Una giornata insieme
Camminavo
velocemente per il lungo corridoio del reparto di cardiologia.
Mi
ero svegliato presto studiando accuratamente la mia giornata insieme a Lucy.
Avevo
pensato a lei per tutta la notte, non ero riuscito a dimenticare per un solo
istante quel dolce viso e quei profondi occhi blu. La sua dolce voce e il suo
profumo inebriante.
Quella ragazza era stata
come una ventata fresca nella mia vita. Avevo deciso che le avrei reso i suoi
ultimi giorni prima dell’operazione i più belli di tutti.
La giornata fuori
prometteva bene. Il sole di Giugno era alto e caldo. Tempo ideale da
trascorrere all’aria aperta.
Entrai nella stanza di
Lucy ma lei non c’era. Sul letto rifatto vidi una leggera vestaglia rosa.
Ma lei dov’era? Sentì la
porta del bagno aprirsi e mi girai. Lucy stava uscendo con un asciugamano sulla
spalla. Vedendomi sussultò “Ciao Orlando! Sei già qui? Come stai?” mi chiese
avvicinandosi e mi abbracciò. Non mi aspettavo un gesto simile. L’abbracciai
anch’io e le diedi un bacio sulla fronte.
“Molto bene. Tu come
stai? Ti trovo molto bene, oggi!” le dissi sorridendo.
“Sto bene e tutto grazie
a te! Sei un’ottima medicina, sai?” mi disse sorridendo.
Era molto diversa dal
giorno prima. Era più tranquilla, più rilassata.
“Sai che è un’idea? Orlando
Bloom: guarisci con gli occhi!” recitai per poi scoppiare a ridere. Anche
Lucy rise.
“Hai già fatto
colazione?” le chiesi sedendomi sul letto.
“Si! Tu?” mi chiese
mettendosi la vestaglia. Vedendola in difficoltà l’aiutai. Mi misi dietro di
lei e le passai la parte di vestaglia che non riusciva a prendere, poi le tirai
fuori i capelli e glieli sistemai con le mani. Mi piaceva tantissimo toccarla.
Vidi che era arrossita.
“Ti va di fare un giro?”
le chiesi prendendola per mano. Lei accennò un “si” e mi sorrise.
Uscimmo dalla stanza e
chiamai uno degli ascensori.
“Possiamo anche fare le
scale” mi disse ridendo.
“Quattro piani a piedi?
Nelle tue condizioni non se ne parla nemmeno!” le dissi schiacciando di nuovo
il bottone dell’ascensore.
“Orlando, non hai paura
che ti riconoscano?” mi chiese un po’ imbarazzata.
Io la guardai e sorrisi
“Non mi interessano le altre persone! Oggi sono solo Orlando la tua guida
turistica” le dissi. Lei rise.
Finalmente arrivò
l’ascensore e feci segno a Lucy di entrare per prima. Subito dopo la seguì
dentro e schiacciai il bottone “T”.
“Hai qualche idea o
desiderio, Lucy?” le chiesi mentre l’ascensore scendeva lento, scricchiolando
di tanto in tanto.
“Il mio più grande
desiderio si è già avverato e non credo di volere altro, solo la tua
compagnia!” mi disse dolcemente senza guardarmi. Aveva le gote rosse e gli
occhi le brillavano.
Mi avvicinai un po’ di
più a lei ma l’ascensore di fermò bruscamente e Lucy si aggrappò al mio
braccio.
Le porte si aprirono
“Tutto bene?” le chiesi “Si! Andiamo?” mi chiese prendendomi per mano.
Chi ci avesse visto così
sicuramente avrebbe pensato ad una storia d’amore, cosa che non mi dispiaceva
affatto.
Uscendo ci riparammo gli
occhi con una mano “Che sole! Si vede che è tanto che non metto piede fuori
dalla mia camera!” disse Lucy aprendo a malapena gli occhi.
“Ti porto in un posto
all’ombra” le dissi e notai una panchina sotto un albero di ciliegio fiorito.
“E’ di suo gradimento,
mia splendida principessa?” le chiesi con un inchino.
Lucy rise “Smettila,
Orlando! Questo posto è bellissimo” disse sedendosi sulla panchina.
Sedetti accanto a lei e
le cinsi un braccio intorno alle spalle, tirandola un po’ di più verso di me.
“Stai bene?” le chiesi
accarezzandole un guancia.
Lucy mi guardò
timidamente negli occhi “Mai stata meglio!” mi disse in un soffio. Le baciai la
fronte.
“Orlando, ti comporti
così con tutte le tue ammiratrici?” mi disse irrigidendosi.
“Certo che no! Non mi
crederai uno che ci prova con tutte vero? Uno specie di Don Giovanni o robe del
genere!” le chiesi sorpreso della sua domanda.
“No, non ho mai pensato una cosa del genere! Era solo una domanda” mi disse e la vidi pentita della
sua domanda.
“Ascolta, mi comporto
così perché in qualche modo tengo a te, alla tua salute e felicità! Voglio che
tu stia bene, che passi al meglio gli ultimi giorni prima dell’operazione. Non
ti sto prendendo in giro in nessun modo, non potrei mai, Lucy! Non potrei mai
prendere in giro te!” le dissi in un tono dolce e sicuro allo stesso tempo.
Lei non rispose ma si
strinse di più verso me.
“Sai, penso che stare tra
le tue braccia non sia solo il mio sogno! Sicuramente non mi vanterò di esserci
stata, questo è sicuro! Hai ragione, Orlando, sto molto meglio da quando ci sei
tu!” mi disse guardandomi “Grazie!” e mi diede un bacio sulla guancia.
“Ti va un passeggiata?
Andiamo a quella fontana, ti va?” le proposi alzandomi e tendendogli la mano.
Lei la prese e si alzò sorridendo.
Passeggiammo mano nella
mano lentamente, godendoci i fiori, il sole, il bellissimo cielo azzurro e il
cinguettio allegro degli uccellini.
La fontana era piccola e
circolare: su un alto piedistallo vi era un angelo con un corno in bocca da cui
usciva l’acqua. I bordi della fontana erano decorati con tanti piccoli delfini.
Ci sedemmo “Come si sta
all’aria aperta?” le chiesi.
Lei respirò a fondo
“Decisamente meglio!” disse con un gran sorriso.
Mi venne facile
accarezzarle la guancia e poi scendere sul collo. Vidi Lucy tremare
leggermente.
Fui percorso da un
brivido lungo la schiena.
“E’ ancora valido
l’invito a venire sul set del tuo prossimo film?” mi chiese.
“Certo! A costo di
venirti a prendere tu dovrai esserci, ok?” le dissi. Guardai il mio riflesso
nell’acqua e subito dopo quello di Lucy. Notai che mi stava guardando seriamente.
Mi voltai verso di lei e
la guardai con la stessa intensità. Era così bella con i capelli che le
volavano leggermente sul viso e le gote rosse.
Lei mi sorrise e feci lo
stesso anch’io. Mi voltai di lato a guardare la gente passare.
Passò un attimo e mi
sentì metà viso bagnato. Mi voltai e vidi Lucy che rideva con una mano
nell’acqua.
Mi alzai e mi avvicinai a
lei “Come hai osato, piccola pestifera?” le dissi ridendo e lei rise di più.
Vidi il sorriso di Lucy
sparire. Si strinse una mano al petto e chiuse forte gli occhi.
“Che hai? Lucy, che hai?”
le chiesi allarmato. La vidi respirare affannosamente. Fece per alzarsi ma si
accasciò tra le mie braccia e in quell’istante mi sentì il mondo crollare
addosso.
Senza pensarci un attimo
di più corsi velocemente verso l’entrata dell’ospedale con Lucy in braccio. Era
piena gente e mi feci largo tra la folla “FATEMI PASSARE!! FATEMI PASSARE E’
URGENTE!!SPOSTATEVI!!” urlai con quanto fiato avevo in gola.
Mi fecero entrare
nell’ascensore appena arrivato, bisbigliando tra loro. La paura prese il
sopravento: non poteva morirmi tra le braccia, non poteva lasciarmi, non ora!
“Lucy, piccola mi senti?
Per favore resisti, non te ne andare!” la disperazione era tanta. Forse era
colpa mia! L’avevo affaticata troppo o forse l’avevo fatta agitare.
Mio Dio! Se fosse morta
non me lo sarei mai perdonato! Le accarezzai il viso bianco.
L’ascensore si aprì e mi
fiondai fuori urlando “AIUTOOOO!! QUALCUNO CHIAMI UN DOTTORE!!” le mie urla
furono ascoltate.
Una giovane infermiera
corse verso di me “Cos’è successo?” mi chiese allarmata
“Stava bene ma
all’improvviso non riusciva più a respirare e ha perso i sensi!” le riassunsi
agitato, poggiando Lucy su un lettino vicino.
Mi accorsi che
l’infermiera mi stava fissando stupita “Ma tu sei Orlando Bloom!” disse
sorridendo.
“SI! NON DEVE GUARDARE ME
MA LEI! CHIAMI SUBITO QUALCUNO!” urlai forte.
L’infermiera capì la mia
disperazione e corse a chiamare il primario di cardiologia.
“Lucy, tra poco ti
cureranno. Resisti, piccola mia!” le ripetevo di continuo controllando che
respirasse.
La stavo perdendo e non
le avevo detto ancora niente. Che avrei detto alla madre e alla sorella? Che
Lucy stava male a causa mia? Sentì dei passi veloci e alzai lo sguardo: vidi
l’infermiera di prima e un dottore correre verso di noi.
“Cos’è successo?” mi
chiese l’uomo prendendo il suo stetoscopio e posandolo sul petto di Lucy
“Si è sentita male
all’improvviso” mi limitai a dirle.
“E’ uscita, forse?” mi
chiese in tono più serio.
“Beh, ho pensato che un po’ d’aria fresca le poteva fare bene” mi giustificai ma l’uomo mi guardò
male.
“Ed ecco il risultato.
Lei è un incosciente! Portiamola di corsa in sala operatoria. Mary chiama subito
i genitori della ragazza” disse spingendo il lettino verso la sala operatoria
in fondo al corridoio.
La vidi svanire
attraverso la porta e forse sarebbe stata l’ultima volta che l’avrei vista.