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Autore: Pazze_Maniache    20/10/2005    3 recensioni
Una storia piena di spade, proiettili e -perché no? - bei fusti che s'abbracciano a belle fanciulle! Questo è il racconto che è uscito dal nostro gdr, e speriamo vivamente che vi piaccia!
La storia si svolge dieci anni dopo l'ipotetico happy end di One Piece, con nuovi personaggi, nuovi nemici, nuovi amori.
Personaggi e situazioni sono tutti inventati. La pazzia è vera.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lasciate ch’io canti una canzone, lasciate che dolci note raccontino questa storia! Storia di destini che s’intrecciano, s’aggrovigliano in una matassa ormai divenuta inesplicabile. Ma non per me.
Immaginate, miei attenti ascoltatori, immaginate! Cosa immaginate?
Una nave. E il suo improvvisato equipaggio.
Lasciatevi ammaliare! Io sono il Cantastorie: il mio compito, la mia missione, la mia vita è narrare!
La prima parte dell’avventura, purtroppo o, chi lo sa?, per fortuna, sarà suddivisa in piccoli, amabili flash! Flash dei nostri eroi non ancora uniti dalla bella, elegante Black Rose.
Ma non perdete la pazienza, ed anzi amateli: amate ogni loro pregio e difetto, e non vi pentirete dell’avventura in cui vi state tuffando!
Or ora con un inchino, io m’appresto al racconto…


Il porto era animato come sempre, gente che camminava frettolosamente con pesanti pacchi in spalla, pescatori che scaricavano il pesce catturato durante la mattina, pirati e viaggiatori che finivano i preparativi per poter salpare.
Lungo il molo erano ormeggiate navi enormi e preziose che si affiancavano a imbarcazioni più modeste probabilmente appartenenti a gente del luogo.
Una nave però sembrava abbandonata.
Nessuna persona che salisse o scendesse da essa, le vele accuratamente piegate e gli scuroni dei finestrini delle cabine superiori chiusi
Molti si avvicinavano per poi allontanarsi borbottando o ridacchiando.
A destare tanto interesse verso quella nave abbandonata era un foglio attaccato a un cartello proprio davanti alla nave.
Un foglio che invitava a far parte di una ciurma e a prendere il mare con quella imbarcazione!
Nessuno sembrava voler prendere in considerazione quella proposta. Non si sapeva nemmeno chi o cosa aveva frettolosamente scritto quel messaggio: poteva trattarsi di una trappola; una trappola mortale dalla quale sarebbe stato impossibile uscirne tutti d’un pezzo. Chi mai avrebbe dato a perfetti sconosciuti una nave del genere?
Doveva esserci per forza sotto qualcosa…

Niry
Una ragazzina dalle trecce castane stava passeggiando lungo le vie della cittadina trascinandosi dietro un pesante bagaglio. Si guardava attorno osservando attentamente le costruzioni, le case e gli abitanti di quel luogo. Non aveva mai viaggiato in vita sua e tutto ciò che sapeva del mondo, della sua storia ,lo aveva imparato dai libri. Camminando era arrivata senza accorgersene al molo.
Tutto le sembrava così allegro... c’era così tanta gente...
Continuò a vagare ancora un po’; ma ormai il bagaglio stava diventando troppo pesante da trascinare. Decise di sedersi su una delle panoramiche panchine che si affacciavano sul mare.
Mentre ancora si guardava attorno notò un'insistente viavai attorno a una nave e, spinta dalla curiosità, decise di avvicinarsi. Era un’imbarcazione magnifica, di legno scuro e davanti ad essa un foglio che invitava a prendere il mare con essa.
Rilesse le righe un paio di volte per essere sicura di non aver capito male.
"Perchè no?" disse tra sé... In fondo, lei era partita per vivere delle avventure, giusto?
Voleva dimostrare a tutti che non era solo una bimbetta viziata, e cosa c’era di meglio che prendere il mare e diventare una grande pirata? Si sedette davanti alla nave su un telo estratto dal pesante bagaglio, in attesa che arrivasse qualcuno che ne sapesse più di lei su quella storia.

Silk
Dai tetti dei magazzini antistanti il porto sbucò una testolina rossa che si affacciò cautamente dapprima sulla strada principale e poi su quelle secondarie.
“Bene,” pensò con aria soddisfatta “li ho seminati, questa volta!”.
Si guardò intorno per qualche istante ancora, per esser sicura di non correr altri rischi, e saltò giù. Atterrò sulle gambe, ma si sbilanciò con il busto e rischiò di caracollare a terra. Ad evitarle la caduta fu una mano forte che l'afferrò per la cintola.
«Ehi, stai attenta!» le disse quella che ai suoi occhi sembrava un omaccione di almeno due metri. «Non lo sai che è pericoloso saltare giù dai tetti?» si sentì rimproverare bonariamente.
«S-sì... ha ragione...» balbettò lei raddrizzandosi finalmente sulle gambe e tirando la maglietta larga giù lungo i fianchi.
«Ah… sai che anch'io ero come te, alla tua età?»
A quel punto la ragazzina dai capelli rossi aggrottò le sopracciglia: perché si paragonava a lei? «Mi divertivo un mondo a correre a destra e a manca come una matta...» sospirò ancora l'armadio con aria assorta. «Ma sono passati tanti anni, e ora ho casa, marito e figli a cui pensare...»
La ragazzina finalmente realizzò che quella con cui stava parlando era una donna.
«Piuttosto...» continuò la virago. «Non lo sai che questo è un posto pericoloso? Puoi trovarci persino dei pirati, qui! Oh, a proposito... Hai sentito che la marina sta inseguendo un pericoloso criminale?»
La rossa sudò freddo. «Ah, davvero?»
«Sì, pare che si tratti di una donna forte come un uomo! Dicono che ha steso un gruppo di persone in un pub dall'altra parte della città... e senza ragione, oltretutto!»
Il suo sguardo si rabbuiò e lei mise il broncio. "Oh, sì che c'era! Quei bastardi hanno cercato di mettermi le mani addosso!"
«Perciò sta' attenta a non cacciarti nei guai...» le raccomandò la donna di cuore. «Capito, piccola?» Una vena cominciò a pulsare sulla tempia nascosta dai capelli rossi. "Piccola?!" pensò la ragazzina decisamente adirata, ma celando la rabbia dietro un sorriso sornione. «Stia tranquilla, stavo proprio per tornare a casa dalla mamma...»
«Bene!» sorrise la virago dandole una manata sulla spalla, facendole perdere di nuovo l'equilibrio. «Mi raccomando a te, allora! Arrivederci!»
«Arrivederci...» bofonchiò l'altra a denti stretti. Sospirò demoralizzata. "La marina mi sta ancora cercando... Devo assolutamente trovare un modo per svignarmela da questo posto..."

Arien
Dall’altra parte dell’isola, su una candida spiaggia deserta, un'insolita imbarcazione a forma di conchiglia gigante era trainata verso l’insenatura sabbiosa da un cavalluccio marino ed una giovane ragazza dai capelli di un rosso vivo. Arrivata finalmente sulla terra ferma, quest’ultima si lasciò cadere a peso morto sulla calda sabbia con le gambe ancora un po’ in acqua, mentre il suo amichetto marino spingeva la conchiglia all’asciutto.
«Grazie Hippo-chan, cosa farei senza di te? » gli sorrise grata.
Era riuscita per un pelo ad scappare da quella, ormai e grazie al cielo, lontana isola. Un’isola a dir poco di pazzi, dove maledicevano il colore rosso, soprattutto i “capelli rossi”, segno di sventura e peccato. «Ma proprio su in un luogo del genere dovevo capitare?!! » imprecò ad alta voce mentre la creatura la osservava intensamente in silenzio. « Cosa avranno contro le rosse? E poi, io non ho fatto niente di male! Beh… a parte rubacchiare uno o due vestiti, ma mica potevo restare in costume dopo che mi hanno distrutto la barca! Ah… e una parrucca per nascondere i capelli e le orecchie » continuò, piagnucolando. Tutto quello che rimaneva della sua barca e dei suoi oggetti personali era metà della piccola statua che prima era attaccata sulla polena, una fotografia che custodiva gelosamente trovata in un mercatino per caso, con il pupazzetto di un leggendario spadaccino.
Si decise finalmente a alzare la testa verso l’ippocampo: «Scusa Hippo-chan, ti slego subito! » si affrettò a togliere la corda per liberarlo.
Il cavalluccio si allontanò dalla riva nitrendo per salutarla e lei gli rispose allegramente, ormai di nuovo piena di forza per un’altra avventura. «Ciao, ciao Hippo-chan! Se ti trovo qualcosa di buono da mangiare ti faccio un fischio! »
Rimasta sola si cambiò con un vestito e dei sandali verdi che aveva preso sull’altra isola e partì per esplorare quella nuova, non prima di aver messo bene la parrucca mora. “Non si sa mai, forse anche qui ci sono quei pazzoidi!”, pensò.

«Che squallore! »
Percorrendo la costa dell’isola era arrivata in quello che sembrava i bassifondi di una città portuaria. “Meglio tirar dritto”, ipotizzò con gran saggezza.
«Mi scusi signorina…» sentì una manona calarle pesantemente sulla spalla e quella voce grassa e bassa la fece spaventare così tanto da farle uscire un grido fortissimo e acuto… roba da spaccare i timpani a più di cinquanta metri di distanza.
Gli uccelli scapparono in volo e i pesci nuotarono frettolosamente il più profondo possibile; tutta la gente intorno si fermò per tapparsi le orecchie con disperazione, ed ora, passato il terribile suono, guardavano disorientati la persona dalla quale era partito l’urlo sovraumano.
L’uomo che le era accanto era stato completamente tramortito e ora giaceva a terra svenuto.
La ragazza lo guardò e si mise una mano sulla bocca per soffocare un altro grido. “Un marine!”, strillò nella sua mente, con disperazione. “E ora? Sarò ricercata per aver ferito un ufficiale!” si guardò attorno con aria colpevole. “Però è colpa sua! Mica si spaventa una signorina in quel modo!” Intanto un gruppetto di militari si era avvicinato per vedere cosa succedeva.
«Ehi… TU! » gridò uno.
«I…io? » balbettò lei in preda terrore.
«Si… Cos’è successo? Perché è ridotto in quello stato? Hai gridato tu? » L’altro sparò tutte queste domande che la fecero impaurire di più.
«I…i…io… mi…mi»
«RISPONDI!!! » Le gridò in faccia; ma un altro, di buon cuore, lo fermò e lo oltrepassò.
«Mi dispiace che vi siate spaventate signorina… ma la prego, ci dica: cos’è successo? » Disse questi con calma sovraumana.
Ritrovata un po’ di sicurezza ella rispose a bassa voce: «Mi ha spaventata arrivandomi alle spalle e ho gridato! »
«Chi? » Chiese il gentile ufficiale.
«Lui… »indicò con l’indice il corpo a terra del marine.
«Ah… ed è svenuto cosi? » Sembrava addirittura sconcertato. E aveva ben ragione d’esserlo! Un uomo robusto come il suo compagno d’armi sveniva per il melodioso grido di una fanciulla indifesa? Beh… ma non c’era niente di illegale in quello no? Solo una traccia di un qualcosa di spaventoso, ma nulla che si potesse arrestare. Nella sua mente, il marine archiviò il caso.
«Signorina…» Sentendosi richiamata, lei distolse l’attenzione da una giovane che guardava incuriosita in lontananza una nave dove intorno c’erano parecchie persone. «Ha per caso visto una ragazza dai capelli rossicci? »
Capelli… rossicci…? Il suo cuore mancò un battito ma fece di tutto per sembrare naturale mentre il suo unico pensiero era unicamente: “Cos’ho fatto questa volta?”
«No, perché? » rispose, evitando per un pelo di balbettare.
«Una giovane donna dai cappelli rossi sola ha massacrato un gruppo di persone! » Il marine scosse la testa, come ad intendere: roba dell’altro mondo. «Deve fare attenzione, è pericolosa! Se la vede può farmi un fischio? » Sorrise a trentadue denti, e lei cominciò a sospettare un suo tentativo di rimorchiarla.
«Se la vedo lo farò senz’altro! » disse d’un fiato e scappò di corsa.
«Aspetti! E’ pericoloso andare in giro da sola! Vuole una scorta? » Dire che il poveretto era deluso sarebbe un eufemismo. Le fece un po’ pena, forse.
Si fermò subito, prese un lungo respiro e si girò. Con il sorriso più falso che aveva gli rispose: «La ringrazio ma io dovrei vedere una persona e lei deve ritrovare quella criminale; la scorta sarà per una prossima volta! »
Fece mezzo giro su se stessa e ripartì, più veloce che poteva.
Rosse che massacrano gruppi di persone… la nuova isola non sembrava molto più sicura della precedente!

Lilith
Una bella donna dai lunghi capelli biondi e taglienti occhi verdi passeggiava per il porto, le morbide forme messe in mostra da uno stretto corsetto e un paio di pantaloni in pelle, racchiusi in stivali alti sino al ginocchio.
Apparentemente disarmata, ma in realtà imbottita di lame come un istrice, avanzava tra uomini e marinai che non mancavano di gettarle un occhiata e magari un fischio, un urlaccio di apprezzamento, come solo certi animali allo strato brado che si fingono esseri umani sanno fare.
Lilith non badò a nessuno di loro. Straccioni, pezzenti cui non avrebbe concesso neppure un'occhiata maliziosa: era merce di classe, lei, e sbatteva le ciglia solo per un sostanzioso tornaconto…
Da pochi giorni aveva abbandonato la precedente ciurma - forse aveva sviluppato una fobia... perché non riusciva mai a rimanere per più di un mese in compagnia delle stesse persone? - e già quella piccola isoletta, e le solite, monotone facce che l'abitavano, le andavano più stretti del suo corsetto.
Doveva partire. Il tempo di ancheggiare davanti un capitano, ed ottenere un passaggio, e...
Si fermò davanti alla nave in legno scuro. Scorse la gente attratta e subito messa in guardia dal misterioso avviso.
Lesse. Sorrise.
Una trappola? Sì, forse.
Ma la cosa fondamentale era che, almeno per quella volta, non sarebbe stato indispensabile ancheggiare.

Reiki
Era notte... lui adorava la notte la notte.
E adorava stendersi lì, su quella collinetta dimenticata da Dio e dall'uomo.
Niente luci, nessuna voce che turbava il quieto riposo, l'odore d'erba fresca che gli solleticava il viso... cosa avrebbe potuto desiderare di più?
A dire il vero, un desiderio c’era: e fu lo stomaco ad esprimerlo, iniziando a brontolare un po'... beh, era una cosa comprensibile. Saranno stati almeno tre giorni che si nutriva di sola acqua.
Era da un po’ che non si avventurava per mare, e le sue ultime ricchezze le aveva spese la settimana scorsa per far lucidare l'elsa, ma soprattutto la lama della sua spada.
Però ne era valsa la pena! Vederla risplendere di intesa luce quando fiera risponde al chiarore della luna e' una soddisfazione che gli riempie il cuore, da sempre.
Gli occhi gli si chiusero, mentre sprofondava nei suoi immensi pensieri, e quasi si addormentò…
«EHI! Fermati! EHI! »
Riaprì di scatto gli occhi, che brillarono nel buio come quelli d’un predatore notturno. Chi osava disturbare il sonno di un pirata?
Si girò rapidamente e vide correre diritto verso di lui una ragazza; non riuscì a distinguere molto dei suoi lineamenti… ma di certo doveva essere molto agile e svelta, dato che dietro di lei galoppava un folto gruppo di marine simili ad una mandria inferocita di buoi, che scuotevano il terreno, togliendogli ogni minima possibilità di assopirsi.
Si alzò in fretta, per non rimanere schiacciato da quegli invasati e, per non farsi vedere, saltò rapido sul ramo più alto della quercia alla sua destra.
« Al PORTO!! SI STA DIRIGENDO AL PORTO!!! » Ma alla marina facevano anche il corso per urlare in coro? Erano così ben sincronizzati, quei chiassoni…
Le urla si fecero così forti da dargli ben più che semplice fastidio.
Odiava il caos. Lo detestava, con tutto il suo gelido cuore.
Impugnò saldamente la spada. Se quei trogloditi non se ne fossero andati subito, ci avrebbe pensato lui a ristabilire la calma! A modo suo, come sempre.
« NON FERMATEVI A CERCARLA SU QUESTA COLLINETTA, DUBITO SI SIA NASCOSTA QUI! »
«QUELLA RAGAZZA DI SICURO SARA' DIRETTA VERSO IL PORT A NORD DELL'ISOLA!! »
Sbuffò nel silenzio. Che inetti! Nonostante il buio riesco, la generosa falce di luna forniva per lui una luce più che sufficiente. Distinse senza problemi la sagoma della ricercata dietro il tronco del terzo albero a destra. Un pino.
« FORZA, ALLORA TUTTI AL PORTO, MUOVIAMOCI!! »
Ripresero la loro folle corsa. Era quasi fastidioso vedere che la sicurezza mondiale fosse in mano a gente tanto stolta e inetta!
Dopo pochi attimi di calma e silenzio, la ragazza lasciò il suo nascondiglio. Prima si guardò in giro con aria incuriosita poi, tranquillizzata, iniziò a camminare verso nord, nella stessa direzione presa prima dai marine.
”Ma cos’è, scema? In cerca di morte certa?” Si sporse, osservandola.
Andava baldanzosamente a ficcare un braccio nella bocca del leone? Un’altra scema, come i molti che popolavano il mondo.
Affari suoi. Per lui rimanevano calma, silenzio…
Un bagliore di luna rischiarò per un istante il volto della donna...
Quei capelli rossi... quegli occhi... quel naso...
Non sarà…?
Non si permise di perdere tempo. Se… se davvero era lei, doveva seguirla... Se fosse stata proprio lei... Doveva dirigersi al porto, assolutamente!

Andrei
Un figura avvolta in una costosa -almeno all'apparenza- camicia di seta nera, uscì da un localeche non godeva certo di ottima reputazione.
I capelli neri un po’ lunghi si muovevano a ogni passo che il giovane faceva. Si fermò a qualche metro dalla soglia della locanda . Aveva gli occhi verdi... quel tipo di occhi che non lasciano trasparire nulla.
Né gioia , né dolore... due pezzi di vetro incredibilmente color smeraldo. Aveva le mani affondate nelle tasche dei pantaloni mentre teneva legata in vita, grazie a una cinta anch’essa nera, una katana del medesimo colore.
Si accese una sigaretta gettando poi a terra il pacchetto vuoto.
Aveva uno sguardo serio, incredibilmente serio...
«Ehi, tesoro» Una carezzevole voce femminile riecheggiò nel vicolo dove la locanda si affacciava. Una giovane donna bionda in abiti decisamente provocanti.
Il ragazzo dai neri capelli si voltò lentamente, senza lasciare quell'espressione seria e dura.
«Te ne vai di già? « domandò la giovane bionda, che apparve dispiaciuta.
Il ragazzo prese la sigaretta che teneva tra le labbra e la gettò a terra spegnendola con un piede.
«Teressa» piagnucolò all'improvviso avvicinandosi alla ragazza e prendendole le mani «vorrei poter non lasciarti mai... ma il destino mi chiama» disse con fare teatrale mentre le baciava le mani.
«Che peccato… Tornerai a trovarmi presto, vero? » a quelle parole il giovane si staccò dalla ragazza assumendo la posa del grande eroe.
«Certo che tornerò... e prima di quanto immagini… Ma ora devo andare» concluse lanciando un bacio con la mano mentre si allontanava.
Tornare? Come no…
Sembrava esserci molta confusione in città, c’erano soldati ovunque... ma per fortuna non erano lì per lui. Quindi meglio non farsi notare e andare alla ricerca di una nave per andarsene da quell'isola; ormai non aveva più niente da fare, lì.

Rin
La città brulicava di gente.
Negozi affollati, venditori ambulanti e persone vestite con i colori più strambi invadevano la strada principale. Ma un occhio attento avrebbe potuto scorgere nel mucchio due treccine castane e una bandana rossa arrancare a fatica tra la folla. Una bimbetta di circa sei anni
(SEI E MEZZO! è.é nd Rin)
...di circa sei anni E MEZZO che ciondolava per il corso, trascinandosi dietro un pesante secchiello pieno di sabbia, alla ricerca di qualcosa di interessante da fare.
”Chissà come sta Tama” disse tra sé e sé la piccola Rin, pensando alla tartaruga marina che aveva lasciato ancorata al porto. Aveva provato, sì, a portarsela dietro, ma visto che dopo mezz’ora non aveva percorso che la bellezza di 5 metri, non aveva potuto rimandare la decisione di lasciarla lì e andarsene in giro da sola.
All’improvviso una sagoma che si mosse velocemente tra i tetti delle case davanti a lei e attirò la sua attenzione. Fu un attimo, ma riuscì chiaramente a distinguere una ragazza dai lunghi capelli rossi che le fece venire in mente la madre.
Per un attimo le salirono grossi lacrimoni agli occhi, ma quando vide un gruppo di marine correrle dietro, la tristezza fu in breve sostituita da una profonda ammirazione per quella che all’apparenza era una giovane e agile pirata. Proprio come la sua mamma!!
«Che gentaglia che c’è in giro in questi giorni! »
«Già! A proposito, hai visto quella nave? »
«Sì, sembra che sia disabitata e chiunque voglia ci si possa imbarcare! »
«La cosa puzza d’imbroglio...! »
«Ci sarà sicuramente qualcosa sotto... »
Questo breve scambio di battute, ascoltato per caso da due passanti, fece fermare all’istante la bimba che, noncurante dei sospetti dei due, mise in moto le rotelline del suo piccolo cervellino: ecco l’occasione che aspettava!
Un ghigno furbetto le si dipinse sul tenero faccino, si sistemò meglio il secchiello tra le braccia e fece velocemente dietrofront verso il porto.

John
Un ragazzo con uno strano taglio di capelli – viola, se v’interessa saperlo, e sparati verso l’alto, il basso, il nord, il sud, l’ovest e l’est! - si accingeva a sgolarsi la sua decima birra seduto al bancone di una squallida botteguccia da quattro soldi. Una strampalata banda strimpellava canzoni senza senso mentre alcuni pirati giocavano a carte.
« Non dovresti bere così, ragazzo… » Esordì l'oste.
«Lasciami in pace questa notte è fatta per bere!»
«Se lo dici tu! » Sospirò. Nessuno dava mai retta all’oste. «Ma l’alcool non fa bene a un corpo giovane come il tuo!»
Il ragazzo lo fissò per qualche minuto, poi scoppiò in una fragorosa risata «Sì, e magari potrei morire, vero?» chiese sorridendo.
«Proprio così!»
«Certo... » Per rispetto, questa volta trattenne un altro eccesso di risa. «Tieni il resto!» concluse, lanciandogli delle banconote.
«Questi giovani d'oggi… tsk!»fu il commento sconsolato dell'oste, che però non s’attardò ad arraffare il denaro.
Il ragazzo - ve lo presento? Si chiama John - si ritrovò fuori dal locale. C'era molta gente in giro ma lui sembrava non accorgersene.
”Uffa, non si può stare tranquilli… che noia! Forse verso il porto potrei trovare un posto dove posso riposare in pace” pensò svoltando verso destra.
Arrivato al porto trovò una nave ormeggiata e, sul molo, una bimbetta con le treccine ed uno strano secchiello, la guardava meravigliata. Ma che faceva lì, tutta sola…?
« Ehi, mocciosa » esordì John... subito fulminato da uno sguardo gelido.
«Io non sono una mocciosa! il mio nome è Rin! E sono grande!»
«Come no! » rispose il ragazzo non riuscendo a trattenere un sorriso.
«Non prendermi in giro, capelli strani! Ho SEI ANNI E MEZZO, capito? »
«Va bene, va bene, che permalosa!» scosse il capo, divertito. «Allora, RIN, cosa ci fa in giro una moccios... ehm una signorina a quest'ora di notte e proprio qui al porto? »
«Ho sentito dire che questa nave... cerca un equipaggio»
« Cosa? Davvero? » Beh… questo interessava anche a lui…
«Sì, guarda lì» disse lei indicando un cartello attaccato proprio vicino alla nave.
«Uhm… la faccenda diventa interessante... molto interessante» bofonchiò John
“E poi con la marina alle calcagna è meglio cambiare aria per un po’…”
Rin lo guardò stranita. «Capelli strani? Che farai?»
«Mi imbarcherò, piccola » Rispose. «RIN, volevo dire… scusa!» si corresse subito dopo mentre la ragazzina faceva scomparire un cumulo di sabbia che era pronta a scagliare contro il povero John.
”Sì, partirò… così potrò affinare ancora di più la mia tecnica e placare il demone che è in me... lo farò per Yumi” pensò sconsolato lasciando la piccola Rin
(ancora con sta "piccola", accidenti! n.d.Rin)
a fissarlo sempre più perplessa…

  
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