L’incontro
Accesi la
macchina e sfrecciai verso l’ospedale in centro. Non era la prima volta che ci
andavo ma la persona che avrei conosciuto era un ragazzina malata di cuore. Ero
un po’ preoccupato, temevo che agitandosi si sarebbe sentita male. Da quello
che sua madre mi aveva raccontato di lei, Lucy era una ragazzina molto dolce,
sensibile e soprattutto una mia ammiratrice. Non era un’ammiratrice come le
altre, era diversa. Sua madre mi ha raccontato che Lucy non è mai venuta alle
numerose conferenze stampa che avevo tenuto a Londra e nemmeno agli spettacoli
su MTV dedicati ai fan. Era troppo timida per farlo e preferiva vedermi in tv.
Teneva anche una mia foto sul comodino e ne era molto gelosa. Questa cosa mi
faceva molta tenerezza. Non le avevo preso nessun regalo, tutto era stato
organizzato nel giro di due ore. Il mio manager mi aveva chiesto se mi andava
di incontrare la madre di Lucy e io accettai senza esitare. La storia di sua
figlia mi colpì particolarmente. Scoprirono della sua piccola malformazione
cardiaca durante un saggio di danza il mese prima, dove Lucy si accasciò a
terra senza riprendere i sensi per diverse ore.
Entrai nel
parcheggio dell’ospedale e cercai un posto isolato. Parcheggia e mi misi un
paio di occhiali blu per passare inosservato. Oggi volevo dedicarmi solo a
Lucy. Scesi e salì le scale che portavano direttamente davanti all’entrata
dell’ospedale. Cercai subito il reparto di cardiologia. Anche se pieno di
malati era un posto abbastanza accogliente: c’era un grande giardino pieno di
fiori e tante panchine. Entrai ma mi accorsi di non sapere il numero della
stanza. Sicuramente non potevo andare a chiedere informazioni. Mi sarei potuto
spacciare per un parente ma, sfortunatamente, chiedevano i documenti a tutte le
persone che entravano e chiedevano di qualcuno. Accidenti, e la privacy?
“Tu devi
essere Orlando Bloom, dico bene?” una donna giovane, dai capelli castani e gli
occhi verdi, mi sorrise fermandosi davanti a me.
“Sono Emma,
la madre di Lucy” si presentò e io le tesi la mano.
“Si, sono io.
Molto piacere!” le dissi sorridendo. Le madri delle mie ammiratrici erano in
grado di mettermi in imbarazzo. Il bello è che non capivo il motivo.
“Lucy è nella
stanza 125 ma sta dormendo” mi disse facendomi strada.
“Allora
aspetto che si svegli” le dissi affiancandola.
“No, no! Tu
entri e stai lì con lei. Sarà un bel risveglio, te l’assicuro!” disse
ridacchiando la signora e fece ridere anche me.
“Ma non sarà
pericoloso, voglio dire, è malata di cuore. Se vedermi le facesse male?” le
chiesi. Questa cosa mi preoccupava moltissimo.
“Non ti
preoccupare, Orlando. Vederti non farà che bene a mia figlia. Non fa che
pensare all’operazione, questo le fa male!” mi disse fermandosi davanti alla
stanza della figlia.
“Eccoci
arrivati! Lucy non dorme più di un’ora e credo che manchi poco al suo
risveglio. Va pure e se avete bisogno mi trovate nella sala d’aspetto!” mi
disse battendomi leggermente una mano sulla spalla e avviandosi nella stanza
vicina.
Entrai
lentamente e una fioca luce illuminava il letto davanti a me. Distesa con il
viso di lato e una mano sul ventre c’era Lucy.
I suoi lunghi
capelli neri erano sparsi per il cuscino e il respiro era lento e regolare. Era
tenerissima e mi fece sorridere. Presi una sedia, mi tolsi la giacca di pelle e
l’appoggia allo schienale, tolsi gli occhiali e mi sedetti a fianco a lei.
La osservai a
lungo: aveva il viso pallido ma i lineamenti erano fini e delicati, le ciglia
erano lunghe e le labbra carnose color pesca. Era davvero bella. Presi ad
accarezzarle lentamente la mano. Era molto morbida. Aveva le dita fini e corte.
Era una mano che ricordava quelle dei bambini. La strinsi leggermente ma Lucy
si mosse e ritrassi la mia. Vidi le sue palpebre alzarsi leggermente, lasciando
spazio a due grandi occhi blu. Si girò lentamente verso di me. Si mise a sedere
di scatto e spalancò gli occhi. Io ero già pronto a chiamare qualcuno nel caso
si sentisse male. Si portò le mani sulla bocca.
“Sto sognando
vero? Tu non sei qui e io non sono qui! Io sto ancora dormendo!” mi disse senza
togliere le mani da davanti alla bocca.
Io sorrisi
“Non stai sognando” le dissi alzandomi.
“Davvero?
Allora…allora io…ti posso abbracciare?” mi chiese abbassando il viso diventato
rosso fuoco.
Mi avvicinai
a lei e la strinsi fra le braccia “certo che puoi!” le dissi e timidamente
anche lei mi abbracciò. Alla fine non era andata così male. Mi sembrava che
Lucy stesse meglio con me accanto. Restammo così per alcuni minuti. Allentai la
presa e mi avvicinai a lei. Le baciai la fronte e Lucy arrossì di più.
La lasciai e
mi sedetti di nuovo. Mi sembrava un po’ frastornata.
“Allora,
Lucy, come ti senti? Mi hanno detto della tua malformazione al cuore” le dissi.
Lei mi guardò
ancora. Sembrava non credere che io fossi lì davvero.
Le sorrisi e
le presi una mano “Tranquilla, non ho intenzione di mangiarti!” e la feci
ridere.
“Ora sto
meglio! Mi opereranno la settimana prossima. Non è una cosa grave ma dicono sia
meglio curarla ora prima che peggiori. Dicevano anche che le emozioni troppo
forti sarebbero state troppo per me, ma vedo che non mi successo niente
vedendoti!” mi disse sorridendo guardandomi appena.
Era
imbarazzatissima. Vidi la mia foto sul suo comodino. Mi alzai e la presi.
La osservai a
lungo “Mio Dio che faccia! Dovevo essermi appena svegliato!” dissi sconvolto.
“Ma non è
vero! Io ti trovo molto naturale” mi disse lei guardandomi, finalmente. Aveva
due occhi bellissimi. Mi avvicinai di nuovo e le diedi un altro bacio ma sulla
guancia.
“Grazie,
piccola!” le dissi prima di risedermi.
“Dopo
l’operazione quanto tempo dovrai stare in convalescenza qui?” le chiesi
“Non saprei, dipende
come il mio cuore risponde all’operazione” mi spiegò e finalmente riusciva a
guardami.
“Orlando, che
progetti hai in corso?” mi chiese.
Io sorrisi
“Molti film! Se ti va, quando sarai fuori di qui, ti porto sul set del mio
prossimo film. Sarai la mia porta fortuna!” le dissi e le arrossì.
“Davvero? Mi
porteresti? Magari non ti ricorderai nemmeno il mio nome domani” mi disse e mi
sembrava un po’ abbattuta.
“Ehi, non
potrei mai dimenticarmi il tuo dolce nome, Lucy” le dissi e le baciai l’altra
guancia. Mi veniva naturale baciarla.
“Come sei
venuto qui? Cioè…chi ti ha parlato di me?” mi chiese curiosa.
“Tua madre.
Mi ha chiamata stamattina e mi ha parlato di te!” le spiegai tranquillo.
“Mi madre?
Non me l’aspettavo proprio!” mi disse perplessa.
Si aprì la
porta e una ragazzina bionda fece capolino dentro “Ciao Lucy! ORLANDO BLOOM!!!QUI NELLA TUA CAMERA???
OH MIO DIO!!!” la ragazzina stava strillando e vidi Lucy balzare giù dal letto
e tapparle la bocca.
“Dico ma sei
impazzita? Vuoi che lo buttino fuori?” la rimproverò agitandosi
“Lucy stai
calma, ti fa male agitarti!” le dissi alzandomi e prendendola per mano.
L’accompagnai al letto dove lei si coricò di nuovo.
“Scusami,
Lucy! Comunque io sono Katy, sua sorella” mi disse tendendomi la mano. Gliela
strinsi sorridendo “Quanti anni hai?” le chiesi “Otto e mezzo!” mi rispose
lei.
“Tu Lucy
quanti ne hai?” le chiesi guardandola.
“Diciotto” mi
rispose.
“Te ne davo
qualcuno meno! E’ stato un piace conoscerti, Katy” dissi rivolgendomi alla
bimba.
“Anche per
me. Allora ti lascio solo con mia sorella! Fatti sotto pantera” le disse
guardandola e facendole un occhiolino complice.
Mi voltai
verso Lucy e la vidi arrossita e con occhi e bocca spalancati.
“Ciao ciao!”
salutò Katy uscendo.
“Simpatica
tua sorella” le dissi sedendomi di nuovo.
“E’ pazza!
Non dare retta a quello che ha detto” si giustificò lei agitando le mani.
La fissai.
Era così dolce e bella quando arrossiva.
Passammo il
resto del pomeriggio a parlare di lei e dei suoi saggi di danza.
Forse l’anno
prossimo avrebbe potuto riprende ed era una tortura per lei non poter ballare
per così tanto tempo.
“Lucy, devo
andare!” le dissi sistemandomi la giacca di pelle.
“Ah, ok! E’
stato un piacere, Orlando” mi disse tristemente. Sentì qualcosa alla base dello
stomaco. Anch’io non volevo lasciarla.
“Domani
mattina torno e stiamo tutto il giorno insieme, ok?” le proposi con un sorriso.
Lucy si girò lentamente “Davvero? Ma non hai altri impegni?” mi chiese.
“Li
annullerò! Preferisco stare ancora un po’ di tempo con te. Fotografi e
giornalisti potranno attendere!” le dissi mettendomi gli occhiali. Vidi i suoi
occhi illuminarsi e formarsi un grande sorriso sulle labbra. Questo mi fece un
grande piacere.
“Sarei felice
di vederti di nuovo!” mi disse contenta
“Allora è
deciso. Vuoi che ti porti qualcosa?” le chiesi mettendo a posto la sedia.
“Mi basti
tu!” mi disse ma si portò una mano alla bocca e arrossì. Questo fece arrossire
anche me.
“Ok…allora….a
domani” le dissi avvicinandosi e baciandole la fronte. I suoi capelli erano
profumati di vaniglia.
La salutai e
uscì dalla stanza. Restai fermo davanti alla porta qualche secondo pensando a
lei.
Quella
ragazzina mi aveva fatto provare delle strane sensazioni. Erano diverse dalle
solite. Non me ne volevo andare ma l’orario delle visite era terminato e numerosi infermieri
giravano per le stanze avvisando gli ultimi parenti rimasti.
La madre di
Lucy mi fermò “Tutto bene, Orlando?” mi chiese con un sorriso.
“Si, sua
figlia è davvero dolcissima! Non le dispiace se domani torno a trovarla, vero?”
le chiesi imbarazzato.
Emma rise
“Certo che no! Puoi venire quando vuoi, Orlando!” mi disse.
“Bene. Allora
a domani e grazie!” le dissi scendendo le scale. Emma mi salutò con la mano.
Arrivai al
parcheggio e raggiunsi la mia macchina. Misi in moto e tornai a casa pensando
alla giornata di domani.