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Autore: Brin    24/09/2010    9 recensioni
In un mondo in cui i vampiri sono la razza dominante e l’umanità è il loro territorio di caccia, la vendetta spinge Cora verso le braccia delle stesse creature che lei e il resto degli esseri umani uccidono per difesa. Una storia di faide antiche, legami ossessivi, tradizioni sanguinarie, passioni, desideri, vendette e tormenti.
[STORIA SOSPESA!]
Genere: Dark, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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14.

Domina

 

 

 

 

Silenzio: ecco come aveva reagito Cloe non appena Axel le aveva raccontato cos’era accaduto a Cora e quali condizioni Santiago avesse avanzato in cambio del suo aiuto. Era rimasta muta, appoggiata al tavolo della cucina, le braccia conserte e lo sguardo basso. Come sempre, quando rifletteva su decisioni che riteneva importanti.

«Non sei costretta a farlo» le aveva detto Axel, placido e sereno, come se fosse convinto di poter aiutare Cora anche senza l’aiuto del Sangre. Come se fosse certo che Cloe non avrebbe accettato le condizioni poste da Santiago.

«Lei mi ha aiutato quando ne ho avuto bisogno» aveva ribattuto guardando Axel negli occhi; lo sguardo fermo e sincero, la mente che correva alla notte in cui l’Eraclea l’aveva raccolta dall’asfalto insanguinata, debole ma ancora viva.

Lui non aveva ribattuto. Si era limitato a voltarle le spalle, tornando a dedicarsi al caffè che stava preparando.

«Come vuoi.»

Axel non aveva aggiunto altro e si era chiuso in un silenzio ostinato che nascondeva preoccupazioni profonde. Cloe, del resto, non poteva biasimarlo. Conosceva Axel; l’aveva seguito per decenni, aveva imparato ad apprezzare l’accortezza e il riguardo con cui trattava le persone che gli erano care. Che lui considerava una famiglia.

Per Axel, metterli in pericolo non era una possibilità calcolabile, in qualunque circostanza.

«Sei almeno consapevole di quello che ti aspetta?»

Ancora di spalle, la voce posata mentre mescolava il caffè. Eppure, Cloe ne era certa, il suo sguardo doveva essere tutt’altro che sereno: probabilmente Axel era corrucciato, le sopracciglia aggrottate e un’espressione contrariata che poteva permettersi solamente quando non c’era nessuno ad osservarlo. Quando le porse la tazza fumante, però, il volto del vampiro era sereno.

«Sì, lo so. Diventare il ghoul di qualcun altro non è una passeggiata» ammise lei, sorseggiando il caffè.

«È doloroso, Cloe…» Axel cercò il suo sguardo, come a voler confermare le proprie parole con un’occhiata efficace. «… Molto doloroso. »

E lei sorrise. Un sorriso aperto, sincero, riconoscente. Se Axel avesse saputo quali fossero le reali preoccupazioni di Cloe, probabilmente non sarebbe rimasto così composto e controllato.

Perché, più del dolore di un corpo che andava in pezzi nonostante la vita non lo abbandonasse, ciò che lei temeva era l’idea di legarsi alla creatura che più di ogni altra rappresentava per lei tormento e dannazione, turbamento e proibizione. Santiago -il nemico della sua famiglia, del suo clan- sarebbe diventato il suo padrone, il suo sostentamento e, più di ogni altra cosa, la sua dipendenza. Non avrebbe più potuto fare a meno di lui: sarebbe stato fisicamente insostenibile vivere più di un giorno senza il sangue di quel vampiro. Nonostante tutto, però, la sola idea di legarsi in modo così totalizzante a quella creatura la rendeva ansiosa, provocando in lei un senso di eccitazione scomodo e sbagliato.

Un’aspettativa perversa che le rubò il fiato.

Dovresti vergognarti, Cloe.

Avrebbe dovuto, certo, ma le parole non erano sufficienti a fomentare il senso di colpa. Sostenne lo sguardo di Axel, il cuore che batteva senza più alcun controllo.

«Credimi, lo so.»

 

 

*

 

 

Le bendarono gli occhi non appena salì in macchina.

Poteva distinguere contorni sfuocati e confusi attraverso il tessuto nero che le impediva di guardare, ma non era abbastanza per capire che cosa stesse succedendo: ogni cosa scivolava lontano dai suoi sensi, sfuggente come acqua. Non poter vedere fomentava la sua paura, ma Cora cercò di resistere: se avesse ceduto, il terrore l’avrebbe travolta e lei sarebbe rimasta in completa balia dei Sangre che occupavano l’abitacolo della vettura. Non che avesse la possibilità di difendersi, certo, ma la lucidità era l’unica cosa che le era rimasta. L’ultima cosa che desiderava era perdere anche quell’ultimo appiglio.

Sentiva il rumore del motore, le gomme che sobbalzavano ad ogni dosso, voci che parlavano una lingua antica che lei non conosceva. Latino, probabilmente.

Non volevano farle capire nulla. Cercavano di lasciarla sola con sé stessa, con le proprie paure, senza lasciarle neppure un indizio per poter intuire che cosa stesse succedendo. Le avevano negato qualunque contatto con il mondo, sia che fosse la strada che scorreva oltre il finestrino dell’automobile, sia che si trattasse del contenuto della loro conversazione. Il messaggio era chiaro: lei era una preda e come tale non aveva diritto a nulla.

Quando la fecero scendere dalla macchina dopo un tragitto non ben definito, tutto quello che Cora sentì furono due paia di mani che le afferrarono le braccia.

«Forza, cammina» una voce maschile alle sue spalle –probabilmente il vampiro che la stava scortando- la spinse a muoversi.

Certo, come no.

La benda non le era stata tolta, e spostarsi risultava più difficile del previsto: si sentiva goffa, terribilmente impedita nei movimenti. Improvvisamente, privata della vista, Cora ebbe la sensazione che tutto il mondo che lei conosceva le fosse stato strappato di mano.

Il vampiro l’aiutò a spostarsi in rigoroso silenzio; non fece alcun commento, neppure quando Cora urtò qualcosa con la gamba, probabilmente lo spigolo di qualche mobile. Sentiva dei rumori particolari attorno a sé, appartenenti alla quotidianità di un luogo grande, frequentato, ampio: un diffuso chiacchiericcio, il ticchettare di tacchi, rumore di bicchieri… Persino la musica di una pubblicità.

Dove mi hanno portata?

Il vampiro alle sue spalle la costrinse a fermarsi, ma nonostante Cora cercasse di cogliere qualunque dettaglio attraverso la trama della benda ogni sforzo risultò inutile: tutto quello che riusciva a vedere non era altro che buio.

Quando ripresero a muoversi, però, la mano della ragazza sfiorò una superficie fredda e irregolare, che si piegava ad angolo e proseguiva descrivendo i contorni di qualche piccola stanzetta. Poi il terreno cominciò a salire con un sobbalzo sgraziato, e Cora si ritrovò a dondolare incerta e sorpresa, la stretta del suo accompagnatore sempre salda sul suo braccio.

È un ascensore. Sono in un palazzo.

Un suono simile ad una campanella, un altro sobbalzo: l’ascensore si fermò e le porte si aprirono, silenziose.

«Andiamo» il vampiro la costrinse a proseguire, conducendola chissà dove. Poi lo scatto di una serratura, il rumore di perni che ruotano, un cigolio leggero: la spinse all’interno della stanza e, dopo aver richiuso a chiave, le sfilò la benda. E Cora finalmente riuscì a vedere chi le stava di fronte.

Si trattava di un vampiro dall’aspetto giovane, decisamente bello: una bellezza greca, dai lineamenti marcati e netti, sfrontata e ammaliante. I capelli, ricci e ribelli, davano ulteriore personalità all’aspetto e gli occhi nocciola la studiavano senza troppa partecipazione.

Come ogni altro vampiro era attraente, una creatura nata per giocare con la propria preda e toglierle la possibilità di desiderare qualunque altra cosa non fosse lui stesso. L’incarnazione della seduzione più perversa; una bellezza tentatrice che prometteva ogni tipo di piacere, ma che dava solamente morte.

«Dove sono?» Cora si guardò attorno rapidamente, uno sguardo fugace a quella che sembrava una camera d’albergo piccola ma lussuosa prima di cercare lo sguardo della creatura che le stava di fronte. Non sembrava particolarmente propenso a farle del male: nei suoi occhi non c’era traccia della follia che illuminava lo sguardo di Lakeisha né dell’esaltazione perversa che rendeva Santiago un tipo decisamente poco affidabile. Tuttavia rimaneva pur sempre un vampiro. Di più, un Sangre.

Era abbastanza per non potersi permettere distrazioni.

«Che posto è questo?»

«Sei nell’alveare e ci rimarrai finché la Domina non deciderà altrimenti.»

«La DominaCora si accigliò sovrappensiero, la mente troppo impegnata a sondare la camera per potersi permettere qualunque tipo di ragionamento non riguardasse la fuga. Poi, senza preavviso, un lampo di gelida comprensione la freddò all’istante, costringendola a cercare la verità nello sguardo indecifrabile di quel vampiro. «Lakeisha

«A pochi è concesso chiamarla con il suo nome» lui annuì, le mani dietro la schiena, composto e misurato; l’espressione limpida, l’atteggiamento disponibile, quasi aperto. Era come se stesse conversando con una persona qualunque, in una situazione del tutto ordinaria. «A proposito, un consiglio: non abusare del suo nome. Lakeisha non è affatto paziente.»

Di buon auspicio, non c’è che dire.

Quel vampiro di cui non conosceva il nome, quel Sangre che sembrava essere del tutto fuori posto in quel covo di bestie… La guardava senza battere ciglio, lo sguardo fermo di chi ha appena detto la verità. E bastò per farle capire che non stava affatto scherzando.

Cora fu sul punto di annuire, quando lo sentì: il rumore inconfondibile di una serratura che si apriva, seguito dal cigolio metallico e lamentevole dei cardini.

Non ebbe bisogno di voltarsi. Fu sufficiente sentire quella presenza ingombrante e pericolosa sulla pelle, per capire: Lakeisha era appena entrata in quella prigione lussuosa e accessoriata, e si trovava proprio dietro di lei. Alle spalle di Cora.

«Grazie per aver tenuto compagnia alla nostra ospite, Adam» un ringraziamento sottile che celava ben altri intenti, un ordine mal camuffato che stonava con la grazia e la gentilezza di cui si coloriva la voce della vampira.

Cora non poté fare altro che seguire con lo sguardo quella creatura –Adam, il suo nome- allontanarsi; gli occhi colmi di un orrore disperato, nella mente quelle parole ricorrenti. Straziate.

Non lasciarmi qui.

«Dunque sei la nuova puttanella di Axel…» la voce di Lakeisha aveva improvvisamente perso ogni traccia di dolcezza, qualunque sfumatura cortese: le sue parole trasudavano acidità, disprezzo e, più di ogni altra cosa, gelosia. Un sentimento forte, neppure troppo nascosto; un’emozione che provocò in Cora brividi spiacevoli lungo la schiena, sotto la pelle. Nell’anima.

Avrebbe desiderato ribattere a tono, indignata, ma l’avvertimento celato nelle parole di Adam era più forte di qualunque provocazione. Quando si voltò verso Lakeisha centellinando ogni movimento, rimase inchiodata dall’intensità del suo sguardo bruciante.

«Come?»

«Cosa sai di Axel?» la vampira la guardò con supponenza, l’ombra di un sorriso meschino a curvarle le labbra. «L’hai definito una brava persona, ma in realtà quello che vedi è soltanto la superficie di ciò che Axel è realmente» le parole di Lakeisha erano provocazioni mirate a far traballare la sicurezza di Cora, insidiose e ambigue come il dubbio più subdolo. Nient’altro che veleno. Nient’altro che corruzione.

«Non ti credo. Ho visto ciò che fa Axel, il modo in cui agisce, come si comporta… Non è una bestia» ribatté lei, lo sguardo fermo su quello della Sangre: si trattava di una guerra psicologica fatta di insinuazioni e scelte, uno scontro di silenzi violenti capaci di ferire più delle parole: perché era in questi momenti – gli attimi in cui la camera si svuotava di ogni suono- che si consumava la battaglia più cruenta, quella contro se stessi. Contro le proprie convinzioni.

Non devi cedere, Cora. Fidati di Axel e delle tue sensazioni.

Continuò a ripeterselo ancora e ancora mentre sosteneva lo sguardo ambiguo di Lakeisha e lì, con il peso schiacciante di quel dubbio infido a pesarle sullo stomaco, per un lungo istante fu sicura di riuscire a vincere. Per quel singolo, infinito momento ne fu convinta, così dannatamente certa…

Eppure la risata della vampira - così bassa, così divertita, così crudele - calpestò ugualmente le convinzioni di Cora in un attimo, come fossero spazzatura. E la rabbia, la frustrazione, l’indignazione, la disperazione… Un vortice di emozioni fuori controllo, l’orgoglio che premeva per difendersi: trattenersi fu impossibile.

«Lui. Non. È. Una. Bestia» un mormorio sibilato, l’irritazione ad accenderle lo sguardo, la mascella contratta: Cora capì di essersi tradita nel momento esatto in cui parlò, ormai sicuramente troppo tardi per porvi rimedio. Non poté fare altro che rimanere immobile, impotente mentre diventava oggetto dell’ilarità allusiva e irritante di Lakeisha.

«Ti piace Axel…»

Una constatazione che sfumava nei contorni indefiniti di una domanda. Un’osservazione che le raggelò il sangue per le implicazioni che poteva nascondere. Per le conseguenze che avrebbe comportato.

Cora fece per rispondere che si sbagliava, che non era interessata ad Axel in quel modo –Dio, il solo pensiero di provocare le ire di Lakeisha in quella camera, senza nessun altro ad aiutarla, la faceva rabbrividire- ma la vampira la precedette. Cominciò a squadrare la cacciatrice come se volesse sporcarla, come se quel semplice sguardo potesse bastare a spezzarla per sempre.

Come se fosse la più facile delle prede.

«Mi dispiace essere io a darti questa notizia, ma l’Axel di cui ti sei innamorata in realtà non esiste» c’era una strana gioia nella voce morbida di Lakeisha, un piacere perverso fomentato dalla gelosia che ribolliva nel suo cuore marcio, in attesa di straripare. «È una personalità fittizia, un tappa buchi.»

Poi, un sorriso. Un significato ambiguo. Crudele.

Atroce.

«Il tuo Axel non è reale

E fu gelo nel sangue, nel cuore, nell’anima. Cora rimase immobile, le labbra socchiuse in un’espressione confusa mentre un’ombra buia e senza nome le divorava il cuore. Tutto quello che sentì fu inquietudine; una paura irrazionale e primordiale, un terrore che non comprendeva e che non sapeva controllare.

«Che cosa vuoi dire?» la voce uscì incerta, specchio dell’insicurezza che le parole di Lakeisha avevano fomentato in lei. La vampira, però, non le rispose.

Si limitò a sorridere, enigmatica. Deliziosamente ambigua.

Sangre.

«Farò di meglio che spiegartelo: te lo mostrerò.» C’erano mille significati nascosti in quelle parole sfuggenti, possibilità che suonavano come una minaccia senza volto né forma. E lì, costretta ad affrontare un pericolo ignoto e informe, Cora si sentì letteralmente perduta.

Disperata e sola, costretta a lottare contro l’atteggiamento supponente e provocatorio di Lakeisha in una situazione che non aveva mai affrontato prima, fece l’unica cosa su cui poteva contare: affidarsi all’istinto. Liberare la collera, l’impotenza e la frustrazione in un ringhio rabbioso. «Non toccare Axel!»

«Altrimenti?» Lakeisha sembrò divertita da quell’inaspettata spavalderia, una reazione che probabilmente non era abituata a vedere. «Non sei nella posizione ideale per avanzare pretese, cacciatrice.»

«Hai ingannato tutti: il signor Owen, l’Ordine, la popolazione… Però non hai ingannato me» la voce di Cora, resa tremante da quell’emozione rabbiosa che le chiudeva la gola e le infiammava lo stomaco; gli occhi inchiodati su quelli della vampira… La ragazza era sull’orlo di una guerra pericolosa che doveva necessariamente vincere. «Ti costringerò a gettare la maschera di fronte a tutto il mondo e a rivelarti per l’essere bugiardo e manipolatore che sei, Lakeisha. È una promessa.»

«Come hai fatto con Nicholas Owen?» una domanda semplice, uno sguardo decisamente pungente, una provocazione fin troppo esplicita: la vampira aveva risposto a Cora usando la sua stessa moneta, sbattendole in faccia la provocazione con cui la ragazza aveva provato a ferirla. «Non sei abbastanza furba per riuscirci, cacciatrice.»

Una stoccata cattiva che colava veleno, gli occhi della vampira che trasudavano sdegno e, oltre quella patina pungente, un piacere perverso che sfumava nel sadismo. Probabilmente stava godendo nell’aver costretto Cora al silenzio, la cacciatrice riusciva a leggerlo dalla soddisfazione irritante dipinta nel suo sguardo.  Averla messa al muro togliendole ogni possibilità di ribattere doveva aver glorificato Lakeisha almeno un po’, nutrendo il suo ego orfano di Axel nell’unico modo che poteva appagarla: umiliando la sua rivale.

Quando la vampira le voltò le spalle, poi, quei pensieri divennero provocazioni insostenibili che resero l’orgoglio di Cora una bomba pronta a esplodere.

Non le avrebbe permesso di andarsene così, a testa alta, vittoriosa.

Non quando c’era ancora una cosa da chiarire, una questione che le bruciava l’anima in ogni istante da quando quella storia era cominciata.

«Aspetta.» Una parola fremente di rabbia, una furia sorda e bruciante che sibilava oltre la soglia del suo fragile controllo: bastò a fermare Lakeisha davanti all’uscita, la mano sul pomello della porta.

«Perché i tuoi vampiri hanno ucciso mia madre?»

«Tua madre?» Lakeisha si voltò, l’espressione quasi smarrita, sicuramente stupita. Sembrava non comprendere a che cosa si riferisse la cacciatrice.

«Mia madre. Abitava nella casa a cui voi Sangre avete dato fuoco durante il Sabbath» ogni parola fu una pugnalata di rancore in grado di rinnovare ferite che non erano ancora riuscite a rimarginarsi; un dolore che Cora cercò di nascondere con ogni mezzo, gelosa persino di un tale sentimento.

Rimase in silenzio, lo sguardo fisso negli occhi di Lakeisha, impudente. Decisa a non offrirle alcuna scappatoia. Nessuna possibilità di menzogna.

«Quella donna… » l’espressione della vampira divenne improvvisamente consapevole.

«Era innocente.»

«Non conoscevi poi così bene tua madre, vero?» lo sguardo di Lakeisha si fece di nuovo insinuante, specchio di una dolcezza melensa e velenosa perfetta per concupire i poveri sprovveduti che incrociavano la sua strada. «Essere innocenti significa essere estranei a qualunque faccenda. Non aver nulla a che fare con noi. A questo punto lascia che ti dica una cosa, cacciatrice: tua madre non era affatto innocente.»

«Che vorresti dire?» il fiato trattenuto, il cuore reso gonfio da quell’angoscia improvvisa e struggente: per Cora non c’era modo di combattere quella bestia. Il dubbio si era già impossessato di lei.

«Tua madre lavorava per la Chiesa.»

«Tu menti» la voce di Cora era ridotta ad un sibilo tagliente, un rifiuto testardo e disperato di quella rivelazione che, all’improvviso, sembrava minacciare le convinzioni che sostenevano i resti traballanti della sua vita. «Mia madre era un’infermiera.»

«Era una copertura» Lakeisha le rivolse un sorriso laconico, l’espressione irritante e ambigua di chi conosce ogni oscuro segreto dell’universo. «Era in possesso di documenti che la Chiesa le aveva affidato. Documenti che non avrebbe dovuto avere.»

«Non ti credo. Mia madre non mi avrebbe mai nascosto una cosa così importante.»

C’era ostilità nella voce tremula di Cora, crepe attraverso cui filtrava un’insicurezza serpentina che non poteva più essere tenuta sotto controllo. Per quanto tentasse di opporsi alle parole ambigue della vampira e aggrapparsi all’appiglio delle proprie convinzioni, infatti, sfuggire alla verità era impossibile: Lakeisha rappresentava un muro invalicabile fatto di freddezza e ambiguità. Di manipolazione. Rimanere impassibile di fronte alle sue parole corrosive era impossibile.

«Se te l’ha nascosto probabilmente è perché le è stato imposto» un suggerimento insinuante, affatto disinteressato. Un’imbeccata che fu come vento per il fuoco che alimentava la rabbia di Cora.

Imposto da chi?

«È per questo che l’avete uccisa? Che avete dato fuoco alla mia casa? Per dei documenti

«Non siamo stati noi a ucciderla, cacciatrice. Ha fatto tutto da sola.»

«Cosa vuoi dire?»

Un sorriso. E quel silenzio pieno di significati tremendi e crudeli, capace di farla rabbrividire…

«Che è stata lei ad appiccare l’incendio.»

Fu come ricevere una pugnalata in pieno cuore. Una rivelazione troppo crudele per poter essere creduta; significati agghiaccianti che Cora si rifiutò di prendere in considerazione, troppo spaventata da quello che avrebbero potuto scatenare nella sua anima per avere il coraggio di affrontarli.

Eppure… Eppure c’era qualcosa nel modo in cui Lakeisha le sfiorò il viso, quella consapevolezza tremenda e rivoltante… E il modo in cui studiò la sua espressione sgomenta, l’ombra seria che si nascondeva dietro lo sguardo ambiguo e divertito…

«Non toccarmi» Cora scacciò la mano della vampira, minacciosa; la voce avvelenata, il cuore che minacciava di frantumarsi da un istante all’altro sotto il peso delle insinuazioni crudeli di quella creatura. Una reazione dettata da quell’emozione straripante, senza controllo. Una reazione che suscitò il sorriso sottile e irritante di Lakeisha.

«Non ti toccherò, no. Ma tu starai qua finché Axel non verrà a reclamare la tua libertà. E allora…»

Una frase sospesa.

Una frase che non aveva bisogno di essere completata, per poter essere compresa.

Perché ciò che nascondeva, era esattamente quello che Cora aveva letto nello sguardo insinuante e senza moralità di quel Sangre.

Ed erano guai.

 

 

L’angolo dell’autrice

 

Ci risiamo. Vi devo di nuovo un sacco di scuse, dopo quest’altra lunga e imperdonabile attesa. Che dire? Purtroppo quando l’ispirazione cala (e per calo intendo dire che non riesci nemmeno ad aprire la cartella dove conservi i file della storia) è l’inizio di guai imprevedibili, tanto per stare in tema.

Ad ogni modo sono pronta a chinare il capo e ad accogliere tutti i giustissimi e meritatissimi insulti che vorrete lanciarmi.

Posso assicurarvi comunque che mai mi è passato per la testa di sospendere a tempo indeterminato Slayer’s: potete starne certi, questa sarà una cosa che non accadrà né ora né in futuro.

 

Berenike: tesorooooo non sai che gioia sapere che Slayer’s ti sia piaciuta!! Grazie davvero per le tue bellissime parole, ne sono onorata!!

 

SweetJuly: grazie davvero per le tue parole, sia per Circus che per Slayer’s, che spero sia stata all’altezza delle tue aspettative! :D

 

jess: lo so, vi illudo con un aggiornamento e poi vi faccio aspettare mesi! :( Comunque hai ragione, sì, si scatenerà l’inferno. E lascia che ti dica una cosa: quello che succederà ora è nulla a confronto con quello che accadrà più avanti (e per il quale spero davvero che non mi uccidiate ò__ò) Per scoprire cosa faranno Cloe e Santy dovrai aspettare il prossimo capitolo, che arriverà molto presto visto che mi sta prendendo un sacco *__*

 

KeLsey: sono contentissima che Slayer’s ti sia piaciuta! *__* e spero che mi perdonerai per il mega ritardo >__<

 

Avanit: Lakeisha è un personaggio cruciale, cambierà mooolte carte in tavola, non soltanto quelle che Cora e Owen si sono spartiti :P La tua osservazione è assolutamente puntuale e mi piace. Lakeisha però ha fatto leva sulla paura della gente: ha mostrato la distruttività dei vampiri, ha fatto sentire l’umanità minacciata più di quanto già non fosse e in questo modo ha aperto una ferita che ha prontamente pensato a richiudere dandogli il capro espiatorio di cui avevano bisogno. Ha sfruttato l’ignoranza dell’Ordine e si è offerta come alleato nel momento del bisogno prima che lo facesse Axel. E in un momento di difficoltà è più facile credere a chi ti offre aiuto, piuttosto che dubitare della sua bontà, o almeno è così che io la penso attraverso i suoi occhi :D

So che stai aspettando Santiago, perché già me l’avevi detto su face book, ma anche tu dovrai aspettare il prossimo capitolo. Però posso assicurarti che l’attesa sarà ben ripagata! *__*

 

valespx78: chissà perché Cloe/Santiago è una coppia che piace a molti... :P E io non posso che esserne contenta!! *__*

 

Ringrazio ancora una volta tutte le persone che hanno aggiunto Slayer’s alle storie seguite, ai preferiti e alle ricordate. Portate pazienza se stavolta non vi ringrazio uno per uno come faccio sempre, ma non ho appuntato i vostri nomi e vi ho perso per strada :(

Ringrazio invece la bravissima Nunzia per la splendida copertina che ha fatto per Slayer’s: mi ha fatto andare letteralmente in visibilio! *__* (i due a destra sono Cora e Axel, mentre nella coppia a sinistra abbiamo Cloe e Santiago).

 

Piccolo avviso: se volete potete trovarmi sul MIO PROFILO FACEBOOK (sentitevi pure liberi di aggiungermi, basta che mi diciate il vostro nick di efp!) oppure sul GRUPPO FACEBOOK dedicato ai miei racconti (dove potrete trovare spoiler su Slayer’s, curiosità e altre cosette). Se volete venire a dare un’occhiata, iscrivervi, blaterare assieme a me oppure insultarmi per tutto il tempo che vi ho costretto ad aspettare, ne sarei molto felice!

 

Ci leggiamo presto,

 

Brin

   
 
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