12.
Colto completamente alla sprovvista, Milo cadde malamente, sbattendo con violenza la parte superiore del corpo contro il muro: il capo e la spalla gli dolevano particolarmente forte. Non capiva perchè mai la ragazza lo avesse spinto via così. Per nasconderlo? E da chi, da Malfoy?
- Che cosa ti è successo? Hai un aspetto orribile e non ti vedo da ieri... –
- Eri preoccupato per me? – cinguettò lei
- Non essere stupida – il suo tono era molto duro – Ma non puoi sparire così senza dirmi nulla, potrei avere bisogno di te, lo sai! –
- Mi dispiace Dracuccio, giuro che non succederà più – Ora la voce della ragazza era supplichevole, come quella di una bambina che chiedesse scusa ai genitori per una marachella – Ora accompagnami alla casa, così posso farmi bella per te... –
A chiunque l'avesse vista solo cinque minuti prima sarebbe apparso stupefacente come la personalità della ragazza fosse mutata all'improvviso: era ritornata ad essere la solita Pansy Parkinson, l'ombra fedele e compiacente di Malfoy.
- Non ho ancora
finito – la interruppe Draco – Devi anche spiegarmi perchè stamattina
Dal suo nascondiglio Milo ebbe un sussulto, anche perchè mentre pronunciava quelle ultime parole Malfoy aveva ripreso a camminare ed udiva i suoi passi avvicinarsi.
- No, Dracuccio, dove vai? Torniamo al dormitorio, ti spiegherò tutto li... – Pansy cercò di fermarlo, ma inutilmente.
Un'ombra si stagliò all'improvviso davanti a Milo.
- Credevi davvero che non ti avessi visto, Ogilvie? – disse una voce con tono sprezzante.
- Questo significa solo che sei meno stupido di quello che sembri, Malfoy – lo irrise – il che pare francamente incredibile... –
Milo si alzò a fatica: le tempie gli pulsavano e la testa gli doleva. In più stava perdendo la pazienza: già non sopportava Malfoy in situazioni normali, ma ora che aveva assistito all'improvviso voltafaccia di Pansy lo trovava ancor più detestabile.
- Stai attento, Ogilvie. Credi forse che abbia dimenticato la faccenda dell'altra sera? Non penserai che i complimenti di ieri significassero qualcosa: non ti permetto di toccare ciò che è mio, hai capito bene? –
Draco sembrava davvero arrabbiato e a Pansy la cosa non era sfuggita: lo guardava con un misto di sorpresa e gioia, evidentemente compiaciuta da quell'inattesa manifestazione di gelosia.
Finalmente in piedi, Milo lo apostrofò con sarcasmo – Se sei tanto geloso delle tue proprietà, allora dovresti stare più attento a non lasciarle in giro... incustodite! –
Grosso errore provocare un Malfoy così infuriato: il ragazzo reagì afferrandolo e spingendolo con forza contro il muro retrostante:
- Non osare parlarmi così, non sei nulla al mio confronto! –
L'impatto con il muro di pietra fu particolarmente duro e a Milo sfuggì un grido di dolore: si accasciò a terra portandosi le mani alla testa – che aveva nuovamente sbattuto – mentre il dolore gli faceva lacrimare gli occhi.
- Idiota – disse Draco in maniera sprezzante – questo ti servirà di lezione. Vieni Pansy, devi renderti presentabile prima delle lezioni del pomeriggio -
- Eccomi Draco – gli rispose in tono compiacente. Ma mentre Malfoy si girava per andarsene, lei volse per un secondo uno sguardo preoccupato verso Milo. Poi i due si allontanarono insieme, lasciandolo a terra dolorante e furibondo. Gli ci vollero parecchi minuti per riprendersi.
Quando finalmente riuscì a rialzarsi si sentiva comunque debole ed aveva un gran mal di testa, senza contare che il suo aspetto ora doveva apparire ancora peggiore. Doveva togliersi di lì, prima o poi qualcuno sarebbe passato e non gli andava di dare spiegazioni, ma non voleva tornare al dormitorio, dove avrebbe rivisto Malfoy e Pansy.
Mentre era ancora fermo in mezzo al corridoio, indeciso sul da farsi, una voce lo sorprese alle spalle:
- Ah, eccoti, proprio te cercavo! Mi devi delle spiegazioni... –
Milo fu colto talmente alla sprovvista che sobbalzò.
- ...bravo, fai bene a spaventarti perchè sono veramente furiosa! –
Quando si girò si trovò faccia a faccia con una inarrestabile Ginevra Weasley, che rossa in viso gli sventolava un foglietto davanti agli occhi e sparava parole a raffica...
- Mi spieghi come c'è finito questo nella nostra Sala Comune? Come hai fatto? Non riesco a credere che tu sia riuscito ad infiltrarti in segreto. Ti ha aiutato qualcuno? Chi è l'infame? –
Milo la guardava incapace di replicare a quel fiume in piena, del tutto all'oscuro della causa scatenante di tanta foga. Cosa accidente era quel foglietto che gli menava davanti al naso?
Nel mentre
– come già accaduto la sera prima –
- Ma... ma... hai un aspetto orribile! Che cosa ti è successo? –
Nel giro di un attimo la sua espressione era sorprendentemente cambiata, da furente a preoccupata.
- Non sono affari tuoi, togliti dai piedi! –
Milo era ancora arrabbiato e non
aveva nessuna intenzione di perdere tempo con
quell'impicciona. Ma
- Devi andare subito in infermeria! Vieni, ti accompagno –
- Ti ho detto che non sono affari tuoi. E poi non posso andare in infermeria... –
- Capisco, devi aver combinato qualche casino, giusto? Vediamo di trovare un'altra soluzione, fammi pensare... –
Milo era esterrefatto: la ragazza sembrava ignorare bellamente le sue rimostranze ed era tutta presa a sforzare il suo minuscolo cervellino. Tentò ancora di ribatterle...
- Ma se ti ho detto che non... –
Non gli lasciò nemmeno finire la frase, ma gli afferrò il polso e cominciò a tirarlo:
- Ho un'idea! Vieni con me –
Milo si scoprì troppo stanco per opporsi e si lasciò trascinare, rassegnato: tanto ormai le cose non potevano andare peggio di così.
Tornarono indietro, allontanandosi dalla casa dei Serpeverde, poi svoltarono in un corridoio laterale che Milo riconobbe:
- Ehi, ma dove mi stai portando? Di qui si va verso la casa dei Tassorosso... – le disse
- Sssst... fai silenzio, devo concentrarmi per ricordare... ah, ecco! –
La ragazza si era fermata davanti
ad uno dei pannelli di legno che rivestivano il corridoio e che a Milo pareva
del tutto identico agli altri. Invece
- Ma che stai facendo? – le chiese ancora
Lei sbuffò e si voltò a guardarlo con sguardo severo:
- Possibile che tu non riesca a stare zitto per un attimo? Non è facile trovarlo, sai? –
Milo si risentì del tono che quella ragazza usava con lui, neanche fosse un moccioso che bisognava tenera a bada. Sbuffando incrociò le braccia, quindi distolse lo sguardo da lei con aria infastidita:
- Fai un po' come ti pare... –
Rimasero li ancora qualche minuto quando finalmente un "click" premiò i tentativi della ragazza: il pannello rientrò leggermente nel muro, per poi aprirsi, rivelando così un passaggio.
- Da questa parte – disse Ginevra Weasley – se siamo fortunati li troveremo ancora lì...