“Allora?”
“Sì,
tutto bene. Jake, va tutto bene”.
“Non
mentirmi! Non provare a mentirmi! Le carte del divorzio dovevano già
essere state firmate, perché ci stai impiegando tutto questo tempo?”
“Jake, ti
prego. Aspetta.”
Un rumore assordante, in sottofondo.
“Io
non aspetto proprio niente! Cosa diamine sta succedendo, a Forks?”
“Jake… Edward mi ha baciata.”
Quella stessa mattina…
Piccole goccioline invisibile avevano battuto tutta la notte sul vetro.
Ed
io, in due anni, non avevo mai dormito sul quel divano. Ed ora avevo la piena
certezza che quel divano fosse scomodo, e per niente morbido.
Mi
passai una mano sui capelli, scompigliandoli ancora di più.
‘Mi piaci di più,
così. Non potrei mai fare a meno di te, nemmeno quando ti alzi la
mattina, con questa faccia stravolta.’
Scacciai
in malo modo la voce di Edward, che rimbombava nella mia testa. Non doveva
andare così. Ero io che dovevo comandare, ed invece lui aveva la piena
capacità di modellarmi a suo piacimento. Anche se non aveva fatto
niente.
Alzandomi,
mi diressi in cucina, buttando un occhio sull’orologio a muro.
12.30
Avevo
dormito nove ore di fila. Anche se mi ero svegliata più volte nel corso
della notte.
C’era
un bigliettino, sul tavolo:
Sono andato a lavoro.
La colazione puoi anche preparartela
da sola, e sistema quelle valige!
Se vuoi uscire, prendi il Pick up! Le chiavi sono sulla mensola, nell’ingresso.
Buona
giornata, Bells.
Chissà
perché, il suo bigliettino non augurava nulla di buono.
Lo
presi, questa volta accartocciandolo e buttandolo nel secchio, vicino alla
porta.
La colazione preparatela da
sola.
Come
se in tutti questi anni mi avesse preparato la colazione qualche volta.
Svogliatamente
presi una tazza, ed il cartone del latte. Inutile dire che ci ho impiegato
almeno due minuti, a versarmi cereali e latte, finendoli in due nanosecondi.
Nemmeno mi andava di sporcare, sinceramente.
Però,
avevo voglia di sentire Jacob. Così, composi il suo numero.
Nemmeno
due squilli, che rispose.
“Tesoro.”
“Jake.” Niente. Non riuscivo nemmeno a pronunciare un
nomignolo carino.
“Allora? Hai parlato con
Edward?” Oh, ho anche litigato a morte con Edward!
“No. Ora è a lavoro, e non mi sembra il
caso di andare lì. Aspetterò le sette, quando tornerà a
casa. Così gli farò firmare tutti i documenti.” Io, le
bugie proprio non sapevo dirle.
“Va
bene… ora… ora dove sei?”
Una
bugia, Bella. Una piccola bugia, non nuoce alla salute
di nessuno.
“Mi
sono svegliata ora. Eh… ecco, ora devo proprio andare a vestirmi. Ti
chiamerò questa sera, visto che il telefono non prende quasi mai. Ciao amore, ciao.”
Senza
nemmeno aspettare una sua risposta, gli attaccai praticamente in faccia.
E
mi diressi con le valige in camera di Edward, per disfarle.
“Oh! Ma quanto sei bella? Dio, Bella, non sai quando mi sei
mancata!” Sorrisi, guardando la faccia di mio padre.
Il
sorriso non si toglieva dal suo viso, e i suoi occhi parlavano per lui.
Arrossii
visibilmente. “Papà, ora basta!”
Lui
sorrise ancora, visibilmente imbarazzato. Lo capii dal gesto che fece, infatti si mise apposto i baffi neri, abbassando lo sguardo.
Presi
la tazza di tè, e me la portai alle labbra. Dopo una
piccolo sorsata, feci scoppiare la bomba.
“Papà, perché non vieni
a Phoenix con me? Solo
per il mio matrimonio.” Se mi sarei sposata il
giorno stabilito, non avrei fatto leva su questa situazione.
Ma
ora che ero davanti a Charlie, che appunto era mio padre, chiederglielo era il
minimo indispensabile. E poi volevo con tutto il cuore che ci fosse, e che mi
accompagnasse all’altare.
Lasciò
la tazza, prendendo una delle mie mani. Poi, prese un bel respiro prima di
parlare.
“Bells, non
mi sembra il caso.
Rivedere tua madre. Partecipare alle tue nozze, una seconda volta. Lo sai, che
questo povero vecchio non reggerà la botta.”
Sorrise.
Un
sorriso spento, privo di gioia. Ed io lasciai la sua mano, riportandola a
circondare la tazza di coccio.
“Non ti preoccupare. Anzi, scusa. Non avrei dovuto
chiedertelo.” Mi passo una mano fra i capelli, gonfiando le guance.
Ecco,
questa è una situazione in cui mi ero ripromessa di non cacciarmi.
L’imbarazzo
fra padre e figlia. “Papà, sono già le sei. E’ meglio
che torni a casa. Edward sta per tornare, ed io devo parlare con lui.”
Charlie
alzò lo sguardo, sgranando gli occhi, lentamente.
“Parli
proprio come tre anni fa” disse, poi continuò. “Quando dopo
il lavoro venivi a trovarmi, e parlavamo del più e del meno. Poi,
guardando l’ora scappavi a casa. E dicevi sempre queste stesse parole.
Ogni santo giorno.”
Me
ne ero resa conto anche io. Mi ero resa conto di aver
detto le stesse cose, di tre anni prima.
Tolsi
dall’imbarazzo entrambi.
“Sai che vado da Edward per altri fini. Verrò a trovarti domani mattina,
prima di partire.” Stampai un dolce bacio sulla
guancia di mio padre, avviandomi al Pick up.
Con
la consapevolezza che il giorno dopo sarei tornata a casa.
A
Phoenix.
“Spiegami
perché! Spiegami perché devi essere così stupido! Un ragazzino! Un bamboccio!”
Rise.
Rise davanti a me, facendo finta di niente.
“Oh, fai quello che ti pare. Intanto io non firmo quelle carte.”
E con un gesto della mano, si diresse in cucina, per prendere un uovo dal
frigo.
“Te lo romperei in testa, quel dannato
uovo! Mi vuoi fra i
piedi? Bene, ti invito al mio matrimonio. Puoi stare quando ti pare nella mia
casa a Phoenix! Ma lascia che mi sposi! Firma quelle carte, e
giuro che non mi vedrai mai più!” Forse esasperato, si volse dalla
mia parte.
“Tu proprio non ci arrivi, è! Sei una gran cretina, Bella!” Ora, quella
adirata ero io.
“Io,
una cretina? Ma ti vedi? Guarda come sei diventato!
Da quant’è che non ti radi, Edward? Da
quanto tempo non vai a trovare Esme e Carlisle? Da quanto non chiami Alice, o vai a fare la spesa
a Port Angeles! Tu non sei Edward, il mio Edward. Tu sei soltanto un ombra di Edward
Cullen!”
Presi
un bel respiro, dopo avergli buttato tutto in faccia.
Ora,
i suoi occhi sprizzavano rabbia da tutti i pori.
“E
tu cosa credi?” Odiavo, quando alzava la voce. “Secondo te chi
è stato, a ridurmi in questo stato? Eh, Bella? Secondo te? Te ne sei
andata, lasciandomi un bigliettino!
Dopo tutto quello che avevamo passato insieme!”
In
un attimo, la razionalità prese il sopravvento.
“E la colpa sarebbe la mia? Tu non sei andato avanti, Edward! Il
passato è passato! Ora io ho una vita, e tu cosa fai? Vuoi
rovinarmela, proprio come la tua!” Forse troppo arrabbiato, prese i miei
polsi, stringendomi fra lui e il muro.
“Il
passato è passato. Bene, Bells. Allora,
guardami negli occhi. Dimmi che ami quel Jacob più di quanto hai amato
me, e che lui sarà con te per il resto della tua vita.”
In
quel momento, trovai molto interessante la colonna di legno, che era al centro
della cucina.
“Amo
Jacob, Edward.” Lui sorrise, posando la fronte sulla mia.
Era
troppo vicino Troppo.
“Guardami. Guardami negli occhi, e ripetilo.”
Voltai lo sguardo, issandomi su quei smeraldi verdi.
Però
non dicevo nulla. Nulla.
Edward
sorrise. Sorrise, sulla mia fronte. “Lo sapevo.
Sapevo che non eri venuta solo per questo.”
Soffiò, sfiorando la sua guancia sulla mia.
“Baciami, Bells. Baciami.” E
in quel momento, a comandare non ero più io. Tolsi i
le mani, che erano ancora imprigionate, e presi il suo viso.
Delicatamente, per assaporare il momento.
Prima,
l’avevo detto solo per farlo arrabbiare ancora di più. Ma doveva
radersi davvero, così non mi piaceva.
Mi
avvicinai lentamente, e capii in quel momento che mi aveva incastrata. In tutti
i sensi.
Non
era lui che voleva quel bacio, ma io. Era lì, immobile, ed io stavo
facendo tutto.
Mi
avvicinavo cautamente, e con la stessa lentezza poggiai le mie labbra sulle
sue. Ed erano già schiuse, pronte per me.
Sentire
il suo sapore, dopo ben tre anni, mi mandò in visibilio. Un po’
zuccherino, così dolce.
Non
so quando ci staccammo, ma avvenne automaticamente. Forse, perché
avevamo bisogno di respirare.
Se
non fosse stato per quel bisogno impellente, chissà quanto saremmo
andati oltre.
“Bella Bella”,
cantilenò, accarezzandomi i capelli.
E
in quel momento, la furia si impossessò di me.
Con
la mano destra, gli tirai un ceffone sulla guancia, facendogli voltare
praticamente la testa.
“Provaci
ancore e… e…” Le parole nemmeno mi morirono in gola, ma me ne
andai, ascoltando la sua risata riecheggiare per tutta la casa.
Lo
odiavo.
Odiavo
immensamente Edward Cullen, ed il suo potere di
manipolarmi in quel modo.
“Allora?”
“Sì,
tutto bene. Jake, va tutto bene”.
“Non
mentirmi! Non provare a mentirmi! Le carte del divorzio dovevano già
essere state firmate, perché ci stai impiegando tutto questo tempo?”
“Jake, ti
prego. Aspetta.”
Un rumore assordante, in sottofondo.
“Io
non aspetto proprio niente! Cosa diamine sta succedendo, a Forks?”
“Jake… Edward mi ha baciata.”
“Domani prenderò il primo volo
per Forks.
Dì a Edward che gli spaccherò la faccia.”
Altro che aggiornamento
settimanale. Qua non ci riesco nemmeno se stipulo un accordo .-.
Miei cari lettori, mi
perdonate? Ah, poi mi sono dimenticata di dirvi una cosa importantissima. Questa
è una mini fanfiction. Massimo dieci capitoli,
non di più :D
Vi ringrazio tutti, dal primo
all’ultimo. E spero che questa capitolo vi sia
piaciuto, perché a me *rullo di tamburi* è piaciuto molto *fiuuu*
Ringrazio le persone che hanno
messo la mia storia tra le preferite (10), tra le seguite (21), tra le storie
da ricordare (1) e tra gli autori preferiti (107).
Recensioni:
kandy_angel:
Grazie mille! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto :*
eliza1755:
Allora, il comportamento di Bella sarà spiegato nei prossimi capitoli,
con vari flashback molto tristi (spoiler). Esme
è una suocera da invidiare, peccato che non siano tutte così. Il
comportamento di Edward è dovuto sia hai suoi sentimenti, sia al
ricatto. Poi in seguito si vedrà anche questo! Sono contenta che la
storia ti piaccia, mi fa davvero piacere! Un bacio :*
crazyromy93: In
questo capitolo non ci sono molte spiegazioni sul comportamento di tutti e due
.-. nei prossimi ce ne saranno molti di più, promesso. :*
_Miss_: Eccola, colei che mi ucciderà
perché non ho aggiornato Domenica çç
Chiedo venia, e spero che questo capitolo ti sia piaciuto, davvero :**