«Tu non mi odi»
decretò James, rivolgendole uno sguardo luminoso.
«Certo che non ti
odio, perché dovrei?» rispose Lily, sistemando alcuni libri negli scaffali
polverosi.
«Dici sempre che
sono un arrogante presuntuoso!»
«Lo sei, James! Ma
questo non vuol dire che ti odi!»
«Questa è…
ipocrisia!»
«No, si chiama dire
la verità!» Lily si fermò, controllò il titolo degli ultimi due libri che teneva
in mano e si avviò verso un altro corridoio, cercando lo scaffale giusto per
riporli. James la seguiva come un cagnolino.
«Senti» disse lei
sbuffando, «hai una marea di difetti, lo sappiamo tutti, però hai anche diversi
pregi. Solo perché mi da fastidio il tuo pavoneggiarti per le cose più ridicole,
non significa che non provi simpatia per te. Sì, lo ammetto, sei divertente in
maniera… scema» disse, sorridendo divertita.
James rimase in
silenzio accanto a lei, aiutandola con i libri nuovi che stava prendendo. Non le
tolse gli occhi di dosso neanche per un momento, aspettando una delucidazione su
quello che aveva appena detto.
«Vedi, le cose non
sono mai bianche o nere. A volte ci sono delle
sfumature…»
«Io sarei una
sfumatura?»
«Sì, una sfumatura
che devo ancora capire…»
James posò i suoi
libri su un tavolo, avvicinandosi a Lily maliziosamente. Quella gli rivolse uno
sguardo rassegnato con un mezzo sorriso, acconsentendo a quel gioco infantile
che lui aveva dato inizio a settembre di quell’anno.
«Posso aiutarti, se
vuoi, ho giusto un paio di idee…»
Prima che James
riuscisse a dire qualunque cosa di profondamente indecente, Madama Pince si
avvicinò a loro, gli occhi furenti che sembravano preda del
demonio.
«Signor Potter! E’
sempre lei! Importuni la signorina Evans altrove, per tutte le
streghe!»
Lily si voltò
dall’altra parte, sbattendosi una mano sulla fronte nel più totale imbarazzo;
James invece non si scompose, tirando fuori il suo tono di voce roco e sensuale
nella vana speranza di rabbonire la bibliotecaria.
(Hogwarts,
Biblioteca, Aprile 1976)
Questione
di sfumature
Parte
seconda
Lily si poggiò al
bancone della Biblioteca, mentre Madama Pince guardava la lista di libri che la
ragazza le aveva consegnato; annuì poi decisa, partendo spedita nell’ultimo
corridoio, diretta alla ricerca di quei volumi.
Mentre Lily
aspettava paziente il ritorno della bibliotecaria, Remus Lupin le si accostò con
un sorriso, poggiando la sua borsa sopra il ripiano rialzato di legno
scuro.
«Ciao Lily, ormai
ti vedo più qua che in Sala Comune»
«Lumacorno si
aspetta che legga alcuni libri di Pozioni in più: crede che dopo scuola voglia
diventare pozionista o che so io…» disse con un sussurro sconsolato, «Come sta
James?» chiese cambiando argomento.
«Oh, non male. Dopo
il volo di ieri, insomma, poteva andare peggio. La spalla sta bene, ma stanotte
gli è salita la febbre».
Lily annuì piano,
mentre Remus cominciava a togliere dei libri dalla borsa che dovevano essere
restituiti.
«Non sei andata a
trovarlo» le fece notare, lanciandole uno sguardo fugace, ma di chi la sapeva
lunga, «Mi ha chiesto di te, comunque».
Lily si morse il
labbro, guardando altrove con malcelata indifferenza, «Ah
sì?»
«Già. Sai com’è,
sono stati tutti a trovarlo, tranne te. Siete amici, no? O avete litigato e io
non lo so?»
«Non abbiamo
litigato!» si affrettò a rispondergli, forse con troppa enfasi. Remus sorrise
malandrino e ciò fece ancora più alterare Lily: conosceva abbastanza bene il
ragazzo per sapere che quando tirava fuori quell’espressione furba, era perché
si stava divertendo alle sue spalle. Lunastorta, per quanto pacato e gentile
potesse essere, sapeva come mettere in difficoltà le persone con le sue domande
precise; se ti prendeva di mira, eri certo di non riuscire a
scampargli.
«Dunque, il
Patronus» iniziò Remus dopo un po’, cambiando ancora argomento, mentre Madama
Pince tornava e consegnava i volumi a Lily, «Il professor Norton dice che per i
M.A.G.O. dobbiamo imparare a dargli una forma corporea. Tu stamattina ce l’hai
fatta, sei stata molto brava. Solo a pochi è riuscito».
«Anche il tuo
compare Black ce l’ha fatta, ha sorpreso un po’ tutti…»
«Sirius è in gamba,
solo che non si applica, proprio come James. Hai visto che bel cagnolone?» rise,
ricordando del Patronus di Sirius che si era messo a correre per l’aula, facendo
divertire alcune ragazze di Corvonero.
«Tu, Remus? Che
forma ha il tuo?»
«Non lo so, non
sono riuscito a farlo diventare corporeo. Però non ho dubbi, sulla forma che
assumerebbe» si avvicinò circospetto alla ragazza, abbassando di qualche ottava
il tono di voce, «I Patroni sono lo specchio dell’anima, perciò il mio
assumerebbe la forma di un lupo».
Lily gli rivolse
un’espressione dolce, lasciandogli intendere quello che gli aveva detto tante
volte: non importava se era un mannaro o una pianta carnivora con brutti
tentacoli verdognoli, ciò non avrebbe
cambiato la bella persona che era dentro.
«Invece tu hai una
cerva» constatò Remus allegro.
«Già, visto
bella?»
«Sì, incantevole»
rispose, guardandosi intorno, poi prese i suoi libri, rivolgendosi a Lily in un
soffio, «Sai, il Patronus di James è un cervo» e si avviò verso un corridoio
centrale, lasciando Lily impalata al bancone.
Quella spalancò gli
occhi, raggiungendo l’amico in poche falcate, «Che vorresti dire?! Cosa stai
insinuando!»
«Quello che ti ho
detto prima: i Patroni sono lo specchio dell’anima» rispose calmo, osservandola
curioso. Lily sembrava disorientata, messa tutta a un tratto a nudo davanti a un
fatto accertato: quello di cui stavano parlando non era una semplice
coincidenza, perché in magia niente avviene per caso. L’Expecto Patronum era un
incantesimo complesso, dove non bastava essere bravi e avere talento, ma per
crearlo bisognava metterci buoni sentimenti, il cuore, se
stessi.
«Non c’è bisogno
che fingi con me. Io lo so» proseguì Remus, ostentando una certa felicità nel
tono di voce, «Sei innamorata di James» concluse.
Lily, sconfitta
sotto ogni punto di vista, si lasciò andare contro uno scaffale, puntando lo
sguardo a terra, «Da quanto te ne sei accorto?»
«Un annetto, forse»
disse pensieroso, facendo due calcoli mentali, «ma era solo una supposizione… o
meglio, non credevo che fosse una cosa seria!»
«Infatti non lo è,
solo un’infatuazione, come ce l’hanno tutte del resto!» rispose Lily, nella vana
speranza di salvarsi in corner. Ma Remus da sempre era più furbo di
lei.
«Lo pensavo.
Insomma, dopo Severus, pensavo che ti fossi avvicinata a James per…
rimpiazzarlo?» azzardò, non trovando il termine giusto.
«Non sono mai stata
innamorata di Severus!»
«Be’, dall’esterno
sai… non sapevo del vostro rapporto finchè non me ne hai parlato alla fine
dell’anno scorso. Per questo pensavo che James fosse un rimpiazzo, che ti stessi
aggrappando a lui per colmare l’amicizia perduta di Severus. Poi stamattina ho
visto la cerva… e lì ho capito» concluse Remus. Sembrava addirittura vittorioso
a giudicare dallo sguardo luminoso che aveva.
«Se tu non fossi
innamorata di James, non avresti mai avuto la cerva,
credimi».
«Non puoi saperlo
con certezza…»
«No, hai ragione.
Ma ti conosco piuttosto bene, ormai, per cui posso permettermi di azzardare
questa ipotesi in tutta serenità».
Lily sembrava
infastidita da quell’analisi meticolosa e dannatamente veritiera di Remus, ma
non poteva dargli torto.
«Mi chiedo quale
ricordo tu abbia usato per creare il Patronus, sembrava potente…» continuò Remus
ridendo.
«Oh, smettila! So
che lo sai!» si adirò Lily, diventando color peperone, «All’inzio ho pensato a
me e a Petunia, quando ancora andavamo d’accordo. Ma credo che non fosse
sufficientemente felice…» spiegò, spiegazzando gli angoli dei libri che teneva
in braccio, «… è stato un flash. James ieri mattina mi ha baciata e… è stato
tutto veloce, una cosa da poco, però…»
«Ho capito, non importa» Remus aveva abbandonato la sua espressione malandrina, rivolgendosi alla ragazza con genuina semplicità.
Aveva ottenuto
quello che voleva.
«Be’, io devo
finire un compito. Passa a trovare James, te ne prego».
«Forse» rispose
Lily, allontanandosi in fretta prima che a Remus venisse in mente altro per
metterla in imbarazzo.
Quando arrivò in
infermeria, James era solo, sdraiato a letto con un’espressione vacua sul volto:
era accaldato, sudava e i capelli erano più arruffati del solito. Non aveva per
niente un bell’aspetto. Quando la vide avvicinarsi, distese le labbra in un
debole sorriso, cercando di mettersi a sedere.
«Allora non ti sei
scordata di me» biascicò, trovando la posizione eretta. Si prese la testa tra le
mani, respirando a fatica. La febbre non gli dava pace, si sentiva terribilmente
debole e non distingueva con chiarezza quello che aveva davanti: aveva
riconosciuto Lily solo per gli inconfondibili capelli
rossi.
«Come potrei
scordarmi di te?» rispose esasperata, sedendosi sulla sedia vuota accanto a lui,
«Credevo di trovarci Sirius a farti compagnia».
«E’ stato qui fino
a una mezz’ora fa. Poi è andato dalla McGranitt: punizione per aver trasfigurato
i capelli di Mulciber in vermi. Figlio di un cane, poteva aspettare che mi fossi
ripreso!» spiegò con enfasi, ridendo poco dopo. Si pentì subito di aver fatto lo
spiritoso, perché ridendo aveva l’impressione che il cervello sbattesse su e giù
per la scatola cranica.
«Dovreste smetterla
con queste cavolate, siete grandi ormai!»
James non si diede
pena di risponderle, sistemandosi meglio i cuscini dietro la
schiena.
«Sono contento che
sei venuta, pensavo fossi arrabbiata con me. Mi spiace per il bacio, un
gentiluomo non bacia mai una ragazza contro il suo
volere…»
Lily rimase in
silenzio, mentre quella scena le si ripresentava insistente nella mente; si
chiese se Remus gli avesse raccontato della lezione dei Patroni di quella
mattina.
«Non capisco,
James, come tu abbia fallito al G.U.F.O. di Divinazione. Sapevi di essere
sfortunato e guarda come sei ridotto!» commentò Lily, evitando di parlare ancora
del bacio, ma James ci tornò sopra involontariamente, dato che la sua mente
sotto l’effetto della febbre non poteva ragionare in modo
lucido.
«Motivo per cui non
sono un gentiluomo. Poteva andarmi peggio, ma almeno ero riuscito a baciarti
prima…» disse ridendo, maledicendosi nuovamente per averlo
fatto.
«James,
io--»
«Lunastorta mi ha
detto della lezione di stamattina! Che sfortuna, mi sarebbe piaciuto vedere i
vostri Patroni! Il mio è un cervo, sai?» le disse innocentemente e Lily si rese
conto che Remus aveva tenuto la bocca chiusa con James. Quasi rise di gusto,
sollevata dall’onestà e la riservatezza dell’amico.
«Davvero?» disse
allegra, mentre Ramoso si lanciava, per quanto poteva, in una descrizione
dettagliata del suo “bellissimo, regale e nobile cervo”.
«E’ proprio una
sfortuna che tu non fossi presente, stamattina…» ribadì Lily, con un tono che
sembrava prenderlo in giro.
«Già, Felpato ha
dato spettacolo come sempre con quel cagnaccio che ha! E’ irrequieto come lui!»
James si inalberò in un’altra descrizione dei mille più uno difetti di Sirius
Black, facendo ridere ogni tanto Lily con qualche aneddoto
divertente.
A volte le sfortune
di alcuni sono le fortune di altri, Lily non avrebbe potuto immaginare la
reazione di James e dei compagni nel constatare che i loro Patroni erano
praticamente uguali: si sarebbe sotterrata viva per
l’imbarazzo.
Presto gli avrebbe
confessato quel piccolo dettaglio, della bella cerva che risiedeva dentro di
lei, ma per adesso si accontentava di crogiolarsi ancora un po’ nel suo
segreto.
D’altra parte, la
fortuna e la sfortuna dipendono dalle sfumature della
vita.
Note di fine
capitolo: Eccoci qui.
Terminata la mia prima fanfic su Lily e James. Se sono soddisfatta? Una cifra!
Qui c’è una domanda
che sorge spontanea: ma Sirius e Peter hanno visto il Patronus di
Lily?
Libera
interpretazione: potrebbero non averlo visto, dato che Felpato era intento a
fare il ganzo con le altre ragazze e
Minus gli stava dietro.
Oppure lo hanno
visto e hanno spifferato tutto a James che, essendo in fondo un bravo ragazzo,
ha fatto beatamente finta di niente per non mettere in imbarazzo una già in
difficoltà Lily. Sentitevi liberi di pensare quello che volete (se mai ci avete
pensato).
Che dire, alla
prossima?
Ci sta.
(Questo si chiama minacciare!)
Si ringrazia Keif per aver recensito, Acivodul e Fra_Be HapPy per aver messo la storia nelle seguite, nuvia per averla messa nelle preferite. :D