Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: crissi    24/09/2010    8 recensioni
Il ritorno di Fersen dall’America e la sua permanenza a palazzo Jarjaies, visto principalmente con gli occhi di Andrè. Gelosia su tutti i fronti ed un finale diverso (con Andrè!) dopo il discorso tra Fersen e Oscar riguardo la “lenta agonia”. Penso li troverete OOC e troppo allegri. Con missing moments, what if, poca poca introspezione … Un po’ una minestrina molto leggera … ma almeno non è triste!
Adatto, secondo me, anche al nutrito gruppo del NO- Fersen-Fanclub perché Fersen(che però non maltratto!) è presente, ma parla solo nel primo capitolo. Ispirata dalla canzone “Viens me chercher” (dalla quale ho anche “rubacchiato” il titolo) : ovvero “Vieni a cercarmi… Non restartene lì … Tutto può cambiare.”
PS ci riprovo con le fan art, anche se chiamare “art” i miei pastrocchi, fa ridere. CON "FAN ART"
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: * Victor Clemente Girodelle, Altri, André Grandier, Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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TUTTO PUO' CAMBIARE 3 Allora, continuo a seguire l'anime  e certi punti saranno certamente noiosi (è ancora un cordone ombellicale che non riesco a tagliare, ma ...ci proverò con la prossima ff...), ma farò cambiamenti se voglio alla fine "cambiare tutto"...
La mia intenzione resta quella di valorizzare Andrè, senza denigrare nè Fersen, nè Girodelle. Anche se ho l'impressione che lì fuori... qualche segreta fan ce l'ha anche lo svedese... No?
Penultimo capitolo... La sofferenza sta per giungere alla fine, care signore! (ditemi se sto andando in boiata più di quanto penso, eh! perchè ho inserito anche due flashback e ... boh...)

x Ninfea Blu: Eh, sì che la batosta la deve prendere sempre, così impara a far la stupidella con Fersen (che ha una seria relazione extraconiugale con la regina!... ma poverina, matrimonio combinato...), quando ha Andrè lì sotto il naso, liberissimo (salvo i dolcetti a coniglio).
x Tetide: Già, il periodo illuminato, hai ragione. Però, quarda caso, nella "Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino", si dimenticarono di specificare che riguardava anche le donne, anzi le esclusero proprio... Uomini! potrei dire...eh eh...  La certezza su cosa fare, per Fersen, non è detto che rimanga tale ... Si sà che lui è un po' farfallone...
x Pry: La mano di Andrè? Te l'ho detto che, se vuole, qualcosa in comune con Fersen, lo trova...  Secondo il "mio" Fersen, lui spera di continuare a vederla come amico perchè, in realtà, amici uomini non ne ha e le donne lo vedono solo come bonazzo. E poi,  sta bene che la faccia soffrire, così impara .. tiè!
x Audreyny: ehm, spero di non aver offeso nessuno col termine "piallata", perchè io, tipo omino Michelin, proprio non dovrei parlare...Ecco... adesso ho offeso gli "omini" come me ... : x  Mister G. è troppo tutto, ma non è de coccio... E Fersen, pazienza, dai!
x Lady in blue: hai ragionissima! Troppo lungo! Questo capitolo doveva essere l'ultimo, ma l'ho diviso e ... spero di averlo spezzato in un buon  punto.
x Kira 91: adoro vedere Andrè e Girodelle bisticciare! quasi quanto adoro Andrè sbronzo e ribelle!
x Baby80: non è che hanno fatto un po' troppo la figura delle guardone, Nanny ed Oscar? ...Grazie, Obi Wan!
x Leia345: ci hai imbroccato in pieno! la moto, la partita e la Belen! E posso garantire che Andrè e Fersen non l'hanno nominata solo perchè non era ancora nata! (poi anche le donne hanno le loro fisse, ma mica stiamo sparlando di noi, no?) Per gli scrupoli di Fersen, sono d'accordo con te e non è detto che il mio rimanga "adorabile" fino alla fine, eh...

Grazie ancora a tutte!



 

3 - VIENI A CERCARMI

 

 

    Andrè si svegliò al buio e pensò fosse stato tutto un brutto incubo.

Un dolore fortissimo all’occhio, Oscar che gridava il suo nome …

Qualcuno stava bisbigliando nell’ombra, qualcun’altro singhiozzava e poi, prima di finire ancora nell’oblio, sentì lei che chiedeva:

- Resterà cieco?

 

    “Chiudi gli occhi!”,  intimò .

“No!”

“Ti ho detto, chiudi gli occhi,  Andrè!”

“No, poi  mi fai qualche dispetto, lo so!”

Gli arrivò un pugno alla spalla.

“E va bene … va bene! “

Che bambina prepotente!

Lo prese per la manina.

“Non tirarmi così forte! Mi fai cadere! “,  si lamentò.

“Non aprire gli occhi o ti picchio!”

“Non li apro, ma non riesco a vedere dove vado.. Non tirarmi!”

Lei si fermò all'improvviso e si portò alle sue spalle.

Andrè sentì due manine posarsi sul suo viso, sui suoi occhi.

“Voglio essere sicura che non sbirci!”

“Non sto sbirciando…” 

Lo guidò  piano, pochi passi alla cieca  per girare dietro alle scuderie.

Oscar si avvicinò al suo orecchio: i riccioli biondi gli sfioravano la guancia, facendogli il solletico.

Avrebbe riso, ma non voleva un altro pugno.

Un alito leggero al suo orecchio precedette l’ordine.

“Guarda! …”

Andrè obbedì.

“Ohh…”  

“Già, ohh … “ - lo canzonò. - “Tutto qui quel che sai dire di quei bellissimi ponies? Uno è tuo, Andrè! Sei contento? Adesso possiamo anche cavalcare insieme … Possiamo stare sempre insieme…”

Lo prese per mano.

    - No, tienili chiusi! –

Disse la voce, mentre la mano si ritraeva dalla sua.

Andrè tentava di aprire gli occhi.

Uno gli faceva male ed era coperto.

Una benda, capì.

La luce dell’alba filtrava appena tra le tende accostate della sua camera. 

Nel camino il fuoco scoppietava ancora vivace, segno che era stato alimentato costantemente durante la notte.

"Niente pony …" , pensò. 

Quello era stato un sogno.

E quello prima, … un incubo reale.

Cos’era accaduto? 

"Oh, sì … Una delle idee di Oscar. Davvero una brillante idea, dar la caccia ad un ladro!"

Anche se non era del tutto convinto della necessità di catturare il Cavaliere Nero. 

Non riusciva proprio a considerarlo una priorità, in quel momento.

Anzi, … aveva sentito che dava ai poveri tutto il maltolto. Anche se in modo sbagliato, ma qualcosa, almeno lui, faceva!

C’era di più di un ladro sotto quella maschera. Qualcosa di più preoccupante ed anche più pericoloso, che in troppi si ostinavano ad ignorare.

Ma Oscar non voleva ascoltare ragioni: il suo compito era quello di prenderlo. 

Fine della conversazione.

E lui aveva fatto di tutto per accontentarla, come sempre.

Ora che lo svedese era storia apparentemente passata, loro due, di nuovo insieme, all’avventura…  Era stato bello.

Ma stavolta era finita male…

Andrè cercò di mettere a fuoco quel che lo circondava.

Una sola candela illuminava il viso di lei, seduta accanto al letto.

... Doveva averlo vegliato.

Indossava ancora l’uniforme, con la giubba slacciata, la sciarpa sciolta, la camicia aperta. In disordine…

Aveva l’aria stanca e gli occhi lucenti, troppo lucenti.

- Come ti senti? – gli chiese.

- Intontito … - mormorò lui con voce impastata.

- Il dottore ti ha dato del laudano per … il dolore. –

... Non riusciva neppure a pronunciarla quella parola: dolore.

Restarono in silenzio.

- Vuoi qualcosa?

La voce di lei era insolita: era gentile.

- No, niente…

- Hai fame?… sete? …

- No, niente …

Ancora silenzio.

- Dimmi, chi era il Cavaliere Nero?

- Io… non lo so. L’ho lasciato andare.

Avrebbe voluto gridare. Ma si trattenne.

- Dovevi prenderlo, dovevi farlo!

- Come potevo, Andrè? Come potevo lasciarti lì, ferito …

Allora la guardò, per sincerarsi, perché quel tono così contrito, quel bisbiglio non sembrava lei.

Ed ecco lì, la sua fragile Oscar che chinava il capo, oppressa dalla vergogna e dalla colpa.

La sua Oscar... Con lui era delicata e trasparente come il cristallo di quel vaso posato sul tavolino alle sue spalle, illuminato da un pallido raggio bianco, con quell’ unica rosa rossa tardiva, portata certamente da lei.

La sua Oscar, appassionata in quel che faceva e scandalosa nel suo modo di farlo.

La sua Oscar, che certe volte, sotto l’indifferenza ed i modi bruschi, sembrava celare più voglia d’amarlo di quanto lui stesso potesse immaginare.

Solo questo riusciva a pensare: la sua Oscar.

Viva, illesa, bellissima.

Le sorrise.

- Ehi! … Sono contento sia successo a me, Oscar, credimi.

Lo disse come un amante dice “ti amo”.

E per un istante gli sembrò che lei volesse abbracciarlo.

La vide sporgersi, come attratta verso lui, ma trattenuta al tempo stesso.

Oscar dischiuse le labbra, per dire qualcosa, ma le parole si bloccarono con un sospiro.

Chinò lo sguardo, un po’ imbarazzata.

- Sei sempre tanto caro … - mormorò.

... Ma, nell'animo di Andrè, era chiaro che fosse ben altro quel che lei avrebbe voluto dire. 

E sorridendo a quel pensiero, scivolò nuovamente in un sonno profondo.

 

 

    -    Ecco dov’eri finita!

Disse il ragazzino trovandola sdraiata alla mezzombra di un vitigno, panciallaria, un libro aperto in una mano e l’altra intenta a spilucchiare un grappolo gentilmente a portata di mano. Le gambe piegate e leggermente divaricate; i piedi nudi, sporchi di terra, la camicia fuori dei pantaloni.

- Quando ti vedrà mia nonna, - rise vedendola così conciata – ti tirerà per le orecchie!

Oscar si strinse nelle spalle, senza alzare lo sguardo dal libro, ma allungando ancora la mano sul grappolo.

- Ti sto chiamando da mezz’ora!

- Lo so … Volevo vedere quanto ci impiegavi a trovarmi! – rispose con la bocca piena ed uno sguardo malandrino rivolto a lui..

Le rifilò un calcio leggero alla coscia, ad espressione del suo disappunto, prima di stendersi accanto a lei; testa a testa, spalla a  spalla.

- Cosa leggi?

- Le baccanti. (1) 

- E’ bello?

- Boh … Finora è uno dei soliti garbugli tra dei e mortali. Pauroso e divertente insieme …Impegnativo … Ma, sai .. era nello scaffale in alto …

E sollevò le sopracciglia con aria birichina, guardandolo al di sopra della spalla.

Andrè ricambiò lo sguardo, spalancando nel contempo la bocca, come una trota, consapevole che si trattava quindi di un libro a loro proibito.

- Doppia tirata d’orecchie, Oscar! … - la mise in guardia.

- Solo se tu fai la spia…

- Io non faccio la spia … - s’immusonì lui - … Cedo alla tortura!

- Sei un mollaccione!

La guardò senza replicare.

Una foglia di vite le ombreggiava il viso, dondolando, dando ai capelli ribelli, ora la luce dell’oro, ora il colore del grano maturo.

- Non vuoi raccontarmi qualcosa della trama? – chiese, abbandonando il pensiero di risponderle per le rime ed arrivare alla lite.

- Allora … Il solito Giove ha ingravidato la solita mortale; le sorelle di lei insinuano che il padre non sia Giove, ma un comune mortale, quindi il figlio, Dioniso, deve convincere tutti di essere un dio e non un uomo qualunque e…

- Ma sai che ho sentito una cosa del genere proprio giù alla taverna ieri!

- Sì, come no!

- Sì, stavano dicendo di questo nobile che ha messo incinta una ragazza del paese, ma tra i parenti di entrambi, certi negano, certi confermano e non si capisce dove sta la verità.

- E a che serve saperlo? Tanto se lui è nobile non potrà mai sposarla. La legge è legge! Conviene trovino un giovanotto disposto ad ammogliarsi ed a tenere il bimbo come suo. Mio padre direbbe così.

Si volse a guardarlo storto.

- E che ci sei andato a fare alla taverna, tu?

Andrè scansò lo sguardo inquisitore ed acchiappò un grappolo pendente proprio sopra la sua testa.

- Commissione per la nonna. – rispose vago, infilandosi qualche acino succulento in bocca.

Oscar chiuse di colpo il libro, lasciandoci dentro un dito per tenere il segno, e si tirò su, su di un gomito, restando lì a fissarlo attentamente, con il sorrisetto di chi ha colto in fallo l’amico.

- Bugiardo! – affermò – Lo so io perché sei andato al villaggio da solo! Per vedere le lavandaie alla fontana!

- Non è vero!

- Sì, che è vero!

Gli saltò cavalcioni sui fianchi, tenendolo giù per  le  spalle;  lo fissava dritto  negli occhi, scrutandone lo sguardo come a  voler leggere la verità  in quelle  pagine di smeraldo.

- Ammettilo! -  gli intimò,  avvicinando il  viso al suo, tanto che  i riccioli biondi,  scivolati appena dalle spalle, quasi arrivavano a solleticarlo.

- No!

Gli arrivò una librata in fronte.

- Ahia!

Due librate.

- Smettila! – ringhiò, cercando di disarmarla, agitando le mani come un'anguilla  per seguire le  veloci mosse evasive di lei, che si sottraeva, ma senza  liberargli i fianchi.

Tre librate.

- Sì! Sì – ammise esasperato - E allora? Ho tredici anni, io!

Oscar si bloccò col libro a mezz’aria e l’espressione tra l’interrogativo ed il divertito.

- Beh… Sono grande. – precisò lui, con tono  più contenuto.

Lei scoppiò a ridere, indelicata come sempre.

- Cosa saresti tu?

- Nonna dice che sono diventato un ometto! -  esclamò con vigore, reagendo all'aria di sfida  dell'amica.

Gli diede una ditata in mezzo agli occhi.

- Ahia!

- Tu sei un  mollaccione!

- No…

Seconda ditata.

- Piantala!

- Sei il solito Andrè di sempre!

Terza ditata.

- Senti… Oscar…

Quarta ditata.

- Smettila!  -  gridò.

- Dì cosa sei!  - gli ordinò.

L’afferrò per i fianchi per liberarsi di lei, strinse, ma esitò.

- E va bene! Sono il solito Andrè! – esclamò, bloccandole però la mano.

 

 

    - Ferma! Ferma, Oscar! Sono Andrè! – esclamò senza gridare, bloccandole il pugno.

- Andrè! Che ci fai qui? – domandò sorpresa.

- Come sarebbe a dire “che ci fai qui”? Sono venuto a salvarti! – ribattè giustamente acido.

- Oh … Bene! – commentò lei.

Lo aiutò ad alzarsi dal pavimento della cella dove lo aveva fatto finire quando gli era saltata addosso.

- Sono perfetto come Cavaliere Nero … - gongolò lui – Ho ingannato anche te!

- Sì sì, ma adesso vai avanti! Sbrighiamoci ad uscire di qui.

Percorsero una buona parte dei corridoi nei sotterranei del Palazzo Reale dove Oscar era stata tenuta prigioniera ed erano quasi all’uscita, quando Andrè le fece un cenno; veloci, si imbucarono dentro una buia nicchia nel muro da dove videro passare il vero Cavaliere Nero.

La sentì sogghignare nell’oscurità, pochi centimetri dal suo volto. Sentì la mano di lei sfiorargli il ventre ed impugnare saldamente la pistola che lui teneva nella cintura, mentre gli sussurrava la pazza idea all’orecchio. Ma non c’era bisogno che lei chiedesse con insistenza: c’era il quel corpo caldo premuto contro il suo e lui già non capiva più niente.

... Le diceva ancora sì. Il solito  Andrè di sempre, diceva  il solito "sì"  ...

“Mollaccione”, si disse.

Il piano era semplice, pulito, basato sulla giusta occasione e sull’elemento sorpresa.

Catturare il Cavaliere Nero fu facile, perfino divertente.

Ma non era previsto il lieto fine a quest’avventura.

 

***

    - Che ti succede? – gli chiese quel pomeriggio, vedendolo che si aggrappava al corrimano di marmo.

- Non so … E’ l’occhio…- riuscì a dire mentre il dolore gli faceva girare il mondo intorno.

- Faccio chiamare il dottore!

Gli si avvicinò e l' obbligò ad aggrapparsi a lei.

Lo guidò fino al salottino del pian terreno, chiamando Nanny, che arrivò prontamente all’udire un tono disperato.

- Manda a cercare il dottore – le disse mentre faceva sdraiare l’amico sul divanetto  - Andrè non sta bene … - mormorò senza togliere gli occhi da lui e, prevenendo le mosse di una nonna preoccupata, le indicò la porta .

- Subito! – specificò perentoria.

Marron Glacè non obietto, no certo. ... Andrè era in buone mani.

Oscar corse a chiudere le tende pesanti e tornò accanto a lui.

- Che ti senti? – chiese, sedendosi al suo fianco.

- Fa tanto male … - cercò la sua mano e la strinse. – Oscar …

- Shsss … Stai calmo.

Ma era un consiglio che non riusciva ad applicare a sè stessa.

Ricambiava la stretta e col pollice gli massaggiava mano.

- Stai calmo – ripeteva, mentre l’ansia cresceva in lei.

Nanny tornò armata di bende e bacinella.

Senza chiedere il suo permesso, l’allontanò e cominciò ad accudire Andrè per quel che poteva, per quel poco che il dottore aveva spiegato nelle precedenti visite.

Oscar si rifugiò in un angolo della stanza, in piedi, immobile, a braccia conserte, non potendo far altro che attendere.

 

***

        Fissava ancora l’orologio sul caminetto, che ticchettava piano.

Forse era rotto perché il tempo sembrava non voler passare.

Diede un colpetto al vetro: le lancette non la convincevano. Sembravano ferme. Anzi, sembravano andare indietro anziché avanti…

"Sì, senz’altro rotto. Il tempo non può essere riavvolto, purtroppo!"

Nanny aveva dato ancora del laudano ad Andrè e lui aveva smesso di lamentarsi. Gli avevano rimesso le bende e lui si era assopito sul divano.

Magari fosse stato possibile far tornare indietro il tempo, sapendo quel che sapeva ora!

Avrebbe potuto mettere a posto le cose! Tutti i dannati pasticci degli ultimi due mesi…

Per cominciare, avrebbe evitato di perdersi dietro a Fersen. Non avrebbe affrontato la figuraccia del ballo, l’umiliazione di esser scesa a livello di una qualunque insulsa dama. E non si sarebbe rosa in tutti quei dubbi, quelle fantasticherie assurde, quegli imbarazzanti sogni ad occhi aperti, indegni di lei. 

Le sembrava passato un secolo da quando aveva pensato a Fersen ... in quel certo modo.

Dopo la sera del ballo, aveva continuato ad evitarlo. Non se la sentiva proprio di affrontarlo. Schivarlo non era affatto facile, ma fino ad ora c'era riuscita. Non che fosse qualcosa di cui andare orgogliosa, specie per il coraggioso comandante della Guardia Reale, in questo fuggire ogni volta che lo vedeva spuntare in un corridoio, in un viale, in un colonnato..., ma gli uomini lo facevano da sempre, perchè non lei!?

"Già Oscar ... Tipico atteggiamento maschile, voler sfuggire al confronto sentimentale..."

E poi, aveva bisogno di tempo, per capire cosa dirgli, quando quel momento sarebbe arrivato. 

"Che situazione!"

...Tic toc ... "Benedetto tempo!" ... tic toc ...  "Maledetti sbagli!"

"… E soprattutto …

Si volse verso il divano.

... Soprattutto non avrebbe dato la caccia al Cavaliere Nero, permettendo che Andrè si assumesse tutti i rischi e le fatiche. Pagando, alla fine, al suo posto. 

Lui avrebbe potuto perdere la vita, quella notte... Lui, che c'era sempre per lei, da sempre... Se lo avesse perduto, cosa sarebbe stato di lei?

"Il nulla?"

Lo guardò lì, nella penombra. La coperta bianca rimboccata fin sulle spalle, i capelli scuri sparsi sul cuscino di raso rosso. Il folto ciuffo calato sulla benda. 

"... Andrè ... Andrè ... Andrè..."

Il suo respiro era regolare.

Sicuramente, non c’era da preoccuparsi, si diceva.

La ferita era seria ma non grave, aveva detto il medico alla prima visita.

"Sicuramente, una sciocchezza…"

Aveva sbendato l’occhio troppo presto, per camuffarsi da Cavaliere Nero ed andarla a salvare, ma non poteva perdere la vista per una cosa come questa.

 "… No, non può …"

Si torturò le mani.

Udì delle voci. Il medico era finalmente arrivato.

Entrò nella stanza con Nanny che reggeva un candelabro.

L’uomo la salutò con un cenno del capo e, rapido, cominciò ad estrarre l’occorrente dalla borsa.

Marron Glacè si avvicinò al nipote, lo scosse delicatamente, chiamandolo ed Andrè si svegliò.

Oscar non riusciva a sentire bene quel che il medico gli chiedeva sommessamente. Poi lo vide togliergli la benda e prendere una candela come aveva fatto la notte del ferimento.

- Dimmi cosa vedi – gli disse, portandogli la fiamma davanti.

- Sì, certo – rispose Andrè coprendosi l’occhio sano.

Ormai sapeva com’era la procedura.

Il dottore mosse a destra e sinistra la luce.

Ma Andrè continuava ad attendere che l'esame cominciasse.

- Mi dispiace, ragazzo – disse il medico seccato – Avevo chiaramente ordinato che tu non togliessi la benda senza il mio permesso… Hai perso per sempre l’uso dell’occhio sinistro!

L'orologio smise di ticchettare.

 

 ***

        Andrè entrò nella stanza dove il Cavaliere Nero dormiva profondamente grazie alle droghe propinategli dal dottore.

Lei era là, sul terrazzo e gli voltava le spalle.

Vedendole la spada fra le mani, non era per lui difficile immaginare cosa avesse tentato di fare.

E ciò in un certo senso lo lusingava.

Sapere che lei tenesse così tanto a lui da uccidere, forse.

Oscar fuori di sé per quel che era successo…

Oscar che soffriva per lui…

Che impazziva di dolore…

Ma gli piaceva ancor più che si fosse fermata.

Gli piaceva che quella dea della guerra avesse rinunciato alla vendetta perché nulla avrebbe pareggiato il dolore provato da Andrè.

Perché sapeva che lui non avrebbe voluto altro sangue.

Perché forse nemmeno lei voleva il sangue di quell’uomo in particolare.

La guardò lì, col vento ad agitarle i capelli, così come le emozioni agitavano il suo cuore.

- Non è cambiato molto per me… - disse alle sue spalle.

Oscar sussultò.

- Davvero! Io posso ancora vedere il sole, le persone …

Lei non rispondeva.

- Ascolta …vuoi davvero consegnarlo alle autorità?

Si voltò di scatto, improvvisamente indignata, furente. "... Ancora quei discorsi! ..."

Lo guardò un attimo: niente bende, solo un ciuffo castano calato a nascondere la conseguenza del suo capriccio.

- Un ladro resta un ladro! – esclamò, senza permettere alle emozioni di falsarle la voce.

"... Ed un servo, resta un servo..." , riuscì solo a pensare Andrè.

"Oh, Oscar... Che fine ha fatto la bambina ribelle che si arrampicava spavalda fino allo scaffale in alto dei libri proibiti!?

Crescendo, era diventata così lei: diceva solo quel che voleva dire e, peggio, ascoltava solo quel che voleva ascoltare. (2) 

- Certe volte sono proprio un illuso… - mormorò lui sorridendo di sè - Qualche volta dimentico di lavorare per dei nobili e che voi certi discorsi non li capirete mai e poi mai. Davvero, sono proprio un illuso a pensare che … - si fermò di colpo, come se ritenesse inutile proseguire - Niente! - esclamò.

Con un gesto secco della mano mimò l’equivalente di “spazzar via tutto”, mentre la sua mente rimuoveva il ricordo  di riccioli dorati che lo solleticavano.

Arrivò alla porta e si fermò un istante senza voltarsi verso di lei.

- Un illuso … proprio un illuso – mormorò ancora, stancamente.

Si sentiva proprio così: stanco. Stanco di tutto e, a dirla tutta, un po’ stanco anche di lei.

Per una volta avrebbe voluto che lei fosse venuta a cercarlo e … lui non si fosse trovato lì per lei!  

Avrebbe voluto dirle finalmente “no”, quando lei, sicura di lui, della sua presenza, del suo appoggio, avesse chiesto conforto.

Per una volta nella vita, magari, avrebbe voluto levarsi la soddisfazione di piantarla lì, tutta sola a sbrigarsela. 

"Oh, sì! Una volta sola …"

Oscar aveva il potere: un solo battito di ciglia ed avrebbe potuto farlo scomparire! (2)

"... La dea dà, la dea può togliere! ..."

Mentre lui?

Lui sognava di essere per lei come l’aria (2), perché questo era Oscar per Andrè.

Sognava che pensasse a lui, solo a lui. (2)

Qualche volta si domandava se i nobili ce lo avessero un cuore come il suo.

Un cuore tormentato, sanguinante e che piano piano, stava morendo.

"... Ma perché diavolo non me ne vado da questa casa?!... " (3) 

 

 ***

 

        La mattina seguente, scese le scale un po’ malfermo. 

Aveva detto che non era cambiato quasi niente, ma in realtà, muoversi con un occhio solo, non era così facile. Sì, ci avrebbe fatto l’abitudine, ma per intanto, gli spigoli erano tutti suoi! 

E le mezze sbronze quotidiane, non aiutavano di sicuro a mantenere l'equilibrio! 

Dopo aver rischiato di schiantarsi contro un tavolino che non era dove avrebbe dovuto trovarsi,  travolse una pianta nascosta nella mezz'ombra mattutina dell'ingresso; dopo essere inciampato nella lunga gamba di una malefica poltroncina ed aver afferrato miracolosamente una preziosissima porcellana cinese, regalo di nozze per i coniugi Jarjaies, prima che questa rotolasse dal "commode", dono di Luigi XV in persona, urtato maldestramente, Andrè riuscì ad entrare, lievemente stravolto, in cucina da dove proveniva un profumo di biscotti appena sfornati. 

Ecco...Quella era una stanza che avrebbe sempre trovato  a  naso!

La nonna veloce gli apparecchiò la colazione.

- Non vuoi che prima porti qualcosa all’ospite? – le chiese.

...No, non ce ne era bisogno...

Nanny gli disse che, la sera prima, col buio, il Cavaliere Nero era stato portato a Parigi dalla carrozza dei Jarjaies.

"... Niente gendarmi, niente prigione...."

Oscar lo aveva affidato alle cure di Rosalie per la convalescenza.

Andrè sentì come aria fresca nei polmoni.

... Forse Oscar lo aveva ascoltato!

Forse, … non era così illuso! ...

La vide entrare in cucina, passo deciso, fronte aggrottata, sguardo basso. Lei posò seccamente la giacca dell'uniforme su una sedia; la spada, invece, sul tavolo.

- Buongiorno! – la salutò.

- Sì, ciao! – borbottò lei, senza alzare gli occhi su di lui, mentre prendeva posto.

Andrè sorrise.

... Sì, lo aveva ascoltato.

Si comportava sempre da scorbutica quando seguiva i suoi consigli.

Era un modo come un altro per non ammettere che lui aveva ragione e lei torto marcio.

"... Il suo benedetto orgoglio senza limiti!"

Le allungò il piatto coi biscotti, tenendo gli occhi su di lei.

Oscar ne prese uno e cominciò a succhiarlo e mordicchiarlo piano, come faceva da bambina.

Nanny le posò davanti una tazza di latte fumante.

Lui restò a guardarla mentre con entrambe le mani, portava la tazza alla bocca, soffiava piano per raffreddare; nel farlo, le labbra si arricciavano e caute si avvicinavano al bordo caldo; piano piano,  come dopo la volta che si era scottata, tanti tanti anni prima. 

"... La piccola Oscar di sempre!... "

- Vorrei chiederti un favore – disse, col un sorriso sfrontato e divertito stampato in faccia.

- Dimmi …

Ancora non lo guardava.

- Vorrei esercitarmi alla spada con te. Con un occhio solo è difficile valutare le distanze e non vorrei trovarmi in difficoltà, casomai dovessi battermi sul serio.

- Mmm … - deglutì un sorso e ancora non lo guardava – Va bene, ma oggi pomeriggio. Adesso devo andare a Versailles.

- Sì, certo. Grazie, Oscar!

Terminò la colazione, con Andrè davanti che la fissava imperterrito ed impertinente.

Non gli disse una parola in più e non alzò lo sguardo.

Quando fece per alzarsi, Andrè lasciò rotolare la mela con la quale si era gingillato per  tutto il tempo, sul tavolo, nella sua direzione.

Oscar la fermò prima che potesse cadere.

- Buona giornata, Oscar … – mormorò con tono caldo, ma anche divertito.

- Sì, ciao! – borbottò ancora lei, apparentemente impassibile; ma prese la mela, sbirciandolo di sottecchi.

 

***

     Fersen venne quasi travolto  dallo  sciamare di  domestici in allarme.

- Che succede? - chiese afferrando un valletto per il braccio.

- Il principe Joseph, signore, sta molto male!

"Povero Joseph! E povera Antoinette!", pensò "Lei vive per i suoi figli!"

Gli appartamenti di Joseph erano chiusi a tutti, ma lui sapeva dove avrebbe potuto trovarla più tardi.

E così fece. Quando tutto si calmò, andò alla cappella.

Lei era lì, disperata, in ginocchio all'altare.

Doveva parlarle, stringerla, consolarla per quanto possibile, ma ...

si fermò sentendola parlare.

"la malattia di mio figlio è forse una punizione per gli errori che ho commesso?", diceva.

Errori? Alludeva anche a lui?

... No, non la sua 'Toinette! ... Non poteva pensare a lui come ad un errore! 

"Però ... In che altro modo poteva essere definito l'amante di una donna sposata, il "favorito" di una regina, tra le mura di una chiesa, davanti a Dio ed a un bambino morente?"

Si posò di schiena alla colonna. 

Davanti a suo figlio, lui scompariva. Era giusto così, ma faceva male comunque ...

Sentì un bisogno: quello di isolarsi, di dimenticare, di zittire quella sofferenza ... Un bisogno, che qualcun'altro avrebbe potuto identificare con una bottiglia.

... E lasciò sola la donna che amava, perchè nulla poteva fare, in quel momento, in quella occasione.

E perchè essere definito "un errore" ... no, non era piacevole da sentire per un uomo innamorato.

Uscito nel cortile, vide una sagoma conosciuta discutere con Girodelle.

- Oscar! - chiamò.

Ma era già montata a cavallo e si era allontanata verso i cancelli.

Non lo aveva sentito...  Era già passato un mese dal ballo e non era ancora riuscito a parlarle! 

"Oscar ... Oscar ... Oscar..."

Con sorpresa, si scoprì assetato.

***

Era riuscita ad evitarlo ancora una volta!

"Complimenti, Oscar! Davvero coraggiosa!"

Stavolta c'era mancato un soffio!

Ancora un istante e le sarebbe toccato affrontarlo!

Meglio continuare a comportarsi da uomo e fuggire!

"Accidenti! Tutta colpa di Girodelle!"

Le aveva fatto perder tempo ancora una volta! Sembrava che da un po', non riuscisse più a prendere uno straccio di decisione senza consultarla!

"Comandante ... quà? ... Comandante ... là?" 

Per ogni sciocchezza la interpellava.

E poi, ... avrebbe giurato d'averlo sopreso ad annusarle i capelli, una sera nel suo ufficio, mentre le passava alcuni ordini di servizio da firmare ...

"Mah..."

Il tempo a Versailles stava davvero diventando pesante da trascorrere, tra le stranezze di Girodelle e quel continuo schivare Fersen...

E lei, quel pomeriggio, sentiva solo il bisogno di tornare a casa, come se lì non riuscisse più a respirare!

Arrivata a palazzo Jarjaies, nelle scuderie, trovò ancora il sostituto di Andrè, pronto ad accudirle César. Sapeva che, almeno per qualche giorno, Andrè sarebbe rimasto a riposo, ma non potè evitare di pensare che forse si era sentito male di nuovo. Corse in casa, preoccupata.

Andò diretta alle cucine, ma si fermò all'improvviso, udendo due voci scherzare; e si diede dell'idiota, per aver pensato che lui ... che lui stesse male!

- Caspita! Sei una vera artista del biscotto "a coniglio"! - rideva Andrè.

- Guarda! - gli diceva Manon, mostrandogli un biscotto controluce ed urtandogli il braccio con il suo voluminoso decoltè - Guarda come è riuscito bene il codino di questo!

- Un peccato mangiarlo ... Quasi! - ribatteva Andrè, che certo non sembrava intenzionato a metter distanza tra di loro.

"Ma? ... razza di cretino...!"

Oscar si era fermata appena in tempo, sulla porta e, non vista, riusciva ad osservarli da lì, riflessi nelle ante della credenza, mentre seduti a tavola, bevevano cioccolata e sgranocchiavano i dolcetti portati dalla ragazza.

Vide la brunetta allungare piano la mano verso il ciuffo di capelli che gli nascondeva l'occhio ferito.

- No! - esclamò secco lui, bloccandola per il polso.

- Ti fa male? - gli chiese con una vocina mielosa.

- Solo se rido troppo. - ironizzò lui. - E' meglio che tu vada, ora ... Tra poco tornerà madamigella Oscar.

- E allora? E' così severa con te da non permetterti di avere una vita privata? - domandò.

- Non sono sicuro di volere una vita privata, in questo momento, Manon ...

Oscar si sentì inspiegabilmente sollevata da quella risposta.

Manon annuì comprensiva, lasciando intendere d'aver capito che era stata, almeno per il momento, educatamente scaricata; e si alzò lentamente dalla sedia, esibendo ancora una volta il suo "biglietto da visita" a pochi centimetri dal naso di Andrè.

L'uomo l'accompagnò fuori, verso il suo carretto che attendeva nel cortile della servitù.

Oscar entrò in cucina, cauta, cercando di seguirli con lo sguardo e prese un biscotto dal cestino.

Mordicchiò una delle lunghe orecchie di pasta alle mandorle, guardando Andrè che aiutava la ragazza a salire a cassetta.

"Accidenti...!"  ... Pure buoni, erano quei maledetti biscotti ! ...

La vide strusciarsi tutta mentre lui la sollevava e chinarsi poi a sfiorargli la guancia con un bacio.

-... che sgualdrinella! borbottò Oscar, staccando con un morso la testina zuccherosa.

Quando il carretto si mise in movimento, realizzò che presto Andrè sarebbe rientrato da quella porta finestra. Precipitosamente, trangugiò il resto del biscotto e corse fuori della cucina, slittando leggermente nel curvare verso l'anticamera delle stanze di servizio. Si ricompose appena in tempo per far credere di essere arrivata in quel momento.

- Ah! Ecco dove eri finito! - esclamò rientrando in cucina e sfilandosi i guanti bianchi con noncuranza - Sù! Vai a prendere i fioretti che usciamo ad allenarci! Io salgo a cambiarmi. Che c'è? - chiese seria e con tono irritato, vedendolo sorridere.

Andrè scosse il capo. "Nulla", fece cenno con la mano.

- Oh... Bene! Allora ..., due minuti e sarò di ritorno! - disse lei, uscendo.

"Nulla ..." , pensò Andrè divertito " Nulla a parte lo zucchero a velo traditore che hai agli angoli della bocca, Oscar!"

"... Oscar ... Oscar ... Oscar..."

*** continua

 

1) "Le baccanti" di Euripide, non l’ho mai letto, solo riassunti e commenti, quindi potrei citarlo a sproposito, ma mi sembrava in tema: vino, Bacco, Baccanti … Storia abbastanza “pesante” sotto tanti punti di vista, da poter essere proibita a dei ragazzini… e, se consideriamo questa frase “non possiamo più subire dalle donne ciò che subiamo”, pericolosissima per un uomo come il generale che vive con 8 donne in casa: era sicuramente da mettere sull'ultimo scaffale!

2) Celine Dion: "Eyes on me", sparsa in giro... Se qualcuno vuole divertirsi a spulciare il testo, eccolo qui:  http://www.youtube.com/watch?v=Qs_3WwQfSOQ&feature=related

3) se sembra tanto OOC ricordo che è un po'  "fatto" di laudano, il ragazzo ..
 
   
 
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