Renesmee
Cullen, l’ibrido. Renesmee
Cullen, colei che è scappata dai suoi genitori. Renesmee,
quella che non sa
niente delle sue origini.
Si
avviò spedita verso la classe, con quel ragazzo alle
calcagna. Un vampiro… La
perseguitano con quei loro occhi d’oro. Il cognome di quel
Liam la inquietava
ancora di più: era lo stesso cognome di sua madre.
“Piacere,
sono Liam Swan e tu sei Renesmee…?”
“Cullen, sono Renesmee Cullen e a quanto
pare siamo parenti da parte di mia madre…” disse
lei scocciata. Lui sgranò gli
occhi.
“Sei
la figlia naturale di Bella?” “Esattamente. Sono un
ibrido, un mostro… Okay?
Ora scappa, se vuoi…” sussurrò lei
sbattendolo al muro. Liam non oppose
resistenza.
“Vuoi
dire che Bella è qui a Roma?” Renesmee rise
amaramente.
“Io
non sono qui per suo volere” negli occhi del ragazzo
riuscì a scorgere migliaia
di ricordi dolorosi. “Cosa intendi?” disse lui
abbassando lo sguardo.
Renesmee
capì che lui sapeva molto
più di lei
riguardo alla storia della sua famiglia. “Sono
scappata…” sussurrò lei
risoluta.
Andò
avanti ed il ragazzo la seguì disinvolto. Renesmee
però, riusciva a leggere la
preoccupazione ed una strana rinnovata speranza. “Come sta
Bella?” “Non la vedo
da circa quarant’anni… e prima che tu possa fare
altre domande: no, quando
arrivo ai diciott’anni smetto di invecchiare” si
calò il cappuccio della felpa
deformata sul viso ed accese il suo iPod.
Lui
le tolse le cuffiette: “Cosa è successo?
Perché sei scappata?” Renesmee sbuffò
ed andò avanti senza rispondere. “Renesmee Cullen
guardami negli occhi!” si
piazzò davanti a lei.
Doveva
ammettere che i suoi occhi erano bellissimi.
Non
erano come quelli di tutti gli altri vampiri vegetariani: in
profondità avevano
delle sfumature e delle pagliuzze viola. Da piccola aveva sempre
desiderato
avere gli occhi viola, ma quando lo aveva detto a sua madre quella le
aveva
risposto che non era una cosa bella avere gli occhi viola.
“Da
quant’è che non vi vedete? Tu e mia madre,
intendo…” nei suoi occhi, che la
ragazza stava ancora fissando, c’era stato un lampo viola:
bellissimo. “Duecentodieci
anni… da oggi” lei si girò, per non
perdersi in quegli strani occhi ed i suoi riccioli
di bronzo rimbalzarono sulle sue spalle.
“E
perché hai quegli occhi un po’ viola?”
lui sembrò sorpreso. “Tua madre non ti
ha mai raccontato di come mi avesse conosciuto… della
maledizione?” Renesmee si
girò di nuovo. “Maledizione?” Liam si
guardò attorno. “Forse non è il momento
migliore per parlarne… Tieni, questo è il mio
numero e questo il mio indirizzo”
prese una penna e scrisse sull’avambraccio di Renesmee.
Lei
non se lo sarebbe fatto fare da nessun’altro, ma si fidava di
quel ragazzo per
qualche strano motivo. “Sai, esistono i
post-it…” commentò. “Al
momento non ne
ho… Ci vediamo a casa mia alle quattro e mezzo”
detto ciò affrettò il passo e
sgusciò fino all’aula senza il minimo rumore.
A
Renesmee non andava di arrivare in tempo alla lezione. Si sarebbe
attardata un
po’ nei corridoi, a costo di dare una brutta impressione.
Negli
ultimi tempi, i suoi genitori la avevano cercata al cellulare, per
lettera, per
e-mail… Avrebbero fatto di tutto pur di riaverla nelle loro
grinfie. Ma lei
voleva essere libera, circa quarant’anni fa, si era stufata
di esser protetta
da una teca di cristallo ventiquattr’ore su ventiquattro. Non
sapeva nulla del
mondo, ma vedeva le altre ragazze in strada che passeggiavano e
giocavano.
Una
volta anche sua madre era come loro, non era una Lady. Era
semplicemente una
ragazza che viveva nel suo monolocale. Poi era tornato suo padre e lei
cambiò.
Questo
fu tutto ciò che Renesmee riuscì a capire sulla
vera storia della madre e del
padre.
Si
diresse verso la classe. Non riusciva a non pensare a quegli occhi
così
speciali.
Liam,
Liam Swan.