Brendon: Heven Elphas
Ryan: Chemical Lady
Nails for Breakfast
And
Tacks for snack
II CHAPTER
Il giorno in cui decisi di inviare la nostra
demo a Pete Wentz non mi aspettavo davvero nulla, nemmeno una risposta. Avevo
pensato a lui perché sapevo che aveva lanciato un paio di band spedendole
direttamente a far concerti in giro per gli States e mi ero ritrovato a
fantasticare sull’ipotesi che magari un giorno avrebbe potuto essere un potenziale
trampolino di lancio per noi quattro.
“Pensaci” dissi a Brendon mentre questo mi
faceva una treccia ai capelli che si stavano notevolmente allungando, mentre
aspettavamo gli altri per le prove fuori da casa sua. Alzai gli occhi su di lui
e mi sistemai meglio con la testa sulle sue gambe mentre lui continuava a
intrecciare con fare esperto le mie ciocche castane “Un cd tutto nostro in
vendita nei negozi, un video… un tour… sarebbe così bello…” dovevo avere
un’espressione parecchio sognante perché Brendon si limitò a sorridere “è il
nostro sogno…”
“Già Ryro, sarebbe stupendo… noi due su un
palco davanti a migliaia di persone…”
Ridacchiai “Ma non saremo mica soli… dove li
metti Spence e Brent?”
“Vabbè intendevo metaforicamente, se mi
capisci” No, non lo capivo quasi mai quando faceva quei discorsi ma mi piaceva
lo stesso moltissimo sentire i suoi sproloqui. Brend è sempre stato un folle
senza possibilità di ritorno “Potrò baciarti ancora mentre suoniamo se
diventeremo mai famosi?”
Io rimasi per un attimo spiazzato prima di
tirarmi su di scatto e arrossire di colpo “Si… potrai continuare a fare quello
che vuoi sul palco”
“Ma la mia voce è tua” rispose lui stupito e
sconvolgendomi ancora di più “Non la uso per nient’altro se non portarti via da
quella casa… te l’ho promesso…”
Si un pazzo…
Ma un vero amico.
Per poco anche io rischiai di perdere del
tutto la testa quando un sabato mattina aprendo la porta di casa mi ritrovai
davanti un ragazzo bassetto, con una chioma di capelli neri sparati, occhiali
da sole e un sacco di tatuaggi che mi guardò con un sorriso enorme e prendendo
un foglio lesse il mio indirizzo ad alta voce controllando un paio di volte il numero civico prima di
aggiungere “Ma tu quindi sei Ryan Ross?” Io annuì sorpreso senza riuscire a dire
nulla. Non lo avevo ancora riconosciuto ma quel viso mi diceva qualcosa… Non appena però si alzò gli occhiali sulla
fronte il mio cuore prese a battere così forte da rischiare l’infarto. Avevo di
fronte il fondatore di una delle mie band preferite che mi stava sorridendo
amabilmente. Non servì, ma mi porse ugualmente la mano tatuata che io afferrai
scioccato mentre lui pronunciava il suo nome ad alta voce.
Pete Wentz era venuto a casa mia senza
nemmeno rispondere alla mia email, chiedendomi dove si trovava l’albergo più
vicino e quando avrebbe potuto ascoltare per bene i PATD, visto che se eravamo
davvero bravi come sembravamo ci avrebbe sicuramente presi sotto la sua ala
protettrice.
Lo inviai a un albergo abbastanza bello poco
lontano da casa di Brendon e presi a chiamare tutti organizzando delle prove
all’ultimo minuto nella cantina di Spence.
Sembravamo quattro disperati, vestiti alla
cazzo di cane che si prostravano come umili monaci davanti all’effige di un Dio
enigmatico e molto tatuato.
Lui assistette alla prove, che più che prove
sembravano un vero e proprio concerto con tanto di palpate di Brendon ai danni
del mio sedere, in totale silenzio, osservandoci serio. Troppo serio.
Pensavo di aver fatto una cagata e che si
sarebbe alzato dicendoci che aveva sprecato i soldi del biglietto aereo e
voleva farci causa per riaverli e spedirci sul lastrico.
Ero leggermente paranoico a quei tempi.
Alla fine spensi la chitarra guardando in
attesa l’uomo che poteva davvero cambiarmi la vita trascinandomi fuori dalla
fogna in cui ero nato sbattendomi con violenza tra le stelle (Sbattendoti con
violenza punto, coglione NdBrendon).
Lui si alzò di scatto dopo aver meditato per
istanti infiniti e con un sorriso disse “Ragazzi, spero proprio che vi piacerà
la vostra nuova casa a Los Angeles!”
Io non potevo crederci. Mi portai una mano
alla faccia per sopprimere un urlo di gioia mentre Brendon si avvicinava a me allargando le braccia. Non riuscii
però ad abbracciarlo perché Pete si mise tra noi due, avvolgendomi in un caldo
abbraccio prima di congratularsi con me per i bellissimi, a detta sua, testi.
Grande intenditore.
Spence prese a correre attorno alla batteria
come un folle invasato urlando felice mentre Brent tratteneva le lacrime per la
commozione. Quando mi staccai da Pete cercai subito Brendon per condividere con
lui la mia gioia ma lo vidi distante da noi, intento a riporre con cura in
microfono dentro alla sua custodia rigida. Mi avvicinai a lui abbracciandolo da
dietro e appoggiando la testa nell’incavo fra le sue scapole mentre lui mi
prendeva le mani fra le sue “Ce l’abbiamo fatta Brend…”
Brendon strinse di più le mie mani mentre
qualcosa di umido cadeva su una di esse “Te lo avevo promesso” mi disse
voltandosi poi verso di me con un sorriso radioso e gli occhi colmi di lacrime
di gioia “Che avrei usato la mia voce per portarti via da qui… e così è stato…”
Io buttai le braccia al suo collo
stringendomi a lui, al mio amico. Al mio cantante.
Poi iniziammo a ridere assieme mentre gli
altri tre ci guardavano un po’ straniti un po’ inteneriti “Ora dobbiamo
assolutamente festeggiare!” disse Spence saltellando come un pazzo prima di
buttarsi sulla schiena di Brent, irrefrenabile “che ne dite di andare a bere
qualcosa da Charlie??”
Pete mi guardò curioso così io alzai le
spalle “è un posto dove andiamo sempre, ma non c’è mai nessuno” dissi mentre
portavo una mano alla guancia di Brendon, togliendogli una piccola goccia
cristallina.
“Allora andiamo!” disse Pete prendendo il
suo capello e gli occhiali da sole. Io lasciai la chitarra nella cantina che
venne chiusa a chiave dal nostro batterista e mi avviai alle scale. Mi misi a
sedere accanto a Pete che guidava come un folle con gli occhiali ancora calati
sul naso nonostante fosse ormai notte.
Mio padre mi avrebbe di certo messo le mani
addosso, stavo facendo davvero tardi, ma visto che ero del tutto intenzionato a
non rovinarmi la serata chiesi ospitalità a Spence almeno per la notte.
Arrivati al locale smontai dall’automobile stringendomi nella felpa mentre una
brezza autunnale mi spettinava un po’ i capelli, mentre questi mi nascondevano
la faccia. Brendon corse al mio fianco prendendomi a braccetto mentre Spence e
Pete parlavano davanti a noi.
Io gli sorrisi ancora del tutto sconvolto da
quello che ci stava succedendo e lui mi lasciò un bacio sulla guancia.
Doveva essere un sogno, un sogno bellissimo
dal quale non volevo più svegliarmi.
Pregai dunque di entrare in coma.
Eravamo ormai all’ennesimo drink e dal mio divanetto
osservavo la band brindare e ridere all’idea di andare a Los Angeles con Pete
Wentz. Ricordo che ridevo anche io, sì, ero davvero felice… Però mancava il
contatto visivo con Ryan da cui attingere appieno tutta questa gioia, ma ogni
volta che incontravo il suo sguardo Wentz faceva di tutto per distrarlo. Non
perdeva una sola occasione per poterlo toccare e accarezzare e Ryro sembrava
non fare nemmeno caso a tutte quelle moine lascive. Guardavo le mani del più
vecchio scivolare dalla sua spalla al suo avanbraccio, poi sul suo ginocchio
infine sulla sua guancia e fra i capelli. Era impossibile non notare che
l’interesse di Pete andava molto al di
là di un semplice fattore musicale…
Dico, se me ne accorgevo io, gli altri come facevano a non vedere?
Ryan, come hai potuto non accorgertene?
Fu quando il naso del bassista sfiorò il collo di Ross con
la scusa di dovergli dire qualcosa nell’orecchio dato il volume alto della
musica del locale, che mi si rivoltò decisamente lo stomaco –e sì pure le
palle-.
Mi alzai di scatto e tutti si voltarono verso di me, che
respiravo pesantemente per il nervoso e la rabbia. Mi portai le mani alla testa
e puntai il mio sguardo in quello di Wentz.
-Dio, ma hai quasi trent’anni!-
Urlai ricevendo solo occhiate alquanto impaurite da tutti
quanti. Soprattutto da Ryro che non riusciva a capire che cosa mi avesse fatto
scattare in quel modo folle. Non pensai più di tanto a quel che stavo facendo
quando presi il suo polso e lo trascinai in piedi, facendomi seguire verso la
porta di servizio dopo i bagni. La aprii con violenza e buttai Ross nel
cortile, prima di sbattere il portellone con altrettanta brutalità.
-Urie… Sei per caso impazzito?!-
Mi chiese spostandosi i lunghi ciuffi dalla faccia per
fissarmi meglio con gli occhi sgranati. Sembrava decisamente alterato e, sì,
preoccupato per il mio comportamento. Io mi attaccai alla rete del piccolo
cortile esterno in cui ci eravamo trovati chiusi.
-Ha quasi dieci anni in più di te e ci sta provando, hai
visto? Ma dico, ti stava per lasciare un succhiotto sul collo, quel vampiro!!
Solo perché vuole lanciarci ne approfitta per toccarti ovunque… Chi si crede?
Dio caduto dal cielo? È assurdo!-
Alzai un po’ troppo la voce, ma non m’importava, volevo
solo gridare per non pensare a quelle mani che scivolavano su Ryro… Il mio
Ryro.
-Tu sei assurdo! Mi dai fuori di matto davanti a Pete
Wentz dicendo che è gay e ci sta provando con me? Ma tu sei malato nella
testa!-
Lo sentii urlare alle mie spalle, prima di girarmi a
guardarlo negli occhi. Per un attimo pensai di essere davvero diventato pazzo a
causa di quell’attrazione incomprensibile che provavo nei suoi confronti… Ero
la prima volta che sentivo tutta questa gelosia per qualcuno. Ryan mi aveva
artigliato il cervello e non capivo più nulla quando si trattava di lui… Eppure
me lo sentivo che Pete se lo stava lavorando per poterselo portare a letto.
Scossi la testa non sopportando che lui mi osservasse con
tanta rabbia e mi avviai verso la porta per rientrare con gli altri. Il destino
però si girò dalla mia parte e pigiando la maniglia mi accorsi che eravamo
rimasti chiusi fuori come due poveri coglioni.
-Ryro… Credo che…-
-Brendon Urie, se quella porta non si apre considerati
morto.-
Disse senza farmi finire la frase, così mi limitai a
sorridergli alzando le sopracciglia, quando lui ringhiò preso da una crisi di
nervi.
Restammo seduti in silenzio per qualche minuto a guardare
le luci degli altri palazzi, non riuscendo a dirci nessuna parola. Il vento
freddo filtrava nel tessuto delle nostre maglie troppo leggere, ma tornare
dentro a prendere le giacche era davvero impossibile.
-Fa freddo, eh?-
Dissi, picchiando il suo fianco con un gomito e
ammiccando. Lui rimase lì scazzato e tremò per un brivido, prima di
raggomitolarsi di più ed allontanarsi appena appena da me. Io ci rimasi male,
anche perché non mi sembrava di avergli fatto un avance per cui reagire tanto
malamente… Gli approcci di Pete erano invece decisamente più azzardati.
Ripensare a Ryan che si lasciava accarezzare da lui ed io non potevo neanche
sfiorarlo mi fece di nuovo ribollire il sangue.
Scattai di nuovo in piedi e mi misi proprio davanti a lui,
così che fosse costretto a guardarmi.
-Quel Wentz è ormai un centenario! Ha delle rughe su tutto
il viso e ti toccava come un vecchio marpione!- Quando sentì queste parole Ross
alzò il viso e notai che era sconcertato. –Tu addirittura ti lasciavi
accarezzare come se ci stessi! Non dirmi che sei così infimo da farti scopare
solo per arrivare subito al successo!-
Lui non si mosse né disse nulla, non riuscendo a staccare
lo sguardo da me per il terrore.
-Di qualcosa, Ryro! Ti lasci trattare così da un vecchio
maiale?-
Mi abbassai in ginocchio ed afferrai le sue guance gelide,
stringendole con le mani tremanti. Eravamo talmente vicini che il suo profumo
mi inebriava.
-Perché sei tanto idiota da non vedere quello che ti
accade attorno?-
Mormorai, leggendo dubbio e terrore nei suoi occhi. Poi
non so come mi ritrovai a baciare le sue labbra e mi dimenticai di Pete, perché
erano le mie mani quelle che scorrevano fra i suoi capelli. E non me ne
importava un cazzo di tutto il resto…
Ryro sembrò rimanere stravolto per i primi attimi, ma
presto sentii la sua lingua infilarsi complice fra le mie labbra. Strinsi le
sue spalle mentre approfondivamo il bacio e all’improvviso mi staccai,
completamente rincoglionito per ciò che era appena accaduto.
I nostri occhi erano come calamitati, quando lui mi fece
quella domanda idiota che ruppe l’atmosfera.
-Cos’era questo?-
Io rimasi a bocca aperta e mi sedetti in terra senza
riuscire a smettere di osservarlo.
-Un bacio.-
Un piccolo sorriso nacque sulle mie labbra, ma lui invece
restò solo perplesso.
-Ah.-
Sussurrò facendomi cadere le braccia…
In quell’attimo la porta si aprì e ne uscì una cameriera
che ci rivolse un “ma che ci fate qui? Lo sapete che è una zona privata e non
potete accedervi?”. Nemmeno a metà frase, però, Ross si era lanciato a tutta
velocità nel locale.
Quando raggiunsi gli altri Pete mi venne incontro
sorridendo e mi abbracciò la spalla in modo complice, alzando un sopracciglio.
-Se mi avessi detto subito che era tuo, non mi sarei mai
permesso!-
Mi disse e mentre sorridevo gentilmente, incrociai di
nuovo lo sguardo di Ryan che ancora non riusciva a smettere di fissarmi.
Nessuno dei due capiva ancora cosa stava succedendo… Beh, io sapevo solo che avei voluto baciarlo ancora e ancora. E ancora…
Visto che Brendon ha ormai
capito (a quanto pare) che ogni mattina vado sempre a fare colazione alle otto,
stamattina ho deciso di andare li per le nove. Non sarà mica così stupido da
aspettarmi per un’ora intera voglio sperare, visto che non abbiamo contatti
eccetto qualche occhiata ambigua che mi lancia avvolte seguita da una strizzata
d’occhio.
Io spero sempre che dentro a quel fottuto occhio ci sia
finito un moscerino e che quello strizzarlo sia solo per tentare di soffocare
il povero insetto perché se davvero pensa di potermi riportare nel suo letto
pieno di cattiverie e falsità allora ha sbagliato alla grande.
Stamattina non ho nemmeno
voglia di cercare un look elaborato, così infilo una camicia a casa tra le
mille che possiedo e un raro paio di jeans chiari che non mi ricordavo di
possedere. Afferro il mazzo di chiavi dal ripiano davanti all’ingresso ed esco
entrando di corsa nel pulmino per non bagnarmi i capelli. Ok non elaborare il
look ma la decenza per me è sempre decenza.
Arrivo al bar e noto che è
mezzo vuoto, forse al causa del tifone che ha deciso di abbattersi su Los
Angeles e no, Brendon non c’è.
Mi metto al mio solito
tavolo deluso.
Un attimo… perché mai
dovrei essere deluso?? Perché finalmente Brendon ha fatto la cosa che gli
riesce meglio ovvero arrendersi al primo no?
Sbuffo, lo odio.
Lo odio perché odio il
fatto che non smetto di pensare al fatto che lo odio… e quindi no… non lo odio
per niente. Sono ossessionato.
Rosy mi viene a salutare e
io la liquido con un ‘il solito’ decisamente atono e privo di sorrisi che la
delude e la rattrista.
Non ho voglia di essere
simpatico oggi, la vita fa schifo.
Dovrei scriverci una
canzone…
Il motivetto sarebbe lento
e macabro come una marcia funebre e le parole dovrebbero essere qualcosa come:
Brendon ti odio perché ti amo….
Alzo gli occhi sgranandoli
fino all’inverosimile… cosa ho appena pensato????
No dove essere impazzito
del tutto. Mi alzo di scatto prima di risedermi sconvolgendo i pochi clienti e
la gentile cameriera. Poi mi rialzò e afferro un giornale. Devo distrarmi.
Oh che bello un pazzo in
autostrada ha fatto un’inversione a U provocando una strage, ma pensa. Che
simpatico..
Ok, non funziona.
Devo trovare qualcosa su
cui concentrarmi.
Parole crociate.
Non ho la penna.
“Rosy puoi darmi una
penna?” chiedo cercando di sorridere spontaneo ma ne esce un’espressione
maniacale che la spinge a portarmi la penna velocemente prima che la uccida.
Questo so che lo pensa lei. Io penso solo a una cosa.
Brendon.
Brendon. Brendon. Brendon. Brendon. Brendon. Brendon. Brendon. Brendon.
Brendon.
Brendon. Brendon. Brendon. Brendon. Brendon. Brendon. Brendon. Brendon.
Brendon.
Brendon. Brendon. Brendon. Brendon. Brendon.Brendon. Brendon. Brendon.
Merda.
Decido di iniziare dalle
parole in verticale e inizio a leggere.
Uno verticale: parola di
sei lettere che indica un individuo fuori dal comune.
Brendon.
Sbatto la testa contro al
tavolo cercando di rilassarmi e pensare alla vera risposta ma non mi viene in
mente niente.
Rosy mi appoggia la
tazzina e la brioche davanti a me prima di scappare di nuovo al riparo dietro
al bancone.
Altra parola coraggio…
puoi farcela Ryro…
Cazzo sono passato
all’auto incitamento.
Sette verticale: gli
piacciono i cetrioli e altri ortaggi. Quattro lettere.
Urie.
Ok, questa era davvero
malata…
Altra testata al tavolo.
Nove verticale: Lo si
prova quando si compie un’azione senza riflettere. Sette lettere.
Sospiro mentre una
tristezza nuova mi travolge portando con se tutta la follia che mi aveva colto
alla sprovvista e lasciandomi svuotato a scrivere quella parola che ormai è
impressa a fuoco nel mio cuore.
Rimorso.
Decido che basta, per oggi
ho già dato, così chiudo mesto il giornale sospirando. Mi manca, non posso più
negarlo e se prima lo potevo sopportare era solo perché non ero costretto a
vederlo ogni fottuto giorno. Adesso però tutto è cambiato… è tornato nella mia
vita come sempre con irruenza imponendosi come un bambino viziato e poi, come
al solito, si è stufato e se ne è andato lasciando una voragine sanguinante
dentro al mio cuore.
Il mio problema è che sono
totalmente dipendente da lui e dal suo sorriso.
Vorrei cancellare la sua
immagine della mente e dal cuore per sempre.
Voglio odiarlo. Lo voglio,
ma so che semplicemente volerlo non mi consentirà di farlo.
Mentre sono totalmente
immerso nei miei concetti romantici da sedicenne emo ecco apparire
dell’ingresso del locale l’oggetto dei miei pensieri con addosso un insolito
impermeabile giallo limone e, oddio ma cosa ha in testa? Un orrendo copricapo
che non riesco nemmeno a spiegare… sembra un piccolo ombrello che gli copre la
testa.
Osceno.
Non ho parole.
Lui entra guardandomi
sconvolto poi si specchia rapidamente negli occhiali da sole che una ragazza ha
sul capo e cerca di andare a un tavolo con nonchalance, consapevole di essere
un vero disastro, tutto bagnato, sudato e.. oddio… accaldato per la corsa…
Mi si asciuga la bocca
mentre inizio a pensare a Brendon accaldato per tutt’altro esercizio fisico.
Calma…
“Ciao” mi guardo attorno
prima di capire che il saluto è uscito dalla mie labbra e si, l’ho detto
proprio a lui. Lui rimane del tutto sorpreso e mi sorride appena guardandomi e
alzando una mano, ma non fa in tempo a dire nulla che inciampa in una sedia
posta davanti al suo percorso. Non soddisfatto di aver fatto una figura del
genere peggiora tutto aggrappandosi alla tovaglia del tavolo vicino a lui
trascinando a terra assieme a lui tutta la colazione di una povera coppia di
sposi.
Mi porto una mano alla
bocca per non ridere, ma le mie spalle sono comunque scosse da tremiti. Mi
trattengo ma poi esplodo alla vista di Brendon che mi fissa stralunato con una
frittella che gli penzola dal ombrellino sopra alla testa.
Ma le risate mi muoiono in
gola appena lui mi riserva uno sguardo di totale disprezzo.
Il suo orgoglio è stato
ferito, si salvi chi può!
Altro che uragano, non ho
possibilità di salvezza da Brendon Urie che si appoggia al mio tavolo con
entrambe le mani sussurrando a denti stretti “Divertente” prima di andare a
sedersi in disparte, assumendo un’espressione ferita che mi fa venire voglia di
correre li e stringerlo forte a me. Ma rimango seduto immobile fino a che
esaurisco il caffè così come ogni giorno pago e mi alzo.
Brendon stavolta non mi
guarda, preferisce osservare la pioggia che cade minacciosa fuori invece che
questo stronzo con le gambe.
Esco fuori e il vento
prende a schiaffeggiarmi la faccia come per punirmi della mia stupidità. Entro
dentro al flower-pullman e appoggio la testa al volante.
Mi guardava e non volevo.
Non mi guarda e voglio che
mi guardi…
Sto impazzendo. Devo
davvero levarmelo dalla testa anche se ora come ora non sarà difficile…
Non penso che tornerà più
al bar dopo le pessima figura fatta, non è il tipo da perdere la faccia in questo
modo e fingere che non sia successo nulla.
Lo amo, ma non ho alcuna
intenzione di ritornare ai bei vecchi tempi.
Metto in moto mentre la
pioggia si intensifica e penso che se è arrivato fin qui di corsa deve
assolutamente rincasare con un mezzo o si prenderà una polmonite. Il vizio di
preoccuparmi per lui non mi è passato.
Lo amo, sì, ma lo tengo
per me.
Spalanco all’improvviso gli occhi perché
Shane fa rumore dalla cucina, facendo cadere un’intera batteria di pentole e
rompendo credo qualche piatto. Mugugno affondato nel cuscino prima di alzare la
testa e rivolgere uno sguardo alla sveglia sul comodino. Sono le dannatissime
otto e dieci ed io sono ancora a letto?!
-Non ho messo la sveglia!!-
Urlo entrando in cucina dove il mio
coinquilino bestemmia affondato nella ferraglia. Lui mi guarda e non riesce
nemmeno a dirmi nulla che io grido in preda al panico.
-Ryan sarà già là da un pezzo, ormai sul
punto di andarsene!-
Dopo aver inciampato in una pentola che
senza occhiali non avevo notato, riesco a tornare in stanza e gettarmi sul
letto disperato. Il mio piano ben preciso di presentarmi ogni mattina al bar
per riavere Ross è ormai fallito per colpa di una mia misera dimenticanza.
Sospiro abbracciando il mio cuscino oro rivestito di pizzo, guardando il cielo
plumbeo fuori dalla finestra.
Non poteva almeno tuonare, così da
svegliarmi in tempo per essere in quel bar ad osservare Ryan? Ieri prima di
andare a letto mi sentivo che oggi sarebbe stato il giorno buono per ricevere
in cambio un suo sorriso e presto fatto! Nel giro di altre tre mattine mi sarei
svegliato con Ryro nel letto. Ora, dopo questa falla nel piano, posso solo
stringere quel cuscino in piume… Dovrei scriverci una canzone, forse, su questo
mio unico amante. Sì, la
intitolerò “my golden pillow, my only
lover”. No… Un cuscino non potrà mai ricambiare il mio amore –o
perlomeno dovrei farci un buco e non vorrei rovinare questo pizzo importato
dall’Italia-. La mia canzone dovrà intitolarsi “My golden hippie, my only
lover” e parlerà solo di Ryan… E se non mi ricordo male,
lui ha tutti i buchi al posto giusto.
Dieci minuti dopo mi ritrovo a correre
sotto l’uragano, coperto alla meglio per non trovarmi fradicio fino alle
mutande. Stare in casa a poltrire era impensabile, quindi ho visto bene di fare
jogging prima di perdere la mia forma perfetta. Se proprio il destino voleva
che io non avessi Ross, allora dovevo tenermi al top per conquistare qualcun
altro. Mi specchiai nelle vetrine di un palazzo e ammiccai al mio riflesso
senza fermarmi.
-Sì, Brendon… Conquisterai di certo il
mondo!-
Urlo e dall’altra parte del vetro un
commesso con uno straccio in mano stringe il pugno in mia direzione per
incitarmi. Allora, preso dall’entusiasmo del suo appoggio accelera il passo e
corro spedito per altri trecento metri, ma lo stomaco inizia a farsi sentire
per il fatto di non aver ingerito nulla per colazione. Non sono molto lontano
dal bar e posso anche farci un salto… Tanto Ryan se ne sarà già andato e non mi
vedrà di certo in queste misere condizioni.
Quando però spalanco la porta ecco che
lo vedo seduto al suo solito tavolo e d’istinto mi specchio negli occhiali da
sole di una tizia, trovandomi molto più ricolo di quello che pensavo. Cerco di
avviarmi in un posto inculato, ma mentre passo di fronte al Male in persona
questo mi dice “ciao” ed io per un millesimo di secondo sento le campane
suonare dentro la mia testa. Alzo la mano e sorrido per rispondere al saluto e
faccio per dirgli qualcosa, ma non presto attenzione davanti a me ed
improvvisamente sento qualcosa tra i miei piedi e ho una sensazione di vuoto
attorno. Non è per la felicità, sto letteralmente volando a terra. Ho la
prontezza di afferrare qualcosa a portata di mano per non finire rovinosamente
con il naso schiacciato a terra, ma riesco solo a combinare un disastro
trascinandomi addosso una tovaglia con tanto di colazione sopra. Perché…?
Perché hai afferrato una cazzo di tovaglia, Brendon? Ho il tempo di
domandarmelo mentre tento di rialzarmi, spostandomi dal copricapo una
frittella.
Sento le guance ribollirmi ed inizio a
sudare per l’imbarazzo, non riuscendo a guardare nient’altro che la punta delle
mie scarpe. Tutti mi staranno guardando e di sicuro penseranno che sono
il peggior cretino capitato qua dentro… Beh, perlomeno nessuno ha la faccia
tosta di ridermi in faccia. Nessuno tranne quell’infame di Ross che inizia a
tremare e poi scoppia in una risata cristallina davvero sadica… Sadica ma
dannatamente bella. Quanto è bello mentre ride, quasi me lo ero
dimenticato… Il fatto che rida di me è però
imperdonabile. Come si permette, quando è colpa sua che io ho fatto una
figuraccia davanti ad un intero locale! Con che coraggio lo puo’ fare?
-Divertente?-
Chiedo incazzato appoggiando le mani al
suo tavolo, prima di avviarmi al posto in fondo al bar. Sbatto il copricapo con
l’ombrellino e l’impermeabile sulla sedia vuota e prendo posto proprio accanto
alla finestra. Non voglio assolutamente voltarmi per trovare sguardi divertiti
rivolti verso di me… No, non voglio proprio far ridere nessuno.
È impossibile, Urie, che tu riesca a
cadere proprio quando l’oggetto dei tuoi desideri finalmente ti degna della sua
attenzione. Se non fossi caduto probabilmente ora saresti seduto al suo fianco
e vi stareste parlando…
-Coglione.-
Mormoro al mio riflesso, prima che la
cameriera arrivi a prendere l’ordinazione.
Non voglio guardare Ryan, non dopo
quella terribile risata poco carina nei miei confronti. Come potrei? Eppure non
ce l’ho a morte con lui per quella risata… Continuo ad avercela con me stesso
per questa immensa sbadataggine che mi ha portato di nuovo a marcire da solo in
un angolo quando avrei invece potuto fare il primo passo verso Ross.
Dev’essere il destino che mi sta proprio
pigliando per il culo… Ma non posso demordere ora. No… Se Ryan è passato dal menefreghismo
assoluto al saluto vuol dire che qualcosa nel mio piano è andato per il verso
giusto.
Domani riproverò... Domani quella risata
cristallina sarà ancora tutta per me, sì, ma solo per la felicità di potermi
riabbracciare.
Mi trovavo seduto accanto a Spencer sul volo per Los Angeles, mentre osservavo in cagnesco Pete Wentz che era accomodato languidamente vicino a Ryro. Non c’è bisogno di specificare che avrei voluto dirottare l’aereo contro la sua villa, ma il pensiero di morire prima ancora di incidere l’album mi scoraggiava. Ross non mi aveva ancora parlato da quando gli avevo rubato quel bacio… Ci eravamo trovati per organizzarci bene per il viaggio il giorno prima della partenza, ma lui mi aveva bellamente ignorato. Figurati se non faceva lo stronzo. Comunque non ci diedi tanto peso, arrivando in fretta alla conclusione che aveva problemi più gravi di un bacio a cui pensare… Insomma, non era difficile intuire che suo padre gliele aveva di nuovo date di santa ragione. Io potevo benissimo aspettare…
Certo, non era di mio gradimento stare lì immobile a guardare Pete che gli raccontava chissà cosa non potendo fare altro dato che Spence se la dormiva. Russava a dirla tutta… E proprio nel mio orecchio. Per fortuna Wentz sembrava aver capito che il solo sfiorare quella pelle avrebbe potuto provocare reazioni davvero inaspettate da parte mia, così se ne stava nei suoi spazi.
La cosa che mi rassicurò più di tutte fu quando fummo nell’hotel e lui spartì le stanze… Ebbi la conferma che non voleva più provarci con Ryro quando dandoci la chiave ci disse che noi due saremmo stati nella stessa stanza.
Un colpo dritto al petto…
Io sorrisi non riuscendo come mio solito a trattenermi e nascondere le mie emozioni, poi Pete mi fece un occhiolino antisgamo che mi aprii un mondo… Mi aveva appena fatto intendere che quella spartizione era calcolata apposta per permettermi di stare vicino a Ross e riuscire a chiarire le cose tra noi. Sì, perché io ero ben intenzionato a parlargli e dirgli che avevo capito che ero attratto da lui in un modo che mi metteva paura… ma ero assolutamente sicuro che la paura più grande era stare senza di lui al mio fianco.
-Scusi potrebbe cambiarci questa doppia in due singole?-
Un altro colpo al cuore, ben più doloroso del primo.
D’altronde dormire insieme per lui doveva essere una grande scocciatura. Nemmeno io mi sarei mai messo a dormire con un tizio che mi aveva cacciato la lingua in bocca contro la mia volontà… Per lui ero un po’ lo stupratore con cui la vittima è obbligata a dormire, il compagno di cella in prigione che aspetta sulla brandina il novellino… Però io non ero esattamente questo. Non volevo violentarlo o assalirlo di nuovo, volevo solo sapere se avevo possibilità di avere un ruolo più importante nella sua vita. A quel punto però credevo che mi sarei dovuto far da parte…
Non sono mai stata una persona che ha la forza di affrontare i cambiamenti. Quando c’è da avere le palle e fare qualcosa mi capita spesso di aver fifa.
Però guardare Ryro m’infondeva coraggio e potevo farcela. Dovevo farcela.
Per mia fortuna il destino volle che l’hotel fosse pieno e così finimmo seriamente da soli in stanza. Una suite doppia davvero elegante, in cui Ross si avventurò totalmente affascinato come se non avesse mai visto nulla del genere… Beh, confronto alla baracca in cui viveva quello doveva essere un castello. Ero felice, Ryro… Felice di vederti in mezzo a quello splendore che ti meritavi e che la vita fino a quel momento non ti aveva voluto offrire. Il suo viso per la prima volta non riusciva a nascondere l’emozione e guardarlo diventò un piacere immenso… Com’era bello il mio Ryro.
Probabilmente avevo una faccia da idiota mentre lo fissavo e pensavo a quanto fosse stupendo, perché lui se ne accorse e subito riprese ad indossare quella sua maschera d’insensibilità.
-Ryro…-
Sussurrai dopo qualche istante di silenzio, intenzionato a mettere immediatamente le carte in tavola. Lui scosse la testa stizzito e i miei propositi svanirono immediatamente… Per lui stare con me doveva già essere uno scazzo. Come potevo rischiare di fare un simile coming-out senza pensare al suo conseguente allonamento?
-Dove preferisci dormire?-
Chiesi, facendo segno verso il grande letto. Non che mi importasse questo particolare, ma dovevo salvarmi in qualche modo con una qualsiasi uscita. E alla fine prima o poi avrei anche dovuto iniziare a svuotare la roba… Così sapere quale comodino sarebbe stato il mio per le seguenti tre settimane era già un passo avanti.
-Nel letto.-
Mi rispose lui arrossendo al solo pensiero di dover dividere il letto con me. Oh… Un cedimento che non lasciai passare inosservato.
-Lo avevo capito… Ma intendo dire, destra o sinistra?-
Sogghignai contento mentre lui alzava le spalle per farmi capire che non gliene importava. Ancora non capivo questo suo atteggiamento menefreghista… Ancora oggi stento a capirlo, ma perlomeno so che delle preferenze in qualcosa ce le ha. Non è l’uomo freddo che voleva farmi credere a quel tempo… Mi scelsi da solo il lato del letto andando ad occupare quello vicino alla finestra, così la mattina mi sarei svegliato con la fantastica luce del sole puntata sul viso.
Ryan s’immobilizzò prima che iniziassimo a svuotare le valige. Io presi fuori una camicia piegata perfettamente e la aprii per fargliela vedere
-Questa ti piace? L’ho presa l’altro giorno perché pensavo che se dobbiamo conoscere qualcuno d’importante dovrei tirarmi anche in tiro! Ne ho prese due o tre a dir la verità… Ma il migliore acquisto è stato un profumo stra oro! Dico, nessuno potrebbe resistermi… Eh sì. Scommetto che farò conquiste!-
Provai più e più volte a coinvolgerlo nella conversazione, ma lui si limitava ad annuire e sorridere appena. Si vedeva che era sovrappensiero… O forse ero io che parlavo troppo e non sapeva come rispondere a stronzate colossali. Quando arrivai a raccontare della cucciolata dei criceti di mia sorella, lui andò a sedersi sul letto e chiuse gli occhi. Lo osservai per qualche secondo e non riuscii a restistere… Due secondi dopo ero seduto al suo fianco e lo stavo stringendo contro il mio petto. Com’era bello il mio Ryro, com’era buono il suo profumo… Iniziai a passare le dita fra i suoi capelli, desiderando annusarli per sentire meglio l’odore del suo shampo. Mi chiedevo se era possibile desiderare così tanto una persona e provare quella miriade di sentimenti contrastanti dentro… Volevo agire d’impulso e baciarlo, ma allo stesso tempo non volevo azzardarmi a possedere qualcosa di così incantevole. La cosa che rese tutto più complicato fu il suo braccio che scivolò spensierato sulla mia schiena, mentre lui cercava rifugio in me. Quel suo gesto così innocente e sereno mi lasciò talmente stordito che non pensai più a nulla…
Sarò ripetitivo ma… Che
bello il mio Ryro. Sì… Continuerei a dirlo all’infinito.
Il telefono ci interruppe all’improvviso e Ross saltò per andare a rispondere, lasciandomi fermo a cercare ancora il suo calore.
-Vado io!-
Disse e nel giro di due secondi, senza nemmeno guardarmi in faccia e senza darmi spiegazioni, sparì dalla stanza come per fuggire da me…
Non riuscii a muovermi per un po’, fin quando mi piegai in avanti appoggiando i gomiti alle ginocchia ed affondando il viso fra le mani.
Ryan non si accorgeva che per lui avrei fatto qualsiasi cosa… Che per lui avrei continuato a cantare come avevo fatto fino a quel momento per poterlo portare fuori da un mondo così schifoso?
Insomma Ryro non vedeva che se sorridevo perenntemente come un idiota era solo per lui?
Non ero poi così stupido come lui continuava a pensare: sentirmi prima desiderato e poi rifiutato in quel modo mi faceva più male di qualsiasi altra cosa. Non lo capiva… Non so se l’ha mai capito.
Ancora non sapevo cosa mi avrebbe aspettato in futuro, ma decisi di mettere Ryan in una campana di vetro ed aspettare che fosse lui a bussarci per farmi entrare… Nel frattempo avrei cantato per lui finchè sarebbe servito a qualcosa.
Che potevo fare? D’altronde ero solo il cantante della sua band… Niente di più.
Ero felice e confuso nello
stesso momento, elettrizzato ma anche conscio che qualcosa non andava.
Ero felice e elettrizzato
perché eravamo nella città degli Angeli e lontano dalla baracca in cui vivevo
mi sentivo libero di aprire le mie ali nonostante quel viaggio mi fosse costato
molte botte, ma allo stesso tempo ero confuso perché ancora non ero riuscito a
dimenticare il sapore delle labbra di Brendon, il brivido di eccitazione pura
che mi aveva percorso la colonna vertebrale mentre le nostre lingue si
scontravano e soprattutto il male alla testa che mi ero auto-inflitto mentre
pensavo al motivo per il quale il mio cantante potesse essersi lasciato andare
in un gesto così avventato.
Ma, cosa ancora più
importante, il bacio era stato di mio gradimento? Il brivido era di piacere o
di ribrezzo?
La risposta non era per nulla
chiara.
Arrivammo nel grande e bellissimo
hotel che Pete ci aveva prenotato e prima di scappare a casa ci assegnò lui le
stanze, proprio come fa un capo scout alla sua compagnia di ragazzini sfigati
“Spence e Brent” disse passando loro la chiave magnetica “Brendon e Ryan”
terminò passandomi la tesserina e io non feci nemmeno in tempo a ribattere che
lui fece l’occhiolino a Brend fuggendo poi fuori come se avesse la polizia alle
calcagna.
Brendon si stava già
incamminando verso l’ascensore rassegnato ma io no, non volevo darmi vinto. Ero
davvero imbarazzato nello stare anche solo dieci secondi con Brendon e con
anche gli altri presenti, figurarsi passare la notte soli “scusi” dissi alla
receptionist “potrebbe cambiarci questa doppia con due singole?” chiesi ma lei scosse il capo dicendo che purtroppo
l’albergo era tutto al completo.
Tornando verso Brendon non mi
sfuggì il suo sguardo deluso e dispiaciuto. Avevo cercato di cacciarlo, ero
imperdonabile.
Arrivati al lungo corridoio
bianco non potei far a meno di notare come Brent e Spence fossero eccitati ed
agitati mentre io e Brendon non ci guardavamo nemmeno in faccia. Ma cosa
diavolo dovevo fare?? Mi aveva baciato!
Era gay, per Dio! E aveva
attrazione per me!
Un altro brivido mi percorse
tutto il corpo mentre il mio amico apriva la porta della stanza, a due passi da
quella del resto della band. Forse potevo convincere Brent a lasciarmi dormire
con Spence…
Entrammo nella stanza in
silenzio appoggiando le grandi valigie e terra e guardandoci attorno a bocca
aperta. Nella grande suite di quel grande hotel mi sentì davvero ricco. Mi
avvicinai al tavolo in vetro e ferro battuto guardandolo meravigliato prima di
alzare gli occhi sulle colonne che dalle pareti arrivavano fino al soffitto,
prima di voltarmi verso Brendon che se ne stava ancora immobile nell’ingresso.
Tutta la poca eccitazione che era nata in me alla vista del luogo in cui
avremmo passato bene tre settimane svanì quando i nostri occhi si scontarono,
rimanendo incollati per alcuni muniti prima che io decidessi di spostare i miei
a terra, lontano da quelle due grandi pozze nere che stavo iniziando ad adorare
un po’ troppo…
“Ryro…” scossi il capo senza
accorgermene come per dire ‘vattene, non voglio ascoltarti’ mentre lui si
bloccava un attimo prima di sospirare e chiedermi “Dove preferisci dormire?”
chiese indicando il grande letto a due pizze, bianco come la neve, al centro
della stanza.
“Nel letto” dissi io sottovoce
arrossendo prima di aggiungere un ‘con te’.
Lui ridacchiò appena “Lo avevo
capito… intendo dire, a destra o sinistra?”
Io alzai le spalle come per
dire che non me ne importava nulla così lui andò a sedersi a destra, verso la
finestra mentre io arricciavo il naso. Lo volevo io quel posto.
Iniziai a svuotare la valigia
lentamente appendendo i miei poveri e umili stracci accanto a molte camicie di
Brendon, davvero bellissime e coloratissime mentre il mio imbarazzo aumentava.
Ero pure un morto di fame… cosa poteva trovarci uno come Brendon Urie in un
totale fallimento come me?
Ma lui non pareva farci caso,
come se nemmeno lo notasse. Continuava a sistemare le sue cose lanciando di
tanto in tanto battutine scadenti o raccontando aneddoti assurdi per riempire
il silenzio, visto quando era logorroico non riusciva a trattenersi nemmeno un
po’. Io lo ascoltavo abbozzando di tanto in tanto un sorriso. Non avevo voglia
di niente se non di dormire, mi sembrava che tutta la stanchezza di quel giorno
mi fosse piombata sulle spalle così mi misi a sedere sul letto chiudendo gli
occhi. Avevo davvero molto sonno…
Sentì il letto abbassarsi
accanto a me e le molle cigolare appena sotto il peso del corpo di Brendon ma
non aprì gli occhi, sapevo che era lui dal suo profumo… lui mi passò un braccio
attorno alle spalle stringendomi al suo petto mentre con l’altra mano mi
accarezzava i capelli che ormai arrivavano al collo. Avvertivo il suo respiro
caldo sulla nuca mentre mi rilassavo lasciandomi cullare da lui che mi
abbandonava di tanto in tanto un bacio tra le ciocche castane.
Perché gli consentivo di
farlo? Perché davvero non stavo pensando.
Passai un braccio dietro alla
sua schiena per stringermi ancora di più contro il suo petto mentre mi
rilassavo. Rimanemmo in quella posizione per minuti infiniti in totale pace con
me stesso fino a che il telefono della stanza ci riportò bruscamente alla realtà
e io mi scostai violentemente dal corpo snello del mio cantante. Era Spence che
chiedeva a Brendon di passare a prendere alcune cose che gli aveva messo in
valigia, visto che la capienza massima di quella del mio compagno di stanza era
stata raggiunta e superata.
“Vado io” dissi senza
guardarlo non volendo rimanere un minuto di più in stanza con lui da soli.
Rimasi barricato li, dagli altri due, lasciando Brendon solo.
Avevo bisogno di distarmi,
volevo ubriacarmi e avrei sicuramente svuotato il frigobar a spese di Pete
Wentz per poi lasciarmi cadere stravolto a letto. Collassavo abbastanza
rapidamente e si sa, superata la prima notte, poi si superano tutte… il più è
iniziare…
Brendon ci raggiunse al tavolo
e subito notai che si era cambiato e che si, aveva la maglietta al contrario.
Particolare che non sfuggì nemmeno a Spence che prese a canzonarlo. Risi
svogliatamente mentre torturavo un povero raviolo con la punta della forchetta.
Non potevo alzare gli occhi dal piatto visto che il cantante si era seduto
proprio davanti a me e sentivo i suoi addosso.
Per tutta la cena Spence non
fece altro che chiedermi cosa diavolo mi prendesse “ho detto niente, cazzo”
dissi scocciato alzandomi a metà del secondo “Sono solo stanco e ho sonno… vado
a dormire” aggiunsi poi cercando di prendere la chiave magnetica ma Brendon fu
più veloce.
“Vengo con te, anche io devo
ammettere che sono stanco”
Gli altri due ci guardavano
davvero perplessi ma io non dissi nulla, limitandomi a allontanarmi mentre
Brendon li salutava con un sorriso augurando loro la buona notte in modo
pittoresco. Il mio piano per bere era andato a puttane ma almeno potevo dormire
e dimenticare comunque.
Arrivati nella nostra stanza
Brendon mi indicò il bagno “c’è la vasca con l’idromassaggio… magari un bagno
caldo potrebbe aiutarti a rilassarti prima di dormire…”
Io annuì allettato dall’idea e
senza nemmeno afferrare un cambio di mutande corsi in bagno chiudendomi dentro
ed aprendo a tutta forza i rubinetti di acqua calda. Mi spogliai guardandomi
allo specchio e mi trovai di fronte l’immagine di un ragazzino forse
eccessivamente magro e con un viso quasi femminile. I capelli lunghi poi non
facevano altro che rendere il mio sesso ancora più equivoco ma non potevo farci
nulla, ero nato così. Forse per quello Brendon mi aveva baciato, in un lapsus
freudiano in cui mi aveva scambiato per una donna e totalmente in preda ad una
tempesta ormonale.
Ma allora perché quel
abbraccio così dolce? Non lo sapevo… non capivo più nulla.
Mi lasciai scivolare dentro la
vasca ricolma di schiuma profumata e sali da bagno che non mi accorsi quasi di
aver utilizzato, immerso come ero nelle mie seghe mentali. L’acqua calda mi
aiutò a rilassarmi per un attimo mentre mi immergevo fino al mento chiudendo
gli occhi.
Feci un errore.
La figura di Brendon si
materializzò davanti al mio viso sorridente mentre imbracciava una chitarra
classica seduto accanto a me sul letto. No, dovevo smetterla di pensare a Urie
e godermi quel bagno caldo… ed ecco cambiare la scena… Brendon immerso dal busto
in giù nella vasca mi sorrideva provocante mentre il mio sguardo indugiava sul
suo corpo liscio. Lo vidi scivolare lentamente sulla schiuma verso di me prima
di appoggiarmi le mani sulle cosce, sotto l’acqua e iniziare a baciarmi con
passione, come se volesse divorarmi.
Aprì gli occhi sedendomi di
scatto incredulo. Era davvero un fottuto sogno erotico su Brendon quello che
avevo appena fatto?? Non potevo crederci, e a giudicare da quello che era
accaduto sotto alla mia cintura si, era davvero un sogno erotico eccitante.
Diedi la colpa all’acqua calda, dopotutto io non ero gay, non avevo mai avuto
nemmeno un piccolo segno di essere omosessuale prima dell’arrivo di Brendon
nella mia vita… doveva essere solo stanchezza… solo stanchezza…
Mi sbrigai a sistemare quel
problema chiudendo gli occhi ed immaginando la mano di Brendon al posto della
mia.
Ero sempre più incredulo
mentre uscivo dalla vasca e realizzavo che non avevo portato nulla con cui
vestirmi e, contando che il solo pensiero di rinfilarmi i vestiti sporchi con
cui mi ero fatto il viaggio mi fece rabbrividire dal disgusto, così mi infilai
uno dei due accappatoio che l’albergo aveva messo a disposizione. Avvolgendomi
con quel indumento caldo e morbido uscì dal bagno imbarazzato ma non vidi
Brendon. Dove era? Se n’era andato??
Mi affrettai a cercarlo
notando poi la porta aperta che dava sulla terrazza. Uscì di fuori smettendo di
preoccuparmi per il mio abbigliamento e vidi Brendon seduto su un divanetto
intento a guardare la città. Notò la mia presenza solo quando mi misi a sedere
di fianco a lui, solo allora mi guardò un po’ sorpreso, dopotutto non ci
parlavamo da giorni e io mi tenevo a una certa distanza. Eppure ero corso a
cercarlo appena mi era salita la paura che se ne fosse andato a causa del mio atteggiamento,
senza contare la testardaggine del mio cantante…
I suoi occhi saettavano su di
me, sull’accappatoio lasciato lievemente aperto sul petto, negli occhi castani
e imbarazzati nello scontrare i suoi, neri e carichi di desiderio, sulle mie
labbra desideroso di riaverle…
“Ryan…” si schiarì la voce
chiudendo un attimo gli occhi prima di ripuntarli nei miei “Io non so come…
insomma… tu…e io… noi due…” Lo guardavo un po’ divertito mentre trovava
difficoltà nel esprimersi, prima di tornare serio.
“Io non lo so cosa sta
succedendo Brend, ma inizio a spaventarmi” dissi sincero mentre i capelli
bagnati mi andavano un po’ davanti al viso “Dopo quel bacio mi sembra di non
capire più nulla… non so cosa vuoi, e soprattutto cosa voglio io…”
Lui si sporse verso di me
sorridendo un po’ nervoso “E io posso fare qualcosa per fartelo capire?” mi
chiese speranzoso mentre io osservavo le sue labbra così belle e carnose.
“Si. Baciami ancora…”
Lui non se lo fece di certo
ripetere, ma fu incredibilmente dolce quella volta. Mi prese il viso fra le
mani prima di guardarmi per alcuni secondi con un sorriso strano sul viso,
prima di far combaciare ancora le nostre labbra. Io rimasi immobile mentre lui
mi succhiava appena il labbro inferiore prima di staccarsi e lasciarmi così, a
bocca socchiusa.
“Un’altra volta” dissi gemendo
e lui esaudì ancora il mio desiderio prendendo possesso delle labbra con
maggiore passione, iniziando a muovere la lingua nella mia bocca. Le mie mani
scivolarono fra le sue ciocche corvine mentre lui iniziava ad accarezzarmi
piano il petto e la schiena umida da dentro all’accappatoio, poi si staccò
ancora, guardandomi in attesa.
“Ancora Brendon…”
“No, adesso devi dirmi cosa
pensi” mi disse scostandosi appena ma io lo afferrai per la maglietta che
portava ancora al contrario.
“ Voglio che continui a
baciarmi fino alla fine dei miei maledetti giorni” gli soffiai sulle labbra
prima di ributtagli la lingua in gola, ma il coglione si staccò ancora ridendo
allegramente mentre si esprimeva in tutta la sua felicità.
“Oddio Ryro ma allora sei gay
anche tu! Che bello!”
“Stai zitto”
Ci baciammo per molto tempo e solo dopo
essere rientrato tenendo la sua mano intrecciata alla mia mi guardai attorno e
capì che non sarei mai stato ricco per il successo o per le belle stanze
d’albergo ma mi bastava Brendon per sentirmi davvero bene…
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Hellooooo….
Secondo capitolo di questa flash che non
è venuta tanto flash come si credeva…
Ma vabbè!!!
XD
…comunque Grè grazie per il commento, se
non ci fossi tu addio!!!!! Scriviamo per te mi sa… XD ahahahaha! E per noi,
vabbè!!
Alla prossima! Speriamo che qualcun
altro recensiscaaaa <3
XD
XOXO
Miky&Jess