La mia intenzione resta quella di valorizzare Andrè, senza denigrare nè Fersen, nè Girodelle. Anche se ho l'impressione che lì fuori... qualche segreta fan ce l'ha anche lo svedese... No?
Penultimo capitolo... La sofferenza sta per giungere alla fine, care signore! (ditemi se sto andando in boiata più di quanto penso, eh! perchè ho inserito anche due flashback e ... boh...)
x Ninfea Blu: Eh, sì che la batosta la deve prendere sempre, così impara a far la stupidella con Fersen (che ha una seria relazione extraconiugale con la regina!... ma poverina, matrimonio combinato...), quando ha Andrè lì sotto il naso, liberissimo (salvo i dolcetti a coniglio).
x Tetide: Già, il periodo illuminato, hai ragione. Però, quarda caso, nella "Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino", si dimenticarono di specificare che riguardava anche le donne, anzi le esclusero proprio... Uomini! potrei dire...eh eh... La certezza su cosa fare, per Fersen, non è detto che rimanga tale ... Si sà che lui è un po' farfallone...
x Pry: La mano di Andrè? Te l'ho detto che, se vuole, qualcosa in comune con Fersen, lo trova... Secondo il "mio" Fersen, lui spera di continuare a vederla come amico perchè, in realtà, amici uomini non ne ha e le donne lo vedono solo come bonazzo. E poi, sta bene che la faccia soffrire, così impara .. tiè!
x Audreyny: ehm, spero di non aver offeso nessuno col termine "piallata", perchè io, tipo omino Michelin, proprio non dovrei parlare...Ecco... adesso ho offeso gli "omini" come me ... : x Mister G. è troppo tutto, ma non è de coccio... E Fersen, pazienza, dai!
x Lady in blue: hai ragionissima! Troppo lungo! Questo capitolo doveva essere l'ultimo, ma l'ho diviso e ... spero di averlo spezzato in un buon punto.
x Kira 91: adoro vedere Andrè e Girodelle bisticciare! quasi quanto adoro Andrè sbronzo e ribelle!
x Baby80: non è che hanno fatto un po' troppo la figura delle guardone, Nanny ed Oscar? ...Grazie, Obi Wan!
x Leia345: ci hai imbroccato in pieno! la moto, la partita e la Belen! E posso garantire che Andrè e Fersen non l'hanno nominata solo perchè non era ancora nata! (poi anche le donne hanno le loro fisse, ma mica stiamo sparlando di noi, no?) Per gli scrupoli di Fersen, sono d'accordo con te e non è detto che il mio rimanga "adorabile" fino alla fine, eh...
Grazie ancora a tutte!
3 - VIENI A CERCARMI
Andrè si svegliò al
buio e pensò fosse stato tutto un brutto incubo.
Un dolore fortissimo
all’occhio, Oscar che gridava il suo nome …
Qualcuno stava
bisbigliando nell’ombra, qualcun’altro singhiozzava e poi, prima di finire
ancora nell’oblio, sentì lei che chiedeva:
- Resterà cieco?
“Chiudi gli occhi!”, intimò .
“No!”
“Ti ho detto, chiudi
gli occhi, Andrè!”
“No, poi mi fai qualche dispetto, lo so!”
Gli arrivò un pugno
alla spalla.
“E va bene … va
bene! “
Che bambina
prepotente!
Lo prese per la
manina.
“Non tirarmi così
forte! Mi fai cadere! “, si lamentò.
“Non aprire gli
occhi o ti picchio!”
“Non li apro, ma non riesco a vedere dove vado.. Non tirarmi!”
Lei si fermò all'improvviso e si portò alle sue spalle.
Andrè sentì due manine
posarsi sul suo viso, sui suoi occhi.
“Voglio essere
sicura che non sbirci!”
“Non sto sbirciando…”
Lo guidò piano, pochi passi alla cieca per girare dietro alle scuderie.
Oscar si avvicinò al
suo orecchio: i riccioli biondi gli sfioravano la guancia, facendogli il
solletico.
Avrebbe riso, ma non
voleva un altro pugno.
Un alito leggero al
suo orecchio precedette l’ordine.
“Guarda! …”
Andrè obbedì.
“Ohh…”
“Già, ohh … “ - lo
canzonò. - “Tutto qui quel che sai dire di quei bellissimi ponies? Uno è tuo,
Andrè! Sei contento? Adesso possiamo anche cavalcare insieme … Possiamo stare
sempre insieme…”
Lo prese per mano.
- No, tienili chiusi!
–
Disse la voce, mentre la mano si ritraeva dalla sua.
Andrè tentava di
aprire gli occhi.
Uno gli faceva male
ed era coperto.
Una benda, capì.
La luce dell’alba filtrava appena tra le tende accostate della sua camera.
Nel camino il fuoco scoppietava ancora vivace, segno che era stato alimentato costantemente durante la notte.
"Niente pony …" , pensò.
Quello
era stato un sogno.
E quello prima, … un
incubo reale.
Cos’era accaduto?
"Oh, sì … Una delle idee di Oscar. Davvero una
brillante idea, dar la caccia ad un ladro!"
Anche se non era del tutto convinto della necessità di catturare il Cavaliere Nero.
Non riusciva proprio a considerarlo una priorità, in quel momento.
Anzi, … aveva
sentito che dava ai poveri tutto il maltolto. Anche se in modo sbagliato, ma qualcosa, almeno lui, faceva!
C’era di
più di un ladro sotto quella maschera. Qualcosa di più preoccupante ed anche
più pericoloso, che in troppi si ostinavano ad ignorare.
Ma Oscar non voleva ascoltare ragioni: il suo compito era quello di prenderlo.
Fine della
conversazione.
E lui aveva fatto di
tutto per accontentarla, come sempre.
Ora che lo svedese
era storia apparentemente passata, loro due, di nuovo insieme, all’avventura… Era stato bello.
Ma stavolta era
finita male…
Andrè cercò di
mettere a fuoco quel che lo circondava.
Una sola candela
illuminava il viso di lei, seduta accanto al letto.
... Doveva averlo
vegliato.
Indossava ancora
l’uniforme, con la giubba slacciata, la sciarpa sciolta, la camicia aperta. In
disordine…
Aveva l’aria stanca
e gli occhi lucenti, troppo lucenti.
- Come ti senti? – gli
chiese.
- Intontito … -
mormorò lui con voce impastata.
- Il dottore ti ha
dato del laudano per … il dolore. –
... Non riusciva neppure
a pronunciarla quella parola: dolore.
Restarono in
silenzio.
- Vuoi qualcosa?
La voce di lei era
insolita: era gentile.
- No, niente…
- Hai fame?… sete? …
- No, niente …
Ancora silenzio.
- Dimmi, chi era il
Cavaliere Nero?
- Io… non lo so. L’ho
lasciato andare.
Avrebbe voluto
gridare. Ma si trattenne.
- Dovevi prenderlo,
dovevi farlo!
- Come potevo, Andrè?
Come potevo lasciarti lì, ferito …
Allora la guardò,
per sincerarsi, perché quel tono così contrito, quel bisbiglio non sembrava
lei.
Ed ecco lì, la sua
fragile Oscar che chinava il capo, oppressa dalla vergogna e dalla colpa.
La sua Oscar... Con lui era delicata e trasparente come il cristallo di quel vaso posato sul tavolino alle
sue spalle, illuminato da un pallido raggio bianco, con quell’ unica rosa rossa
tardiva, portata certamente da lei.
La sua Oscar,
appassionata in quel che faceva e scandalosa nel suo modo di farlo.
La sua Oscar, che
certe volte, sotto l’indifferenza ed i modi bruschi, sembrava celare più voglia
d’amarlo di quanto lui stesso potesse immaginare.
Solo questo riusciva
a pensare: la sua Oscar.
Viva, illesa,
bellissima.
Le sorrise.
- Ehi! … Sono contento
sia successo a me, Oscar, credimi.
Lo disse come un
amante dice “ti amo”.
E per un istante gli
sembrò che lei volesse abbracciarlo.
La vide sporgersi,
come attratta verso lui, ma trattenuta al tempo stesso.
Oscar dischiuse le
labbra, per dire qualcosa, ma le parole si bloccarono con un sospiro.
Chinò lo sguardo, un
po’ imbarazzata.
- Sei sempre tanto
caro … - mormorò.
... Ma, nell'animo di Andrè, era chiaro che fosse ben altro quel che lei avrebbe voluto dire.
E sorridendo a quel pensiero, scivolò nuovamente in un sonno profondo.
- Ecco dov’eri finita!
Disse il ragazzino trovandola
sdraiata alla mezzombra di un vitigno, panciallaria, un libro aperto in una
mano e l’altra intenta a spilucchiare un grappolo gentilmente a portata di mano. Le
gambe piegate e leggermente divaricate; i piedi nudi, sporchi di terra, la
camicia fuori dei pantaloni.
- Quando ti vedrà mia
nonna, - rise vedendola così conciata – ti tirerà per le orecchie!
Oscar si strinse
nelle spalle, senza alzare lo sguardo dal libro, ma allungando ancora la mano
sul grappolo.
- Ti sto chiamando da
mezz’ora!
- Lo so … Volevo
vedere quanto ci impiegavi a trovarmi! – rispose con la bocca piena ed uno sguardo
malandrino rivolto a lui..
Le rifilò un calcio
leggero alla coscia, ad espressione del suo disappunto, prima di stendersi accanto a lei; testa a testa, spalla a spalla.
- Cosa leggi?
- Le baccanti. (1)
- E’ bello?
- Boh … Finora è uno
dei soliti garbugli tra dei e mortali. Pauroso e divertente insieme
…Impegnativo … Ma, sai .. era nello scaffale in alto …
E sollevò le
sopracciglia con aria birichina, guardandolo al di sopra della spalla.
Andrè ricambiò lo
sguardo, spalancando nel contempo la bocca, come una trota, consapevole che si
trattava quindi di un libro a loro proibito.
- Doppia tirata
d’orecchie, Oscar! … - la mise in guardia.
- Solo se tu fai la
spia…
- Io non faccio la
spia … - s’immusonì lui - … Cedo alla tortura!
- Sei un mollaccione!
La guardò senza
replicare.
Una foglia di vite
le ombreggiava il viso, dondolando, dando ai capelli ribelli, ora la luce
dell’oro, ora il colore del grano maturo.
- Non vuoi raccontarmi
qualcosa della trama? – chiese, abbandonando il pensiero di risponderle per le
rime ed arrivare alla lite.
- Allora … Il solito
Giove ha ingravidato la solita mortale; le sorelle di lei insinuano che il
padre non sia Giove, ma un comune mortale, quindi il figlio, Dioniso, deve convincere
tutti di essere un dio e non un uomo qualunque e…
- Ma sai che ho
sentito una cosa del genere proprio giù alla taverna ieri!
- Sì, come no!
- Sì, stavano dicendo
di questo nobile che ha messo incinta una ragazza del paese, ma tra i parenti
di entrambi, certi negano, certi confermano e non si capisce dove sta la
verità.
- E a che serve
saperlo? Tanto se lui è nobile non potrà mai sposarla. La legge è legge! Conviene trovino un
giovanotto disposto ad ammogliarsi ed a tenere il bimbo come suo. Mio padre
direbbe così.
Si volse a guardarlo
storto.
- E che ci sei andato
a fare alla taverna, tu?
Andrè scansò lo
sguardo inquisitore ed acchiappò un grappolo pendente proprio sopra la sua
testa.
- Commissione per la
nonna. – rispose vago, infilandosi qualche acino succulento in bocca.
Oscar chiuse di
colpo il libro, lasciandoci dentro un dito per tenere il segno, e si tirò su, su
di un gomito, restando lì a fissarlo attentamente, con il sorrisetto di chi ha
colto in fallo l’amico.
- Bugiardo! – affermò
– Lo so io perché sei andato al villaggio da solo! Per vedere le lavandaie alla
fontana!
- Non è vero!
- Sì, che è vero!
Gli
saltò cavalcioni
sui fianchi, tenendolo giù per le spalle; lo
fissava dritto negli occhi, scrutandone lo sguardo come a
voler leggere la verità in quelle pagine di
smeraldo.
-
Ammettilo! - gli intimò, avvicinando il viso
al suo, tanto che i riccioli biondi, scivolati appena dalle
spalle, quasi arrivavano a solleticarlo.
- No!
Gli arrivò una
librata in fronte.
- Ahia!
Due librate.
-
Smettila! – ringhiò,
cercando di disarmarla, agitando le mani come un'anguilla per
seguire le veloci mosse evasive di lei, che si sottraeva, ma senza
liberargli i fianchi.
Tre librate.
- Sì! Sì – ammise esasperato - E
allora? Ho tredici anni, io!
Oscar si bloccò col
libro a mezz’aria e l’espressione tra l’interrogativo ed il divertito.
- Beh… Sono grande. –
precisò lui, con tono più contenuto.
Lei scoppiò a
ridere, indelicata come sempre.
- Cosa saresti tu?
- Nonna dice che sono
diventato un ometto! - esclamò con vigore, reagendo all'aria di sfida dell'amica.
Gli diede una ditata
in mezzo agli occhi.
- Ahia!
- Tu sei un mollaccione!
- No…
Seconda ditata.
- Piantala!
- Sei il solito Andrè
di sempre!
Terza ditata.
- Senti… Oscar…
Quarta ditata.
- Smettila! - gridò.
- Dì cosa sei! - gli ordinò.
L’afferrò per i
fianchi per liberarsi di lei, strinse, ma esitò.
- E va bene! Sono il
solito Andrè! – esclamò, bloccandole però la mano.
- Ferma! Ferma, Oscar!
Sono Andrè! – esclamò senza gridare, bloccandole il pugno.
- Andrè! Che ci fai
qui? – domandò sorpresa.
- Come sarebbe a dire
“che ci fai qui”? Sono venuto a salvarti! – ribattè giustamente acido.
- Oh … Bene! – commentò
lei.
Lo aiutò ad alzarsi
dal pavimento della cella dove lo aveva fatto finire quando gli era saltata
addosso.
- Sono perfetto come
Cavaliere Nero … - gongolò lui – Ho ingannato anche te!
- Sì sì, ma adesso vai
avanti! Sbrighiamoci ad uscire di qui.
Percorsero una buona
parte dei corridoi nei sotterranei del Palazzo Reale dove Oscar era stata
tenuta prigioniera ed erano quasi all’uscita, quando Andrè le fece un cenno;
veloci, si imbucarono dentro una buia nicchia nel muro da dove videro passare
il vero Cavaliere Nero.
La sentì sogghignare
nell’oscurità, pochi centimetri dal suo volto. Sentì la mano di lei sfiorargli
il ventre ed impugnare saldamente la pistola che lui teneva nella cintura,
mentre gli sussurrava la pazza idea all’orecchio. Ma non c’era bisogno che lei
chiedesse con insistenza: c’era il quel corpo caldo premuto contro il suo e lui
già non capiva più niente.
... Le diceva ancora sì. Il solito Andrè di sempre, diceva il solito "sì" ...
“Mollaccione”, si
disse.
Il piano era
semplice, pulito, basato sulla giusta occasione e sull’elemento sorpresa.
Catturare il
Cavaliere Nero fu facile, perfino divertente.
Ma non era previsto
il lieto fine a quest’avventura.
- Che ti succede? –
gli chiese quel pomeriggio, vedendolo che si aggrappava al corrimano di marmo.
- Non so … E’
l’occhio…- riuscì a dire mentre il dolore gli faceva girare il mondo intorno.
- Faccio chiamare il
dottore!
Gli si avvicinò e l'
obbligò ad aggrapparsi a lei.
Lo guidò fino al
salottino del pian terreno, chiamando Nanny, che arrivò prontamente all’udire
un tono disperato.
- Manda a cercare il
dottore – le disse mentre faceva sdraiare l’amico sul divanetto - Andrè non sta bene … - mormorò senza
togliere gli occhi da lui e, prevenendo le mosse di una nonna preoccupata, le
indicò la porta .
- Subito! – specificò
perentoria.
Marron Glacè non
obietto, no certo. ... Andrè era in buone mani.
Oscar corse a
chiudere le tende pesanti e tornò accanto a lui.
- Che ti senti? –
chiese, sedendosi al suo fianco.
- Fa tanto male … -
cercò la sua mano e la strinse. – Oscar …
- Shsss … Stai calmo.
Ma era un consiglio
che non riusciva ad applicare a sè stessa.
Ricambiava la
stretta e col pollice gli massaggiava mano.
- Stai calmo –
ripeteva, mentre l’ansia cresceva in lei.
Nanny tornò armata
di bende e bacinella.
Senza chiedere il
suo permesso, l’allontanò e cominciò ad accudire Andrè per quel che poteva, per
quel poco che il dottore aveva spiegato nelle precedenti visite.
Oscar si rifugiò in
un angolo della stanza, in piedi, immobile, a braccia conserte, non potendo far
altro che attendere.
Fissava ancora l’orologio sul caminetto, che ticchettava piano.
Forse era rotto
perché il tempo sembrava non voler passare.
Diede un colpetto al vetro: le lancette non la convincevano. Sembravano ferme. Anzi, sembravano andare indietro anziché avanti…
"Sì, senz’altro rotto. Il tempo non può essere
riavvolto, purtroppo!"
Nanny aveva dato
ancora del laudano ad Andrè e lui aveva smesso di lamentarsi. Gli avevano
rimesso le bende e lui si era assopito sul divano.
Magari fosse stato
possibile far tornare indietro il tempo, sapendo quel che sapeva ora!
Avrebbe potuto
mettere a posto le cose! Tutti i dannati pasticci degli ultimi due mesi…
Per cominciare, avrebbe evitato di perdersi dietro a Fersen. Non avrebbe affrontato la figuraccia del ballo, l’umiliazione di esser scesa a livello di una qualunque insulsa dama. E non si sarebbe rosa in tutti quei dubbi, quelle fantasticherie assurde, quegli imbarazzanti sogni ad occhi aperti, indegni di lei.
Le sembrava passato un secolo da quando aveva pensato a Fersen ... in quel certo modo.
Dopo la sera del ballo, aveva continuato ad evitarlo. Non se la sentiva proprio di affrontarlo. Schivarlo non era affatto facile, ma fino ad ora c'era riuscita. Non che fosse qualcosa di cui andare orgogliosa, specie per il coraggioso comandante della Guardia Reale, in questo fuggire ogni volta che lo vedeva spuntare in un corridoio, in un viale, in un colonnato..., ma gli uomini lo facevano da sempre, perchè non lei!?
"Già Oscar ... Tipico atteggiamento maschile, voler sfuggire al confronto sentimentale..."
E poi, aveva bisogno di tempo, per capire cosa dirgli, quando quel momento sarebbe arrivato.
"Che situazione!"
...Tic toc ... "Benedetto tempo!" ... tic toc ... "Maledetti sbagli!"
"… E soprattutto …"
Si
volse verso il divano.
... Soprattutto non avrebbe dato la caccia al Cavaliere Nero, permettendo che Andrè si assumesse tutti i rischi e le fatiche. Pagando, alla fine, al suo posto.
Lui avrebbe potuto perdere la vita, quella notte... Lui, che c'era sempre per lei, da sempre... Se lo avesse perduto, cosa sarebbe stato di lei?
"Il nulla?"
Lo guardò lì, nella penombra. La coperta bianca rimboccata fin sulle spalle, i capelli scuri sparsi sul cuscino di raso rosso. Il folto ciuffo calato sulla benda.
"... Andrè ... Andrè ... Andrè..."
Il suo respiro era
regolare.
Sicuramente, non
c’era da preoccuparsi, si diceva.
La ferita era seria
ma non grave, aveva detto il medico alla prima visita.
"Sicuramente, una
sciocchezza…"
Aveva sbendato
l’occhio troppo presto, per camuffarsi da Cavaliere Nero ed andarla a salvare,
ma non poteva perdere la vista per una cosa come questa.
"… No, non può …"
Si torturò le mani.
Udì delle voci. Il
medico era finalmente arrivato.
Entrò nella stanza
con Nanny che reggeva un candelabro.
L’uomo la salutò con
un cenno del capo e, rapido, cominciò ad estrarre l’occorrente dalla borsa.
Marron Glacè si
avvicinò al nipote, lo scosse delicatamente, chiamandolo ed Andrè si svegliò.
Oscar non riusciva a
sentire bene quel che il medico gli chiedeva sommessamente. Poi lo vide togliergli la benda e
prendere una candela come aveva fatto la notte del ferimento.
- Dimmi cosa vedi –
gli disse, portandogli la fiamma davanti.
- Sì, certo – rispose
Andrè coprendosi l’occhio sano.
Ormai sapeva com’era
la procedura.
Il dottore mosse a
destra e sinistra la luce.
Ma Andrè continuava
ad attendere che l'esame cominciasse.
- Mi dispiace, ragazzo
– disse il medico seccato – Avevo chiaramente ordinato che tu non togliessi la
benda senza il mio permesso… Hai perso per sempre l’uso dell’occhio sinistro!
L'orologio smise di ticchettare.
***
Andrè entrò nella stanza dove il
Cavaliere Nero dormiva profondamente grazie alle droghe propinategli dal
dottore.
Lei era là, sul
terrazzo e gli voltava le spalle.
Vedendole la spada
fra le mani, non era per lui difficile immaginare cosa avesse tentato di fare.
E ciò in un certo
senso lo lusingava.
Sapere che lei
tenesse così tanto a lui da uccidere, forse.
Oscar fuori di sé per
quel che era successo…
Oscar che soffriva
per lui…
Che impazziva di
dolore…
Ma gli piaceva ancor
più che si fosse fermata.
Gli piaceva che
quella dea della guerra avesse rinunciato alla vendetta perché nulla avrebbe
pareggiato il dolore provato da Andrè.
Perché sapeva che
lui non avrebbe voluto altro sangue.
Perché forse nemmeno
lei voleva il sangue di quell’uomo in particolare.
La guardò lì, col
vento ad agitarle i capelli, così come le emozioni agitavano il suo cuore.
- Non è cambiato molto
per me… - disse alle sue spalle.
Oscar sussultò.
- Davvero! Io posso
ancora vedere il sole, le persone …
Lei non rispondeva.
- Ascolta …vuoi
davvero consegnarlo alle autorità?
Si voltò di scatto,
improvvisamente indignata, furente. "... Ancora quei discorsi! ..."
Lo guardò un attimo:
niente bende, solo un ciuffo castano calato a nascondere la conseguenza del suo
capriccio.
- Un ladro resta un
ladro! – esclamò, senza permettere alle emozioni di falsarle la voce.
"... Ed un servo, resta un servo..." , riuscì solo a pensare Andrè.
"Oh, Oscar... Che fine ha fatto la bambina ribelle che si arrampicava spavalda fino allo scaffale in alto dei libri proibiti!?
Crescendo, era diventata così lei:
diceva solo quel che voleva dire e, peggio, ascoltava solo quel che voleva
ascoltare. (2)
-
Certe volte sono
proprio un illuso… - mormorò lui sorridendo di sè -
Qualche volta dimentico di
lavorare per dei nobili e che voi certi discorsi non li capirete mai e
poi mai.
Davvero, sono proprio un illuso a pensare che … - si
fermò di colpo, come se ritenesse inutile proseguire - Niente! -
esclamò.
Con
un gesto secco della
mano mimò l’equivalente di “spazzar via
tutto”, mentre la sua mente rimuoveva il ricordo di
riccioli dorati che lo solleticavano.
Arrivò alla porta e
si fermò un istante senza voltarsi verso di lei.
- Un illuso … proprio
un illuso – mormorò ancora, stancamente.
Si sentiva proprio
così: stanco. Stanco di tutto e, a dirla tutta, un po’ stanco anche di lei.
Per una volta
avrebbe voluto che lei fosse venuta a cercarlo e … lui non si fosse trovato lì
per lei!
Avrebbe voluto dirle
finalmente “no”, quando lei, sicura di lui, della sua presenza, del suo
appoggio, avesse chiesto conforto.
Per una volta nella vita, magari, avrebbe voluto levarsi la soddisfazione di piantarla lì, tutta sola a sbrigarsela.
"Oh, sì! Una volta sola …"
Oscar aveva il
potere: un solo battito di ciglia ed avrebbe potuto farlo scomparire! (2)
"... La dea dà, la dea
può togliere! ..."
Mentre lui?
Lui sognava di
essere per lei come l’aria (2), perché questo era Oscar per Andrè.
Sognava che pensasse
a lui, solo a lui. (2)
Qualche volta si
domandava se i nobili ce lo avessero un cuore come il suo.
Un cuore tormentato,
sanguinante e che piano piano, stava morendo.
"... Ma perché diavolo
non me ne vado da questa casa?!... " (3)
***
La mattina seguente, scese le scale un po’ malfermo.
Aveva detto che non era cambiato quasi niente, ma in realtà, muoversi con un occhio solo, non era così facile. Sì, ci avrebbe fatto l’abitudine, ma per intanto, gli spigoli erano tutti suoi!
E le mezze sbronze quotidiane, non aiutavano di sicuro a mantenere l'equilibrio!
Dopo aver rischiato di schiantarsi contro un tavolino che non era dove avrebbe dovuto trovarsi, travolse una pianta nascosta nella mezz'ombra mattutina dell'ingresso; dopo essere inciampato nella lunga gamba di una malefica poltroncina ed aver afferrato miracolosamente una preziosissima porcellana cinese, regalo di nozze per i coniugi Jarjaies, prima che questa rotolasse dal "commode", dono di Luigi XV in persona, urtato maldestramente, Andrè riuscì ad entrare, lievemente stravolto, in cucina da dove proveniva un profumo di biscotti appena sfornati.
Ecco...Quella era una stanza che avrebbe sempre trovato a naso!
La nonna veloce gli
apparecchiò la colazione.
- Non vuoi che prima
porti qualcosa all’ospite? – le chiese.
...No, non ce ne era
bisogno...
Nanny gli disse che,
la sera prima, col buio, il Cavaliere Nero era stato portato a Parigi dalla
carrozza dei Jarjaies.
"... Niente gendarmi,
niente prigione...."
Oscar lo aveva
affidato alle cure di Rosalie per la convalescenza.
Andrè sentì come
aria fresca nei polmoni.
... Forse Oscar lo aveva
ascoltato!
Forse, … non era
così illuso! ...
La
vide entrare in
cucina, passo deciso, fronte aggrottata, sguardo basso. Lei posò
seccamente la giacca dell'uniforme su una sedia; la spada, invece, sul
tavolo.
- Buongiorno! – la
salutò.
- Sì, ciao! – borbottò
lei, senza alzare gli occhi su di lui, mentre prendeva posto.
Andrè sorrise.
... Sì,
lo aveva ascoltato.
Si comportava sempre
da scorbutica quando seguiva i suoi consigli.
Era un modo come un
altro per non ammettere che lui aveva ragione e lei torto marcio.
"... Il suo benedetto
orgoglio senza limiti!"
Le allungò il piatto
coi biscotti, tenendo gli occhi su di lei.
Oscar ne prese uno e
cominciò a succhiarlo e mordicchiarlo piano, come faceva da bambina.
Nanny le posò
davanti una tazza di latte fumante.
Lui restò a guardarla mentre con entrambe le mani, portava la tazza alla bocca, soffiava piano per raffreddare; nel farlo, le labbra si arricciavano e caute si avvicinavano al bordo caldo; piano piano, come dopo la volta che si era scottata, tanti tanti anni prima.
"... La piccola Oscar di sempre!... "
- Vorrei chiederti un
favore – disse, col un sorriso sfrontato e divertito stampato in faccia.
- Dimmi …
Ancora non lo
guardava.
- Vorrei esercitarmi
alla spada con te. Con un occhio solo è difficile valutare le distanze e non
vorrei trovarmi in difficoltà, casomai dovessi battermi sul serio.
- Mmm … - deglutì un
sorso e ancora non lo guardava – Va bene, ma oggi pomeriggio. Adesso devo
andare a Versailles.
- Sì, certo. Grazie,
Oscar!
Terminò la
colazione, con Andrè davanti che la fissava imperterrito ed impertinente.
Non gli disse una parola
in più e non alzò lo sguardo.
Quando fece per
alzarsi, Andrè lasciò rotolare la mela con la quale si era gingillato per tutto il tempo, sul tavolo, nella sua
direzione.
Oscar la fermò prima
che potesse cadere.
- Buona giornata,
Oscar … – mormorò con tono caldo, ma anche divertito.
- Sì, ciao! – borbottò
ancora lei, apparentemente impassibile; ma prese la mela, sbirciandolo di
sottecchi.
***
Fersen venne quasi travolto dallo sciamare di domestici in allarme.
- Che succede? - chiese afferrando un valletto per il braccio.
- Il principe Joseph, signore, sta molto male!
"Povero Joseph! E povera Antoinette!", pensò "Lei vive per i suoi figli!"
Gli appartamenti di Joseph erano chiusi a tutti, ma lui sapeva dove avrebbe potuto trovarla più tardi.
E così fece. Quando tutto si calmò, andò alla cappella.
Lei era lì, disperata, in ginocchio all'altare.
Doveva parlarle, stringerla, consolarla per quanto possibile, ma ...
si fermò sentendola parlare.
"la malattia di mio figlio è forse una punizione per gli errori che ho commesso?", diceva.Errori? Alludeva anche a lui?
... No, non la sua 'Toinette! ... Non poteva pensare a lui come ad un errore!
"Però ... In che altro modo poteva essere definito l'amante di una donna sposata, il "favorito" di una regina, tra le mura di una chiesa, davanti a Dio ed a un bambino morente?"
Si posò di schiena alla colonna.
Davanti a suo figlio, lui scompariva. Era giusto così, ma faceva male comunque ...
Sentì un bisogno: quello di isolarsi, di dimenticare, di zittire quella sofferenza ... Un bisogno, che qualcun'altro avrebbe potuto identificare con una bottiglia.
... E lasciò sola la donna che amava, perchè nulla poteva fare, in quel momento, in quella occasione.
E perchè essere definito "un errore" ... no, non era piacevole da sentire per un uomo innamorato.
Uscito nel cortile, vide una sagoma conosciuta discutere con Girodelle.
- Oscar! - chiamò.
Ma era già montata a cavallo e si era allontanata verso i cancelli.
Non lo aveva sentito... Era già passato un mese dal ballo e non era ancora riuscito a parlarle!
"Oscar ... Oscar ... Oscar..."
Con sorpresa, si scoprì assetato.
***
Era riuscita ad evitarlo ancora una volta!
"Complimenti, Oscar! Davvero coraggiosa!"
Stavolta c'era mancato un soffio!
Ancora un istante e le sarebbe toccato affrontarlo!
Meglio continuare a comportarsi da uomo e fuggire!
"Accidenti! Tutta colpa di Girodelle!"
Le aveva fatto perder tempo ancora una volta! Sembrava che da un po', non riuscisse più a prendere uno straccio di decisione senza consultarla!
"Comandante ... quà? ... Comandante ... là?"
Per ogni sciocchezza la interpellava.
E poi, ... avrebbe giurato d'averlo sopreso ad annusarle i capelli, una sera nel suo ufficio, mentre le passava alcuni ordini di servizio da firmare ...
"Mah..."
Il tempo a Versailles stava davvero diventando pesante da trascorrere, tra le stranezze di Girodelle e quel continuo schivare Fersen...
E lei, quel pomeriggio, sentiva solo il bisogno di tornare a casa, come se lì non riuscisse più a respirare!
Arrivata a palazzo Jarjaies, nelle scuderie, trovò ancora il sostituto di Andrè, pronto ad accudirle César. Sapeva che, almeno per qualche giorno, Andrè sarebbe rimasto a riposo, ma non potè evitare di pensare che forse si era sentito male di nuovo. Corse in casa, preoccupata.
Andò diretta alle cucine, ma si fermò all'improvviso, udendo due voci scherzare; e si diede dell'idiota, per aver pensato che lui ... che lui stesse male!
- Caspita! Sei una vera artista del biscotto "a coniglio"! - rideva Andrè.
- Guarda! - gli diceva Manon, mostrandogli un biscotto controluce ed urtandogli il braccio con il suo voluminoso decoltè - Guarda come è riuscito bene il codino di questo!
- Un peccato mangiarlo ... Quasi! - ribatteva Andrè, che certo non sembrava intenzionato a metter distanza tra di loro.
"Ma? ... razza di cretino...!"
Oscar si era fermata appena in tempo, sulla porta e, non vista, riusciva ad osservarli da lì, riflessi nelle ante della credenza, mentre seduti a tavola, bevevano cioccolata e sgranocchiavano i dolcetti portati dalla ragazza.
Vide la brunetta allungare piano la mano verso il ciuffo di capelli che gli nascondeva l'occhio ferito.
- No! - esclamò secco lui, bloccandola per il polso.
- Ti fa male? - gli chiese con una vocina mielosa.
- Solo se rido troppo. - ironizzò lui. - E' meglio che tu vada, ora ... Tra poco tornerà madamigella Oscar.
- E allora? E' così severa con te da non permetterti di avere una vita privata? - domandò.
- Non sono sicuro di volere una vita privata, in questo momento, Manon ...
Oscar si sentì inspiegabilmente sollevata da quella risposta.
Manon annuì comprensiva, lasciando intendere d'aver capito che era stata, almeno per il momento, educatamente scaricata; e si alzò lentamente dalla sedia, esibendo ancora una volta il suo "biglietto da visita" a pochi centimetri dal naso di Andrè.
L'uomo l'accompagnò fuori, verso il suo carretto che attendeva nel cortile della servitù.
Oscar entrò in cucina, cauta, cercando di seguirli con lo sguardo e prese un biscotto dal cestino.
Mordicchiò una delle lunghe orecchie di pasta alle mandorle, guardando Andrè che aiutava la ragazza a salire a cassetta.
"Accidenti...!" ... Pure buoni, erano quei maledetti biscotti ! ...
La vide strusciarsi tutta mentre lui la sollevava e chinarsi poi a sfiorargli la guancia con un bacio.
-... che sgualdrinella! - borbottò Oscar, staccando con un morso la testina zuccherosa.
Quando il carretto si mise in movimento, realizzò che presto Andrè sarebbe rientrato da quella porta finestra. Precipitosamente, trangugiò il resto del biscotto e corse fuori della cucina, slittando leggermente nel curvare verso l'anticamera delle stanze di servizio. Si ricompose appena in tempo per far credere di essere arrivata in quel momento.
- Ah! Ecco dove eri finito! - esclamò rientrando in cucina e sfilandosi i guanti bianchi con noncuranza - Sù! Vai a prendere i fioretti che usciamo ad allenarci! Io salgo a cambiarmi. Che c'è? - chiese seria e con tono irritato, vedendolo sorridere.
Andrè scosse il capo. "Nulla", fece cenno con la mano.
- Oh... Bene! Allora ..., due minuti e sarò di ritorno! - disse lei, uscendo.
"Nulla ..." , pensò Andrè divertito " Nulla a parte lo zucchero a velo traditore che hai agli angoli della bocca, Oscar!"
"... Oscar ... Oscar ... Oscar..."
*** continua
1) "Le baccanti" di Euripide, non l’ho mai letto, solo riassunti e commenti, quindi potrei citarlo a sproposito, ma mi sembrava in tema: vino, Bacco, Baccanti … Storia abbastanza “pesante” sotto tanti punti di vista, da poter essere proibita a dei ragazzini… e, se consideriamo questa frase “non possiamo più subire dalle donne ciò che subiamo”, pericolosissima per un uomo come il generale che vive con 8 donne in casa: era sicuramente da mettere sull'ultimo scaffale!
2) Celine Dion: "Eyes on me", sparsa in giro... Se qualcuno vuole divertirsi a spulciare il testo, eccolo qui: http://www.youtube.com/watch?v=Qs_3WwQfSOQ&feature=related3) se sembra tanto OOC ricordo che è un po' "fatto" di laudano, il ragazzo ..