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Autore: orkaluka    27/08/2010    1 recensioni
La solitudine di un'anima alla deriva, in un corpo suo che appertiene a qualcun'altro. Attenzione: durante il racconto si alterneranno tre narratori, tutti in prima persona
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La stanza in cui mi risvegliai era buia e tenebrosa. La prima cosa di cui mi accorsi fu il silenzio all’interno della mia mente; Claire non c’era, non la trovavo, la stanza che di solito occupavamo era vuota e distrutta. Dei pochi mobili e del letto non rimanevano che schegge, della sua anima neanche l’ombra. Mi aggirai tra le macerie, quello scempio era inguardabile. Chiunque fosse stato aveva usato una forza a me fin troppo conosciuta: magia. Un tintinnio mi giunse da lontano, come da un altro luogo e io raggiunsi in fretta il nostro corpo. Le catene che mi tenevano ancorata al muro di pietra non erano così solide, le spezzai con una formula da dilettante, a chi studia magia da tutta la vita non si mettono catene ai polsi. Guardai di fronte a me e riconobbi un uomo dai capelli chiari come il sole, dagli occhi  scuri come un pozzo senza fondo e dalla carnagione ne pallida, ne scura. Una rabbia cieca mi invase tutto il corpo, mi sentivo fremere e la mia magia accrescere in forza dentro me. Con un onda di potere che anche io avrei temuto abbracciai mortalmente la mente di Erik, la comunicazione silenziosa tra noi due iniziò subito. “Mi permetta di….” “Non ti permetterò nulla, chi ha portato via Claire?” Sentivo la sua mente esitare, non poteva darmi quell’informazione aveva giurato di non rivelarmelo, così spalancai la sua mente, il muro che aveva costruito con tanta fatica si sgretolò come un castello di carte a una minima scossa, il nome era lì che galleggiava in mezzo alle nuvole: Blak. Il messaggio che spedii a Erik era chiarissimo “Sarà morto ancor prima che possa pensare di punirti.” Non ero assolutamente disposta a sacrificare un’anima amica per riavere il mio corpo, ma ero pronta ad uccidere per vendicare quella che ormai contavo come una sorella. Io principessa di Luna crescente per la prima volta in vita mia avevo giurato di uccidere qualcuno e il perché era ovvio; loro avevano ucciso Claire e questo non lo avrei mai perdonato a nessuno.

 

Il luogo in cui mi trovavo era un castello medievale in mezzo al nulla, esso era posto in cima a una collina in Inghilterra, un luogo dove spazio e tempo si confondevano, inseguendosi in ruota infinita che non era percepibile. Quando ancora il mio corpo mi apparteneva io abitavo qui e conoscevo ogni singolo angolo di quell’immensa reggia. Fu facile trovare la stanza delle armi e impugnare ancora la mia spada fu come ritrovare una vecchia amica. Lei era sfavillante e si chiamava Alba, sottile e lunga era praticamente indistruttibile, di un bianco accecante; eravamo e siamo ancora i due rovesci della medaglia, io il crepuscolo e lei la prima luce del giorno, inseparabili e inimitabili.

Percepivo nell’aria la magia appena utilizzata che conduceva alla stanza del trono, tre piani sopra di me. Soprelevandomi a mezz’aria raggiunsi le sue porte in pochissimo tempo, esse erano di mogano nero e si aprirono a un mio cenno. Erano tutti seduti intorno a lungo tavolo, i capi di maggior rilievo, mentre gli altri erano seduti attaccati alla parete, ma lo sgomento al mio arrivo era unanime. Mi vidi riflessa in molte menti, i capelli spettinati, un lungo taglio su un braccio scoperto, gli occhi che esprimevano solo odio e un profondo e immenso dolore. La mia voce sconvolta e arrabbiata come non mai risuonò nell’aula dove era calato immediatamente un silenzio innaturale. “Black alzati  e vieni ad affrontarmi, subito.” Aspettai paziente osservando il vuoto che l’individuo obbedisse ai miei ordini, ma non accadde nulla, allora cominciai a perlustrare la camera con la magia e lo trovai tranquillamente seduto su una sedia subito a fianco del trono, con la mia forza di volontà lo costrinsi ad alzarsi e lo obbligai a raggiungermi a mezz’aria, lui non si divincolava e mi sorrideva sornione. “Allora Principessa, cosa aspetti ad uccidermi?” Mi disse in tono beffardo. Ma in me c’era in corso una lotta interiore immane, una parte di me mi diceva di ucciderlo, perché lui aveva fatto del male a Claire e continuava a prendersi gioco di me, ma l’altra parte mi diceva che c’erano altri modi di punirlo, ma era come se questa voce fosse debole, come attutita da qualcosa. Black conosceva cosa mi stava accadendo internamente e mi stuzzicò dicendo “Ma che Principessa ci è toccata, non ha saputo neanche difendere l’anima a lei più cara” C’era qualcosa che mi sfuggiva, qualcosa ai confini della mia memoria che mi suggeriva una cosa in lingua sconosciuta, quella voce mi sussurrava in un orecchio, ma io non potevo sentirla. Inoltre avevo la sensazione di aver completamente scordato qualcosa di importanza vitale. Comunque misi da parte i miei dubbi e alzai la spada, tutti i presenti trattennero il fiato tranne una che urlò “No” E io mi fermai. Il vetro si ruppe e riconobbi la voce che mi sussurrava:Claire. Poi mi ricordai chi ero veramente: la Principessa di Luna Crescente o come mi chiamavano alcuni la Pura. La magia che avevano utilizzato contro di me era potente e di tipo oscuro, malvagio.

 

Monica! Io non capisco più niente, cosa sta succedendo qui? Perché tutti sembrano temerti più di ogni altra cosa? Perché….

 

Le frasi di Claire si spensero, l’avevo addormentata, nulla di quello che aveva visto quel giorno avrebbe ricordato. Mi voltai verso la voce che aveva urlato e in quel preciso istante, senza volerlo, ripercorsi la mia storia

. Ciò che stavo rivivendo era spaventoso. Davanti agli occhi vedevo scorrere le immagini della mia vita, le immagini della guerra durante cui ero nata e a cui avevo messo fine. Rividi lo sguardo crudele del nemico, un mago potentissimo, intanto che si divertiva torturando mia madre. Rividi le pagine di un antichissimo, dentro cui era spiegato l’unico modo per fermare il nemico. Rilessi quelle stesse parole che avrebbero cambiato il mio destino. Per salvare il popolo magico avevo sacrificato il mio corpo. Presupponendo di non essere abbastanza potente per compiere una magia di tale livello senza staccare completamente l’anima dal corpo, di anima ne avevo invitata un’altra. Avevo pensato che avrebbe potuto governare i maghi al mio posto. Per mia fortuna alla fine ero sopravvissuta, il mio popolo sapeva che la mia anima era sopita nel suo corpo, così aveva cancellato i ricordi di Claire e aveva aspettato che io risorgessi. Quando poi non avevo ucciso l’altra anima si erano arrabbiati. Solo una persona non mi aveva mai abbandonata e quella persona stava davanti ai miei occhi.

Mi riscossi a fatica dai miei pensieri e sentii scorrere via come acqua la rabbia e la tristezza e al loro posto nacque un sentimento che non provavo da molto tempo, felicità pura e inconfondibile, grazie a quell’emozione mi librai ancora più in alto e sentii il mio viso aprirsi in un sorriso sincero, come non accadeva da molto, troppo tempo.

 

Siamo ormai agli sgoccioli, questo racconto è quasi terminato. Vi prego, ancora, se avete qualche suggerimento recensite. Il prossimo capitolo sarà raccontato dal terzo narratore, questa volta un uomo. Al prossimo capitolo allora!                                             Luka

  
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