Capitolo XXII
Los Angeles
– Quattro anni e mezzo prima
William spegne la
sigaretta annegandola nella poltiglia che riempie il posacenere, sollevando uno
sbuffo di fumo sul tavolino del soggiorno, gli occhi che fissano i due che ha
davanti: Dimitri ed Hanck, uno in piedi e l’altro
seduto.
<< Quindi Dominic se n’è andato?
>> chiede, il tono di voce neutro, l’espressione imperscrutabile.
<< Pare abbia lasciato la città appena gli hai detto di pagare
>> risponde Dimitri, gli occhi di ghiaccio che lo fissano gelidi come
sempre, << Ha chiesto un passaggio a un suo amico e ha oltrepassato il
confine… Non sappiamo dove sia diretto >>.
Hanck, a disagio come
sempre quando sente che lo Scorpione si arrabbierà, si muove appena. <<
Possiamo seguire le sue tracce… Molto probabilmente crede di potersi
nascondere, ma non sa che abbiamo gente anche fuori dalla
California… >>.
William fa una
smorfia e gli fa cenno con la mano di tacere,
infastidito.
Non gli era mai piaciuto
quel Dominic Dwight, perché
lo aveva inquadrato subito, la prima volta che si erano visti: un tipo che si
credeva più furbo di loro, con l’idea di poterli fregare appena voleva. Non si
era reso conto in che giro si stesse andando a ficcare, continuando a
scommettere nelle gare clandestine e perdendo la maggior parte delle volte… Gli
deve un sacco di soldi, e non lo lascerà scappare tanto facilmente, soprattutto
perché non ama essere preso in giro.
<< In che
direzione andava? >> domanda, serio.
<< Verso Sud
>> risponde Dimitri, sedendosi di davanti a lui. << Forse ha
qualcuno che lo può aiutare in Messico >>.
William incrocia le
braccia. Sud… Si, può trovarlo. Basta chiamare i suoi amici in Messico e nei
dintorni, e farsi telefonare una volta che lo vedranno passare… Non ci sarebbe stato nemmeno gusto a cercarlo così, tutto troppo
facile. Sarebbe sicuramente stato più divertente quando
lo avrebbe avuto davanti, e una pistola puntata alla sua testa…
“Dove sta il divertimento?
Dovrei anche scomodarmi per andare a prenderlo…”.
Se non vuole
raggiungerlo fin nel suo nascondiglio, deve fare in modo che sia Dominic stesso a tornare, e lui conosce il modo giusto per
fare in modo che accada. Basta prendere qualcosa a cui tiene e metterlo in
pericolo…
La sua famiglia.
Ghigna al pensiero.
E’ perfido, ma non gli interessa. Non gli interessa e non gli interesserà mai il bene di qualcuno all’infuori di lui
stesso, e non ha paura che la sua coscienza si ribelli. Lo fanno tutti, in
fondo. E’ il modo migliore per farsi rispettare, di far
capire che è uno che non scherza.
<< Cosa sappiamo della sua famiglia? >> chiede, rivolto a
Dimitri.
<< Poco…
>> risponde, << Ha solo il padre e tre fratelli, mi sembra. E sono tutti senza lavoro, al momento. Non credo troveremo soldi da loro >>.
William sorride.
<< Non sono i soldi, che voglio. Voglio fargliela pagare per aver cercato
di fare il furbo… Quando saprà che la sua famiglia è
in pericolo, tornerà indietro >>.
Il russo gli getta
un’occhiata: lo sa che ama quel genere di cose, e non gli impedirà di farlo.
Una delle qualità di Dimitri è che non si azzarda mai a giudicare le scelte
degli altri. Non si deve mai giustificare con lui, e questo
ne fa il braccio destro perfetto. Si fanno un cenno di
intesa, mentre Hanck tira fuori un cellulare.
<< Devo
chiedere il loro indirizzo? >> domanda.
<< Sì…
>> William si alza e tira fuori un’altra sigaretta. << Gli andiamo
a fare una visitina di cortesia >>.
Ore 23.00 –
Londra, Casa di Richard
William guardò per
l’ennesima volta l’orologio a pendolo vicino al muro, che con il suo ticchettio
segnava il trascorrere del tempo con esasperante lentezza. Giocò con la
sigaretta che aveva in mano, il bicchiere poggiato sul ripiano di vetro del
tavolino, ormai vuoto da un bel po’. Era nervoso perché quel tizio di cui aveva
parlato Richard si faceva attendere.
Gettò un’occhiata a
Daniel, seduto sul divano a guardare la tv con aria annoiata, cambiando
continuamente canale. Molto probabilmente si sarebbe addormentato di lì a poco.
<< Forse è
arrivato… >> mormorò Richard,
che stazionava davanti alla finestra ormai da mezz’ora.
William si alzò e
lo raggiunse, per vedere subito che faccia aveva il tipo che osava farlo
aspettare tanto. Quella che notò per prima, però, fu l’auto che percorreva il
vialetto con i fari accesi, lenta e sinuosa nella notte umida di Londra. Era
una Bugatti Veyron blu, con
una striscia bianca sul cofano. Fece un sorrisetto.
<< Non mi
avevi detto che aveva una Bugatti…
>> mormorò, lasciando scivolare lo sguardo sulla carrozzeria filante
della Veyron.
<< Deve
averla appena ritirata >> rispose Richard, con
un mezzo sorriso, << Non sapevo che ne avesse
una… Molto probabilmente arriva da una gara, ecco perché ci ha messo tanto
>>.
“Gara o no, non si fa aspettare lo Scorpione due ore…”.
L’auto si fermò
vicino all’ingresso, e ne scese un uomo robusto con il pizzetto, ben vestito ma
dall’aria meno informale di quella di Richard.
Raggiunse rapidamente l’ingresso, e William tornò a sedersi sul divano.
<< La
prossima volta digli che non sarò così paziente
>> disse, accendendosi un’altra sigaretta.
Cinque
minuti dopo il maggiordomo gli presentò il nuovo arrivato: di nome faceva Sir Charlton McGregorwill,
ma per gli “amici” gli bastava farsi chiamare Karl…
William si ritrovò a pensare che il tipo che aveva davanti aveva tutto tranne
l’aria da gentleman inglese: l’aggettivo “Sir” doveva
essere una presa in giro. Sembrava non farsi la barba
da giorni, e nonostante i suoi abiti fossero di ottima fattura, sembrava averli
scelti a occhi chiusi dall’armadio.
<< William Challagher >> si presentò lui, stringendogli la mano
in modo volutamente poco amichevole.
<< Piacere di
conoscerti, Scorpione >> disse Karl, e andò a
sedersi sul divano senza essere stato invitato, << Richard
mi ha detto cosa volevi >>. Si stravaccò e li guardò interessato, nemmeno
fossero loro tre i suoi ospiti.
Richard non aveva l’aria
di essere offeso dal comportamento del suo amico, e fece portare da bere per
tutti. William aspirò una boccata di fumo dalla sigaretta, sedendosi sul divano
di fronte al nuovo arrivato.
<< Voglio
qualche informazione su quello che sta succedendo in Russia >> spiegò lo Scorpione, << Tu hai contatti con qualcuno
da quelle parti? >>.
Karl si versò del
liquore, e scrollò le spalle. << Certamente >> rispose, <<
Sono stato lì un paio di mesi fa, e potrei tornarci in vista della Mosca-Cherepova…
Ma è ancora tutto da vedere, sembra che quest’anno
la tirino per le lunghe… >>.
William lo scrutò,
ricordando quella gara a cui lui non aveva mai preso parte, ma che lo aveva sempre incuriosito. Quando la
facevano, era sempre impegnato in altro. Tuttavia, in quel momento gli
interessavano cose diverse.
<< Sai se un
certo Dimitri Goryalef si trova da quelle parti?
>> chiese.
Karl fece un sorrisetto, ingurgitando un altro po’ di liquore.
<< Certo… Mi
hanno detto che è tornato circa un mese fa >>
rispose, << Pare sia riuscito a fuggire dal carcere, e stia cercando
asilo dalla sua famiglia… >>.
William fece una smorfia.
<< Lo sapevo…
>> disse, più che altro a sé stesso, <<
Non poteva che essersi rifugiato lì… >>. Dove
andare se non a casa sua, ora che era ricercato dalla polizia?
<< E sembra che non sia tornato da solo… >> aggiunse Karl, come se trovasse succulenta quella notizia
aggiuntiva.
William lo guardò,
poco interessato al compagno di fuga di Dimitri; forse come lui si era trovato
qualcuno che gli poteva tornare utile, di cui sbarazzarsi una volta che le cose
si fossero sistemate… L’importante era che era certo di dove si trovasse.
<< Starà cercando di nascondersi da me… >> mormorò,
ignorando l’ultima informazione e sentendo la rabbia crescere. Dimitri si
divideva con Went e Irina la responsabilità di averlo
mandato in carcere.
<< Bé, sembra che tu ti stia sbagliando >> disse Karl, e apparve vagamente
confuso, << Girano voci che lui e la sua amica stiano cercando qualcuno
che gli aiuti per liberarti… >>.
<< Cosa? >>.
William rimase con
la sigaretta in mano, a fissare l’inglese senza capire. Lo stava prendendo per
il culo, per caso? Notò
l’occhiata perplessa di Daniel, che forse stava pensando la stessa cosa; e la
reazione di Richard fu la stessa.
<< Pare che
ultimamente le cose siano un po’ strane, a Mosca… >> commentò
Karl.
<< Spiegati
>> ordinò secco William.
Karl sorseggiò il suo
liquore, poco interessato alle loro reazioni sconcertate.
<< Sembra che
Goryalef sia tornato a Mosca non per nascondersi come
dici tu, ma per incontrare
Il cervello di
William iniziò a lavorare febbrilmente, alla ricerca di una spiegazione:
Dimitri l’aveva tradito, perché liberarlo?
<< Le tue fonti
sono attendibili? >> chiese, secco.
<< Certo
>> ribatté Karl, << Ho un sacco di amici da quelle parti, e mi hanno detto tutti la stessa
identica cosa. Non potrebbero avermi preso in giro >>.
Mentre cercava di
capire il perché di quella situazione, una parte del cervello di William iniziò
a chiedersi qualcos’altro, a fare inconsciamente dei collegamenti che in quel
momento gli parvero azzardati, ma che gli vennero spontanei
Chi era quella
ragazza che stava aiutando Dimitri?
“Non è possibile, non avrebbe senso… Non può essere
lei…” si
ritrovò a pensare. “Non può… E’ impossibile…”.
Guardò Karl, come se lo vedesse per la prima volta.
<< Come si
chiama la ragazza? >> domandò.
<< Irina
>> rispose Karl, tranquillamente. Poi aggiunse:
<< Si fa chiamare Fenice… E dice di essere la
tua ragazza >>.
William rimase
immobile, sapendo che sia Daniel sia Richard lo stavano guardando, stupiti quanto lui. La cenere sulla punta
della sua sigaretta cadde sul pavimento, ma lui non se ne curò: quello che
aveva sentito rimbombava nel suo cervello, dandogli una sensazione assurda,
come qualcosa che premeva nel suo petto e che voleva uscire… Una sorta di
grido, di ruggito che voleva liberare, ma che rimaneva chiuso tra le sue
labbra.
<< Ne sei
sicuro? >> sussurrò, solo.
<< Parlano
tutti di lei >> rispose Karl,
con una scrollata di spalle, << I russi non lo ammetterebbero mai, ma
quella ragazza li ha colpiti, tutti quanti, anche i Referenti. E’ arrivata lì
con l’idea di liberarti, e sta facendo di tutto per incontrare
In silenzio,
William spense il mozzicone nel posacenere, estraniato da tutto il resto. Non
poteva credere alle sue orecchie, non ci credeva e basta… Non poteva essere
Irina, quella che stava a Mosca e che voleva
liberarlo. Sicuramente c’era un errore…
“Forse era questo quello di
cui avevo il presentimento… Tutto combacerebbe…”.
Ora che sapeva
dov’era Dimitri, non gli interessava più trovarlo: voleva capire perché Irina
fosse a Mosca, cosa l’avesse spinta ad andare fino a
lì… Voleva capire se ciò che si diceva era vero: se Irina lo voleva liberare…
Se quella era la verità, tutte le carte in tavola sarebbero cambiate…
Di nuovo.
“Non ha senso… Non ha senso!
Mi ha sempre odiato, mi ha fatto rinchiudere dietro le
sbarre… Perché volermi liberare?”.
E quello valeva sia
per lei, sia per Dimitri. Ma se per il russo le cose erano diverse, se da parte
sua il tradimento era inaccettabile, da parte di Irina
aveva tutto un altro significato… E poi, perché erano insieme?
<< Anche Goryalef vuole liberarmi?
>> domandò.
<< Non sembra
la sua priorità, in effetti… >> rispose Karl,
<< Mi hanno raccontato che sembra sia stata
Fenice a farlo fuggire dal carcere, e che lui la stia aiutando per
contraccambiare il favore… E’ tutto quello che so, a riguardo. Pare sia una
cosa piuttosto delicata >>.
“Avrebbe senso… Dimitri stava
in un carcere minore, era più facile farlo scappare…”.
Si ritrovò a
guardare il tavolino senza vederlo, preso dai suoi pensieri. Cosa poteva aver
mai fatto cambiare idea a Irina, tanto da portarla a
volerlo liberare?
<< William…
>> iniziò Richard.
<< Zitto
>> disse lui, << Ho bisogno di pensare…
>>.
No, non aveva
bisogno di pensare… Forse non voleva nemmeno trovare una spiegazione a quella
storia… Non voleva nemmeno sapere se era vero o no. Voleva
solo illudersi che tutta quella storia fosse reale, che Irina fosse davvero a
Mosca con l’intenzione di liberarlo… Per la prima volta nella sua vita, voleva
sperare.
E si ritrovò con un
sorriso sul volto, un sorriso per quella ragazza bella, bellissima, incontrata
per caso in un giorno qualsiasi della sua vita, che aveva amato e odiato al
tempo stesso, che aveva preso con la forza, che aveva legato a lui con la
violenza, e che l’aveva tradito, fatto arrestare e infine beffato… Quella
stessa che poi l’aveva tenuto in vita senza saperlo chiuso dentro una cella,
che aveva fatto di tutto per dimenticarlo ma che, ne era
sicuro, non ci era mai riuscita… Irina, la sua Fenice, sua e basta.
“Se davvero lo stai facendo,
vorrei averti davanti per chiederti perché…”.
L’aveva odiata fino
a desiderarne la morte, ma ora… Nemmeno nei suoi sogni più proibiti, più
ottimistici, aveva mai pensato a una cosa del genere:
Irina che tornava da lui, che si pentiva di tutto quello che aveva fatto…
Poteva veramente accadere?
Cos’era successo? Cos’era successo per
generare un cambiamento del genere? Perché volerlo
liberare?
Una parte di lui non voleva crederci, voleva prendere la notizia
come un semplice fatto destinato a cambiare alla luce di una spiegazione più
che plausibile; un’altra parte, invece, voleva esultare, voleva lasciarsi
andare a quella sensazione di euforia che covava dentro al pensiero di Irina
libera e pronta a venirlo a cercare…
Sapeva che c’erano troppe
cose strane in quella storia, troppe cose che dovevano avere una spiegazione, ma quella parte di lui che sperava prese il
sopravvento, e si ritrovò a provare un irresistibile voglia di vederla… Di
averla davanti e chiederle se era tutto vero.
“E’ andata in Russia per me… E’ andata laggiù per
trovare qualcuno che l’aiutasse a liberarmi…”.
Alzò lo sguardo su Richard, incurante del sorriso che gli affiorava sul volto
e che non voleva cancellare: era la prima cosa davvero bella che gli accadeva
da due anni a quella parte, che fosse vera o che fosse una bugia.
<< Devo andare a Mosca >> disse solo.
Ore 10.00 –
Mosca, Casa di Dimitri
La mappa era stesa
sul tavolo della cucina, illuminata dal lampadario come una sorta di reliquia di estrema importanza. C’erano tre piccoli cerchietti rossi a indicare le tre mete in cui era stato diviso il percorso
della Mosca-Cherepova, e la relativa strada da
percorrere. La prima tappa terminava a Rostov, una
piccola cittadina a nord-ovest di Mosca, a circa ottocento chilometri; la
seconda a Yaroslav, e poi l’ultima a Cherepova, una città sul lago, arrivo della gara. La strada
era delineata con un tratto blu, indicando i vari
svincoli da prendere.
Irina guardava la
mappa cercando di capire su che genere di territorio avrebbero corso. Era
chiaro che le prime due tappe sembravano piuttosto
facili, e seguivano un tracciato abbastanza lineare, sempre che quello fosse
quello esatto. L’ultimo pezzo, invece, quello che li avrebbe portati a Cherepova, sembrava attraversare il nulla e costeggiare il
lago Rybinskoye, praticamente
una pista ghiacciata.
Dimitri, che stava
studiando la cartina assorto, segnò qualcosa su un
blocco di carta che aveva di fianco, come se prendesse appunti. Forse misurava
la lunghezza delle varie tappe.
<< Come sono
state divise? >> chiese lei.
<< Ottocento,
milleduecento e settecentocinquanta chilometri circa >> rispose Dimitri,
segnando i vari punti con il dito, << Immagino
le prime due saranno tappe a tempo, visto che sono abbastanza regolari e il
percorso è semplice… >>.
Irina annuì.
<< E l’ultima? Sbaglio, o sembra attraversare un
deserto? >>.
<< L’ultima
sarà sicuramente la peggiore >> disse Dimitri,
mostrando il percorso, << E’ la più corta, ma in quel caso conterà
soprattutto l’affidabilità dell’auto. E’ un territorio ghiacciato, gelido e con
pochissime città… Sarà la tappa più dura, e anche la più pericolosa >>.
Irina incrociò le
braccia. << Ok… Non ci resta che sapere chi
parteciperà >> disse.
Dimitri alzò lo
sguardo su di lei. << E lo sapremo >>
ribatté, << Boris ha l’elenco dei partecipanti, e me lo darà appena le
iscrizioni saranno chiuse >>.
Irina fece un sorrisetto. << Wow, che organizzazione >>
disse, quasi divertita, << E al termine delle tappe? Ci hanno organizzato
qualcosa? >>.
<< I punti di
ritrovo sono tutti alberghi a cinque stelle >> rispose
Dimitri, quasi con una smorfia, << La gara inizia il 21 di dicembre… Al
termine, chi vuole può fermarsi a festeggiare il Natale a Cherepova.
Sempre che ne abbia voglia… >>.
Improvvisamente,
Irina si rese conto del tempo che era passato: stava a
Mosca da più di un mese, e fra poco sarebbe stato anche Natale… Cavolo, non ci
aveva pensato.
<< Immagino
che la voglia dipenda dall’esito della gara >> disse
lentamente.
<< Non conta
solo vincere >> ribatté Dimitri, << Anche
piazzarsi bene è un buon risultato. A dispetto di quanto può sembrare, non sarà
così facile terminare la gara… >>.
Irina annuì di
nuovo, lasciando che tornasse a esaminare la mappa. Si
sedette sulla sedia e rimase a guardarlo, dubbiosa. Anche se
faceva finta che andasse tutto come sempre, non era quella la verità.
Doveva ammetterlo,
la reazione violenta di Dimitri della sera prima l’aveva lasciata senza parole,
e ancora non capiva come mai avesse preso così male la cosa. Non lo aveva mai
visto così furioso, nonostante fosse abituata ai suoi scatti poco amichevoli e
ai suoi modi a volte rudi, ma questa volte era andato
oltre. Non si era fatto problemi a conficcare un coltello nella mano del figlio
di un Referente, e lo aveva fatto per difendere lei per la quale era risaputo
non provasse un’eccessiva simpatia. La sua reazione
era stata spropositata, eccessivamente violenta per giustificare quello che era
successo. Avrebbe potuto benissimo tirargli un pugno in faccia e sbatterli
fuori, senza provocargli un danno che aveva l’aria di essere
permanente.
Quando aveva potuto
pensare con più calma non era riuscita a trovare una
spiegazione, però aveva capito che quello che era successo avrebbe creato
problemi. Sicuramente Konstantin se la sarebbe legata
al dito, e c’era il rischio che si scatenasse una
faida anche tra i russi di Mosca… Tutto per un suo errore.
Avrebbe voluto
parlare, ma aveva paura che Dimitri si arrabbiasse al
ricordo della sera prima. Solo che non poteva rimanere in
silenzio e fare finta che non fosse mai successo niente: avrebbe sicuramente
peggiorato la situazione.
<< Dimitri…
Riguardo a ieri sera… >> iniziò lei, a bassa
voce.
Il russo le piantò gli occhi grigi addosso, nemmeno l’avesse insultato.
<< Ti ho già detto che non è stata colpa tua >> disse, ma sembrava
una minaccia, << Il rischio… >>.
<< Sì, lo so
>> lo interruppe Irina, << Volevo solo chiederti se potrebbe
crearci dei problemi… Konstantin è praticamente
un Referente >>.
Dimitri abbassò lo
sguardo sulla mappa, tranquillo. Mise da parte il suo blocco e le riservò
un’occhiata che aveva qualcosa che sapeva di divertimento.
<< Sì,
potrebbero esserci dei problemi >> rispose, << Ci siamo fatti
nemici la famiglia di Konstantin, questo è sicuro, ma
se gli altri russi si dovessero mai schierare da una parte, preferirebbero
me a lui. Non si metterebbero mai contro di me per una stronzata
del genere… >>.
Irina si morse il
labbro. << Mi dispiace… >> sussurrò, << Ci ho cacciati nei guai… La prossima volta non accettare nessuna
delle mie idee… >>.
Dimitri la guardò,
e sembrò ghignare. << Non c’è questo pericolo… >>. Suonarono alla
porta, e aggiunse: << E’ sicuramente Emilian
>>.
Una volta che il
cugino di Dimitri mise piedi in casa, Irina si rese conto che anche a Mosca le
voci giravano in fretta, esattamente come in ogni città in cui lei era stata…
<< Che cazzo hai fatto?! >> sbottò Emilian, la faccia sformata dalla cicatrice che sembrava
una maschera di rabbia, aggredendo Dimitri, infuriato. << Cosa ti è
saltato in mente di accoltellare Konstantin?! Adesso… >>.
Il Mastino lo zittì
con un’occhiata, infastidito. Irina rimase a guardarli per vedere cosa sarebbe
successo… Dimitri aveva sminuito la cosa, ma era
chiaro che il fatto era grave.
<< Ormai è fatta >> disse lui, per chiudere il discorso.
Emilian lo guardò basito.
<< Cazzo, ma ti rendi conto di quello che è
successo? >> disse, << Dovremo guardarci
da Konstantin e dalla sua famiglia, adesso. Senza
contare che Vladimir… >>.
Dimitri arricciò il
labbro. << Ne parliamo dopo >> ringhiò.
Emilian non finì la frase
e le gettò un’occhiata in tralice. Ancora una volta non volevano
parlare davanti a lei, ma lei non avrebbe ignorato la situazione… Vladimir?
Cosa c’entrava Vladimir in quella storia?
<< Perché a Buinov dovrebbe
interessare quello che è successo? >> chiese, inserendosi nella
conversazione.
Emilian le gettò un’altra occhiata, poi guardò Dimitri. Il Mastino
aveva un paio di chiavi in mano, e sembrava arrabbiato per quella domanda che
doveva considerare inopportuna.
<< Infatti non gli interesserà >> rispose, ma era chiaro
che mentiva, << Se si avvicina, lo ammazzo prima che riesca a dire una
parola… Comincio a essere stanco del suo modo subdolo di condurre le cose. E’
un coniglio >>.
Le porse un paio di
chiavi, che Irina prese senza degnare di uno sguardo, visto che non le
interessavano. Dimitri era diventato di nuovo nervoso, segno che non voleva
parlare di quella storia… Però la frase di Emilian…
<< Devi farmi
un favore >> disse Dimitri, prima che lei
potesse parlare, << Mia sorella questo pomeriggio ha una visita, e Iosif non la può accompagnare. Avrei dovuto farlo io, ma sarò occupato tutto il giorno… Prendi l’Hummer
e portala in ospedale. Non ci vorrà molto >>.
Presa alla sprovvista, Irina annuì, chiedendosi il perché di
quella cosa. Per quanto fosse confusa, però, notò
l’occhiata stupita di Emilian, e le scombussolò
ancora di più le idee.
Dimitri si infilò il giubbotto e le rivolse un’occhiata.
<< Rimarrò
fuori tutto il giorno, quindi vedi di non farti
aggredire da nessuno >> disse, secco. << Andiamo
>>, aggiunse rivolto a suo cugino.
Irina lo guardò
uscire, ancora con le chiavi in mano, chiedendosi se esistesse una persona più
contorta di quel Dimitri che le aveva anche salvato la
vita.
Ore 12.00 –
San Pietroburgo, Casa di Xander
Xander guardò il
telegiornale alla tv, senza capire niente di quello che il giornalista russo stava
dicendo. Non che gli importasse particolarmente, ma voleva cercare di distrarsi
un attimo e pensare a qualcos’altro che non fosse Nina, Irina e la loro stupida
missione.
Sbuffò e si sedette
al tavolo, davanti al suo pranzo precotto senza appetito, ricordando i piatti
che Irina gli preparava e che erano mille volte meglio
di quello… Soprattutto perché dietro c’era una cura dettata dall’affetto.
Guardò il cellulare
che aveva appoggiato sul tavolo, acceso ma muto, in
attesa di una chiamata che non arriva. Non aveva sentito Irina, né tantomeno Nina. Entrambe facevano le preziose, si facevano attendere, e sapeva il perché.
Irina doveva aver
capito che il quel periodo non poteva rispondere al cellulare a caura della missione, e doveva essere anche un minimo confusa per via della sua risposta di pochi giorni
prima, in cui l’aveva liquidata abbastanza in fretta; Nina, invece, aspettava
che fosse lui a telefonarle per farlo cadere definitivamente nella sua
trappola, nel tipico gioco della preda e del cacciatore, gioco a cui si
prestavano entrambi con un grado di coinvolgimento nettamente diverso… Ma se
poteva capire Nina, che stava cercando di sedurlo per aggiungerlo alla sua
collezione di conquiste, non riusciva a capire Irina.
“Poteva anche chiamare il giorno dopo…”.
Fece un gesto
stizzito e spinse il telefono più lontano. Non lo voleva dire, ma in qualche
modo ce l’aveva un pochino con lei. Si stava
comportando in un modo incomprensibile, ai suoi occhi, e non capiva più cosa le
passasse per la testa… Non era sicuro di essere innamorato di quell’Irina che non gli sembrava più lei.
Dopo un attimo, si
diede dello stupido: era solo nervoso per via della missione. Lo erano tutti e due, in fondo. Finita quella storia, sarebbe tornato
tutto come prima. Bastava stringere i denti ancora per un po’.
E con Nina, le cose
si sarebbero messe a posto. Avrebbe condotto il loro gioco senza farsi fregare,
senza tradire la sua parola come stava per fare quella sera che ora gli
appariva come un incubo lontano. Irina era Irina, non sarebbe cambiata solo
perché aveva deciso di tornare a essere una pilota
clandestina…
Si alzò di scatto e
buttò piatto e posate nel lavandino, con un bisogno
impellente che voleva soddisfare per darsi pace almeno qualche ora, per
scoprire che Irina anche se era distante lo amava ancora come lui amava lei.
Per togliersi ogni dubbio, ogni cattivo pensiero,
aveva bisogno di sentire di nuovo la sua pelle contro la sua, il suo respiro sulla
sua bocca…
“Ho bisogno di vederla”.
Ore 16.00 –
Mosca, Casa di Dimitri
Irina attendeva Vilena sul pianerottolo di casa, Yana
che la guardava come sempre incuriosita e divertita. Era avvolta in un bel
cappottino che le dava proprio l’aria da bambolina, e i capelli biondi raccolti
in un simpatico ciuffetto sulla fronte.
<< Eccomi
>> disse Vilena, sbucando dalla porta di casa
con una borsa che doveva contenere i documenti relativi alla
sua gravidanza, << Possiamo andare… >>.
Sembrava imbarazzata
anche lei, come se farsi accompagnare da Irina era
qualcosa di cui vergognarsi. In realtà, per lei non c’era alcun problema, ma
non capiva perché
Scesero di sotto e
salirono sull’Hummer, che era stato lasciato
parcheggiato fuori, e Yana si mise a saltellare
allegra sul sedile posteriore, ridacchiando perché era davvero spazioso per una
bambina piccola come lei.
<< Dov’è l’ospedale? >> chiese Irina, guardandola dallo
specchietto con un sorriso.
<< Verso il
centro della città >> rispose Vilena,
senza allacciarsi la cintura per via della pancia, << Lungo la strada ti
spiego dove andare >>.
Mentre procedevano
dirette in centro, Irina decise di alleviare quell’imbarazzo che si era creato con una chiacchierata, e
di togliersi quella sensazione di essere di troppo che aveva addosso. Si
sentiva un’intrusa, in quella situazione.
<< E’ una
visita di controllo? >> chiese, mentre si infilava
nel traffico di Mosca con un po’ di difficoltà, data la stazza dell’Hummer.
Vilena annuì. <<
Sì, è tutto a posto >> rispose, << Si
tratta solo di un’ecografia… >>.
Irina sorrise, e
guardò di nuovo Yana dallo specchietto retrovisore,
che stava ascoltando la loro conversazione.
<< Allora vedrai il tuo fratellino >> le disse.
La bambina saltellò
allegra. << Sììììì >> gridò,
tutta contenta.
<< Finalmente
avrà qualcuno con cui giocare >> sospirò Vilena, intenerita, << E la smetterà di stare tutto
il tempo con suo zio… >>.
Irina rise.
<< Bé, almeno gli fa compagnia, visto che sembra essere l’unica persona che gradisce >> disse,
mentre si guardava intorno in cerca di un buco dove parcheggiare.
Alla fine trovò un
posto abbastanza grande da ospitare la stazza non indifferente del’Hummer e parcheggiò, aiutando Vilena
a scendere perché aveva qualche difficoltà per via del pancione. Yana saltellava allegramente sul marciapiede, canticchiando
una canzoncina.
<< Ti dispiace
se io e Yana ti lasciamo
entrare da sola? >> chiese Irina, prendendo per
mano la bambina, << Sarai più tranquilla e lei non si annoierà >>.
In realtà, aveva la
sensazione che accompagnarla fin dentro l’ospedale era una sorta di violazione
della sua intimità: in fondo per Vilena era quasi una
sconosciuta, e pensava che se non poteva condividere quel momento con suo
marito non avrebbe voluto farlo con nessun’altro.
Era giusto che lei non si intromettesse.
Vilena la guardò un attimo confusa, ma di fronte alla reazione entusiasta di Yana si lasciò convincere.
<< Oh, va bene… Ma non aspetterete fuori, spero… >> disse.
<< Qui vicino
dovrebbe esserci un centro commerciale >> rispose
Irina, con un sorriso, << Andremo lì a guardare qualche vetrina e a
scaldarci un po’. Quando hai finito, basta che ci
telefoni e ti raggiungeremo >>.
<< D’accordo.
A dopo, allora >> Vilena si abbassò su Yana. << Fai la brava, mi
raccomando >>.
La bambina annuì
tutta seria, poi strinse la mano di Irina e la seguì
per la strada, saltellando allegramente. Per un momento Irina si sentì come
quando passava i pomeriggi con Tommy: spensierata e
tranquilla.
Nel giro di cinque
minuti raggiunsero il centro commerciale, che si estendeva su due piani ed era
pieno di negozi di ogni genere, ma c’era poca gente.
In compenso, si ritrovarono catapultate in piena atmosfera natalizia, perché a ogni angolo un albero addobbato scintillava colorato, e
dalle vetrine ammiccavano decine di pacchi regalo dalla carta lucida e con
grossi fiocchi sgargianti.
Scoprì che Yana non era una bambina capricciosa o viziata: davanti a un intero negozio di giocattoli non aveva nemmeno
insistito per entrare dentro, cosa che Tommy avrebbe
fatto, con conseguente acquisto a cui Irina non avrebbe saputo dirgli di no. La guardò osservare rapita un orsacchiotto di peluche
bianco, e si appuntò che se avessero avuto tempo avrebbero potuto entrare a
dare uno sguardo. Prima voleva andare da un’altra parte.
<< Ti
andrebbe di fare merenda? >> chiese.
Yana la guardò con aria confusa, poi annuì.
Andarono in uno dei
bar del centro commerciale, addobbato a festa e in cui regnava un profumo dolce
e invitante di brioches calde, e Irina la lasciò
scegliere con tutta calma qualcosa che le piacesse al
banco dei dolci. Quando si accorse che Yana sembrava titubante, si abbassò su di lei, sotto lo
sguardo divertito del cameriere che stava alla cassa.
<< Cosa c’è? >> chiese, << Non ti piace niente?
>>.
Yana scosse la
testolina, poi rispose: << Mamma non vuole che mangio dolci per merenda…
>>.
Irina scoppiò a
ridere, e le prese la manina. << Giuro che non glielo dico >> sussurrò, << Rimarrà un segreto tra noi due, ok? In cambio, però, tu mi devi aiutare a parlare con il
cassiere, perché io della vostra lingua non ci capisco proprio niente >>.
Yana annuì, e fece un
sorriso timido.
<< Avanti, scegline uno >> disse Irina, facendo un cenno del capo
verso il bancone dei dolci. << Quello ha un bell’aspetto, non trovi? >>. Indicò una grossa
pasta ripiena di panna e fragole rosse, con una spruzzata di cioccolato. Yana annuì sorridente e, dopo aver scatenato l’ilarità del
cassiere che la vide farsi aiutare da una bambina per comunicare, Irina la
accompagnò a un tavolino, con il dolce in un piattino
e una scorta di tovaglioli. Ordinò una cioccolata e un caffè
per lei, sempre supportata da Yana, e consumarono tutto sotto lo sguardo divertito e incuriosito
degli inservienti del bar.
<< Grazie…
>> disse Yana alla fine, mentre uscivano dal
locale, prendendole la mano.
<< Di niente,
piccola >> rispose Irina, guardandola divertita,
<< Era solo una merenda. Ma mi
raccomando, non dire niente alla tua mamma, se no mi sgrida, ok? >>.
Yana annuì,
poi si fece seria.
<< Perché non sei la fidanzata di Dimitri? >> chiese
all’improvviso.
Irina tornò a
guardarla, imbarazzata.
<< Perché mi fai questa domanda? >> chiese.
<< Perché io vorrei che tu fossi la fidanzata dello zio >> rispose Yana, con tutta la semplicità di cui sono capaci i bambini,
<< Sei buona, e sembri quella principessa della favola che mi leggeva lo
zio prima di andare a dormire… Voglio una zia come te, che mi compra i dolci e
mi prepara le torte… Dimitri non la porta mai una zia, a casa >>.
“Non riesco proprio a
immaginarmelo Dimitri che legge delle favole…” fu il primo
pensiero di Irina in quel momento, poi si rese conto delle implicazioni di
quello che aveva detto Yana. La fece sedere su una
panchina e prese posto di fianco a lei, preparandosi ad avere una di quelle
conversazioni che si possono solo avere con i bambini
piccoli.
<< Non dire
così, sono sicura che un giorno Dimitri ti porterà a casa una zia che ti
piacerà tantissimo >> disse, << Una zia
che lo aiuterà a leggerti le fiabe prima di andare a dormire >>.
Yana non sembrò
convincersi. << Ma io voglio te come zia
>> disse, incrociando le braccine.
Irina sorrise.
<< Ma non si può >> mormorò, << Non
posso essere la tua zia, capisci? >>.
<< E perché? >>. Yana aveva
l’aria di considerare quella questione molto, molto importante.
Irina cercò di
trovare le parole giuste. << Perché io non sono
la fidanzata di Dimitri >> rispose, << Sono solo una sua amica…
>>.
<< Perché non puoi essere la sua fidanzata? >>.
<< Perché sono fidanzata con un altro >> rispose Irina, a
disagio, << Sto con un’altra persona che non è qui con me >>.
Yana sembrò mettere il
broncio. << Non stare più con lui e mettiti con lo zio >> disse,
risoluta, << Lo zio è bello, e poi è sempre buono… E poi mia mamma dice che piace a tutte le ragazze, ma lui non
vuole mai stare con nessuna >>.
“Ma chi gliele mette in testa,
queste idee?”.
<< Yana, non si può >> disse
Irina dolcemente, << Lo so che Dimitri è buono, ma io voglio bene alla
persona con cui sto adesso… E poi, non posso essere la sua fidanzata se non gli
piaccio, capito? Deve scegliere lui con chi stare, non lo si
può costringere >>.
Yana non sembrava
convinta, e fece uno sbuffo arrabbiato.
<< Va bene…
>> borbottò, << Però gli vuoi un po’ bene?
>>.
Irina sorrise.
<< Certo >> rispose, sperando di non farle venire in mente strane
idee.
Yana ricambiò il
sorriso e scese dalla panchina. Insieme tornarono
verso il negozio di giocattoli, dove Irina per farsi perdonare il fatto di non
essere la fidanzata del suo adorato zio le comprò un peluches
a forma di gatto che molto probabilmente sarebbe diventato il suo preferito.
Fecero in tempo a pagare che il cellulare squillò, annunciando che Vilena aveva finito.
Una volta in
macchina, Irina si accertò che la visita fosse andata bene e assistette alla
faccia estasiata di Yana che mostrava alla mamma il
suo regalo, mentre Vilena la ringraziava per il
pensiero. Tornarono a casa in un’atmosfera rilassata e quasi familiare, decisamente più confidenziale di prima.
Una volta sul
pianerottolo di casa, fece per entrare nel suo appartamento, ma venne fermata prima di essere riuscita a mettere la chiave
nella toppa.
<< Irina?
>> la chiamò Vilena.
Le
si voltò:
Yana non c’era, doveva essere già dentro ad
aggiungere il suo nuovo pupazzo alla sua collezione.
<< Dimmi…
>>.
Si accorse che la
donna la guardava con un misto di imbarazzo e di
disagio, come se si vergognasse di quello che stava per dire.
<< So perché
Dimitri ha mandato te, oggi >> sussurrò,
lentamente.
Irina la guardò senza
capire.
<< Non
pensavo che prendesse una decisione del genere >> aggiunse Vilena, in fretta, << Ma sono
contento che lo abbia fatto… Significa che si fida di te >>.
Irina non capiva cosa stesse dicendo. La donna le fece cenno di entrare in
casa, e lei la seguì, certa che nell’aria c’era odore di qualcosa che non
andava.
<< Siediti, per favore >> disse Vilena,
servendole una tazza di the caldo, << Vorrei mostrarti una cosa >>.
Yana non c’era, doveva averla mandata in camera sua
appena erano arrivate.
Le porse una foto,
una foto che lei aveva già visto in camera di Dimitri:
quella con la ragazza al fianco, dai lunghi capelli chiari e l’espressione
felice. La guardò qualche istante, ora che ne aveva la
possibilità, e si dimenticò del the appoggiato sul tavolino. Era carina, ma non
bella quanto le ragazze che aveva visto attorniare William e Dimitri ai tempi della Black List, e aveva l’aria di essere molto più giovane
di quanto in realtà non fosse.
<< Era la sua
ragazza? >> domandò, intuendo che quella donna non dovesse
più essere lì, a Mosca.
Vilena sembrò divertita.
<< Oh, no, quella è nostra sorella >> rispose,
<< La gemella di Dimitri >>.
Irina rimase
spiazzata, senza sapere che dire. Guardò nuovamente la foto, e ora che il
mistero della ragazza era svelato, le sembrava ancora più assurdo… Si era fatta tutta un’idea su quella donna, e ora ne provava
vergogna… In effetti, si assomigliavano.
<< Non sapevo
avesse una sorella gemella… >> mormorò, << Non né ha mai parlato, e
non si è mai vista da queste parti… >>.
Vilena sembrò diventare
triste. << Purtroppo è morta molti anni fa
>> rispose, sedendosi di fianco a lei, << E Dimitri non ama parlare
di lei. Per quanto nessuno lo pensi, gli provoca ancora troppo dolore >>.
Irina le restituì
la foto. << Mi dispiace… Come è successo?
>>.
Vilena mise la foto a
posto, dentro l’album che teneva sulle ginocchia, e la guardò con intensità.
<< Quello che
sto per raccontarti è qualcosa che Dimitri non ama
divulgare >> disse, e per la prima volta da diverso tempo inciampò un po’
nelle parole, << Ti prego di non parlarne con nessuno, quando saprai. E’
qualcosa che ha cambiato per sempre la nostra famiglia, e lui soprattutto
>>.
<< Hai la mia parola >> sussurrò Irina. Aveva capito che
quel momento che tanto aveva atteso, il momento di
conoscere il passato di Dimitri, era arrivato, ma ebbe quasi paura. Dimitri
sarebbe stato d’accordo?
Vilena abbassò lo sguardo
per un momento, guardando la copertina dell’album e stringendolo forte con le
mani.
<< La sorella
gemella di Dimitri si chiamava Lora >> spiegò,
<< E’ difficile da immaginare, ma lei e Dimitri erano attaccatissimi
l’uno all’altra, nonostante fossero completamente diversi. Nostra sorella era
solare, allegra, chiacchierona, espansiva… Dimitri tutto il contrario >>.
Vilena sembrava in difficoltà, come se non trovasse
le parole per raccontare. << In fondo erano gemelli, e credo sia difficile descrivere il legame che può unire due
fratelli di quel genere… >>. Si interruppe e si
alzò, per prendere un’altra foto: questa raccoglieva una famiglia
numerosissima, con al centro quelli che dovevano essere i genitori. <<
Questa è la nostra famiglia al completo, quando ancora le cose andavano bene,
per così dire… >>.
Irina la guardò.
Non riconosceva nessuno, a parte una giovane Vilena e
Dimitri, sempre affiancato da Lora, lo sguardo tenebroso di chi farebbe a meno di farsi fotografare. Erano attorniati da
diversi giovani, alcuni che dovevano essere i loro fratelli, altri i loro cugini con gli zii. In un angolo c’era anche Boris.
<< Che cosa è successo? >> chiese.
<< Sai meglio
di me che tutta la nostra famiglia è coinvolta nelle gare clandestine e nello
spaccio di droga >> rispose lei, ma non ne
sembrava orgogliosa, << E ti sarai accorta che né io, né nessun’altra donna della nostra famiglia ne prende parte…
Immagino avrai pensato che siamo un popolo di maschilisti >>. Sorrise
tristemente, e Irina annuì.
<< Purtroppo
l’ho pensato diverse volte >> ammise.
Vilena scosse il capo.
<< Lo fanno per tenerci al sicuro >> spiegò,
<< A tutte le donne della nostra famiglia, e non solo della nostra, è
stato proibito di entrare a far parte del giro dei nostri uomini… A volte non
sappiamo nemmeno cosa stanno facendo, dove sono, quando torneranno. Può
sembrare crudele, ma lo fanno per la nostra sicurezza >>. Sembrava
profondamente addolorata per quella cosa, come se ammetterlo la facesse
soffrire.
<< Come mai?
>>.
<< Dalle
nostre parti, le faide sono molto sanguinose, e per evitare che le cose diventino sempre più drammatiche, arrivando a coinvolgere
anche persone innocenti, abbiamo deciso che tutte le ragazze venissero tenute
fuori >> rispose Vilena, << E’ stata una
scelta presa tutti insieme, compresi i Referenti. Nessuna di noi verrà coinvolta, se non vuole, e può godere di una sorta di
immunità in qualsiasi situazione. Ma se decidiamo di entrare a far parte dei
giri dei nostri uomini, rinunciamo alla protezione che ci è
stata riservata… Per questo alcuni di noi avranno storto il naso, quando ti
hanno vista arrivare: per loro, in quanto donna, hai rinunciato a un privilegio
che avresti invece dovuto conservare gelosamente >>. Sorrise, leggermente
divertita.
<< Ma io non sono una di voi… >> sussurrò Irina.
<< Lo sei
diventata nel momento esatto in cui Dimitri si è accompagnato a te >> spiegò Vilena, <<
Soprattutto perché si trattava di lui, e non di un russo qualsiasi >>.
Irina rimase in
silenzio, dando un significato a molte delle cose che sembravano non averne
avuto, durante il suo soggiorno a Mosca. Qualcosa però la lasciò perplessa.
<< E tu hai rinunciato alla tua protezione? >> domandò.
La russa abbassò il
capo. << No, non vi avevo rinunciato >> rispose mestamente,
<< E tuttora ne godo di una parte… Ma sono
successe delle cose che mio malgrado mi hanno tirato in mezzo >>.
Irina vedeva che
per Vilena era in qualche modo difficile parlare, ma
non poteva rinunciare a sapere, in quel momento.
<< Cosa successe? >> domandò, a bassa voce.
<< E’
cominciato tutto dieci anni fa >> spiegò Vilena, mostrando i membri della foto, << Mio padre
era un membro molto influente tra i Referenti, e tutti i miei fratelli erano
invischiati nelle corse clandestine, anche Dimitri, nonostante fosse il più
giovane della nostra famiglia. Era anche il più promettente, e mio padre lo
adorava… Sapevano tutti che se solo avesse voluto,
sarebbe potuto arrivare in alto.
<< A quell’epoca Lora non frequentava il giro di Dimitri: prima
di tutto perché aveva scelto di non farne parte, ma anche perché lui non si
fidava a lasciarla avvicinare. Non voleva che si immischiasse
in cose così pericolose, e questo dimostra quanto le volesse bene.
<< Un giorno,
però, le cose si fecero serie. Vladimir Buinov era un
grande amico di nostro padre, ma litigarono e smisero di parlarsi. I rapporti
si fecero tesi, tra la nostra e la loro famiglia… >>.
<< Come mai
litigarono? >>.
<< Non lo
sappiamo per certo >> rispose Vilena, <<
Ma crediamo che Vladimir avesse messo gli occhi su Lora, ma
mio padre non fosse d’accordo. Poi ci fu un affare andato male, e una Mosca-Cherepova vinta da Dimitri, accusato ingiustamente di
aver barato. La situazione si fece critica, finché per
togliersi il problema, Vladimir uccise mio padre >>. Lo indicò
nella foto, un uomo corpulento con due grandi baffi scuri.
<< Da quel
momento in poi, le cose precipitarono >> continuò,
<< Si scatenò una faida tra la mia e la famiglia di Buinov.
Uno dei miei fratelli uccise suo padre, che a sua
volta venne ammazzato dal cugino di Vladimir. Fu una strage: nel giro di un
anno, tutti i miei fratelli vennero eliminati, e lo
stesso accadde per i Buinov. Io, mia madre e Lora fummo tenute da parte, esattamente come le donne della
famiglia Buinov: la regola diceva che noi non
potevamo essere toccate, e così fu >>.
<< E Dimitri? >>.
<< Dimitri
naturalmente venne coinvolto nella vendetta >>
rispose Vilena, << Anche se mia madre avrebbe
desiderato che almeno lui prendesse la strada di una persona “normale”…
Tuttavia, le sue furono le mani che si sporcarono di meno, il quel periodo. E fu l’unico a rimanere in vita >>.
<< E poi cosa accadde? >>.
<< Vladimir uccise mia madre >> rispose Vilena,
<< Ci tese un agguato, e le sparò >>.
Nel silenzio che
seguì, ci fu tutto il dolore di quel evento e quello
che implicava.
<< A quel
punto era stata infranta una regola. Nessuno la prese bene, nemmeno i Buinov stessi. Si nascosero, sapendo di essersi attirati
l’odio di tutta Mosca, ma la guerra continuò, e venne
versato un altro fiume di sangue… Io e mia sorella fummo messe sotto scorta,
nascoste in un posto che doveva essere sicuro >>.
Dalle parole, si
capì che non lo fu.
<< Purtroppo,
una mattina, Vladimir
volle attirare Dimitri in una trappola per ucciderlo, ma non ci riuscì. Così
fece l’unica cosa che poteva fare per costringerlo ad
arrendersi e incontrarlo: prese in ostaggio Lora, scovandoci nel nostro nascondiglio
una notte che noi credevamo tranquilla.
<< Dimitri si
presentò subito all’incontro con Vladimir, incurante di rischiare la morte, e
non ho mai saputo cosa si dissero in quell’occasione.
So solo che Buinov firmò la sua condanna a morte,
quel giorno. Aveva promesso di lasciare libera Lora,
se Dimitri si fosse presentato, ma quando mio fratello arrivò al luogo
prestabilito, trovò Lora morta. In un lago di sangue,
con un coltello piantato in gola… >>. Vilena si
coprì gli occhi con le mani. << Fu orribile. Dimitri scampò per un soffio
all’agguato, e Vladimir fuggì…
<< La
famiglia Buinov si dissociò dall’azione di Vladimir:
ormai erano stati decimati, esattamente come noi, ed erano stanchi di
combattere. Inoltre, l’omicidio di una ragazza innocente li avrebbe fatti
odiare ancora di più. Cacciarono Vladimir, intimandogli di non farsi più vedere
da loro. A quel punto, la faida tra le nostre famiglie era finita. Non quella
tra lui e Dimitri >>.
<< Cosa successe? >>.
<< Dimitri
aveva accettato la morte di tutti i nostri familiari: di nostro
padre, nostra madre, i nostri fratelli, ma non quella di Lora. Per lui fu come
se gli strappassero un pezzo di cuore, una parte della sua anima… I nostri
cugini decisero di porre fine alla cosa costringendo i Buinov
a lasciare Mosca, ma lui non accettò quel risarcimento. Seppellimmo nostra
sorella e lui giurò vendetta >>.
<< Da quel
giorno, Dimitri è diventato la persona più temibile di
tutta
<< Perché poi ha lasciato
<< Due anni
dopo la morte di Lora, Vladimir sembrava essere sparito. Forse fu il dolore che
aveva addosso, o il senso di insoddisfazione, così
Dimitri decise di lasciare Mosca per un po’. Ha viaggiato per tutti gli Stati
Uniti, finché non è approdato a Los Angeles, ed è diventato amico di Challagher >>.
Irina guardò
nuovamente la foto della famiglia Goryalef. Non aveva
mai immaginato che il passato di Dimitri fosse quello… Ecco perché Vladimir lo
aveva definito assassino.
<< Ora che
sai cosa è successo, spero che non giudicherai male mio fratello >> disse
Vilena, << Dimitri può aver fatto delle cose
brutte, e non può essere giustificato, ma non è
cattivo come sembra. Se avessi avuto la possibilità di
vedere il suo rapporto con Lora, capiresti meglio: per lui, nostra sorella era
perfetta. I suoi consigli erano ordini, non c’era giorno in cui lui si rifiutasse di ascoltare tutte le cose che lei aveva voglia
di raccontargli e, credimi, era una che parlava fino allo sfinimento. E persino
le ragazze con cui usciva Dimitri dovevano passare il
suo esame, altrimenti lui non le considerava… >>. Sorrise,
come se ricordare le mettesse allegria. << Da quel giorno, Dimitri
non ha più sorriso, non ha più avuto una ragazza che non durasse
una sola notte, e anche quelle sono state molte poche, che io sappia. Ha smesso
di vedere le cose belle della vita, di vivere con allegria come faceva Lora. E’
morto un pezzo di lui, con lei >>.
Irina abbassò il
capo, e si ritrovò a pensare che forse la vita era stata
ingiusta, con Dimitri; forse molto più che con lei. Gli avevano tolto tutta la
sua famiglia, gli avevano tolto la voglia di vivere, e a distanza di anni ancora non gli era stato reso indietro nulla.
<< E’
tornato, ogni tanto… >> mormorò, ricordando che era stato via qualche
volta, quando faceva ancora parte della Black List.
<< Sì, è
tornato >> rispose Vilena, << Si faceva
vedere solo quando aveva avuto voce che Vladimir
sembrava ricomparso, ma non è mai riuscito a prenderlo… >>.
<< E io che ho sempre pensato che fosse un pezzo di ghiaccio…
>> sussurrò Irina, con una smorfia triste, << Ho sempre creduto che
avesse una pietra, al posto del cuore. Ora capisco tante cose di lui >>.
Vilena le mise una mano
sulla gamba, come se fosse contenta di averla resa
partecipe del passato di suo fratello.
<< Dimitri
non è un’insensibile, Irina >> disse, e non c’era
tono di rimprovero, << Lo sembra, tutti lo pensano, ma non lo è. Solo che
è fatto così, lo tiene nascosto. E credimi, a dispetto di come ti tratta certe
volte, ti rispetta più di quanto tu creda e molto più
di altre persone >>.
Irina alzò lo
sguardo su Vilena, e comprese le sue parole. Comprese
le frasi dette da Dimitri quando aveva proposto di
sedurre Konstantin, quando si era rivelato dubbioso:
ricordava anche lui cosa le aveva fatto Challagher…
Ed era per quello che aveva fatto in modo di farla trovare da Xander, quando era stata rapita. Aveva capito che per lei
era difficile, che il peso della sua decisione non era indifferente, che stava
facendo un enorme sforzo. Non aveva dubitato del risultato, aveva solo pensato
che potesse non sentirsela…
“Ora scopro anche che sei anche sensibile… Sei pieno di
sorprese”.
<< Certe
volte non si direbbe proprio… >> disse
sorridendo, per alleggerire la tensione.
Vilena sorrise a sua
volta.
<< Oh, è
fatto così >> disse, << Ma ha un
profondissimo rispetto per le donne in generale. Per questo non passa le sue
notti con una ragazza diversa tutte le volte, anche se potrebbe >>.
<< Quello lo
fa perché è schizzinoso >> commentò scherzando
Irina.
Vilena rise. <<
Purtroppo è uno dei suoi difetti >> disse,
<< Ma ha buon gusto, però >>.
La conversazione si
stava alleggerendo, ma Irina aveva la sensazione che Vilena
volesse toccare un argomento in particolare, lo stesso
che aveva toccato Yana. Sembrava che entrambe
sperassero in qualcosa che non c’era.
<< Non ne
dubito >> disse lentamente, << Ma finché non si metterà il cuore in
pace, non potrà trovare nessuna ragazza che riesca a
sopportarlo >>. Sorrise nuovamente.
<< Mi dispiace essere così indiscreta >> mormorò Vilena, stringendo nuovamente l’album di foto, << Ma…
Tra voi due…? >>.
<< No, non c’è niente >> si affrettò a dire Irina, imbarazzata,
<< Siamo solo… amici >>.
<< Oh, scusa
la domanda >> disse Vilena, << Non volevo
metterti in imbarazzo… Solo che voglio bene a mio
fratello, e quando vi ho visti arrivare insieme, ho pensato che potesse aver
finalmente trovato una ragazza che faceva al caso suo… >>.
<< No, non ti
preoccupare >> disse Irina, scuotendo la mano, <<
In fondo, era lecito pensarlo. Stiamo anche sotto lo stesso tetto…
>>.
<< Perdonami,
capisco che non fa piacere rispondere a questioni del genere >> disse nuovamente Vilena, e
sembrava veramente rammaricata, << Ma se Dimitri ha lasciato che ti
raccontassi del suo passato, significa che ormai si fida di te… E poi Yana sembra averti preso veramente a cuore >>.
Irina sorrise.
<< In effetti, si è voluta accertare personalmente della situazione tra
me e Dimitri >> ammise, << Mi è parsa
piuttosto contrariata, ma sono riuscita a farmi perdonare >>.
Vilena sembrò imbarazzata
quanto lei. << Perdonala… Molte volte ha lingua
davvero troppo lunga >>.
Irina si alzò,
decisa a lasciare la stanza per andare a riflettere sul passato di Dimitri, e
per togliersi da quella situazione che non avrebbe fatto piacere nemmeno a Xander.
<< Non è niente di grave >> disse, << Ti ringrazio per
il the, ma mi hai dato molto da pensare… Credo che andrò a riordinare le idee
>>.
<< Va bene. Se hai bisogno di qualcosa, chiamami pure >>.
Irina lasciò
l’appartamento e raggiunse il suo. Si sedette sul divano e cercò il telecomando
dello stereo, per mettere un po’ di musica e tentare di rilassarsi.
E così ora sapeva.
Sapeva cos’era successo anni prima, sapeva a cosa si
riferiva Buinov, e sapeva anche perché Dimitri era
così distaccato e scontroso. Era venuta a conoscenza
di una parte della sua vita, di qualcosa che lo aveva cambiato e che lo aveva
reso la persona che era ora.
“Quando
saprai il passato di Dimitri, immagino vorrai richiamarmi…”.
Ricordò la frase di
Vladimir, e ne comprese il significato.
Dimitri aveva
ucciso; aveva ucciso molte volte e forse più di
William stesso. Aveva le mani macchiate di sangue, ma non riusciva a odiarlo,
non riusciva a disprezzarlo. Non aveva cominciato lui
quella storia, non aveva istigato nessuno alla violenza; si era solo preso la
vendetta che in fondo si meritava. Avevano ucciso sua sorella, innocente e
nemmeno invischiata nelle loro vite, e lui aveva risposto con la stessa moneta
a chi si era dimostrato infido e senza cuore. Nel loro mondo si faceva così,
non si poteva sperare nella giustizia vera, quella del carcere, e ci si
accontentava della giustizia “cattiva”, quella fatta da sé e per sé.
Nonostante tutto, non era
nemmeno riuscito ad ottenerla, la sua giustizia. Vladimir era ancora vivo, e
continuava a provocarlo da lontano, da un posto sicuro che lui non riusciva a
raggiungere. In dieci anni non aveva mai trovato pace, non aveva mai smesso di lottare… Anche se una parte di lui era morta con Lora.
Era triste, era
doloroso, e Irina provò un’incredibile moto d’affetto per Dimitri. Per tutto
quel tempo era rimasto solo con se stesso, arrabbiato con il mondo, senza più speranza… Nessuno lo aveva mai capito, perché
nessuno aveva mai saputo del suo passato. Le cicatrici che portava addosso non
erano incise solo sulla sua pelle, ma anche nella sua
anima.
Poi tutto le fu
chiaro, ogni singolo comportamento di Dimitri, ogni
sfumatura del suo carattere, ogni voce su di lui.
Aveva amato una
sorella che gli aveva insegnato il valore delle donne, che gli aveva mostrato
che non erano oggetti, che sapevano pensare e ragionare; non era gay, come qualcuno malignamente aveva asserito, era solo
molto più rispettoso di chiunque altro ragazzo avesse mai visto.
E non era
insensibile; aveva accettato la sua richiesta di tenerla d’occhio
mentre se la vedeva con Konstantin, e l’aveva
difesa quando ce ne era stato bisogno, con una reazione tanto violenta che
nemmeno Xander avrebbe avuto.
E non era un
menefreghista: le aveva cambiato il paraurti dell’auto, quando era stato lui a
danneggiarlo. Le aveva chiesto di fare attenzione,
quando aveva capito che Vladimir puntava anche a lei. E
aveva rispettato le sue scelte, anche quando non gli piacevano.
Ora che sapeva, le
cose cambiavano. Ma non voleva che a cambiare fosse il
loro rapporto, dopo che faticosamente si era guadagnata la sua fiducia. Dimitri
non era più un compagno di lavoro, era un amico per
davvero.
“Starò zitta. Se vorrà
parlarne, sarà lui a farlo… Altrimenti non ce ne sarà bisogno”.
Si alzò dal divano,
e in quel momento Dimitri rientrò in casa. Le gettò una rapida occhiata, poi
fece un cenno di saluto e risalì di sopra, evidentemente senza alcuna voglia di
parlare. Irina lo guardò con più intensità di come faceva di solito, per dirgli che ora sapeva, e lo lasciò andare. Tutto a tempo
debito.
Poi suonarono al
citofono, interrompendo quel silenzio che non aveva niente di
imbarazzante, ma era solo pieno di comprensione.
“Chi diavolo è proprio adesso?!”
pensò
infastidita.
Rispose, e rimase
di sasso.
<< Sono Xander >>.
Spazio Autrice
Allora, ragazzi,
finalmente sappiamo. Sappiamo cosa è successo a Dimitri, cosa è accaduto nel
suo passato, come mai aveva lasciato Mosca… Ma mi
sembra chiaro che mancano ancora delle cose, piccole, ma interessanti e
fondamentali.
Così Dimitri è
stato in parte svelato: le sue frasi, il suo modo di
comportarsi, di suo modo di vedere le cose. Anche la scelta di far raccontare a
Vilena cos’era successo è
coerente con il suo modo di essere. Ora mi domando: adesso che sapete, cosa ne pensate di lui?
Passiamo a William…
Anche per lui è arrivato il momento della scoperta che Irina si trova a Mosca,
e la sua reazione è stata… Strana o sensata, secondo voi? Appena
ha saputo, qualcosa nella sua testa è scattato, e sappiate che da questo
momento in poi, anche lui dovrà rivedere le sue posizioni. Meditate, gente, meditate.
A questo punto, io
vi do appuntamento al prossimo capitolo! Mi raccomando, commentate numerosi!
Annalisa70: Ciao! Oh, non ti preoccupare se non
recensisci sempre, non fa nulla! Per quanto riguarda la storia, ti ringrazio
per i complimenti, e spero di riuscire a sorprenderti sempre! Baci!
Dust_and_Diesel: eh eh, visto? Irina ha preso
tutti alla sprovvista, decidendo di recitare la parte della spia sexy… Ma è stato divertente, nonostante il finale. Sì, è più
sicura, inizia a capire come vanno le cose, è sa che bisogna rischiare certe
volte, cosa che Xander non le permetterebbe mai. In
effetti, è questo quello di cui ha bisogno: imparare a
dover contare solo sulle proprie forze. Vuole crescere, smettere di essere in qualche modo schiava del suo passato. E’ difficile andare
avanti, se si continua a guardare indietro, no? Il passato di Dimitri, in
questo cap, né è la dimostrazione, in fondo (ps: fammi sapere che ne pensi)! Bacioni!
Marty89: eh, non sei l’unica a pensare che Irina e
Dimitri starebbero bene insieme. Lo pensano un po’ tutti, in questo momento. Dimitri
ha un fascino che sta superando quello di Xander… Ma è questione di punti di vista. Dimmi cosa pensi di lui,
ora che conosci il suo passato. Un bacione!