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Autore: Tico_Sarah    19/09/2010    2 recensioni
Siamo ai tempi della guerra contro il Wutai. Un'organizzazione misteriosa trama ai danni della ShinRa Electric Company, L'irruzione di due membri di questo gruppo nella compagnia dà inizio ad un ciclo initerrotto di eventi che porteranno due ragazzi ad incontrarsi. Due storie a confronto, fatte di dolore, abbandoni e solitudine. Lo sbocciare dell'amore e dell'amicizia in un mondo in cui non c'è spazio nè per l'uno, nè per l'altro. Tuttavia, ogni storia è fatta di drammi e segreti, e ogni segreto nasconde una menzogna.
Genere: Drammatico, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Sephiroth, Tseng
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 20

 

Trenta giorni di prognosi erano stati più che sufficienti per far sì che Helinor si rialzasse dal letto e cominciasse a girare per i corridoi di quello che Hollander si ostinava a chiamare ospedale. Per quanto riguardava Helinor, quel posto era soltanto un labirinto opprimente e senza finestre.

Ancora non era riuscita a trovare l’uscita, eppure era una settimana che lavorava sulla sua fuga. Ogni volta, il sottoposto di Hollander, un tale di nome Nive, la prendeva, la sedava e la riportava a letto.

Nive era un tipo molto insicuro, e doveva ringraziare soltanto la ferita di Helinor se non era ancora finito a terra con un braccio rotto.

Il trentesimo giorno, poco mancò che Nive si prendesse un pugno in faccia.

-Sono stufa, lasciatemi andare!-

I passi di Helinor risuonarono per tutto il corridoio, accompagnati dalla sua voce infuriata.

Alcuni medici si affacciarono, ma non intervennero. Alla ShinRa ormai erano abituati a quello spettacolo.

-Signorina Hinari!- ansimò Nive, correndole dietro con una siringa nella mano e una cartella nell’altra.-Deve venire qui! Non si è ancora ristabilita del tutto!-

-Questo lo dici tu!- gli gridò Helinor di rimando.

Quella specie di tunica bianca che indossava non era il massimo della comodità per correre e saltare, ma Helinor rimaneva comunque molto più allenata di quanto potesse essere il gracile Nive, e con la ferita in condizioni migliori e il dolore ridotto a  un niente, si sentiva come rinata.

Si sentiva come se fosse tornata a respirare dopo tanto tempo sott’acqua.

Nive tentò di afferrarla, ma lei saltò all’indietro, fece una capriola in aria, gli atterrò alle spalle e lo immobilizzò a terra, stando attenta a tenere ben fermo il braccio con la siringa. Glielo prese e glielo torse dietro la schiena facendolo gemere di dolore.

-Adesso chi è che comanda?!- gli gridò contro, esultante.

-Signorina Hinari, la prego!- piagnucolò Nive.-Io voglio solo aiutarla!-

-Non mi aiuti tenendomi ferma a letto!- esclamò Helinor, impuntandosi.-Voglio essere libera di muovermi, capito?!-

Quella frase la fece quasi volare.

Libera...

Aveva realizzato solo ora che era libera dalle catene dell’Ombra. Libera da suo padre, da sua madre e da tutto il resto...

Lasciò andare Nive e sorrise a se stessa.

-Signorina Hinari... per favore...- la implorò Nive, rialzandosi a fatica.-Non le chiedo molto, solo di prendere le sue medicine.-

-Non voglio quella siringa nel mio braccio!- gli ringhiò in faccia Helinor, prendendo il dottore per il bavero del camice.

-Sempre la solita capricciosa, Helinor-

Lei si bloccò.

Iniziò a tremare.

Scrollò la testa.

Una voce alle sue spalle che le era veramente familiare, ma non poteva essere vero, perché quella persona era morta sotto i suoi occhi, tra le sue braccia.

-Si può sapere che hai fatto ai capelli?-

Helinor lasciò Nive, che si preoccupò di mettere almeno un paio di metri di distanza tra lui e la ragazza.

Uriah era dietro di lei, con i soliti riccioli fulvi che gli ricadevano sulla fronte, più lunghi dell’ultima volta che si erano visti. Indossava una veste scomoda simile a quella di Helinor, e lei potè intuire facilmente che anch’egli era stato rinchiuso in quel posto.

Ma non poteva essere vero. O sì?

Dovette sbattere le palpebre varie volte.

Uriah sembrava invecchiato di anni, ma era pur sempre lui. Alto, slanciato e molto più magro del solito, tanto che le guance erano incavate. Gli occhi chiari erano presenti e brillanti. Era stanco, ma vivo.

Helinor gli si avvicinò lentamente e gli prese una mano tra le sue. Era solida e consistente.

-Uriah...- mormorò.-Sei tu...-

Il ragazzo annuì, e lasciò che lei gli gettasse le braccia al collo e nascondesse il viso tra i suoi capelli.-Sei tu...- continuò a dire Helinor, a bassa voce.

-Devi ringraziare Tseng, se ora sono qui- disse Uriah, posandogli una mano sulla schiena.-Mi ha salvato in extremis...-

-Tseng...?-

-Mi ha trovato in fin di vita e mi ha fatto portare qua. Hanno dei macchinari molto avanzati... sono riusciti a salvarmi, anche se per un bel po’ di tempo non ho potuto mangiare niente- rise Uriah.

Helinor si strinse  a lui ancora di più e sbottò:-Non è divertente.-

Lui soffocò una lacrima in una risatina.-Davvero non lo è?-

-No- borbottò Helinor, staccandosi da lui.-Credevo fossi morto.-

-Anche io- rispose Uriah, tornando serio.-E dammi retta, non mi è piaciuto affatto.-

Per un po’ si guardarono negli occhi, poi lui le posò le mani sulle spalle e lanciò un’occhiata a Nive, che intanto li guardava in disparte.

Helinor si girò a sua volta per guardare il medico.

Nive indietreggiò, arrossendo.

-Mi sono sbagliato sul conto dei Turk. Non sono tutti cattivi- disse Uriah, tornando a guardare Helinor.-Qualunque cosa ti abbia detto in precendenza... sappi che hai fatto bene a fidarti di Tseng. E anche Nhat lo sapeva.-

Helinor abbassò lo sguardo.-Nhat...- e raccontò a Uriah tutto quello che si era perso. Il tentato omicidio di Gofna, la morte di Gammon, lo sterminio dell’Ombra. Solo allora si rese conto di quanto le facesse male la separazione forzata da quella che era stata la sua casa per diciassette anni. Ora era libera, certo. Ma non avrebbe proprio saputo dove andare.

Non si era neanche accorta di aver iniziato a piangere. Di nuovo.

Uriah le sorrise e le spostò la frangia dagli occhi. Guardò il taglio dei suoi capelli, ormai ridotti fino alle spalle.-Li hai tagliati?- domandò.

Helinor si asciugò le lacrime e annuì.-Non so cosa mi sia preso. Dovevo prendermela con qualcosa.-

-E adesso... cosa pensi di fare?- chiese Uriah.

-Tu cosa farai?- fece subito Helinor, guardandolo dritto negli occhi, sperando in qualcosa che non avrebbe mai saputo definire.

-Ho intenzione di partire- rispose Uriah, rimanendo sul vago.

-Per dove?- Helinor reclinò la testa di lato.

-Non lo so neanche io- rise amaramente Uriah.-Quello che è certo... è che non posso rimanere qui, dove c’è la ShinRa.-

-Midgar è molto grande...- tentò di replicare Helinor.

Uriah scosse la testa.-Ma ti prometto che ci rivedremo!-

-Ogni promessa è debito, lo sai?- domandò Helinor, arrabbiata.

-Certo. Io mantengo le promesse- replicò Uriah, sorridendo.

Helinor lo fissò. Qualsiasi cosa fosse cambiata in lui, era qualcosa che lo rendeva più felice. E se era felice lui... beh, diciamo solo che Helinor si sentiva molto meglio del solito.

Nive fece per dire qualcosa, ma una voce stridula irruppe per tutto il corridoio, facendolo sobbalzare per lo spavento.

 -Mi hanno trattata come un cane!- piagnucolò Gofna, gettandosi addosso a Helinor.-Devi dirgliene quattro a quegli antipatici!-

Helinor non tentò nemmeno di divincolarsi. La strinse subito a sé e la rassicurò:-Certo che lo farò, non preoccuparti!-

Gofna tirò su con il naso e la stritolò, facendole emettere un gemito.

-SCUSA!- urlò Gofna, ritraendosi di colpo.-NON VOLEVO FARTI MALE!-

Helinor si posò una mano sulla stomaco e si costrinse a sorridere.-Dai, non preoccuparti...-

Gofna scoppiò a piangere.-MI DISPIACEEEE!-

-Smettila!- esclamò Uriah, tappandosi le orecchie.-Mi rompi i timpani!-

-Si può sapere cos’è tutta questa confusione?!-

-Genesis!- fece Helinor, sorpresa.-Che ci fai qui?!-

Il rosso ridacchiò.-Volevo venire a salutare! Oggi ho il giorno libero, sai com’è...-

Uriah lo guardò male.-No, io non so com’è. Perché non me lo spieghi?-

Genesis guardò prima Helinor, poi Gofna, poi Uriah con un sorrisetto stampato sulle labbra, ma nessuna intenzione di rispondere.-Qualcuno qui è geloso!-

-Geloso io?!- esclamò Uriah, arrossendo violentemente.

Gofna si tramutò da fontana ambulante a bambina ridente in meno di un secondo, indicandolo tra le risate.-Sei diventato tutto rosso!!-

-Piantatela!- sbottò Uriah, offeso.

Helinor si portò una mano alle labbra per nascondere un sorrisetto malizioso.

-Non dargli retta, Helinor!- esclamò Uriah.

Gofna continuò a ridere di gusto, finchè un’altra voce nota si sommò alla sua.

-Perché qui si ride?- domandò Zack, spuntato appena da dietro le spalle di Genesis.-Dove c’è una risata, c’è il mitico Zack!-

-Anche tu hai il giorno libero?- domandò Helinor, arrossendo livemente quando lo vide.

Zack si mise le mani sui fianchi e scoppiò a ridere. Gofna lo seguì subito.

Erano due risate così sincere che faceva quasi piacere ascoltarle. Dopo qualche borbottio infastidito, anche Uriah cominciò a ridacchiare, quasi senza rendersene conto.

Il buonumore di Zack e di Gofna aveva portato un po’ di luce su tutte quelle tenebre che aleggiavano intorno a loro.

Finalmente, quel corridoio non sembrava più così angusto.

Era sempre il solito labirinto senza finestre, ma adesso Helinor non si sentiva più oppressa da quelle pareti. Era incredibile che effetto potesse fare la compagnia, in una persona.

Ben presto si lasciò andare anche lei alle risate.

C’erano tutti i sentimenti di Helinor, in quell’ ilarità liberatoria... la speranza, l’amarezza, la deluzione, la tristezza... era come piangere, ma in un modo diverso.

 

(...)

 

-Sono veramente sollevato che ti sia ripresa, signorina Hinari- disse il presidente, in piedi davanti alla grande vetrata del suo ufficio.

Helinor sorrise e guardò alla sua sinistra. Sephiroth si affrettò a volgere lo sguardo da un’altra parte.

Era passato pù di un mese dal loro ultimo incontro, e da allora non si era più fatto vivo in alcun modo.  Aveva ripreso le sue vesti di Soldier, e sembrava essere tornato l’uomo solitario di sempre, anche se stavolta poteva vantare il titolo di Prima Classe.

Lui, Genesis e Angeal erano diventati Prima Classe poco dopo le vicende dell’Ombra e quelle di Kalm. Helinor non conosceva i dettagli, ma Genesis le aveva detto che la città era stata bruciata e rasa al suolo.  Aveva anche saputo da Tseng, durante l’interrogatorio, che Verdot era stato gravemente ferito, e che sua moglie e sua figlia erano stati uccisi.

-Volevo parlarle di una faccenda- esordì il presidente.-Ma non voglio che risponda subito... si prenda un paio di mesi per pensarci bene...-

Helinor lo guardò, curiosa.

Sephiroth approfittò dell’attenzione di Helinor verso il presidente per guardarla un po’. Era sempre lei, ma aveva cambiato il suo look in modo piuttosto radicale. Niente più vestiti da ninja: soltanto una camicia bianca e un paio di pantaloncini neri. Sembrava quasi una ragazza normale, vestita così. Aveva anche pettinato la frangia in modo che convergesse verso il centro della fronte e non fosse spettinata come al solito. I capelli avevano subito un rigoroso taglio. Adesso li portava a caschetto, più lunghi e scalati ai lati del viso, più corti dietro la nuca.

Sì, decisamente sembrava una ragazza normale.

-Vorrei che lei entrasse nel nostro corpo d’armi Soldier- disse Shinra, annuendo.-Forse le sembrerà affrettato, ma le sue capacità ci farebbero molto comodo.-

Helinor sussultò.

-L’abbiamo chiesto anche al suo amico Uriah, ma purtroppo ci ha già dato una risposta negativa- proseguì il presidente.-Non so che progetti abbia in mente lui, Helinor... ma io credo che il tuo talento andrebbe sprecato se non accettassi.-

-Posso... avere un po’ di tempo per pensare?- chiese Helinor, colta alla sprovvista. In realtà, aveva in programma di decidere se fare il suo ingresso nella carriera militare, ma adesso non si sentiva più così pronta.

-Ma certo- disse Shinra, sorridendo.-Come ho già detto, due mesi ti saranno più che sufficienti! Adesso, Sephiroth, accompagna la signorina Hinari all’ingresso della ShinRa-

Helinor si piegò in un inchino.-Arrivederci, signor Shinra.-

-Arrivederci, Helinor.-

Sephiroth gli fece cenno di seguirlo, ed entrambi uscirono dall’ufficio del presidente.

Il corridoio era vuoto, uguale a tutti gli altri, freddo. Tutto in quell’edificio sembrava non avere sentimenti, a cominciare dalle pareti.

Helinor si fermò e diede un’occhiata in giro. Sarebbe stata quella, la sua nuova casa?

-Andiamo- ordinò Sephiroth, dirigendosi a passo svelto verso l’ascensore.

Lei gli trotterellò dietro.-Perché non sei mai venuto a trovarmi?-

-Avevo molto lavoro da fare- si giustificò Sephiroth senza neanche guardarla. Spinse il bottone per chiamare l’ascensore e incrociò le braccia sul petto con aria gelida.

Se l’era chiesto anche lui, perché in tutto quel tempo non avesse voluto vedere Helinor.

-Ora che sono un Prima Classe, sono sommerso dalle scartoffie. E non solo- proseguì, mentre guardava una lucina sopra l’ascensore accendersi e le porte aprirsi subito dopo.

Sephiroth entrò per primo.-A proposito... questo è tuo- disse, infilando una mano in tasca ed estraendone il pugnale di Helinor. Glielo porse.-L’ho recuperato, pensando che potesse servirti. O al massimo, che avresti voluto riaverlo.-

-Troppo disturbo- sbottò Helinor, afferrando il pugnale con una certa stizza.-Forse però avresti dovuto disturbarti un po’ di più e venire a trovarmi-

-Te l’ho detto... il lavoro- le ricordò Sephiroth. Il suo tono di voce era chiaramente impostato sulla fine della discussione.

Il Soldier impostò la destinazione dell’ascensore e rimase in silenzio per un po’, poi lanciò un’occhiata di sfuggita a Helinor e disse:-Farai uno sbaglio.-

Lei lo fissò, sorpresa.-A che ti riferisci?-

-Al venire a lavorare qui- rispose Sephiroth, guardando da un’altra parte.-Te lo dico io, che qui ci sono nato. Non venire a rovinarti ulteriormente la vita. Hai sempre detto che avresti voluto avere la libertà di scegliere, no? E allora usala. Parti, vai a farti una vacanza e poi trasferisciti il più lontano possibile da questo posto.-

Helinor strinse il pugnale tra le dita. Era stato ripulito e tirato a nuovo, ma il rubino rosso era un tacito monito a tutto il sangue che aveva toccato quella lama. Era difficile pensare che non avrebbe più sfiorato quel pugnale per il resto della sua vita.

Certo, un’esistenza tranquilla era ciò che aveva sempre desiderato, ma adesso che per qualche settimana l’aveva vissuta, il suo corpo si era come ribellato. Era stata stesa su un letto per giorni, servita e riverita. Eppure le sue braccia e le sue gambe, insieme a qualsiasi altra parte del suo corpo, avevano scalpitato per tornare all’azione. E quando aveva tentato la fuga, quel desiderio era stato finalmente assecondato, fino a farla sentire libera.

-Grazie del consiglio, Sephiroth- rispose Helinor- ma credo che farò di testa mia.-

-Va bene- borbottò lui, irritato.-Comunque sappi che se deciderai di venire a lavorare qui, per te sarà come avere una nuova identità. Non so esattamente cosa si provi, ma so che i Soldier vengono creati con l’energia Mako del pianeta. Potrebbe cambiarti, Helinor.- Disse.

-E dov’è il problema?- domandò lei, alzando un sopracciglio.-Le persone cambiano spesso, non mi fa paura...-

-Gli allenamenti saranno dieci volte più faticosi...-

-Vorrà dire che mi adeguerò.-

-Fai come ti pare- borbottò Sephiroth.-D’altronde questa è la tua vita.-

Helinor socchiuse gli occhi e sorrise.-Ho bisogno di trovare qualcosa che mi dia soddisfazione. Fin da quando ero bambina non ho fatto altro che combattere, e secondo me è l’unica cosa che mi viene bene... in questi due mesi vedrò se riuscirò a trovare qualcosa da fare che sia adatta a me. Magari un lavoro... se lo troverò, non verrò qui.-

Sephiroth sospirò e ricacciò la mano in tasca. Stavolta prese un bigliettino.-Il mio numero di cellulare- spiegò, mentre glielo dava.-Semmai avessi bisogno di qualcosa, chiamami.-

-Il tuo numero?- ripetè Helinor, perplessa.

-Sì, non hai mai visto un cellulare?- Sephiroth tirò fuori il suo e glielo mostrò.

-Serve per chiamare le persone?- domandò Helinor, curiosa.-Ma dai... è solo una scatoletta...-

Lui sospirò di nuovo.-Basta comporre il numero sulla tastiera... poi premi questo bottone verde e puoi parlare con la persona che hai chiamato-

Helinor guardò il cellulare, affascinata.-Queste cose non c’erano all’accampamento.-

-Diciamo soltanto che lì non c’erano parecchie cosette- disse Sephiroth, rimettendo a posto il cellulare con un sorrisetto ironico.-Comunque, tieni il mio numero e non perderlo. E non fartelo rubare- si raccomandò.

Helinor quasi scoppiò a ridere.-Rubare? E chi vorrebbe parlare con te?-

Sephiroth la guardò male.

-Scusa, scusa!- mormorò Helinor, imbarazzata.-Scommetto che hai un sacco di ammiratrici, vero?- aggiunse, in fretta.

-Suppongo sia così- terminò Sephiroth. Sperò che lo avrebbe chiamato prima o poi.

L’ascensore si aprì proprio in quel momento.

Helinor e Sephiroth uscirono dalla cabina e si fermarono poco distante dall’ingresso.

-Beh, buona fortuna con la tua nuova vita- disse il Soldier, senza guardarla.

-Grazie- rispose Helinor, non sapendo che altro dire.

Sephiroth avrebbe aggiunto altro, ma vide con la coda nell’occhio che accanto alla porta d’uscita c’erano Uriah, Gofna e Zack, quindi smise di parlare e abbozzò un leggero sorriso.

-Allora ciao...- disse Helinor, sistemandosi un po’ i capelli. Aveva ancora il pugnale in mano, e qualcuno la stava guardando notevolmente male.

Il Soldier annuì, come se con quel gesto volesse salutarla, poi si raccomandò:-Non perderti il mio numero.-

-Perché ci tieni così tanto?- volle sapere Helinor, ridacchiando.

Lui le diede le spalle. Non voleva proprio darle la soddisfazione di farle vedere che era arrossito.-Ci sentiamo, Helinor.-

Sephiroth rientrò nell’ascensore e si voltò verso di lei.

Si scambiarono un’ultima occhiata.

Sephiroth le sorrise debolmente, poi le porte si chiusero, e l’ascensore ripartì alla volta del piano Soldier.

-Ci sentiamo...- mormorò Helinor, poi si voltò e raggiunse di corsa Uriah.-Beh? Che facciamo adesso?-

Uriah sbadigliò.-E che ne so...?-

Gofna fece apparire il suo cilindro dal nulla e porse una mano a Helinor.-Vuoi che ti nasconda il pugnale?!-

-Non strillare, Gofna!- la pregò Zack, guardandosi intorno nervosamente.

-Io direi che per prima cosa potremmo andare prenderci una cioccolata calda- propose Uriah, grattandosi il mento con aria assorta.-Ho sentito dire che quella roba è buonissima...-

-Puoi giurarci, amico!- esclamò Zack.

Gofna infilò magicamente il pugnale di Helinor nel cilindro, poi se lo rimise in testa suscitando lo stupore generale.-Non hai mai assaggiato una cioccolata?-

-No- rispose Uriah.

Zack sogghignò.-Allora bisogna che la vostra nuova guida vi porti un po’ in giro per Midgar... per fortuna oggi Angeal è in missione...-

-Mmm... non mi avevi detto che oggi era di nuovo il tuo giorno libero- osservò Helinor, perplessa.

Zack si grattò la nuca, arrossendo.-Non è il mio giorno libero, infatti... ma che rimanga tra noi, ok?-

-Zack!- esclamò Uriah, inorridendo.-Il dovere prima di tutto!-

-Ah, pensa anche a divertirti, Uriah!- ribattè Zack con molta energia.-Mi sembra di sentir parlare Angeal...-

Helinor sorrise e annuì.-Allora, tutti d’accordo per la cioccolata?-

Gofna la prese sottobraccio e la tirò verso l’uscita.-Ma non c’è solo quella! Ci sono tante altre cose buonissime! Te le faccio assaggiare tutte, va bene?!- urlò.-Cornetti, gelati, granite, cialde, muffin, torte, crostate...- e continuò con un elenco infinito di cose succulente.

Zack gli andò dietro con la bava alla bocca.-Aspettatemi! Non andate senza di me!!! Che festa sarebbe senza il vostro Zack?!-

Uriah rimase un attimo sulla soglia della porta a pensare. Non avrebbe mai immaginato che sarebbe arrivato il giorno in cui non avrebbe più fatto parte dell’Ombra. In realtà, non avrebbe mai neanche immaginato che sarebbe arrivato il momento in cui avrebbe dovuto dire addio a Nhat e a Gammon.

Adesso avrebbe dovuto ricominciare a vivere a modo suo e trovarsi una nuova casa dove vivere. La cosa un po’ lo spaventava, doveva ammetterlo.

Eppure, ora respirava prufumo di libertà.

Ed era davvero l’odore più buono che avesse mai sentito in vita sua.

 

Homless

 

 

 

Verbale  C.O (Caso Ombra)

 

Deposizione di Rain Foster: Dopo essere scappato dal laboratorio della ShinRa, sono stato fortunato ad imbattermi nell’accampamento di Silver Gammon. Grazie a lui, ho potuto avere una vita tranquilla. All’incirca sei mesi fa, ci trovavamo nel Wutai, e lì Gammon decise di stringere un’alleanza con i loro soldati. Non conosco i patti nei dettagli, mi dispiace.

Ci siamo trasferiti vicino Midgar soltanto un mese fa, e da allora Gammon ha iniziato ad essere  inquieto, nervoso.

Ha deciso di mandare Helinor e Uriah ad assassinare il vostro presidente, ma davvero non saprei dire il motivo di tale gesto. So soltanto che ultimamentre Gammon mi chiedeva spesso se ricordassi come si potesse impiantare la materia negli uomini.

Sapeva che ero uno scienziato, perché gliel’ho detto io. Sapeva anche da dove derivano i miei poteri.

So che non avrei dovuto farlo, ma lui riusciva a farmi sentire così importante... che non ho potuto nasconderglielo. Lui mi faceva dimenticare di essere un mostro.

 

Deposizione di Helinor Hinari: Non ho mai fatto domande. Il maestro ordinava e noi eseguivamo, qualsiasi cosa dicesse di fare. Se non avessimo ubbidito, Gammon ci avrebbe puniti molto duramente.

Non sapevo niente di questi documenti, credevo che la nostra organizzione fosse soltanto un gruppo di mercenari senza fissa dimora.

Solo qualche giorno fa sono venuta a sapere che mia madre aveva rubato dei documenti alla vostra compagnia, e che mio padre li cercava. Sì, Gammon era mio padre.

Ho dovuto ucciderlo per difendere me e la mia amica.

Appena prima di morire ha dichiarato che l’Ombra era una sede distaccata di un’altra organizzazione chiamata Avalanche.

Non posso esservi di aiuto, perché nessuno sapeva di questa cosa. Eravamo tutti concentrati sul Wutai. Ci siamo alleati con loro circa sei mesi fa. La cosa è stata sorprendente, perché Gammon non aveva mai stretto alleanza con nessuno.

 

Deposizione di Gofna Brown: Hanno ucciso loro mia madre! E io che mi sono fidata del signor Gammon! Helinor aveva ragione, era solo un... non posso dire parolacce, scusatemi...

Non so niente dell’Ombra, io ero entrata a far parte del loro gruppo da pochissimo.

Mmm... non so perché Gammon mi abbia chiesto di unirmi a loro. Credo fosse perché era un vecchio amico di mia madre.

 

Deposizione di Uriah: Non ho idea né di chi fosse Gammon, né di cosa avesse in mente. O meglio, credevo che fosse il nostro maestro, e che il nostro dovere fosse servirlo al meglio, ma mi rendo conto che ho sbagliato a pensarla così.

Io sono entrato nell’Ombra tredici anni fa. Non so niente di nulla, mi sono solo limitato ad eseguire gli ordini. Poi, ultimamente è uscito fuori che la madre di Helinor faceva parte dell’ Ombra e che Gammon era suo padre.

Si può sapere cosa sta succedendo qui?

 

Deposizione di Tseng: Da quando sono arrivato nell’accampamento, non ho fatto altro che indagare. Devo ammettere che all’inizio la storia era troppo intricata, ma alla fine i nodi sono venuti tutti al pettine.

I documenti che Karima rubò alla nostra compagnia sono la chiave di tutto. Il signor Foster parlò a Gammon del suo passato e di come avesse acquisito i suoi poteri. Gammon si fissò con gli esperimenti con la Materia, e decise di farsi dare altre informazioni su dove gli scienziati tenessero i documenti che gli interessavano.

Non è chiaro il motivo che l’abbia spinto a tanto, perché manca un’informazione fondamentale: Gammon è un membro di Avalanche, un’organizzazione nata per distruggere la ShinRa.

Gammon parlò della storia di Foster con altri membri di Avalanche, e insieme decisero di rubare quei documenti in modo da poter costruire un potere che tenesse testa a quello dei Soldier.

Karima e Harila furono mandate ad eseguire l’incarico, molto probabilmente con una scusa. Tutavia, ci fu inconveniente: le ragazze vennero catturate, e Gammon fu costretto a venire ad aiutarle.

In situazioni normali, Gammon le avrebbe lasciate al nemico, ma i documenti che avevano con sé, erano troppo importanti.

Nonostante ciò, nessuno si offrì di fare da cavia per l’esperimento, e la nominà toccò ad una bambina troppo piccola per potersi sottrarre a quel destino. Fortunatamente, l’esperimento era applicabile solo su un corpo di un bambino di almeno diciotto mesi, quindi Gammon fu costretto a rimandare.

Questo mise in moto un meccanismo di eventi che condussero Karima a fuggire, portando con sé sua figlia di appena due anni.

Mesi dopo essere partita, Karima si accorse di essere troppo malata per badare a sua figlia e a se stessa, quindi decise di abbandonarla al Gold Saucer: un posto affollato, dove Gammon forse non l’avrebbe trovata.

Evidentemente di sbagliava, perché Helinor fu chiamata ad entrare nell’Ombra proprio da suo padre, che per volere del caso si trovava nei dintorni.

Ad ogni modo, Karima morì tre anni dopo, uccisa per sua esplicità volontà da Verdot.

Queste sono le linee principali che hanno dettato la storia.

Quanto all’arrivo dei soldati del Wutai nel mezzo della battaglia contro l’Ombra, la spiegazione è semplice.

Nara era partito per Junon pochi giorni prima, in contemporanea al rilascio di Angeal e Zack. Alcuni Turk, che sono stati uccisi proprio da Nara, avevano lasciato degli appunti su i suoi spostamenti.

È avvenuto un incontro tra un ambasciatore del Wutai e Nara, dunque Gammon aveva previsto che il presidente avrebbe attaccato, e aveva disposto una controffensiva ancora prima che il messaggio con la scritta “Avalanche”, arrivasse a destinazione.

La morte di Gammon ci impedirà di sapere di più su Avalanche, ma ormai abbiamo una pista molto valida da seguire.

L’Ombra era un tramite per spostare della Materia da un posto all’altro. Adesso che lo sappiamo, abbiamo bisogno di seguire lo spaccio fino alla fonte e scoprire chi si nasconde dietro a questa storia.

Chi è la mente dello spaccio?

Evidentemente Avalanche ha preso sul serio gli esperimenti con la Materia.

Il gruppo locato a Kalm è stato annientato, ma qualcosa è andato storto, e la missione è fallita. La città è stata bruciata, e Verdot ha perso un braccio.

Sembra che sua moglie sia morta e sua figlia sia dispersa.

Quanto al suo braccio, Hojo l’ha sostituito con una protesi.

Dobbiamo continuare le ricerche. Avalanche è un’organizzione troppo pericolosa per noi, non possiamo lasciare che si rafforzi fino a  soffocarci.

 

 

 

 

Dipartimento per la pubblica sicurezza:

Gabriel Voss

Heiddeger

 

 

 

Angolino dell’autrice

 

Non posso credere che sia finita *_*. È una grande soddisfazione per me pubblicare quest’ultimo chappy ç_ç, io... che emozione. Una grande emozione perché questa è la mia seconda opera completa!!! *esulta*

Che soddisfazione ^_^

Ringrazio tutti quelli che l’hanno letta e seguita, in particolare a the one winged angel, Kairih e KiaElle che hanno recensito *abbraccia fortissimo*. Le ringrazio per tutto il loro sostegno! Vi voglio bene, ragazze ç_ç

Ho deciso che pubblicherò anche il seguito, dopo essermi presa un po’ di pausa... la pubblicazione *sfoglia il calendario freneticamente*, dovrebbe avvenire il 10 ottobre se la scuola non mi mette sotto terra prima XD. Non so se l’ho già detto su EFP, ma quest’anno il secondo giorno già mi hanno fatto fare il compito di latino X_X

 

the one winged angel: nipote... io… sono troppo onorata di ricevere sia I tuoi complimenti che quelli di tua sorella *_*. Ringraziala infinitamente da parte mia ç_ç… ho fatto del mio meglio per scrivere questa fic, e se è piaciuta non posso altro che esserne felice!

Ma passiamo alla storia ^_^

Uriah l’ho fatto tornare in vita perché ho pensato “Uffa… tutti i personaggi buoni devono morire” XD, quindi non ho potuto farne a meno. Ho pensato che sicuramente alla Shinra non gli mancano i mezzi… e così... ^^

Sì, ho fatto morire Kay e Loi, ma l’intenzione era quella fin dall’inizio, lo ammetto °_°. Mentre James e Adrian sono fuggiti (quest’ultimo grazie al beniamino Genesis)

^^ Il ragù lo possiamo fare tranquillamente *Genesis cerca di fuggire* XD

Quanto a Kalm, hai ragione. Sono rimasta sorpresa anche io quando l’ho saputo, però credo che da qualche parte nel gioco (non ricordo bene dove), accenna al fatto che Kalm era già stata danneggiata in passato, prima di DOC... Se non sbaglio (il che è probabile XD)

Comunque grazie nipotuccia mia ^^. Sei tu quella speciale da queste parti *_*, mi sono davvero affezionata, non so davvero cosa farei senza di te ^^

Un bacio enorme dalla zia Tico

 

 

  
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