…*MY STAR*…
Entrò
in un atrio particolarmente grande, insieme ai suoi compagni. Si guardò intorno
ignorando la stretta allo stomaco provocata dall’ansia.
L’atrio
circolare era veramente enorme, ancora carico di una particolare bellezza,
ormai sfiorita.
Si
fermò per un attimo ad ammirare ciò che lo circondava … il pavimento era di
marmo, un tempo lucido e brillante. Le pareti erano dipinte, gli affreschi
erano così accurati da sembrare vivi nonostante il colore presente fosse molto
meno acceso di quello originale. Si avvicinò alle figure disegnate per
guardarle meglio … sembravano persone in carne ed ossa, poteva quasi sentire i
suoni della battaglia raffigurata di fronte a lui ... ad un certo punto
l’affresco si interrompeva a causa della caduta dell’intonaco, era un peccato.
“Muoviti”
gli gridò una voce, quindi staccò gli occhi dalla parete per seguire i suoi
compagni, ma si concesse un ultimo sguardo alla stanza e vide un lampadario che
pendeva sopra la sua testa, era fatto da pendenti di vetro o diamante sembravano
tante piccole stelle.
“Draco,
forza!!” venne chiamato per la seconda volta … doveva andare, quello doveva
essere un bel giorno … quello era il suo giorno.
Seguì
i suoi compagni in un salottino secondario, arredato solo da un grande tavolo
posto al centro della stanza … c’era molto spazio vuoto.
Rimase
in piedi finché qualcuno gli indicò dove sedersi con un cenno del capo.
Ora
erano tutti seduti, ma c’erano ancora due posti vuoti, non sapeva a chi
appartenessero.
C’erano
tante cose che avrebbe voluto chiedere, ma non osava farlo, non vedeva visi
amichevoli, nessuno era pronto ad aiutarlo, quindi preferì restare in silenzio
e imitare i suoi compagni che fissavano un punto alla sua sinistra.
Fu
in quel momento che lo vide.
A
sinistra, dalla parte più lontana da dove si era seduto lui, c’era una poltrona
rossa girata di schiena verso il camino acceso che era l’unica fonte di luce.
Sapeva
chi era seduto su quella poltrona … era lì proprio per questo. Se possibile la
sua ansia era aumentata, adesso le farfalle nel suo stomaco erano diventate
molto più agitate, ma nonostante ciò non vedeva l’ora di iniziare l’incontro.
“Siamo
tutti per ora. Vi sarete accorti dei due posti vuoti … sono felice di
comunicarvi che oggi avremo un ospite”
la voce era fredda, inconfondibile.
Non
sapeva se iniziare ad aver paura o sentirsi onorato di trovarsi al cospetto di
Voldemort.
“Oggi
abbiamo anche un nuovo compagno che presto si unirà a noi, vero Draco?”
Panico.
Aveva detto il suo nome, no, peggio, gli aveva rivolto una domanda. Come doveva
rispondere? Non sapeva cosa dire! Panico. Panico. Panico. Era una situazione
piuttosto imbarazzante, ed il fatto di essere l’unico senza cappuccio, con il
viso totalmente scoperto non aiutava affatto.
Ma
doveva pur dire qualcosa, giusto?
“Certamente
Signore” fece un grande sforzo per tenere ferma la voce.
“Benissimo,
ti ho convocato qui oggi perché è un giorno particolarmente importante ed è
necessario che tu assista prima di unirti
a noi”.
La
porta si spalancò improvvisamente. Entrarono due Mangiamorte, gli unici ad
avere ancora la maschera sul viso, che trascinavano un vecchietto bendato e
particolarmente magro.
Nonostante
la poca luce e la benda che copriva il viso dell’uomo, Draco riuscì a notare
l’espressione di dolore e sofferenza che causavano smorfie terrificanti su quel
volto che gli sembrava familiare.
I
due Mangiamorte liberarono l’uomo dalla loro presa possente facendolo cadere
pesantemente a terra perché le gambe erano troppo deboli per sostenere il peso,
nonostante la magrezza.
La
caduta fu rovinosa, Draco si sorprese di non aver sentito le ossa dell’uomo
frantumarsi all’impatto con il pavimento duro.
L’uomo
cercò di sollevarsi dal pavimento freddo, ma invano, era troppo debole e capì
che una volta in piedi le gambe avrebbero ceduto di nuovo, così optò per
raggomitolarsi in un angolo.
“Adesso
che siamo tutti, è arrivato il momento di dare il benvenuto al nostro ospite”
Voldemort, per farsi sentire, dovette alzare di molto la voce e coprire i
frequenti sospiri e lamenti del vecchietto loro ospite.
Draco
si accorse che anche gli altri adesso erano agitati, o forse era meglio dire
eccitati, come se non vedessero l’ora di dare il loro benvenuto all’uomo.
“Potremmo
farlo tutti insieme … oppure … no, Cadmus, ti cedo volentieri l’onore”
Voldemort riprese il suo discorso che suscitò la delusione degli altri
Mangiamorte, escluso Cadmus, che sembravano riluttanti ad uscire dalla stanza.
Draco d’altronde era ben felice di uscire da quella stanza, non sapeva in cosa
consistesse il “benvenuto”, ma aveva un brutto presentimento, ed inoltre i
lamenti dell’uomo iniziavano a dargli fastidio. Era contento di poter uscire e
di non sentire più quei lamenti. Era vicino alla porta quando sentì la voce fredda di Voldemort parlare “Anzi,
perché non resti anche tu Draco?” era stato scelto anche lui. Guardando le
espressioni degli altri Mangiamorte, che evidentemente morivano di invidia per
l’opportunità che aveva avuto, si sentì contento, ma allo stesso tempo non
voleva rimanere in quella stanza.
Il
Signore Oscuro, però, aveva parlato, e lui sapeva che ogni sua parola era un
ordine. Disobbedire era impensabile.
Draco
non rispose, si limitò ad allontanarsi dalla porta e voltarsi tenendo la testa
alta, non voleva tradirsi mostrando la paura che provava … aveva parlato di
paura? No. Lui non aveva paura … non doveva avere paura.
“Cadmus,
il nostro ospite si rifiuta di parlare con noi, pensavo che tu avresti potuto
convincerlo. Sempre se ti ricordi come si fa dopo ciò che è successo al
Ministero”
“Quello
che è successo al Ministero è un incidente …” il tono di Cadmus lasciava
intendere l’umiliazione che provava in quel momento. Secondo Draco aveva
ragione a sentirsi umiliato, si era fatto staccare un dito da una quindicenne …
Mentre pensava alla vicenda del Ministero, non si accorse che il Mangiamorte e
il Signore Oscuro si erano avvicinati all’uomo e gli avevano tolto la benda. Il biondo non
riusciva a vederlo in viso perché Cadmus copriva la visuale, tutto quello che
riusciva a vedere era la bacchetta del Mangiamorte puntata contro il loro
“ospite”…
“Crucio” .
Draco
realizzò subito le conseguenze di quella parola ed istintivamente si girò di
scatto, sentiva le urla dell’uomo soffocate dal pianto, non voleva guardarlo,
ma non riusciva a non fissare sul muro un’ombra che si contorceva.
“Vieni
qui Draco”. Ancora una volta il Signore Oscuro ordinava, e Draco adesso era più
propenso che mai a rispettare i suoi ordini. Quindi si voltò avvicinandosi a
Cadmus. Poteva vedere il sorriso che aveva sulle labbra, sembrava soddisfatto
dell’esito della sua maledizione, anzi no, ne era letteralmente estasiato.
Draco fu costretto a guardare verso l’uomo a causa dello sguardo fisso e
penetrante del Signore Oscuro.
Paura,
dolore, sofferenza … ogni lacrima che rigava il viso del vecchietto aveva un
significato diverso. Non aveva mai pensato che potesse esistere un dolore così
grande, o meglio, non pensava che un essere umano potesse sopportare e
resistere ad un tormento simile senza invocare la morte …
Sentiva
Cadmus urlare qualcosa e l’uomo urlargli contro, un po’ in risposta e un po’
per il dolore. Draco si concentrò sugli occhi dell’uomo, erano chiari e acquosi
a causa delle lacrime … i lineamenti i lineamenti del viso gli ricordavano
qualcuno che conosceva. Lo sguardo del biondo andava dalla bacchetta di Cadmus
al viso del loro “ospite” e rabbrividì … come ci si sentiva ad essere torturati
dalla bacchetta che tu stesso hai fabbricato?
Olivander
tremava ancora, urlava risposte alle domande che gli venivano poste mentre continuava
a contorcersi a causa della maledizione di Cadmus.
Ormai
le urla dell’uomo gli riempivano la testa, non voleva più ascoltare, ma d’altro
canto se il Signore Oscuro stava compiendo un’azione simile, significava che un
motivo valido c’era… non sapeva quale, ma era già
qualcosa sapere della sua esistenza.
Draco
si ritrovò improvvisamente spinto verso la porta della stanza, completamente
svuotato di qualsiasi tipo di suono, non sentiva neanche il rumore dei suoi
passi sul marmo freddo e duro.
Era
tornato nel salone circolare di prima, ma adesso se possibile aveva perso quel
poco di magia che ancora gli rimaneva, sembrava spento.
Cadmus
stava parlando con un altro Mangiamorte, ma era tranquillo, non sembrava
minimamente turbato da ciò che aveva appena fatto. Non era forse anche lui un
uomo? Forse no… o forse era lui, Draco stesso a non
essere un uomo, forse era troppo debole, non era capace di ferire un uomo in
quel modo …
Si
avviarono tutti verso il vialetto esterno nascosto in parte dall’erba incolta
del giardino.
Draco
camminava troppo lentamente, gli altri lo urtavano spesso, ma lui non se ne
preoccupava più di tanto, preferiva continuare a guardarsi intorno.
Ai
lati del vialetto si intravedevano delle lapidi illuminate dalla luce debole
della luna. Draco leggeva i nomi incisi sulle pietre fredde chiedendosi come
fossero morti tutti quei Thomas e Riddle che non conosceva.
***
Un
nuovo incubo. Ormai era la norma … non riusciva a non sognare urla, lacrime e
sangue. Era proprio il sangue che lo faceva stare peggio. Non riusciva a
togliersi dalla testa immagini di persone ferite e sanguinanti, era più forte
di lui. Ogni volta dopo un incubo si svegliava con il sapore metallico del
sangue sulle labbra che gli provocava un forte senso di nausea.
Non
gli era piaciuto per niente assistere alla tortura di Olivander, lo aveva fatto
stare male per giorni… ora ne pagava le conseguenze con gli incubi.
Per
fortuna non aveva partecipato ad altri incontri con i Mangiamorte, era strano
che non fossero già venuti a prenderlo, ma dall’altra parte forse era meglio
così, non avrebbe sopportato un’altra tortura.
Era
buio fuori, probabilmente era ancora notte fonda… ma
ormai sarebbe stato inutile rimettersi a dormire, tanto valeva alzarsi e
mettersi a fare altro per distrarsi dagli incubi che lo avevano svegliato.
Mentre si stava vestendo Draco sentì dei
passi in lontananza… strano, era sicuro di essere
solo in casa visto che da quando suo padre era ad Azkaban sua madre passava
quasi tutte le notti dalla zia Bellatrix.
I
passi si facevano sempre più vicini… ma Draco non era
preoccupato, sapeva chi erano, lo sapeva benissimo…
stavano venendo a prenderlo alla fine. Sfortunatamente non si erano dimenticati
di lui dopotutto.
Finì
di vestirsi e rimase immobile per un secono, cercando
di ingoiare la paura che gli chiudeva la gola… poi
uscì dalla sua stanza e iniziò a scendere le scale che conducevano al piano
terra. Arrivò al portone principale, lo aprì per uscire nel giardino di Malfoy
Manor e li vide. Decine di uomini incappucciati e mascherati. Draco aveva
voglia di scappare, ma non lo fece.
Non
sarebbe servito a nulla, prima o poi lo avrebbero raggiunto senza alcuna
difficoltà, era inevitabile… tanto valeva non perdere
tempo e andargli in contro. Chiuse il
portone della villa e senza indugiare raggiunse i Mangiamorte che lo
stavano aspettando.
***
Era
di nuovo nella casa con l’affresco, ma questa volta era stato condotto in un
piccolo corridoio nei sotterranei, sembrava di stare in una cantina buia.
Alla
fine del corridoio, davanti ad una porta chiusa, c’erano altri Mangiamorte,
tutti quelli che non erano andati a Malfoy Manor a prenderlo, alcuni non
avevano la maschera. Riconobbe qualche viso… vide sua
zia Bellatrix che sembrava totalmente impaziente per qualcosa…
e si sentì rincuorato vedendo sua madre anche se, a differenza della sorella,
sembrava molto più preoccupata che impaziente. Nonostante ciò lancio uno
sguardo al figlio per tranquillizzarlo e, anche se Draco non lo capì, era
evidente che in fondo cercava di tranquillizzare anche se stessa.
Quando
Draco e i Mangiamorte arrivarono alla fine del corridoio, entrarono tutti nella
stanza che si trovava davanti a loro. Era abbastanza grande e completamente
vuota. Le pareti di pietre grigie ed umide le davano l’aspetto di una grotta… fredda ed umida.
Prima
non lo aveva notato, ma sul fondo della grotta, avvolta nell’ombra, si trovava
la figura di un uomo seduto su una poltrona… attorno
a lui un grosso serpente strisciava e sibilava. Draco sapeva di chi si
trattava, sarebbe stato impossibile non riconoscere il Signore Oscuro.
Appena
egli si alzò, tutti i Mangiamorte uscirono, Narcissa Malfoy era quasi in
lacrime. Vedendo tutti gli altri uscire, Draco fece per seguirli, ma venne
trattenuto da una voce fredda.
“Benvenuto
Draco” in quel momento però Draco si sentiva tutto tranne che il benvenuto,
ricordandosi come era stato trattato Olivander… l’ultimo uomo a cui era stato
dato il benvenuto.
“Come
già sai Draco, l’idea di far passare il mio ritorno inosservato è fallita perché
Potter è sopravvissuto. Adesso l’unica cosa che mi resta da fare è infiltrare uomini
al mio servizio in ogni punto raggiungibile ed ho già dei piani per farlo… tuttavia, qualcosa me lo impedisce.”
Mentre
diceva queste parole camminando lentamente avanti e indietro, Draco colse l’occasione
per guardarsi intorno ed analizzare la cantina in cui si trovava. Notò in un
angolo un fuoco dalle fiamme verdi, simile a quello della metro polvere, era
evidentemente incantato perché non c’era legna che bruciava.
L’Oscuro
Signore continuava a parlare e secondo il biondo era conveniente concentrarsi
sulle sue parole.
“Sono
decenni che rinvio questa decisione, ma adesso la situazione è arrivata al
punto di non ritorno e non voglio imprevisti questa volta. Ed è per questo che Albus Silente deve morire.”
Draco
rimase sorpreso da quello che aveva appena sentito. Il Signore Oscuro stava
progettando un omicidio… stava decidendo di porre
fine alla vita di un uomo. Non gli era mai stato particolarmente simpatico il
Professor Silente e gli era indifferente se fosse vivo o morto, anche se non
gli piaceva parlare di omicidi. Comunque a parte il discorso, che aveva una sua
logica, su Silente che rappresentava un’ostacolo, non
capiva perché era stato convocato lì.
“Adesso
Draco, è arrivato il momento di dirti per quale motivo ti ho chiesto di venire
qui.” Riprese il Signore Oscuro, quasi come se gli avesse letto nel pensiero.
“E’
quasi impossibile far entrare i miei Mangiamorte ad Hogwarts e per ora non
vorrei esporre in maniera evidente Severus… quindi è
per questo che mi servi… sarai tu a dover uccidere
Silente.”
Draco
rabbrividì, anzi no, si congelò letteralmente sentendo ciò che gli era stato
detto di fare… un conto era sapere che qualcuno
sarebbe stato ucciso, dover uccidere personalmente era tutta un’altra cosa. Lui
non voleva uccidere… non sarebbe stato capace. Non
gli piaceva quella situazione, non avrebbe mai dovuto entrare in quella cantina…non voleva uccidere e macchiarsi di sangue. Non ce
l’avrebbe mai fatta… la paura dentro di lui cresceva
e stava per esplodere.
Siccome
Draco non rispondeva, Il Signore Oscuro riprese a parlare con un tono
falsamente gentile.
“Credi
di farcela Draco? Puoi introdurre i miei Mangiamorte ad Hogwarts e uccidere
Silente?”
Il
biondo si sentì leggermente sollevato da quella domanda, bastava dire di no e
tutto si sarebbe sistemato, lo avrebbe fatto qualcun altro…
tuttavia , non osava rispondere all’Oscuro Signore. Anche se voleva rispondere
di no,la sua voce non usciva fuori, manifestò la sua volontà solo con un
impercettibile movimento della testa, ma che non sfuggì al Signore Oscuro.
“No?
Non ce la farai, Draco? Sfortunatamente la mia non era una domanda. Non ti
stavo chiedendo un favore, Draco, il mio è un ordine!”
Draco
continuò a non rispondere in alcun modo… aveva
sperato che tutto si sarebbe risolto… adesso aveva
più paura di prima, non riusciva a guardare L’Oscuro Signore negli occhi,
preferiva guardare il pavimento ruvido ed irregolare aspettando di trovare la
forza di fare qualcosa, di ribellarsi per lo meno. Il Signore Oscuro percepì l’indugio
di Draco come un rifiuto di servirlo e questo lo fece infuriare.
“Draco,
forse hai bisogno di un po’ di incoraggiamento, che ne pensi? CRUCIO”
“I push my fingers
into my eyes
It's the only thing that slowly stops the ache
But it's made of all the things I have to take
Jesus, it never ends, it works it's way inside
If the pain goes on,
I'm not gonna make it!” *
Draco
cadde a terra all’istante. Il dolore arrivò ancora prima di toccare il
pavimento. Sentiva le ossa in fiamme, sentiva il fuoco bruciare ovunque,
partendo dall’addome, il punto in cui era stata puntata la bacchetta.
Non
lo sopportava più, voleva che finisse. Il dolore lo costringeva a contorcersi
sul pavimento della cantina, le pietre ruvide e irregolari gli strappavano la
camicia bianca graffiandogli la schiena. Voleva liberarsi del dolore, voleva
urlare dire che gli faceva male, ma non riusciva a trovare la voce. Anche la
gola gli bruciava, bruciava tutto. Riusciva a malapena a respirare perché anche
riempire i polmoni d’aria gli provocava dolore.
Voleva
che finisse, che la smettesse, o non ce l’avrebbe fatta a resistere.
“Ti
ho incoraggiato abbastanza? Farai quello che ti ho ordinato di fare?”
Draco
era ancora sdraiato sul pavimento con la
schiena e il viso graffiati. Aveva appena ricominciato a respirare
regolarmente, ma era terrorizzato a tal punto che non riusciva a parlare. Non
riusciva a pregare il Signore Oscuro di non torturarlo più e che avrebbe fatto
quello che voleva, perché era sicuro che non ci sarebbe riuscito, non voleva
uccidere, aveva paura di farlo. Ma al tempo stesso aveva paura di essere ucciso
se non avesse acconsentito ai suoi ordini… non sapeva
cosa fare.
Il
Signore Oscuro continuava ad infuriarsi perchè Draco non si piegava e non
rispondeva come avrebbe voluto.
“Cosa
c’è Draco? Non ti ho ancora convinto a fare quello che ti dico? Sarà meglio
cambiare tattica, che dici? LEGILIMENS”
L’incantesimo
provocò una sensazione strana… Draco sentiva una cosa
strana… come una
“presenza” che irrompeva nella sua testa… ed
improvvisamente iniziò a ricordare… ricordò tante
cose velocemente e sapeva benissimo che il Signore Oscuro stava cercando un suo
punto debole. Poteva vederlo mentre sfogliava i suoi ricordi…
il suo primo viaggio sull’Hogwarts Express, una gita ad Hogsmeade,
la tortura di Olivander, la sua prima partita di Quidditch…
all’inizio l’idea di porre resistenza all’intrusione fu istintiva, ma non era
facile, l’incantesimo era troppo potente e lui era ancora in preda alle conseguenze
della maledizione cruciatus. Quindi si abbandonò
totalmente all’incantesimo, rinunciando di resistere all’intrusione.
Intanto
continuava a rivivere i suoi ricordi mentre L’Oscuro Signore si intrufolava
sempre di più fra di loro, guardando ogni minimo ricordo…
la sua festa di compleanno quando aveva
8 o 9 anni, festeggiata a casa con i suoi genitori davanti ad una torta
enorme, un piccolo Draco che abbracciava
sua madre prima di andare a dormire, Lucius che regalava una scopa volante al figlio… e poi niente, Il Signore Oscuro aveva interrotto l’incantesimo, lasciando
Draco sorpreso, non capiva dove voleva arrivare.
“Vuoi
bene a mamma e papà, vero Draco?” il suo tono era amichevole, ma non c’era
nulla di amichevole nei suoi occhi.
“Peccato
che se non farai quello che ti dico pagheranno anche loro…
e ti assicuro che non ti piacerà… ti ricordi quello
che ti ho fatto prima?”
Draco
se lo ricordava… solo a pensarci ebbe l’impressione
di tornare a bruciare. Non voleva che accadesse anche ai suoi genitori…
“Farai
quello che ti ho detto Draco?”
La
minaccia rivolta ai suoi genitori gli aveva fatto trovare il coraggio di
parlare, non si sentiva pronto ad uccidere, ma non poteva permettersi di
perdere i suoi genitori che erano tutta la sua famiglia.
“S-si, io giuro… giuro…”
“Giuri
Draco? E pensi che adesso mi basti un tuo giuramento?” e rise prima di dire per
la seconda volta “LEGILIMENS”
Draco
si sentì come prima, e ricominciò a ricordare… il
giorno dei G.U.F.O, Draco seduto al tavolo dei Serpeverde che
guardava una figura con i capelli neri, il Ballo del Ceppo… stava correndo fuori dal Castello…
verso il giardino di Hogwarts… il viso di Demetra che
si avvicinava al suo…
“Questo
di che è interessante, Draco… che delusione,
frequentare traditori del proprio sangue, meriteresti una punizione seria
Draco.”
Non
era possibile, avrebbe dovuto pensarci prima, avrebbe dovuto opporre
resistenza!!! Il Signore Oscuro non avrebbe dovuto sapere nulla di Demetra… adesso anche lei era in pericolo! Sperava che L’oscuro
Signore avrebbe lasciato perdere Demetra, preferiva essere punito piuttosto che
vedere lei soffrire per colpa sua.
“Ma
credo che per ora ti darò soltanto un motivo in più per obbedirmi…
perché se dovessi fallire, Draco, la ragazzina seguirebbe il destino dei tuoi genitori…”
“No… vi prego, io…” io cosa?? Non sapeva
che dire… no. In verità lo sapeva, ma non aveva
ancora il coraggio di dirlo. Fece un respiro profondo e continuò la frase “io
farò quello che volete, qualsiasi… tutto.”
“Ne
sono sicuro… avrai notato che dopo il fallimento al
Ministero, ho perso molti uomini di fiducia che adesso si trovano ad Azkaban,
tuo padre compreso…” Draco aveva capito dove voleva
arrivare l’Oscuro Signore, lo aveva supposto, ma era peggio di come lo aveva
immaginato, non pensava che avrebbe avuto così tanta paura, ma era meglio non
farsi prendere dal panico e continuare ad ascoltare le parole del Signore
Oscuro.
“è
per questo che ho deciso di farti unire a noi ufficialmente.” Dicendo questo si
avvicinò al fuoco incantato dal quale estrasse un’asta di ferro. Draco capì
immediatamente cosa aveva intenzione di fare…
“Il
tuo braccio sinistro, Draco…” chiese tendendogli la
mano libera. Draco ritrasse istintivamente il braccio allontanandosi dall’Oscuro
Signore.
“Draco,
te ne pentirai” la sua voce era minacciosa, e quando provò ad avvicinarsi
ulteriormente, Draco (che si trovava ancora seduto sul pavimento) fece per
allontanarsi ancora di più strisciando- La cosa non piacque minimamente a Voldemort che estrasse immediatamente la bacchetta “CRUCIO”
la maledizione fu così potente che oltre a torturare il ragazzo, lo fece andare
con violenza contro la parete della cantina. Il colpo fu così forte che lo
lasciò semi cosciente. Voldemort colse al volo l’occasione… si avvicinò rapidamente al ragazzo accasciato a
terra. Dopo aver strappato la manica sinistra della camicia, con l’asta di
ferro ancora rovente, impresse il Marchio Nero sul braccio del biondo.
Ignorando completamente i piccoli gemiti del ragazzo che, adesso, si mordeva le
labbra e la lingua per non urlare.
Salve a tutti, oh voi cari lettori
e lettrici!!
Chiedo umilmente perdono per aver
ritardato così tanto a scrivere questo nono capitolo.
Se non fosse per il mio orgoglio Serpeverde (o Grifondoro, dipende
dai punti di vista) mi inginocchierei anche per implorarvi venia!!! Il problema
è come sempre la scuola… quest’anno ci sono dovuta
andare pesante con lo studio e quindi ho rimandato My
Star come Piton rimanda sempre l’incontro con lo
shampoo (sorry Severus).
Cmq spero che vi sia piaciuto anche
se non ho scritto chissà che, erano cose che più o meno già sapevamo dai libri,
anche se non le avevamo vissute in diretta e dal punto di vista di Draco, ho
pensato che fossero indispensabili per caratterizzare al meglio il personaggio
del biondo che (spero si sia visto in questo capitolo) non è poi così cattivo,
anche se non è neanche così buono… ma sicuramente non
è un assassino.
Comunque per farla breve, spero che
vi sia piaciuto questo capitolo e che continuerete a leggere questa ficcy anche perché ho previsto un piano di scrittura da
attuare durante scuola e che quindi non tarderò così tanto a postare.
Grazie a tutti di cuore!!! La vostra GreenLittleStar (Gwen)
*P.S. la canzone che ho usato è “DUALITY
“ degli SLIPKNOT
P.P.S Scusatemi per il titolo che è penoso, ma è l’unica cosa che mi
è venuta in mente. Il prossimo si chiamerà
TAKE MY HAND.