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Autore: LunaMirtilla    20/10/2005    2 recensioni
Tutto può succedere. Anche che un ragazzo pacifico come Tom Riddle diventi l'essere più spietato del mondo dei maghi.
Ma come?
La mia prima storia seria, con la quale voglio dimostrare che ogni cosa ha un perché, anche se crudele, e che nel mondo non sono sempre i buoni a vincere.
Avvertimento: forse questa storia può risultare incompatibile con la serie di Harry Potter. Questo perché l'ho scritta basandomi solo sui primi cinque libri della saga. Per cui, vi prego di non considerare tutti i particolari del sesto e settimo libro che potrebbero smentire la mia versione.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tom Riddle/Voldermort
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti!!!
E' bello vedere che certe cose non cambiano mai.
E' tornato di nuovo EFP. Il contatore è ancora fermo a 16 letture, e il povero Tom Riddle continua a cacciarsi nei guai. Cosa gli capiterà questa volta?

Per una attimo Tom non seppe se girarsi e tagliare la corda prima che fosse troppo tardi, o usare la bacchetta e fronteggiare la folla di studenti riuniti attornio a lui.
Non fece nessuna della due cose.
Rimase lì, impalato, a fissare gli altri valutando le sue possibilità.
L’unica persona che aveva riconosciuto dalla voce, Mundge, stava misurando l’aula a passi. Qualche metro più in là, erano riuniti attorno alla cattedra vuota più o meno tutti i membri della squadra di Quidditch di Serpeverde. Un paio di ragazzi che Tom riconobbe come studenti di Corvonero occupavano i primi banchi dell’aula, a qualche posto vuoto da Tompson, Charles e Phelt, altri tre ragazzi della sua casa. E più in là c’erano anche due Tassorosso. Tom non sapeva i loro nomi, ma era certo di averli visti sedere al loro tavolo, qualche giorno prima. A qualche metro da lui, Terry e Obkey, sempre della casa di Serpeverde, sogghignavano tenendo le bacchette puntate contro la ragazzina. Lei apparteneva al Grifondoro, si poteva vedere dalla cravatta rossa e oro che portava al collo, e doveva essere più o meno del terzo anno.
In un primo momento, tutti si limitarono a fissarlo come se fosse venuto da un pianeta sconosciuto. Poi Mundge sembrò riprendersi dallo stupore.
-Ma guardate un po’!- disse avvicinandosi al nuovo arrivato –Un’altra spia. Sembra proprio che attiriamo l’attenzione. Questa è già la seconda nell’arco di mezz’ora. Forse ci converrebbe andare a vedere se ce ne sono altre, là fuori.-
-Beh, perderesti il tuo tempo. Là dietro non c’è nessuno.- Rispose Tom, con un tono che cercava di suonare calmo.
Una voce si alzò dagli ultimi banchi. -Ma questa non è una semplice spia!-
Mundge si fermò a pochi metri da Tom. –Hai ragione, Marcus. Questa non è una semplice spia. Questo è il nostro amico Orvie!-
Rise, ed una decina di altre voci gli fecero eco.
La ragazzina alzò gli occhi al cielo, ma Tom rimase impassibile, lo sguardo obliquo fisso su Mundge.
-Cosa c’è, Orvie?- gli chiese il ragazzo –Il tuo nome non ti piace? Ti da fastidio essere chiamato così?-
Tom scosse la testa. -Forse, una decina di anni fa. Ora ho imparato che gli stolti vanno sempre assecondati. Bisogna dare loro soddisfazione.-
Una decina di bacchette scattarono fulminee verso di lui.
-Questo non è divertente, Orvie.- ribatté Mundge.
Questa volta fu Tom a ridere. –Davvero? Beh, logicamente. Non è una battuta, ma un dato di fatto.- Mundge lo guardò furente, e Tom continuò ostinatamente a sorridere.
Era quasi divertente. Mundge era sempre stato una di quelle persone che parlano poco e agiscono molto. Tom sapeva che il ragazzo in quel momento, desiderava con tutto il suo cuore tirare fuori la bacchetta e lanciargli contro una Maledizione Senza Perdono (non che sapesse come farlo, ovviamente). Ma non poteva, e lottava a fatica contro l’impulso.
Sì, era decisamente divertente.
–Beh, Orvie,- disse in fine, riprendendo il suo tono ironicamente malvagio -che ne dici di consegnarci la tua bacchetta, sederti e unirti alla nostra conversazione, visto che sembri così interessato?-
-No, grazie, Mundge. Sinceramente in questo momento ho cose più importanti da fare.-
La ragazzina rise, il ché poteva essere un fatto positivo.
-Non era una richiesta, Orvie. Non mi sembri nella condizione di fare lo spiritoso.-
Tom si strinse nelle spalle. –Beh, tutto è possibile. Il fatto che tu sia riuscito ad arrivare al settimo anno di una scuola di magia seria come Hogwarts, ne è la prova.-
Forse non avrebbe dovuto dirlo.
Forse ogni tanto doveva imparare a tenere a freno la lingua, soprattutto in situazioni come quelle.
E infatti gli effetti negativi di quella frase si fecero vedere all’istante.
Accadde tutto in un fugace attimo.
Dalla bacchetta di Mundge partì un fiotto di luce rossa, che Tom riuscì a schivare all’ultimo secondo. Contemporaneamente Terry gli lanciò contro uno schiantesimo, che il ragazzo rimandò abilmente indietro con un incantesimo difensivo. Un paio di bacchette furono sbalzate dalle mani dei loro proprietari al passaggio del fiotto, e altri bagliori saettarono in direzione del ragazzo, che si tuffò dietro ad un banco vuoto.
Ciò che si diceva in giro era vero. Tom Riddle era molto abile con gli incantesimi. Forse il mago migliore di Hogwarts. E lui sapeva che nemmeno Mundge, dal profondo della sua arroganza, non avrebbe mai avuto il coraggio di sfidarlo singolarmente.
Un altro fuoco incrociato sfrecciò a pochi centimetri da lui, che riuscì a lanciare un expelliarmus verso Terry ed Obkey.
La ragazzina prese ad urlargli delle parole. -Scappa, stupido! Cosa stai aspettando, che ti facciano secco?-
Ma Tom non riusciva a capire cosa stava dicendo. Il rumore degli incantesimi che gli saettavano a pochi centimetri dalle orecchie copriva la sua voce.
-Riddle, l’uscita è scoperta, vattene!-
Schivò un altro schiantesimo, e lanciò un incantesimo difensivo. -Che dici? Non capisco!-
-Riddle, attento, è dietro di te!-
Tom non fece in tempo a voltarsi. Udì un sibilo decisamente troppo vicino, e provò improvvisamente un acuto dolore alla mano destra, che lo costrinse a lasciare la presa sulla bacchetta.
-Mundge…- Borbottò stringendo la mano ferita.
Il ragazzo che lo aveva colpito di sorpresa rise, e si avvicinò ancora di più a lui, con la bacchetta magica sempre pericolosamente puntata nella sua direzione.
Udì un altro sibilo alla sua destra.
Questa volta non riuscì a schivare lo schiantesimo, che lo colpì in pieno e lo sbalzò da terra, facendolo atterrare sul pavimento, poco più in là.
-Oddio!- Si lasciò sfuggire la ragazzina, alzandosi in piedi per scrutare Tom da dietro il banco. Ma Obkey la costrinse a sedersi di nuovo.
Tom riaprì gli occhi, mezzo tramortito.
Cinque bacchette fremevano verso di lui.
Mundge rideva, e Thompson, Charles, Phelt e Terry gli facevano eco.
-Visto, Orvie? Non si scherza con il fuoco.-
Beh, sinceramente questo non l’aveva previsto.
La prossima volta impari a non provocare Mundge quando sei in minoranza numerica, specialmente, diciassette (che poi porta anche sfortuna) contro uno.
Si sforzò comunque di dire qualcosa. Non avrebbe dato a Mundge la soddisfazione di lasciarlo senza parole. -E…e il fuoco saresti tu? Molto divertente.-
-Se vuoi puoi ridere. Sempre che non ti faccia troppo male.- Ringhiò il ragazzo.
Thmpson e Terry lo afferrarono per le braccia e lo trascinarono su un posto vuoto davanti alla cattedra, tra Obkey e la ragazzina. Inutile opporre resistenza.
Esaminò la sua mano destra.
Un taglio si apriva per il dorso, un taglio che aveva tutta l’aria di essere profondo quanto lungo.
Probabilmente una Fattura Pungente.
Magia elementare. Avrebbe dovuto prevedere un’azione del genere, da parte di Mundge.
-Beh, direi che ti abbiamo trovato il posto giusto. Stai bene tra i Grifondoro.- Disse il ragazzo esaminando la bacchetta di Tom, che reggeva nella mano.
Phelt annuì. –Perché è lì che volevi finire, vero Riddle? Ti ho sentito. Ti abbiamo sentito tutti. ‘non Serpeverde, non voglio finire tra i Serpeverde!’ Patetico.-
-Beh, in realtà, Phelt, devi sapere che il mio unico scopo era quello di finire il più lontano possibile da te e da Mundge.- Rispose lui.
Sapeva di non essere nella condizione giusta per continuare a provocare i Serpeverde. Ma era un impulso a cui non sapeva resistere.
-Orvie,- sospirò Mudge in tono falsamente dolce –lo sai che io ci tengo alla tua incolumità. Non costringermi ad ucciderti con la tua stessa bacchetta.-
Il Serpeverde puntò entrambe le bacchette magiche verso di lui.
-Prima di saper lanciare una Maledizione senza Perdono dovresti imparare il Wingardium Leviosa, sai, le cose si fanno un passo alla volta…- sussurrò Tom, mentre una parte di lui cercava disperatamente di non farsi sentire.
Sfortunatamente, sembrò che la parte più coraggiosa di lui avesse preso il sopravvento.
-Cosa?- gli chiese Mundge.
Tom scosse la testa. -Non ho detto nulla.-
-Mh…meglio così.-
Il ragazzo abbassò lo sguardo. Come aveva potuto essere così sciocco?
Si sentì stupido e furioso allo stesso tempo. Per colpa di una stupida Fattura Pungente ora era lì, in un sotterraneo umido a sottostare al volere di un gruppo di bulletti pieni di sé. Se solo avesse fatto più attenzione…
Una voce lo distolse da quei pensieri.
-Complimenti, Riddle.- disse la ragazzina –Ottimo salvataggio.-
Tom distolse lo sguardo dalla sua mano destra. –Uno dei migliori.-
Lei gli lanciò un’occhiata obliqua. –Era una frase sarcastica.- precisò.
-Beh, mi bastava un grazie.-
Mundge riprese a parlare. –Prima che i nostri due amici ci interrompessero, comunque, stavamo parlando di cose serie.- esordì, rivolto ai compagni. -I troll delle terre dell’est stanno raggiungendo Londra. Attaccheranno maghi e babbani. Stanno aspettando solo l’ordine dei Goblin. Lo sappiamo per certo. L’unica ragione per cui i giornali non hanno ancora divulgato la notizia è che temono, ragionevolmente, di seminare il panico tra la popolazione magica.-
Qualcuno annuì, e la Grifondoro alzò gli occhi al cielo.
Tom aveva già sentito delle voci in proposito. Semplici voci, niente più. Ed il discorso di Mundge per lui non avrebbe certo rappresentato una conferma sicura.
-Beh, se il Ministero della Magia non si decide a fare qualcosa, le vittime saranno milioni.- Commentò uno dei Tassorosso, rivolto al ragazzo.
Poco lontano da lui, uno studente della casa di Corvonero scosse la testa. –Il Ministero della Magia non alzerà un dito per fermare questo massacro. Pallakius ha troppa paura per controbattere all’offensiva dei Mostri.-
-Il Ministro Pallakius, per quanto ne so, non è altro che un vigliacco incompetente. L’ha dimostrato durante l’attacco a al villaggio di Herberts, e continua tuttora a confermarlo.- intervenne Mundge –Il Ministero non è preparato ad affrontare una situazione simile. Non in questo caso. Anche uno stupido capirebbe che, per vincere la guerra, è sufficiente eliminare il sovrano dei Goblin.-
Tom rise. -Ma quanto la fai facile, Mundge.- disse –Credi davvero che, se fosse così semplice sconfiggere i Goblin, il Ministero della Magia, che è formato da maghi estremamente più saggi di te, non ci avrebbe già pensato?-
Mundge sbuffò, e perse nuovamente quella sua aria calma ed ironica. –Perché, Riddle, tu hai una soluzione migliore?-
-Io lascio queste decisioni al Ministero della Magia. È quello il suo compito.- rispose.
-Davvero? Beh, non mi sembra che ultimamente lo stia svolgendo molto bene. Sono otto mesi che andiamo avanti con questa stupida guerra, e non siamo ancora riusciti ad eliminare un branco di mostri!-
-Quegli stupidi mostri, sono molto più astuti di te e me messi insieme, anche perché tu abbasseresti la media. Non è semplice come credi, Mundge. A volte agire non basta. Quello che non capisci è che ci sono cose che richiedono di ragionare.-
Mundge divenne rosso di rabbia.
Tom credette che gli avrebbe scagliato contro un’altra fattura pungente.
Invece sorrise.
-Ragionare, Riddle? Tu hai forse ragionato, prima di lanciarti tra quei Dissennatori, sull’Espresso per Hogwarts?- chiese.
Tom balbettò. –Io…beh…-
-A me non pare.-
Prese a camminare tra i banchi. –Abbiamo atteso abbastanza. Ora è tempo che qualcuno ci liberi dall’oppressione di questi maledetti Mostri. E saremo noi a farlo.-
Cosa?
Tom scosse la testa. –Tu sei pazzo.-
-Pazzo? Mi credi pazzo? Beh, allora, Riddle, spiegami perché sei tu, ora, a ritrovarti disarmato, con diciassette bacchette puntate contro, ed una mano sanguinante.-
Altre risa si alzarono dalla stanza.
Quando quel mormorìo divertito si spense, un ragazzo si levò in piedi, da dietro i due Tassorosso. –E’ tardi.-annunciò -Dovremmo già essere in Sala Grande.-
Mundge annuì. –Già. Andiamocene.-
-E che ne facciamo di questi due, Rufus?- chiese Obkey, indicando Tom e la ragazza.
Il ragazzo sorrise, e si avvicinò scrutandoli. –Hai ragione. Non possiamo fare in modo che questi due se ne vadano in giro a raccontare i fatti nostri a tutti, no?-
Tom si lasciò sfuggire un risata. –Aspetta, comincio già a tremare!-
-Se vuoi fai pure.- gli rispose il Serpeverde, puntandogli contro la bacchetta –Così sarà più divertente.-
  
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