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Autore: waitingthesun    10/09/2010    0 recensioni
Parla di una ragazza poco sicura di sé che, grazie ad un evento riuscirà a cambiare se stessa e il rapporto con chi le sta intorno.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dovevo smetterla di andare a letto alle quattro del mattino, almeno mi sarei evitata quel terribile mal di testa che ogni mattina mi faceva barcollare come un'ubriaca. Purtroppo era più forte di me, il sonno sembrava non volesse possedermi per poi farmi riaprire gli occhi all'alba come tutte le ragazze che abbiano un minimo di buonsenso. No, questo per me era troppo normale: preferivo uscire con qualche amica a sbronzarmi e a raccontarci cazzate invece di stare a studiare. Frequentavo l'ultimo anno al liceo di Jackson, un piccolo paesino a qualche chilometro da Atlanta, in Georgia. Come tutti i licei americani, anche qui gli studenti erano suddivisi in gruppi che, tra di loro, non comunicavano, anche se qualcuno ci avesse guadagnato soldi. Io ero una di quelle ragazze contro cui nessuna avrebbe proferito parola: il gruppo delle popolari. è presente in ogni liceo, non c'è mica da stupirsi. Il giornalino della scuola ci definiva 'le ragazze più carine e meno disponibili della scuola' e non ce ne vantavamo affatto visto che avevamo dato tutto per scontato. Ci chiamavano le JESS, unendo le iniziali di ognuna delle ragazze: Jennifer,Elizabeth, Sophie e Sarah, che poi sarei io. La mia vita scorreva tra una feste, shopping e poco studio. Quella mattina mi alzai dal letto alle dieci, reduce da una sbronza a casa di Jennifer. Era la festa del ringraziamento e mia madre stava già urlando a tutta la famiglia di non poltrire e di aiutarla nei lavori domestici. Avevo un mal di testa assurdo e sbattevo violentemente contro i mobili. 'Si, cazzo! Sto scendendo!' urlai, cercando di aprire gli occhi e pensare a cosa indossare, visto che i parenti sarebbero stati lì da un momento all'altro. Con la mancina mi poggiai al lato dell'armadio, spalancando la porta rivelando la moltitudine di vestiti comprati negli ultimi sei mesi. Senza pensarci due volte mi infilai un paio di jeans a sigaretta e una maglietta a maniche corte con scritto ''Team Jacob. '' . Conoscete la saga di Twilight,no? In quel periodo andava alla grande e le popolari non potevano certo essere sprovviste delle ultime novità. Abbinai un paio di ballerine bianche e corsi in bagno, ovviamente occupato. ' Michael per l'amor del cielo! Sei lì da mezz'ora!' urlai contro mio fratello, bussando violentemente contro la porta. Non rispose, riuscii solamente a sentire un ghigno malefico che proveniva dal cesso. Gettai un urlo di disperazione, ma alla fine ebbi la meglio. Subito dopo i vari ''riti'' per rendermi almeno presentabile, verso le 11.00 scesi al piano inferiore e venni accolta dallo sguardo furioso di mia madre; non faceva altro che ripetere 'alzati prima' , 'perché non sei scesa prima', 'devi aiutarmi', etc.. 

Il giorno del ringraziamento era un vero stazio per me, chiusa a casa con una madria di anziani che non fanno altro che fare domande, cugini che, ora che sono al college, si credono dei geni in matematica e storia, fratelli che urlano di cambiare menù perché quello non è adatto a 'un bambino che vuole crescere sano e forte come il padre'. Parliamoci chiaro, cercava degli hamburger da poter azzannare. Mia madre è la tipica vegetariana che vuole coinvolgere la famiglia nella sua stupida dieta: verdure,legumi e cazzate varie. Ma per favore, mio fratello non avrebbe mai accettato di vivere senza un hamburger o una bistecca. Fortuna che anche i giorni bui passano in fretta: la sera decisi di chiamare Sophia e le altre per darci appuntamento in piazza e magari cercare qualcosa di divertente da poter fare per non pensare al pomeriggio passato tra urla e brontolii. 'Qualcosa mi dice che oggi ci sarà poco da fare.' dissi, avvicinandomi al gruppo di ragazzi seduti su delle panchine al centro della piazza. Le ragazze, a quanto pare erano in ottima compagnia. Con un cenno del capo salutai tutta la cricca, sedendomi accanto a un ragazzo dall'aria rimbambita. Non lo guardai nemmeno in viso, ero troppo presa dalla discussione con Jennifer per poter dar lui anche solo un'occasione per potermi rivolgere la parola. Decidemmo di andare in macchina con un paio di ragazzi che sembravano aver fatto amicizia con Liz e Sophie, diretti sicuramente a qualche festa sul lago che si trova in periferia. 

Le feste sul lago le amavo talmente tanto da frequentarle spesso, una volta organizzate. Vedere il riflesso sulla luna, la musica di sottofondo e tutti quei ragazzi che ballavano come a sputare in faccia alla società non aveva prezzo per me, sentivo la giovinezza scorrere dentro le mie vene; venivo improvvisamente invasa da scariche di adrenalina che mi facevano impazzire. Danzavamo contro il mondo, cantavamo per denunciare le ingiustizie dei paesi e della storia. Eravamo giovani, ecco tutto. Mi trovavo nel salone principale della casa, ballavo con un ragazzo tenendo in mano uno dei tanti drink che servivano in fondo alla sala, quando delle urla hanno attirato l'attenzione dei presenti. Ad un tratto la mia voglia di vivere ha raggiunto il massimo livello: adoravo correre per la strada mentre la polizia faceva uscire tutti i presenti. Mia madre non ne sarebbe stata fiera per niente, ma cosa possiamo farci.. attraversiamo il momento delle ''cazzate'', come diciamo qui a Jackson. Ridevo, tenendo per mano le mie amiche,per raggiungere l'auto a pochi metri di distanza da noi ... quando la vidi. Se ne stava ferma lì, esposta a tutto, nel parco, a fissarci come se fossimo delle aliene scese sulla terra per uccidere tutti gli umani. Non era della mia scuola, di questo ne ero sicura. La guardai per qualche istante, prima di voltarmi e salire in macchina.

  
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