La donna era piegata
in due e si teneva i fianchi. L’uomo le si
avvicinò velocemente e questa volta
la accompagnò nella stanza da letto.
Speriamo
che si riprenda. Non vorrei che le rimanessero danni permanenti.
Guardò
la donna pieno di preoccupazione.
“Minerva,
come ti senti?”
“Mi
sento male. Ho la testa pesante. Cosa mi succede?”
“Ho
un’idea, ma devo esserne sicuro.” le disse
facendola
sedere sul letto. Lei annuì e si prese subito la testa fra
le mani con una
smorfia di dolore. Il professore la lasciò sola in camera e
tornò nel suo
studio. Prese una provetta piena di un liquido trasparente e ci
lasciò cadere
dentro la polverina verde. Esso reagì subito e divenne di un
forte color
azzurro.
Le
mie
conclusioni erano giuste. Questa è polvere di
Belladonna….
Tornò
in fretta in camera e trovò la donna ancora seduta con
un braccio sullo stomaco. Le posò una mano sulla spalla
gentile.
“Che
conclusioni hai raggiunto?” le chiese la donna con un
filo di voce, ma con il suo solito tono deciso.
“Non
so se sia il momento…dovresti riposare”
iniziò
titubante lui.
“Horace,
ti…”ma si fermò di colpo, portandosi
una mano al
petto. “Non…non respiro…”
esclamò la donna con poca voce.
L’uomo
la prese per le spalle e la distese.
“Calmati.
Ora passa. Cerca di fare respiri profondi” la
rassicurò. La donna non accennò a migliorare.
Sapeva cosa doveva fare, ma gli
metteva enorme imbarazzo.
Forse
fra poco si riprende. Ma
così non successe.
La
polvere deve essere stata portata dal sangue insieme
all’ossigeno, così da
intralciare anche la respirazione.
“Perdonami”
farfugliò l’uomo imbarazzato, chinandosi sulla
donna e circondandola con le braccia “Lo faccio per il tuo
bene”. Trovò il nodo
dietro la schiena e lo sciolse. Le sfilò il vestito fino
alla vita. Sentì la
donna inarcarsi e cercare di spingerlo via, ma questo le
costò fatica e alla
fine si afflosciò sul letto. L’uomo vide che
indossava un leggero vestito
bianco con sopra un corsetto.
Mio
Dio! Ma quanto sono difficili!
Si
chinò di nuovo sulla donna che questa volta non oppose
resistenza, avendo capito l’intento del collega. Per
l’imbarazzo i fili del
corsetto gli scivolavano tra le dita, come a volerlo prendere in giro.
Alla
fine chiuse gli occhi e diede uno strappo deciso. I nastri si
spezzarono e le
tolse il corsetto con facilità. La donna prese rumorosamente
il respiro.
L’uomo, invece, restò immobile, come pietrificato.
Il leggero vestito che la
collega portava sotto il vestito era più trasparente di quel
che pensava.
Lasciava intravedere il seno piccolo della donna che non metteva mai in
risalto, la vita stretta che nascondeva sotto austeri vestiti e le
gambe lunghe
e magre. Forse non era un canone di bellezza, ma aveva qualcosa di
affascinante
e seducente che il tempo non poteva distruggere. Aveva una bellezza
senile, che
le rughe e l’età non riuscivano a nascondere. Gli
sfuggì un sorriso. Proprio
quel vestito che doveva proteggerla da sguardi maliziosi, ora faceva
trasparire
quel corpo provato. Voleva metterla a riposo sotto le calde coperte,
lasciandole i vestiti piegati infondo al letto, a contemplarla, Quanto
gettare
il corsetto oltre il bordo del letto e stringerla impetuosamente fra le
braccia
per sentire ogni sua curva sul suo corpo. Il petto le si alzava ora con
regolarità e Lumacorno era quasi incantato da quel
movimento. Il corsetto gli
scivolò dalla mano e non resistette all’impulso.
Allungò una mano timoroso e
sfiorò il fianco destro della donna con la punta delle dita.
La sentì
rabbrividire e ritrasse la mano spaventato. La collega, con un immenso
sforzo,
si strinse fra le braccia e cercò di coprirsi. Il professore
arrossì
imbarazzato e scese dal letto silenziosamente. Scostò un
angolo della coperta e
aiutò la donna a mettersi sotto di esse.
“Cerca
di riposare” le sussurrò, non riuscendo a
resistere
all’impulso di accarezzarle i capelli, che erano colpiti da
un piccolo fascio
di luce, che le donava splendidi riflessi argentati. La Preside prese
un
profondo respiro, come a rispondergli affermativamente.
L’uomo le sorrise
debolmente e si diresse verso la porta. Si fermò di colpo.
Non riusciva a
lasciarla da sola, voleva ancora la sua presenza vicino. Si
girò e le si
avvicinò. Prese una sedia e la mise di fianco al letto. La
donna si volse verso
di lui e aprì piano gli occhi.
“Sarà
una notte difficile e non me la sentivo di lasciarti
sola.” Si scusò l’uomo. Lei gli prese
una mano e la strinse piano.
Finito
secondo capitolo!! Voglio ringraziare chiunque abbia
aperto questa fan fiction, chi la recensisce (vi prego!) e chi la
metterà fra
le preferite. Voglio assolutamente ringraziare
Marik1989:
Grazie! Sì, in effetti sono particolare come
coppia, ma nn ho resistito! Mi fa piacere che ti sia piaciuto il primo
pezzo perché
volevo metterci tutta l’emozione che potevo e far capire cosa
provava Minerva.
PinkMoonlightPrincess:
Oh, lo so’ bene…Minerva e Albus sono
una coppia storica, ma volevo cambiare un po’! Vedo che
però il cambiamento non
ti è dispiaciuto…! ^ ^