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Autore: Lhea    27/09/2010    5 recensioni
[Seguito de “Il gioco dello Scorpione”]
Sono passati due anni da quando lo Scorpione è finito dietro le sbarre, due anni da quando Irina è tornata a essere una ragazza normale e due anni da quando tutto nella sua vita ha iniziato a prendere la giusta piega… Ma si sa che il passato è sempre difficile da dimenticare, e lei lo sa meglio di tutti.
Il passato si può nascondere, si può rinnegare, si può anche cercare di dimenticarlo, ma non si può cancellare. Perché rimane lì, a ricordarti ciò che sei stata e ciò che sei diventata; rimane lì a farti capire cosa hai perso e cosa hai guadagnato… Il passato torna. E quando torna, un motivo c’è sempre.
E se all’improvviso Fenice tornasse? E se all’improvviso se le venisse offerta la possibilità di correre ancora per una giusta causa, di passare dalla parte “giusta” e coniugare due cose che non aveva mai pensato di poter riunire? E se all’improvviso si rendesse conto che alla fine il suo passato non lo hai mai dimenticato, che ha sempre vissuto all’ombra di ciò che era stata?
Questa volta Irina deve fare una scelta che può cambiare definitivamente il suo mondo, il suo modo di vedere e di vivere… Una scelta che la dividerà da tutto e da tutti, e che sarà la sua unica possibilità per lasciarsi veramente il suo passato alle spalle. Per poi scoprire che in due anni molte cose cambiano, comprese le persone che hanno fatto parte della sua vita.
Questa volta, il passato torna per sconvolgere tutti, per dimostrare che si cade e ci si rialza; per dimostrare che si perde e si vince; per dimostrare che il bene e il male sono solo due visioni relative… Per dimostrare che alle volte le parti si invertono, e ti mostrano quello che veramente c’è da vedere.
[Nota dell’autrice: lasciatemelo dire: questo non sarà il solito seguito. Se torno, torno per stupirvi… E’ una promessa]
POSTATO ULTIMO CAP + EPILOGO
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Gioco dello Scorpione'
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Capitolo XXII

Capitolo XXII

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Los Angeles – Quattro anni e mezzo prima

 

William spegne la sigaretta annegandola nella poltiglia che riempie il posacenere, sollevando uno sbuffo di fumo sul tavolino del soggiorno, gli occhi che fissano i due che ha davanti: Dimitri ed Hanck, uno in piedi e l’altro seduto.

 

<< Quindi Dominic se n’è andato? >> chiede, il tono di voce neutro, l’espressione imperscrutabile.

 

<< Pare abbia lasciato la città appena gli hai detto di pagare >> risponde Dimitri, gli occhi di ghiaccio che lo fissano gelidi come sempre, << Ha chiesto un passaggio a un suo amico e ha oltrepassato il confine… Non sappiamo dove sia diretto >>.

 

Hanck, a disagio come sempre quando sente che lo Scorpione si arrabbierà, si muove appena. << Possiamo seguire le sue tracce… Molto probabilmente crede di potersi nascondere, ma non sa che abbiamo gente anche fuori dalla California… >>.

 

William fa una smorfia e gli fa cenno con la mano di tacere, infastidito.

 

Non gli era mai piaciuto quel Dominic Dwight, perché lo aveva inquadrato subito, la prima volta che si erano visti: un tipo che si credeva più furbo di loro, con l’idea di poterli fregare appena voleva. Non si era reso conto in che giro si stesse andando a ficcare, continuando a scommettere nelle gare clandestine e perdendo la maggior parte delle volte… Gli deve un sacco di soldi, e non lo lascerà scappare tanto facilmente, soprattutto perché non ama essere preso in giro.

 

<< In che direzione andava? >> domanda, serio.

 

<< Verso Sud >> risponde Dimitri, sedendosi di davanti a lui. << Forse ha qualcuno che lo può aiutare in Messico >>.

 

William incrocia le braccia. Sud… Si, può trovarlo. Basta chiamare i suoi amici in Messico e nei dintorni, e farsi telefonare una volta che lo vedranno passare… Non ci sarebbe stato nemmeno gusto a cercarlo così, tutto troppo facile. Sarebbe sicuramente stato più divertente quando lo avrebbe avuto davanti, e una pistola puntata alla sua testa…

 

Dove sta il divertimento? Dovrei anche scomodarmi per andare a prenderlo…”.

 

Se non vuole raggiungerlo fin nel suo nascondiglio, deve fare in modo che sia Dominic stesso a tornare, e lui conosce il modo giusto per fare in modo che accada. Basta prendere qualcosa a cui tiene e metterlo in pericolo…

 

La sua famiglia.

 

Ghigna al pensiero. E’ perfido, ma non gli interessa. Non gli interessa e non gli interesserà mai il bene di qualcuno all’infuori di lui stesso, e non ha paura che la sua coscienza si ribelli. Lo fanno tutti, in fondo. E’ il modo migliore per farsi rispettare, di far capire che è uno che non scherza.

 

<< Cosa sappiamo della sua famiglia? >> chiede, rivolto a Dimitri.

 

<< Poco… >> risponde, << Ha solo il padre e tre fratelli, mi sembra. E sono tutti senza lavoro, al momento. Non credo troveremo soldi da loro >>.

 

William sorride. << Non sono i soldi, che voglio. Voglio fargliela pagare per aver cercato di fare il furbo… Quando saprà che la sua famiglia è in pericolo, tornerà indietro >>.

 

Il russo gli getta un’occhiata: lo sa che ama quel genere di cose, e non gli impedirà di farlo. Una delle qualità di Dimitri è che non si azzarda mai a giudicare le scelte degli altri. Non si deve mai giustificare con lui, e questo ne fa il braccio destro perfetto. Si fanno un cenno di intesa, mentre Hanck tira fuori un cellulare.

 

<< Devo chiedere il loro indirizzo? >> domanda.

 

<< Sì… >> William si alza e tira fuori un’altra sigaretta. << Gli andiamo a fare una visitina di cortesia >>.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 23.00 – Londra, Casa di Richard

 

William guardò per l’ennesima volta l’orologio a pendolo vicino al muro, che con il suo ticchettio segnava il trascorrere del tempo con esasperante lentezza. Giocò con la sigaretta che aveva in mano, il bicchiere poggiato sul ripiano di vetro del tavolino, ormai vuoto da un bel po’. Era nervoso perché quel tizio di cui aveva parlato Richard si faceva attendere.

 

Gettò un’occhiata a Daniel, seduto sul divano a guardare la tv con aria annoiata, cambiando continuamente canale. Molto probabilmente si sarebbe addormentato di lì a poco.

 

<< Forse è arrivato… >> mormorò Richard, che stazionava davanti alla finestra ormai da mezz’ora.

 

William si alzò e lo raggiunse, per vedere subito che faccia aveva il tipo che osava farlo aspettare tanto. Quella che notò per prima, però, fu l’auto che percorreva il vialetto con i fari accesi, lenta e sinuosa nella notte umida di Londra. Era una Bugatti Veyron blu, con una striscia bianca sul cofano. Fece un sorrisetto.

 

<< Non mi avevi detto che aveva una Bugatti… >> mormorò, lasciando scivolare lo sguardo sulla carrozzeria filante della Veyron.

 

<< Deve averla appena ritirata >> rispose Richard, con un mezzo sorriso, << Non sapevo che ne avesse una… Molto probabilmente arriva da una gara, ecco perché ci ha messo tanto >>.

 

“Gara o no, non si fa aspettare lo Scorpione due ore…”.

 

L’auto si fermò vicino all’ingresso, e ne scese un uomo robusto con il pizzetto, ben vestito ma dall’aria meno informale di quella di Richard. Raggiunse rapidamente l’ingresso, e William tornò a sedersi sul divano.

 

<< La prossima volta digli che non sarò così paziente >> disse, accendendosi un’altra sigaretta.

 

Cinque minuti dopo il maggiordomo gli presentò il nuovo arrivato: di nome faceva Sir Charlton McGregorwill, ma per gli “amici” gli bastava farsi chiamare Karl… William si ritrovò a pensare che il tipo che aveva davanti aveva tutto tranne l’aria da gentleman inglese: l’aggettivo “Sir” doveva essere una presa in giro. Sembrava non farsi la barba da giorni, e nonostante i suoi abiti fossero di ottima fattura, sembrava averli scelti a occhi chiusi dall’armadio.

 

<< William Challagher >> si presentò lui, stringendogli la mano in modo volutamente poco amichevole.

 

<< Piacere di conoscerti, Scorpione >> disse Karl, e andò a sedersi sul divano senza essere stato invitato, << Richard mi ha detto cosa volevi >>. Si stravaccò e li guardò interessato, nemmeno fossero loro tre i suoi ospiti.

 

Richard non aveva l’aria di essere offeso dal comportamento del suo amico, e fece portare da bere per tutti. William aspirò una boccata di fumo dalla sigaretta, sedendosi sul divano di fronte al nuovo arrivato.

 

<< Voglio qualche informazione su quello che sta succedendo in Russia >> spiegò lo Scorpione, << Tu hai contatti con qualcuno da quelle parti? >>.

 

Karl si versò del liquore, e scrollò le spalle. << Certamente >> rispose, << Sono stato lì un paio di mesi fa, e potrei tornarci in vista della Mosca-Cherepova… Ma è ancora tutto da vedere, sembra che quest’anno la tirino per le lunghe… >>.

 

William lo scrutò, ricordando quella gara a cui lui non aveva mai preso parte, ma che lo aveva sempre incuriosito. Quando la facevano, era sempre impegnato in altro. Tuttavia, in quel momento gli interessavano cose diverse.

 

<< Sai se un certo Dimitri Goryalef si trova da quelle parti? >> chiese.

 

Karl fece un sorrisetto, ingurgitando un altro po’ di liquore.

 

<< Certo… Mi hanno detto che è tornato circa un mese fa >> rispose, << Pare sia riuscito a fuggire dal carcere, e stia cercando asilo dalla sua famiglia… >>.

 

William fece una smorfia.

 

<< Lo sapevo… >> disse, più che altro a stesso, << Non poteva che essersi rifugiato lì… >>. Dove andare se non a casa sua, ora che era ricercato dalla polizia?

 

<< E sembra che non sia tornato da solo… >> aggiunse Karl, come se trovasse succulenta quella notizia aggiuntiva.

 

William lo guardò, poco interessato al compagno di fuga di Dimitri; forse come lui si era trovato qualcuno che gli poteva tornare utile, di cui sbarazzarsi una volta che le cose si fossero sistemate… L’importante era che era certo di dove si trovasse.

 

<< Starà cercando di nascondersi da me… >> mormorò, ignorando l’ultima informazione e sentendo la rabbia crescere. Dimitri si divideva con Went e Irina la responsabilità di averlo mandato in carcere.

 

<< , sembra che tu ti stia sbagliando >> disse Karl, e apparve vagamente confuso, << Girano voci che lui e la sua amica stiano cercando qualcuno che gli aiuti per liberarti… >>.

 

<< Cosa? >>.

 

William rimase con la sigaretta in mano, a fissare l’inglese senza capire. Lo stava prendendo per il culo, per caso? Notò l’occhiata perplessa di Daniel, che forse stava pensando la stessa cosa; e la reazione di Richard fu la stessa.

 

<< Pare che ultimamente le cose siano un po’ strane, a Mosca… >> commentò Karl.

 

<< Spiegati >> ordinò secco William.

 

Karl sorseggiò il suo liquore, poco interessato alle loro reazioni sconcertate.

 

<< Sembra che Goryalef sia tornato a Mosca non per nascondersi come dici tu, ma per incontrare la Lince >> disse, << Si è portato dietro una ragazza, e stanno spingendo per trovare aiuto e liberarti… O almeno, è quello che dicono >>.

 

Il cervello di William iniziò a lavorare febbrilmente, alla ricerca di una spiegazione: Dimitri l’aveva tradito, perché liberarlo?

 

<< Le tue fonti sono attendibili? >> chiese, secco.

 

<< Certo >> ribatté Karl, << Ho un sacco di amici da quelle parti, e mi hanno detto tutti la stessa identica cosa. Non potrebbero avermi preso in giro >>.

 

Mentre cercava di capire il perché di quella situazione, una parte del cervello di William iniziò a chiedersi qualcos’altro, a fare inconsciamente dei collegamenti che in quel momento gli parvero azzardati, ma che gli vennero spontanei

 

Chi era quella ragazza che stava aiutando Dimitri?

 

“Non è possibile, non avrebbe senso… Non può essere lei…” si ritrovò a pensare. “Non può… E’ impossibile…”.

 

Guardò Karl, come se lo vedesse per la prima volta.

 

<< Come si chiama la ragazza? >> domandò.

 

<< Irina >> rispose Karl, tranquillamente. Poi aggiunse: << Si fa chiamare Fenice… E dice di essere la tua ragazza >>.

 

William rimase immobile, sapendo che sia Daniel sia Richard lo stavano guardando, stupiti quanto lui. La cenere sulla punta della sua sigaretta cadde sul pavimento, ma lui non se ne curò: quello che aveva sentito rimbombava nel suo cervello, dandogli una sensazione assurda, come qualcosa che premeva nel suo petto e che voleva uscire… Una sorta di grido, di ruggito che voleva liberare, ma che rimaneva chiuso tra le sue labbra.

 

<< Ne sei sicuro? >> sussurrò, solo.

 

<< Parlano tutti di lei >> rispose Karl, con una scrollata di spalle, << I russi non lo ammetterebbero mai, ma quella ragazza li ha colpiti, tutti quanti, anche i Referenti. E’ arrivata lì con l’idea di liberarti, e sta facendo di tutto per incontrare la Lince. Le hanno anche permesso di partecipare alla Mosca-Cherepova >>.

 

In silenzio, William spense il mozzicone nel posacenere, estraniato da tutto il resto. Non poteva credere alle sue orecchie, non ci credeva e basta… Non poteva essere Irina, quella che stava a Mosca e che voleva liberarlo. Sicuramente c’era un errore…

 

“Forse era questo quello di cui avevo il presentimento… Tutto combacerebbe…”.

 

La Punto in giro per la città e poi sparita, Irina non più a Los Angeles, la separazione da Went… Tutto si spiegava, tutto trovava il suo posto…

 

Ora che sapeva dov’era Dimitri, non gli interessava più trovarlo: voleva capire perché Irina fosse a Mosca, cosa l’avesse spinta ad andare fino a lì… Voleva capire se ciò che si diceva era vero: se Irina lo voleva liberare…

 

Se quella era la verità, tutte le carte in tavola sarebbero cambiate… Di nuovo.

 

“Non ha senso… Non ha senso! Mi ha sempre odiato, mi ha fatto rinchiudere dietro le sbarre… Perché volermi liberare?”.

 

E quello valeva sia per lei, sia per Dimitri. Ma se per il russo le cose erano diverse, se da parte sua il tradimento era inaccettabile, da parte di Irina aveva tutto un altro significato… E poi, perché erano insieme?

 

<< Anche Goryalef vuole liberarmi? >> domandò.

 

<< Non sembra la sua priorità, in effetti… >> rispose Karl, << Mi hanno raccontato che sembra sia stata Fenice a farlo fuggire dal carcere, e che lui la stia aiutando per contraccambiare il favore… E’ tutto quello che so, a riguardo. Pare sia una cosa piuttosto delicata >>.

 

Avrebbe senso… Dimitri stava in un carcere minore, era più facile farlo scappare…”.

 

Si ritrovò a guardare il tavolino senza vederlo, preso dai suoi pensieri. Cosa poteva aver mai fatto cambiare idea a Irina, tanto da portarla a volerlo liberare?

 

<< William… >> iniziò Richard.

 

<< Zitto >> disse lui, << Ho bisogno di pensare… >>.

 

No, non aveva bisogno di pensare… Forse non voleva nemmeno trovare una spiegazione a quella storia… Non voleva nemmeno sapere se era vero o no. Voleva solo illudersi che tutta quella storia fosse reale, che Irina fosse davvero a Mosca con l’intenzione di liberarlo… Per la prima volta nella sua vita, voleva sperare.

 

E si ritrovò con un sorriso sul volto, un sorriso per quella ragazza bella, bellissima, incontrata per caso in un giorno qualsiasi della sua vita, che aveva amato e odiato al tempo stesso, che aveva preso con la forza, che aveva legato a lui con la violenza, e che l’aveva tradito, fatto arrestare e infine beffato… Quella stessa che poi l’aveva tenuto in vita senza saperlo chiuso dentro una cella, che aveva fatto di tutto per dimenticarlo ma che, ne era sicuro, non ci era mai riuscita… Irina, la sua Fenice, sua e basta.

 

Se davvero lo stai facendo, vorrei averti davanti per chiederti perché…”.

 

L’aveva odiata fino a desiderarne la morte, ma ora… Nemmeno nei suoi sogni più proibiti, più ottimistici, aveva mai pensato a una cosa del genere: Irina che tornava da lui, che si pentiva di tutto quello che aveva fatto… Poteva veramente accadere?

 

Cos’era successo? Cos’era successo per generare un cambiamento del genere? Perché volerlo liberare?

 

Una parte di lui non voleva crederci, voleva prendere la notizia come un semplice fatto destinato a cambiare alla luce di una spiegazione più che plausibile; un’altra parte, invece, voleva esultare, voleva lasciarsi andare a quella sensazione di euforia che covava dentro al pensiero di Irina libera e pronta a venirlo a cercare…

 

Sapeva che c’erano troppe cose strane in quella storia, troppe cose che dovevano avere una spiegazione, ma quella parte di lui che sperava prese il sopravvento, e si ritrovò a provare un irresistibile voglia di vederla… Di averla davanti e chiederle se era tutto vero.

 

“E’ andata in Russia per me… E’ andata laggiù per trovare qualcuno che l’aiutasse a liberarmi…”.

 

Alzò lo sguardo su Richard, incurante del sorriso che gli affiorava sul volto e che non voleva cancellare: era la prima cosa davvero bella che gli accadeva da due anni a quella parte, che fosse vera o che fosse una bugia.

 

<< Devo andare a Mosca >> disse solo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 10.00 – Mosca, Casa di Dimitri

 

La mappa era stesa sul tavolo della cucina, illuminata dal lampadario come una sorta di reliquia di estrema importanza. C’erano tre piccoli cerchietti rossi a indicare le tre mete in cui era stato diviso il percorso della Mosca-Cherepova, e la relativa strada da percorrere. La prima tappa terminava a Rostov, una piccola cittadina a nord-ovest di Mosca, a circa ottocento chilometri; la seconda a Yaroslav, e poi l’ultima a Cherepova, una città sul lago, arrivo della gara. La strada era delineata con un tratto blu, indicando i vari svincoli da prendere.

 

Irina guardava la mappa cercando di capire su che genere di territorio avrebbero corso. Era chiaro che le prime due tappe sembravano piuttosto facili, e seguivano un tracciato abbastanza lineare, sempre che quello fosse quello esatto. L’ultimo pezzo, invece, quello che li avrebbe portati a Cherepova, sembrava attraversare il nulla e costeggiare il lago Rybinskoye, praticamente una pista ghiacciata.

 

Dimitri, che stava studiando la cartina assorto, segnò qualcosa su un blocco di carta che aveva di fianco, come se prendesse appunti. Forse misurava la lunghezza delle varie tappe.

 

<< Come sono state divise? >> chiese lei.

 

<< Ottocento, milleduecento e settecentocinquanta chilometri circa >> rispose Dimitri, segnando i vari punti con il dito, << Immagino le prime due saranno tappe a tempo, visto che sono abbastanza regolari e il percorso è semplice… >>.

 

Irina annuì. << E l’ultima? Sbaglio, o sembra attraversare un deserto? >>.

 

<< L’ultima sarà sicuramente la peggiore >> disse Dimitri, mostrando il percorso, << E’ la più corta, ma in quel caso conterà soprattutto l’affidabilità dell’auto. E’ un territorio ghiacciato, gelido e con pochissime città… Sarà la tappa più dura, e anche la più pericolosa >>.

 

Irina incrociò le braccia. << Ok… Non ci resta che sapere chi parteciperà >> disse.

 

Dimitri alzò lo sguardo su di lei. << E lo sapremo >> ribatté, << Boris ha l’elenco dei partecipanti, e me lo darà appena le iscrizioni saranno chiuse >>.

 

Irina fece un sorrisetto. << Wow, che organizzazione >> disse, quasi divertita, << E al termine delle tappe? Ci hanno organizzato qualcosa? >>.

 

<< I punti di ritrovo sono tutti alberghi a cinque stelle >> rispose Dimitri, quasi con una smorfia, << La gara inizia il 21 di dicembre… Al termine, chi vuole può fermarsi a festeggiare il Natale a Cherepova. Sempre che ne abbia voglia… >>.

 

Improvvisamente, Irina si rese conto del tempo che era passato: stava a Mosca da più di un mese, e fra poco sarebbe stato anche Natale… Cavolo, non ci aveva pensato.

 

<< Immagino che la voglia dipenda dall’esito della gara >> disse lentamente.

 

<< Non conta solo vincere >> ribatté Dimitri, << Anche piazzarsi bene è un buon risultato. A dispetto di quanto può sembrare, non sarà così facile terminare la gara… >>.

 

Irina annuì di nuovo, lasciando che tornasse a esaminare la mappa. Si sedette sulla sedia e rimase a guardarlo, dubbiosa. Anche se faceva finta che andasse tutto come sempre, non era quella la verità.

 

Doveva ammetterlo, la reazione violenta di Dimitri della sera prima l’aveva lasciata senza parole, e ancora non capiva come mai avesse preso così male la cosa. Non lo aveva mai visto così furioso, nonostante fosse abituata ai suoi scatti poco amichevoli e ai suoi modi a volte rudi, ma questa volte era andato oltre. Non si era fatto problemi a conficcare un coltello nella mano del figlio di un Referente, e lo aveva fatto per difendere lei per la quale era risaputo non provasse un’eccessiva simpatia. La sua reazione era stata spropositata, eccessivamente violenta per giustificare quello che era successo. Avrebbe potuto benissimo tirargli un pugno in faccia e sbatterli fuori, senza provocargli un danno che aveva l’aria di essere permanente.

 

Quando aveva potuto pensare con più calma non era riuscita a trovare una spiegazione, però aveva capito che quello che era successo avrebbe creato problemi. Sicuramente Konstantin se la sarebbe legata al dito, e c’era il rischio che si scatenasse una faida anche tra i russi di Mosca… Tutto per un suo errore.

 

Avrebbe voluto parlare, ma aveva paura che Dimitri si arrabbiasse al ricordo della sera prima. Solo che non poteva rimanere in silenzio e fare finta che non fosse mai successo niente: avrebbe sicuramente peggiorato la situazione.

 

<< Dimitri… Riguardo a ieri sera… >> iniziò lei, a bassa voce.

 

Il russo le piantò gli occhi grigi addosso, nemmeno l’avesse insultato.

 

<< Ti ho già detto che non è stata colpa tua >> disse, ma sembrava una minaccia, << Il rischio… >>.

 

<< Sì, lo so >> lo interruppe Irina, << Volevo solo chiederti se potrebbe crearci dei problemi… Konstantin è praticamente un Referente >>.

 

Dimitri abbassò lo sguardo sulla mappa, tranquillo. Mise da parte il suo blocco e le riservò un’occhiata che aveva qualcosa che sapeva di divertimento.

 

<< Sì, potrebbero esserci dei problemi >> rispose, << Ci siamo fatti nemici la famiglia di Konstantin, questo è sicuro, ma se gli altri russi si dovessero mai schierare da una parte, preferirebbero me a lui. Non si metterebbero mai contro di me per una stronzata del genere… >>.

 

Irina si morse il labbro. << Mi dispiace… >> sussurrò, << Ci ho cacciati nei guai… La prossima volta non accettare nessuna delle mie idee… >>.

 

Dimitri la guardò, e sembrò ghignare. << Non c’è questo pericolo… >>. Suonarono alla porta, e aggiunse: << E’ sicuramente Emilian >>.

 

Una volta che il cugino di Dimitri mise piedi in casa, Irina si rese conto che anche a Mosca le voci giravano in fretta, esattamente come in ogni città in cui lei era stata…

 

<< Che cazzo hai fatto?! >> sbottò Emilian, la faccia sformata dalla cicatrice che sembrava una maschera di rabbia, aggredendo Dimitri, infuriato. << Cosa ti è saltato in mente di accoltellare Konstantin?! Adesso… >>.

 

Il Mastino lo zittì con un’occhiata, infastidito. Irina rimase a guardarli per vedere cosa sarebbe successo… Dimitri aveva sminuito la cosa, ma era chiaro che il fatto era grave.

 

<< Ormai è fatta >> disse lui, per chiudere il discorso.

 

Emilian lo guardò basito. << Cazzo, ma ti rendi conto di quello che è successo? >> disse, << Dovremo guardarci da Konstantin e dalla sua famiglia, adesso. Senza contare che Vladimir… >>.

 

Dimitri arricciò il labbro. << Ne parliamo dopo >> ringhiò.

 

Emilian non finì la frase e le gettò un’occhiata in tralice. Ancora una volta non volevano parlare davanti a lei, ma lei non avrebbe ignorato la situazione… Vladimir? Cosa c’entrava Vladimir in quella storia?

 

<< Perché a Buinov dovrebbe interessare quello che è successo? >> chiese, inserendosi nella conversazione.

 

Emilian le gettò un’altra occhiata, poi guardò Dimitri. Il Mastino aveva un paio di chiavi in mano, e sembrava arrabbiato per quella domanda che doveva considerare inopportuna.

 

<< Infatti non gli interesserà >> rispose, ma era chiaro che mentiva, << Se si avvicina, lo ammazzo prima che riesca a dire una parola… Comincio a essere stanco del suo modo subdolo di condurre le cose. E’ un coniglio >>.

 

Le porse un paio di chiavi, che Irina prese senza degnare di uno sguardo, visto che non le interessavano. Dimitri era diventato di nuovo nervoso, segno che non voleva parlare di quella storia… Però la frase di Emilian

 

<< Devi farmi un favore >> disse Dimitri, prima che lei potesse parlare, << Mia sorella questo pomeriggio ha una visita, e Iosif non la può accompagnare. Avrei dovuto farlo io, ma sarò occupato tutto il giorno… Prendi l’Hummer e portala in ospedale. Non ci vorrà molto >>.

 

Presa alla sprovvista, Irina annuì, chiedendosi il perché di quella cosa. Per quanto fosse confusa, però, notò l’occhiata stupita di Emilian, e le scombussolò ancora di più le idee.

 

Dimitri si infilò il giubbotto e le rivolse un’occhiata.

 

<< Rimarrò fuori tutto il giorno, quindi vedi di non farti aggredire da nessuno >> disse, secco. << Andiamo >>, aggiunse rivolto a suo cugino.

 

Irina lo guardò uscire, ancora con le chiavi in mano, chiedendosi se esistesse una persona più contorta di quel Dimitri che le aveva anche salvato la vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 12.00 – San Pietroburgo, Casa di Xander

 

Xander guardò il telegiornale alla tv, senza capire niente di quello che il giornalista russo stava dicendo. Non che gli importasse particolarmente, ma voleva cercare di distrarsi un attimo e pensare a qualcos’altro che non fosse Nina, Irina e la loro stupida missione.

 

Sbuffò e si sedette al tavolo, davanti al suo pranzo precotto senza appetito, ricordando i piatti che Irina gli preparava e che erano mille volte meglio di quello… Soprattutto perché dietro c’era una cura dettata dall’affetto.

 

Guardò il cellulare che aveva appoggiato sul tavolo, acceso ma muto, in attesa di una chiamata che non arriva. Non aveva sentito Irina, né tantomeno Nina. Entrambe facevano le preziose, si facevano attendere, e sapeva il perché.

 

Irina doveva aver capito che il quel periodo non poteva rispondere al cellulare a caura della missione, e doveva essere anche un minimo confusa per via della sua risposta di pochi giorni prima, in cui l’aveva liquidata abbastanza in fretta; Nina, invece, aspettava che fosse lui a telefonarle per farlo cadere definitivamente nella sua trappola, nel tipico gioco della preda e del cacciatore, gioco a cui si prestavano entrambi con un grado di coinvolgimento nettamente diverso… Ma se poteva capire Nina, che stava cercando di sedurlo per aggiungerlo alla sua collezione di conquiste, non riusciva a capire Irina.

 

“Poteva anche chiamare il giorno dopo…”.

 

Fece un gesto stizzito e spinse il telefono più lontano. Non lo voleva dire, ma in qualche modo ce l’aveva un pochino con lei. Si stava comportando in un modo incomprensibile, ai suoi occhi, e non capiva più cosa le passasse per la testa… Non era sicuro di essere innamorato di quell’Irina che non gli sembrava più lei.

 

Dopo un attimo, si diede dello stupido: era solo nervoso per via della missione. Lo erano tutti e due, in fondo. Finita quella storia, sarebbe tornato tutto come prima. Bastava stringere i denti ancora per un po’.

 

E con Nina, le cose si sarebbero messe a posto. Avrebbe condotto il loro gioco senza farsi fregare, senza tradire la sua parola come stava per fare quella sera che ora gli appariva come un incubo lontano. Irina era Irina, non sarebbe cambiata solo perché aveva deciso di tornare a essere una pilota clandestina…

 

Si alzò di scatto e buttò piatto e posate nel lavandino, con un bisogno impellente che voleva soddisfare per darsi pace almeno qualche ora, per scoprire che Irina anche se era distante lo amava ancora come lui amava lei. Per togliersi ogni dubbio, ogni cattivo pensiero, aveva bisogno di sentire di nuovo la sua pelle contro la sua, il suo respiro sulla sua bocca…

 

“Ho bisogno di vederla”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 16.00 – Mosca, Casa di Dimitri

 

Irina attendeva Vilena sul pianerottolo di casa, Yana che la guardava come sempre incuriosita e divertita. Era avvolta in un bel cappottino che le dava proprio l’aria da bambolina, e i capelli biondi raccolti in un simpatico ciuffetto sulla fronte.

 

<< Eccomi >> disse Vilena, sbucando dalla porta di casa con una borsa che doveva contenere i documenti relativi alla sua gravidanza, << Possiamo andare… >>.

 

Sembrava imbarazzata anche lei, come se farsi accompagnare da Irina era qualcosa di cui vergognarsi. In realtà, per lei non c’era alcun problema, ma non capiva perché mai Dimitri le avesse concesso di entrare così tanto nella sua famiglia… E perché avesse scaricato quella responsabilità su di lei, visto che non era da lui.

 

Scesero di sotto e salirono sull’Hummer, che era stato lasciato parcheggiato fuori, e Yana si mise a saltellare allegra sul sedile posteriore, ridacchiando perché era davvero spazioso per una bambina piccola come lei.

 

<< Dov’è l’ospedale? >> chiese Irina, guardandola dallo specchietto con un sorriso.

 

<< Verso il centro della città >> rispose Vilena, senza allacciarsi la cintura per via della pancia, << Lungo la strada ti spiego dove andare >>.

 

Mentre procedevano dirette in centro, Irina decise di alleviare quell’imbarazzo che si era creato con una chiacchierata, e di togliersi quella sensazione di essere di troppo che aveva addosso. Si sentiva un’intrusa, in quella situazione.

 

<< E’ una visita di controllo? >> chiese, mentre si infilava nel traffico di Mosca con un po’ di difficoltà, data la stazza dell’Hummer.

 

Vilena annuì. << Sì, è tutto a posto >> rispose, << Si tratta solo di un’ecografia… >>.

 

Irina sorrise, e guardò di nuovo Yana dallo specchietto retrovisore, che stava ascoltando la loro conversazione.

 

<< Allora vedrai il tuo fratellino >> le disse.

 

La bambina saltellò allegra. << Sììììì >> gridò, tutta contenta.

 

<< Finalmente avrà qualcuno con cui giocare >> sospirò Vilena, intenerita, << E la smetterà di stare tutto il tempo con suo zio… >>.

 

Irina rise. << , almeno gli fa compagnia, visto che sembra essere l’unica persona che gradisce >> disse, mentre si guardava intorno in cerca di un buco dove parcheggiare.

 

Alla fine trovò un posto abbastanza grande da ospitare la stazza non indifferente del’Hummer e parcheggiò, aiutando Vilena a scendere perché aveva qualche difficoltà per via del pancione. Yana saltellava allegramente sul marciapiede, canticchiando una canzoncina.

 

<< Ti dispiace se io e Yana ti lasciamo entrare da sola? >> chiese Irina, prendendo per mano la bambina, << Sarai più tranquilla e lei non si annoierà >>.

 

In realtà, aveva la sensazione che accompagnarla fin dentro l’ospedale era una sorta di violazione della sua intimità: in fondo per Vilena era quasi una sconosciuta, e pensava che se non poteva condividere quel momento con suo marito non avrebbe voluto farlo con nessun’altro. Era giusto che lei non si intromettesse.

 

Vilena la guardò un attimo confusa, ma di fronte alla reazione entusiasta di Yana si lasciò convincere.

 

<< Oh, va bene… Ma non aspetterete fuori, spero… >> disse.

 

<< Qui vicino dovrebbe esserci un centro commerciale >> rispose Irina, con un sorriso, << Andremo lì a guardare qualche vetrina e a scaldarci un po’. Quando hai finito, basta che ci telefoni e ti raggiungeremo >>.

 

<< D’accordo. A dopo, allora >> Vilena si abbassò su Yana. << Fai la brava, mi raccomando >>.

 

La bambina annuì tutta seria, poi strinse la mano di Irina e la seguì per la strada, saltellando allegramente. Per un momento Irina si sentì come quando passava i pomeriggi con Tommy: spensierata e tranquilla.

 

Nel giro di cinque minuti raggiunsero il centro commerciale, che si estendeva su due piani ed era pieno di negozi di ogni genere, ma c’era poca gente. In compenso, si ritrovarono catapultate in piena atmosfera natalizia, perché a ogni angolo un albero addobbato scintillava colorato, e dalle vetrine ammiccavano decine di pacchi regalo dalla carta lucida e con grossi fiocchi sgargianti.

 

Scoprì che Yana non era una bambina capricciosa o viziata: davanti a un intero negozio di giocattoli non aveva nemmeno insistito per entrare dentro, cosa che Tommy avrebbe fatto, con conseguente acquisto a cui Irina non avrebbe saputo dirgli di no. La guardò osservare rapita un orsacchiotto di peluche bianco, e si appuntò che se avessero avuto tempo avrebbero potuto entrare a dare uno sguardo. Prima voleva andare da un’altra parte.

 

<< Ti andrebbe di fare merenda? >> chiese.

 

Yana la guardò con aria confusa, poi annuì.

 

Andarono in uno dei bar del centro commerciale, addobbato a festa e in cui regnava un profumo dolce e invitante di brioches calde, e Irina la lasciò scegliere con tutta calma qualcosa che le piacesse al banco dei dolci. Quando si accorse che Yana sembrava titubante, si abbassò su di lei, sotto lo sguardo divertito del cameriere che stava alla cassa.

 

<< Cosa c’è? >> chiese, << Non ti piace niente? >>.

 

Yana scosse la testolina, poi rispose: << Mamma non vuole che mangio dolci per merenda… >>.

 

Irina scoppiò a ridere, e le prese la manina. << Giuro che non glielo dico >> sussurrò, << Rimarrà un segreto tra noi due, ok? In cambio, però, tu mi devi aiutare a parlare con il cassiere, perché io della vostra lingua non ci capisco proprio niente >>.

 

Yana annuì, e fece un sorriso timido.

 

<< Avanti, scegline uno >> disse Irina, facendo un cenno del capo verso il bancone dei dolci. << Quello ha un bell’aspetto, non trovi? >>. Indicò una grossa pasta ripiena di panna e fragole rosse, con una spruzzata di cioccolato. Yana annuì sorridente e, dopo aver scatenato l’ilarità del cassiere che la vide farsi aiutare da una bambina per comunicare, Irina la accompagnò a un tavolino, con il dolce in un piattino e una scorta di tovaglioli. Ordinò una cioccolata e un caffè per lei, sempre supportata da Yana, e consumarono tutto sotto lo sguardo divertito e incuriosito degli inservienti del bar.

 

<< Grazie… >> disse Yana alla fine, mentre uscivano dal locale, prendendole la mano.

 

<< Di niente, piccola >> rispose Irina, guardandola divertita, << Era solo una merenda. Ma mi raccomando, non dire niente alla tua mamma, se no mi sgrida, ok? >>.

 

Yana annuì, poi si fece seria.

 

<< Perché non sei la fidanzata di Dimitri? >> chiese all’improvviso.

 

Irina tornò a guardarla, imbarazzata.

 

<< Perché mi fai questa domanda? >> chiese.

 

<< Perché io vorrei che tu fossi la fidanzata dello zio >> rispose Yana, con tutta la semplicità di cui sono capaci i bambini, << Sei buona, e sembri quella principessa della favola che mi leggeva lo zio prima di andare a dormire… Voglio una zia come te, che mi compra i dolci e mi prepara le torte… Dimitri non la porta mai una zia, a casa >>.

 

“Non riesco proprio a immaginarmelo Dimitri che legge delle favole…” fu il primo pensiero di Irina in quel momento, poi si rese conto delle implicazioni di quello che aveva detto Yana. La fece sedere su una panchina e prese posto di fianco a lei, preparandosi ad avere una di quelle conversazioni che si possono solo avere con i bambini piccoli.

 

<< Non dire così, sono sicura che un giorno Dimitri ti porterà a casa una zia che ti piacerà tantissimo >> disse, << Una zia che lo aiuterà a leggerti le fiabe prima di andare a dormire >>.

 

Yana non sembrò convincersi. << Ma io voglio te come zia >> disse, incrociando le braccine.

 

Irina sorrise. << Ma non si può >> mormorò, << Non posso essere la tua zia, capisci? >>.

 

<< E perché? >>. Yana aveva l’aria di considerare quella questione molto, molto importante.

 

Irina cercò di trovare le parole giuste. << Perché io non sono la fidanzata di Dimitri >> rispose, << Sono solo una sua amica… >>.

 

<< Perché non puoi essere la sua fidanzata? >>.

 

<< Perché sono fidanzata con un altro >> rispose Irina, a disagio, << Sto con un’altra persona che non è qui con me >>.

 

Yana sembrò mettere il broncio. << Non stare più con lui e mettiti con lo zio >> disse, risoluta, << Lo zio è bello, e poi è sempre buono… E poi mia mamma dice che piace a tutte le ragazze, ma lui non vuole mai stare con nessuna >>.

 

Ma chi gliele mette in testa, queste idee?”.

 

<< Yana, non si può >> disse Irina dolcemente, << Lo so che Dimitri è buono, ma io voglio bene alla persona con cui sto adesso… E poi, non posso essere la sua fidanzata se non gli piaccio, capito? Deve scegliere lui con chi stare, non lo si può costringere >>.

 

Yana non sembrava convinta, e fece uno sbuffo arrabbiato.

 

<< Va bene… >> borbottò, << Però gli vuoi un po’ bene? >>.

 

Irina sorrise. << Certo >> rispose, sperando di non farle venire in mente strane idee.

 

Yana ricambiò il sorriso e scese dalla panchina. Insieme tornarono verso il negozio di giocattoli, dove Irina per farsi perdonare il fatto di non essere la fidanzata del suo adorato zio le comprò un peluches a forma di gatto che molto probabilmente sarebbe diventato il suo preferito. Fecero in tempo a pagare che il cellulare squillò, annunciando che Vilena aveva finito.

 

Una volta in macchina, Irina si accertò che la visita fosse andata bene e assistette alla faccia estasiata di Yana che mostrava alla mamma il suo regalo, mentre Vilena la ringraziava per il pensiero. Tornarono a casa in un’atmosfera rilassata e quasi familiare, decisamente più confidenziale di prima.

 

Una volta sul pianerottolo di casa, fece per entrare nel suo appartamento, ma venne fermata prima di essere riuscita a mettere la chiave nella toppa.

 

<< Irina? >> la chiamò Vilena.

 

Le si voltò: Yana non c’era, doveva essere già dentro ad aggiungere il suo nuovo pupazzo alla sua collezione.

 

<< Dimmi… >>.

 

Si accorse che la donna la guardava con un misto di imbarazzo e di disagio, come se si vergognasse di quello che stava per dire.

 

<< So perché Dimitri ha mandato te, oggi >> sussurrò, lentamente.

 

Irina la guardò senza capire.

 

<< Non pensavo che prendesse una decisione del genere >> aggiunse Vilena, in fretta, << Ma sono contento che lo abbia fatto… Significa che si fida di te >>.

 

Irina non capiva cosa stesse dicendo. La donna le fece cenno di entrare in casa, e lei la seguì, certa che nell’aria c’era odore di qualcosa che non andava.

 

<< Siediti, per favore >> disse Vilena, servendole una tazza di the caldo, << Vorrei mostrarti una cosa >>. Yana non c’era, doveva averla mandata in camera sua appena erano arrivate.

 

Le porse una foto, una foto che lei aveva già visto in camera di Dimitri: quella con la ragazza al fianco, dai lunghi capelli chiari e l’espressione felice. La guardò qualche istante, ora che ne aveva la possibilità, e si dimenticò del the appoggiato sul tavolino. Era carina, ma non bella quanto le ragazze che aveva visto attorniare William e Dimitri ai tempi della Black List, e aveva l’aria di essere molto più giovane di quanto in realtà non fosse.

 

<< Era la sua ragazza? >> domandò, intuendo che quella donna non dovesse più essere lì, a Mosca.

 

Vilena sembrò divertita. << Oh, no, quella è nostra sorella >> rispose, << La gemella di Dimitri >>.

 

Irina rimase spiazzata, senza sapere che dire. Guardò nuovamente la foto, e ora che il mistero della ragazza era svelato, le sembrava ancora più assurdo… Si era fatta tutta un’idea su quella donna, e ora ne provava vergogna… In effetti, si assomigliavano.

 

<< Non sapevo avesse una sorella gemella… >> mormorò, << Non né ha mai parlato, e non si è mai vista da queste parti… >>.

 

Vilena sembrò diventare triste. << Purtroppo è morta molti anni fa >> rispose, sedendosi di fianco a lei, << E Dimitri non ama parlare di lei. Per quanto nessuno lo pensi, gli provoca ancora troppo dolore >>.

 

Irina le restituì la foto. << Mi dispiace… Come è successo? >>.

 

Vilena mise la foto a posto, dentro l’album che teneva sulle ginocchia, e la guardò con intensità.

 

<< Quello che sto per raccontarti è qualcosa che Dimitri non ama divulgare >> disse, e per la prima volta da diverso tempo inciampò un po’ nelle parole, << Ti prego di non parlarne con nessuno, quando saprai. E’ qualcosa che ha cambiato per sempre la nostra famiglia, e lui soprattutto >>.

 

<< Hai la mia parola >> sussurrò Irina. Aveva capito che quel momento che tanto aveva atteso, il momento di conoscere il passato di Dimitri, era arrivato, ma ebbe quasi paura. Dimitri sarebbe stato d’accordo?

 

Vilena abbassò lo sguardo per un momento, guardando la copertina dell’album e stringendolo forte con le mani.

 

<< La sorella gemella di Dimitri si chiamava Lora >> spiegò, << E’ difficile da immaginare, ma lei e Dimitri erano attaccatissimi l’uno all’altra, nonostante fossero completamente diversi. Nostra sorella era solare, allegra, chiacchierona, espansiva… Dimitri tutto il contrario >>. Vilena sembrava in difficoltà, come se non trovasse le parole per raccontare. << In fondo erano gemelli, e credo sia difficile descrivere il legame che può unire due fratelli di quel genere… >>. Si interruppe e si alzò, per prendere un’altra foto: questa raccoglieva una famiglia numerosissima, con al centro quelli che dovevano essere i genitori. << Questa è la nostra famiglia al completo, quando ancora le cose andavano bene, per così dire… >>.

 

Irina la guardò. Non riconosceva nessuno, a parte una giovane Vilena e Dimitri, sempre affiancato da Lora, lo sguardo tenebroso di chi farebbe a meno di farsi fotografare. Erano attorniati da diversi giovani, alcuni che dovevano essere i loro fratelli, altri i loro cugini con gli zii. In un angolo c’era anche Boris.

 

<< Che cosa è successo? >> chiese.

 

<< Sai meglio di me che tutta la nostra famiglia è coinvolta nelle gare clandestine e nello spaccio di droga >> rispose lei, ma non ne sembrava orgogliosa, << E ti sarai accorta che né io, né nessun’altra donna della nostra famiglia ne prende parte… Immagino avrai pensato che siamo un popolo di maschilisti >>. Sorrise tristemente, e Irina annuì.

 

<< Purtroppo l’ho pensato diverse volte >> ammise.

 

Vilena scosse il capo. << Lo fanno per tenerci al sicuro >> spiegò, << A tutte le donne della nostra famiglia, e non solo della nostra, è stato proibito di entrare a far parte del giro dei nostri uomini… A volte non sappiamo nemmeno cosa stanno facendo, dove sono, quando torneranno. Può sembrare crudele, ma lo fanno per la nostra sicurezza >>. Sembrava profondamente addolorata per quella cosa, come se ammetterlo la facesse soffrire.

 

<< Come mai? >>.

 

<< Dalle nostre parti, le faide sono molto sanguinose, e per evitare che le cose diventino sempre più drammatiche, arrivando a coinvolgere anche persone innocenti, abbiamo deciso che tutte le ragazze venissero tenute fuori >> rispose Vilena, << E’ stata una scelta presa tutti insieme, compresi i Referenti. Nessuna di noi verrà coinvolta, se non vuole, e può godere di una sorta di immunità in qualsiasi situazione. Ma se decidiamo di entrare a far parte dei giri dei nostri uomini, rinunciamo alla protezione che ci è stata riservata… Per questo alcuni di noi avranno storto il naso, quando ti hanno vista arrivare: per loro, in quanto donna, hai rinunciato a un privilegio che avresti invece dovuto conservare gelosamente >>. Sorrise, leggermente divertita.

 

<< Ma io non sono una di voi… >> sussurrò Irina.

 

<< Lo sei diventata nel momento esatto in cui Dimitri si è accompagnato a te >> spiegò Vilena, << Soprattutto perché si trattava di lui, e non di un russo qualsiasi >>.

 

Irina rimase in silenzio, dando un significato a molte delle cose che sembravano non averne avuto, durante il suo soggiorno a Mosca. Qualcosa però la lasciò perplessa.

 

<< E tu hai rinunciato alla tua protezione? >> domandò.

 

La russa abbassò il capo. << No, non vi avevo rinunciato >> rispose mestamente, << E tuttora ne godo di una parte… Ma sono successe delle cose che mio malgrado mi hanno tirato in mezzo >>.

 

Irina vedeva che per Vilena era in qualche modo difficile parlare, ma non poteva rinunciare a sapere, in quel momento.

 

<< Cosa successe? >> domandò, a bassa voce.

  

<< E’ cominciato tutto dieci anni fa >> spiegò Vilena, mostrando i membri della foto, << Mio padre era un membro molto influente tra i Referenti, e tutti i miei fratelli erano invischiati nelle corse clandestine, anche Dimitri, nonostante fosse il più giovane della nostra famiglia. Era anche il più promettente, e mio padre lo adorava… Sapevano tutti che se solo avesse voluto, sarebbe potuto arrivare in alto.

 

<< A quell’epoca Lora non frequentava il giro di Dimitri: prima di tutto perché aveva scelto di non farne parte, ma anche perché lui non si fidava a lasciarla avvicinare. Non voleva che si immischiasse in cose così pericolose, e questo dimostra quanto le volesse bene.

 

<< Un giorno, però, le cose si fecero serie. Vladimir Buinov era un grande amico di nostro padre, ma litigarono e smisero di parlarsi. I rapporti si fecero tesi, tra la nostra e la loro famiglia… >>.

 

<< Come mai litigarono? >>.

 

<< Non lo sappiamo per certo >> rispose Vilena, << Ma crediamo che Vladimir avesse messo gli occhi su Lora, ma mio padre non fosse d’accordo. Poi ci fu un affare andato male, e una Mosca-Cherepova vinta da Dimitri, accusato ingiustamente di aver barato. La situazione si fece critica, finché per togliersi il problema, Vladimir uccise mio padre >>. Lo indicò nella foto, un uomo corpulento con due grandi baffi scuri.

 

<< Da quel momento in poi, le cose precipitarono >> continuò, << Si scatenò una faida tra la mia e la famiglia di Buinov. Uno dei miei fratelli uccise suo padre, che a sua volta venne ammazzato dal cugino di Vladimir. Fu una strage: nel giro di un anno, tutti i miei fratelli vennero eliminati, e lo stesso accadde per i Buinov. Io, mia madre e Lora fummo tenute da parte, esattamente come le donne della famiglia Buinov: la regola diceva che noi non potevamo essere toccate, e così fu >>.

 

<< E Dimitri? >>.

 

<< Dimitri naturalmente venne coinvolto nella vendetta >> rispose Vilena, << Anche se mia madre avrebbe desiderato che almeno lui prendesse la strada di una persona “normale”… Tuttavia, le sue furono le mani che si sporcarono di meno, il quel periodo. E fu l’unico a rimanere in vita >>.

 

<< E poi cosa accadde? >>.

 

<< Vladimir uccise mia madre >> rispose Vilena, << Ci tese un agguato, e le sparò >>.

 

Nel silenzio che seguì, ci fu tutto il dolore di quel evento e quello che implicava.

 

<< A quel punto era stata infranta una regola. Nessuno la prese bene, nemmeno i Buinov stessi. Si nascosero, sapendo di essersi attirati l’odio di tutta Mosca, ma la guerra continuò, e venne versato un altro fiume di sangue… Io e mia sorella fummo messe sotto scorta, nascoste in un posto che doveva essere sicuro >>.

 

Dalle parole, si capì che non lo fu.

 

<< Purtroppo, una mattina,  Vladimir volle attirare Dimitri in una trappola per ucciderlo, ma non ci riuscì. Così fece l’unica cosa che poteva fare per costringerlo ad arrendersi e incontrarlo: prese in ostaggio Lora, scovandoci nel nostro nascondiglio una notte che noi credevamo tranquilla.

 

<< Dimitri si presentò subito all’incontro con Vladimir, incurante di rischiare la morte, e non ho mai saputo cosa si dissero in quell’occasione. So solo che Buinov firmò la sua condanna a morte, quel giorno. Aveva promesso di lasciare libera Lora, se Dimitri si fosse presentato, ma quando mio fratello arrivò al luogo prestabilito, trovò Lora morta. In un lago di sangue, con un coltello piantato in gola… >>. Vilena si coprì gli occhi con le mani. << Fu orribile. Dimitri scampò per un soffio all’agguato, e Vladimir fuggì…

 

<< La famiglia Buinov si dissociò dall’azione di Vladimir: ormai erano stati decimati, esattamente come noi, ed erano stanchi di combattere. Inoltre, l’omicidio di una ragazza innocente li avrebbe fatti odiare ancora di più. Cacciarono Vladimir, intimandogli di non farsi più vedere da loro. A quel punto, la faida tra le nostre famiglie era finita. Non quella tra lui e Dimitri >>.

 

<< Cosa successe? >>.

 

<< Dimitri aveva accettato la morte di tutti i nostri familiari: di nostro padre, nostra madre, i nostri fratelli, ma non quella di Lora. Per lui fu come se gli strappassero un pezzo di cuore, una parte della sua anima… I nostri cugini decisero di porre fine alla cosa costringendo i Buinov a lasciare Mosca, ma lui non accettò quel risarcimento. Seppellimmo nostra sorella e lui giurò vendetta >>.

 

<< Da quel giorno, Dimitri è diventato la persona più temibile di tutta la Russia, a parte la Lince stessa >> disse Vilena, tristemente, << Ha passato l’anno seguente della sua vita a cercare ogni membro della famiglia Buinov che aveva preso parte alla faida e lo ha ucciso. Il suo obiettivo è sempre stato Vladimir, ma non è mai riuscito a prenderlo… Si sono scontrati un paio di volte, ma Buinov è sempre riuscito a fuggire, da codardo qual è. Una volta Emilian, che è l’unico dei nostri cugini che ha attivamente aiutato Dimitri nella sua caccia, era quasi riuscito a catturarlo, ma come avrai visto ha perso la faccia… Tutte le cicatrici che porta addosso Dimitri sono frutto della sua sete di vendetta: non ha usato armi, ma solo le mani e i coltelli, e non ha mai badato a sé stesso >>.

 

<< Perché poi ha lasciato la Russia? >> chiese Irina.

 

<< Due anni dopo la morte di Lora, Vladimir sembrava essere sparito. Forse fu il dolore che aveva addosso, o il senso di insoddisfazione, così Dimitri decise di lasciare Mosca per un po’. Ha viaggiato per tutti gli Stati Uniti, finché non è approdato a Los Angeles, ed è diventato amico di Challagher >>.

 

Irina guardò nuovamente la foto della famiglia Goryalef. Non aveva mai immaginato che il passato di Dimitri fosse quello… Ecco perché Vladimir lo aveva definito assassino.

 

<< Ora che sai cosa è successo, spero che non giudicherai male mio fratello >> disse Vilena, << Dimitri può aver fatto delle cose brutte, e non può essere giustificato, ma non è cattivo come sembra. Se avessi avuto la possibilità di vedere il suo rapporto con Lora, capiresti meglio: per lui, nostra sorella era perfetta. I suoi consigli erano ordini, non c’era giorno in cui lui si rifiutasse di ascoltare tutte le cose che lei aveva voglia di raccontargli e, credimi, era una che parlava fino allo sfinimento. E persino le ragazze con cui usciva Dimitri dovevano passare il suo esame, altrimenti lui non le considerava… >>. Sorrise, come se ricordare le mettesse allegria. << Da quel giorno, Dimitri non ha più sorriso, non ha più avuto una ragazza che non durasse una sola notte, e anche quelle sono state molte poche, che io sappia. Ha smesso di vedere le cose belle della vita, di vivere con allegria come faceva Lora. E’ morto un pezzo di lui, con lei >>.

 

Irina abbassò il capo, e si ritrovò a pensare che forse la vita era stata ingiusta, con Dimitri; forse molto più che con lei. Gli avevano tolto tutta la sua famiglia, gli avevano tolto la voglia di vivere, e a distanza di anni ancora non gli era stato reso indietro nulla.

 

<< E’ tornato, ogni tanto… >> mormorò, ricordando che era stato via qualche volta, quando faceva ancora parte della Black List.

 

<< Sì, è tornato >> rispose Vilena, << Si faceva vedere solo quando aveva avuto voce che Vladimir sembrava ricomparso, ma non è mai riuscito a prenderlo… >>.

 

<< E io che ho sempre pensato che fosse un pezzo di ghiaccio… >> sussurrò Irina, con una smorfia triste, << Ho sempre creduto che avesse una pietra, al posto del cuore. Ora capisco tante cose di lui >>.

 

Vilena le mise una mano sulla gamba, come se fosse contenta di averla resa partecipe del passato di suo fratello.

 

<< Dimitri non è un’insensibile, Irina >> disse, e non c’era tono di rimprovero, << Lo sembra, tutti lo pensano, ma non lo è. Solo che è fatto così, lo tiene nascosto. E credimi, a dispetto di come ti tratta certe volte, ti rispetta più di quanto tu creda e molto più di altre persone >>.

 

Irina alzò lo sguardo su Vilena, e comprese le sue parole. Comprese le frasi dette da Dimitri quando aveva proposto di sedurre Konstantin, quando si era rivelato dubbioso: ricordava anche lui cosa le aveva fatto Challagher… Ed era per quello che aveva fatto in modo di farla trovare da Xander, quando era stata rapita. Aveva capito che per lei era difficile, che il peso della sua decisione non era indifferente, che stava facendo un enorme sforzo. Non aveva dubitato del risultato, aveva solo pensato che potesse non sentirsela…

 

“Ora scopro anche che sei anche sensibile… Sei pieno di sorprese”.

 

<< Certe volte non si direbbe proprio… >> disse sorridendo, per alleggerire la tensione.

 

Vilena sorrise a sua volta.

 

<< Oh, è fatto così >> disse, << Ma ha un profondissimo rispetto per le donne in generale. Per questo non passa le sue notti con una ragazza diversa tutte le volte, anche se potrebbe >>.

 

<< Quello lo fa perché è schizzinoso >> commentò scherzando Irina.

 

Vilena rise. << Purtroppo è uno dei suoi difetti >> disse, << Ma ha buon gusto, però >>.

 

La conversazione si stava alleggerendo, ma Irina aveva la sensazione che Vilena volesse toccare un argomento in particolare, lo stesso che aveva toccato Yana. Sembrava che entrambe sperassero in qualcosa che non c’era.

 

<< Non ne dubito >> disse lentamente, << Ma finché non si metterà il cuore in pace, non potrà trovare nessuna ragazza che riesca a sopportarlo >>. Sorrise nuovamente.

 

<< Mi dispiace essere così indiscreta >> mormorò Vilena, stringendo nuovamente l’album di foto, << Ma… Tra voi due…? >>.

 

<< No, non c’è niente >> si affrettò a dire Irina, imbarazzata, << Siamo solo… amici >>.

 

<< Oh, scusa la domanda >> disse Vilena, << Non volevo metterti in imbarazzo… Solo che voglio bene a mio fratello, e quando vi ho visti arrivare insieme, ho pensato che potesse aver finalmente trovato una ragazza che faceva al caso suo… >>.

 

<< No, non ti preoccupare >> disse Irina, scuotendo la mano, << In fondo, era lecito pensarlo. Stiamo anche sotto lo stesso tetto… >>.

 

<< Perdonami, capisco che non fa piacere rispondere a questioni del genere >> disse nuovamente Vilena, e sembrava veramente rammaricata, << Ma se Dimitri ha lasciato che ti raccontassi del suo passato, significa che ormai si fida di te… E poi Yana sembra averti preso veramente a cuore >>.

 

Irina sorrise. << In effetti, si è voluta accertare personalmente della situazione tra me e Dimitri >> ammise, << Mi è parsa piuttosto contrariata, ma sono riuscita a farmi perdonare >>.

 

Vilena sembrò imbarazzata quanto lei. << Perdonala… Molte volte ha lingua davvero troppo lunga >>.

 

Irina si alzò, decisa a lasciare la stanza per andare a riflettere sul passato di Dimitri, e per togliersi da quella situazione che non avrebbe fatto piacere nemmeno a Xander.

 

<< Non è niente di grave >> disse, << Ti ringrazio per il the, ma mi hai dato molto da pensare… Credo che andrò a riordinare le idee >>.

 

<< Va bene. Se hai bisogno di qualcosa, chiamami pure >>.

 

Irina lasciò l’appartamento e raggiunse il suo. Si sedette sul divano e cercò il telecomando dello stereo, per mettere un po’ di musica e tentare di rilassarsi.

 

E così ora sapeva. Sapeva cos’era successo anni prima, sapeva a cosa si riferiva Buinov, e sapeva anche perché Dimitri era così distaccato e scontroso. Era venuta a conoscenza di una parte della sua vita, di qualcosa che lo aveva cambiato e che lo aveva reso la persona che era ora.

 

Quando saprai il passato di Dimitri, immagino vorrai richiamarmi…”.

 

Ricordò la frase di Vladimir, e ne comprese il significato.

 

Dimitri aveva ucciso; aveva ucciso molte volte e forse più di William stesso. Aveva le mani macchiate di sangue, ma non riusciva a odiarlo, non riusciva a disprezzarlo. Non aveva cominciato lui quella storia, non aveva istigato nessuno alla violenza; si era solo preso la vendetta che in fondo si meritava. Avevano ucciso sua sorella, innocente e nemmeno invischiata nelle loro vite, e lui aveva risposto con la stessa moneta a chi si era dimostrato infido e senza cuore. Nel loro mondo si faceva così, non si poteva sperare nella giustizia vera, quella del carcere, e ci si accontentava della giustizia “cattiva”, quella fatta da sé e per sé.

 

Nonostante tutto, non era nemmeno riuscito ad ottenerla, la sua giustizia. Vladimir era ancora vivo, e continuava a provocarlo da lontano, da un posto sicuro che lui non riusciva a raggiungere. In dieci anni non aveva mai trovato pace, non aveva mai smesso di lottare… Anche se una parte di lui era morta con Lora.

 

Era triste, era doloroso, e Irina provò un’incredibile moto d’affetto per Dimitri. Per tutto quel tempo era rimasto solo con se stesso, arrabbiato con il mondo, senza più speranza… Nessuno lo aveva mai capito, perché nessuno aveva mai saputo del suo passato. Le cicatrici che portava addosso non erano incise solo sulla sua pelle, ma anche nella sua anima.

 

Poi tutto le fu chiaro, ogni singolo comportamento di Dimitri, ogni sfumatura del suo carattere, ogni voce su di lui.

 

Aveva amato una sorella che gli aveva insegnato il valore delle donne, che gli aveva mostrato che non erano oggetti, che sapevano pensare e ragionare; non era gay, come qualcuno malignamente aveva asserito, era solo molto più rispettoso di chiunque altro ragazzo avesse mai visto.

 

E non era insensibile; aveva accettato la sua richiesta di tenerla d’occhio mentre se la vedeva con Konstantin, e l’aveva difesa quando ce ne era stato bisogno, con una reazione tanto violenta che nemmeno Xander avrebbe avuto.

 

E non era un menefreghista: le aveva cambiato il paraurti dell’auto, quando era stato lui a danneggiarlo. Le aveva chiesto di fare attenzione, quando aveva capito che Vladimir puntava anche a lei. E aveva rispettato le sue scelte, anche quando non gli piacevano.

 

Ora che sapeva, le cose cambiavano. Ma non voleva che a cambiare fosse il loro rapporto, dopo che faticosamente si era guadagnata la sua fiducia. Dimitri non era più un compagno di lavoro, era un amico per davvero.

 

“Starò zitta. Se vorrà parlarne, sarà lui a farlo… Altrimenti non ce ne sarà bisogno”.

 

Si alzò dal divano, e in quel momento Dimitri rientrò in casa. Le gettò una rapida occhiata, poi fece un cenno di saluto e risalì di sopra, evidentemente senza alcuna voglia di parlare. Irina lo guardò con più intensità di come faceva di solito, per dirgli che ora sapeva, e lo lasciò andare. Tutto a tempo debito.

 

Poi suonarono al citofono, interrompendo quel silenzio che non aveva niente di imbarazzante, ma era solo pieno di comprensione.

 

“Chi diavolo è proprio adesso?!pensò infastidita.

 

Rispose, e rimase di sasso.

 

<< Sono Xander >>.

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice

 

Allora, ragazzi, finalmente sappiamo. Sappiamo cosa è successo a Dimitri, cosa è accaduto nel suo passato, come mai aveva lasciato Mosca… Ma mi sembra chiaro che mancano ancora delle cose, piccole, ma interessanti e fondamentali.

Così Dimitri è stato in parte svelato: le sue frasi, il suo modo di comportarsi, di suo modo di vedere le cose. Anche la scelta di far raccontare a Vilena cos’era successo è coerente con il suo modo di essere. Ora mi domando: adesso che sapete, cosa ne pensate di lui?

Passiamo a William… Anche per lui è arrivato il momento della scoperta che Irina si trova a Mosca, e la sua reazione è stata… Strana o sensata, secondo voi? Appena ha saputo, qualcosa nella sua testa è scattato, e sappiate che da questo momento in poi, anche lui dovrà rivedere le sue posizioni. Meditate, gente, meditate.

A questo punto, io vi do appuntamento al prossimo capitolo! Mi raccomando, commentate numerosi!

 

 

 

 

 

Annalisa70: Ciao! Oh, non ti preoccupare se non recensisci sempre, non fa nulla! Per quanto riguarda la storia, ti ringrazio per i complimenti, e spero di riuscire a sorprenderti sempre! Baci!

 

Dust_and_Diesel: eh eh, visto? Irina ha preso tutti alla sprovvista, decidendo di recitare la parte della spia sexy… Ma è stato divertente, nonostante il finale. Sì, è più sicura, inizia a capire come vanno le cose, è sa che bisogna rischiare certe volte, cosa che Xander non le permetterebbe mai. In effetti, è questo quello di cui ha bisogno: imparare a dover contare solo sulle proprie forze. Vuole crescere, smettere di essere in qualche modo schiava del suo passato. E’ difficile andare avanti, se si continua a guardare indietro, no? Il passato di Dimitri, in questo cap, né è la dimostrazione, in fondo (ps: fammi sapere che ne pensi)! Bacioni!

 

Marty89: eh, non sei l’unica a pensare che Irina e Dimitri starebbero bene insieme. Lo pensano un po’ tutti, in questo momento. Dimitri ha un fascino che sta superando quello di Xander… Ma è questione di punti di vista. Dimmi cosa pensi di lui, ora che conosci il suo passato. Un bacione!

 

 

 

 

  
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