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Autore: _Kiria_    12/12/2003    4 recensioni
La mia terza storia su Orlando. Questa sarà a più capitoli ed è abbastanza particolare.Spero vi piaccia!^_^
Era la centesima volta che guardavo “Il Signore degli Anelli-Le due Torri” dalla mia camera di ospedale nel reparto di cardiologia, e come al solito non facevo che fantasticare su me e Legolas o, meglio ancora, su me e Orlando Bloom. Mi piaceva moltissimo e desideravo conoscerlo o anche solo stringergli la mano.
Sapevo bene che era impossibile ma sognare non ha mai fatto male a nessuno.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L’incontro

 

Accesi la macchina e sfrecciai verso l’ospedale in centro. Non era la prima volta che ci andavo ma la persona che avrei conosciuto era un ragazzina malata di cuore. Ero un po’ preoccupato, temevo che agitandosi si sarebbe sentita male. Da quello che sua madre mi aveva raccontato di lei, Lucy era una ragazzina molto dolce, sensibile e soprattutto una mia ammiratrice. Non era un’ammiratrice come le altre, era diversa. Sua madre mi ha raccontato che Lucy non è mai venuta alle numerose conferenze stampa che avevo tenuto a Londra e nemmeno agli spettacoli su MTV dedicati ai fan. Era troppo timida per farlo e preferiva vedermi in tv. Teneva anche una mia foto sul comodino e ne era molto gelosa. Questa cosa mi faceva molta tenerezza. Non le avevo preso nessun regalo, tutto era stato organizzato nel giro di due ore. Il mio manager mi aveva chiesto se mi andava di incontrare la madre di Lucy e io accettai senza esitare. La storia di sua figlia mi colpì particolarmente. Scoprirono della sua piccola malformazione cardiaca durante un saggio di danza il mese prima, dove Lucy si accasciò a terra senza riprendere i sensi per diverse ore.

Entrai nel parcheggio dell’ospedale e cercai un posto isolato. Parcheggia e mi misi un paio di occhiali blu per passare inosservato. Oggi volevo dedicarmi solo a Lucy. Scesi e salì le scale che portavano direttamente davanti all’entrata dell’ospedale. Cercai subito il reparto di cardiologia. Anche se pieno di malati era un posto abbastanza accogliente: c’era un grande giardino pieno di fiori e tante panchine. Entrai ma mi accorsi di non sapere il numero della stanza. Sicuramente non potevo andare a chiedere informazioni. Mi sarei potuto spacciare per un parente ma, sfortunatamente, chiedevano i documenti a tutte le persone che entravano e chiedevano di qualcuno. Accidenti, e la privacy?

“Tu devi essere Orlando Bloom, dico bene?” una donna giovane, dai capelli castani e gli occhi verdi, mi sorrise fermandosi davanti a me.

“Sono Emma, la madre di Lucy” si presentò e io le tesi la mano.

“Si, sono io. Molto piacere!” le dissi sorridendo. Le madri delle mie ammiratrici erano in grado di mettermi in imbarazzo. Il bello è che non capivo il motivo.

“Lucy è nella stanza 125 ma sta dormendo” mi disse facendomi strada.

“Allora aspetto che si svegli” le dissi affiancandola.

“No, no! Tu entri e stai lì con lei. Sarà un bel risveglio, te l’assicuro!” disse ridacchiando la signora e fece ridere anche me.

“Ma non sarà pericoloso, voglio dire, è malata di cuore. Se vedermi le facesse male?” le chiesi. Questa cosa mi preoccupava moltissimo.

“Non ti preoccupare, Orlando. Vederti non farà che bene a mia figlia. Non fa che pensare all’operazione, questo le fa male!” mi disse fermandosi davanti alla stanza della figlia.

“Eccoci arrivati! Lucy non dorme più di un’ora e credo che manchi poco al suo risveglio. Va pure e se avete bisogno mi trovate nella sala d’aspetto!” mi disse battendomi leggermente una mano sulla spalla e avviandosi nella stanza vicina.

Entrai lentamente e una fioca luce illuminava il letto davanti a me. Distesa con il viso di lato e una mano sul ventre c’era Lucy.

I suoi lunghi capelli neri erano sparsi per il cuscino e il respiro era lento e regolare. Era tenerissima e mi fece sorridere. Presi una sedia, mi tolsi la giacca di pelle e l’appoggia allo schienale, tolsi gli occhiali e mi sedetti a fianco a lei.

La osservai a lungo: aveva il viso pallido ma i lineamenti erano fini e delicati, le ciglia erano lunghe e le labbra carnose color pesca. Era davvero bella. Presi ad accarezzarle lentamente la mano. Era molto morbida. Aveva le dita fini e corte. Era una mano che ricordava quelle dei bambini. La strinsi leggermente ma Lucy si mosse e ritrassi la mia. Vidi le sue palpebre alzarsi leggermente, lasciando spazio a due grandi occhi blu. Si girò lentamente verso di me. Si mise a sedere di scatto e spalancò gli occhi. Io ero già pronto a chiamare qualcuno nel caso si sentisse male. Si portò le mani sulla bocca.

“Sto sognando vero? Tu non sei qui e io non sono qui! Io sto ancora dormendo!” mi disse senza togliere le mani da davanti alla bocca.

Io sorrisi “Non stai sognando” le dissi alzandomi.

“Davvero? Allora…allora io…ti posso abbracciare?” mi chiese abbassando il viso diventato rosso fuoco.

Mi avvicinai a lei e la strinsi fra le braccia “certo che puoi!” le dissi e timidamente anche lei mi abbracciò. Alla fine non era andata così male. Mi sembrava che Lucy stesse meglio con me accanto. Restammo così per alcuni minuti. Allentai la presa e mi avvicinai a lei. Le baciai la fronte e Lucy arrossì di più.

La lasciai e mi sedetti di nuovo. Mi sembrava un po’ frastornata.

“Allora, Lucy, come ti senti? Mi hanno detto della tua malformazione al cuore” le dissi.

Lei mi guardò ancora. Sembrava non credere che io fossi lì davvero.

Le sorrisi e le presi una mano “Tranquilla, non ho intenzione di mangiarti!” e la feci ridere.

“Ora sto meglio! Mi opereranno la settimana prossima. Non è una cosa grave ma dicono sia meglio curarla ora prima che peggiori. Dicevano anche che le emozioni troppo forti sarebbero state troppo per me, ma vedo che non mi successo niente vedendoti!” mi disse sorridendo guardandomi appena.

Era imbarazzatissima. Vidi la mia foto sul suo comodino. Mi alzai e la presi.

La osservai a lungo “Mio Dio che faccia! Dovevo essermi appena svegliato!” dissi sconvolto.

“Ma non è vero! Io ti trovo molto naturale” mi disse lei guardandomi, finalmente. Aveva due occhi bellissimi. Mi avvicinai di nuovo e le diedi un altro bacio ma sulla guancia.

“Grazie, piccola!” le dissi prima di risedermi.

“Dopo l’operazione quanto tempo dovrai stare in convalescenza qui?” le chiesi

“Non saprei, dipende come il mio cuore risponde all’operazione” mi spiegò e finalmente riusciva a guardami.

“Orlando, che progetti hai in corso?” mi chiese.

Io sorrisi “Molti film! Se ti va, quando sarai fuori di qui, ti porto sul set del mio prossimo film. Sarai la mia porta fortuna!” le dissi e le arrossì.

“Davvero? Mi porteresti? Magari non ti ricorderai nemmeno il mio nome domani” mi disse e mi sembrava un po’ abbattuta.

“Ehi, non potrei mai dimenticarmi il tuo dolce nome, Lucy” le dissi e le baciai l’altra guancia. Mi veniva naturale baciarla.

“Come sei venuto qui? Cioè…chi ti ha parlato di me?” mi chiese curiosa.

“Tua madre. Mi ha chiamata stamattina e mi ha parlato di te!” le spiegai tranquillo.

“Mi madre? Non me l’aspettavo proprio!” mi disse perplessa.

Si aprì la porta e una ragazzina bionda fece capolino dentro “Ciao Lucy! ORLANDO BLOOM!!!QUI NELLA TUA CAMERA??? OH MIO DIO!!!” la ragazzina stava strillando e vidi Lucy balzare giù dal letto e tapparle la bocca.

“Dico ma sei impazzita? Vuoi che lo buttino fuori?” la rimproverò agitandosi

“Lucy stai calma, ti fa male agitarti!” le dissi alzandomi e prendendola per mano. L’accompagnai al letto dove lei si coricò di nuovo.

“Scusami, Lucy! Comunque io sono Katy, sua sorella” mi disse tendendomi la mano. Gliela strinsi sorridendo “Quanti anni hai?” le chiesi “Otto e mezzo!” mi rispose lei.

“Tu Lucy quanti ne hai?” le chiesi guardandola.

“Diciotto” mi rispose.

“Te ne davo qualcuno meno! E’ stato un piace conoscerti, Katy” dissi rivolgendomi alla bimba.

“Anche per me. Allora ti lascio solo con mia sorella! Fatti sotto pantera” le disse guardandola e facendole un occhiolino complice.

Mi voltai verso Lucy e la vidi arrossita e con occhi e bocca spalancati.

“Ciao ciao!” salutò Katy uscendo.

“Simpatica tua sorella” le dissi sedendomi di nuovo.

“E’ pazza! Non dare retta a quello che ha detto” si giustificò lei agitando le mani.

La fissai. Era così dolce e bella quando arrossiva.

Passammo il resto del pomeriggio a parlare di lei e dei suoi saggi di danza.

Forse l’anno prossimo avrebbe potuto riprende ed era una tortura per lei non poter ballare per così tanto tempo.

“Lucy, devo andare!” le dissi sistemandomi la giacca di pelle.

“Ah, ok! E’ stato un piacere, Orlando” mi disse tristemente. Sentì qualcosa alla base dello stomaco. Anch’io non volevo lasciarla.

“Domani mattina torno e stiamo tutto il giorno insieme, ok?” le proposi con un sorriso. Lucy si girò lentamente “Davvero? Ma non hai altri impegni?” mi chiese.

“Li annullerò! Preferisco stare ancora un po’ di tempo con te. Fotografi e giornalisti potranno attendere!” le dissi mettendomi gli occhiali. Vidi i suoi occhi illuminarsi e formarsi un grande sorriso sulle labbra. Questo mi fece un grande piacere.

“Sarei felice di vederti di nuovo!” mi disse contenta

“Allora è deciso. Vuoi che ti porti qualcosa?” le chiesi mettendo a posto la sedia.

“Mi basti tu!” mi disse ma si portò una mano alla bocca e arrossì. Questo fece arrossire anche me.

“Ok…allora….a domani” le dissi avvicinandosi e baciandole la fronte. I suoi capelli erano profumati di vaniglia.

La salutai e uscì dalla stanza. Restai fermo davanti alla porta qualche secondo pensando a lei.

Quella ragazzina mi aveva fatto provare delle strane sensazioni. Erano diverse dalle solite. Non me ne volevo andare ma l’orario delle visite era terminato e numerosi infermieri giravano per le stanze avvisando gli ultimi parenti rimasti.

La madre di Lucy mi fermò “Tutto bene, Orlando?” mi chiese con un sorriso.

“Si, sua figlia è davvero dolcissima! Non le dispiace se domani torno a trovarla, vero?” le chiesi imbarazzato.

Emma rise “Certo che no! Puoi venire quando vuoi, Orlando!” mi disse.

“Bene. Allora a domani e grazie!” le dissi scendendo le scale. Emma mi salutò con la mano.

Arrivai al parcheggio e raggiunsi la mia macchina. Misi in moto e tornai a casa pensando alla giornata di domani.

 

 

 

  
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