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Autore: _blackapple    02/09/2010    2 recensioni
Sono le vacanze di Natale ad Hogwarts e ben pochi studenti sono rimasti al castello. Lily, come tutti gli anni, e un personaggio molto più insospettabile. E molto, molto affascinante.
Pairing Lily/Sirius
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans, Sirius Black
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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La neve scendeva lenta nel parco di Hogwarts e in tutta la regione. Lily poteva vedere i fiocchi bianchi vorticare dolcemente fuori dalla grande finestra del dormitorio femminile e sentiva gli spifferi gelati insinuarsi sotto i vecchi vetri.
Un brivido la scosse, ma non voleva alzarsi per prendere una maglia, per non interrompere la magia di quel momento.
E per magia non intendeva la solita, quella alla quale era così abituata che non vi faceva nemmeno più caso, intendeva la vera magia: quell’equilibrio incomprensibile che regolava il mondo e creava spettacoli naturali come quello.
Come quella neve bianchissima e soffice.

Per un attimo pensò che il paesaggio esterno rispecchiasse perfettamente i suoi sentimenti e le condizioni della sua anima, ma dopo neanche due secondi si diede della stupida per essersi crogiolata nell’autocommiserazione.
Non era il tipo di ragazza che credeva che i suoi problemi fossero i più importanti del mondo, ma a volte scivolava anche lei nello sconforto.

Il problema era, ovviamente, un ragazzo. Ma non si trattava di una sciocchezza del tipo “non so come dichiararmi” oppure “chissà se mi trova bella o detesta la forma del mio naso”, si trattava di una cosa molto più importante, quasi insormontabile.

Si accorse di starsi di nuovo autocommiserando e  si riscosse, finalmente alzandosi per andare a fare colazione in sala grande.
Era il primo giorno delle vacanze di Natale e, come ogni anno, lei era rimasta ad Hogwarts. Lo faceva per sua sorella, sapeva che a Petunia costava già molta fatica doverla sopportare tutta l’estate, non voleva rovinarle anche il Natale.
Dopotutto Lily si trovava bene ad Hogwarts e sentiva solo relativamente la mancanza della famiglia.

La sala comune era desolatamente vuota, ma la Sala Grande era uno spettacolo ancora più desolante: solo sei o sette persone occupavano l’enorme stanza, di solito piena di gente e chiacchiericcio, e tutti appartenenti alla casa di tassorosso, tranne un corvonero che lei sapeva orfano.  
Si sedette al suo tavolo vuoto e cominciò a masticare lentamente dei cereali, pensando a come sarebbe stato se le sue migliori amiche si fossero fermate lì con lei, come gli altri anni.
Probabilmente a quest’ora sarebbero state ancora in camera, a fare una battaglia con i cuscini, o a prepararsi per andare a pattinare sul ghiaccio dopo la colazione.
Pensò che quel mattino i suoi pensieri sembravano particolarmente inclinati verso cose tristi e per questo si rabbuiò: aveva un cattivo presentimento.
Neanche due minuti dopo i suoi timori si concretizzarono, con l’ingresso in Sala Grande di un ragazzo. No, non di un  ragazzo qualsiasi, ma del Ragazzo con la R maiuscola.
La causa del suo cattivo umore.

«Buongiorno Evans » la salutò sbadigliando, mentre si sedeva di fianco a lei, non curandosi nemmeno di mettere una mano davanti alla bocca.
«Che ci fai qui? » gli chiese lei, acida. La sorpresa l’aveva fulminata per i primi due secondi, ma ora intendeva costruirsi il suo bel guscio per tenerlo a distanza, insieme ai pensieri che lui le generava.
«Sempre molto simpatica » commentò, mentre si serviva di uova strapazzate
«Ho semplicemente pensato che sarebbe stato carino passare almeno un Natale ad Hogwarts in sette anni, per vedere com’è, capisci?  » le spiegò, senza particolari inflessioni nella voce.

Ma Lily non se la bevve, nonostante fosse sorpresa per avergli strappato una risposta civile, ed alzò un sopracciglio, scettica
«Senza i tuoi cari amichetti? Sai, mi sembra molto strano »
Lui alzò le spalle e stavolta non rispose, ma si passò una mano sul collo in un modo che convinse la ragazza a distogliere lo sguardo.

Visto che non sembrava incline a darle spiegazioni lei non gli parlò più e quando ebbe finito di mangiare si alzò da tavola e se ne andò senza salutarlo.
Aveva deciso che avrebbe finito tutti i compiti nei due  o tre giorni seguenti, per poi avere le tre settimane di vacanza completamente libere.  Il timore che si sarebbe annoiata aleggiava su di lei, ma finse di non averlo e si concentrò sullo studio per buona parte della mattinata.
Verso mezzogiorno notò che aveva smesso di nevicare e decise che avrebbe fatto una passeggiata fino al lago, magari per fare qualche fotografia.

Tirò su il cappuccio della felpa e si incamminò fuori dalla porta di ingresso , lasciando le prime impronte che potesse vedere per centinaia e centinaia di metri, nella neve fresca.
Mentre si affannava per non affondare fino al ginocchio nel biancore, qualcosa la colpì improvvisamente sulla testa, forte, e un sibilo preannunciò l’arrivo di qualcos’altro.
Istintivamente sfoderò la bacchetta e, voltandosi di scatto, urlò «Petrificus totalus! ».
Dopo qualche secondo, rimise la bacchetta in tasca e , divertita, constatò che aveva centrato in pieno il suo bersaglio.
Si avvicinò con calma alla figura che giaceva rigida nella neve e si chinò sul suo volto immobile.
«Black » gli disse con un sorrisetto «Riesci sempre a fare la figura del pollo. Devi avere un talento per questo, a meno che tu non lo faccia apposta.»
Strinse le labbra, per trattenersi dal ridergli in faccia, e poi lo sciolse dall’incantesimo.
«Evans » ringhiò lui, offeso «Visto il quantitativo di ammiratrici che mi ritrovo, direi che hai proprio sbagliato persona.  »
La ragazza sentì una piccola stretta allo stomaco, ma si obbligò ad alzare un sopracciglio e mantenere un tono scettico.
«Già, in effetti mi chiedo spesso cosa ci trovino in te. Devono avere dei seri problemi di intelligenza.» Stava per dirgli di vista , ma si trattenne. Nessuno avrebbe potuto negare l’effettiva bellezza di Sirius e nemmeno lei sarebbe risultata credibile.
«Se vuoi posso mostrartelo, quello che ci trovano in me » ribattè lui con un grande sorriso spavaldo e malizioso.
La ragazza girò gli occhi verso il cielo e sbuffò «No grazie dell’offerta, non penso mi interessi. » Non era particolarmente sconvolta o scandalizzata, soprattutto perché delle uscite simili erano molto tipiche di Sirius e del suo caro amico James.
«Io non ne sarei così sicuro se fossi in te. Guarda, davvero, sarei felice di toglierti questa curiosità. » affermò, annuendo convinto, con un’espressione speranzosa.

A questa frase la ragazza non potè fare a meno di ridere. Sapeva che avrebbe potuto passare per un’ochetta, ma la spudoratezza così sincera del giovane era effettivamente molto divertente.
«Facciamo un’altra volta ok? » disse lei, sperando di non arrossire.
«Ti prendo in parola »  le promise il giovane e lei gli diede una leggera spinta. «Dove stavi andando? »
«Intendi prima che tu mi lanciassi quella palla di neve? Al lago. E ora se non ti dispiace… » sventolò una mano in segno di congedo e ricominciò a camminare. Lui le si affiancò e cominciò a chiacchierare , senza alcun imbarazzo, del più e del meno, parlandole di scorribande notturne e di ragazze con cui era uscito e alle quali Lily non era minimamente interessata.
«Ok, adesso per favore mi dici chi sei e che ne hai fatto di Sirius Black? »   gli chiese ad un certo punto, stupita ed incredula che lui potesse parlare così tanto con lei.
«Perché? »   sembrò sinceramente sorpreso
«Sai, non so se hai notato che siamo al sesto anno e che tutto quello che facciamo noi due di solito è insultarci.  »  
«Oh. »  rimuginò per qualche secondo «Beh, non mi importa. Dobbiamo passare le vacanze di Natale insieme giusto?  »  
Lily rimase come trasfigurata. «Come scusa? No, non se ne parla che noi due trascorriamo il Natale insieme come due buoni amici. Sei forse impazzito? Non intendo rovinarmi le vacanze in questo modo.»  

Sirius la fissò per qualche secondo durante quell’invettiva e strinse le labbra, irrigidendo le spalle.
«Come ti pare.  »  fu la sua risposta secca, prima di girarsi e tornare al castello da solo.
Lei non lo fermò e non lo chiamò indietro. Non aveva la minima intenzione di passare tre settimane a tenere a freno i suoi ormoni più di quanto non facesse già durante l’anno scolastico.
Mentre camminava verso il lago scoprì che tutto il desiderio di andare laggiù era sparito e che non vedeva l’ora di tornare in sala comune davanti al caminetto.
Sospirò e si arrabbiò con Sirius, era soltanto colpa della sua stupida ed improvvisa voglia di socializzare con lei.

Quando si tolse però il giaccone pesante, nel dormitorio di grifondoro, e si andò a fare una doccia bollente, ebbe un’illuminazione.
Probabilmente il ragazzo aveva davvero solo voluto essere gentile, perché i suoi amici non erano lì con lui. Probabilmente era uno di quei ragazzi che lontano dalla compagnia diventavano perfettamente normali.
Il senso di colpa l’assalì e Lily decise che quella sera sarebbe scesa in sala comune ad aspettarlo, per scusarsi  con lui e mettersi a posto con la coscienza. Non aveva paura di dire le cose come stavano, semplicemente le scocciava doversi scusare per essere stata sgarbata, dopo tutte le volte che lui lo era stato con lei.
Dopo cena, consumata in perfetta solitudine, tornò in sala comune e sprofondò in una poltroncina rossa vicino alla finestra con un libro, in attesa.


Quella sera era una noia mortale. Sirius era pentito di non essere andato a casa di James per Natale dal primo istante in cui si era ritrovato solo ad Hogwarts, ma si era pur sempre rallegrato di aver deciso di stare lontano dalla sua stessa orrenda casa.
Eppure ora avrebbe preferito avere perfino Kreacher intorno ai piedi, per maltrattarlo, piuttosto che quella solitudine desolante.
Non era il tipo adatto all’inattività, alla solitudine e alla tranquillità. Una serata davanti al camino non era decisamente ciò che faceva per lui, nemmeno in una serata d’inverno come quella.
Ed era tutta colpa di quella stupida della Evans, che l’aveva respinto in quel modo. Anzi, a pensarci bene era stata colpa sua, che si era messo a blaterare come un cretino.
Mangiò tardi e gironzolò per i corridoi degli ultimi piani, finché non venne quasi l’una di notte e decise di tornare in dormitorio. Non c’era neanche Gazza in giro, secondo la mappa del malandrino, un mortorio totale.
La sala comune in compenso era occupata. Da quasi… cinque ore , calcolò il ragazzo. Lily Evans se ne stava in un angolo da un bel pezzo, senza muoversi minimamente.
La curiosità lo spinse a ritornare da quelle parti più in fretta, che lei lo stesse aspettando?

Quando spinse il buco per il ritratto la luce calda del caminetto lo investì e gli permise di vedere la figuretta con i capelli rossi addormentata in una poltrona.
Un braccio penzolava graziosamente sfiorando il pavimento e la testa era reclinata e appoggiata allo schienale.
Le si avvicinò silenziosamente, pensando a cosa fare. Era ancora arrabbiato con lei per quel pomeriggio, quindi pensò che avrebbe potuto lasciarla dormire in quella posizione scomoda per tutta la notte. E tanti saluti alla galanteria.
Ma poi si ricordò che non era da lui comportarsi in quel modo. Non con le ragazze carine, perlomeno.
«Evans.  »   la chiamò con voce annoiata, sistemandosi con una posizione scomposta e appositamente studiata, in una poltroncina di fronte.  
Lily non si mosse.
«Evans! »  la chiamò un po’ più forte, e lei aprì gli occhi.
La visione che si trovò davanti era da mozzarle il fiato. Il profilo affascinante del ragazzo era illuminato in modo strano dalle fiamme del caminetto, e il cuore di lei prese a battere un po’ più velocemente.  


«Non farti incantare »   si ripetè, per sicurezza.
«Sirius.  »  lo salutò lei senza inflessioni nella voce.
«Posso sapere che diamine stai facendo? Mi stavi aspettando per caso?»  insinuò con un sorrisetto, accarezzandosi i capelli.
Lei scosse la testa, assumendo un’espressione incredula.
«Dì un po’, che ti sei bevuto? »  se prima aveva pensato di scusarsi con lui, la sua arroganza le avevano fatto cambiare idea del tutto. Non gli avrebbe risposto di si nemmeno sotto tortura.
«Stavo solo leggendo e mi sono addormentata. »  
Lui sembrò non averla neanche sentita
«Va bene Evans, stasera mi sento generoso, accetto le tue scuse. »  ghignò
«Io NON mi sto scusando con te. Proprio per niente.»   urlò la ragazza, alzandosi in piedi ed estraendo la bacchetta. Non sapeva nemmeno lei perché si sentiva così furiosa, ma il sangue le pompava con forza nelle orecchie.

Anche Sirius balzò in piedi e si avvicinò a fronteggiarla.
«Sarebbe il caso che la smettessi con queste scenette patetiche, Evans. »   Il suo nome fu un sussurro appena accennato, una carezza della voce, che le fece tremare le gambe.
La rabbia scomparve in fretta com’era venuta, e le lasciò un’agitazione frenetica addosso.
Ed era soltanto la prima sera che rimanevano da soli.

«E tu sarebbe il caso che la smettessi di essere così arrogante e saccente. »  ribattè lei, cercando di indietreggiare con nonchalance, per mettere spazio tra di loro.
Il ragazzo non glielo permise e fece un passo in avanti.
«Ah dovrei smetterla? Strano, mi pareva ti piacesse quando faccio così. »  
«Ripeto, cosa ti sei bevuto stasera? A me non piace proprio per nulla il tuo atteggiamento. Con me non funziona tirarsela in questo modo.  »  
Lui sogghignò e le si avvicinò ancora. Erano ad un passo.
«Ah no? Quindi ora non hai i brividi giusto? Non stai tremando vero? »  

Lily fu presa da un’altra ondata di rabbia, che la fece arrossire completamente.
Spinse il ragazzo lontano e si erse in tutta la sua statura.
«Sei solo un egocentrico presuntuoso.  »  E con queste parole lo lasciò lì e andò nel suo dormitorio, profondamente scossa.
Certo che aveva i brividi, certo che tremava, se lui le stava così vicino.
E il fatto che lui sapesse era una ragione ancora migliore per stargli lontano, per dimostrargli che lei non era come le altre, per dimostrargli che lui si sbagliava. 
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La neve scendeva lenta nel parco di Hogwarts e in tutta la regione. Lily poteva vedere i fiocchi bianchi vorticare dolcemente fuori dalla grande finestra del dormitorio femminile e sentiva gli spifferi gelati insinuarsi sotto i vecchi vetri.  Un brivido la scosse, ma non voleva alzarsi per prendere una maglia, per non interrompere la magia di quel momento.
E per magia non intendeva la
solita, quella alla quale era così abituata che non vi faceva nemmeno più caso, intendeva la vera magia: quell’equilibrio incomprensibile che regolava il mondo e creava spettacoli naturali come quello.  Come quella neve bianchissima e soffice.  


Per un attimo pensò che il paesaggio esterno rispecchiasse perfettamente i suoi sentimenti e le condizioni della sua anima, ma dopo neanche due secondi si diede della stupida per essersi crogiolata nell’autocommiserazione.  Non era il tipo di ragazza che credeva che i suoi problemi fossero i più importanti del mondo, ma a volte scivolava anche lei nello sconforto.  

Il problema era, ovviamente, un ragazzo. Ma non si trattava di una sciocchezza del tipo “non so come dichiararmi” oppure “chissà se mi trova bella o detesta la forma del mio naso”, si trattava di una cosa molto più importante, quasi insormontabile.  

Si accorse di starsi di nuovo autocommiserando e  si riscosse, finalmente alzandosi per andare a fare colazione in sala grande.  
Era il primo giorno delle vacanze di Natale e, come ogni anno, lei era rimasta ad Hogwarts. Lo faceva per sua sorella, sapeva che a Petunia costava già molta fatica doverla sopportare tutta l’estate, non voleva rovinarle anche il Natale. Dopotutto Lily si trovava bene ad Hogwarts e sentiva solo relativamente la mancanza della famiglia.

La sala comune era desolatamente vuota, ma la Sala Grande era uno spettacolo ancora più desolante: solo sei o sette persone occupavano l’enorme stanza, di solito piena di gente e chiacchiericcio, e tutti appartenenti alla casa di tassorosso, tranne un corvonero che lei sapeva orfano.  Si sedette al suo tavolo vuoto e cominciò a masticare lentamente dei cereali, pensando a come sarebbe stato se le sue migliori amiche si fossero fermate lì con lei, come gli altri anni. Probabilmente a quest’ora sarebbero state ancora in camera, a fare una battaglia con i cuscini, o a prepararsi per andare a pattinare sul ghiaccio dopo la colazione.
Pensò che quel mattino i suoi pensieri sembravano particolarmente inclinati verso cose tristi e per questo si rabbuiò: aveva un cattivo presentimento.
Neanche due minuti dopo i suoi timori si concretizzarono, con l’ingresso in Sala Grande di un ragazzo. No, non di
un  ragazzo qualsiasi, ma del Ragazzo con la R maiuscola.
La causa del suo cattivo umore.

«Buongiorno Evans » la salutò sbadigliando, mentre si sedeva di fianco a lei, non curandosi nemmeno di mettere una mano davanti alla bocca.
«Che ci fai qui? » gli chiese lei, acida. La sorpresa l’aveva fulminata per i primi due secondi, ma ora intendeva costruirsi il suo bel guscio per tenerlo a distanza, insieme ai pensieri che lui le generava. «Sempre molto simpatica » commentò, mentre si serviva di uova strapazzate
 «Ho semplicemente pensato che sarebbe stato carino passare almeno un Natale ad Hogwarts in sette anni, per vedere com’è, capisci?  » le spiegò, senza particolari inflessioni nella voce.

Ma Lily non se la bevve, nonostante fosse sorpresa per avergli strappato una risposta civile, ed alzò un sopracciglio, scettica
«Senza i tuoi cari amichetti? Sai, mi sembra molto strano » Lui alzò le spalle e stavolta non rispose, ma si passò una mano sul collo in un modo che convinse la ragazza a distogliere lo sguardo.

 

 

Visto che non sembrava incline a darle spiegazioni lei non gli parlò più e quando ebbe finito di mangiare si alzò da tavola e se ne andò senza salutarlo.
Aveva deciso che avrebbe finito tutti i compiti nei due  o tre giorni seguenti, per poi avere le tre settimane di vacanza completamente libere.  Il timore che si sarebbe annoiata aleggiava su di lei, ma finse di non averlo e si concentrò sullo studio per buona parte della mattinata.
Verso mezzogiorno notò che aveva smesso di nevicare e decise che avrebbe fatto una passeggiata fino al lago, magari per fare qualche fotografia.

Tirò su il cappuccio della felpa e si incamminò fuori dalla porta di ingresso , lasciando le prime impronte che potesse vedere per centinaia e centinaia di metri, nella neve fresca. Mentre si affannava per non affondare fino al ginocchio nel biancore, qualcosa la colpì improvvisamente sulla testa, forte, e un sibilo preannunciò l’arrivo di qualcos’altro.
Istintivamente sfoderò la bacchetta e, voltandosi di scatto, urlò
«Petrificus totalus! ».
Dopo qualche secondo, rimise la bacchetta in tasca e , divertita, constatò che aveva centrato in pieno il suo bersaglio.
Si avvicinò con calma alla figura che giaceva rigida nella neve e si chinò sul suo volto immobile.

«Black » gli disse con un sorrisetto «Riesci sempre a fare la figura del pollo. Devi avere un talento per questo, a meno che tu non lo faccia apposta.»
Strinse le labbra, per trattenersi dal ridergli in faccia, e poi lo sciolse dall’incantesimo.
«Evans » ringhiò lui, offeso «Visto il quantitativo di ammiratrici che mi ritrovo, direi che hai proprio sbagliato persona.  »
La ragazza sentì una piccola stretta allo stomaco, ma si obbligò ad alzare un sopracciglio e mantenere un tono scettico.

 «Già, in effetti mi chiedo spesso cosa ci trovino in te. Devono avere dei seri problemi di intelligenza.» Stava per dirgli di vista , ma si trattenne. Nessuno avrebbe potuto negare l’effettiva bellezza di Sirius e nemmeno lei sarebbe risultata credibile.
«Se vuoi posso mostrartelo, quello che ci trovano in me » ribattè lui con un grande sorriso spavaldo e malizioso.
La ragazza girò gli occhi verso il cielo e sbuffò «No grazie dell’offerta, non penso mi interessi. » Non era particolarmente sconvolta o scandalizzata, soprattutto perché delle uscite simili erano molto tipiche di Sirius e del suo caro amico James.

«Io non ne sarei così sicuro se fossi in te. Guarda, davvero, sarei felice di toglierti questa curiosità. » affermò, annuendo convinto, con un’espressione speranzosa.

A questa frase la ragazza non potè fare a meno di ridere. Sapeva che avrebbe potuto passare per un’ochetta, ma la spudoratezza così sincera del giovane era effettivamente molto divertente. «Facciamo un’altra volta ok? » disse lei, sperando di non arrossire.
«Ti prendo in parola »  le promise il giovane e lei gli diede una leggera spinta. «Dove stavi andando? »
«Intendi prima che tu mi lanciassi quella palla di neve? Al lago. E ora se non ti dispiace… » sventolò una mano in segno di congedo e r
icominciò a camminare. Lui le si affiancò e cominciò a chiacchierare , senza alcun imbarazzo, del più e del meno, parlandole di scorribande notturne e di ragazze con cui era uscito e alle quali Lily non era minimamente interessata.  
«Ok, adesso per favore mi dici chi sei e che ne hai fatto di Sirius Black? »   gli chiese ad un certo punto, stupita ed incredula che lui potesse parlare così tanto con lei.
«Perché? »   sembrò sinceramente sorpreso
«Sai, non so se hai notato che siamo al sesto anno e che tutto quello che facciamo noi due di solito è insultarci.  » 
«Oh. »  rimuginò per qualche secondo «Beh, non mi importa. Dobbiamo passare le vacanze di Natale insieme giusto?  » 
Lily rimase come trasfigurata. «Come scusa? No, non se ne parla che noi due trascorriamo il Natale insieme come due buoni amici. Sei forse impazzito? Non intendo rovinarmi le vacanze in questo modo.» 


Sirius la fissò per qualche secondo durante quell’invettiva e strinse le labbra, irrigidendo le spalle.

«Come ti pare.  »  fu la sua risposta secca, prima di girarsi e tornare al castello da solo.
Lei non lo fermò e non lo chiamò indietro. Non aveva la minima intenzione di passare tre settimane a tenere a freno i suoi ormoni più di quanto non facesse già durante l’anno scolastico.
 

Mentre camminava verso il lago scoprì che tutto il desiderio di andare laggiù era sparito e che non vedeva l’ora di tornare in sala comune davanti al caminetto.
Sospirò e si arrabbiò con Sirius, era soltanto colpa della sua stupida ed improvvisa voglia di socializzare con lei.

Quando si tolse però il giaccone pesante, nel dormitorio di grifondoro, e si andò a fare una doccia bollente, ebbe un’illuminazione.
Probabilmente il ragazzo aveva davvero solo voluto essere gentile, perché i suoi amici non erano lì con lui. Probabilmente era uno di quei ragazzi che lontano dalla compagnia diventavano perfettamente normali.
Il senso di colpa l’assalì e Lily decise che quella sera sarebbe scesa in sala comune ad aspettarlo, per scusarsi  con lui e mettersi a posto con la coscienza. Non aveva paura di dire le cose come stavano, semplicemente le scocciava doversi scusare per essere stata sgarbata, dopo tutte le volte che lui lo era stato con lei.
Dopo cena, consumata in perfetta solitudine, tornò in sala comune e sprofondò in una poltroncina rossa vicino alla finestra con un libro, in attesa.


Quella sera era una noia mortale. Sirius era pentito di non essere andato a casa di James per Natale dal primo istante in cui si era ritrovato solo ad Hogwarts, ma si era pur sempre rallegrato di aver deciso di stare lontano dalla sua stessa orrenda casa.
Eppure ora avrebbe preferito avere perfino Kreacher intorno ai piedi, per maltrattarlo, piuttosto che quella solitudine desolante.
Non era il tipo adatto all’inattività, alla solitudine e alla tranquillità. Una serata davanti al camino non era decisamente ciò che faceva per lui, nemmeno in una serata d’inverno come quella.
Ed era tutta colpa di quella stupida della Evans, che l’aveva respinto in quel modo. Anzi, a pensarci bene era stata colpa sua, che si era messo a blaterare come un cretino.
Mangiò tardi e gironzolò per i corridoi degli ultimi piani, finché non venne quasi l’una di notte e decise di tornare in dormitorio. Non c’era neanche Gazza in giro, secondo la mappa del malandrino, un mortorio totale.
La sala comune in compenso era occupata. Da quasi… cinque ore , calcolò il ragazzo. Lily Evans se ne stava in un angolo da un bel pezzo, senza muoversi minimamente.
La curiosità lo spinse a ritornare da quelle parti più in fretta, che lei lo stesse aspettando?



Quando spinse il buco per il ritratto la luce calda del caminetto lo investì e gli permise di vedere la figuretta con i capelli rossi addormentata in una poltrona.
Un braccio penzolava graziosamente sfiorando il pavimento e la testa era reclinata e appoggiata allo schienale.
Le si avvicinò silenziosamente, pensando a cosa fare. Era ancora arrabbiato con lei per quel pomeriggio, quindi pensò che avrebbe potuto lasciarla dormire in quella posizione scomoda per tutta la notte. E tanti saluti alla galanteria.
Ma poi si ricordò che non era da lui comportarsi in quel modo. Non con le ragazze carine, perlomeno.
«Evans.  »   la chiamò con voce annoiata, sistemandosi con una posizione scomposta e appositamente studiata, in una poltroncina di fronte.
 
Lily non si mosse.
 
«Evans! »  la chiamò un po’ più forte, e lei aprì gli occhi.
La visione che si trovò davanti era da mozzarle il fiato. Il profilo affascinante del ragazzo era illuminato in modo strano dalle fiamme del caminetto, e il cuore di lei prese a battere un po’ più velocemente.   


«
Non farti incantare »   si ripetè, per sicurezza.
«Sirius.  »  lo salutò lei senza inflessioni nella voce.

«Posso sapere che diamine stai facendo? Mi stavi aspettando per caso?»  insinuò con un sorrisetto, accarezzandosi i capelli.
Lei scosse la testa, assumendo un’espressione incredula.  
«Dì un po’, che ti sei bevuto? »  se prima aveva pensato di scusarsi con lui, la sua arroganza le avevano fatto cambiare idea del tutto. Non gli avrebbe risposto di si nemmeno sotto tortura.
«Stavo solo leggendo e mi sono addormentata. » 
Lui sembrò non averla neanche sentita
«Va bene Evans, stasera mi sento generoso, accetto le tue scuse. »  ghignò
«Io NON mi sto scusando con te. Proprio per niente.»   urlò la ragazza, alzandosi in piedi ed estraendo la bacchetta. Non sapeva nemmeno lei perché si sentiva così furiosa, ma il sangue le pompava con forza nelle orecchie.

Anche Sirius balzò in piedi e si avvicinò a fronteggiarla.

«Sarebbe il caso che la smettessi con queste scenette patetiche,
Evans. »   Il suo nome fu un sussurro appena accennato, una carezza della voce, che le fece tremare le gambe.
La rabbia scomparve in fretta com’era venuta, e le lasciò un’agitazione frenetica addosso.

Ed era soltanto la prima sera che rimanevano da soli.

«E tu sarebbe il caso che la smettessi di essere così arrogante e saccente. »  ribattè lei, cercando di indietreggiare con nonchalance, per mettere spazio tra di loro.
Il ragazzo non glielo permise e fece un passo in avanti.

«Ah dovrei smetterla? Strano, mi pareva ti piacesse quando faccio così. » 
«Ripeto, cosa ti sei bevuto stasera? A me non piace proprio per nulla il tuo atteggiamento. Con me non funziona tirarsela in questo modo.  » 
Lui sogghignò e le si avvicinò ancora. Erano ad un passo.
 
«Ah no? Quindi ora non hai i brividi giusto? Non stai tremando vero? »

Lily fu presa da un’altra ondata di rabbia, che la fece arrossire completamente.
 
Spinse il ragazzo lontano e si erse in tutta la sua statura.
 
«Sei solo un egocentrico presuntuoso.  »  E con queste parole lo lasciò lì e andò nel suo dormitorio, profondamente scossa.

Certo che aveva i brividi, certo che tremava, se lui le stava così vicino.
E il fatto che lui sapesse era una ragione ancora migliore per stargli lontano, per dimostrargli che lei non era come le altre, per dimostrargli che lui si sbagliava. 

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Hellou *_* 

Dopo una lunga assenza, mi è venuto un attacco di ispirazione e ho deciso di scrivere  questa storia. 
Vi dirò già che non durerà più di 3/4 capitoli.

Quanto quanto amo il pairing Sirius/Lily *ç* quel ragazzo è da sbavo.

Aspetto con ansia le vostre recensioni ;D  

   
 
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