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Autore: Dark_Blame    16/09/2010    3 recensioni
In un contesto fantasy (In cui però sono presenti anche le armi da fuoco, N.d.A.), ma senza tanta magia, mostri eccetera (almeno per ora) si narra la storia di un uomo talmente forte da essere capace, da solo, di sterminare interi eserciti. Famoso in tutto il mondo come One Man Army, appunto "L'esercito da un solo uomo", questo spadaccino giovane ma già leggendario gira per il mondo, aumentando la sua fama con le sue imprese ma allo stesso tempo sfuggendo dalle mani dei signori della guerra che vorrebbero arruolarlo e dei cacciatori di taglie che vorrebbero l'immensa somma sulla sua testa.
In questa introduzione, per caso "apparirà" in una locanda di un villaggio periferico ... sconfiggendo una banda di predoni in quella che sembra quasi una rissa da bar. Un episodio in realtà insignficante ... se non fosse che è l'inizio della nostra storia.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Stanchi e sfibrati. Avevano camminato per miglia, spesso anche fino a notte inoltrata, però, forse, il risultato ne valeva la pena.

Calindara, la Quarta Città Imperiale, giaceva lì, sotto i loro occhi, a poca distanza. Era come guardare a una montagna col fianco ricoperto di oro luccicante - quello, almeno, era l'effetto ottico causato dai tetti di metallo dorato e dalle torri che partivano direttamente dal piccolo monte ai margini del deserto. La Città aveva affondato i denti ben dentro la terra, creando continui terrazzamenti laddove in origine c'era solo un rilievo senza nome e di poca importanza. Piccolo, si, ma ricoprirlo, vetta esclusa, interamente d'acciaio e mattone e oro e legno, era stata un'impresa incredibile e nell'avvicinarsi, chiunque si sarebbe sentito schiacciato dall'enorme mole di una metropoli talmente grande da aver ricoperto un monte.


Finalmente raggiunsero la strada e il terreno sotto i loro piedi cessò di essere sabbioso e instabile, grazie alla pavimentazione di pietra. Era quasi un sollievo.

Khan il Mietitore si bagnò le labbra, trovandole secche e salate come la sabbia.

«Ho bisogno di un maledetto bagno» disse, praticamente pensando ad alta voce. «L'ultima volta che sono stato qui avevano delle belle terme, acqua che esce direttamente dal monte.»

Licorice non vedeva l'ora di togliersi quello che le restava del deserto addosso, ma ad un certo punto arrossì visibilmente al pensiero, Ogni cosa comunque era grande e nuova per lei, che non poteva far altro che spostare lo sguardo da una parte all'altra della strada man mano che si addentravano in Calindara. Le case non erano di legno secco, ma di pietra, mattoni e a volte addirittura di marmo, ostentando una ricchezza sempre più pacchiana man mano che andavano avanti. I passanti erano tutti riccamente vestiti, ma non solo i membri delle classi più abbienti; perfino i manovali sembravano in qualche maniera eleganti, tanto da far sembrare loro due, nuovi arrivati, poco più che vagabondi.


Senza dire una parola, Khan accelerò il passo, salendo una rampa di scale che portava al primo terrazzamento e poi svoltando in un vicolo al lato della strada. Licorice iniziò a corrergli dietro, con una paura di perdersi in quel mondo a lei completamente nuovo che quasi la soffocava. Scansò di fretta due abitanti, praticamente inciampando nel secondo e girandosi appena indietro per lanciare delle scuse, imboccò il vicolo, al bivio riuscì a intravedere di sfuggita la sagoma del Mietitore e la seguì, arrivò in una piazza affollata e si rese conto che l'aveva perso di vista. C'erano troppe persone, troppo via vai, troppi abiti colorati e troppe persone che andavano di fretta come formiche da un posto all'altro. Stava quasi per disperarsi quando notò che la sagoma familiare dell' One Man Army, che si distingueva per un cappotto rosso acceso con delle scritte nere sulla schiena, era a una decina di metri da lei, davanti a un edificio costruito al lato della piazza. Aveva un'aria molto dimessa e sembrava appartenere ad un altro mondo; facciata di legno, insegna di metallo scolorita dal tempo e una vetrata che dava su un interno buio e completamente vuoto, se non per dei tavolini e delle sedie.


Raggiunse Khan con un ultimo scatto e riprese fiato. Cosa doveva fare in quel rudere, quel locale abbandonato?. Il Mietitore aprì la porta, che cigolò mentre si scostava all'interno.


Entrarono. Dentro non era meglio che fuori; in un certo senso, non era molto migliore della locanda in cui lui l'aveva trovata. Lo spadaccino si guardò intorno, mentre la ragazza gli si avvicinava con aria dubbiosa.

«Sa che sono qui» disse, poi «Chissà dove si è nascosta. Stà dietro di me, potrebbe essere pericoloso.»

«Ma … ci sono nemici?» Non si era aspettata uno sviluppo del genere. Pensava, che dopo tutto quel tempo nel deserto, si sarebbero presi un po' di riposo.

«No, non veramente. È solo che lei ce l'ha a morte con me, perché una volta ho rifiutato di sposare sua figlia. In genere, ogni volta che mi vede -» un suono simile al sibilo di un serpente squarciò l'aria. Velocemente, Khan si girò, strappò il fodero della spada dalla cintura con un colpo secco e intercettò con essa il pugnale volante, che si conficcò nel legno nero, vibrando. «... ecco, questo si che mi riporta alla mente tanti ricordi.»

Licorice si era vista passare la lama a pochi centimetri dal naso, e sudava freddo, mentre guardava verso la zona d'ombra da cui era arrivato il coltello, sotto a una rampa di scale che portavano probabilmente al piano superiore. Una risata inquietante venne fuori dal buio e dall'umido insieme al rumore di passi strascicati.


Era una vecchina, una donna dai capelli grigio bianchi lunghi fino alle spalle (curve), un gran naso, gli occhi così infossati nel volto da sembrare perennemente socchiusi come in una sorta di espressione ironica o misteriosa. Una visione terrificante, contando che aveva appena tirato un utensile da cucina come un'arma - arma che avrebbe potuto finire benissimo nella testa di Licorice.

La vecchia in ciabatte si avvicinò con lentezza esasperante, continuando a ridacchiare. Khan sembrava tranquillo, anzi, immerso in qualche strana considerazione.

«Come hai saputo che sarei arrivato?» chiese, con un sorriso largo fino alle orecchie.

«Non si usa più, salutare? Screanzato.» L'espressione della vecchina si fece improvvisamente seria, e lanciò una specie di sguardo omicida verso lo spadaccino. «Credo che tu abbia trovato il mio coltello, mi è scivolato per sbaglio mentre affettavo le carote.»

«Le carote, si.»

In un sottoscala buio. Ed è scivolato alla velocità di un proiettile.

Prese la lama con due dita e la staccò dal fodero della spada, porgendolo gentilmente alla vecchia dalla parte del manico.

«La tua mira, cioé, abilità culinaria, è sempre impeccabile, Baa'mama.»

L'altra bofonchiò qualcosa e si rimise il coltello in una piega del vestito. «Mi lusinghi solo per chiedermi un favore. Bah! Se fossi stata io ad educarti, ti avrei fatto pentire, si. L'One Man Army qui … il Mietitore là … l'esercito qui … la spada leggendaria là … cosa vuoi da me, avere un altro soprannome? O sei in città solo per infastidire una povera vecchia, Kilik?»

«Mi faccio chiamare Khan, adesso»

«Appunto, Kilik. Girovagare di qua, di là, sempre senza passare più di una settimana nello stesso posto» scosse la testa «Dove pensi che ti porterà?

All'inferno, te lo dico io. Se invece ti fossi sistemato ...»

«Baa'mama ...»

«...se invece ti fossi sistemato, a quest'ora avresti già dei figli, una famiglia, alla tua età! Ai miei tempi ci sposavamo anche prima di te, e facevamo bene. Tutta questa storia dello spadaccino. Bah...»

«... insomma, non vuoi dirmi nulla.»

Il tono dell'anziana cambiò improvvisamente, passando dai borbottii a una voce incredibilmente seria, decisa e in qualche modo autorevole, come se a parlare fosse una persona di molti anni più giovane e con una certa attitudine al comando.

«Ci vuole essere ciechi, per non vedere dove stai andando.

Basta una mappa del continente, per capirlo … un giorno, ti tenderanno una trappola, se continui così»

Khan non sembrò affatto spaventato, mentre Licorice si stupì all'idea che qualcuno fosse talmente organizzato da rendere anche quell'idea possibile … ma d'altronde non aveva molto a che fare con quei problemi. Si parla sempre delle azioni incredibili dell'One Man Army, e mai che sono in molti, molti a volerne la testa.

In quel momento, lo sguardo di Baa'mama si posò a lungo su di lei, guardandola sul serio per la prima volta. Poi si voltò verso il terreno, tirò fuori una scopa dall'ombra del sottoscala, e cominciò a spazzare con forza.

«Abbiamo viaggiato e siamo stanchi. Puoi farci mangiare o ce ne andiamo»

«Ma si, restate, restate. Tanto quanto resterete? Un giorno, due? Ma si. Fai un po' come ti pare.»

«Licorice, se vuoi farti un bagno devi salire le scale, troverai acqua calda e vestiti puliti, prendi quello che vuoi. Io cerco di farmi dire da questa vecchia cornacchia dove tiene il cibo.»

«S-si, se posso ...»


Un po' riluttante dato che si trovava in una casa che non conosceva, salì le scale. Khan si sedette su uno dei tavolini scheggiati, e riallacciò la spada alla cintura.

Baa-sama si girò verso di lui, smettendo di spazzare.

«Cosa hai intenzione di farci con lei?»

«... è la mia allieva.»

Silenzio.

«Lo sai che non dovresti prendere allievi. Non puoi.»

Un sorriso forzato.

«Non mi hai appena detto di fare come mi pare? Bhé, forse è ora che io ignori qualche regola.»

.

.

«... bah. Giovani.»


*

Licorice si svegliò in un letto morbido, così morbido come non l'aveva mai sentito prima. Già le pareva un sogno dormire lì dopo il giaciglio di assi e foglie di granturco - troppo poche - della sua vecchia casa e dopo le notti all'addiaccio nel deserto. Si ricordava di essersi addormentata come un sasso la sera prima. Scansò le coperte e scese, la sottoveste che aveva trovato nell'armadio le scivolava addosso come se fosse fatta d'aria. Si avvicinò al mobile di fronte del letto, la sua immagine che la guardava attraverso uno specchio opaco e in certi punti scrostato.

Era una sua impressione o il suo volto stava diventando più chiaro?

O forse era perché gli ematomi sul suo corpo stavano guarendo senza che se ne fosse aggiungendo nessun altro? Già, nessuno la picchiava, ora.

Cercò nella pila di vestiti - poteva prendere ciò che voleva, così le era stato detto dall'anziana burbera - ma non sentiva nessuno di quegli abiti veramente suo. In verità non sapeva nemmeno come indossarli, alcuni. In fondo alla pila trovò una blusa bianca che abbinò con una gonna non molto lunga - non quanto avrebbe voluto, ma se doveva imparare a combattere, gonne sotto le ginocchia le avrebbero solo dato fastidio. Si sentiva ancora a disagio a prendere quei vestiti, anche se erano di gran lunga i più modesti del mucchio.

Camminando scalza uscì dalla camera. Forse avrebbe dovuto chiedere a Khan cosa ne pensava. Si, per sapere se era una tenuta pratica per il combattimento, certo. Solo per il combattimento.


La sera ricordava di averlo visto andare e venire dalla camera in fondo al corridoio, quindi si avvicinò alla porta, che era solo socchiusa, ed entrò.

Lui non si era ancora svegliato. Era nel mezzo di un letto matrimoniale, le coperte leggere che erano state scalciate sul fondo, vestito solo di un paio di pantaloni fino al ginocchio. Il sole entrava dalla finestra e gli splendeva addosso, ma la faccia era ancora all'ombra. Dormiva abbracciato alla spada, per quanto fosse incredibile da credere, aveva una mano sull'elsa e una sul fodero, come se fosse pronto ad estrarla nel sonno in qualsiasi momento.

Si sentiva imbarazzata a guardarlo dormire, ma rimase per studiare a fondo i dettagli del suo viso. Finalmente aveva un'espressione rilassata, e poteva guardarlo senza dover sostenere a sua volta il peso del suo sguardo.

I capelli lisci erano sparsi sul cuscino come i raggi di un sole nero, creando un contrasto fortissimo tra quel colore a piuma di corvo e la bianca stoffa. Da dietro la nuca partiva una treccia fatta con delle ciocche volutamente più lunghe, giusto di qualche centimetro. Intorno alla punta erano legati dei ciondoli e dei braccialetti colorati. Inoltre, sul viso, due ciocche di capelli della frangia, l'una vicino l'altra, erano tinte di rosso acceso.

Licorice ripensò ai suoi occhi castani, un colore molto comune. Tutto, nel suo aspetto, invece, faceva pensare che stesse cercando di non passare inosservato. Perché sennò andare in giro con un cappotto rosso come le fiamme con decorazioni praticamente uniche, un abito che sarebbe possibile riconoscere tra mille? E la treccia? E i capelli tinti?

Se ne uscì silenziosa come era entrata, e scese nella sala al piano terra, quella che doveva essere stata, una volta, una locanda. La differenza tra le stanze superiori era ovvia e lampante. La parte dei tavolini, per esempio, era completamente dismessa.

«Quando dorme qui, si sente al sicuro»

Sussultò. La vecchia aveva l'abitudine di venir fuori dal nulla all'improvviso, evidentemente.

«Probabilmente dormirà fino a tardi. Intanto mangia questo se hai fame»

E con un semplice gesto “lanciò” una scodella e un piatto su uno dei tavolini. Latte, pane, e della sostanza bluastra, gelatinosa e molto zuccherata. Marmellata di mirtilli.

«Cosa ...» con una certa curiosità appoggiò il dito sulla marmellata, portandolo poi alla lingua. L'espressione che fece fu abbastanza eloquente, dato che la vecchina sorrise tanto da sembrare addirittura rassicurante, familiare, prima di tornare alla solita aria truce.

«Mangia, mangia. Sei magrissima, sciupata, mi sorprende che i vestiti di mia figlia ti stiano addosso senza scivolare via ogni momento.»

Licorice si era praticamente buttata sul latte e sulla marmellata, assaggiando tutte quelle prelibatezze in una volta sola. Cercò di parlare mentre mangiava, con scarsi risultati, quindi si fermò.

«Vostra figlia? Dov'è, ora?»

«Oh, è morta.»

Baa-sama si stava fingendo incredibilmente distaccata. Però aveva ricominciato a spazzare il pavimento.

*

«Giovane, capelli neri, una treccia da dietro la nuca, due strisce di rosso sulla frangia, occhi castani, lineamenti tipici della Steppa, indossa sempre un cappotto rosso e una spada, molto pericoloso.»

Strappò il foglio dal muro aggiungendolo alla pila di quelli che aveva sottobraccio. La gente per strada - buona parte - lo riconosceva, lo indicava e subito scostava la testa. Qualcuno mormorava.

Guardò il disegno che avevano fatto di lui sotto la scritta a caratteri cubitali: ONE MAN ARMY.

«Ma io sono molto più bello di come mi hanno ritratto qui, però.»

Era il trentesimo annuncio che lo dava come ricercato e prometteva una taglia esorbitante. Il trentesimo che avevano staccato da un muro qualunque.

«Khan … ti stanno guardando tutti ...»

«Lo so» rispose «Ma nessuno ha il coraggio di rischiare la sua vita nemmeno per tutti quei soldi, non qui. E poi ho finito.»


Erano su uno dei terrazzamenti più alti della città. Il Mietitore riprese a camminare con i cartelloni sottobraccio, fino ad arrivare ad affacciarsi davanti alla via principale, quella che saliva dal deserto direttamente su fino al centro cittadino. Dovettero farsi spazio tra la folla, perché si stava infittendo.

«Tutta questa gente ...»

«Sai una cosa? Non siamo qui da nemmeno tre giorni … e ci capita di trovare una parata militare. Non potevo sperare di meglio.»

«Come?»

«Aspettami qui. Dovresti avere una visuale perfetta.»


E tornò indietro, lasciandola davanti a una ringhiera che sia affacciava sulla via solo poco sottostante. In lontananza si sentiva il suono dei tamburi rullare, dal basso: i militari sarebbero saliti fino a quel punto della Quarta Città, in quella piazza, dove era stato preparato un grande trono.

Una portantina uscì da un vicolo accompagnata da dodici guardie armate col solo compito di sfoltire la folla al loro passaggio.


«Rendete tutti omaggio al Duca Imperiale!»


Urlò il banditore. E mentre tutti, Licorice esclusa, si inchinavano, una scarpa di seta uscì dalla portantina appoggiandosi con grazia a terra.


*Note e Altro*

Il capitolo originariamente doveva essere più lungo, ma l'ho spezzato in due; mi è venuto in mente molto altro da dire, quindi ho materiale anche per il prossimo.

Mi è piaciuto, scrivendo, il modo in cui è venuto fuori il personaggio dell'anziana, dato che era quasi completamente inaspettato anche per me, non pensavo.

Il vero “spettacolo” sarà nel prossimo cap, ma non anticipo nulla.


Volevo ringraziare Dust_and_Diesel per i commenti sempre incoraggianti, è un piacere vedere che piace a qualcuno.

Idem per Kuroshi, che comunque mi sente su msn e quindi sa già tutto.


P.s: Sono un ragazzo, lol.

  
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