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Autore: sydney bristow    28/08/2010    13 recensioni
Bajang: vampiro diurno, il più delle volte dall'aspetto maschile, che può presentarsi sotto forma di animale, il più delle volte un corvo, e di norma assale le giovani donne. Può essere ridotto in schiavitù dagli esseri umani e trasformato in un demone servitore, viene tramandato da una generazione all'altra all'interno delle donne di una stessa famiglia. Quando viene imprigionato, è solitamente costretto a nutrirsi con il sangue degli animali ed il padrone può liberarlo per scagliarlo contro un nemico, che generalmente muore di un male misterioso.
-Chi siete??Come avete fatto ad entrare??- Lo sconosciuto s'inginocchiò davanti a me, portandosi il pugno della mano destra al petto. Non potei evitare di notare un vistoso tatuaggio al polso: due simboli strani, terrificanti, che racchiudevano il mio nome. -Mi chiamo Edward e sono il Vostro demone servitore, mia padrona...-
Genere: Dark, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Bajang cap 1-5 ... Bajang (cap 1-5) ...

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Bajang: vampiro diurno, il più delle volte dall'aspetto maschile, che può presentarsi sotto forma di animale,
il più delle volte un corvo, e di norma assale le giovani donne.
Può essere ridotto in schiavitù dagli esseri umani
e trasformato in un demone servitore,  viene tramandato da una generazione all'altra all'interno delle donne
di una stessa famiglia.
Quando viene imprigionato, è solitamente costretto a nutrirsi con il sangue degli animali
ed il padrone può liberarlo per scagliarlo contro un nemico, che generalmente muore di un male misterioso.





Edward's Pov

Erano passati la bellezza di trecento anni dal giorno in cui venni maledetto da quella anziana strega venuta in America dalla lontana Ungheria.
Mi ero cibato, fino all'ultima goccia, del sangue di sua figlia Katherine e, con un maleficio, mi aveva condannato ad essere schiavo della sua famiglia.
La vecchia donna, per vendicarsi dell'immenso dolore che le avevo provocato, ritenne che doveva essermi tolta la cosa più preziosa che avevo.
La mia libertà era stata presa in cambio del sangue rubato e da tre secoli assecondavo tutti i desideri delle donne di casa Dwight.
Da "normale" vampiro diurno ero stato tramutato in un Bajang, vampiro servitore che si nutriva solo di sangue animale.
La mia famiglia di origine, quella creata dall'anziano vampiro che mi tramutò, impotente assisteva da secoli alla mia condizione di schiavo.
Venivo da sempre tramandato da nonna in nipote ed il nome sul marchio della maledizione, sul polso, cambiava a seconda di quello della padrona.
Quella del corrente anno 2010 si chiamava Clarisse Marie Dwight ed era una delle migliori che avessi mai avuto.
Aveva avuto dal marito George quattro figlie femmine (che, a loro volta, le diedero la gioia di quattro nipoti): Carmen, Chelsea, Susan e Renee.
Quest'ultima, l'ultima nata, non era più ben vista dalla famiglia, in quanto (ai tempi del liceo) era rimasta incinta e si era sposata con un suo coetaneo.
Naturalmente, tutte loro sapevano della mia esistenza poiché sarei sicuramente passato ad una delle loro rispettive figlie.
Tornando a Clarisse Marie...Lei fu l'unica padrona che mi aveva concesso la possibilità di spendere del tempo, di tanto in tanto, con la mia famiglia.
Le ero molto grato, per quello.
  Da qualche giorno -gentile concessione della signora Dwight-  mi trovavo a caccia di orsi nella foresta di Goat Rocks,  a sud del monte Reiner.
Stavo per affondare i miei denti sul collo del mio terzo orso quando urlai, facendo scappare la mia preda, per l'improvviso dolore lancinante al polso.
Quella sensazione la conoscevo bene: Clarisse, data la sua avanzata età, stava per morire ed un nuovo nome prendeva forma sulla mia pelle fredda.
Mi stupii della scelta della mia ex-signora: non ero toccato né a Tanya (la prima in ordine di nascita) né a Irina e neppure a Victoria.
Contro l'aspettativa di tutti, scoprii di esser passato al servizio della figlia diciassettenne di Renee.

Era quello il nome della mia nuova padrona.




Bella's Pov

-Ciao mamma!Sono tornata!-
Giornata fiacca a scuola, ben tre ore di buco su sette...beh...forse quattro, volendo contare quell'ora passata in detenzione.
Mia madre non mi diede nessuna risposta, forse non si trovava in casa? Impossibile, fuori c'era la sua macchina.
-Mamma???-
La trovai in cucina e, vicino a lei, un cimitero di bottiglie di alcolici vuote e mozziconi di sigarette.
Era sicuramente in uno stato di shock, non l'avevo vista mai cosi.
-Bella...la nonna...-
La nonna?Quella lì che non poteva soffrire mio padre?Quella che l'aveva diseredata?Lei non parlava con sua madre da più di diciotto anni!
Mia madre proveniva da una delle poche antiche famiglie ricche di Forks, composta da persone veramente orribili  e dalla mentalità chiusa.
Forse non era stata una decisione sbagliata, quella di scappare da casa Dwight e di sposare mio padre.
Non mi sarei mai immaginata mia madre in un elegante abito da sera, tutta intenta a conversare sugli andamenti delle borse straniere!
-La nonna sta per morire...vuole vederci...-

****

Incredibile solo a pensare che Renee (la mia mamma/scaricatrice di porto!) fosse nata e cresciuta in una villona del genere!
L'interno era tutto arredato a mo' di museo, era piena di anticaglie e cose strane.
Nell'enorme salone incontrammo due donne sulla quarantina, accompagnate da due ragazze bellissime come le loro (ipotizzai) madri.
Una sembrava un'anoressica fotomodella dell'est europeo (alta, biondissima e con occhi azzurrissimi).
L'altra pure sembrava una modella, solo che era più alta della prima (poi aveva dei capelli di un rosso spaventoso e dei bellissimi occhi verdi).
Stettero zitte come due sordomute, senza però risparmiarsi un orribile ghigno di disgusto sulla faccia.
Le donne che stavano con quelle due, invece,  si rivolsero a mia madre.
-Questa è tua figlia Isabella?-
Mia madre allora mi presentò a quelle che scoprii essere mie zie.
Strano, non si somigliavano affatto.
Quelle mi squadrarono dalla testa ai piedi,dicendo che somigliavo incredibilmente ad una certa tizia e che non avrei mai avuto il tesoro di famiglia.
-...quindi puoi anche risparmiare tempo e tornartene in quel tugurio da dove sei venuta, Renee.-
Ma come si permettevano di parlare a mia madre in quei termini?Cristo, tra sorelle non ci si comportava così!Era pure un discorso di educazione!
La mia vecchia non raccolse le provocazioni, volendo essere superiore.
Io, però, non ero costretta.
-Meow....sento puzza di stronze viziate, perché non aprite le finestre e non fate cambiare aria?-
Ci volle un omino bassino, molto somigliante a Sean Connery, per fermare sul nascere la litigata con quelle quattro sgallettate.
-Vogliate seguirmi, la signora sta aspettando la ragazza...-
Persino il maggiordomo!Beh...più che un maggiordomo, un pinguino che ci accompagnò fino davanti alla porta di una stanza.
Non appena entrammo, davanti a noi -su di un letto a baldacchino- un'anziana signora.
Ed un vecchio seduto vicino a lei.
Non appena incrociò il mio sguardo, assunse un'espressione strana e si alzò dalla sedia per venire a riceverci.
-Ciao. Sono il nonno.-
Tutto qui?
-Isabella...però Bella basta.-
Non disse altro, salutò con un cenno della testa la mamma.
-Seguimi Renee, lasciamole sole...-
-Ok.-
Quando disse quelle parole, sentii con tutta l'intensità l'astio che provava nei suoi confronti.
E mi lasciarono da sola.
-Avvicinati...-
Lo feci, mi avvicinai tanto da poterla guardare dritta negli occhi e riconoscere quelli di mia madre: erano praticamente uguali.
Nonostante quello che aveva fatto ai miei genitori, non potei fare a meno di provare compassione per quella anziana donna che stava morendo.
-Mi dispiace...per quello che ho fatto a te ed a mia figlia...volevo vederti almeno una volta, prima di morire...-
Aveva il fiatone, le dissi di non sforzarsi troppo o sarebbe stata male ancora di più.
-Sono sicura..lo lascerò a te...addio, Isabella...-
In quel momento comparve il maggiordomo ,con una medicina per la mia vecchia nonna, che mi disse che mia madre mi aspettava in macchina.
Clarisse Marie Dwight morì due giorni dopo.

***

Finita la cerimonia funebre per la nonna Clarisse, sentii il bisogno di riposarmi e mi ritrovai in una delle tante stanze da letto dell'enorme villa Dwight.
Anche la mamma stava riposando nella stanza accanto alla mia.
Durante la funzione mi ero guardata attorno ed avevo capito che mai e poi mai avrei fatto parte di un mondo come quello della famiglia di Renee.
Tutti vestiti firmati, finte espressioni addolorate stampate sulla faccia...ipocrisia, ipocrisia e tantissima ipocrisia.
Feci per liberarmi di quel fastidiosissimo vestito nero, ma, infastidita dalla presenza di un terribile corvo nero che mi osservava dal davanzale,
mi fermai ed andai immediatamente a chiudere la finestra, facendo scappare l'animale con un gesto della mano.
Non appena mi girai, mi ritrovai un bellissimo ragazzo a pochi centimetri dalla faccia.
Pallido come la morte.
Aveva dei stranissimi occhi dorati, cerchiati da ombre pesanti, violacee e simili a lividi...occhi innaturali per le persone comuni...
I lineamenti del suo viso erano perfetti, dritti e spigolosi, ed i suoi capelli erano di un insolito rosso.
Una bellezza devastante.
A dir la verità, con quel sorriso beffardo (come se conoscesse chissà quale segreto), ispirava più paura che ammirazione.
Considerando, poi, che era vestito come un dandy...
Un altro particolare che non avevo notato: aveva dei denti bianchissimi ed aguzzi come quelli di un pipistrello.
-Chi siete??Come avete fatto ad entrare??-
Lo sconosciuto s'inginocchiò davanti a me, portandosi il pugno della mano destra al petto.
Non potei evitare di notare un vistoso tatuaggio al polso: due simboli strani, terrificanti, che racchiudevano il mio nome.
-Mi chiamo Edward e sono il Vostro demone servitore, mia padrona...-
Il mio nome????Si è tatuato il mio nome sul polso????
Nonostante lo avesse detto con una certa serietà, non potei fare a meno di pensare al fatto che mi stava prendendo in giro in una maniera assurda.
Idiota.
Gli scoppiai a ridere in faccia, non riuscii a controllarmi.
-Senti. Edward?Oggi c'è stato il funerale di mia nonna e non ho la benché minima intenzione di farmi prendere in giro, chiaro?-
In un battito di ciglia, mi si avvicinò troppo....E non l'avevo nemmeno visto muoversi...
-Non sto scherzando, padrona...-
Padrona?Ancora!E no, adesso mi sono proprio stufata!
Ignorai il fatto che io, di questo tizio pazzo, non sapevo nulla, lo presi per mano e lo trascinai fino allo studio del nonno.
Sobbalzai per la sua pelle ghiacciata, sembrava che avesse tenuto la mano in freezer per ore.
Il nonno, non appena ci vide, a momenti saltò dalla sedia.
-Nonno....c'è questo ragazzo che oggi ha tutta l'intenzione di farmele girare!Dice di essere il mio demone servitore, il povero pazzo!-
Anche lui si mise a ridere, ma pensavo che il motivo scatenante fosse stata l'assurdità delle parole di quel ragazzo.
Ed invece no.
Si limitò a mettermi in mano un libro polveroso -con scritto 'Dwight's Bajang'- ed ad invitarmi di leggere.
-Pagina uno, Bella.-
Alzai il sopracciglio e lo guardai storto.
-State scherzando?-
-No.-
Ok...Tanto cosa mi costava leggere una misera pagina?


Bajang : vampiro diurno, il più delle volte dall'aspetto maschile, che può presentarsi sotto forma di animale,
il più delle volte un corvo, e di norma assale le giovani donne.
Può essere ridotto in schiavitù dagli esseri umani
e trasformato in un demone servitore,  viene tramandato da una generazione all'altra all'interno delle donne
di una stessa famiglia.
Quando viene imprigionato, è costretto a nutrirsi solo con il sangue degli animali
ed il padrone può liberarlo per scagliarlo contro un nemico, che generalmente muore di un male misterioso.

Da quando il vampiro Edward Cullen dissanguò la povera Katherine, gli feci un maleficio.
L'ho condannato ad un'eternità di servitù presso la mia famiglia, trasformandolo in un Bajang.
La sua libertà in cambio della vita della mia povera figliola.
Servirà la mia famiglia per sempre, passando da nonna in nipote, dannato per le sue riprovevoli azioni.
ELIZABETH DWIGHT.



-Un vampiro...Senta...mi sta prendendo in giro anche lei?-
-No, Bella...la nostra famiglia possiede Edward da quasi trecento anni e, quando la povera Clarisse è morta, lui è passato a te. Ora sei il capo della famiglia.-
Era ufficiale. I Dwight erano una famiglia di matti da rinchiudere in un manicomio...il numero lo trovavo nelle pagine gialle?
Il mio sguardo passò dal ragazzo a mio nonno.
-Cosa può fare Edward per convincerti?Puoi ordinargli qualsiasi cosa, è al tuo completo servizio.-
-Camminare sul soffitto di questa stanza?Tipo Spiderman, hai presente?-
La mia era un proposta tanto per dire, per prenderli in giro, ma, quando vidi Edward -lo pseudo-vampiro- muoversi come l'uomo ragno...sbiancai.
Poi precipitò esattamente davanti a me, senza farsi un graffio.
-Ti basta, nipote?-
Annuii, mi ero convinta, mi bastava eccome...solo che...Gesù, i vampiri non erano creature fantastiche??
Poi mi balenò in mente una cosa.
-Fammi capire...lui è una specie di genio della lampada con i canini?Me lo dovrò portare sempre appresso?Non c'è modo per liberarlo?-
Mi rispose il diretto interessato, invece che il nonno.
-Se ci fosse un modo...non credete che me ne starei già a spasso?Mi dispiace per la situazione che si è creata, è nuova anche per me...-
Beh, infondo aveva ragione.
Ma ciò non toglieva che, per me, rimaneva comunque un pazzo da rinchiudere.
-...ma il mio compito è di proteggervi sempre.Quindi si, temo che dovrò rimanere con voi...fino alla vostra morte.-
Uscii dallo studio di mio nonno, seguita a ruota da Edward - quello che ormai potevo anche asserire essere un vampiro-
Non appena imboccai per il corridoio che portava alle stanze da letto, incontrai la odiosissima cugina Tanya con la madre Carmen.
Alla vista del mio nuovo -posso chiamarlo cagnolino da guardia?- bodyguard, subito andarono in escandescenza.
-TU!Piccola sciatta!Non è possibile che Clarisse abbia lasciato il Bajang a te!Tu non sei nessuno per la famiglia Dwight!-
Meno male, pensai.
Mi sarei alquanto preoccupata se avessi avuto in comune qualcosa con quel clan di svampiti.
-Rosicare vi fa male. Lasciatemi passare, ho ben altro da fare che perdere tempo con le oche. Sapete, potrebbe venirmi la toxoplasmosi...-
Tanya, il ratto anoressico, tentò persino di allungare le mani.
Solo che, il mio nuovo "amico" mi si parò davanti, assumendo la postura di un leone pronto all'attacco, ed incominciò a ringhiare.
RINGHIARE!
-Non schiacciate una mosca sulla testa di una tigre...vi consiglio caldamente di lasciarla stare.-
Scapparono come le pecore alla vista di un lupo affamato.
Ridacchiai tra me e me, forse vivere con questo demone servitore non sarebbe stato poi così male...poteva avere i suoi lati positivi.



Edward's Pov:

Dovevo trovarla.
Volevo solamente sapere dove fosse...volevo solamente vedere il suo viso.
Ora lei aveva la precedenza su tutto.
Lasciai il cadavere dell'alce a terra e mi ricomposi, togliendomi la povere ed il terriccio dalle vesti.
Ora dovevo concentrarmi, ampliare la mente e trovarla.
Essendo divenuto il suo demone servitore, per la necessità di proteggerla in ogni momento, avrei sempre saputo dove si trovava.
Un lampo e sentii una voce.
-Swan!In detenzione!Come se non sapesse dire altro, quel decrepito di Barner...speriamo che il garage sia libero...-
La mia nuova padrona stava rientrando a casa.
In un lampo fui subito lì davanti.
Non c’erano pensieri coscienti da nessuna parte nel vicinato, potevo muovermi a piacimento.
Per un attimo mi fermai ad osservare la villetta -che sarebbe diventata la mia casa- dall’oscurità della foresta che la fiancheggiava.
La porta principale era chiusa a chiave – nessun problema, eccetto che non volevo lasciarmi dietro una porta scardinata.
Percepii, a metri e metri di distanza, il rumore del motore di una macchina.
Mi tramutai in corvo nero ed andai ad aspettarla, appollaiato sulla cassetta delle posta.
Dopo pochi secondi comparve sul vialetto un vecchissimo pick up arancione.
Eccola...
Sperai con tutto il cuore che non fosse una ragazza orribile, cattiva ed insulsa come Tanya o venale come Victoria.
Avrei dovuto trascorrere (più o meno) settant'anni con quest'umana, il fato non doveva accanirsi oltre, con me.
Come tutte le altre prima di lei, già la odiavo.
Era un circolo vizioso, lei rappresentava la mia dannazione eterna e non potevo fare a meno di odiarla a morte.
Non appena ebbi l'occasione di vederle il volto, le zampe ebbero l'occasione di sciogliersi e la mia mente di offuscarsi.
-Katherine...-
Era una visione? Una terribile casualità? Oppure era tornata dal mondo dei morti per tormentarmi?
No, non poteva essere lei.
L'avevo uccisa con le mie mani più di trecento anni fa, l'avevo lasciata senza neanche una goccia di sangue nel corpo.
No, lei era Isabella.
I sensi di colpa sono come un sacco pieno di mattoni, non devi fare altro che scaricarli...diceva sempre Aro.
Eppure il senso di colpa ,per aver ucciso la sua sosia-antenata, mi tormentava ancora oggi e non mi lasciava mai da solo...
A cosa stava pensando la mia signora? Avvertiva la mia presenza come io avvertivo la sua?
Chissà se ha lo stesso carattere di Katherine...
Potevo solo indovinarne la timidezza dal modo in cui teneva le spalle che parevano tanto delicate...in questo non le assomigliava.
Non erano gli stessi occhi, quelli della sua antenata erano verdastri.
Quelli di Isabella erano di un colore che si avvicinava al cioccolato liquido.
Tuttavia potevo solamente intuire, solo vedere, soltanto immaginare perché, da quella ragazza, mi giungeva null’altro che silenzio.
Non riuscivo a sentire niente di niente.
Perché?
Ciò nonostante potevo asserire che l'odore del sangue era lo stesso come lo era il potente richiamo che aveva su di me.
Anche senza odorarla, potevo sentirne il gusto sulla lingua.

Maledetto il giorno in cui uccisi quella ragazza!

La gola improvvisamente era in fiamme, il desiderio ardeva intenso come in quel primo istante che avevo colto quello di Katherine.
Serrai il becco ben stretto e cercai di ricompormi: non potevo nutrirmi di Isabella neanche se avessi messo a ferro e fuoco l'inferno.
Se solo avessi provato ad attaccarla, sarei morto tra i più atroci dolori senza nemmeno poter assaggiare una goccia.
Ma non potevo fare questo alla mia famiglia, loro vivevano nella speranza di riavermi con loro e, morendo, li avrei fatti soffrire.
Isabella doveva morire di vecchiaia come tutte quelle prima di lei, non per altre ragioni.
La vidi chiudersi la porta di casa da dietro le spalle e scomparire dalla mia vista.

***

Nel pomeriggio incontrai Renee e le comunicai il mio avvenuto passaggio da Clarisse ad Isabella.
Non ne rimase molto contenta, non le piaceva l'idea che la figlia sarebbe divenuta il nuovo capo della famiglia Dwight.
E, soprattutto, non le piaceva il fatto che, data la sua somiglianza con Katherine, le sarei stato accanto ventiquattro ore su ventiquattro.
Aveva paura che la figlia avrebbe fatto la sua stessa fine.
Comunque, mi suggerì, onde evitare pessime reazioni da parte della mia nuova padrona, di rivelarmi dopo il funerale della signora.
Cosi avrei fatto.
Tuttavia, nel frattempo, avrei vegliato su di lei nascosto nell'ombra.
Soprattutto durante il sonno, mentre lei era indifesa.
Così, giunta la notte, si presentò il problema su come entrare nella sua stanza (dato che non potevo passare dalla porta)
Decisi di tentare con le finestre del piano superiore, dato che persone si sarebbero disturbate ad installare delle serrature lì.
Attraversai il giardino e scalai la facciata della casa in mezzo secondo.
Dondolando appeso al cornicione sopra la finestra con una mano, provai con la finestra.
Non era bloccata, sebbene inceppata perché non veniva aperta da lungo tempo, ma non riuscii ad entrare.
Non ero stato invitato, ma potevo comunque vederne l'interno.
Ciò non toglieva che non mi era concesso guardarla.
Potevo guardarla dormire nel suo piccolo letto singolo, con le coperte sul pavimento e le lenzuola attorcigliate alle gambe.
Mentre la osservavo, si contrasse irrequieta e scaraventò un braccio al di sopra della testa.
-Stupida oca!-
La curiosità si scatenò, rimpiazzando momentaneamente l'astio che provavo verso di lei.
Si mosse nuovamente e si girò da un lato, sbuffando.
-Meglio sola che con un ammasso di cretini!-
No, Isabella...
non sapete quanto vi sbagliate pensai Meglio morti che soli...
La guardai dormire, pensando e pianificando, finché non spuntò il sole e non arrivò il suono della sveglia

***


Dopo averla pedinata, sotto forma di corvo, per il resto della giornata, stavo solo aspettando il momento giusto per rivelarmi.
Data la pesantezza di quel giorno, con il funerale e tutto il resto, Isabella si ritirò in una delle tante stanze di villa Dwight.
Io mi trovavo appollaiato sulla veranda.
Ad un certo punto mi notò, ma distolse subito lo sguardo.
Liberò la sua matassa di capelli castani da quell'insolito chignon, scuotendo la testa per metterli apposto.
Fece anche per liberarsi dal vestito, ma, evidentemente disturbata dalla mia forma di corvo, si avvicinò per chiudere la finestra.
Con un gesto della mano mi fece scappare, mi voleva fuori dai piedi.
Tuttavia io, con la mia velocità, le comparii da dietro le spalle, riprendendo la forma umana, aspettando di essere notato.
Così accadde quando si girò.
Sgranò gli occhi e mi guardò bieca, più arrabbiata che sorpresa dal fatto che uno sconosciuto le si trovava a pochi centimetri dalla faccia.
Le sue labbra avevano l’aria di essere molto morbide e calde...era così giovane, piena di vita...terribile pensare che sarebbe invecchiata.
Ma non era un mio problema, non mi tangeva affatto.
Mi feci scappare un ghigno, piacevolmente sorpreso dall'intensità dell'indignazione che mi mostrava.
-Chi siete??Come avete fatto ad entrare??-
Come da rituale,
m'inginocchiai davanti a lei, portandomi il pugno della mano destra al petto, in segno di sottomissione.
Quello che successe dopo, cioè scoppiarmi a ridere in faccia, non mi era mai successo in trecento anni di schiavitù.
-Senti. Edward?Oggi c'è stato il funerale di mia nonna e non ho la benché minima intenzione di farmi prendere in giro, chiaro?-
Non mi credeva!
Non avendo tutti questi grandissimi contatti con il mondo esterno, avevo dimenticato che giovani d'oggi non credono in nulla...
Mi ritenni, a dir la verità, alquanto offeso nella mia dignità di creatura paranormale.
-Non sto scherzando, padrona...-
Non mi aspettai , shockata Isabella ancora di più per la mia insistenza, di esser preso per la mano e trascinato a forza per il corridoio.
Notai che c’erano delle sbucciature superficiali, appena rimarginate, che le attraversavano il palmo.
Si era fatta male?
Considerai la posizione, e decisi che doveva essere inciampata.
Si, sentivo dolore anch'io.
Quantunque non fosse con ogni evidenza una ferita grave, mi disturbava ugualmente.
Mi disturbava più il fatto che sarei stato costretto a farmi carico del suo dolore, avendo intuito la sua inclinazione nel farsi male.
Incredibile, non mi credette nemmeno quando si fece dare spiegazioni dal nonno! Con tutto il diario di famiglia!
-Edward, puoi camminare sul soffitto di questa stanza?Tipo Spiderman, hai presente?-
Mi stavo alterando, non mi sentivo preso sul serio!
Sopportare Isabella Swan sarebbe stata un'impresa ardua, quasi impossibile da compiere se avesse continuato con richieste del genere.
La mia mente si rifiutò, ma, al pulsare doloroso del tatuaggio sul polso,  fui costretto ad assecondare i desideri della mia padrona.
Sbiancò.
Finalmente aveva ceduto!
-Fammi capire...lui è una specie di genio della lampada con i canini?Me lo dovrò portare sempre appresso?Non c'è modo per liberarlo?-
Parlava di me come se le pesasse avere un servitore!Come se fossi io, il peso!
Non capiva?Non immaginava che probabilmente (molto probabilmente) era lei ad essere un peso per la mia dannata esistenza?
Rasentava quasi la stupidità: secondo lei, in tutti questi anni, io che diavolo avevo fatto?Pettinato le bambole!Stupida umana.
Certo che non c'era nessun modo per liberarmi! Avrei voluto fosse possibile con tutto il mio cuoricino dannato!
-Se ci fosse un modo...non credete che me ne starei già a spasso?Mi dispiace per la situazione che si è creata, è nuova anche per me...-
Sebbene avesse alzato un sopracciglio, sembrava volesse darmi ragione.
-...ma il mio compito è di proteggervi sempre.Quindi si, temo che dovrò rimanere con voi...fino alla vostra morte.-
Abbassò lo sguardo, rassegnata, ed uscì dallo studio del signor Dwight una volta congedatasi da lui.
Io fui costretto a seguirla fino ad un suo nuovo ordine.
Non appena imboccò per il corridoio, si ritrovò a faccia a faccia con la zia Carmen e la figlia-oca diciottenne, Tanya.
NON CI POSSO CREDERE!IL BAJANG DELLA NOSTRA NOBILE FAMIGLIA PASSATO A QUEST'INSULSA MEZZO-SANGUE!
La primogenita di Clarisse aveva sempre sperato in Tanya, essendo lei la prima in ordine di nascita.
-TU!Piccola sciatta!Non è possibile che Clarisse abbia lasciato il Bajang a te!Tu non sei nessuno per la famiglia Dwight!-
Ci aveva sperato anche la figlia.
Essere il padrone di uno come me...beh, era un vantaggio alquanto irrinunciabile.
Molti si chiedevano come mai la famiglia Dwight fosse così smisuratamente ricca...tuttavia solo io sapevo il perché.
Nel corso degli anni, le mie padrone mi avevano usato in ogni modo possibile per aumentare le loro ricchezze (furti, omicidi, rapimenti...)
Essere il mio padrone significava entrare in possesso di tutto quei beni accumulati in trecento anni.
E, semplicemente, le due prime nipoti si sarebbero uccise pure di averli.
Ma ,chissà per quale arcana ragione, la defunta signora aveva preferito la giovane Isabella.
I pensieri della giovane bionda si stavano facendo sempre più accesi dalla rabbia.
Pensai persino di intervenire per sedarla, ma la mia padrona mi precedette.
-Rosicare vi fa male. Lasciatemi passare, ho ben altro da fare che perdere tempo con le oche. Sapete, potrebbe venirmi la toxoplasmosi...-
Non potevo dire che non sapesse difendersi da sola, con le parole...aveva una lingua piuttosto tagliente.
Poteva assomigliare fisicamente a Katherine, ma il carattere era completamente diverso.
Isabella Swan era una micetta che nascondeva la forza di una tigre.
Ma, caratteri come questo, potevano facilmente urtare la sensibilità altrui fino a portare i nervi sull'orlo del collasso.
Ecco perché Tanya tentò quasi di venire alle mani.
Tentò.
Mi parai davanti alla mia signora, mostrando le zanne e ringhiando come segno d'avvertimento.
Nessuno, tra quelli che (senza il suo permesso) l'avrebbero toccata anche con un solo dito...beh, nessuno avrebbe rivisto l'aurora.
-Non schiacciate una mosca sulla testa di una tigre...vi consiglio caldamente di lasciarla stare.-
Detto questo, le vidi scappare a gambe levate.
Così, la prossima volta, ci avrebbero pensato sue volte prima di importunarla.
La sentii ridacchiare e, incuriosito, le chiesi se era tutto apposto.
Annuì e sbadigliò sonoramente, tanto era visibilmente stanca.
Arrivati davanti alla sua stanza, le aprii la porta, per farla entrare, e lei mi ringraziò per il gesto e per aver preso le sue difese.
Non mi era mai capitato che una padrona mi ringraziasse per qualcosa, si limitavano solo a comandare.
-Dovere, padrona.-
Si sedette sul letto, scalciando con i piedi per togliersi le scarpe, e mi disse che non dovevo chiamarla "padrona" o con nomi del genere.
-E come desidera essere chiamata?-
-Bella basta...se, per favore, potresti anche darmi del tu...beh, ci sentiremmo meglio entrambi...-
Non era capitato nemmeno che mi chiedessero di non dare del voi, figuriamoci di chiedere per favore!
Sebbene mi avesse piacevolmente sorpreso, ancora non potevo fare a meno di guardarla e di non provare astio nei suoi confronti.
E come evitarlo?
-Vado a cambiarmi...tu mettiti comodo, non stare lì impalato!-
Per me era uguale, ma, dato l'imperativo, dovetti sedermi su di una poltrona.
Quando Isabella tornò, indossava una lunga camicia da notte bianca (che, a parer mio, lasciava vagare troppo l'immaginazione di un uomo)
-Si, lo so. E' orribile...?-
Fece per andare a coricarsi a letto, ma s'arresto subito.
-Ma a te da fastidio se io ti parlo così?Se ti do confidenza?Voglio dire...visto che non mi sopporti...-
Almeno una cosa le era chiara.
E, comunque, si...mi creava problemi.
Non dovevo affezionarmi ai mortali, o la delusione per la loro inevitabile morte sarebbe stata troppo grande.
Si resiste a star soli finché qualcuno soffre di non averci con sé, mentre la vera solitudine è una cella intollerabile.
Io ero solo, non abituato a nessun tipo di sentimento (sia provato che esserne l'oggetto) .
Uno schiavo è solo.
-Con me puoi fare quello che vuoi, quello che penso io non ha importanza.-
-Io sono della scuola "la schiavitù in America è stata abolita da Lincoln" quindi, visto che mi hai detto che non c'è modo per liberarti,
vorrei almeno provare a renderci la convivenza meno infelice. O no? Non mi piace seguire gli ordini e non mi piace nemmeno impartirli.
Quindi, quello che pensi ha importanza...non voglio che tu sia mio schiavo, ok? Visto che siamo costretti a convivere, possiamo essere amici?
O, almeno, tentiamo di non scannarci e non scambiarci occhiatacce del tipo "si, faccio quello che vuoi, ma voglio vederti morta".-
Questo lunghissimo periodo lo aveva sparato tutto in un fiato, mi stupii di quanta aria tenesse nei polmoni.
Il suo discorso era tanto lungo quanto sensato.
Potevo porre rimedio all'esternare il mio malcontento, ma, purtroppo non potevamo essere "amici"
L'amicizia è stabilita tra due persone in uno stesso livello.
Bella era in un gradino sopra.
Io in quello sotto.
Tra noi due non poteva esserci amicizia.
-Potrei provarci, si.-
Fece un sospirone, soddisfatta e se ne andò a letto, rimboccandosi le coperte fino alle spalle.
Allora decisi di stuzzicarla, rispondendole alla domanda di prima.
-Per inciso...la camicia da notte non è affatto orribile.-



Bella's Pov:


-Non devi chiamarmi padrona, è squallido!-
Mi faceva sentire una persona orribile, come uno di quei mercanti arabi che rapivano la gente e la vendevano come schiavi.
-E come desidera essere chiamata?-
Lo vidi stringere i denti: evidentemente non mi poteva vedere ed una mia eventuale morte gli avrebbe fatto veramente piacere.
Da un lato mi faceva terribilmente pena, ma dall'altro non potevo nemmeno permettergli di avere quell'atteggiamento.
M'infastidiva, mi faceva sempre pensare che, se non lo avessi sempre tenuto d'occhio, avrebbe potuto freddarmi per l'odio che aveva.
-Bella basta...se, per favore, potresti anche darmi del tu...beh, ci sentiremmo meglio entrambi...-
Lo vidi sorpreso per un attimo, ma poi tornò con la sua solita espressione accigliata.
Sbuffai.
-Vado a cambiarmi...tu mettiti comodo, non stare lì impalato!-
Mi lavai in fretta -non volevo lasciare quel tipo da solo- e mi misi l'unica camicia da notte che mi ero portata da casa.
Lo trovai seduto su di una poltrona di pelle nera e non potei fare a meno di pensare che, circondato da quel colore, faceva più paura.
E non potevo nemmeno non pensare a quanto fosse innaturalmente bello.
Farfugliai piano qualcosa, per non farmi sentire.
Poi, nel caos che regnava nella mia testa, si fece largo un pensiero.
Edward, il vampiro, benché mi odiasse a morte (a giudicare dalle sue occhiate) sarebbe stato costretto a servirmi per sempre.
E chi mi assicurava che non si sarebbe ammutinato o qualcosa del genere?
Meglio chiarire subito, pensai.
-Ma a te da fastidio se io ti parlo così?Se ti do confidenza?Voglio dire...visto che non mi sopporti...-
Fece un sorriso amaro, segno che avevo ragione.
-Con me puoi fare quello che vuoi, quello che penso io non ha importanza.-
Ma poteva esserci un qualsiasi tipo di confronto con questo ragaz...ehm...quest'esser...si, insomma! Con Edward?
-Io sono della scuola "la schiavitù in America è stata abolita da Lincoln" quindi, visto che mi hai detto che non c'è modo per liberarti,
vorrei almeno provare a renderci la convivenza meno infelice. O no? Non mi piace seguire gli ordini e non mi piace nemmeno impartirli.
Quindi, quello che pensi ha importanza e non voglio che tu sia mio schiavo, ok? Visto che siamo costretti a convivere, possiamo essere amici?
O, almeno, tentiamo di non scannarci e non scambiarci occhiatacce del tipo "si, faccio quello che vuoi, ma voglio vederti morta".-
Tutto quello che dissi in un fiato corrispondeva completamente ai miei effettivi pensieri.
Parve esitare un attimo, immerso nei suoi pensieri, poi fece un cenno con la testa.
-Potrei provarci, si.-
Sospirai, sollevata per il parziale successo ottenuto, ed andai a letto perché ero stanca morta.
Proprio nel momento in cui stavo per spegnere la luce, Edward fece dei commenti sulla mia camicia da notte.
Aveva sentito i miei farfugli, prima!
Cambiai idea: per quella notte sarebbe stato meglio dormire con la luce accesa.
Sapevo benissimo che non cambiava nulla...però non potevo proprio fare a meno di sentirmi un po' più al sicuro.

***

Mi svegliai ,la mattina dopo, più stanca e spossata del giorno prima.
Sembrava che non avessi dormito neanche un'ora.
Sembrava che non avessi vissuto niente di quello che mi era successo nelle ultime ventiquattro ore, sembrava tutto un sogno.
Eppure quel bigliettino poggiato sul mio comodino, che la sera prima non c'era, sembrava abbastanza reale.
Lo presi tra le dita e tentai di leggerne il contenuto.
Ma la luce del giorno entrava prepotente nel mio campo visivo, dandomi qualche minuto per riacquistare la mia solita vista.
Un secondo...luce del giorno??????
Mi misi a sedere di scatto sul letto, per vedere se il vampiro stava ancora sulla sedia dove l'avevo lasciato il giorno prima.
Non c'era nulla!
-Merda!E' morto carbonizzato????-
Qualche secondo dopo mi ricordai che dovevo ancora leggere quel foglio di carta.


Sono andato a caccia, conto di tornare per il Vostro risveglio.
State attenta.


Con la luce del giorno ed il rischio di rimanere polverizzato?
Ah, il "mio" vampiro era diurno...niente falò.
-A caccia?-
Era appena andato ad ammazzare un innocuo escursionista del monte Reiner? Ah, no... il Bajang non può nutrirsi di umani...
Notai che c'era una grandissima crepa, sulla parete davanti a me, ma non ci feci caso più di tanto.
Sicuramente c'era già...
Andai a rendermi umana, corsi immediatamente al bagno.
Non appena mi specchiai, a momenti mi prese un colpo e finii con il posteriore schiantato a terra.
I miei denti erano più bianchi e affilati ed i riflessi dei miei capelli sembravano più rossicci e molto più vivi del solito.
Persino i miei occhi erano più vivi.
Sembravo la pubblicità di una buona igiene personale o di qualche crema miracolosa contro la sindrome del brutto anatroccolo.
Mi misi in piedi e mi diedi una decenza fisica e morale.
Se non altro, la luce del sole non mi faceva male agli occhi e non provavo il pressante desiderio di dissanguare qualcuno.
Quindi non mi stavo trasformando anch'io in un vampiro.
Ero diventata una sorta di umano incantato?
Corsi subito da mio nonno, che trovai intento a leggere un libro nell'enorme salone, e gli chiesi se potevo avere quel diario di famiglia.
Dovevo sapere il più possibile della disgrazia che mi era capitata e quali potessero essere le cause del mio leggero cambiamento fisico.
Speravo che contenesse qualche tipo di cavolata che mi aiutasse a tenere a bada il pipistrello.
Il vecchio Dwight mi squadrò da cima a fondo, come se avesse voluto cercare chissà cosa, poi tornò a parlarmi.
-Ti devo rendere conto di alcune cose, come futuro capo di questa famiglia...-
Ed incominciò a parlarmi di tutti quei possedimenti  e tutte le attività dei Dwight che non mi tangevano minimamente, in quel momento.
Poi passò al ruolo che avevamo nella società...gli obblighi, le norme comportamentali...gli impegni mondani...le solite cavolate da ricchi.
Alle quali non avevo neanche la più minima intenzione di partecipare.
Il nonno, che sembrò quasi avermi letto nel pensiero, mi disse che, alcuni dei miei obblighi, non erano così noiosi come credevo.
Poi usò l'arma  "ma la tua defunta nonna ci teneva cosi tanto che tu entrassi in società...ne sarebbe orgogliosa..."
Arma che mi piegò.
Magari non sarebbe stato cosi male...
Poi gli rammentai che gli avevo chiesto se potevo avere quel diario delle mie antenate.
-Certo, è tuo...terzo cassetto a destra della mia scrivania.-
-Grazie.-
Presi quel diario ed andai a leggerlo con tutta calma in una panchina del giardino, in un posto isolato dove non potevo esser notata.
Allora scoprii che il mio fisico era cambiato in conseguenza alla mia convivenza forzata con quel demone di famiglia.
I miei sensi, secondo quanto scriveva una mia antenata, si sarebbero acuiti con il passare del tempo.
La vecchia strega ungherese, quella che aveva lanciato la maledizione, consigliava di procurarsi qualcosa con della verbena.
A quanto pareva, quell'erba aveva il potere, se Edward avesse tentato di incantarmi, di vanificare ogni suo sforzo.
Questa nota la misi nella lista delle cose da fare.
Mi ero letteralmente persa nella lettura di quel diario, tanto da non avvertire la presenza di qualcuno.
Alzai gli occhi ed incontrai quelli del vampiro.
-Scusate il ritardo, la colazione continuava a scapparmi…-
Si era cambiato, ma i vestiti rimanevano comunque di uno stile non adatto ai tempi correnti.
Stavo sbagliando, o sembrava più pallido e stanco del giorno prima?
Teneva le braccia dietro la schiena, sembrava quasi che stesse aspettando qualcosa.
-Ma tu dormi?-
-Potrei anche farne a meno...ma, se mi sento di farlo, lo faccio di giorno...di notte avete assolutissimamente bisogno di protezione.-
Detto questo, tra noi piombò un silenzio a dir poco imbarazzante...almeno per me.
Secondo la mia opinione, lui avrebbe fatto volentieri a meno di rivolgermi la parola o di cercare la mia compagnia.
Lo dimostrava il fatto che si trovava ad una distanza di sicurezza ed aveva la mascella serrata.
Parlando di compagnia...uno dei tanti cani da guardia della villa, il dobermann Donovan, tutto ad un tratto si avvicinò alla mia panchina.
Sicuramente voleva che io giocassi con lui, ma io non ero proprio dell'umore adatto a corrergli appresso.
Così tornai al mio libro.
Gli diedi la mia attenzioni per pochi secondi perché, forse per ripicca, il cane mi rubò la sciarpa che avevo posato accanto a me.
E tentò di darsela a gambe, mentre io tentai di acchiapparlo e di salvare quello che mi aveva rubato.
Lo rincorsi per tutto il giardino.
Alla fine si stancò anche lui ed incominciò a rallentare.
Così ne approfittai per buttarmi di colpo su di lui, acchiapparlo e riprendermi la mia adorata sciarpa bianca.
Tuttavia il reietto aspettò all'ultimo minuto, per spostarsi, facendomi quasi schiantare a terra.
Quasi, perché Edward, fino ad allora muto ed immobile a metri e metri di distanza, mi sorresse e mi impedì di cadere rovinosamente.
Cosi mi ritrovai aggrappata al suo petto.
Era gelido come la morte, persino con tutta la massa di vestiti a coprirgli la pelle.
Eppure io avevo caldo.
Mi allontanò immediatamente e si allontanò di qualche passo come per paura di contrarre chissà quale morbo.
Niente, la sua espressione era amorfa come al solito.
Ed il cagnaccio e la mia sciarpa erano andati.
Ad un certo punto ricevetti la chiamata di Renee (chiamata preceduta da altre tre senza risposta)
-Bella dove sei?Forza, dobbiamo tornare a casa, Charlie ci aspetta!-
Sbuffai ed incominciai ad avviarmi, con Edward che camminava al mio fianco (sempre mantenendo una distanza di sicurezza)
Sentivo solo il suo mantello strusciare delicatamente sui fili d'erba: il suo muoversi era cosi silenzioso che non faceva altri rumori.
Non appena scorsi in lontananza la macchina di mia madre, mi venne naturale chiedere consiglio al vampiro.
-Come si fa adesso?Non posso dire di te a mio padre, mi prenderebbe per pazza...-
E mi avrebbe spedito in un centro di igiene mentale di Seattle.
Senza contare che non potevo affatto lasciarlo a dormire all'addiaccio (o stare sveglio o qualsiasi cosa volesse fare)
Tenendo all'oscuro mio padre, l'ispettore capo della polizia di Forks, avrei resistito si e no una settimana.
-Vi osserverò da lontano, non si accorgerà di me.-
Ci pensai su.
-Per ora starai da me...poi vedremo di trovare una situazione.-
Non mi sentivo sicura, per quanto fosse una sottospecie di mia guardia del corpo con i canini, con lui in giro per casa.
Prima di incontrare Renee, mi girai per chiedergli altro, ma si era volatilizzato.

***

In una serata avevo finito di leggere quel libro sul demone ed avevo imparato tutto quello che mi sarebbe servito per affrontare la cosa.
Poi lo lasciai perdere e presi un altro diario, il mio.
Ero del tutto intenzionata a scrivere quello che mi era successo in quei due giorni, ma venni interrotta da un gracchio di un animale.
Andai a vedere di che volatile si trattava...
Un volatile di nessun genere, trovai il vampiro di famiglia aggrappato al davanzale.
Aprii la finestra e gli chiesi che diavolo stesse facendo.
-Devo sorvegliarvi.-
Lasciai la finestra aperta, per farlo entrare, e tornai a sedermi sul letto.
Tuttavia Edward non entrò in camera e non si mosse di un centimetro, rimase lì ad aspettare.
-Beh?-
-Mi devi invitare.-
-Stai scherzando, vero?-
Roteò gli occhi, annoiato, e mi rivolse uno sguardo bieco.
Allora, ormai annoiata anch'io, lo guardai allo stesso modo ed assunsi un  farse melodrammatico.
-Oh Edward, ti andrebbe di entrare?-
Così fece e si premurò di chiudere la finestra senza sfasciarla.
Tentai di tornare al mio diario, incominciando a scrivere almeno la data, quando mi fermai a vedere cosa stesse facendo lui.
Per un attimo, quando lo vidi annusare l'aria e sfoderare un sorriso malefico, ebbi seriamente paura per la mia incolumità.
Poi mi tranquillizzai: avevo aggiunto all'acqua del bagno qualche goccia di estratto di verbena.
Potevo stare sicura che non mi avrebbe incantato o chissà cos'altro.
Stava studiando con attenzione la mia camera, come se si stesse facendo una mappa mentale per non perdere le cose.
Indugiò parecchio sui libri, sulle foto e sui cd e sulle apparecchiature elettroniche (alle quali aveva rivolto uno sguardo curioso).
Il mio tentativo di scrivere andò in un posto ignoto.
Edward aveva catturato la mia attenzione.
-Posso chiederti una cosa?-
Ed io attirai la sua.
-Tutto quello che desiderate.-
-Vuoi raccontarmi di te e della tua specie?Si...ormai dovrei saperne abbastanza...ma vorrei chiacchierare un po' con te...-
Acconsentì di parlarmi di altri vampiri esistenti, con un piccolo cenno del capo, ma si rifiutò categoricamente di parlare di se stesso.
Poi, prima di raccontare, mi chiese se poteva ardire di domandarmi se potevo dirgli qualcosa di me.
-...Se so tante cose, su di voi, potrò evitare di infastidirla con degli atteggiamenti che non condividete...-
-Ti avviso...la mia è una storia breve, piatta e noiosa, rispetto alla tua...prima tu.-





*Notare che Edd si rifiuta di parlare di sé solo perché Bella gliel'ha semplicemente chiesto, non ordinato.



PS: Sto ripostando la storia mettendo cinque capitoli alla volta.
Così, in quattro aggiornamenti, torneremo al punto di prima...grazie mille per la vostra comprensione!
Ringraziate gli assistenti amministratori di Efp che mi hanno recuperato tutta la fic!!!!



  
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