PREZZEMOLO, SALVIA, ROSMARINO E
TIMO
Prologo
Besso ridacchiava e ingurgitava fiumi di vino assieme ai suoi scagnozzi,
parlava di donne e ruttava mentre si accarezzava
l’ispida barba ricciuta e si passava poi la mano sul ventre rigonfio.
Gongolava grossolanamente indicando la tenda sfarzosa dentro la quale era
sbattuto Dario III, pallido e smagrito, tagliato in due dalla luce della luna
che filtrava come una lama attraverso la fenditura della tenda.
“Ridete, ridete, razza di infami”
pensava il re ormai in declino “Dario III non ha mai esaurito le sue
risorse.”. Si guardò
cautamente intorno per accertarsi di essere solo, infilò una mano tra le
pieghe dell’ampia veste che lo copriva e tirò fuori una lampada ad
olio, “Finalmente” esultò tra sé e sé, e la
strofinò tre volte.
Un vero Genio dalla prominente pancia blu fece
prontamente capolino dalla lampada, incrociò le mani sul petto e
puntò gli occhi sull’incredulo Dario. «O tu che mi hai
invocato, misero…»
«Non so se sia la tua formula di
benvenuto» puntualizzò Dario agitando una mano per aria «Ma io sarei ancora un re. Per la precisione, il re
dell’impero più grande e glorioso che il
mondo abbia mai conosciuto.»
Il Genio si permise una risata sommessa.
«Perdonami, padrone, ma ridotto così non avrei mai indovinato»
Dario scosse la testa «Infatti, non mi
sembra sia tua pertinenza indovinare alcunché.
Tu devi solo esaudire i miei tre desideri!»
«Che padrone
antipatico! Non vedo l’ora di sbrigare questa dolorosa faccenda; quindi,
avanti, chiedi pure.»
«Allora…» aggrovigliò
nervosamente un dito fra la sua lunga barba ricciuta «per prima cosa,
voglio tornare ad essere il Gran Re. Anzi, il Gran Re più potente del
mondo!»
Il Genio agitò freneticamente le mani
nell’aria. «Così sia!»
«E poi… e poi voglio al mio servizio tutti i più valorosi soldati
macedoni!»
Il Genio ripeté ancora gli strani
movimenti con le mani. «Così sia!»
«E poi…
poi…» si portò una mano alla nuca e si grattò come per
far uscire qualche idea «E poi… ah! E poi voglio che Alessandro diventi il mio servetto
personale…» strofinò famelicamente i palmi delle mani e
tirò le labbra in un ghigno malefico.
Il Genio per la terza volta agitò le
mani nell’aria e alla fine tuonò: «Io esaudirò i tuoi
desideri, ma attenzione: alla tua corte, due persone
porteranno due orecchini uguali dai quali non potranno separarsi. Dalla loro
comunione l’incantesimo svanirà e tutto tornerà come
prima!»
«Come sarebbe? Ma… che razza di
Genio sei?» si sbilanciò contro il Genio tentando di afferrarlo,
ma quello alzò le mani al cielo e cominciò a girare
vorticosamente su sé stesso. «Cosa significa? Spiegami meglio!»
«Ah ah ah! Addio, padrone antipatico!»
Ci fu un lampo, un bagliore, un fascio di luce intensa pervase in un
attimo la tenda illuminandola come se fosse giorno, e si sentirono solo le urla
allarmate di Besso e dei suoi soldati.