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Autore: Midnight Sun_    04/10/2010    4 recensioni
Bella è una giovane diciottenne che sta per affrontare una fase della sua vita fondamentale: l'esame di maturità.
E' molto introversa e ha avuto tante esperienze che hanno reso la sua vita un inferno e che la porteranno a prendere alcune scelte importanti.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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<< Non ti capisco proprio... >>, Jane stava ancora cercando di capire cosa mi era preso prima.
<< Non devi per forza capire! >>, dissi cercando di sviare il discorso.
<< E invece sì, Bella, se c'è qualcosa che sta cambiando, io voglio saperlo. E poi deve essere qualcosa di davvero importante visto che ti ha attirato così tanto >>, ecco, non avrei mai potuto nascondere.
Sospirai cercando di resisterle, << Bella, a me puoi dirlo! >>, disse mettendomi una mano sulla spalla.
<< Dio, ma lo hai visto?? Era un... un ... l'uomo perfetto. Da quando l'ho visto non gli staccavo più gli occhi di dosso! >>, dissi alla fine restando comunque sul vago.
<< Ma chi? >>, chiese la mia povera amica confusa.
<< Il ragazzo nella tavola calda. Oddio, ragazzo... non so quanti anni ha, non so chi è, dove abita, che fa nella vita. So solo che è tremendamente affascinante e voglio rivederlo >>, dissi ammettendo tutto. Tanto che valeva continuare a fingere.
<< Non ho visto nessun ragazzo... e dì un po'... è tanto bello? >>, mi chiese poi curiosa ed entusiasta.
Io mi girai verso di lei, elettrizzata e scossa ancora al pensiero del ragazzo, << Bello? Bello è troppo riduttivo e dire che è bellissimo è un eufenismo! Lui è... per me, eh... paragonabile a una statua di cera o al David >>, dissi puntando lo dguardo nel vuoto e mettendo a fuoco le poche immagini precise del suo volto. Non ne avevo dubbi: era perfetto!
<< E se non fosse così bello come credi se lo vedessi da vicino? >>, mi chiese aggrottando la fronte.
<< Be', per prima cosa, non credo proprio che mi sia sbagliata, non l'ho visto da molto lontano, e poi se non fosse così bello non mi interesserebbe... quel ragazzo ha  fascino da vendere, nei suoi modi, nella sua camminata. Ti dice "ehi, non vedi quanto sono sexy!", non puoi capire! >>, ridemmo.
Mi sembrò per un attimo di tornare ai vecchi tempi, quando sembrava che tutto andasse bene, ai primi giorni con Mark, , quando parlavo di lui come... una  divinità.
Ancora era tutto perfetto.
<< E quindi che vuoi fare? >>, mi chiese più calma.
<< Voglio sfidare il caso, devo rivederlo, e visto che sono convinta che le coincidenze non esistono sarò io a forzare il momento >>, dissi sicura di me.
<< E se non ti riuscisse? >>.
<< Non portare sfiga, su! >>
<< Non porto sfiga, ma non è facile, sai siamo a Washington mica in un qualsiasi paesino degli stati uniti! Ci sono miliaia di persone in questa città, centinaia che entrano in quella tavola calda e in più è la prima volta che lo vedi quindi non è neanche un cliente fisso >>, avevo ben capito il concetto: per lei era impossibile.
Io lo desideravo troppo per considerarlo impossibile. Per la prima volta in vita mia ero spavalda e sicura di me, non volevo smontarmi adesso.
Avrei trovato quel ragazzo.
<< Conosco la sua macchina, non è molto comune, anzi a dir la verità l'ho vista solo a lui e ne ho memorizzato ogni minimo dettaglio >>, dissi riducendo gli occi a due fessure provando di farle capire quanto era delicato l'argomento.
<< E allora ecco la soluzione: gireremo tutti i distreddi della città a cercare la sua macchina? E se la trovassi, che faresti? Busseresti alla sua porte e diresti "ciao sono Bella, voglio fare l'amore con te da quando ti ho viso" e lui ti dirà "ma quando mi hai visto?", tu risponderai, "alla tavola calda di fronte alla Washington Hight School e non ho fatto altro che fare strane fantasie su di te",  e poi? >>, disse ironizzando sul nostro presunto dialogo.
Lei non lo sapeva, ma probabilmente erano davvero quelle le mie intenzioni, ero disposta a tutto.
<< Be'...diciamo che ci avevo pensato.. >>, dissi abbassando la testa.
<< A cosa a dirgli che hai voglia di fare sesso con lui o che cercherai la sua macchina ovunque? >>.
<< Entrambi... >>, dissi timidamente.
<< Bella... non sarai troppo impulsiva... insomma fare sesso con uno sconosciuto! >>, Jane era troppo tranquilla come ragazza, non avrebbe mai fatto un cosa del genere, ma volevo vedere se nei miei panni avesse fatto lo stesso ragionamento.
<< Ho voglia di fare nuove esperienze Jene, ne ho bisogno, devo ribellarmi, non posso continuare così >>.
<< Certo e rovinarsi la reputazione è un buon modo per cambiare >>.
Mi alzai dalla panchina, ferita da quello che aveva appena detto.
<< Io non sono una poco di buono, non ho mai fatto niente per esserlo. Sto con un ragazzo da anni, non lo amo, non mi soddisfa e nonostante tutto non l'ho mai tradito. La mia vita fa schifo, tu sei l'unica che mi capisce e mi delude il fatto che ora non riesci a farlo se dopo tanta tristezza ho voglia di vivere >>, le girai le spalle e me ne andai.
<< Bella... >>, disse lei cercando di fermarmi, ma continuai a camminare.
Avevo bisogno che lei mi appoggiasse, perchè ai suoi occhi la mia scelta poteva sembrare sbagliata, ma per me non lo era.
Non lo era perchè io solo sapevo la reazione che mi aveva fatto vedendo quel ragazzo, io solo sapevo come aveva cambiato la mia giornata. Jane non lo sapeva, e poteva essere incomprensibile per lei il mio pensiero, ma quella volta avrei fatto a modo mio, anche se forse er sbagliato, avrei fatto ciò che mi sentivo di fare, senza costrizioni da nessuno, senza ascoltare nessuno. Per una volta avrei fatto di testa mia, senza curarmi del pensiero degli altri, così tra qualche anno potrò dire di non aver nessun rimpianto.
Andai a casa, si era fatto tardi e dovevo fare i compiti.
<< Ma dove sei stata figlia ingrata! >>, disse urlando mia madre appena chiusi la porta.
Ingrata... Io! Pensai senza darci troppo peso.
<< Sono stata fuori con Jane >>, dissi passando al suo fianco e andando verso la mia camera.
<< Potevi avvisare, mi hai fatto preoccupare >>, disse cercando di salire le scale, a si fermò subito.
<< Sì, certo, come se te ne importasse qualcosa di dove vado >>, dissi urlando e sbattenso la porta.
Ormai erano abituati a quelle mie frecciatine in casa, soprattutto mia madre.
Non avevamo mai avuto un bel rapporto, avevo sempre pensato che lei non si prendesse abbastanza cura di me, che non fosse molto brava come madre e che non faceva altro che pensare a se stessa, e quindi le facevo pagare le mie impressioni più che fondate con battutine non molto carine, e non me ne pentivo.
Forse ero troppo cattiva, forse i miei sentimenti erano troppo congelati, ma avevo le miei buone ragioni.
Quando entrai in camera buttai lo zaino a terra e mi buttai a peso morto sul letto, chiusi gli occhi e mi misi una mano sulla fronte.
Di tanto in tanto mi facevo domande strane, del tipo "Perchè sono io?", cioè perchè ero nata in quella famiglia, con quel nome, con quelle condizioni. Mi perdevo cercando una risposta logica, ma non riuscivo mai a trovarla.
In quel momento mi soffermai sul pomeriggio appena passato e pensai che forse qualcosa di positivo stava arrivando, che forse finalmente era arrivata la carta giusta nel mio gioco della vita.
Avevo un obbiettivo adesso, volevo lui, a tutti i costi.
Ero sicura che se avessi aspettato il caso non sarei mai riuscita vederlo di nuovo, quindi dovevo muovere io le carte. Dovevo creare una situazione in cui poterci parlare.
Se avessi aspettato il destino sarei diventata vecchia.
Mi alzai e andai verso allo specchio. Non sapevo nemmeno come era fatto.
Mi aggiustai un po' di ciocche ribelli e cercai di sistemarli meglio.
Mi  ero sempre un po' trascurata, per stare bene con me stessa mi bastava una doccia al mattino prima di andare a scuola e una la sera prima di andare a dormire, dei vestiti comodi, perlopiù scuri, usavo quasi sempre maglie nere e aderenti con qualche disegno o scritta, oppure mettevo delle maglie con le foto dei miei cantanti preferiti o con stemmi delle poche città che avevo visitato, d'estate mettevo anche delle gonne di jeans, ma sempre jeans normali. Non mi truccavo mai, nemmeno per le ricorrenze, non lo facevo perchè ci tenevo alla mia pelle. I miei capelli non erano mai stati sfiorati da piastra o ferro per i ricci, solo da colpi di spazzola. Erano ondulati e abbastanza lunghi, scuri con qualche sfumatura di biondo... esperimenti di Jane, io facevo da cavia.
Ero semplice, senza alcuna pretesa sulle tendenze del momento, senza desiderare qualcosa che costasse una cifra per sembrare più bella.
Infondo mi piacevo così, naturale.
Conoscevo ragazze viziate che pensavano solo al proprio aspetto fisico, all'ultima borsa di Gucci o alla nuova pettinatura di Megan Fox per poi rifarla sui propri capelli, ma non avevano un briciolo di cervello, e se ce l'avevano era sovrastato dal pensiero dei "popolari" che facevano distinzioni tra quelli che contavano solo per l'aspetto fisico e gli sfigati che avevano altri valori. Io ero il tipo che puntava più allo studio e non mi interessava di quello che dicevano gli altri, infatti io ero una sfigata, almeno per loro lo ero. Avevo litigato tante volte, mi ero battuta per avere un po' di rispetto, ma poi avevo capito che non avevo affatto bisogno del loro rispetto, ne avrei fatto pezza da piedi e che in realtà gli unici sfigati di quella scuola erano loro e chi cercava di essere come lo per farsi accettare.
Jane era "richiestissima", volevano che facesse parte di quel gruppetto spietato, ma voleva dire rinunciare a me e a lasciarmi completamente da sola. Io le avevo dato il via libera, sarei stata malissimo ma non dovevo costringerla. Lei aveva scelto me, perchè io ero quella che contava per lei in quella scuola.
E per quel motivo andavo ancora avanti, affrontando tutti i giorni quello che avevano da dire.
E per quello non potevo perderla così.
Poi c'era Mark, mi aveva sempre difeso, ad ogni insulto, ma ormai erano più le volte che litigavamo che quelle che stavamo insieme.
Avevamo perso quello che c'era prima, avevamo perso l'amore, la dolcezza, la tranquillità, ma nessuno aveva il coraggio di lasciare definitivamente l'altro, forse perchè eravamo consapevoli che non avremmo mai avuto nulla del genere, cioè una persona che nonostante non ti ami abbastanza c'era quando ne avevamo bisogno e che ti difendi, e ti faccia godere, e poi basta. Non provavo più nessuna bella sensazione quando mi toccava o mi baciava.
Prima era diverso, ancora ricordavo quando ero alle prese con la cotta per lui, era così pura e nuova alla mia età. Avevo quattordici anni, avevo completamente perso la testa, lo seguivo, lo osservavo, cervavo di parlargli. Per me era la creatura più bella del mondo, il più simpatico, il più intelligente.
Quando lo vedevo e mi parlava mi faceva un effetto non comune, mi girava la testa e mi faceva sentire bene.
Però, ne avevo passate di pene d'amore, per un anno non aveva fatto altro che ignorarmi, aveva una cotta per Jane e lei non sapeva che fare. Aveva cercato di farci conoscere e poi era stato lui a dichiararsi, il giorno del mio compleanno, quello che fino a qualche tempo fa consideravo il compleanno più bello di tutta la mia vita. I miei compleanni erano sempre stati dei giorni come altri, avevo solo un giorno in più, lui era riuscito a renderlo davvero un giorno speciale, mi aveva portata a mangiare fuori e mi regalato un piccolo anello, semplice, senza brillanti o cose simili e io lo adoravo da morire, me lo mise sull'anulare della mano destra dicendo che si era sbagliato dall'inizio, che Jane per lui non poteva essere quello che ero io. Quel giorno compivo quindici anni, ero una ragazzina.
Non oso pensare alle lacrime di gioia che avevo versato. Era la cosa più bella che mi era capitata dopo Jane.
Da quel momento iniziai ad assaggiare come era fatto l'amore, le prime sofferenze, la prima volta...
Il nostro era un'amore sincero, senza maschere e finte. Ci compleatavamo e ci sostenivamo.
Ora a diciotto anni mi chiedevo come tutto poteva essere finito senza un motivo, come quel sentimenti nel tempo si fosse affievolito, credevo che non sarebbe mai successo, credevo che sarebbe stato per sempre. Invece...
La verità forse, era che non riuscivamo a lasciarci perchè eravamo cresciuti insieme, avevamo passato gli anni più importanti insieme, avevamo preso delle decisioni insieme, e questo ci avrebbe tenuto uniti per sempre, e amore o no sarebbe stato difficile lasciarci.
<< Bella, è pronta la cena >>, urlò mia madre dal piano di sotto.
Tornai alla realtà, ero ancora davanti a quello specchio a gurdarmi con la faccia da ebete. Non volevo cambiare il mio carattere o il mio aspetto fisico, io mi piacevo così.
Diedi un'ultima occhiata e andai giù.
Seduti al tavolo c'erano già Emmet, mio fratello, Rosalie, la sua fidanzata e... Phil, il marito di mia madre. Un altro motivo per cui io e mia madre non andavamo molto daccordo.
<< Ciao Bellina! >>, disse Emmet dandomi una pacca sulla spalla, come si fa ad un amico.
<< Ciao >>, volevo bene a mio fratello, tanto bene, mi difendeva quando ne avevo bisogno, ma l'unico problema era il fatto che era il cocco di mamma, io odiavo quella cosa, non perchè avrei voluto essere io ma semplicemente perchè odiavo le preferenze.
<< E' da tanto che non ti vedo >>, disse Rose accarezzandomi il braccio. Avevamo un rapporto tra cognate normalissimo, niente di più, niente di meno.
<< Sì infatti, sto studiando parecchio, quest'anno c'è l'esame >>, dissi tranquilla.
<< Certo, eri a studiare oggi? Sai com'è sei stata tutto il giorno fuori senza avvisarci >>, Phil interruppe il discorso tra me e Rose.
Non avevo mai avuto problemi a dire o a far capire che Phil non mi andava per niente a genio, e non avevo mai avuto problemi a rispondergli male davanti a tutti, non avevo paura della sua reazione.
<< Non è affar tuo, non sei mio padre >>, dissi senza alcuno scrupolo, era semplicemente la verità.
Si alzò dalla sedia infuriato facendola cadere. Io mi preoccupai solo della sedia a terra, quella che una volta era di mio padre, ma a quanto pareva solo io me ne ricordavo.
Era in piedi di fronte a me, io lo gurdavo dritto negli occhi, con sfida. Non avevo nessuna paura, poteva anche picchiarmi, non sarebbe stata la prima volta.
<< Non sono tuo padre ma si da il caso che in questa famiglia ci sono anche io e ora faccio le veci di tuo padre, quindi voglio essere informato su quello che fai >>, disse gesticolando il suo discorso che per me era compleatmente insensato.
Mi alzai anche io continuando a gurdarlo dritto negli occhi, ridevo, << Tu non potrai mai fare le veci di mio padre, non sei nemmeno la metà dell'uomo che era lui. Lui non mi ha mai sfiorata con un dito, non mi ha mai fatto mancare niente, tantomeno l'amore. Io nemmeno faccio caso che vivi qui perchè non hai mai avuto nessuno scrupolo, non ti è mai interessato niente di me, né di mia madre, a te fanno comodo solo i nostri soldi. Non sei mio padre, non sei degno di essere avvisato se torno tardi. Non sei un uomo >>, lui non interruppe il mio discorso, ascoltò caricando le mani, pronte ad avventarsi sul mio viso.
Mi diede un schiffo. Io non feci trapelare comunque nessuna espressione, non volevo dargli soddisfazioni.
<< Proprio come pensavo >>, continuai a sfidarlo.
<< Bella basta così! >>, disse mia madre avvicinandosi a noi e prendendo Phil per un braccio, << Vai in camera tua, per stasera ne abbiamo abbsatanza della tua ribellione >>.
<< Bene, tanto nemmeno la volevo la tua "cena" >>, dissi mimando le virgolette alla parola cena, lei la cena la preparava solo quando c'era Phil.
Prima di andarmene gurdai Emmet e Rose, soprattutto Rose, allibiti, loro non sempre assistevano a queste scene.
<< Che c'è? Non hai mai visto uno strnzo che picchia una ragazza? >>, dissi rivolgendomi di più a Rose.
Poi buttai a terra il mio piatto facendolo rompere e poi andai correndo in camera mia.
Il punto in cui Phil mi aveva dato lo schiaffo bruciava. Era come una scottatura. Dolorosa.
Mi guardai allo specchio, era rosso e c'era la forma perfetta della sua mano.
Odiavo quell'uomo.
Mi buttai sul letto. Ormai ero abituata quelle sceneggiate, non piangevo più e non mi meravigliavo più.
Guradai sul comodino. C'era il caos, non ero mai stata molto ordinata. C'erano dei fazzoletti sporchi, ero raffreddata, una tazza in cui ieri avevo bevuto del thè, un libro che leggevo la sera, il carica batterie del cellulare e in bella vista la cosa più importante, l'unica cosa che spolveravo sempre: la foto di mio padre, Charlie. Lui sì che era un uomo da amare.
Mi sembrava ieri quando mi prendeva in braccio e mi difendeva da tutto, quando mi partava in giro nel parco e mi insegnava tutto, la vita. Ero quello che ero solo grazie a lui, a quello che mi diceva, a tutti i consigli che mi dava.
La persona più importante della mia vita, se ci fosse stato adesso non avrei avuto sicuramente problemi.
Ma non c'era, e mi mancava tremendamente.
Chiusi gli occhi e mi persi nei ricordi belli della mia infanzia.
A portqarmi al presente fu un rumore insistente alla finestra, qualcuno che bussava.
Sorrisi, senza troppo entusiasmo, già sapevo chi avrei trovato.
Aprìì la finestra.
<< Bella scusa >>, Mark con uno sguardo da cane bastonato che come spesso accadeva si era arrampicato alla grondaia per venire da me.
<< Finalmente >>, dissi e mi spostai per farlo entrare.
<< Io sono un coglione lo sai! >>.
<< Sì, lo so >>, l'ultima volta vevamo litigato perchè mi aveva detto che ero troppo... come dire... dark. Ero sempre triste e non davo mai nessuna soddiasfazione. Io non gli aveva risposto, mi limitai ad andarmene. Lui sapeva tutto di me e in quali condizioni ero all'interno della mia famiglia e mi meravigliò davvero. Avrebbe dovuto capire da solo.
E lo aveva fatto, ma non ero sicura che fosse quello che volevo. Forse avevo desiderato che quella volta non lo facesse, lasciandomi lui, senza doverlo fare io.
Chissà se avrei avuto il coraggio di farlo.
Mi squadrò per bene e si accorse della macchia rossa sulla mia guancia sinistra.
Si avvicinò e ci appoggiò la mano e il contatto della sua mano fredda con quella parte del mio corpo bellente mi fece sobbalzare a occhi chiusi.
<< Ti ha picchiata di nuovo quel bastardo! >>, non era una domanda. Lui sapeva tutto, non ero mai riuscita a nascondergli niente.
<< Solite litigate, non m'importa >>, era la verità.
<< Importa a me! Non deve nemmeno sfiorarti con un dito! Anzi nemmeno con gli occhi >>, tante volte aveva provato ad opporsi al mio posto, io glielo avevo sempre impedito, non volevo metterci di mezzo anche lui.
Mi abbracciò forte accarezzandomi. Forse ancora non era il momento giusto per lasciarlo. Avevo ancora bisogno di sentirmi amata, ancora per una notte. Forse l'ultima.
<< Domani è sabato... >>, dissi baciandolo.
Lui capì subito le mie intenzioni, << Sì... >>, disse con la voce già roca scendendo con le labbra sul mio collo. Non facevamo l'amore da troppo tempo, i nostri desideri erano troppo indomabili, appena inizivano non saremmo riusciti a fermarci. Sarebbe bastato un bacio.
Lo allotanai e lo buttai sul letto. Lo gurdai chiudendo e aprendo piano gli occhi e mordendomi le labbra, ero eccitata all'idea che stavo per fare sesso dopo tanto tempo.
Chiusi prima la finastra.
<< Sono sicura che tua madre e tuo padre non saranno contrari se resti qui questa notte >>, dissi andando verso la porta.
<< No, direi di no >>, chiusi la porta a chiave, mi girai verso di lui e camminai piano con movimenti sinuosi e sensuali. Quando volevo riuscivo ad esserlo. Mi tolsi la maglietta buttandola su di lui.
Mi misi a cavalcioni baciandolo. Stava per schiudere le labbra e infilare la lingua nella mia bocca, io la morsi, << Non ancora >>, gli sussurrai in un orecchio. Mi allontanai un po' e gli sfilai la maglia. Guardai i suoi leggeri addominali. Erano perfetti.
<< Finalmente Bella, non ne potevo più >>, disse con la voce spezzata. E non avevo ancora iniziato.
Iniziai a passare le mani lentamente sui suoi pettorali mentre lui mi sbottonava i pantaloni, lo bloccai quando stava per farci scivolare le mani all'interno e non si oppose. Iniziai a baciarlo dall'ombellico in su, lasciando dei brividi in ogni punto che toccavo, lo sentivo gemere. Mi fermai sul collo, succhiando su un punto. A lui piacevano così tanto i succhiotti. Poi baciai ogni punto del suo viso fino ad arrivare alle labbra, carnose e desiderose. Morsi delicatamente il labbro inferiore e lui gemette ancora, poi insinuai la mia lingua nella sua bocca disegnado ogni parte.
Presi le sue mani e le feci scivolare nei miei pantaloni e poi fece da sé, io intanto slacciai i suoi...
In poco tempo ci ritrovammo nudi l'uno sull'altro, caldi, sudati, eccitati e desiderosi di essere l'uno dell'altro.
Quella notte fu soddisfacente e fu difficile svegliarsi.
Mi ritrovai avvinghiata a lui, quando aprii gli occhi, ancora nudi.
Mi girai un attimo per vedere l'orario. Avevo una missione da svolgere quella mattina.
Quei movimenti fecero sveglaire anche lui che mi fece tornare vicino a lui che mi baciò, era dolce.
<< Questa notte è stata fantastica >>, mi disse sussurrando.
Aveva ragione, ero stata benissimo, ma non cambiava le cose, anche perchè io avevo visto solo sesso quella notte, sesso e niente amore.
<< Mark, tu mi ami ancora >>, chiesi finalmete.
Lui rimase sconcertato, poi si lasciò andare.
<< Non lo so, però non me la sento ancora di lasciarti, sono ancora legato a te. Tu? >>, ero felice della sua sincerità.
<< E' òa stessa cosa per me... >>, dissi alzandomi dal letto.
<< E se... da oggi la nostra storia è una storia aperta, io posso conoscere altre persone anche tu puoi farlo, però continueremo a stare insieme... è troppo pervertito per te? >>, mi chiese innocentemente, seconde me ci aveva pensato già da ieri.
Ci pensai bene, in realtà era una cosa disgustosa, ma avevo bisogno dei miei spazi per fare quello che dovevo fare ma nello stesso tempo non volevo lasciarlo.
<< Affare fatto. >>, dissi iniziandomi a vestire.
<< Davvero? Wow... ehi perchè tutta questa fretta? >>.
<< Vado a conoscere altre persone >>, dissi dandogli un bacio e scappando in bagno per farmi una doccia.

Mi preparai velocemente e quando tornai in camera Mark non c'era.
Non sapevo nemmeno da dove iniziare quella ricerca, uscii di casa senza sapere dove sarei andata.
Forse avrei dovuto iniziare dalla tavola calda, avrei chiesto se lo conoscevano, magari era un cliente a bituale di mattina, quando io non potevo vederlo.
Andai lì, cercai la sua macchina fuori e non c'era.
Cercai anche dentro, ma non c'era, forse mi ero sbagliata.
Guardai la clientela, era tutta gente comune, vestita in maniera normalissima, e sicuramente l'uomo di ieri non si dimenticava facilmente.
Mi avvicinai al bancone e chiamai il cameriere.
<< Mi dica signorina >>, mi chiese gentile, era presto e quindi ancora non c'era molta gente, e quindi ancora non era molto nervoso.
<< Ascolti, voglio un informazione... >>
<< Sono qui per questo >>, mi gurdò malizioso. Lo sonoscevo quel ragazzo, era molto bello e molto donnaiolo, per non dire altro, quindi non mi ci soffermai.
<< Ecco ieri qui è venuto un uomo, non so come si chiama... >>, feci la descrizione perfetta di come lo ricordavo ma aveva la faccia da ebete, quindi capii che non lo conosceva, ma quando descrissi la sua macchina gli si illuminarono gli occhi.
<< Il signor Cullen? Oh ma certo! Ecco perchè non avevo capito! E' strano che sia venuto anche ieri, di solito viene solo il sabato perchè lavora molto lonatano di qui >>, le sue parole furono musica per le mie orecchie. Sorridevo felice, finalmente lo avevo trvato!
<< A che ora viene solitamente? >>.
<< Verso le mezzogiorno, viene a pranzare qui. Ma non capisco cosa vuoi da lui? >>.
<< E' per una cosa di lavoro >>.
<< Di lavoro, sì... >>, feci per andarmene ma mi fermò, << Ragazza, quell'uomo non è alla tua portata >>.
Mi girai e lo guardai male, << Pensa ai fatti tuoi >>, gli risposi e sorrise.
Mi misi seduta in un tavolo in attesa, manca un'ora.
In quell'ora interminabile non feci altro che pensare a come attaccare bottone. Mi tormentavo, le miei labbra erano sfinite, le miei mani indolenzite, quando finalmete si fece vivo, varcando quella porta in tutta la sua bellezza e il suo fascino tremendamente sexy.
Chiusi gli occhi quando mi passò accanto veloce e lasciò un scia dolce e anche essa tremendamente sexy. << Mhmhmhmh >>, mi lasciai scappare sempre a occhi chiusi, poi li riaprii e mi guradai intorno per controllare se qualcuno aveva notato quel mio atteggiamento, ma fortunatamente io passavo sempre inosservata.
Aspettai il momento giusto. Sembrava non arrivare mai, poi mi decisi.
Ora o mai più!
Andai verso di lui quando il cameriere aveva stava andando via con la sua ordinazione.
Il cuore iniziò a battere forte. I suoi battiti mi rimbombavano forte nelle orecchie, Quello che stavo per fare era una cosa importante.
Ero di fronte a lui, mi misi seduta e l'osservavo, lui non si accorse di me perchè era impegnato a leggere il suo quotidiano.
<< Ciao >>, dissi alla fine.
Lui abbassò il giornale di colpo e si spaventò vedendomi sedta lì, non se lo aspettava.
<< Ci... ci conosciamo? >>, disse titubante.
Mimai un "no" con il capo, << Io- io sono Bella >>, alzai la mano verso di lui.
Da vicino era bellissimo, era elettrizzante, folgorante... inspiegabile.
Ancora non mi strinse la mano, sicuramente stava pensando che fossi pazza.
Immaginavo il mio sguardo completamente assorto sul suo viso.
Aveva i capelli ramati, disordinati ma perfetti, gli occhi di un verde inebriante, mi ci persi dentro, le labbra rosse e carnose.
<< Piacere... Jasper >>, disse dopo un po'.




Tadadaaaa!!!
Jasper?? Sarà davvero lui?? La descrizione è la sua???
Ihihihih, lo scopriremo!
Aaaallora! In quesro capitolo ho voluto raccontare un po' quella che è la situazione familiare di Bellina, che purtroppo non è delle migliori!


aniasolary: grazie mille! E bene sì! Continuerò la FF!
Andrò sicuramente a leggere la tua appena avrò tempo, l'ho messa tra le seguite così me lo ricordo ;)


crazyromy93: Oddioooo anche qui! Tu non immagini nemmeno quanto ne sia estasiata, sono felicissima davvero! *___*
Sì, infatti avevo cancellato la storia perchè ho pensato "ma che cavolo sto facendo??!!", e poi però ci ho pensato meglio e ho detto: "Ma sì dai, proviamoci!", ed eccomi! XD
Allora, punto uno: per ora si chiama Jasper!
Punto due: mi sa che hai letto male perchè il fidanzato di Bella stavolta è Mark XD
Hairagione, non c'è due senza tre! XD
Allora spero tanto che dopo questo capitolo continuerai a leggere e a "rompermi le scatole" (ovviamente è il contrario XD)! Un bacione grandissimo e grazie ancora!

giova71: mia cara, non sai quanto mi rende felice che tu sia qui, ci sei assiduamente in ogni mia storia e di questo ti ringrazio davvero immensamente! *___*
Allora, sì, insomma, il capitolo parla da sè! Dimmi cosa ne pensi!
Un bacione :*
   
 
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