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Autore: Eleris    01/09/2010    5 recensioni
Visibilmente il titolo si riferisce ad Anna and the King. La storia ha preso qualche spunto da lì. "Com’era possibile che fossero passati così tanti anni? E che comunque lei non si pentisse di ogni minimo giorno? Erano stati felici in fondo. Fino a un certo punto… Il tempo era passato inesorabilmente, e lei si era ritrovata a passare i trenta e in più single, quando invece aveva immaginato di passare la sua vita con Ron."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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          Ziaaaaaa –

Il bambino camminava per la casa cercando sua zia. Aveva girato tutte le camere, dopo esser uscito dal camino. Niente.

Stava scendendo le scale che portavano alla zona notte, quando vide aprire la porta.

-          Da quando in qua esci il pomeriggio? – le disse con fare inquisitorio.

La donna, prima spaventata dall’aver sentito una voce all’interno di casa sua, e poi sorpresa per il tono di voce usato dal ragazzino, si mise a ridere. Era il bimbo più irriverente del mondo. “Non assomiglia per niente a Harry” si ritrovò a pensare. Si avvicinò,  lo abbracciò dandogli un bacio sulla guancia, e gli rispose :

-          Avevo voglia di fare una passeggiata e di prendere un po’ d’aria… -  gli disse. Specialmente visto quello che aveva intenzione di fare. Era arrivata quasi al punto di licenziarsi. Non voleva rendere le cose così tese. E non aveva minimamente toccato l’ultimo libro del Ghirigoro.

Non poteva pesare anche a lui… Stava rischiando di farle perdere tutti gli obiettivi.

-          Tu, zia, che vai a passeggiare? Usciamo insieme! – e con queste parole, la trascinò di peso –ma Hermione non aveva la forza di contrastarlo – verso la porta.

 

James giocava con dei bambini incontrati al parco. Era un parco immenso. Hermione era fiera dell’acquisto che aveva fatto: una casa bellissima, con una visuale altrettanto interessante, nel centro di Londra. La sterlina non valeva niente in confronto ai Galeoni, e facendo il cambio valuta, beh, anche i Weasley sarebbero stati benestanti. Il Green Park era il massimo. Quando si cercava relax… era il luogo migliore.

Ma James la pensava diversamente. Per lui il relax era tutt’altro.

 

Guardando le fronde di un albero secolare mosse dal vento -  che quel giorno non aveva intenzione di cessare -  si costrinse a fare ciò che aveva pensato. Doveva per forza andare da Malfoy quella sera.

Si avvicinò al chiosco e chiese una bibita fresca a un grassoccio e basso uomo pelato. Era  la fine di Settembre, ma quella giornata sembrava una delle più calde di tutta l’estate. Il sole picchiava forte, e il vento lo amplificava. Poi chiese all’uomo quanto costasse fittare una sdraio di quelle che avevano predisposto nel parco, e dopo aver appurato che fosse un prezzo ragionevole – mai che si dicesse che lei spendeva e spandeva senza senso -  pagò e si andò a sedere. La sdraio era comoda, il sole picchiava forte e lei … Si addormentò.

L’ultima immagine che fu in grado di visualizzare, prima di cedere alla stanchezza della notte precedente fu un paio di labbra: rosee, particolari, e che si aprivano in un ghigno tipico.

 *****

-          Zia…. Zia!!! Stai dormendo? Svegliati!!! – Qualcuno gridava. Ma lei non lo riconosceva. Le tiravano un braccio. Ma lei era fresca. Voleva godersi quell’attimo fresco prima che tornasse di nuovo il sole… Ma poi, la presa si fece più forte, e sentì dolore sulla mano. Sentì anche qualcosa di umido sul viso. Poi aprì gli occhi. Puro istinto di autoconservazione.

-          Oh…Scorp… James! – Poi guardò in alto: nubi nere che più nere non si poteva. Pioveva. “It rains cat and dogs” si ritrovò a pensare, prima di prendere il piccolo Potter e trascinarlo verso l’uscita.

Corsero verso casa: Hermione un po’ sballottata, e James ridendo a crepapelle.

 

Entrarono in casa. Solo allora Hermione, bagnata come un pulcino, si costrinse a respirare profondamente e a prendere la bacchetta per asciugare James prima che gli prendesse qualcosa. Lo fece sedere sul divano e lei si avvicinò allo specchio dell’ingresso per asciugare i capelli, che da lì a poco sarebbero diventati inguardabili. Fece il solito incantesimo lisciante e notò qualcosa sul viso: aveva il naso completamente rosso. Sembrava quasi una renna. La chiazza rossa le rendeva le guance imporporate, e le labbra del colore di una fragola. Bel momento per abbronzarsi, pensò. Il punto era che stare così tanto tempo sui libri le aveva reso la pelle chiarissima e malaticcia. Un po’ di sole così all’improvviso doveva aver dato il colpo di grazia al suo epidermide già provato. Rispedì James nel camino con un sonoro bacio sulla guancia.

-          Dici a mamma e papà che stasera sono a cena dai Malfoy, ma domani pomeriggio dovrei passare a trovarli , capito James? Non dimenticartene! –

-          Certo zia!! – disse il bombo già sul punto di sparire tra le fiamme verdi.

 

 

 

 

 *****

 

 

 

Era tardi. Per che ora si mangiava a casa Malfoy? Lui, come sempre, non le aveva detto qualcosa di basilare. E come doveva vestirsi? Optò per una gonna a tubo nera e gessata, di quelle che usava per andare al ministero, e una camicia a maniche lunghe semplice, bianca.

Si truccò leggermente. E poi cercò di aggiustare alla bell’e meglio i capelli. Non scesero lisci, ma leggermente mossi sulle punte. Come si suol dire – è andata storta per diritta – meditò la ragazza di fronte allo specchio. Erano le 7 e 30. E lei voleva prima passare dai Tiri Vispi a prender un pensierino per il piccolo.

 Ormai aveva detto a Dr… Malfoy… Che sarebbe andata. E sarebbe andata.

Era in lotta col tacco della scarpa e con la borsetta a mano quando uscì dal negozio del suo ex cognato. Aveva preso una puffola pigmea verde come gli occhi del bambino. Era certa che gli sarebbe piaciuta. Il verde era il suo colore preferito. Ai tempi di Hogwarts era stata attenta a non farlo capire a nessuno, per paura che i Serpeverde la prendessero in giro a vita. Ma anche adesso, a contatto con uno di loro, doveva stare attenta. Non osava immaginare le battutine semmai Draco avesse compreso. E poi aveva trovato delle carte magiche meravigliose: sembravano normali carte da poker, ma davano consigli di gioco solo al proprietario delle stesse. Le avrebbe usate sicuramente a casa Weasley in una delle costanti riunioni di famiglia, per non farsi battere per l’ennesima volta da Percy. A mali estremi, estremi rimedi. Fu attenta a non farsi vedere da George mentre le pagava alla nuovissima commessa.

Si ritrovò di fronte al Ghirigoro e non riuscì a resistere. Ron diceva spesso “Se non sai dove cercare Hermione, vai in libreria”. E doveva ammetterlo, aveva ragione.

Chiese il libro “Cultura magica delle civiltà precolombiane” e la commessa si avviò verso lo scaffale per poi richiamarlo con un incantesimo di appello antitaccheggio.

La signorina, che era molto loquace cominciò a intrattenerla. Aveva fretta, cavolo!

-           Signorina, se le interessa così tanto la cultura precolombiana abbiamo un nuovo libro. Si chiama “L’oro dei Maya”, e spiega i loro esperimenti alchemici. –  Beh, almeno ne aveva concluso qualcosa…

-          In effetti sto facendo ricerche esattamente su questo … Ok, lo prendo! –

Sentì un a voce da dietro. Una voce maschile.

-          Le interessano gli esperimenti alchemici Maya, signorina? –

Lei si girò. Era un uomo bruno . Occhi nerissimi e sguardo intenso. Alto e … Beh, era un armadio. E lei si sentiva una pulce a confronto.

-          S- Si, in effetti sto facendo delle ricerche, ma niente di troppo impegnativo … -

-          Solo un cervello non indifferente può soffermarsi a fare ricerche di questo genere. Comunque, mi scusi per la maleducazione, non mi sono nemmeno presentato. Mi chiamo Richard Moore. – Le disse porgendole la mano destra -   Lei è la signorina…?

-          Granger, Hermione Granger. –

-          Oh! – disse come se avesse ricordato qualcosa -  ecco dove l’avevo vista! Sulla gazzetta del Profeta! Lei è la spalla di Potter! Mi scusi, ma ho vissuto molti anni in Germania, e non sono aggiornatissimo sul mondo magico inglese...-

-          Oh, beh, la stampa ingrandisce sempre i fatti … - Disse lei.

-           Non credo -  Disse lui avvicinandosi alla cassa per pagare un libro completamente nero, senza illustrazioni o titoli.

-          Beh, la saluto signor Moore. – disse lei, e si precipitò fuori dal negozio fino ad arrivare alla fine di Diagon Alley.

-          Cazzo com’è tardi! -  imprecò.

 Poi si smaterializzò.

 

 

 

 *****

 

 

 

Arrivò al castello quando ancora si poteva mirare il sole scendere velocemente.

Cercò di fare in fretta a compiere quei pochi passi che la separavano dal portone principale. Era chiuso. Per la prima volta da quando lei aveva preso quell’impegno col piccolo Scorpius, quel portone era sbarrato. La ragazza si chiese se non fosse stato “revocato” il suo invito. Ma no … Non poteva essere. Era sull’ultimo scalino prima del portone, quando -  nel momento stesso in cui lei stava per bussare – il portone si spalancò magicamente. Si ritrovò davanti una visione eterea. – Cos… Cosa???Eterea?? Hermione, torna in te! – si disse.

 

La situazione le sapeva leggermente di quel programma babbano che guardava sempre sua madre al sabato sera. “Una strillettera per te”, credeva si chiamasse … dove c’era una persona dietro una busta gigante, e nel momento in cui si apriva, si trovava di fronte qualcuno a cui teneva. Magicamente - alla fine -  tutti finivano per piangere: infatti, Hermione si era chiesta parecchie volte se non fosse l’incantesimo lacrima- facile che qualcuno doveva aver posto nello studio.

 

-          Buonasera, Granger, non ti aspettavamo più ormai. – disse lui, freddo come sempre.

-          Ero stata invitata, no? Altrimenti avrei mandato un gufo per disdire. –

Ma lui già camminava facendole cenno di seguirlo. Camminarono per parecchi corridoi, fino a trovarsi di fronte a una porta intagliata e fastosa. Di quelle che si vedono nei film sulle principesse delle favole. Lui la aprì e si ritrovò in una sala con il soffitto alto e completamente rivestita di arazzi e dipinti con i toni di oro e argento. Le dava l’impressione di un’altra sala che aveva visto… A Parigi. A Versailles precisamente. Aveva le sopracciglia aggrottate.

-          Granger, non ti piacciono le decorazioni? No, perché altrimenti domani faccio venire i magi-cleaner e faccio rifare tutto con i murales, sua maestà. –

-          Malfoy, non c’è bisogno di usare il tuo acido sarcasmo . Mi chiedevo solo se casa tua prendesse ispirazione dalla reggia di Versailles…

Sentì una risata profonda. Ed estremamente divertita, anche.

-          Granger, Granger, Non ti scappa niente. Ma questa volta il tuo cervellino ha fallito. Conosci Louis le Vau? – le chiese aggrottando un sopracciglio come per dire “questo non puoi saperlo nemmeno tu”

-          Si che lo so, è stato  l’architetto di Luigi XIV, quello che ha ricostruito Versailles… Ma … - 

Lui la interruppe pronunciando – Granger – tra le risate. –Possibile che non c’è niente che ti sfugga? Comunque, Louis le Vau ha preso spunto da questo castello, per ricostruire e poi per arredare Versailles all’interno, e nei giardini. L’esterno era già diverso e non poteva fare molto. – disse con noncuranza -  Era un mago, e molto amico di un mio antenato.  Ma in fondo, anche Luigi XIV era un mago, lo sapevi? I babbani si stupirono al tempo, della velocità con cui Le Vau compì “quell’opera unica” – disse mettendo le mani a mò di virgolette e assumendo un’aria alquanto sarcastica.  

La ragazza… beh, non aveva parole. Possibile che fosse così antico? Stava per chiedergli quanti anni avesse quel castello ma lui la precedette.

-          Il castello Malfoy è stato costruito nel 1340 su delle rovine celtiche, se può interessarti. –

Hermione stava per riprendere fiato per chiedergli se fosse sempre stato dei Malfoy, ma lui parlò prima …

-          E .. Si, Granger, è sempre stato dei Malfoy. “La puretè, notre force” è il nostro motto di famiglia. – continuò guardandola con quel sorriso ammaliante , dopo averle indicato un arazzo con un albero genealogico come quello a Grimmauld Place  - . Continuò con fare svogliato e stanco :

-          Granger, ormai prevedo tutte le tue mosse, non c’è gusto. –

Lei avvampò.

-          Non tutte mi sembra. – Disse lei alludendo al fatto che non si aspettava che lei quella sera si presentasse. Ma forse a lui balenò l’immagine di lei quella sera…… 

Abbassò lo sguardo sulla sua mano.

-          E quello co … - ma prima che lui finisse di parlare e che lei gli desse una risposta, si aprirono le porte della sala e qualcuno gridò :

-          Hermioneeeee – era il piccolo, che le abbracciò le gambe.

Lei spostò il braccio in modo che lui potesse vedere quello che conteneva.

Il bambino spalancò gli occhi. La abbracciò di nuovo ancora più forte e lei passò le dita tra i suoi capelli…

-          Spero ti piaccia … -

-          Eccome se mi piace, Hermione! - 

-          Vai a metterla di sopra allora!  - E così il bimbo, prendendo la gabbia, si avviò fuori dalla porta, verso le scale.

 

Draco la guardava con un’espressione indecifrabile. La ragazza non riusciva a capire perché.

-          Era una puffola pigmea? –

-          Si ..  – Disse lei. In effetti, forse avrebbe dovuto chiedere prima al padre se poteva regalargliela… Non ci aveva proprio pensato. – Senti, Draco, se non può tenerl … - 

-          Non ho detto questo. – disse lui.

 

Ancora “Draco”… Perché gli si smuoveva qualcosa? Era come se fosse innaturale che lei lo chiamasse in quel modo. E poi …

-          E’ solo che ti stai facendo piacere da lui più di quanto gli piaccia io. Mi chiedeva una puffola da quando ha cominciato a parlare. E poi comunque, devo farti i complimenti per il colore, Granger. Stranamente hai avuto buon gusto.

 

Lei avvampò. Verde. L’avrebbe scoperto. Magari era infantile ma non voleva che le Serpi sapessero!

-          Era l’ultima rimasta. – Disse lei, rossa come sempre, quando diceva una bugia. Non era in grado di mentire.

-          Aaaahhh… -  Disse l’uomo.  Si mise a ridere.  – Granger siediti. Io vado a spedire un gufo e torno.-

E con quelle parole si congedò per andare di sopra.

 

Hermione si era seduta di fronte al camino, su quella poltrona laterale dorata che le ricordava un po’ la sala comune di Grifondoro.

Era passato un bel po’ di tempo. Scorpius sicuramente si era messo a giocare con la Puffola. E Dr .. Ancora?? Non doveva chiamarlo in quel modo, lui era Dr... Ah, no. Ecco…  Malfoy.

Sentì aprire la porta della sala, e si sporse leggermente.

La testa che spuntava da lì era … Bruna? Chi poteva essere?

 

 

 

-          Buonasera Hermione. Non so se ti ricordi di me. -  Eccome se me lo ricordo. Era il Don Giovanni di Hogwarts….      Aspetta. Che sta facendo?

 

Blaise le prese la mano e la avvicinò al suo viso, senza baciarla per davvero, come il migliore dei gentleman. Lei arrossì, e lui sembrò rendersene conto. I capelli sempre un po’ mossi e pettinati in avanti a coprire parte della fronte, gli occhi blu intenso, sensuali ed estremamente provocanti, si allontanò da lei, lasciandola come un bambino a cui hanno tolto il suo giocattolo preferito, e si sedette di fronte a lei.

-          Allora… Non mi hai ancora detto se ti ricordi di me … - Disse lui. Ogni sua parola era una provocazione. Ogni piccolo suono che usciva dalle sue labbra sembrava qualcosa di oscenamente eccitante. Hermione era imbarazzata e rossa più che mai.

-          S- Si, mi ricordo di te Zabini. Anzi, dovrei chiederti l’opposto. – Disse con un imbarazzo tangibile.

-          Mmmmh.. Ma cara – e quella parola sembrava tutto tranne ciò che significava in realtà - come potrei dimenticare la ragazza più brillate  - e mezzosangue per giunta - di Hogwarts? Eri motivo di invidia tra le Serpi, e di conseguenza si parlava spesso di te… - e guardò la porta. Si stava aprendo, e ne stavano entrando Malfoy e il piccolo Scorpius, che si avvicinò a Hermione e le disse :

-          Grazie Hermione, è bellissima. Le ho dato i crostini pigmei*, e adesso dorme. – e le diede un bacio sulla guancia.

Era un bambino così diverso da Malfoy. Era affettuoso, sincero, e sembrava anche un po’ insicuro: tutto ciò che Malfoy non sembrava mai esser stato. Hermione ai tempi della scuola si diceva spesso che Malfoy doveva esser nato con la puzza sotto il naso. In effetti lo continuava a pensare. Ma forse tutta questa sensibilità del piccolo era da imputare alla madre Astoria. In fondo lei era Corvonero, magari non aveva gli stessi modi di fare delle Serpi.

Hermione lo fece sedere sulle sue gambe, mentre il padre prendeva posto accanto all’amico.

Cominciarono a discorrere del più e del meno. Hermione ascoltava con un orecchio si e con uno no: era imbarazzata non solo dal fatto che anche Blaise era stato invitato a cena, ma anche dagli sguardi che lui le lanciava. Era … strano. E lei .. Beh, nemmeno per una persona come lei sarebbe stato facile resistere a quel fascino. Così, mentalmente cominciò a dirsi che quando lui la guardava avrebbe dovuto pensare a qualcosa di … schifoso. La prima cosa che associò alla parola “schifoso” fu – non a caso – uno schiopodo sparacoda. E si costrinse a pensarci, ogni volta che i suoi occhi posavano lo sguardo su di lui.

Pensava a uno schiopodo che si muoveva, quando un elfo domestico - pulito e vestito di uno straccio bianchissimo chiuso con una spilla con un’elaborata  M  al di sopra(uguale a quella del cancello)  - entrò nella grande sala inchinandosi fino a toccare con il lungo naso il pavimento prima di dire :

-          La cena è pronta signori. -  Parlò con una voce gracchiante - molto più di quella di Kreatcher  - pensò Hermione.

 

Si avviarono verso il lungo tavolo. Hermione era sul punto di spostare la sedia per potersi sedere quando sentì delle mani che si poggiavano vicino alle sue e le muovevano la sedia.

-          Non dovresti farlo tu. I gentiluomini si riconoscono anche da queste cose – Disse Blaise con un sorriso provocantissimo.

“Schiopodo, schiopodo, schiopodo” pensava Hermione nel frattempo. Si girò per non guardarlo e lui la fece sedere. Poi andò al suo posto. Lei alzò lo sguardo verso Draco: guardava Blaise con un’aria leggermente disgustata, come se davvero fosse stato uno Schiopodo.

 

La cena proseguì tra sguardi ammiccanti di Zabini, e frecciatine di Draco nei confronti dei Grifondoro.

Fu quando Malfoy disse :  - Se Scorpius finisse a Grifondoro probabilmente lo diserederei. – che Hermione si infiammò.  Capiva che non apprezzava la sua casa, che le lanciava frecciatine sull’incapacità dei rosso- oro di Hogwarts, ma non poteva dire una cosa del genere, e non di fronte al bambino.

-          Beh, Malfoy – disse assumendo il solito tono saccente che gli rivolgeva a scuola – sarebbe un enorme salto di qualità della tua casata – e girandosi verso il piccolo intimorito, gli disse  - e, Scorpius, se tu entrassi a Grifondoro e tuo padre non ti facesse tornare a casa tua, saresti il benvenuto a casa mia. – Il piccolo non disse niente, per timore del padre, ma lo sguardo che le rivolse fu una prova per tutti che Hermione aveva più influenza di Draco sul piccolo.

-          Ahahahah. Draco, la Grifondoro ti ha fregato!! – disse Blaise in un attacco improvviso di risate.

-           Avevi dubbi? – Gli disse lei.

-          Beh, qualcuno si, prima di questa serata … Ma adesso non più. Il tuo fascino è senza eguali… - pronunciò, prendendo il flute con un vino rosso sangue e portandolo alla bocca. E la fece arrossire nuovamente.

Pensava “Schiopodo, Schiopodo!”, quando un elfo entrò di tutta fretta nella sala con un vassoio in mano. Sembrava vuoto. Ma al di sopra c’era un biglietto di carta. Non si avvicinò a Draco, bensì a Hermione e lei prese il foglietto.

-          Signorina, è arrivato questo messaggio con un gufo poco fa…. -  e poi con un inchino, se ne andò.

Hermione aprì il foglietto:

Herm, mi ha detto James che eri dai Malfoy.

Qualcuno è entrato a casa tua.

Ho portato con me una squadra di Auror, ma sembra non manchi niente,

torna appena leggi.

Harry.

 

Erano entrati a casa sua. Ma.. Perché?  

Malfoy le chiese cosa fosse successo e lei, incapace di parlare, gli fece leggere il biglietto.

-          Blaise, dai un’occhiata a Scorpius. Granger, vieni.

Lei lo seguì, incapace di dire altro.

La portò di fronte al portone. Faceva freddo, ma lui continuava a camminare, come se non sentisse l’aria fredda. Si girò, e si accorse che lei stava tremando. Si tolse la giacca e gliela mise sulle spalle. Arrivati poco fuori dal cancello le disse :

-          Granger, ci materializziamo. Non so dov’è casa tua, mi devi guidare tu. –

-          Ma … Ma – disse sbattendo i denti  - posso andare … da sola… -

-          No. – fu l’unica cosa che ribatté.

Le prese una mano, pronto alla smaterializzazione. Ma lei non sentiva altro che la sua mano calda e grande. Forte. Liscia. Decisa. Dopo istanti che sembrarono un’eternità sembrò tornare cosciente e si smaterializzarono.



  
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