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Autore: LoveChild    02/10/2010    2 recensioni
"-Daphne…- quel nome risuonò a metà fra un saluto e un ammonimento.
-Oh, beh, mi pare positivo che tu ricordi chi io sia. Vuol dire che, al contrario di quanto pensassi, non sei totalmente sbronzo."
Questa fanfiction partecipa al 'Next turn contest' di BS che purtroppo è stato sospeso per mancanza di partecipanti. Si tratta di un contest a turni. Nel primo turno vengono assegnati i personaggi e bisogna scrivere il primo capitolo di una long fiction. Nel secondo turno viene assegnata una canzone e nel testo un pacchetto con oggetto e luogo. Poichè avevo già scritto il primo capitolo BS ha acconsentito ad inviarmi canzone e pacchetto così che io possa finire questa longfic. Vi invito a visitare la pagina del contest e casomai ad iscrivervi, perchè era proprio una bella idea ed è un peccato sprecarla!
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Nuovo personaggio, Theodore Nott
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'Slytherin' Pride'
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A Lils che mi sopporta, mi consiglia, mi da fiducia.

A Lils a cui è ispirato e dedicato il personaggio di Imogen.

 

 

 

Capitolo IV

Odi et Amo

 

Senza pensarci Daphne si era smaterializzata a Greengrass Manor, nella sua camera. Rabbiosa si era liberata prima del mantello, poi delle scarpe e, per ultimo, del vestito. Si sentiva soffocare e nel momento esatto in cui la stoffa rigida del tubino si staccò dal suo corpo si sentì un po’ più libera. Con un rapido gesto della bacchetta raccolse i capelli in una crocchia ed entrò nella vasta camera da bagno. Un altro movimento del polso e la grande vasca si trasformò in una semplice doccia, Daphne poggiò la bacchetta sul bordo del lavandino e vi entrò. Quando l’acqua fredda cominciò a scorrere lungo il suo corpo la smorfia contratta dipinta sul suo volto si allentò leggermente. Pian piano lasciò che le lacrime ricominciassero a scorrere lungo le sue guance: anche lei, come Pansy, era stata causa della sua stessa infelicità. Anche lei come Pansy aveva lasciato che lui se ne andasse, senza lottare.

Quando uscì dalla doccia rabbrividì, si asciugò con un impaziente colpo di bacchetta ed appellò la camicia da notte e le pantofole. Passò un buon quarto d’ora a pettinare i lunghi capelli e ad intrecciarli. Quando fu pronta per andare a letto rientrò nella vasta camera da letto e accese il fuoco nel caminetto. Si sedette ai piedi del letto e, con una serie di incantesimi mise in ordine ciò che aveva lasciato in giro non appena arrivata. Un pensiero le attraversò la mente, ma veloce come una stella cadente fu rimosso: chissà dov’era lui, ora.

Qualcuno bussò alla porta della sua stanza, data l’ora tarda non poteva trattarsi che di Astoria.

-Avanti- disse con voce sicura Daphne.

-Ciao, Queenie.- la salutò sua sorella avvicinandosi e depositandole un bacio sulla guancia –Sei tornata tardi stasera.

Daphne annuì, poi la guardò sorridendole lievemente: -E tu, Princesse, come mai sei ancora sveglia?

-Sono stata insieme ad Imogen, è andata via poco fa.

-Imogen è ancora innamorata di Theodore?- chiese mentre un sorriso le increspava le labbra.

-Sì e a dire il vero ho proprio paura che sia andata da lui.- disse Astoria con aria assorta, i begli occhi verdi velati di preoccupazione e leggero disappunto.

-Non preoccuparti, Theo non morde, lo sai anche tu.- Daphne rise cristallina.

-Oh, non è per lei che mi preoccupo, ma per lui!

-Beh, questo sì che è un problema! Ma non preoccuparti Theodore si difenderà egregiamente.- Sospirò –Princesse, ti va se ti pettino i capelli?

Astoria annuì. Era uno di quei momenti che condividevano con piacere e di cui erano molto gelose. Amavano stare sedute insieme, in silenzio, mentre una pettinava i capelli dell’altra, lo facevano da quando erano piccole ed era una sorta di rito. Sentivano come se, sciogliendo i nodi fra i capelli, anche i nodi delle loro anime sparissero poco a poco.

Daphne osserva sua sorella con affetto velato di tristezza: erano così diverse.

Astoria era alta circa un metro e settanta cinque e snella, il viso sottile e affilato, era spesso velato da un’espressione meditabonda. I capelli castani erano lunghi fin sotto le spalle ed estremamente lisci. Aveva la pelle rosea e due grandi occhi verdi, le sopracciglia folte e le ciglia arcuate rendevano il suo sguardo magnetico. La bocca sottile era capace di sussurrare con la stessa facilità parole dolci e di odio puro.

Lei era formosa e circa dieci centimetri più bassa di sua sorella, nonostante fosse più grande. Il suo viso ricordava un ovale che sul mento finiva in una piccola punta decisa, decisa come il naso esile e dritto, senza imperfezioni, e la sua bocca sembrava disegnata da un pittore. I capelli ondulati e lunghi fino in vita erano color biondo chiaro. La pelle era bianca e pallida, i suoi occhi avevano una forma leggermente a mandorla e variavano dal castano chiaro al verde a seconda delle stagioni, le sopracciglia sottili e le ciglia lunghe e rade erano talmente bionde da essere quasi invisibili, il suo sguardo era spesso altrove, rivolto verso un mondo interno che solo lei conosceva.

Daphne sapeva bene che, oggettivamente, era lei quella delle due considerata più bella, eppure Astoria era quella che attirava più sguardi su di sé e lei ne era sempre stata orgogliosa, orgogliosa che sua sorella fosse in egual misura così diversa da lei eppure bella quanto lei.

-Posso dormire con te stanotte, Queenie?- chiese Astoria con voce malinconica –E’ tanto che non dormiamo più assieme.

-Certamente, Princesse.- disse Daphne baciando la tempia di sua sorella.

Si infilarono sotto le coperte e  si addormentarono mano nella mano. Senza saperlo entrambe formularono lo stesso pensiero, seppur con sentimenti totalmente diversi, entrambe pensarono a Draco.

 

***

Villa Nott

 

Draco Malfoy si lasciò cadere a peso morto sulla poltrona preferita di Theodore Nott, guadagnandosi un’occhiataccia.

-Cazzo!- imprecò stringendo convulsamente il pugno –Ormai mi odia!

-Draco, ignorerò il fatto che sono le due di notte, che mi hai svegliato e che sei alticcio, ma ti sarei grato se almeno tu evitassi uno di quei lunghi soliloqui che hai l’abitudine di sciorinare in certi momenti.

-Uh?- Malfoy lo guardò allampanato.

-Draco: chi, dove, come, quando e perché.

-Daphne. – disse in fretta recuperando un po’ di lucidità –Daphne è innamorata di me dal quarto anno e ora mi odia perché ho chiesto in moglie Astoria.

-Impossibile, l’alcool ti fa male.- disse Theodore sventolando la mano come per scacciare una mosca molesta.

-Cosa, Ted, che mi ami o che mi odi?

-Punto primo: non chiamarmi Ted. E’ così triviale. Secondo: entrambe.- poi rifletté –Anzi no, la prima è possibilissima così possibile da rendere categoricamente impossibile la seconda.

-Theodore, ti prego, potresti evitare di essere così odiosamente prolisso almeno stasera?

-Ti ama troppo per odiarti.

-Oh, no,- disse Draco Malfoy rabbrividendo al ricordo dello sguardo della ragazza –lei mi odia fottutamente, credimi.

 

Il ‘pop’ della materializzazione li fece sobbalzare.

 

-Merlino! Ma stanotte questa casa è un porto di mare?

-Ciao Theodore.- disse la nuova arrivata. Gli occhi di Theodore Nott si dilatarono all’inverosimile: Imogen Eldalyn Talavera, l’incubo degli ultimi cinque mesi.

-Che diavolo ci fai qui, Vera?- chiese acido.

-Imogen.- puntualizzò lei, per poi aggiungere con  sguardo pericolosamente languido –Mi mancavi…

 

Draco ghignò apertamente ammiccando all’indirizzo dell’amico che, dal canto suo, lo fulminò con uno sguardo truce.

 

-Tu no, Vera. Quindi se non vuoi che ti sbatta fuori… eclissati.

-Non ci penso proprio!- rispose lei impertinentemente.

Theodore fece un respiro profondo: -Avrai notato che ho un ospite. Ora quest’ospite deve discutere con me in privato. Quindi: preferisci uscire come sei entrata o la finestra ti è più congeniale?

-Posso benissimo aspettarti di là.- disse lei ostinandosi ad ignorare la richiesta di lui.

-No, non puoi!- urlò lui.

-Oh, vi prego continuate!- disse Draco ridacchiando.

-Vuoi seguirla fuori dalla finestra tu?

-Oh, ti prego, Theo.- ancora una volta Imogen assunse il temibile sguardo da cerbiatta –Ti prego.

-E va bene!- Theodore, per quanto ci provasse, non riusciva proprio a resistere a quegli occhi luminosi –Sai dov’è il salotto?

-Ovvio!- un lampo vittorioso attraversò le iridi nere della ragazza e Draco si ritrovò a pensare che il suo amico si era messo in un mare di guai.

-A dopo, Vera.- mugugnò Nott.

-Imogen.- scandì lei prima di chiudersi la porta alle spalle.

 

Quando furono nuovamente soli Theodore si rivolse all’amico: -No, Draco, non puoi farmi domande. Nessun genere di domande. Ora ti sarei grato se tu mi spiegassi in breve la faccenda, dopodiché io potrò sbattere fuori prima te, poi lei e per finire tornerò a fare quello che stavo facendo prima, che è poi quello che dovrebbe fare ogni mago per bene a quest’ora: dormire.

-Era a Serpeverde no? Se non sbaglio lo stesso anno di Astoria…- l’uomo aggrottò le sopracciglia –Ma certo! Imogen Eldalyn Talavera! La mezza spagnola!

-Cosa del concetto “non fare domande” è sfuggito al tuo pregiato cervello?

-Non erano domande ma affermazioni.- rispose indolente Draco, aggiungendo –E’ un bel bocconcino, Theodore, è arrivata anche per te l’ora di sposarti, perché non lei?

-Non so se l’hai notato ma quella ragazza è completamente ossessionata! Mi sento braccato! E’ ovunque.

-Tranne che nel tuo…

-Non dirlo!- urlò irritato Theodore –Non oso neanche pensare a cosa mi farebbe in certe circostanze… E comunque stiamo divagando: vuoi spiegarmi per bene il problema o no?

 

Draco fece un respiro profondo e cominciò a raccontare di quella sera.

 

Fine Capitolo IV

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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