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Autore: Imagine15    21/09/2010    0 recensioni
Titolo cambiato, da "Una storia vera" a "Bed times stories" Cosa fareste se qualcuno che amate vi sorprendesse con la richiesta di una storia "vera", senza mostri e principesse? Oppure se vi chiedesse di raccontare qualcosa che solo voi potete condividere? Sareste disposti a rivangare i ricordi, anche quelli più dolorosi, del vostro passato? Qualcuno lo ha fatto. Uomini e donne coraggiosi, che non hanno avuto timore di confidarsi e di aprire il proprio cuore. E fu così che riaffiorarono segreti celati troppo a lungo...
Genere: Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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L'ossessione di una donna

 

<< Zia Bella, per favore, mi annoio!>> supplicò un giovanissimo e ostinato Draco, con il suo ciuffo di capelli biondi perennemente spettinato e il suo broncio irresistibile.

<< Lascia stare, tesoro, la zia non è molto brava in questo genere di cose! Perché non uscite a fare una passeggiata? >> Narcissa Malfoy decise di intervenire, per prevenire un secco rifiuto che avrebbe offeso il suo unico figlio.

Bellatrix Black, ora Bellatrix Lestrange, sbuffò, guardando la sorella. << Cosa credi, che non ci potrei riuscire, se non mi impegnassi? La verità è che non ho voglia di perdere tempo, tutto qua! >>

<< La verità, Bella, è che non hai la giusta sensibilità per un compito del genere. Lascia perdere, fa vedere a Draco qualche trucco con la magia, sono sicura che gli piacerebbe molto… >>

Il soggetto in questione guardò torvo entrambe le donne, soffermandosi sulla bruna Bellatrix.

<< No! Io voglio ascoltare una storia, e voglio che sia la zia a raccontarmela! >> Appena pronunciate queste parole, gli occhi scuri della signora Lestrange, tanto scuri da non lasciare intravedere nemmeno la pupilla, si rabbuiò in viso, chiedendosi come avesse potuto cacciarsi in una situazione del genere. Perché Narcissa non aveva educato suo figlio con più severità? Lei, Bella, avrebbe saputo trattare con meno indulgenza quel bambino. Gli avrebbe insegnato ogni cosa, ma sempre con la massima riservatezza, lo avrebbe cresciuto nell’orgoglio e nell’obbedienza, nella sicurezza e nel rispetto.

Draco aspettava trepidante, sperando di ottenere ciò che in quel momento desiderava maggiormente. Narcissa sorrise, alzandosi dalla poltrona dell’imponente salotto di Villa Malfoy.

<< È tutto tuo, sorellona. Spero che saprai cavartela.>>

Non avrebbe potuto dire cosa migliore per esortare la sorella. Bellatrix era nota per non aver mai rifiutato una sfida e non essersi mai tirata indietro. Di sicuro, quella non sarebbe stata la prima volta. La donna fulminò Cissy, l’orgogliosa madre che sapeva sempre come accontentare il figlio e incastrarla, facendole svolgere compiti che in casi ordinari avrebbe respinto categoricamente, e che poi abbandonava le scene, lasciandole campo libero.

Bella osservò freddamente il nipote. Cosa poteva fare per cancellare dal suo volto quell’espressione insoddisfatta?

<< Ascoltami bene, Draco, perché non ripeterò una seconda volta. Conosco solo una storia, ed è giunto il momento che tu la impari. Siamo d’accordo? >>

A quelle parole, il bambino si illuminò. I suoi glaciali e distanti occhi grigi si scaldarono, puntandosi sulla figura della zia, determinati a non lasciarsi sfuggire una singola espressione o frase.

<< Una volta, molti anni fa, >> cominciò la donna, ad un tratto assente, concentrata << in un ordinario orfanotrofio Babbano viveva un ragazzino che di ordinario non aveva nulla. Il suo nome, datogli dalla madre, poiché il padre li aveva abbandonati ancora prima della sua nascita, era talmente inutile e insensato che non te lo riferirò nemmeno… >>

<< Zia? Spiegami una cosa, perché il padre li aveva abbandonati? Non voleva bene alla mamma del ragazzo? >> chiese Draco innocentemente, sforzandosi di capire un concetto troppo doloroso per i suoi cinque anni.

<< Non ti avevo chiesto di ascoltare? Potrai interrompermi dopo! Oppure preferisci che smetta del tutto? >> rispose stizzita Bellatrix.

<< No, certo, zia! Continua, però mi sarebbe piaciuto saperlo… >>

<< Beh, immagino che avesse le sue ragioni per farlo, ma di certo non è importante per la nostra storia. Dopotutto, era solo uno stupido approfittatore. >> replicò la donna.

<< Comunque, il ragazzo viveva in un orfanotrofio perché la madre morì nel darlo alla luce. Ma a lui non importava. Non necessitava di un genitore o di un amico, lui sognava di conquistare ciò che nessuno aveva mai raggiunto. Sognava di cambiare ciò che più sbagliato lo circondava, e per farlo intendeva utilizzare le sue innumerevoli doti. Sognava di creare la storia, non di viverla.

Quando compì undici anni, il ragazzo scoprì di possedere moltissime qualità, di avere una strada da percorrere per poter realizzare i suoi sogni: era un mago. La magia era sbocciata in lui da molto tempo, conferendogli capacità straordinarie, come parlare con i serpenti o vedere compiuti i suoi ordini. Possedeva inoltre una immensa voglia di imparare, di scoprire quanto profondo poteva essere il suo potere, e come poteva utilizzarlo. Frequentò una scuola di magia, la migliore che esista, Hogwarts. Con gli anni, seppe nascondere le proprie abilità, perché sapeva che gli stolti lo avrebbero potuto danneggiare o fermare, data la sua ancora poco formata esperienza. Ma solo loro avrebbero fatto una cosa del genere. Il ragazzo, il cui nuovo nome, che, dopo essersi sbarazzato del vecchio, insieme al suo passato, gli aveva conferito un tono di mistero e rispettabilità tra i coetanei, ora era temuto da tutti e pronunciato da pochi, non dimenticò mai i propri progetti infantili, che ora promettevano di vedersi realizzati. Dopo aver concluso gli studi, continuò la sua ricerca per ampliare le proprie capacità, e viaggiando scoprì di non essere solo. Molte persone che lo avevano appoggiato a scuola, quando purtroppo il suo potenziale non era emerso completamente, furono pronti a continuare ad affiancarlo nelle sue scelte, attratte dalla sua grande forza di volontà e dagli immensi cambiamenti che voleva portare. Il ragazzo seppe di potersi fidare di quei seguaci, e affidò loro il compito di portare il suo messaggio in tutto il mondo: Lui era tornato. Il Signore Oscuro, come lo chiamavano ammirati i Mangiamorte, i suoi fedeli sostenitori, era pronto a compiere il destino che era stato scritto per lui: riportare il Mondo magico alla sua purezza originale, fermando la contaminazione, ed eliminando tutti i deboli che avevano contribuito al suo cammino verso la rovina totale. Il Signore Oscuro incuteva timore: non aveva più bisogno di farsi rispettare, ormai aveva ottenuto ciò che desiderava, poteva procedere a punire chi aveva sbagliato o non meritava il privilegio della magia. Erano anni di grande importanza, il suo nome non era pronunciato da nessuno, eppure permaneva nell’aria. >>

Bellatrix si interruppe, il viso contratto in una smorfia di rabbia.

Draco, preoccupato per l’inaspettata pausa, e ormai completamente coinvolto nella trama, chiese, timoroso: << Zia, finisci di raccontare. Cosa successe dopo? Voglio saperlo! >>.

La donna evitò lo sguardo del nipotino, ma, con parole interrotte e confuse, riprese la narrazione.

<< Un giorno, un terribile e funesto giorno, il Signore Oscuro decise di eliminare una minaccia che gli era stata predetta… >>

<< Aveva paura? >> domandò il bambino, curioso.

<< No! >> urlò Bellatrix, sconvolta. << Lui non conosceva il significato di quella parola, le semplici emozioni come la paura, l’amore, la compassione non lo avevano mai sfiorato. Lui era superiore a tutto ciò, e per questo era migliore non solo di qualsiasi mago che ci sia mai stato, ma anche di ogni uomo! >>

Bella tacque, visibilmente sconvolta. Anche Draco non era tranquillo, spaventato dalla sfuriata della zia, e titubante. Avrebbe voluto chiederle perdono, e supplicarla di continuare, ma non ne aveva bisogno. La donna riprese da sola a raccontare, senza insistenze da parte del nipote, lasciando intravedere la sua particolare partecipazione a quella che poteva sembrare una semplice storia, ma da cui in realtà dipendeva tutta la sua vita.

<< La minaccia era personificata da un bambino di circa un anno, che però, secondo la profezia, sarebbe stato in grado di ostacolare il grandioso cammino del mago Oscuro, che decise di salvaguardare le proprie capacità, che avevano iniziato a dare un esito soddisfacente per Lui, e di ucciderlo. Ma improvvisamente, il Signore si ritrovò privo dei suoi straordinari poteri, che con tanta fatica aveva guadagnato, non morto, ma quasi, senza un corpo. I suoi seguaci meno convinti, alla sua caduta, tornarono in fretta dalla parte del nemico, smaniosi di evitare la punizione che solo ora, senza la minaccia del potere del Signore Oscuro, i deboli potevano destinar loro. I suoi nemici pensano che lui sia ancora disperso, che non tornerà mai più a minacciarli, ma noi, i suoi migliori e più importanti sostenitori, lo stiamo ancora aspettando. Lui tornerà, e quando riacquisterà i suoi poteri sarà di nuovo in grado di ripristinare il suo governo, di migliorare questo mondo, di iniziare una nuova Era! >>

Bellatrix aveva perso l’indifferenza dell’inizio della storia, ora si era lasciata coinvolgere completamente. Del resto, Lui era l’unico che riusciva a risvegliare in lei delle sensazioni, anche se negative come l’odio, la vendetta e il fanatismo.

Ma Lui, Lui era l’unico.

L’unico che desiderava compiacere, l’unico a cui dedicava tutta se stessa, l’unico che poteva contare sulla sua infinita devozione.

Se ne avesse conosciuto il significato, Bellatrix Lestrange avrebbe saputo dare un nome al turbine di emozioni che le causava il suo nome, al suo impegno per combattere al suo fianco, al suo desiderio di essergli sempre vicino.

Quello che provava sarebbe potuto essere riassunto in un’unica parola.

Amore.

 

 

 

 

 

 

 

 

Negli anni a venire, Draco sarebbe stato educato a credere nella causa del Signore Oscuro, a lottare per lui e per difendere la vera razza Magica. Non avrebbe mai dimenticato quel pomeriggio in salotto, dove una donna insegnava a un bambino ad odiare, a vendicarsi, a credere in ciò che non era giusto.

Non avrebbe mai potuto cancellare dai suoi ricordi l’espressione della zia.

Bellatrix aveva conosciuto l’amore, ma non se ne era mai resa conto. Fino al momento in cui, mentre era circondata dal clamore della battaglia che i Mangiamorte stavano combattendo per Lui, un incantesimo pronunciato da una donna inferiore l’aveva colpita, costringendola alla resa di fronte a una forza tanto più grande di lei.

In quel momento, Bellatrix aveva scoperto cosa voleva dire amare, e perdere l’amore.

Incrociando gli occhi del suo Signore, sconvolto, preoccupato e, sì, doveva ammetterlo, terrorizzato, aveva provato ancora rabbia verso la vita che la stava abbandonando, ignorando il suo impellente bisogno di restare accanto a lui per sempre.

Ma Bella era morta felice. Sapeva di aver lottato per Lui, di aver dato il massimo. Cosa poteva desiderare di più, a parte essere presente al Suo trionfo? Beh, incontrare di nuovo i suoi occhi, leggervi dentro la soddisfazione e l’approvazione.

Amore. Bellatrix lo aveva sempre rifiutato e ridicolizzato, ma ora sapeva cosa si provava.

Ora che aveva incontrato la morte per amore, sapeva che lo avrebbe rifatto per altre cento volte.

Tutta la sua esistenza era stata dedicata a Lui.

Anche la sua morte doveva accadere unicamente per Lui.

Bellatrix non poteva chiedere altro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*Angolo dell’Autrice*

 

Lo so, lo so. Una scena del genere non avrebbe mai potuto svolgersi, dato che Bellatrix, durante l’infanzia e parte dell’adolescenza di Draco, è rimasta rinchiusa ad Azkaban, senza possibilità di vedere estranei o parenti. Eppure, ci tenevo troppo a condividere con voi il suo punto di vista della storia di Voldemort, una storia che la riguarda da molto vicino.

Il finale ha sorpreso anche me, non mi aspettavo di scriverlo. Eppure, ora che è finito, mi accorgo di aver fatto bene, volevo che poteste capire l’assoluta fiducia che Bella prova nei confronti del suo Signore, la totale dedizione nei suoi confronti che non l’ha mai abbandonata, e che ora le reca conforto in un momento tanto doloroso.

Ora mi piacerebbe molto sapere il vostro parere. Che ne dite? Vi è piaciuta?

Lasciate una recensione. Farete felice una povera autrice innocente.

Grazieeeee!

 

ANIMAPERSA

  
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