Capitolo 6
Quando mi
svegliai mi sentii confusa e spaesata. Girandomi vidi il viso preoccupato di
Sasha che mi fissava. Vedendomi sveglia sembrò tornare in sé “Ehi, come stai
tesoro? Dio mio che paura mi hai fatto prendere!” mi disse abbracciandomi.
Io mi sentivo
ancora più confusa, non ricordavo assolutamente niente.
La guardai
confusa “Ma cosa è successo?” le chiesi guardandomi intorno. Mi resi solo conto
ora di essere nella camera di Sasha.
“Non ricordi
niente?” mi chiese perplessa e preoccupata.
Io mi tirai
su “No….qualcosa ricordo, ma spero sia solo un incubo” le dissi socchiudendo
gli occhi.
Avevo solo
immaginato Orlando con un’altra?
“Sei arrivata
un’ora fa bianca come un cencio! Mi hai detto di sentirti male e sei svenuta”
mi raccontò alzandosi e socchiudendo la finestra.
Allora non mi
ero immaginata niente. Sentì un gran nodo in gola. La stessa sensazione di poco
tempo prima. Dolore, frustrazione.
Mi passai
entrambe le mani sul viso e sui capelli.
“Jen, ti va
di dirmi cosa ti è successo?” Sasha sembrava un po’ intimorita.
Le sorrisi
amareggiata “Non basterebbero pochi minuti per raccontarti tutto il dolore che
provo in questo momento!” le dissi cercando di mantenere calma la voce.
Era una gran
fatica, sentivo ancora il bisogno di urlare e piangere.
Sasha sospirò
un attimo “Avete litigato di nuovo?” mi chiese seria.
Scoppiai a
ridere “Fosse solo la litigata!” le dissi girando il viso di lato.
“Jen, cos’è
successo?” mi chiese spazientita.
La guardai un
attimo “L’ho trovato mentre faceva sesso con un’altra! Questo è quanto!” le
dissi. Pronunciando quelle parole avevo sentito la rabbia e il dolore salire di
nuovo.
Sasha era
rimasta allibita “No! Non ci credo!” mi disse scotendo più volte la testa.
“E vuoi anche
sapere chi si stava facendo? Melanie!” le dissi schifata.
Sasha scattò
in piedi “Quella…..quella….Dio non so neanche come definire quell’essere!”
disse iniziando a girare per la stanza.
Vedere la mia
migliore amica nervosa mi rendeva la faccenda più difficile da superare.
Avrei tanto
voluto prendere Melanie e ucciderla con le mie mani. Quella piccola smorfiosa
era riuscita a rovinare tutto due volte.
Ma quello che
mi aveva fatto più male era Orlando. Non potevo credere che fosse in grado di
farmi una cosa del genere. Lo avevo sempre creduto un ragazzo di sani principi
e soprattutto fedele. Ma al primo ostacolo si era rifugiato tra le braccia di
un’altra. Non ne capivo il motivo. Forse per le foto uscite sul giornale, forse
perché non mi amava più o forse non mi aveva mai amata. Come potevo fidarmi
ancora di lui? Forse non era la prima che si faceva. Chissà con quante altre è
andato a letto mentre era lontano da me per girare qualche film.
Sasha ruppe
quel silenzio insopportabile “Che hai intenzione di fare?” mi chiese sedendosi
sul letto.
Chiusi per un
attimo gli occhi “E’ finita e lui lo sa!” le dissi spiccia.
“Ne sei
sicura? Lo ami ancora?” mi chiese. Quanto non sopportavo le troppe domande.
Risi “Che
differenza vuoi che faccia? Lui mi ha tradita e questo basta!” le dissi
seccata. La rabbia stava prendendo il sopravento.
Vidi Sasha
mordersi il labbro superiore “Ancora non ci credo! Pensavo che Orlando fosse
diverso, ma si è dimostrato come tutti gli altri uomini!” mi disse passandosi
una mano fra i capelli rossi.
“Lo credevo
diverso anch’io, Sasha!” le risposi amareggiata.
Avevo voglia
di piangere ma non ci riuscivo.
“Sasha, ho
portato la mia roba, è tutta in macchina. Ti dispiace se resto da te per
qualche giorno? Non mi va di tornare….di tornare là!” non riuscivo nemmeno a
nominare l’appartamento di Orlando.
Se fossi
tornata lì di sicuro sarei morta.
“Certo,
tesoro! Se mi dai le chiavi vado a prendere le tue cose in macchina” mi disse
sorridendo.
“Aspetta, ti
do una mano” le dissi togliendomi le coperte ma Sasha alzò una mano “Non
pensarci proprio! Sei mia ospite e ti ordino di non alzare un dito!” mi disse
ridendo.
“Sei un
angelo! Allora ti aspetto qui! Le chiavi sono nella borsa” le dissi.
Lei sorride
“Certo, e appena torno ci prepariamo una bella tazza di tè” e uscì di corsa
prendendo le chiavi.
Poco dopo
vidi Sasha che cercava di tenere in equilibrio le mie pesanti valige.
“Ora però
lasciati aiutare!” le dissi raggiungendola e prendendone una.
“Puoi dormire
nel letto accanto al mio. Mio fratello si è trasferito in centro e ti posso
dare anche il suo armadio e la sua cassettiera” mi disse indicandomi tutto.
La ringraziai
con un sorriso. Suonò il telefono.
“Inizia a
disfare le valige, io torno subito” e sparì diretta al corridoio.
“Pronto?”
chiese.
“C’è
Jennifer?” chiese
qualcuno.
“Chi parla?”
chiese Sasha e io decisi di ascoltare.
“Sono
Orlando! Jennifer è da te?” chiese ancora.
Sasha si girò verso di me e, movendo solo le labbra, mi disse chi era. Io le feci cenno di dirle che non c’ero.
“No! Jennifer
non è qui, mi spiace! Come hai avuto il mio numero?” chiese Sasha.
“Jen ha lasciato la sua agendina nel mio appartamento. Leggo che sei la sua
migliore amica” le disse.
“Si, sono io!” Sasha
pareva parecchio scocciata.
“Ascolta, se la vedi o
la senti, dille di chiamarmi. Per favore!” la sua voce era dispiaciuta,
triste.
“D’accordo. Ti devo
lasciare. Ciao!” e riattaccò.
Sasha mi raggiunse a
passo veloce.
“Che diavolo voleva
ancora?” le chiesi nervosa.
“Vuole parlarti. Mi
sembrava triste” mi raccontò aprendo una delle mie valige.
“Io non voglio sentire
niente di quello che ha da dirmi!” le dissi. Ero decisamente arrabbiata.
“Lo so bene e nessuno ti
obbliga a chiamarlo!” mi disse appendendo uno dei miei vestiti nell’armadio.
Non parlai più. Pensavo
alla telefonata di Orlando. Non gli era bastato quello che mi aveva fatto? No!
Doveva torturarmi ancora! Era già abbastanza difficile per me andare avanti
senza pensarci e ci mancava solo lui con le sue telefonate.
Aiutai a disfare le mie
valige e per un po’ non pensai a lui.
“Finito!” disse Sasha
sorridendo soddisfatta.
“Mi è venuta una gran
fame. Pizza per tutte e due?” mi chiese sventolandosi una mano sul viso.
“Mi va benissimo!” le
dissi sedendomi sul letto.
Suonò il campanello.
“Torno subito” mi disse
prima di sparire.