Fanfic su attori > Robert Pattinson
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Autore: _Miss_    10/10/2010    5 recensioni
Immaginatevi una premiere di Eclipse nel capoluogo inglese: Londra. Immaginatevi Robert alle prese con una fan un pò diversa. Forse migliore delle altre. Migliori di lui. Immaginatevi la voglia che lei ha di vivere e rapportatela allo stile di vita di Robert che consiste nel nascondersi senza vivere per davvero. Due vite diverse che s'incontrano per un pomeriggio. Questa fan ficton nasce senza pretese e ha voglia di fare un inno alla vita. Che sia dura e difficile o semplice, bisogna volerla sempre vivere. Fatemi sapere cosa ne pensate per favore. *ONESHOT CON SEGUITO QUASI CERTO*
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti. Sono tornata qui, con questa One Shot, o meglio, con il continuo di questa One Shot.
Era da tempo che l'avevo in mente solo che ho sempre avuto la costante paura che non fosse all'altezza della prima.
Ho notato con piacere che è piaciuta, e per questo volevo scrivere qualcosa che comunque non facesse diventare la prima parte di questa "storia" frivola. Penso.

 Il mio intento era incitare a vivere.
Era far capire a chi ha qualche malattia, più o meno grave, che nonostante tutto non bisogna mai arrendersi. MAI. Perché ogni persona, a modo suo, è importante per qualcun altra.

E questa seconda parte l'ho scritta in due volte, diciamo.
Ho iniziato a metà Agosto e poi, senza un perché, non l'ho più continuata.
Ieri pomeriggio invece, l'ho ripresa e l'ho portata a termine. E non ho più pensato che lui fosse Robert Pattinson.
Forse è sbagliata la forma. Forse ho accomunato due cose diametralmente opposte ma questa volta il mio intento era far capire che al mondo esistono problemi ben più gravi che dei paparazzi in questo caso, o magari non avere un ragazzo.
Insomma, lei combatte contro la morte. E lui si lamenta del suo lavoro.
E' davvero stupida come cosa.

Quindi, vi lascio leggere e alla fine voglio ringraziarvi tutti come si deve...

 

The Life Is Important. Don't Waste It

 

LONDRA - 2 settimane dopo l’incontro tra Karen e Robert (ipoteticamente il 3 Luglio 2010, dopo l’uscita di Eclipse) 


Due settimane sono passate da quel giorno in cui mi sono sentito normale assieme a Karen.
Due settimane che non faccio altro che pensare a quella ragazza fragile.
Due settimane durante la quale il suo volto è impresso nella mia mente come inchiostro indelebile.
Due settimane che esco di casa per arrivare davanti all’ospedale e poi voltarmi come un perfetto vigliacco.
Non va bene. Non va affatto bene. Due sono le alternative tra le quali devo scegliere: andare avanti e serbare gelosamente il ricordo di quella giornata oppure entrare in quel dannato ospedale e aprire gli occhi di fronte a quella che è la vera realtà. La dura e vera realtà.
Io sono fortunato. E non lo sono per le fan, per i soldi e per il successo. Lo sono perché sto bene. Lo sono perché ho una famiglia che mi ama e mi appoggia sempre e comunque.
A Karen manca una di queste due cose: la salute. Vorrei poter fare qualcosa per restituirle la vita. Quella vita dove non bisogna mai contare gli attimi che ti restano. Mai. A volte vivo nell’apatia più assoluta. Mi lascio gestire la mia vita dalla mia agente. Mi lascio trasportare dai film che giro e dalla gente che mi circonda.
Non ricordo l’ultima volta che ho provato l’ebbrezza caratteristica per lo più della mia età.
Non ricordo quando ho fatto una follia.
Non ricordo più l’ultima volta che mi sono ubriacato senza dover rendere conto ai giornalisti ma semplicemente ai miei genitori che mi mettevano in punizione per settimane intere.
Vorrei vivere davvero. E io posso farlo. Karen invece non può. E mi sento così impotente per tutta questa situazione. Com’è che si dice? “Chi ha il pane non ha i denti.” Ecco, è esattamente così per me e per Karen.

Sono davanti al St. Thomas Hospital e parcheggio la mia macchina il più lontano possibile dall’entrata. Ho voglia di schiarirmi un po’ le idee. Ho deciso che la soluzione migliore è venire a trovarla. Ma per dirle cosa?
Scendo dall’auto calandomi il berretto in testa e inforcando gli occhiali da sole. Non vorrei mi riconoscessero. Con le mani in tasca e il capo chino mi avvio lentamente verso l’entrata pronto a raggiungere il sesto piano.

L’odore forte del disinfettante m’investe in pieno facendomi bruciare il naso. Percorro il lungo corridoio fino alla fine. La stanza di Karen era lì, a meno che non l’abbiano spostata. In realtà mi auguro che sia a casa sua.
Quando mi trovo di fronte all’anonima porta socchiusa busso leggermente e entro subito dopo udendo un timido < Avanti. >
< Si può? > chiedo delicatamente.
< Robert? > gli occhi verdi e chiarissimi di Karen diventano immediatamente lucidi alla mia vista. Le sorrido. Ecco il momento imbarazzante. Come spiego la mia presenza qui? “Mi sono affezionato a te e voglio aiutarti a guarire?” Se servisse l’amore delle persone probabilmente sarebbe in vacanza in questo momento.
< Speravo di non trovarti qui. > gli dico sedendomi sul fondo del letto.
< Non penso che scapperò ancora… > dice con un sorriso che di felice non ha nulla.
< Speravo fossi a casa tua… > la mia voce è poco più di un sussurro. Mi fa male vederla qui. Al diavolo la morale! Al diavolo i soldi! Mi avvicino a lei e la stringo fortemente tra le mie braccia. < Karen non meriti di essere qui! Non lo meriti affatto! > dico carezzandole le spalle.
< Perché sei qui? Non merito il tuo tempo… > la sua voce è spezzata. Ha paura di dirmi qualcosa che potrebbe in qualche modo ferirmi. Lei non può ferirmi. Lei è delicata come un soffice fiore. Sono io a dover stare attento con lei.
< Meriti il tempo di ogni persona che hai incontrato. Mi sei entrata dentro Karen. Sai quei colpi di fulmine? E non parlo d’amore. Parlo di affinità. Non so… sei speciale… > le apro completamente il mio cuore.
< Dici così perché sono malata. > stringe i pugni contro il mio petto.
< Non dire così. Non dirlo mai più. Tu non mi fai compassione, Karen. Credo… credo di volerti bene. Mi fa male vederti in questo dannato letto. Non è giusto che tu non possa essere là fuori… > indico la città oltre la finestra chiusa, < Tu dovresti essere fuori, magari a mangiare un gelato come ogni ragazza della tua età. Meriteresti goderti il debole sole che c’è oggi. Dovresti sbagliare nella tua vita e scontare le punizioni che tuo padre dovrebbe darti. Dovresti innamorarti. Io ho gettato tutto questo al vento, sai Karen? Ho preferito, anzi ho scelto, la recitazione non pensando a tutto quello che avrei perso. >
< Puoi tornare indietro… >
< Io posso. Posso rinunciare a tutto, è vero. Deludendo la mia famiglia. Deludendo i miei amici perché io, al contrario loro, sono arrivato dove tutti noi sognavamo di arrivare. Deludendo le persone che mi seguono. Te compresa. >
< Io capirei. > le sorrido.
< Tu si. Tu vorresti essere al mio posto. Vorresti poter scegliere. Ma com’è stronza la vita. Siamo in ruoli differenti. Io potrei scegliere ma non posso. Tu vorresti ma non puoi. E non è giusto. Perché io getto al vento la mia vita in questo modo. > mi scosto da lei afferrandole le mani che si perdono nelle mie.
< L’altra volta mi hai detto che non devo rinunciare. Che non devo darmi già per sconfitta. Ricordi? > annuisco. Non ho dimenticato nulla di quella nostra giornata rubata alle nostre rispettive vite. < Bene. Io non lo sto facendo. Io sto meglio. La malattia è sempre stabile però reagisco bene al ciclo di chemioterapia perché è il mio stato d’animo ad essere mutato. Robert sono convinta di potercela fare. E questo soltanto grazie a te. Magari è tutto sbagliato. Però intanto mi godo quello che ho. Non reprimo nessuna mia emozione. Mi rendo partecipe quando i miei amici mi vengono a trovare. Mi sembra di vivere quello che vivono loro. Ho reso un po’ più semplici le cose ai miei genitori. Non sai quanto ti è grata mia madre per tutto. >
< Non deve essere grata a me. Hai soltanto trovato, finalmente, quella forza d’animo che si nasconde nel tuo grande cuore. >
< Sempre grazie a te… > scuoto la testa dinanzi alla sua ostinatezza. < Ma stavamo parlando d’altro. Quello che cercavo di dirti è che se io posso in qualche modo essere attiva, condurre una strana vita da un letto d’ospedale, non vedo come e perché non possa farlo tu. Devi essere sempre te stesso. Sempre. Fai il tuo lavoro come se fosse uno qualunque. Non pensare alla gente che ti giudicherà. Non pensare alla tua famiglia, ricordi come hai detto? Pensa a te stesso. Io lo sto facendo e sto meglio. Ora tocca a te. Tutti fanno qualche errore. Puoi permettertelo anche tu, cara star di Hollywood! >
< Ma hai seriamente 17 anni? > le chiedo stupito.
< E tu ne hai 24? Sai sembri un vecchio che non vede l’ora di andare in pensione! > mi dice con un sorriso genuino. Non sta bene. Non sta bene fisicamente. Però è più decisa. E questo è già un bene. < Comunque si, ho 17 anni. E prendi esempio da quest’adolescente che è evasa da un ospedale. >
< E ti è andata anche liscia perché non potevano punirti. > e ridiamo. Che accoppiata stramba. Però mi sento molto più leggero con il cuore. Mi serviva parlare con lei.

< Grazie Robert. > dice dopo 10 minuti di tombale silenzio. Abbiamo ascoltato un po’ di musica alla radio e ci siamo tenuti per mano per tutto il tempo.
< Per cosa? >
< Beh, per tutto. Sei stato fondamentale per me. >
< E tu lo stai diventando per me Karen. Hai una personalità che fa paura, sai? Hai solo bisogno di essere spronata. Spero di riuscire a seguire il tuo esempio. >
< Sono sicura che ce la farai. Se sei arrivato fino a qui è solo grazia alla tua tenacia, no? >
< Ehi! Anche grazie ai miei capelli! > e me li tocco in modo teatrale.
< Pazzo! >
< Grazie, lo so. > e rido. < Poi lo hai visto Eclipse? > chiedo soprappensiero.
< Scusa, me lo chiedi anche? > mi risponde con un tono d’accusa.
< Ma scusa! > e scoppia a ridere quando guarda la mia faccia.
< Perdonato per stavolta. >
< Eh! Grazie allora. Senti, io devo andare via. > le dico vedendo che si è fatto buio.
< Giusto. Grazie mille per essere passato. Non sai quanto mi ha fatto piacere la tua visita… > mi risponde seria.
< Non sai quanto sono felice di essere venuto. Ci ho messo un po’ di tempo per prendere questa decisione, ma non sapevo se era la cosa giusta da fare. > ammetto. Meglio essere sinceri ormai.
< Puoi venire quando vuoi. >
< Si, lo so. > le sorrido. < Mi piacerebbe darti il mio numero di telefono. > dico all’improvviso.
< Cosa? Davvero lo faresti? > mi chiede incredula.
< Certo. Siamo amici io e te, piccola! > le carezzo piano una guancia che sembra fatta di cristallo sotto le mie dita.
< Grazie Rob. >
Dopo esserci scambiati i rispettivi numeri di telefono, con la promessa di sentirci presto, la saluto con un lieve bacio sulla fronte ed esco dalla stanza con il cuore tranquillo.
Avrei dovuto prendere prima la decisione di venire da lei. È così forte. Molto più di me.
È riuscita a darmi la forza e la carica giusta per continuare la mia vita. Lei, che fino a qualche settimana fa, era rassegnata alla morte.
Cosa è cambiato in lei? Cosa l’ha fatta scattare? Cosa è bastato a far tornare nei suoi occhi quella vitalità che forse aveva prima della sua malattia?
Ho sognato di vederla stare meglio. Ho sognato vedere il suo sorriso. E ho sognato lei che combatteva per la vita.
E i miei sogni si sono fatti realtà.
Karen diventerà una grande donna. Sono certo che potrà fare tanto nella sua vita. Per se e per gli altri. Ha già iniziato con me. Non so quale sarà il suo destino, non lo sa neanche lei, ma credo che anche se non sarà tutto il mondo a conoscere il suo nome, ci saranno quelle persone, le più fortunate, che si ricorderanno di lei.
Forse le infermiere in ospedale. Forse quelle ragazzine che sono state davvero cattive nei suoi confronti alla premiere. I suoi genitori che sono accanto a lei ogni giorno. Due persone per cui lei si sta dimostrando forte. L’ammiro davvero.
E sicuramente la ricorderò io. Mi ricorderò per sempre le sue parole, che si tratti di un qualche grande problema o di una cosa utilissima. E non dimenticherò mai neppure i suoi grandi occhi che mi sorridevano.

 

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Bene. Lo so che è molto diversa dalla prima e che stranamente si sono invertiti i ruoli.
Ma quello che ho cercato di trasmettervi è ... la forza di vivere. Basta. Semplicemente questo.
Perché, come vi dicevo prima, ci sono problemi futilissimi e problemi davvero grandi. Però sono problemi comunque. Ci vuole una grande forza d'animo e anche tanta, tantissima volontà.
Quindi ecco qui quello che mi è uscito dal cuore.
Karen grazie a Robert sta andando avanti. A prescindere da quel che è la malattia. Ma non si sta buttando a terra. Si sforza di sorridere alla vita che è stata dura con lei.
E Robert capisce che deve ringraziare per quel che ha, anche se a volte vorrebbe dire basta a tutto.
Si aiutano a vicenda. :)

Comunque voglio dedicare questo pezzo ad una persona che è diventata davvero importante. Spero che lei capisca che mi riferisco a lei. Ti voglio bene, tesoro. E sei una grande!

Voglio ringraziare le mille persone che mi hanno chiesto un continuo e che mi hanno fatto i complimenti. Grazie, davvero. E' stato importante per me.

ChiaraBella
Piccola Ketty
stellinaxx
midnightsummerdreams
ginevrapotter
emy cullen
annylp
Lyomael
Lullaby73
KriRob
_Sister_
BabyVery
Selene Krystal
DoLcE_DuDI
uley

Le vostre parole sono state tutte bellissime. Mi avete detto che sono riuscita ad emozionarvi. E voi avete emozionato me con le vostre parole. In molte avete detto di seguire tutte le mie storie e vi ringrazio per il continuo appoggio che mi avete dato e continuate a darmi. E grazie perché ho ricevuto anche commenti da ragazze che io seguo, leggo e ammiro per la loro bravura.
Grazie di cuore a tutte voi.

Pina.

   
 
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