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Autore: _Kiria_    12/12/2003    5 recensioni
La mia terza storia su Orlando. Questa sarà a più capitoli ed è abbastanza particolare.Spero vi piaccia!^_^
Era la centesima volta che guardavo “Il Signore degli Anelli-Le due Torri” dalla mia camera di ospedale nel reparto di cardiologia, e come al solito non facevo che fantasticare su me e Legolas o, meglio ancora, su me e Orlando Bloom. Mi piaceva moltissimo e desideravo conoscerlo o anche solo stringergli la mano.
Sapevo bene che era impossibile ma sognare non ha mai fatto male a nessuno.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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      Una giornata insieme

 

Camminavo velocemente per il lungo corridoio del reparto di cardiologia.

Mi ero svegliato presto studiando accuratamente la mia giornata insieme a Lucy.

Avevo pensato a lei per tutta la notte, non ero riuscito a dimenticare per un solo istante quel dolce viso e quei profondi occhi blu. La sua dolce voce e il suo profumo inebriante.

Quella ragazza era stata come una ventata fresca nella mia vita. Avevo deciso che le avrei reso i suoi ultimi giorni prima dell’operazione i più belli di tutti.

La giornata fuori prometteva bene. Il sole di Giugno era alto e caldo. Tempo ideale da trascorrere all’aria aperta.

Entrai nella stanza di Lucy ma lei non c’era. Sul letto rifatto vidi una leggera vestaglia rosa.

Ma lei dov’era? Sentì la porta del bagno aprirsi e mi girai. Lucy stava uscendo con un asciugamano sulla spalla. Vedendomi sussultò “Ciao Orlando! Sei già qui? Come stai?” mi chiese avvicinandosi e mi abbracciò. Non mi aspettavo un gesto simile. L’abbracciai anch’io e le diedi un bacio sulla fronte.

“Molto bene. Tu come stai? Ti trovo molto bene, oggi!” le dissi sorridendo.

“Sto bene e tutto grazie a te! Sei un’ottima medicina, sai?” mi disse sorridendo.

Era molto diversa dal giorno prima. Era più tranquilla, più rilassata.

“Sai che è un’idea? Orlando Bloom: guarisci con gli occhi!” recitai per poi scoppiare a ridere. Anche Lucy rise.

“Hai già fatto colazione?” le chiesi sedendomi sul letto.

“Si! Tu?” mi chiese mettendosi la vestaglia. Vedendola in difficoltà l’aiutai. Mi misi dietro di lei e le passai la parte di vestaglia che non riusciva a prendere, poi le tirai fuori i capelli e glieli sistemai con le mani. Mi piaceva tantissimo toccarla. Vidi che era arrossita.

“Ti va di fare un giro?” le chiesi prendendola per mano. Lei accennò un “si” e mi sorrise.

Uscimmo dalla stanza e chiamai uno degli ascensori.

“Possiamo anche fare le scale” mi disse ridendo.

“Quattro piani a piedi? Nelle tue condizioni non se ne parla nemmeno!” le dissi schiacciando di nuovo il bottone dell’ascensore.

“Orlando, non hai paura che ti riconoscano?” mi chiese un po’ imbarazzata.

Io la guardai e sorrisi “Non mi interessano le altre persone! Oggi sono solo Orlando la tua guida turistica” le dissi. Lei rise.

Finalmente arrivò l’ascensore e feci segno a Lucy di entrare per prima. Subito dopo la seguì dentro e schiacciai il bottone “T”.

“Hai qualche idea o desiderio, Lucy?” le chiesi mentre l’ascensore scendeva lento, scricchiolando di tanto in tanto.

“Il mio più grande desiderio si è già avverato e non credo di volere altro, solo la tua compagnia!” mi disse dolcemente senza guardarmi. Aveva le gote rosse e gli occhi le brillavano.

Mi avvicinai un po’ di più a lei ma l’ascensore di fermò bruscamente e Lucy si aggrappò al mio braccio.

Le porte si aprirono “Tutto bene?” le chiesi “Si! Andiamo?” mi chiese prendendomi per mano.

Chi ci avesse visto così sicuramente avrebbe pensato ad una storia d’amore, cosa che non mi dispiaceva affatto.

Uscendo ci riparammo gli occhi con una mano “Che sole! Si vede che è tanto che non metto piede fuori dalla mia camera!” disse Lucy aprendo a malapena gli occhi.

“Ti porto in un posto all’ombra” le dissi e notai una panchina sotto un albero di ciliegio fiorito.

“E’ di suo gradimento, mia splendida principessa?” le chiesi con un inchino.

Lucy rise “Smettila, Orlando! Questo posto è bellissimo” disse sedendosi sulla panchina.

Sedetti accanto a lei e le cinsi un braccio intorno alle spalle, tirandola un po’ di più verso di me.

“Stai bene?” le chiesi accarezzandole un guancia.

Lucy mi guardò timidamente negli occhi “Mai stata meglio!” mi disse in un soffio. Le baciai la fronte.

“Orlando, ti comporti così con tutte le tue ammiratrici?” mi disse irrigidendosi.

“Certo che no! Non mi crederai uno che ci prova con tutte vero? Uno specie di Don Giovanni o robe del genere!” le chiesi sorpreso della sua domanda.

“No, non ho mai pensato una cosa del genere! Era solo una domanda” mi disse e la vidi pentita della sua domanda.

“Ascolta, mi comporto così perché in qualche modo tengo a te, alla tua salute e felicità! Voglio che tu stia bene, che passi al meglio gli ultimi giorni prima dell’operazione. Non ti sto prendendo in giro in nessun modo, non potrei mai, Lucy! Non potrei mai prendere in giro te!” le dissi in un tono dolce e sicuro allo stesso tempo.

Lei non rispose ma si strinse di più verso me.

“Sai, penso che stare tra le tue braccia non sia solo il mio sogno! Sicuramente non mi vanterò di esserci stata, questo è sicuro! Hai ragione, Orlando, sto molto meglio da quando ci sei tu!” mi disse guardandomi “Grazie!” e mi diede un bacio sulla guancia.

“Ti va un passeggiata? Andiamo a quella fontana, ti va?” le proposi alzandomi e tendendogli la mano. Lei la prese e si alzò sorridendo.

Passeggiammo mano nella mano lentamente, godendoci i fiori, il sole, il bellissimo cielo azzurro e il cinguettio allegro degli uccellini.

La fontana era piccola e circolare: su un alto piedistallo vi era un angelo con un corno in bocca da cui usciva l’acqua. I bordi della fontana erano decorati con tanti piccoli delfini.

Ci sedemmo “Come si sta all’aria aperta?” le chiesi.

Lei respirò a fondo “Decisamente meglio!” disse con un gran sorriso.

Mi venne facile accarezzarle la guancia e poi scendere sul collo. Vidi Lucy tremare leggermente.

Fui percorso da un brivido lungo la schiena.

“E’ ancora valido l’invito a venire sul set del tuo prossimo film?” mi chiese.

“Certo! A costo di venirti a prendere tu dovrai esserci, ok?” le dissi. Guardai il mio riflesso nell’acqua e subito dopo quello di Lucy. Notai che mi stava guardando seriamente.

Mi voltai verso di lei e la guardai con la stessa intensità. Era così bella con i capelli che le volavano leggermente sul viso e le gote rosse.

Lei mi sorrise e feci lo stesso anch’io. Mi voltai di lato a guardare la gente passare.

Passò un attimo e mi sentì metà viso bagnato. Mi voltai e vidi Lucy che rideva con una mano nell’acqua.

Mi alzai e mi avvicinai a lei “Come hai osato, piccola pestifera?” le dissi ridendo e lei rise di più.

Vidi il sorriso di Lucy sparire. Si strinse una mano al petto e chiuse forte gli occhi.

“Che hai? Lucy, che hai?” le chiesi allarmato. La vidi respirare affannosamente. Fece per alzarsi ma si accasciò tra le mie braccia e in quell’istante mi sentì il mondo crollare addosso.

Senza pensarci un attimo di più corsi velocemente verso l’entrata dell’ospedale con Lucy in braccio. Era piena gente e mi feci largo tra la folla “FATEMI PASSARE!! FATEMI PASSARE E’ URGENTE!!SPOSTATEVI!!” urlai con quanto fiato avevo in gola.

Mi fecero entrare nell’ascensore appena arrivato, bisbigliando tra loro. La paura prese il sopravento: non poteva morirmi tra le braccia, non poteva lasciarmi, non ora!

“Lucy, piccola mi senti? Per favore resisti, non te ne andare!” la disperazione era tanta. Forse era colpa mia! L’avevo affaticata troppo o forse l’avevo fatta agitare.

Mio Dio! Se fosse morta non me lo sarei mai perdonato! Le accarezzai il viso bianco.

L’ascensore si aprì e mi fiondai fuori urlando “AIUTOOOO!! QUALCUNO CHIAMI UN DOTTORE!!” le mie urla furono ascoltate.

Una giovane infermiera corse verso di me “Cos’è successo?” mi chiese allarmata

“Stava bene ma all’improvviso non riusciva più a respirare e ha perso i sensi!” le riassunsi agitato, poggiando Lucy su un lettino vicino.

Mi accorsi che l’infermiera mi stava fissando stupita “Ma tu sei Orlando Bloom!” disse sorridendo.

“SI! NON DEVE GUARDARE ME MA LEI! CHIAMI SUBITO QUALCUNO!” urlai forte.

L’infermiera capì la mia disperazione e corse a chiamare il primario di cardiologia.

“Lucy, tra poco ti cureranno. Resisti, piccola mia!” le ripetevo di continuo controllando che respirasse.

La stavo perdendo e non le avevo detto ancora niente. Che avrei detto alla madre e alla sorella? Che Lucy stava male a causa mia? Sentì dei passi veloci e alzai lo sguardo: vidi l’infermiera di prima e un dottore correre verso di noi.

“Cos’è successo?” mi chiese l’uomo prendendo il suo stetoscopio e posandolo sul petto di Lucy

“Si è sentita male all’improvviso” mi limitai a dirle.

“E’ uscita, forse?” mi chiese in tono più serio.

“Beh, ho pensato che un po’ d’aria fresca le poteva fare bene” mi giustificai ma l’uomo mi guardò male.

“Ed ecco il risultato. Lei è un incosciente! Portiamola di corsa in sala operatoria. Mary chiama subito i genitori della ragazza” disse spingendo il lettino verso la sala operatoria in fondo al corridoio.

La vidi svanire attraverso la porta e forse sarebbe stata l’ultima volta che l’avrei vista.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

           

 

 

 

 

 

  
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