I
giorni
successivi non furono esattamente come Harry si aspettava. Credeva che
finita
la guerra, avrebbe finalmente avuto la tanto agognata pace, ma
così non fu. Il
giorno dopo essere tornati alla Tana erano tutti vagamente frastornati.
Si
ritrovarono a colazione, seduti intorno al tavolo e in silenzio. La
cosa che
però insospettì Harry fu
l’atteggiamento di Ron ed Hermione. Erano entrambi
tesi e continuavano a scambiarsi sguardi sospetti. Si conoscevano ormai
da più
di sette anni, negli ultimi tempi avevano vissuto fianco a fianco e
Harry aveva
imparato a conoscere i suoi amici più di chiunque altro,
così iniziò una tacita
conversazione di sguardi. Harry con le sopracciglia sollevate guardava
con aria
interrogativa Ron ed Hermione, dal canto suo Ron guardava Hermione
cercando di
spingerla a dire qualcosa mentre lei stringendo gli occhi faceva cenni
di
negazione ad Harry.
-Per
l’amor del
cielo!- sbottò ad un tratto Ginny. –Volete dirci
cosa sta succedendo?-
-Nulla!-
disse
prontamente Ron diventando di un cangiante color rosso
-
Oh basta Ron!
Dobbiamo dirlo,credo che se ne accorgerebbero non credi?- Hermione si
alzò in
piedi
-Mi
sono perso
qualcosa?- Chiese Harry.
-Partiamo
domani
per L’Australia. Devo andare a cercare i miei genitori. Sono
riuscita ad avere
da Kingsley un permesso per attivare una passaporta che ci
condurrà a Sidney,
da li potremo iniziare la nostra ricerca.-
-Non
dovremmo
metterci più di qualche settimana- proseguì Ron
– Al massimo staremo via un
mese-
La
signora
Weasley li guardò con aria affranta. Era straziata da una
parte dall’idea di
perdere un altro figlio, il viaggio sarebbe stato lungo e pieno di
incognite e
di pericoli, ma d’altro canto non poteva permettere che
Hermione non cercasse i
suoi genitori e non l’avrebbe certo lasciata partire da sola.
Grossi lacrimoni
iniziarono a colarle sulle guance. Il signor Weasley le strinse un
braccio
intorno alle spalle. L’ultimo anno gli aveva lasciato segni
evidenti sul viso:
i pochi capelli che come una corona gli cingevano la testa avevano
perso il
loro rosso caratteristico per virare verso una sfumatura grigiastra, lo
sguardo
appariva sempre stanco segnato da marcate occhiaie sotto gli occhi e
sulla
fronte si notavano profonde rughe.
-Va
bene!- Disse
Harry –Vado a preparare i bagagli! Bill potremo prendere
nuovamente in prestito
la tua tenda?-
-Harry…
ecco- lo
interruppe Hermione arrossendo lievemente e stringendo un fazzoletto
nella mano
destra –Io e Ron partiamo da soli-
-Cosa?
– Harry
si alzò di scatto sgranando gli occhi, la sua sedia cadde a
terra spaventando
Leotordo che sonnecchiava lì vicino -Non starai parlando
seriamente? Non vi lascio
andare da soli, abbiamo affrontato sempre tutto insieme e non me ne
starò in
disparte proprio ora!-
-Se
partono loro
parto anche io- Ginny si alzò accanto ad Harry.
-Non
dire
sciocchezze Ginny cara- Il signor Weasley iniziò a dare
delle piccole pacche
sulle spalle della signora Weasley che non riusciva a smettere di
piangere.
–
Hermione ha ragione.
È meglio che parta solo con Ron. Da soli riusciranno a
muoversi più veloci e tu
Harry ora più che mai ci servi qua.- fece una piccola pausa
e proseguì stancamente
- Al Ministero hanno bisogno delle tue deposizioni, verrai contattato a
giorni dai
funzionari dei servizi amministrativi del Wizengamont per sapere la tua
versione dei fatti. Il Wizengamot, o ciò che ne rimane, si
sta organizzando per
il processo, c’è molta gente che aspetta
giustizia.-
Harry
si sentiva
incastrato e anche vagamente offeso. Non avrebbe
mai pensato di essere tenuto da parte o
all’oscuro da qualcosa proprio dai suoi migliori amici.
Eppure sapeva di non avere
scelta, lui stesso non vedeva l’ora che tutti i mangiamorte
finissero ad
Azkaban.
-Va
bene- Disse
fissando un punto nel vuoto. Non riusciva a guardare in faccia Ron ed
Hermione,
così si alzò ed uscì fuori nel
giardino. Aveva bisogno di aria.
-Harry
aspetta…-
Ron fece per seguirlo ma Hermione lo fermò.
–Ha
bisogno di
stare un po’ da solo, lasciamogli il suo spazio. Capisco che
si senta tradito
ma capirà che è la scelta migliore-
Harry
evitò i
suoi amici per tutta la giornata, quella notizia lo aveva turbato
più di quanto
si aspettasse. Da quando aveva conosciuto Ron ed Hermione aveva
affrontato
mille pericoli, aveva combattuto con chiunque e rischiato la vita
praticamente
ogni giorno, ma la costante era lui. Lui insieme ad i suoi amici, lui
con Hermione,
lui con Ron, lui con Luna o con Neville… sempre lui. Ora gli
sembrava quasi
inconcepibile non essere compreso in quella nuova avventura. Ma sapeva
anche
che in tutto ciò che gli era capitato lui era sempre stato
il protagonista solo
per un triste scherzo del destino, non perché in qualche
modo fosse speciale. Se
non avesse avuto i suoi amici accanto non
sarebbe mai riuscito ad andare avanti. Erano loro quelli speciali. Loro
non si
erano trovati in mezzo alla guerra per destino. Loro avevano
deliberatamente
scelto di stargli accanto per lottare in qualcosa in cui credevano, e
negli
anni si erano impegnati, senza trucchi o giochetti o l’aiuto
di tante persone
che si erano sacrifica per lui. Erano loro i veri eroi e in quanto tali
avevano
tutte le capacità e il diritto di dimostrare che potevano
farcela senza
problemi anche senza Harry Potter. Era stato egoista e presuntuoso e
ora si
sentiva terribilmente in colpa. Senza contare che ora più
che mai Ron ed
Hermione avevano il bisogno di parlare e di stare l’una
accanto all’altro, come
lui sentiva di non poter più stare lontano da Ginny. Ginny…Harry
spalancò gli occhi e corse su per
le scale.
-Vattene
prima
che ti affatturi!- Ginny corse alla porta e la sbatté con
forza.
-Ginny
ti prego
apri. Scusa sono stato un idiota, l’ho capito solo
ora…-
-Meglio
tardi
che mai!- Urlò Ginny da dentro la stanza
-Mi
hanno colto
di sorpresa, quando hanno detto che sarebbero partiti l’idea
di non andare con
loro mi sembrava assurda.
Per
tutta la mia
vita non ho mai dovuto render conto a qualcuno, non ho mai dovuto
chiedere il
permesso per qualcosa…-
-Tranquillo,
non
mi devi nulla! Chi sono infondo io! Tanto ormai ci sono abituata-
-Sto
cercando di
spiegarti! Per me è tutto nuovo. Sei tu che mi hai dato la
forza di lottare e
di non arrendermi. Per la prima volta avevo qualcuno da cui tornare.
Quando Ron
ed Hermione hanno detto che sarebbero partiti sono scattato per istinto
-
Ginny
andò ad
aprire la porta –Non capisci? So che l’anno scorso
non avevi scelta, ma non
posso restare ad aspettarti ogni volta che decidi di partire
chissà dove-
-Ginny
credi
davvero che per me sia stato facile starti lontano? È che
ora per me è tutto
nuovo, questa calma è innaturale e non so perché
non mi sento a mio agio. È
come se fossi stato progettato per cacciarmi nei guai!- sorrise ironico
- È una
delle poche cose che mi riesce bene-
Si
fissarono per
qualche istante, come se Ginny stesse cercando di prendere una
decisione di
vitale importanza, poi fece un gran respiro e Harry capì che
per questa volta
l’aveva passata liscia
-Ve
bene, per
stavolta ti perdono. So che questa è la tua natura e devo
abituarmi visto che so
che il tuo più grande sogno è diventare un Auror,
ma sarei felice se d’ora in
poi potessi rendermi più partecipe della tua vi…-
non fece in tempo a finire la
frase, Harry le sorrise e le diede un frettoloso bacio sulla guancia
–Grazie! Scusa
ma devo andare a scusarmi con Ron ed Hermione prima che partano!-
Ginny
rimase
sulla porta e sollevò gli occhi al cielo, doveva ammetterlo,
quasi divertita.
Harry
fece la
rampa di scale di corsa e bussò nella stanza di Ron
–Posso?-
-Entra-
La voce
di Ron era strana, un misto tra freddezza e tristezza. Harry
entrò lentamente e
si chiuse la porta alle spalle inspirando profondamente.
-Credo
di
dovervi delle scuse-
-Oh
Harry tu non
ci devi niente- Hermione era seduta per terra in un angolo e infilava
degli
indumenti dentro uno zaino decisamente troppo piccolo per contenerli
tutti,
doveva aver sicuramente fatto un incantesimo
estensibile irriconoscibile come quello che aveva eseguito
sulla borsetta
di perline. Guardandola ebbe quasi un “de ja vu” .
Era passato quasi un anno da
quando l’aveva vista seduta nello stesso punto a scegliere i
libri prima della
partenza alla ricerca degli Horcrux. Quante ne avevano passate insieme
in quei
lunghi mesi.
-No
Hermione,
avevate ragione. È che per me è un po’
strano non partire con voi, ma è
normale. Stiamo crescendo, e ora inizieremo a prendere strade diverse e
anche
se non condivideremo ogni attimo insieme,
voi resterete sempre i miei migliori amici.-
-È
un po’
zuccone però poi ci arriva!- Ron diede una pacca sulla
spalla dell’amico
-Inoltre
è il
caso che vi lasci un po’ di intimità- e
sghignazzò evitando una pallottola di
calzini che gli lanciò Hermione.
-Quindi
domani a
che ora partirete?-
-Credo
verso le
sei o le sette, ci sono dieci ore di fuso orario con Sidney, in questo
modo
avremo qualche ora prima che tramonti il sole. Ho ricevuto un biglietto
da
Kingsley, passerà più tardi per dirci i dettagli
e consegnarci la passaporta–
-Non
vedo l’ora
di vedere i canguri-
-Ron
non andiamo
in vacanza! Ti ricordo che dobbiamo cercare i miei genitori!-
-Ovviamente!-
si
affrettò a dire Ron, ma Hermione non poté che
scoppiare a ridere vedendolo
tornare verso il letto balzellando a gambe unite e con le braccia
piegate e le
mani che sporgevano dal petto.
-Hermione
a cosa
credi che ti serviranno “Traduzione
runica avanzata. Libro secondo” e “Guida
pratica alla trasfigurazione per maghi navigati”?
Non credo che sarà
necessario tradurre rune-
-È
interessante
che tu l’abbia chiesto!- Hermione si schiarì la
gola, fu in quel momento che
Ron capì che la discussione non avrebbe portato a nulla di
buono.
-Stanotte
sono
rimasta sveglia ad elaborare un programma di studio. Con la nostra
partenza e
il processo perderemo tutti molto tempo prezioso, ma non pensate di
oziare!
Abbiamo poco più di tre mesi per studiare il programma di un
intero anno
scolastico, che per inciso è anche il più
difficile, senza contare che abbiamo
trascorso un anno lontani da Hogwarts e la nostra preparazione
è piuttosto
arrugginita e come se non bastasse non abbiamo avuto
l’ausilio di nessun
professore, per cui i momenti in cui non saremo impegnati li
sfrutteremo al
meglio!- a quel punto estrasse dalla tasca una pergamena lunga almeno
un metro
e mezzo. Harry vide che vi era una tabella fitta di appunti colorati.
–Il
programma è studiato giorno per giorno e-sarà-
meglio- per- voi- che- lo-
rispettiate!- Sottolineò le ultime parole con aria
minacciosa poi tornò serena
come prima e puntò la bacchetta sulla pergamena eseguendo un
delicato movimento
del polso –Gemino. Ecco
Harry, questa
è la tua copia- Harry prese la pergamena e iniziò
a leggere. Il programma era
suddiviso in maniera sempre più dettagliata. Il mese di
Maggio era sotto la
voce programma leggero, ma di
leggero
non aveva nulla. Era studiato nei minimi particolari e seppur vi
fossero
annotati orari ben precisi era possibile riuscire a recuperare le ore
perse in
caso di imprevisti, ore certo che venivano tolte al sonno o ai pasti.
Più Ron
andava avanti nella lettura più i gemiti si facevano forti.
-Hermione
ci
deve essere un errore, secondo questa tabella ad Agosto non sono
previste pause
per i pasti!-
-Nessun
errore
Ron, basterà mangiare e leggere contemporaneamente!-
-Per
tutti gli
avvincini, credo che non arriverò vivo a dare
l’esame!-
I
lamenti di Ron
furono interrotti dalla signora Weasley che li chiamava per
apparecchiare. Quando
scesero di sotto trovarono Kingsley ad aspettarli.
-Harry!
Che
piacere vederti!- allungò la mano per stringergliela. Era
diverso dall’ultima volta
che Harry l’aveva visto. Portava degli abiti sgargianti che
facevano contrasto
con la pelle scura e aveva rimesso il suo orecchino ma lo sguardo
seppur gentile
come sempre era stanco e annebbiato da mille pensieri –Ron,
Hermione!- fece un
sorriso ed un cenno di saluto con la testa. -Vi ho portato la
passaporta!- da
un taschino della casacca estrasse un paio di occhiali: una delle lenti
era
rotta, l’altra era assente e la stecchetta destra era
rosicchiata. –Mi
raccomando, partirà alle sette in punto! Troverete ad
aspettarvi John Koalbears
un mio vecchio amico, vi ospiterà per la notte e nel caso ne
abbiate bisogno
sono certo che vi aiuterà. Mi dispiace, so che non
è molto-
-Grazie
Kingsley. È perfetto!- Hermione prese la passaporta e la
avvolse in un fazzoletto
che ripose poi nella tasca della maglietta.
-Avete
già
qualche indizio su dove possano essere andati?-
-Purtroppo
no,
quando gli ho modificato i ricordi ho fatto in modo di non dargli
nessuna
destinazione precisa in modo che anche se mi avessero catturata non
sarei stata
in grado di dire nulla. Arrivata in Australia spero di trovare qualche
indizio anche
se il territorio è vastissimo.-
-Purtroppo
i
tuoi genitori sono babbani, non ho nessun modo per rintracciarli.-
-Non
ti
preoccupare, hai fatto già tanto. Sono certa che
riuscirò a trovarli-
-Non
ho dubbi.
Ora…- e si voltò verso Harry, -Harry ho bisogno
di parlare con te. So che
Arthur ti ha anticipato qualcosa-
-Riguarda
il
processo vero?- Kingsley annuì.
-Ma
c’è
dell’altro…Abbiamo arrestato quasi
tutti i mangiamorte…- Harry trasalì
-Cosa
intendi
con quasi?- Come se ormai fosse diventato un tic la mano di Harry
andò prima a
sfiorare la cicatrice e poi a stringere forte la bacchetta.
-Dopo
la fine
della battaglia, i mangiamorte ancora vivi che non erano stati
catturati sono
riusciti a smaterializzarsi oltre i confini di Hogwarts, purtroppo
tutte le
difese erano crollate. Siamo riusciti a catturare Rowle, Goyle e Nott,
ma
Avery, Selwyn e Tiger sono ancora a piede libero.-
-Papà
tu lo
sapevi?- Charlie si girò verso il signor Weasley
-Si,
non ho
voluto dirvi nulla per non allarmarvi. Ma ora credo che non sia giusto
tenervelo segreto. Mi dispiace ragazzi-
La
notizia fu
qualcosa di devastante. Hermione iniziò a tremare e
sbiancò, sembrava così
debole che Ron le cinse la vita e la fece accomodare sul divano. La
signora
Weasley ormai non reggeva più le cattive notizie e si
accasciò sulla sedia più
vicina piangendo in silenzio. Fleur si strinse fra le braccia di Bill e
George,
che sembrava aver perso per sempre la sua scintilla di vita rimase se
possibile
ancora più immobile del solito. Nessuno osava parlare. Harry
ebbe la reazione
più strana di tutte: rimase in silenzio, tranquillo, senza
nessuna apparente
reazione. Kingsley lo osservò per alcuni secondi e poi gli
sorrise.
-Non
faranno del
male a nessuno. Sono soli, deboli. Non hanno più nessuno a
cui rivolgersi e gli
Auror li stanno cercando. Se ferissero qualcuno verrebbero intercettati
e
catturati immediatamente.- Harry era calmo, analizzava velocemente ogni
possibilità, senza esitazione.
–Kingsley…-
-So
cosa stai
pensando, e sono d’accordo. Sta a te decidere-
Ginny
si alzò di
scatto e afferrò il braccio di Harry. Lo guardò
negli occhi con aria di
supplica, poi i suoi occhi si addolcirono. – È
ciò che vuoi fare?- Harry la
guardò intensamente. Voleva andare a cercare i mangiamorte e
catturarli. In
quel momento non desiderava altro. Sentiva le dita prudergli e il cuore
battere
forte. Qualsiasi cosa gli celasse il futuro, sia che avesse superato
gli esami
o che fosse stato bocciato, lui sarebbe stato un Auror. Era nato per
quello,
tutta la sua vita era stata un lungo campo di addestramento. Ginny gli
lasciò
il braccio –solo… fa attenzione!-Harry le
accarezzo la guancia, poi si voltò
verso Kingsley.
-Voglio
partecipare! Devo farlo.- Kingsley annuì
–Non
avevo
dubbi. Presentati domani mattina alle sette e mezza al Ministero,
sezione
Auror, lì ti spiegheranno tutto.
-Ora…
è meglio
se… ci sediamo a tavola. Kingsley… rimani per un
piatto di zuppa?- La voce
della signora Weasley era tremolante ed interrotta ogni tanto da
qualche
singhiozzo.
-Ti
ringrazio
Molly, ma purtroppo al Ministero abbiamo un gran da fare. Ho lasciato
Percy in
ufficio ed è bene che lo raggiunga. Quel ragazzo
è un gran lavoratore. Arthur
ci vediamo domani in ufficio.-
-Certo.
Buona
serata Kingsley-
-Buona
serata
anche a voi.- E dopo aver salutato tutti con un cenno del capo, si
smaterializzò.
Ginny, Harry, Ron ed
Hermione apparecchiarono
in fretta e si sedettero per la cena.
Fleur
e Charlie
servirono le pietanze anche se nessuno sembrava aver fame. Ognuno era
perso nei
propri pensieri. Hermione e Ron erano preoccupati per la nuova
situazione.
Dovevano partire, Hermione non avrebbe più potuto aspettare.
Ma avevano paura
per Harry. Sapevano che era in gamba ma sapevano anche che era
impulsivo e spesso
sprezzante del pericolo. Cosa avrebbero dovuto fare?. Ginny, in
silenzio, continuava
a staccare pezzetti di mollica da un panino. Harry… era
eccitato. Solo qualche
ora prima si era domandato come sarebbe stata la sua vita ora che non
aveva
nessuno a cui dare la caccia e nessuno da cui nascondersi. Adesso aveva
davanti
un nuovo scopo e come se non bastasse a breve avrebbe collaborato con
gli
Auror. Il suo più grande sogno era dietro l’angolo
servito su un piatto
d’argento e non avrebbe sprecato questa occasione. Infine non
vedeva l’ora di
dare la caccia e scovare gli ultimi mangiamorte rimasti in
circolazione.
Sperava che gli Auror avessero già una pista, era pronto a
lanciarsi
all’attacco.
Quella
notte
ebbe un sonno agitato. Sognò Cedric Diggory.
Si
trovava in un cimitero e tutto era buio. Cedric
avanzava lentamente e doveva esserci parecchio freddo perché
ad ogni respiro il
fiato del ragazzo si condensava in una piccola nuvola bianca.
Superò due file
di tombe e poi svoltò a sinistra. Camminò ancora
per qualche passo prima di
fermarsi. Giunse davanti ad una costruzione imponente. Cedric
salì alcuni
scalini e si ritrovò circondato da
sette
alte colonne. Erano bellissime, di un perfetto marmo roseo, sui
capitelli,
intricati motivi floreali di marmi policromi creavano un gioco di
colori
ammaliante. Il ragazzo proseguì e si trovò in
un’ ampia sala circolare
circondata da candele che fluttuavano accanto alle pareti, e sembrava
danzassero al ritmo di una musica che pareva nascere dal nulla. La
melodia era qualcosa
di dolce e malinconico, ma era così bella che era
impossibile restarne
indifferenti. Cedric attraverso la sala fino a giungere davanti ad una
lapide
bianca circondata da centinaia di fiori freschissimi. Probabilmente il
defunto
doveva essere morto da pochi giorni. Con un veloce movimento della
bacchetta il
ragazzo fece apparire una rosa bianca e la poggiò ai piedi
della lapide, poi
con il dito lesse la frase incisa sulla lastra: “ Un
fratello, un amico, un
marito, un padre… un eroe”. Doveva
Essere
un Auror perché ai piedi della tomba,
scolpito in bassorilievo, vi era il loro simbolo. Cedric
sollevò la testa e
solo allora lesse il nome dorato: “Harry Potter”.
Il ragazzo abbassò lo sguardo
ma non era più lui. Una ragazza dai capelli rosa
iniziò a scuotere la testa.
Sembrava in preda alle convulsioni, si accovacciò e strinse
alcune ciocche ora
diventate nere. Iniziò a dondolare poi rilesse la scritta.
Cacciò un urlo
agghiacciante…
Harry
si svegliò
ansimando. Era sudato, il lenzuolo era caduto per terra.
-Per
le consunte
mutante di Merlino! Tutto ok amico? Stavi urlando!-
Harry
inforcò
gli occhiali e si ritrovò la faccia di Ron ad un centimetro
la naso. Sembrava
spaventato e si guardava intorno con la bacchetta a
mezz’aria.
-Non
è che
Tu-Sai-Chi è tornato vero? Insomma non era uno
di quei sogni vero?-
-No
tranquillo!
Era solo un incubo. E poi quando ti deciderai a chiamare Voldemort col
suo
nome? Adesso non può più spaventare nessuno.-
-Ok
ok va bene!
Comunque adesso sono troppo agitato per rimettermi a letto, ti va un
bicchiere
di latte?-
-Si,
tanto non
credo che riuscirei a riaddormentarmi-
Scesero
le scale
cercando di non fare il minimo rumore ma quando arrivarono in cucina
trovarono
la luce accesa e Hermione e Ginny avvolte nelle loro vestaglie intente
a bere
una tazza di tè.
-Anche
voi non
riuscite a dormire?- Ginny si alzò e svuotò il
resto del tè nel lavandino.
-Harry
ha gli
incubi!- Ron si diresse verso il forno per vedere se fosse avanzato un
po’ di
pasticcio di carne.
-Come
gli
incubi? Non sono come…- Hermione lasciò cadere il
biscotto che teneva in mano.
-No
tranquilli!-
e guardò tutti in faccia –era-solo-un-incubo!-
rimarcò la frase in modo da
tranquillizzarli una volta per tutte. Si, era solo un incubo,
però doveva
ammettere di esserne rimasto scosso. Non era certo un buon augurio
sognare di
morire da Auror quando di lì a poche ore si sarebbe trovato
nel loro quartier
generale. Senza contare che, ne era certo, la ragazza sconvolta non
poteva che
essere Tonks, anche lei Auror e anche lei…morta. Si
rigirò una galletta tra le
mani. Però la scritta sulla lapide era strana. Ok fratello, infondo Ron ed Hermione ormai
erano come fratelli per
lui, ma marito? E padre?
Era forse un sogno premonitore? E
perché Tonks sembrava così tanto sconvolta?
-Harry?
Ehi
Harry mi stai ascoltando?- Hermione sventolò la mano davanti
alla faccia
dell’amico. –Era un incubo così
terribile?- Harry sbatté un paio di volte le
palpebre come se stesse uscendo da un’ipnosi e
guardò l’amica.
-Come?
Oh scusa
Hermione, ero soprapensiero. No tranquilla lascia perdere
l’incubo. Tu invece
come stai? – Hermione gli sorrise gentilmente. Sapeva che era
turbato più di quanto
desse a vedere, ma sapeva anche che era realmente preoccupato anche per
lei.
-Sinceramente?
Uno schifo! Non ho la più pallida idea di possano essere
andati i miei genitori
e adesso questa faccenda dei mangiamorte e tu che ti unisci agli
Auror…-
-Hermione…
respira! Stai tranquilla ok? Per prima cosa non devi preoccuparti per
me. Io
sarò al sicuro e non ho nessuna intenzione di farmi
ammazzare!- Ginny ebbe un
brivido e diventò ancora più pallida. Harry le
strinse la mano e proseguì –Per
quanto riguarda i tuoi genitori, mi è venuto in mente prima
che andassi a
letto. Che ne dici di farti una navigata su internet? Magari li trovi-
Hermione
si illuminò.
-Harry
sei un
genio!- si battè una mano sulla fonte -Mi ero completamente
dimenticata, a
furia di stare tra i maghi pensavo solo a quali incantesimi potessi
fare…-
-Nabigre? Io sop-pro mal-ghim-re!-
-Quando
imparerai a inghiottire prima di parlare?- Ginny si tolse un pezzo di
carne che
gli era volato tra i capelli e lo guardò con rassegnazione.
Ron si sforzò di
inghiottire un boccone sicuramente troppo grande per la sua bocca e
ripeté –Io
soffro il mal di mare! Non si era parlato di barche! E poi
perché pensi che
navigando su questo internet (che poi cos’è? Un
fiume? Un lago?) troveremo i
tuoi genitori?Non facevano i dentisti?-
Hermione e Harry scoppiarono a ridere
-Cosa
c’è da
ridere?- Ron sembrò offeso
-Ron,
internet
non è un corso d’acqua!-
-E
allora come
faremo a navigarlo?- Harry scoppiò un’altra volta
a ridere mentre Hermione
cercò di sforzarsi di rimanere seria
-diciamo
che è
detto in maniera figurata. Internet è un modo che hanno i
babbani per
comunicare a distanza in maniera anche istantanea. Ci si collega
tramite un
computer, che è una di quelle scatole che conserva tuo
padre, e puoi trovare
qualsiasi cosa tu possa cercare che riguardi i babbani. Molte aziende o
anche
privati si fanno dei siti propri per farsi pubblicità ed
è quello che spero
abbiano fatto i miei genitori. O comunque magari trovo qualche
indizio.-
Hermione era emozionata, finalmente aveva una pista da cui partire.
Quando
Ron finì
anche l’ultimo pezzo di pasticcio ormai era quasi
l’alba, decisero allora di
salire e di iniziare a prepararsi.
-Sei
mai entrato
negli uffici degli Auror?- Harry era seduto sul letto e si rigirava la
bacchetta tra le mani. Ron teneva in mano due magliette cercando di
decidere
quale infilare dentro lo zaino
-No,
l’accesso
non è consentito ai visitatori…-
lasciò cadere le magliette per terra e
spalancò gli occhi –sono proprio un troll! Cibo!-
infilò la testa sotto il letto
e iniziò ad estrarre un mucchio di oggetti impolverati.
-Ron
hai finito
di mangiare poco fa, e poi si può sapere cosa stai cercando?-
-Deve
essere qui
da qualche parte, la tengo in caso di emergenza.- estrasse un calzino
puzzolente e lo guardò con disgusto per ricacciarlo poi
sotto il letto.
–Eccola!- Con aria trionfale tirò fuori una
scatola di legno che poggiò con
cautela sul letto come se contenesse un grande tesoro. –Con
tutti i preparativi
e le ultime novità mi stavo dimenticando una cosa
fondamentale- aprì il
coperchio dello “scrigno” –tadan! La mia
riserva segreta di cibo direttamente
da Mielandia. Non voglio rischiare di mangiare bacche e funghi muffiti
anche
questa volta, così in caso di necessità avremo un
posto da cui attingere.-
Harry
scosse la
testa divertito –non cambierai mai!- Ron rise con Harry e
infilò con cura la
scatola dentro lo zaino, poi qualcuno bussò alla porta
–Posso?- Hermione fece
capolino ed entrò nella stanza. –È
meglio se scendiamo, è quasi ora-
Il
sole era
sorto e quando scesero trovarono la signora Weasley già ai
fornelli. Non ci fu
verso di convincerla che avevano già mangiato e
riempì i piatti di tutti di
uova, bacon, frittelle e pane tostato. Ron non fece complimenti e
spazzolò
tutto in un attimo, Hermione cercava di ingoiare a forza le sue uova
mentre Harry,
che aveva lo stomaco chiuso per la tensione lanciava pezzi di pancetta
a
Leotordo ogni volta che la signora Weasley si girava.
Quando
i piatti
furono ripuliti poterono finalmente alzarsi da tavola. Si riunirono
tutti in
salotto pronti per i saluti. Hermione si mise lo zaino in spalla e
guardò
l’orologio appeso al muro, mancavano dodici minuti alle sette.
-Mi
raccomando
scrivete tutti i giorni- La signora Weasley si sforzava di non piangere
mentre
abbracciava e baciava Ron ed Hermione. –E fate attenzione-
Il
signor
Weasley abbracciò entrambi, Ginny strinse Hermione e diede
un fraterno pugno
sulla spalla di Ron cosa che fecero anche George, Charlie e Bill ma in
maniera
meno fraterna, Percy optò invece per una formale stretta di
mano.
-Tenetemi
aggiornato!- A Harry sembrava sempre più strana
l’idea di non partire con loro.
-
E tu non fare
l’eroe!- Hermione lo strinse forte. -È ora-
Estrasse
dalla
tasca la passaporta, lei afferrò una stecchetta e Ron
l’altra. Appena la
lancetta scoccò le sette gli occhiali si illuminarono. Harry
fece in tempo a
sussurrare un “Buona fortuna” prima che gli amici
venissero risucchiati in un
vortice sparendo nel nulla.
-Harry
è ora
anche per noi!- Harry annuì al signor Weasley
–vado a prendere il mantello e
poi possiamo smaterializzarci-
La
signora
Weasley seguì il marito mentre tutti gli altri andarono in
cucina a fare
colazione. Harry rimase solo con Ginny.
-Emozionato?-
La
ragazza si avvicinò e gli accarezzò una guancia.
A Harry venne un brivido, non
si sarebbe mai abituato.
-Un
po’.
Tranquilla, non farò niente di stupido e starò
attento- le spostò una ciocca di
capelli e le baciò dolcemente la fronte.
–Tornerò stasera, promesso!- Si
separarono giusto un attimo prima che tornassero i signori Weasley.
-Bene
Harry sei
pronto? Possiamo andare- Il signor Weasley gli prese il braccio e si
smaterializzarono.
Sentì
la solita
nausea e poi finalmente respirò l’aria fresca del
mattino sbucando in un vicolo
della Londra babbana. Era la prima volta che si allontanava dalla Tana
dalla
fine della guerra, per un momento gli vennero in mente le immagini
delle
streghe urlanti che si strappavano i capelli alla stazione di Hogsmade
ed ebbe
paura. Come avrebbero reagito i maghi vedendolo al Ministero. Per un
attimo
pensò di indossare il mantello che teneva ben ripiegato in
tasca, la mattina
aveva deciso di prenderlo nell’eventualità di
andare con gli Auror in missione,
era pronto a qualsiasi situazione, ma forse adesso non era il momento
migliore
per indossarlo, forse non sarebbe stato molto professionale.
-Harry
purtroppo
devi passare dalla cabina, possono entrare dall’ingresso
principale solo i
possessori del tesserino-
Il
signor
Weasley sembrava imbarazzato ma Harry capì la situazione
-Certo,
non si
preoccupi! Ci vediamo tra qualche minuto nell’Atrio!- e si
diresse dall’altro
lato della strada.
Dovette
aspettare perché la cabina era occupata da un babbano.
Quando entrò tutto era
esattamente come l’aveva visto l’ultima volta,
tranne per un adesivo di una
band americana attaccato su uno dei vetri alla sua sinistra. Harry
guardò fuori
e aspettò che la strada fosse libera, poi sollevò
la cornetta e digitò i cinque
numeri: 62442. Dallo sportellino per il resto uscì una
spilla con la scritta visitatore e
la cabina iniziò a scendere
verso il basso. Quando l’ascensore si fermò una
voce femminile annunciò “ottavo
livello: Atrio”.
Harry
si trovò
davanti uno scenario del tutto nuovo. Una sfavillante fontana spiccava
su
tutto. Era una nuova versione della fontana che aveva visto la prima
volta che
era stato al Ministero. Ora una strega abbracciava un centauro mentre
un mago
stringeva la mano di un elfo perfettamente pulito e sorridente, getti
d’acqua
colorata danzavano davanti alle statue di marmo e oro; sotto una
scritta aurea
citava: “la Vittoria è
figlia dell’unione
e madre della fratellanza” .
L’Atrio
era
animato da un via vai incessante di maghi. A Harry venne in mente un
formicaio
e si stupì di tutta quella folla perché erano
solo le sette e venti e
solitamente l’orario d’ufficio scattava alle nove;
ne era certo perché l’anno
predente aveva trascorso un intero mese a studiare tutto ciò
che riguardasse il
ministero. Avevano tutti mazzi di pergamene svolazzanti e centinaia di
aerei di
carta sfrecciavano da un ascensore all’altro. Si
guardò intorno alla ricerca
del signor Weasley e proprio quando riuscì a vederlo, una
strega poco più alta
di un elfo gli andò a sbattere contro. Tutti i rotoli di
appunti volarono per
aria.
-Perché
non
guardi dove vai ragazzo!- La
donna era
sdraiata a terra con un originale cappello
posto di traverso, doveva avere almeno
settant’anni. Harry aiutò la
strega ad alzarsi e a raccogliere le pergamene.
-Mi
dispiace
tanto, non l’avevo vista!-
-Almeno
sei
educato ragazzo, bravo! Mi ricordi qualcuno… ti ho
già visto da qualche parte?-
La strega si sistemò meglio gli occhiali mentre Harry
cercava di coprire la
cicatrice schiacciandosi i capelli sulla fronte.
-Em…
può darsi…
ma ho un viso comune-
-
Per tutte le
budella di Mago Merlino! Ma sei Harry Potter!- La donna si sporse in
avanti e
diede una vigorosa stretta di mano ad Harry che si chiese da dove
venisse tutta
quella forza.
-Molto
piacere
Harry, sono Gladis Pikerwet… mi pare… ma ne sono
quasi certa!- continuava a
stringere la mano di Harry facendola dondolare su e giù.
Harry
farfugliò
un piacere, terribilmente imbarazzato, sperando che nessuno
l’avesse notato.
Fortunatamente arrivò il signor Weasley a salvarlo.
-Buongiorno
Gladis, credo che il ragazzo abbia ancora bisogno della sua mano-
-Ah!
Lo dicevo
io che mi chiamavo Gladis! Piacere sono Gladis Pikerwet!-
Il
signor
Weasley sollevò gli occhi al cielo ed Harry
riuscì a liberare la mano.
-Gladis
credo
che al quarto livello stiano aspettando quei documenti, lo sa che senza
di lei
non possono andare avanti con le pratiche-
-Lei
chi?- La
strega si guardò intorno e il signor Weasley scosse la testa
con aria
rassegnata.
-Lei
Gladis,
lei-
-Oh
la peppa!
C’è un’altra Gladis? Non la conosco.-
Harry
cercò di
soffocare una risata mentre il signor Weasley si strofinava le tempie
con i
polpastrelli.
-Si...
credo sia
andata al quarto piano, Divisione Esseri
e Spiriti… perché non la raggiunge?-
-Certo
certo…
vado- e si allontanò trascinando i rotoli di pergamena.
-Scusa
tanto
Harry, era una grande strega prima che uno dei mangiamorte uccidesse
suo
figlio, per mesi non è venuta a lavoro e quando è
tornata… beh l’hai visto.-
Harry
si guardò
nuovamente intorno, non era stato l’unico a perdere le
persone che amava,
chissà a quante di quelle persone Voldemort aveva rovinato
la vita.
-Signor
Weasley,
come mai tutte queste persone sono già a lavoro? Non
è presto?-
-Devi
capire che
quando Voldemort ha preso il comando del Ministero ha creato il caos.
In poco
tempo ha modificato un gran numero di leggi, ha distrutto fascicoli, ha
cancellato sezioni e ne ha creato di nuove e come se non bastasse la
maggior
parte dei dipendenti è stata cacciata, alcuni sono morti
altri non vogliono
tornare perché per molti è troppo doloroso.
E questo è solo ciò che è
accaduto qui…- si diressero all’ascensore
più
vicino, fortunatamente lo trovarono vuoto tranne che per una decina di
promemoria che li seguirono. – nulla è
paragonabile a ciò che sta succedendo
fuori. I maghi iniziano a chiedere risarcimenti per la distruzione
delle loro
abitazioni e dei negozi, altri chiedono aiuto per ritrovare i propri
cari
scomparsi, alcuni hanno perso tutto e non sanno dove andare, a molti
è stata
cancellata la memoria e la maggior parte spinge il Ministero
affinché venga
dato il bacio del dissenatore a tutti i mangiamorte catturati senza
alcun
processo-
Una
vocina
annunciò l’arrivo al secondo livello. Harry quasi
neanche se ne accorse. Era
stato così ingenuo da pensare che finita la guerra tutto
sarebbe tornato
apposto, invece Voldemort aveva creato più danni di quanto
avesse immaginato.
Quanto tempo ci sarebbe voluto perché ogni cosa venisse
sistemata? I suoi
pensieri vennero interrotti dal signor Weasley
-Scusa
Harry,
devo andare a parlare con Kingsley. L’ufficio Auror e
l’ultimo là infondo, ti
stanno aspettando. Ci vediamo più tardi.-
A
Harry sembrò
di avere una mou mollelingua in bocca, gli mancava il fiato. Stava per
entrare
nel quartier generale degli Auror.
Sono
a lavoro sul terzo capitolo, spero
che i primi due vi siano piaciuti. Se vedete errori o notate qualche
discrepanza ogni commento o critica è ben accetta. A
presto!!!
P.S. vorrei sapere la vostra opinione sulla lunghezza dei capitoli, in
particolare se li trovate eccessivamente lunghi. Grazie