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Autore: SLAPPYplatypus    21/09/2010    6 recensioni
okay, rifaccio l'introduzione.
Gloria, scrittrice che non sa niente di musica, incontra i Green Day, musicisti che non sanno niente di scrittura. Grande incognita: come sopravvivere l'una agli altri?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'that's me. that's my life.'
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Uno.

 

«Allora, signorina Wariots-

«La prego, mi chiami Gloria. E mi dia del tu. Per piacere.» Avevo le lacrime agli occhi, e non sapevo nemmeno perchè, volevo solo urlare. Stavo per raggiungere l'esaurimento nervoso, sul serio. Avevo perso il conto delle interviste che erano riuscite a comprimersi in mezza giornata: ero ferma alla settima, che doveva essere stata almeno cinquemila interviste fa. E quella donna, Sue Kensington - Vanity Fair, così recitava l'etichetta che aveva spillata alla giacchetta, doveva aver capito che qualcosa non andava per il verso giusto nella mia testa, perchè mi fissò solo per un attimo, per poi iniziare a scribacchiare sul suo quadernetto.

Dio, odio quando i giornalisti fanno così. Quando mi trattano come se fossi una specie di esperimento psicologico. Lo odio. Sul serio. Anche io ho i miei problemi, e il fatto che loro li schiaffino su tutte le prime pagine non è per niente piacevole.

«Molto bene. Allora, Gloria. Tu sei ugualmente impegnata in diversi campi. Vorresti spiegarci cosa ti ha portato a farlo?» e così ricominciavo a recitare la mia parte, che avevo praticamente imparato a memoria. Battuta dopo battuta, facevo il mio gioco. Non era mentire, niente affatto. Si trattava solo di prepararsi le risposte in anticipo, strutturare un puzzle in modo che niente possa essere frainteso.

Tutti i giornalisti che avessi mai incontrato pensavano che avessi bisogno di un promemoria, chissà perchè. Così iniziavano ogni intervista con la mia biografia, tanto per ricordarmi come avevo fatto a diventare the most famous teen-writer ever. Una razza di esagerati, ecco cosa erano. Tanto da anteporre me ad Emily Bronte. A Mary Shelley. A Nick Hornby. A J.D. Salinger. Ma nessuno si aspettava che loro capissero. Tutto ciò che il mondo voleva, dopotutto, era scoprire se avessi una specie di relazione segreta, se guardassi film romantici strafogandomi di cioccolata, o cose così.

«La ringrazio molto per il suo tempo, mi ha fatto davvero una buona impressione.» mi salutò Sue. Oh, come se fosse vero. Credeva davvero di essere una bugiarda tanto brava?

Sbuffando, mi alzai, per avvicinarmi a Ryan, il mio "agente".

«Ne abbiamo ancora molte? Ti prego, ti prego, andiamo via. Dai.» gli sussurrai all'orecchio, cercando di non essere sentita dall'armata di fotografi di fronte a lui.

«No, ancora una. Vuoi annullarla? Sicura? Ce la puoi fare, lo sai. Una sola?- mi chiese, sbattendo dolcemente le palpebre. Dovrebbe aver capito che con me gli occhi da cucciolo non funzionano. E invece, niente -Okay, okay, capisco. Mando via questa gente, tu prepara la tua roba.»

Ryan Wariots, il fratello migliore del mondo. Era l'unica persona che fosse davvero in grado di capire quando non ce la potevo davvero fare, quando stavo per spaccare la mobilia attorno a me. E io lo amavo per questo. Lo amavo perchè mi salvava la vita praticamente ogni giorno, spesso anche nel senso letterale.

Mi avviai nella stanza d'albergo dove alloggiavo, di fianco a quella adibita ad interrogatorio, e buttai nella valigia tutti i vestiti che fossi riuscita a vedere. Se ne avessi dimenticato uno lì, pace. Che vuoi che sia, un vestito in meno per me, un articolo in più per eBay.

Dieci minuti dopo, eravamo pronti a salire sull'aereo che ci avrebbe portati a Los Angeles. Casa dolce casa. Volo di linea, naturalmente, anche se prima classe. Voglio dire, non sono tanto vanitosa da comprarmi un jet privato solo per fare la tratta Londra-Los Angeles tutti i giorni, cosa che non mi entusiasmava proprio.

Tempo di altri cinque minuti, eravamo seduti e l'aereo stava per decollare.

Un sottile, lontano rombo di motori e l'aereo che si alzava pesantemente dal suolo. Le palpebre mi si chiudevano, ed ero trascinata in un altro mondo, nel mondo dove io ero sempre una ragazzina il cui principale problema era come evitare l'interrogazione di filosofia. Quello, era il mio vero mondo.

 

***

Nuova FF, people. Come va? Fa schifo? ._.

Okay, questo capitolo mi sembrava abbastanza lungo, quindi i GD non ci sono proprio stati, questione di spazio ._. Ma vi prometto che compariranno molto presto!

Spero che non vi faccia schiferrimo, grazie di cuore per aver letto.

 

   
 
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