mani tremanti la aprì e tirò fuori la pergamena elegante al suo interno.
Non appena ebbe letto ciò che vi era scritto, guardò i fiori come se le avessero fatto un dispetto che non poteva assolutamente perdonare, poi abbandonò la lettera accanto ad essi e si diresse spedita verso il suo baldacchino e si nascose sotto le coperte.
«Leggilo, non mi importa» mormorò all’amica.
Hilary la fissò guardinga e prese delicatamente la pergamena sottile vergata da una grafia signorile ma semplice. E ciò che lesse la lasciò a bocca aperta.

 

Cara Hermione,
È con questo semplice dono
che porgo i miei più sinceri auguri di buon compleanno
alla più bella Grifondoro che io abbia mai conosciuto.
Dolce notte...pensami
Un bacio
Blaise Zabini
   
 
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