Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: pachelbel90    30/08/2010    3 recensioni
"La verità è che mi mancava qualcuno con cui scherzare e giocare, come facevo da piccola.[...]Avevo bisogno di Jacob Balck. Il mio Jacob, il mio lupo rossiccio. Da quanto tempo non lo vedevo? Da mesi ormai." Cosa succederebbe se Nessie fosse stata tenuta separata da Jake per qualche mese? E se tornasse solo lei a Forks?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO TRE: PREPARATIVI

 

Ma cos’è stato? Pensai preoccupata.

Guardai Bella e le dissi:

“Mamma ho sentito un tonfo! È caduta la linea?”

Mia madre si trovava vicino alla finestra: stava guardando fuori, probabilmente alla ricerca di Edward. Chissà quanto le faceva male tutto questo? Se da un lato voleva soddisfare le mie richieste, e poiché lo aveva fatto aveva litigato con Edward, suo marito, il suo compagno che amava più di ogni altra cosa, dall’altro il desiderio di proteggermi era forte in lei e combaciava proprio con quello di papà.

Mi sentivo un verme.

Nonostante tutto mia mamma corse preoccupata verso di me e mi disse:

“Non so tesoro, prova a passarmi un attimo il telefono.”

Quando glielo passai feci in modo che le nostre mani si sfiorassero, così le comunicai ciò che stavo pensando. Lei mi guardò di sottecchi, sbuffò, ma non disse niente.

Preso il telefono in mano se lo portò vicino alle orecchie e disse:

“Pronto, papà. Sono Bella. Papà? Ci sei? Papà, rispondi!!”

Ma dov’era finito il nonno? Mi stavo preoccupando. Cominciai a rosicchiarmi le unghie.

Ad un certo punto dall’altro capo del filo sentii distintamente il nonno parlare.

“Pronto Nessie”

“No, papà, sono Bella. Che ti è successo, stai bene?”

“Scusa. È che…ecco…sono svenuto.”

Bella sorrise, mi lanciò un’occhiata e continuò:

“Ma stai bene? Perché sei svenuto?”

“Oh Bella, non sto tanto bene! È solo questo!”

“Mmm. Non stai bene…papà, sei proprio come me! Incapace di dire bugie.”

“Ok, ok lo ammetto. Mi sono emozionato. Scusa Bella, ma lo sai da quanto tempo è che non vi sento e non vi vedo? E poi la voce di Renesmee mi è sembrata così grande…”

Immagina allora quando mi vedrai pensai.

“Lo so papà. E mi dispiace tantissimo se sono sparita negli ultimi due anni. È che meno ci senti meglio è per te credimi.”

“Lo so piccola. Lo so. È solo che mi manchi terribilmente. E mi manca anche la mia piccola nipotina.”

“Ehm, papà, Nessie, non è più tanto piccola. In effetti è cresciuta molto. Te ne accorgerai quando la vedrai! Ora te la passo. Ha un favore da chiederti! Ciao papà. Ti voglio bene.”

“Anche io ti voglio bene, ma aspetta un attimo Bells, non capisco…”

Ma intanto ormai mia mamma mi aveva passato il telefono e le domande di Charlie non ottennero risposta.

Presi il telefono in mano e risposi:

“Pronto nonno. Stai bene? Mi hai fatta preoccupare!”

Mi sentii dire dall’altro capo del filo:

“Ciao piccola Nessie! Sì, sì sto bene. È solo che non mi aspettavo una vostra chiamata e nell’agitazione…sono caduto. E poi a dirla tutta avevo pensato al peggio.”

“Al peggio cosa, nonno? Pensavi ci fosse successo qualcosa? Che fosse successo qualcosa alla mamma?”

“Beh ecco, mi sento uno scemo, ma sì. Anche se dovrei ricordare che non vi può capitare granchè…una delle cose che Jacob ha detto tempo fa e che ho voluto dimenticare.”

Lo immaginai dall’altro capo del filo rabbrividire al ricordo della trasformazione di Jake in lupo davanti a lui. Il mio lupo aveva deciso di rivelare la sua vera natura, e quella del resto del branco, a mio nonno, di modo che noi Cullen non dovessimo andarcene per evitare preoccupazione e sofferenza a Charlie. Il suo sacrificio non era servito a niente purtroppo.

Il ricordo di Jake era così vivido in me che quasi non sentii le parole che mio nonno stava dicendo.

“Allora Nessie, c’era qualcosa che volevi dirmi, o chiedermi? Tua madre ha detto qualcosa a proposito di una tua richiesta e soprattutto che dovrei vederti… Non capisco, sono abbastanza confuso.”

Aspettai che finisse e gli risposi:

“Sì nonno in effetti avrei un favore da chiederti. Ecco, io vorrei tornare a Forks per studiare. Solo che gli altri non possono tornare, per ragioni che dovranno rimanere segrete. È meglio che tu…”

Charlie continuò, imitando a perfezione il tono di Bella:

“…non sappia troppo del nostro mondo. Sì, ho capito. E tu vorresti che io ti ospitassi, giusto?”

Bene, era arrivato subito al dunque. Mi sentii liberata da un peso, perché mi sarei vergognata un mondo a chiederglielo di persona. D’altronde non ero stata proprio una nipote modello fino ad allora… Non gli avevo neanche fatto gli auguri di compleanno gli ultimi due anni.

Però ripensandoci bene, ero stata una nipote modello in passato. Non mi ero mai cibata di lui, e questo è importante! Immaginai di avvicinarmi lentamente a lui, di insinuarmi vicino al suo collo e di affondare i miei canini nella sua giugulare…Aveva un buon odore dopotutto.

Mi vergognai immediatamente di quel pensiero.

Renesmee ammonii me stessa e continuai:

“Ecco nonno, è proprio questo che volevo chiederti. Ehm, non è un problema vero?”

“No piccola, certo che no! Anzi, per me sarebbe un grande piacere ospitarti; ne sarei davvero felice. Sai, da quando tua madre se n’è andata non mangio più tanto bene. Mi sa che mi ero abituato fin troppo bene alla sua cucina!”

Mi insospettii; da quanto sapevo lui e Sue Clearwater, la madre di Seth e Leah, si frequentavano. Decisi di indagare:

“Ma nonno, e Sue dov’è?”

Percepii il suo imbarazzo dall’altro lato del filo:

“Ecco Nessie, le cose tra me e Sue non vanno tanto bene; anzi non vanno bene per niente.”

Non mi sembrava felice di parlarne, ma tentai comunque:

“Ma perché? È successo qualcosa?”

“Ma no Nessie, niente di che. Preferirei non parlarne.”

Va beh ho capito, ci rinuncio pensai.

“Va bene nonno. Anzi scusami tu se sono stata troppo insistente.”

“Tranquilla piccola, è tutto a posto.” Dopo un sospiro decise saggiamente di cambiare argomento “Allora, quando hai intenzione di venire?”

“Ecco, dato che oggi è il 30 agosto e la scuola comincia fra meno di due settimane pensavo di partire fra un paio di giorni. Così arrivo un po’ prima dell’inizio della scuola e posso compilare tutti i moduli per l’iscrizione.”

“Sì per me va bene. Dimmi il giorno in cui mi devo far trovare all’aeroporto e sarò lì.”

Guardai la mamma, che naturalmente non si era persa una parola della conversazione tra me e Charlie e mimò con le labbra “due”.

Feci un cenno di assenso per dirle che avevo capito e risposi a Charlie:

“Il due settembre all’aeroporto. Ti farò sapere l’orario del volo, così potrai venire a prendermi.

Grazie mille nonno” dissi sincera.

“Figurati piccola! Non sarà stato facile convincerli immagino.”

Già, non lo poteva neanche immaginare: ero stata per quasi un mese rinchiusa in camera mia, e le uniche volte in cui uscivo ero guardata a vista da un terzetto di vampiri pronti a fermarmi in caso fossi scappata.

“No nonno, non è stato affatto facile. Anzi…”

“Tuo padre, Edward, come l’ha presa?”

Ecco, aveva toccato il tasto dolente;

“Non l’ha presa bene.” risposi triste.

“Immagino che non ti stia rivolgendo la parola.” disse il nonno, capendo al volo il mio stato d’animo. E poi esclamò:

“Quanto vorrei potergli mettere le mani addosso! Prima mia figlia, adesso mia nipote, che è anche sua figlia! Vorrei venire lì a dargli una lezione…se solo non mi incutesse così timore…”

Risi e dissi:

“Ma no nonno, non dire così. In fondo lo capisco che è preoccupato. Non sopporto questa situazione, ma si sistemerà tutto prima che io parta, stai tranquillo.”

“Va bene Nessie. Hai ragione tu, mi sono fatto trasportare dalla rabbia. È che non mi va di vederti triste.”

Oh, ma che nonno premuroso avevo! Ero proprio fortunata.

“Grazie nonno. Stai certo che appena arriverò a Forks starò subito meglio!”

“Va bene piccola, ci conto. Mi vuoi passare Bells per favore? Ho qualcosa da dirle.”

“Ok nonno. Ciao! E ancora grazie”

Sentii la sua risata mentre passavo il telefono alla mamma, e istantaneamente sorrisi anche io. Era stato così facile parlare con lui!

Sapevo che probabilmente Charlie stava parlando a mamma di papà, ma decisi che non volevo ascoltare. Che se la sbrigassero da soli!

Io volai su in camera mia.

Dentro c’era il disordine più totale, disordine che io stessa avevo creato nei miei momenti di rabbia che sostituivano l’apatia. L’apatia equivaleva a stare ferma immobile per ore, la rabbia invece significava distruggere tutto ciò che si trovava intorno a me. E se ciò che c’era intorno a me erano le mie cose…beh, ormai non c’era più niente da fare. Avevo salvato soltanto le fotografie nelle cornici e gli album. Per quanto riguardava il contenuto del mio armadio, non si era salvato niente, eccetto i vestiti che indossavo. Le piume dei cuscini che avevo strappato erano finite in più punti della stanza. La polvere si era depositata sui mobili, creando una specie di patina.

Decisi immediatamente di rimettere a posto tutto. Presi un sacchetto e smistai i miei vestiti. La pila alla mia destra, bassa e misera, erano i vestiti che si erano salvati dalla mia furia; quella alla mia sinistra invece cresceva a vista d’occhio.

Ad un certo punto sentii un veloce spostamento d’aria e mi girai. Davanti a me c’arano Bella e zia Rosalie che stavano raccogliendo, alla velocità di Superman, o meglio, dei vampiri, le piume dei miei cuscini. Nonna Esme invece stava pulendo il mio bagno. Sorrisi a tutte loro e le ringraziai; se loro mi avessero aiutato avrei finito di certo prima!

Mentre lavoravo pensavo al fatto che avrei dovuto vergognarmi del casino che avevo creato nella mia camera, e che avrei dovuto mettere a posto da sola. Sinceramente non avrei mai immaginato che, per ottenere qualcosa, mi sarei comportata in questo modo assurdo. Decisi che mai e poi mai mi sarei comportata così. Non avrei fatto più del male ai miei genitori e alle persone che mi volevano bene. Lo giurai, e sigillai questo piccolo patto con me stessa nel mio cuore.

Purtroppo non potevo sapere che da lì a un anno sarei stata costretta a infrangere la promessa che avevo appena fatto a me stessa.

 

Il giorno dopo mi svegliai circondata dal pulito. Le mie tre vampire mi avevano aiutata a pulire e avevamo impiegato meno di mezz’ora a finire tutto.

Mi alzai e andai in bagno. Mentre mi lavavo i denti mi domandai dove si fosse cacciata zia Alice. Lei di solito mi girava sempre intorno, e se c’era qualcosa da fare aiutava sempre. Boh, era un mistero! Anche perché, ripensandoci, non avevo nemmeno sentito il suo odore in casa ieri sera.

La risposta a questo mistero mi si parò davanti, non appena uscita dal bagno.

Alice era appollaiata sul mio letto; il suo sguardo era rivolto al grande armadio di legno, le ante aperte. Evidentemente stava guardando lo scempio che avevo fatto con i miei vestiti, la maggior parte dei quali erano suoi regali.

Arrossii violentemente, imbarazzata e in colpa, quando il suo sguardo si posò sul mio viso.

“Ciao” riuscii a pronunciare, timida.

“Umpf”

Oh mamma, è proprio arrabbiata, pensai. Dovevo rimediare.

“Scusa zia Alice! Scusami tanto. Solo che ero così arrabbiata che…” non mi lasciò nemmeno terminare la frase.

“Beh, vedo che almeno hai avuto la decenza di salvare dalla tua furia il copri-spalle di Prada…”mi guardò e arricciò il naso.

Quel copri spalle era il mio preferito, certo che l’avevo salvato! Era nero, con dei brillantini ricamati che formavano dei ghirigori lungo tutta la schiena; i lacci sul davanti che servivano per legarlo mi divertivano molto e mi davano nuove occasioni per testare le mie abilità di vampira con nodi sempre nuovi e arzigogolati. Purtroppo però ero così cresciuta che non lo mettevo più, lo conservavo solo per ricordo. Era un regalo di Jacob e zia Alice. Forse era anche quello il motivo per cui lo avevo salvato.

“Ma zia, che differenza fa? Intanto non posso più indossarlo! Non mi sta più.” dissi sconsolata.

“Non importa! Hai già compiuto fin troppi scempi, direi che almeno quello potevi evitarlo. E poi è un regalo mio e di Jake, sai che storie avrebbe fatto se fosse venuto a scoprirlo?”

“Già, ma per fortuna non l’ho distrutto! Allora zia, vuoi dirmi che ci fai nella mia stanza oppure l’unico motivo è sgridarmi per aver fatto a pezzi i vestiti? Perché guarda, non ce n’è bisogno, mi sento già in colpa così.” dissi tutto d’un fiato, e forse fui anche abbastanza brusca, perché la mia cara zia abbassò lo sguardo e si mordicchiò il labbro inferiore.

Oh cavolo pensai. Mi avvicinai a lei e l’abbracciai:

“Scusami zia! È che nonostante io abbia ottenuto ciò che volevo, mi sento in colpa per come l’ho ottenuto questo permesso e soprattutto per come stanno le cose con papà. Ma perché deve essere tutto sempre così difficile?”

Zia Alice si strinse a me e mi accarezzò i capelli dicendo:

“Oh nipotina mia, Edward non ti terrà il muso ancora per molto. L’ho visto! E per come hai ottenuto il permesso per andare, beh, non dovrei dirlo, ma nonostante tutto io avrei fatto lo stesso.”

Mi staccai e la guardai di sottecchi.

“A parte distruggere i miei vestiti è ovvio!” aggiunse. Riuscì a farmi ridere.

E poi continuò:

“Su, vestiti, andiamo a fare spese. Non so se hai notato, ma ieri sera non ero qui ad aiutarti a pulire e il motivo era quello” e indicò un plico di roba che prima non avevo visto, appoggiato sulla sedia davanti alla scrivania.

Mi avvicinai lentamente alla sedia e presi uno zaino tra le mani. Era di un bel verde brillante, con dei fiorellini piccoli e bianchi. Era pesante. Lo aprii per capire cosa ci fosse dentro; c’erano dei quaderni, due a righe e due a quadretti per la precisione, un portapenne con dentro tutto l’occorrente, ossia matite, penne, matite colorate, gomma e righello, e infine una piccola agenda con sopra disegnato un lupo che ululava alla luna.

Sorrisi vedendo l’immagine del lupo e pensando al mio amico lontano che fra pochi giorni avrei rivisto. Chiusi gli occhi e ricordai di quando correvamo insieme, nella foresta intorno a La Push, Jacob in forma di lupo e io sulla sua schiena, aggrappata forte alla sua pelliccia, secondo gli ordini suoi e della mamma. Le parole di zia Alice mi riportarono alla realtà.

“Ho pensato che ti sarebbe piaciuta” disse indicando con un cenno del capo l’agenda che stringevo tra le mani e che, senza accorgermene, avevo portato vicino al mio cuore.

Le sorrisi e dissi:

“Hai fatto bene. È bellissima; e anche tutto il resto.”

“Sono andata in una cartoleria giù in città e ho comprato tutto questo. E ora a proposito, preparati. Andiamo a fare compere con Bella.”

 A queste parole la mamma si materializzò vicino a me e mi cinse le spalle con un braccio.

“Ma perché? Che cosa devo comprare? Ho già tutto quello che mi occorre.”

“Tesoro, vorrei ricordarti che sei senza vestiti. E poi dobbiamo pensare a comprartene un po’ più grandi, dato che di sicuro crescerai ancora.” disse la mamma.

Già, non avevo pensato alla mia crescita accelerata. E se qualcuno si fosse insospettito? Avevo solo pensato alla somiglianza tra me e i miei genitori.

Mia madre disse:

“Lo so Renesmee. Hai capito adesso perché tuo padre è tanto preoccupato?” Evidentemente avevo di nuovo trasmesso alla mamma che cosa stavo pensando. Dovevo ricordarmi di stare più attenta con gli umani. Comunque la mamma continuò:

“Abbiamo chiesto a Carlisle, che ci ha assicurato che la tua crescita non sarà più tanto repentina. Crescerai un po’ più velocemente degli umani, ma non a ritmi notevolmente esagerati. Nessuno dovrebbe insospettirsi troppo.”

“Ok” dissi non troppo convinta.

Zia Alice disse:

“Dai, su, smettila di preoccuparti! Vestiti e fai in fretta.”

Mentre mi stavo infilando l’unico paio di jeans integri guardai la mamma e di colpo mi venne in mente una cosa.

“Mamma, ma tu vieni con noi?”

Di solito la mamma non veniva con me quando dovevo comprarmi dei vestiti per due motivi: il primo era che quando mi trovavo in pubblico con lei dimenticavo che dimostravamo pochi anni di differenza, e la chiamavo mamma. Dopo che una commessa ci ebbe guardate in modo strano sentendomi chiamare “mamma” una ragazza non tanto più grande, avevamo deciso di non rischiare più. E il secondo motivo era che di solito mi accompagnava zia Alice a comprare i vestiti, e la sua mania di vestirmi come una piccola principessa alla mamma non andava giù. Ma dato che io in primis volevo vestirmi così, Bella ci aveva almeno chiesto di non assistere alle nostre compere.

Guardai la mamma in attesa di una risposta, che prontamente arrivò.

“Sì Renesmee, verrò anch’io con voi questa volta. A Forks dovrai evitare di attirare troppo gli sguardi su di te, quindi non potrai vestirti come ti vesti di solito. Avrai bisogno di jeans, magliette e maglioni più pesanti, e di scarpe da ginnastica soprattutto. Alice ci accompagnerà solo perché non resiste a un negozio di vestiti, anche se si tratta di abiti semplici. Perciò, dato che siamo in argomento, ricordati di non chiamarmi mamma, ma Bella.”

Già, aveva ragione. Non potevo indossare a Forks ciò che ero abituata a indossare a casa. Mi sarei dovuta abituare a dei jeans molto più semplici di quelli che stavo indossando adesso, alle maglie e alle scarpe da ginnastica. Non pensavo di essere in grado di camminare con quelle robe addosso.

 

Tornammo a casa a pomeriggio inoltrato. Era già buio, anche se erano solo le cinque del pomeriggio. Domani sarebbe stato il mio ultimo giorno a casa. Nonostante fossi eccitata all’idea di andarmene, ero anche triste, perché avrei lasciato la mia famiglia, il clan di Denali incluso. Ormai li consideravo miei familiari, anche se non li chiamavo zii. Erano semplicemente di famiglia.

Entrai in camera e posai tutti i pacchetti contenenti i vestiti della nuova me. Mi ero comprata cinque paia di jeans, un pantalone nero, venti maglie a maniche lunghe, altre venti a maniche corte, sette maglioni, una tuta da ginnastica, dei pantaloncini e delle canotte per dormire e cinque paia di scarpe da ginnastica. Con quello che avevamo speso quel giorno avremmo potuto sfamare un villaggio africano di cento persone… Mi sentivo un po’ in colpa. Anzi no, tanto in colpa.

Mi misi a disfare i pacchetti. Intorno a me regnava il silenzio, fino a quando sentii distinte delle voci venire da sotto la finestra della mia stanza. Mi avvicinai a questa preoccupata, e sbirciai fuori. Ma sotto c’erano solo Carmen, Eleazar, Garrett, Kate e Tanya, in piedi intorno a un pacco e stavano discutendo. Aprii la finestra e dissi:

“Ehi, che fate laggiù?”

Si girarono tutti verso di me e Tanya disse:

“Ciao Renesmee. Allora, hai fatto tante compere?”

Mentre Tanya parlava, Kate e Garrett stavano cercando di nascondere quello strano pacco. Mi incuriosii. Volevo sapere che c’era dentro, così volai fuori dalla finestra e mi avvicinai a loro. Era normale che fossi curiosa! D’altronde avevo solo cinque anni! Beh no, quasi sei in effetti!

“Ehi mi dite che state facendo sotto la mia finestra? Cosa c’è dentro quel pacco?”

Kate disse:

“Oh no, ci hai scoperti! Ecco, noi volevamo farti una sorpresa. Volevamo posizionarti il regalo sul davanzale della tua finestra, però non ci siamo riusciti. Pensavamo stessi via più a lungo.”

“Eh sì, vi ho scoperti!” sorrisi e scoprii i miei canini. “Allora, mi dite cosa c’è in quel pacco? Sono curiosa” mi giustificai, rendendomi conto che forse ero stata un po’ sgarbata.

Carmen rise e mi abbracciò.

“Ma certo piccola vampira viziata! Garrett, portale il pacco.”

Garrett mi portò il pacco, che scartai a velocità vampiresca e con il sorriso sulle labbra. Ero davvero tanto curiosa.

Dentro il pacco c’era un pc. Un Vaio rosa per la precisione.

Rimasi di stucco. Avevo un computer tutto per me. Non potevo crederci! Abbracciai la persona più vicina a me, cioè Eleazar, e poi corsi ad abbracciare tutti gli altri, ringraziandoli per il fantastico regalo.

Rientrai in casa seguita a ruota da loro e trovai i Cullen, a parte papà, seduti in salotto.

Mostrai il computer. Carlisle si avvicinò a Tanya dicendo:

“Non avreste dovuto, è un regalo così costoso.”

“Carlisle lo sai benissimo che i soldi non sono un problema. Volevamo fare un bel regalo a Nessie, per dimostrarle che ci mancherà e per rimanere in contatto, e non solo con noi, ma anche con voi. Abbiamo pensato di unire l’utile al dilettevole. E poi alla piccola è piaciuto.”

La mamma si alzò e andò ad abbracciare Tanya, ringraziandola.

Zio Emmett si alzò improvvisamente in piedi dicendo:

“Allora possiamo darle anche noi il nostro regalo! Ti prego Bella, glielo diamo adesso?”

Bella si mise a ridere e disse:

“Va bene Emmett, se ci tieni a darglielo ora…”

Emmett fece un ghigno e in meno di un nanosecondo era volato su per le scale, dritto in camera sua, ed era subito tornato in salotto, tendendomi una cornice d’argento.

Incuriosita la afferrai e guardai la foto. Eravamo noi Cullen, il Natale precedente. Io ero al centro, circondata da mamma e papà, Alice era seduta per terra davanti ai miei piedi, abbracciata a Jasper, vicino alla mamma c’erano Rosalie ed Emmett, vicino a papà Carlisle ed Esme. Eravamo tutti felici. Vederci così mi fece sorridere, e quasi piansi. Ora che dovevo partire…non volevo farlo. Volevo restare a casa con la mia famiglia. Ma ormai era tutto pronto e sapevo che ora stavo pensando certe cose solo perché mi sarebbero mancati immensamente.

Alzai lo sguardo, lucido, su di loro e dissi semplicemente:

“Grazie a tutti.”

Bella si avvicinò a me e mi strinse; non appena anche io la strinsi tutti si fiondarono addosso a noi e facemmo un bell’abbraccio di gruppo. In quel momento ero felice. Ma c’era una parte di me che voleva urlare e piangere.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: pachelbel90